TRIESTE e le altre

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  1. gheagabry
     
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    «È incredibile come le epoche convivano in un unico sito storico. Chi viene ad Aquileia percepisce la continuità con tutti i sensi. Nel mondo ci sono pochi altri posti del genere. Qui c’è silenzio, c’è storia, c’è poesia e c’è romanticismo»
    (Luigi Fozzati)



    AQUILEIA



    Aquileia si trova a circa 40 chilometri a sud dal capoluogo del Friuli Venezia Giulia, verso la Laguna di Grado, in una posizione strategica tra il porto e l'entroterra alla quale è in parte riconducibile la sua fama, consolidata già in età romana.
    Il territorio di Aquileia può essere raccontato seguendo il corso del Natissa, il fiume di risorgiva che circonda la città. In epoca romana, quando Aquileia era un porto di notevole importanza, nella Natissa confluivano le acque del Natisone e del Torre, rendendolo largo 48 metri.

    La città friulana di Aquileia vanta numerosi monumenti, il più famoso è la Basilica dei Patriarchi, risalente al 313 nel suo nucleo originario. Un capolavoro romanico che è stato profondamente rimaneggiato nei secoli, in particolare nel XI secolo su iniziativa del Patriarca Popone, per poi assumere forme gotiche in seguito ad un rovinoso terremoto della metà del XIV secolo e quindi durante il governo di Venezia quando venne arricchito con lo stile rinascimentale.
    Prima d'essere la sede del Patriarcato, Aquileia è stata un'importantissima città romana, una delle maggiori dell'Impero. Dell'antichissimo Foro e della sua Basilica sono riemerse durante gli scavi archeologici diverse colonne scanalate ed è stata recuperata anche una parte dei pavimenti. Sono emersi, inoltre, resti di abitazioni private, con i loro pavimenti, le evolute tubazioni romane, i pozzi e piccoli oratori, ed un Sepolcreto usato tra il I e il IV secolo d.C.

    «Ad Aquileia si scava da secoli, e da sempre le due realtà convivono, una sull’altra, una insieme all’altra, ed è questa la sua peculiarità: la città romana e quella venuta dopo, medievale, antica, attuale. Ha continuato a vivere su se stessa»
    (Luigi Fozzati)



    ..storia..



    Le posizione di Aquileja era felicissima, pratica-
    mente l'ombelico dell'Europa preistorica, in prossimità del mare ma riparata e vi confluivano e s'incro-
    ciavano le maggiori strade preistoriche e venete antiche. Quelle che poi furono le 'romane' via Postuma, l'Annia, la Gemina, la Julia Augusta, già esistevano da secoli. Fu fondata nel 181 a.C. da parte dei triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio mandati dal Senato a sbarrare la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali d'Italia. Fu dapprima una base militare per le campagne contro gli Istri, e contro vari popoli, fra cui i Carni e poi per l'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3000 fanti seguiti dalle rispettive famiglie.
    La città, municipio, dopo l'89 a.C., si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie. Durante l'inverno tra il 59 ed il 58 a.C., come riportato nel De bello Gallico, Giulio Cesare pose gli accampamenti circum Aquileiam, intorno ad Aquileia e da Aquileia richiamò due legioni per affrontare gli Elvezi. Divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale e dalla raggiera di importanti strade che dipartivano sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all'Oriente. Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero Romano.

    L'Impero dal 165 al 189 venne afflitto da una pestilenza, probabilmente un'epidemia di vaiolo, conosciuta con il nome di Peste antonina o "peste di Galeno", che durò circa 15 anni. Secondo alcuni si trattò di uno di quegli eventi che cambiarono profondamente la storia romana, quasi da determinare una rottura epocale con il periodo precedente. La città di Aquileia vide a partire dal 168 ammassarsi nel suo territorio immense quantità di truppe e il timore che questo assembramento potesse trascinarsi dietro il pericoloso morbo si rilevò presto fondato. Nella primavera del 168 gli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero decisero di recarsi nella zona danubiana per raggiungere Carnuntum; Aquileia fu la prima tappa. I due imperatori giunti ad Aquileia e preoccupati per l'epidemia, inviarono una lettera a Galeno richiedendolo quale medico personale per la campagna germanica. Finita l'estate dello stesso anno Marco Aurelio si ritira dalla campagna militare con le sue truppe per svernare ad Aquileia qui viene raggiunto da Galeno proprio con lo scoppio dei primi casi di peste in città. La sempre maggiore diffusione di casi di peste ad Aquileia induce gli imperatori a ritirarsi con la sola scorta personale a Roma.

    I sistemi difensivi, potenziati fra il II e il III secolo, le permisero di superare gli assedi dei Quadi e dei Marcomanni (170), e dell' imperatore Massimino il Trace, che in seguito all'elezione a suo discapito da parte del Senato romano degli imperatori Pupieno e Balbino che accettarono Gordiano come Cesare, scese in Italia dalla Pannonia con l'esercito (nel 238) ma la città di Aquileia dove contava di fare approvvigionamenti gli chiuse le porte, costringendolo all'assedio; Rutilio Crispino e Tullio Menofilo furono incaricati dal Senato di organizzare la difesa (bellum Aquileiensis), cosa che fecero egregiamente rinforzando le mura e accumulando cibo e acqua in quantità. Massimino mandò sotto le mura degli inviati per invitare la popolazione ad arrendersi; Crispino arringò il popolo (il discorso è riportato da Erodiano), invitandolo a confidare nel Senato romano e a guadagnarsi il titolo di liberatori d'Italia dalla tirannia di Massimino. Persi d'animo dal protrarsi dell'assedio, i soldati di Massimino lo uccisero. Menofilo e l'altro comandante della guarnigione, Tullio Menofilo, si recarono presso Cervignano dove l'esercito di Massimino era accampato lungo il fiume Ausa recando le effigi di Pupieno, Balbino e Gordiano coronate con alloro; dopo aver acclamato da soli gli imperatori, si voltarono e chiesero all'esercito di riconoscere per acclamazione gli imperatori scelti dal Senato e dal popolo di Roma. Nel 300 l'Imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia ed in queste città fece erigere costruzioni di enormi proporzioni tanto da farle apparire come una sorta di "seconda capitale". Nonostante la Crisi del III secolo vi si ripercuotesse dolorosamente, la città, sede di numerosi uffici e istituzioni autorevoli, risultava ancora, alla morte dell'Imperatore Teodosio I (395), la nona città dell'Impero e la quarta d'Italia, dopo Roma, Milano e Capua, celebre per le sue mura e per il porto.

    Aquileia esercitò una nuova funzione morale e culturale con l'avvento del Cristia-
    nesimo che, secondo la tradizione, fu predicato dall'apostolo san Marco. Nel 313 l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni. Col vescovo Teodoro (319 circa) sorse un grande centro per il culto composto da tre aule splendidamente mosaicate, ciascuna delle quali conteneva oltre 2.000 fedeli. I vescovi di Aquileia crebbero di importanza nei secoli seguenti, dando un vigoroso contributo allo sviluppo del cristianesimo occidentale.
    Resistette alle ripetute incursioni di Alarico (401, 408) ma non ad Attila che in seguito all'incidentale crollo di un muro della fortificazione riuscì a penetrare nella città il 18 luglio del 452, devastandola e, si dice, spargendo il sale sulle rovine. Alla figura di Attila sono legate due leggende: una inerente al crollo delle mura di Aquileia ed un sogno premonitore grazie al quale Attila conquistò la città; l'altra sul tesoro di Aquileia, sepolto per evitare che fosse depredato. Sopravvissero l'autorità della sua chiesa e il mito di una città che era stata potente, benché ormai il suo dominio diretto si limitasse ad un territorio di ridotta estensione che aveva i suoi punti di forza nell'area urbana con lo scalo marittimo e nel borgo di Grado.
    Verso l'anno Mille vi fu la rinascita della città, che tornò ad avere grande prestigio con il patriarca Poppone (1019-42), che riportò la sede ad Aquileia. Il 1420 segnò la fine del potere temporale dei patriarchi ed Aquileia passò sotto il dominio della Serenissima. Aquileia tuttavia continuò a dare il suo nome al patriarcato omonimo. Nel 1509 fu conquistata dal Sacro Romano Impero durante la Guerra della Lega di Cambrai.
    Con il trattato di Noyon, poi confermato dalla pace di Worms (1521), Aquileia rimase sotto dominio imperiale, diventando uno dei 16 capitanati della Contea di Gorizia.Con il lodo arbitrale di Trento del 1535, Aquileia venne restituita al Patriarca.
    Nel 1543 Nicolò Della Torre, capitano di Gradisca, fece insediare un presidio austriaco ad Aquileia, ponendo fine al dominio temporale dei patriarchi sulla città, ripristinato solo da pochi anni. Nel 1647 la città di Gradisca d'Isonzo venne infeudata come contea a sé stante sotto i conti di Eggenberg, la quale ebbe giurisdizione anche su Aquileia; nel 1754, Gradisca fu riunificata a Gorizia creando la Contea di Gorizia e Gradisca. Dopo il Trattato di Campoformido e al successivo Trattato di Lunéville, rimase alla Monarchia asburgica. Con la pace di Pace di Presburgo passò al Regno d'Italia napoleonico. Col Congresso di Vienna nel 1815 rientrò in mano austriaca nel Regno d'Illiria. Dopo la prima guerra mondiale fu annessa al Regno d'Italia e venne congiunto alla Provincia di Gorizia.


    ..le leggende..



    "L'assedio". Aquileia stava opponendo una dura resistenza agli invasori. Attila stava quasi per ordinare ai suoi la ritirata, quando vide allontanarsi in volo delle cicogne con i loro piccoli. Compreso che ormai la città non aveva più le provviste necessarie per sfamare la popolazione, mantenne l'assedio ancora per qualche giorno e riuscì a conquistarla.
    "Il colle". Una volta incendiata la città, Attila, ormai lontano, diede ordine ai guerrieri di portare della terra nei loro elmi e di riversarla in un punto prestabilito. I soldati erano molto numerosi ed in breve tempo riuscirono a formare una collinetta con la terra riportata, dalla quale Attila poté osservare i fumi elevarsi dalla città incendiata. Si dice che il colle sia quello di Udine, su cui sorge il castello, ma anche altre località della regione rivendicano di avere la stessa origine.
    "Il pozzo d'oro". Alcuni abitanti di Aquileia erano riusciti a fuggire prima dell'incendio, trovando rifugio nell'isola di Grado. Prima della fuga però avevano fatto scavare ai loro schiavi un pozzo in cui avevano nascosto tutti i tesori e gli oggetti d'oro. Per mantenere il segreto, gli schiavi furono annegati; il pozzo d'oro non fu mai ritrovato. Questo mito era ritenuto talmente verosimile che, fino alla Prima guerra mondiale, i contratti di compravendita dei terreni includevano la clausola "Ti vendo il campo, ma non il pozzo d'oro", assicurando l'eventuale ritrovamento al precedente proprietario.
     
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4 replies since 2/9/2011, 00:15   1739 views
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