VENEZIA

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  1. gheagabry
     
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    « [...] quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita: Città ricca d'oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond'è cinta, dalla prudente sapienza dè figli suoi munita e fatta sicura »
    (Francesco Petrarca)


    La SERENISSIMA
    Repubblica di Venezia



    Dall'inizio del XV secolo la Serenissima si espande verso la terraferma veneta e friulana. E' il momento delle 'donazioni' a San Marco, più o meno volontarie, e tutti gli staterelli e signorie, il patriarcato di Aquileia e Patria del Friuli, chiedono di aderire alla Republica Veneta.
    Si forma così un vasto stato di straordinaria importanza nell'orizzonte europeo, coniugando la già floridissima potenza economica, cerniera e ponte tra oriente e occidente, con il peso politico e militare che un potente stato poteva offrire.
    Fu un successo straordinario che pose fine alle lotte feudatarie succedutesi per oltre un millennio, dovute a signorotti e scompensi delle 'migrazioni' straniere (le invasioni dei barbari).
    Per la terraferma veneta e friulana, soprattutto per le masse contadine, saranno i quasi quattrocento anni di pace e prosperità, interrotti solamente dalla stagione dell'invidia europea verso Venezia con le truppe associate nella Lega di Cambrai a portare devastazioni per qualche decennio nel primo cinquecento. Coalizione battuta dalla straordinaria diplomazia veneziana ed anche dalla popolazione veneta e friulana unita in San Marco.
    La Repubblica, seppur oligarchica comunque più tollerante e civile dell'epoca, prosperò grazie ad una lungimirante politica che aveva il cardine nelle amplissime autonomie locali (i 'rettorati', molto più di 'federalismo' come ora lo intendiamo, quasi una associazione di distretti indipendenti) lasciate alle 'Regole' locali delle varie Comunità e agli 'Statuti' delle varie Città con i loro Contadi. Molto esteso e protetto il terreno 'demaniale' (delle comunità locali) destinato ad uso civico, eredità di tradizione medioevale.
    Lo stato centrale si limitava a nominare nelle città e comunità locali un Podestà e un Capitano Militare. Persino più ampia ancora l'autonomia alla Patria del Friuli, dove veniva insediato un Luogotenente, quasi uno stato indipendente. Le varie città e comunità contribuivano (e non tutte) allo stato con tasse e/o con forniture (per esempio il legname dal Cadore e dagli Altipiani). Lo stato si occupava dell'amministrazione militare, della giustizia, della politica internazionale e, con alcune magistrature, ad opere pubbliche o militari sovralocali, come il potentissimo Magistrato alle Acque, soprattutto per quanto riguarda le regolazione (anche o forse soprattutto a scopi militari) delle acque lungo la gronda lagunare. Finirà tutto con l'invasione napoleonica che devastò gli equilibri politici e sociali europei.
    Ma il rispetto per le autonomie locali, con le loro tradizioni e le loro lingue, con norme a protezione delle classi popolari, ponendosi perfino con il giusto equilibrio sopra le prepotenze di signorotti e nobili locali, fece cementare quella dedizione a San Marco e alla Repubblica soprattutto da parte dei contadini e dei montanari.
    Un po' meno da parte della nobiltà locale, in contrapposizione con la nobiltà veneziana, che non esitò di volta in volta a schierarsi con i nuovi dominatori, dall'invasione della Lega di Cambrai, all'arrivo del Generalissimo, al Regno Lombardo-Veneto, al Regno d'Italia.
    La dedizione a San Marco e alla Repubblica, da parte delle masse popolari, è evidente nei moti popolari del 1848, rivolti contro la dominante austriaca ed anche contro i Savoia, in questo appoggiati solamente da truppe Borboniche e Papaline. Fu tenace lotta 'di liberazione' e non per la 'fusione' (come allora dicevano i Savoia) al regno piemontese e all'unità d'Italia.
    Il regno piemontese fu peggiore della dominante austriaca e portò fame, pellagra e milioni di emigranti, soprattutto nel Veneto-Friuli e in tutto il sud della penisola italica.



    Fui invitato a sedermi in mezzo a due ambasciatori, e furono questi che mi condussero per la grande strada, che essi chiamano il canale grande e che è davvero molto larga. Le galee ci passano attraverso, e ho visto anche navi di 400 tonnellate e più vicino alle case. È davvero la strada più bella che ci possa essere, io credo, nel mondo [...]. Le case sono molto alte e grandi, quelle vecchie sono costruite con buona pietra e sono tutte dipinte [...] le altre risalgono a cento anni fa [...] tutte hanno la facciata di marmo che viene dall'Istria, a 100 miglia di là, e grandi pezzi di porfido e di serpentino. (Philippe de Commynes)


    ....i Dogi.....


    Il Doge era la suprema magistratura della Repubblica di Venezia, istituita sin dal 697 e durata fino alla caduta della Repubblica, il 12 maggio 1797
    La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio Anafesto, fosse eletto nel 697 dai Venetici, tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio di Bisanzio, con la nomina a capo di queste di duces, cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente. La capitale del nuovo ducato venne originariamente posta nella città di Eracliana.
    Il metodo di elezione del doge era studiato per impedire brogli e corporativismi. Si facevano diverse estrazioni multiple di palline (chiamate balote) da un'urna. Le palline, metalliche e indistinguibili al tatto, venivano estratte con delle manine di legno, delle specie di pinze, e contenevano il nome del votato. Da queste balote deriva la moderna parola "ballottaggio".
    La carica di doge era ambita per il valore simbolico che donava alle famiglie aristocratiche; lo sfarzo e la pompa che circondavano le cerimonie dogali rendevano la funzione ambita da tutti coloro che aspiravano ad essere qualcosa di più che dei semplici nobili, ma i dogi stessi dovevano contribuire pesantemente al loro mantenimento, ed era quindi una carica molto costosa e di fatto appannaggio della aristocrazia ricca (vi erano infatti anche una aristocrazia povera e una poverissima). A seconda dei tempi e delle situazioni il doge agiva da condottiero o da supremo notaio. Per cui, tralasciando la grande varietà di situazioni, si può solo dire che sempre all'interno dell'ordinamento politico vi erano una serie di disposizioni che limitavano pesantemente le prerogative del doge e perfino la sua stessa vita quotidiana: la funzione del doge era principalmente quella di rappresentante ufficiale di Venezia nelle cerimonie pubbliche e nelle relazioni diplomatiche con gli altri stati e di mostrarne la regalità pur senza regnare. L'unico potere effettivo che non fu mai sottratto al doge fu quello di poter comandare la flotta e guidare l'armata in tempo di guerra. Per il resto egli si limitava a sedere a capo della Serenissima Signoria e presiedere con essa a tutti i consigli della Repubblica, nei quali però il suo voto non aveva più valore di quello di qualunque altro membro.



    Così disposte ai due lati del canale, le abitazioni facevano pensare a luoghi naturali, ma di una natura che avesse creato le proprie opere con un'immagine umana.
    (Marcel Proust)


    ....ii commercio....


    L’economia di Venezia durante tutto il Medioevo e in generale durante gran parte della sua storia, trova la piena espressione nel commercio. La sua posizione di legame con l’Oriente, forte dei saldi legami con l’impero Bizantino, aveva fatto sì che divenisse, per tutta l’Europa, uno sbocco sull’Oriente, sul quel mercato, e su quel sistema commerciale, ricco di merci preziose e richieste e soprattutto sulla cosiddetta via della seta. Tutto questo fu possibile grazie ai crescenti privilegi
    concessale dall’impero Bizantino che, non accorgendosi, fece diventare il ruolo di Venezia un ruolo monopolistico in molti mercati e principale direttore dei commerci di Levante. Da Venezia passava, diretta verso l’Europa, qualsiasi tipo di merce, proveniente da qualsiasi parte del Mediterraneo. Venezia in cambio acquistava sempre più ricchezza per continuare ad alimentare, quasi come in un ciclo vizioso, i suoi commerci con l’Oriente. Il transito delle merci favorì poi anche la produzione artigianale veneziana, come per esempio quella dei famosi Vetri di Murano, facendo diventare Venezia una sorta di mercato tra Europa ed Oriente....Il successo di Venezia spingeva però sempre di più i commercianti a trovare nuove vie, nuovi mercati capaci di soddisfare la sempre più crescente domanda di novità da parte dell’Europa. Su quest’idea la Repubblica riuscì a stabilire solidi legami con le popolazioni del Mar Nero, della Mesopotamia, dell’India fino ad arrivare addirittura in Cina. La figura che meglio rappresenta questo è Marco Polo: considerato uno dei più grandi esploratori di
    tutti i tempi, attraversò l’Asia e raggiunse la Cina. Di questo viaggio ci resta solo l’opera da lui composta: il Milione, libro molto discusso narrante l’itinerario percorso dai Polo, che durante l’illuminismo fu finalmente collocato tra “i grandi” della storia delle esplorazioni.
    Importante nell’economia veneziana fu anche l’aspetto monetario; per l’importanza che aveva la Serenissima, la sua moneta era diffusa in tutto il mediterraneo e in tutta l’Europa. Questo favoriva ulteriormente i commerci che erano quindi svincolati dagli obblighi di cambio ed era un segno evidente della supremazia veneziana sugli altri mercati.


    Per quasi mezzo millennio la Repubblica di Venezia fu considerata il simbolo del dominio sui mari e di una prosperità fondata sul commercio marittimo, un capolavoro di alta politica e nel contempo «la creazione più singolare della storia economica di ogni tempo» […] Questa favolosa regina del mare brillò con crescente splendore dal 1000 al 1500 […] Se però ci chiediamo se siamo qui di fronte a un caso di esistenza puramente marittima e di effettiva decisione per l'elemento del mare, ci accorgiamo subito di come appaia esigua una potenza marittima ristretta all'Adriatico e al bacino del Mediterraneo non appena si spalancano gli spazi sconfinati degli oceani del mondo.
    (Carl Schmitt)




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17 replies since 1/9/2011, 21:38   3254 views
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