VENEZIA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. tomiva57
     
    .

    User deleted


    camerlenghi



    Palazzo dei Carmenlenghi

    Eretto tra il 1525 e il 1528, fu principlamente la sede dei tre Camerlenghi (magistrati incaricati di provvedere alle finanze dello Stato) e di altre magistrature minori nonché, a piano terra, fu sede delle Prigioni di Stato.

    Era sede di magistrature finanziarie, tra le quali i Camerlenghi, i Consoli dei Mercanti ed i Sopraconsoli dei Mercanti, dopo la caduta della Repubblica di Venezia è passato nelle mani della Corte d'Appello e oggi è sede della Corte dei Conti.

    dei-camerlenghi_m


    dal web



    Chiesa%20di%20San%20Stae

    Chiesa di San Stae

    La chiesa di San Stae (o chiesa di Sant'Eustachio e Compagni martiri) è un edificio religioso della città di Venezia, situato nel sestiere di Santa Croce, nel campo omonimo.

    Storia

    È ancora da chiarire l'origine della chiesa. Secondo Giuseppe Cappelletti sarebbe stata edificata da Obelario, primo vescovo di Olivolo, verso al fine dell'VIII secolo. Le cronache, invece, affermano che fu fondata nel 966 dalle famiglie Tron, Zusto e Adoaldo. Tuttavia, il cronista Andrea Dandolo, che descrisse il grave incendio del 1105, non la menziona e la prima testimonianza certa è un documento del 1127, dove è ricordata come parrocchia filiale di San Pietro. Nel 1331 è invece ricordata come collegiata.
    Secondo quanto riportano i resoconti delle visite pastorali del Settecento, San Stae era una parrocchia popolosa, ricca e vitale e i suoi parroci erano anche canonici della basilica di San Marco.
    Con gli editti di Napoleone, divenne rettoria di San Cassiano, ma tornò parrocchiale nel 1953. Tuttavia, venne nuovamente soppressa nel 1965. Dall'anno successivo è una rettoriale indipendente.

    Al suo interno sono conservate alcune opere dei più celebri artisti veneziani barocchi di inizio settecento. Vi troviamo dipinti di Sebastiano Ricci, Giambattista Tiepolo, Giovanni Battista Pittoni e Giovanni Battista Piazzetta. La chiesa è stata progettata da Domenico Rossi.
    La costruzione della facciata gli fu affidata nel 1709; essa ha la forma di un tempio, con un imponente frontone triangolare, sostenuto da colonne che poggiano su alti piedistalli. Tipicamente barocca è la ghimberga a timpano spezzato sul portale d'ingresso.
    Furono qui tumulati due dogi: Alvise II Mocenigo nel 1709, sotto la grande lapide al centro della chiesa; e Marco Foscarini nel 1763, nella cappella di famiglia.

    da: Wikipedia



    Palazzo%20Coccina%20Giunti%20Foscarini%20Giovanelli

    Palazzo Coccina Giunti Foscarini Giovanelli


    Nessuna traccia rimane oggi degli affreschi di Paolo Veronese che un tempo decoravano la facciata principale sul Canal Grande di questo palazzo, mentre la facciata sul cortile interno sembra essere stata affrescata da Gian Battista Zelotti. La proprietà dell'edificio gotico, ricostruito nella seconda metà del Settecento, passò dalla famiglia Coccina a quella dei Giunti, celebri stampatori ed editori fiorentini, e successivamente ai Foscarini. Ancora oggi si ricorda la terribile vicenda di Antonio Foscarini, già ambasciatore alla corte dei re di Francia e d'Inghilterra, che nel 1622 fu trovato morto, appeso per un piede a una forca in mezzo alle due colonne del molo. Girava la voce che la tragica morte del cavaliere fosse legata alla sua relazione amorosa con la contessa Alathea di Arundel and Surrey, consorte del conte maresciallo d'Inghilterra. Sembra infatti che Antonio Foscarini si recasse di notte, di nascosto, solo e armato a palazzo Mocenigo a San Samuele, residenza della contessa. Il caso voleva però che a palazzo Mocenigo alloggiassero anche il plenipotenziario dei Medici, il segretario dell'ambasciatore imperiale e il segretario dell'ambasciata di Spagna. Di conseguenza l'accusa non si soffermò sulle ragioni amorose delle visite del cavaliere, ma lo fece arrestare come sospetto di segreti incontri con i rappresentanti di potenze ostili. E pur di non disonorare la sua amata Alathea, egli non ammise la ragione delle sue intrusioni notturne; finì strozzato in carcere e appeso pubblicamente. La vicenda destò molto scalpore nella Venezia del Seicento, tanto che re Giacomo d'Inghilterra ringraziò ufficialmente il doge per la soddisfazione data dalla Serenissima al Regno Unito con la dichiarazione dell'estraneità di Lady Arundel all'accaduto. E a distanza di due secoli il drammaturgo Gian Battista Niccolini dedicò addirittura una tragedia all'ingiusta condanna di Antonio Foscarini.


    da: sivainitalia.it

     
    Top
    .
17 replies since 1/9/2011, 21:38   3254 views
  Share  
.