CAMALEONTI E GECHI..

tutto quello che c'e da sapere..

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    CAMALEONTI








    Quasi tutti i camaleonti vivono in Africa e in Madagascar ma alcune specie si trovano anche in Asia e in alcune zone europee. Le caratteristiche peculiari del camaleonte, sono gli occhi sporgenti indipendenti fra loro, la capacità di “lanciare” la lingua per catturare le prede ad una distanza talvolta superiore a quella della lunghezza dell’animale e l’eccezionale capacità di cambiare colore della pelle.

    GECO LEOPARDINO


    Eublepharis Macularius GECO LEOPARDINO
    by www.latanadelgeco.it

    Classe: Reptilia
    Ordine: Squamata
    Famiglia: Gekkonidae
    Sottofamiglia:Eublepharinae
    Taglia massima:20-22 cm;
    (30-32 negli esemplari giant)






    Il geco leopardino è un piccolo sauro appartenente alla famiglia dei Gekkonidi e alla sottofamiglia degli Eublepharinae originario delle zone rocciose e semidesertiche che vanno dal sud-centro Asia all'Iraq, al nord-ovest dell'India passando per Afghanistan e Pakistan. Il nome scientifico racchiude in se le caratteristiche principali dell'animale: Eublepharis (dotato di palpebre) Macularius (caratteristica livrea maculata).


    Allevamento: Non deve mai mancare all'interno del terrario un ciotola con acqua limpida (cambiarla possibilmente tutti i giorni) con i bordi bassi in modo da permettere al geco di bere con facilità e ai piccoli di non affogarci.

    Importante: per la muta del nostro animale è mantenere una zona del terrario umida... una vaschetta con della vermiculite umida va benissimo.

    Temperatura: Un lato del terrario (quello riscaldato) dovrà avere nelle ore del giorno una temperatura intorno ai 30° C mentre l'opposto una temperatura leggermente inferiore; questo permetterà al Geco di autoregolare la temperatura interna spostandosi da un lato all'altro. Durante le ore notturne la temperatura sarà lasciata scendere a 20-25°C.






    Alimentazione: Per quanto riguarda la somministrazione del cibo vivo tipo grilli, camole, kaimani e afidi saranno posti in ciotole sufficentemente alte per evitare la fuga degli stessi e di materiale che impedisca di arrampicarsi. Gli altri insetti di taglia maggiore o volanti saranno lasciati liberi nel terrario avendo cura che il geco li cacci tutti. Allestire all'interno del terrario più tane sia nella zona calda che in quella più fresca... sarà poi il vostro animale a termoregolarsi spostandosi da una all'altra.



    Riproduzione: Il dimorfismo sessuale tra maschi e femmine e’ molto evidente, e facile da riconoscere: i maschi sono riconoscibili perché hanno generalmente un corpo più massiccio con collo e testa più grandi. Alla base della coda è evidente l’ingrossamento causato dalla presenza degli emipeni (gli organi copulatori maschili), mentre sopra alla cloaca vi è una fila a forma di V di pori preanali.








    La riproduzione nei gechi leopardo si presenta abbastanza facile, prima tentare l’ accoppiamento e’ buona norma accertarsi che i gechi in questione siano maturi, e godano di buona salute (questo vale per tutti i rettili). Per stimolare l’ istinto dell’ accoppiamento, è meglio sottoporre i nostri gechi ad un periodo di letargo forzato ( brumazione ). Il letargo dovrà durare dalle 4 alle 8 settimane, in questo periodo si isoleranno gli esemplari, e si inizierà a diminuire gradualmente la temperatura fino a 20 °C, oltre alla temperatura verranno ridotte anche le ore di luce, ( prima di mettere in letargo i gechi assicurarsi che siano in buona salute e che prima del letargo siano stati abbondantemente alimentati ), una volta entrato in letargo il geco smetterà di alimentarsi e sara’ meno attivo.

    Passate queste settimane si inizierà a risvegliare entrambe i gechi con l’ aumento graduale della temperatura e delle ore di luce fino ad arrivare alla temperatura standard di 28 – 30 °C per le prime settimane dopo il risveglio si consiglia di nebulizzare nelle ore serali per simulare il periodo delle piogge. Una volta che i nostri gechi hanno ripreso la normale attività si puo’ introdurre il maschio nel ternario delle femmine. Solitamente la femmina avverte la presenza del maschio, e resta ferma ad osservare i movimenti del maschio.

    Il maschio si avvicina lentamente alla femmina e afferrandola per la nuca con la bocca, infila la coda sotto quella della femmina in modo tale che le cloache si uniscano per la copula. Terminato l’ accoppiamento, il maschio e’ solito a leccarsi gli emipeni e allontanarsi dalla femmina. A questo punto e’ meglio separare i due esemplari, in modo tale che il maschio non stressi ulteriormente la femmina, essa andrebbe tenuta da sola.

    Una volta che la femmina ha deposto le uova all’ interno della scatola di deposizione, le uova andranno prelevate e messe in un'altra scatola, vanno bene scatole di plastica forate sul coperchio e sui fianchi per non creare muffe e favorire i ricambi d’ aria. La scatola dovrà contenere vermiculite inumidita con acqua in rapporto 1:1, durante questa operazione di dovrà fare molta attenzione a non danneggiare e a non capovolgere le uova altrimenti si rischierà di soffocare l’ embrione. Dopo aver raccolto e sistemato le uova, esse andranno incubate ad una temperatura di 28 – 30 °C, con un umidita’ del 70 – 75 %, le uova schiuderanno tra i 60 e 70 giorni d’ incubazione.






    La temperatura di incubazione puo’ determinare il sesso dei nostri futuri gechi, infatti se le uova verranno incubate ad una temperatura intorno ai 28 - 30°C si otterra’ un alta percentuale di esemplari femmine, mentre se la temperatura sara’ tra i 30 e i 32 °C la maggior parte dei nascituri saranno maschi.



    Edited by gheagabry1 - 3/1/2023, 22:24
     
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    Come fa il camaleonte a cambiare colore?

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    Il camaleonte può cambiare colore grazie a pigmenti di diversi colori disposti a strati nella sua pelle: ci sono pigmenti gialli e verdi e melanina che crea diverse sfumature. La concentrazione dei pigmenti nelle cellule che li contengono determina il colore! Queste cellule particolari si chiamano cromatofori e si trovano nell'epidermide. Cmq è bene sapere che i camaleonti non cambiano istantaneamente colore ma è un processo lento e graduale. Il camaleonte tende ad assumere i colori dell'ambiente in cui vive anche se cmq può cambiare anche colore in seguito a cambiamenti di "stato d'animo" come paura stress o aggressività!
     
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    CAMALEONTE COMUNE



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    CARATTERISTICHE:
    La prima analisi di un camaleonte fa emergere un corpo compresso e una lunghezza variabile
    tra i 20 e i 30 cm, anche se alcune specie raggiungono il mezzo metro.
    Questo Sauro possiede svariate particolarità. Infatti quando si pensa a lui si ricorda
    principalmente la sua capacità a cambiare colore in relazione alle condizioni ambientali e
    comportamentali, così da riuscire a nascondersi dai nemici e dalle prede. Questa capacità
    dipende dalla specie, in quanto ognuna vira la colorazione nell’ambito di una specifica gamma
    di altri colori: l’intensità di luce e la temperatura svolgono un ruolo chiave nel rendere più chiara
    o più scura la colorazione.
    Altra particolarità del camaleonte è la lunghissima lingua vermiforme, che termina a clava ed è
    ricoperta di sostanze vischiose, così da colpire ed afferrare le prede ad elevate distanze.
    Altra caratteristica rilevante è la capacità di afferrare i rami, grazie alla particolare struttura delle
    zampe. In ciascun piede le dita sono unite in due fasci opposti: due dita all’esterno e tre
    all’interno negli arti anteriori e tre all’esterno negli arti posteriori. Questa disposizione in due
    gruppi opposti delle dita trasforma le zampe in vere tenaglie, rafforzate da unghie robuste e
    cuscinetti plantari. Per assicurarsi una sicura vita sugli alberi, il camaleonte presenta anche una
    lunga coda prensile, che utilizza come fosse un arto aggiuntivo.
    Altro aspetto facilmente osservabile sono i movimenti indipendenti degli occhi, quasi
    completamente ricoperti dalle palpebre: nel momento in cui vede una preda la focalizza da più
    punti di osservazione, così da rilevarne l’esatta distanza




    VITA ED ABITUDINI:
    Come abbiamo visto, il camaleonte conduce una vita arboricola. Tutto il suo corpo si è adattato
    a questo. Ad esempio la forma corporea compressa ricorda quella di una foglia. E non è tutto:
    quando il camaleonte si avvicina alla preda sposta una zampa alla volta, ed ognuna, prima di
    appoggiarsi sul ramo, ondeggia avanti ed indietro… a questo punto non ci sono dubbi: il
    camaleonte si sposta come si trattasse di una foglia accarezzata dal vento. In questo modo il suo
    avvicinamento alla preda è assicurato.
    Anche la sua vista è eccezionale: gli occhi, muovendosi indipendentemente l’uno dall’altro, gli
    consentono di osservare la preda da più angoli diversi e di valutarne l’esatta distanza: questo
    non è un aspetto banale, infatti, la sua lunga lingua termina precisamente sulla preda

    esempio posta a 15 cm) e non si può fermare un centimetro prima, perché significherebbe aver
    mancato il bersaglio.
    La lunga lingua vermiforme, nonostante l’estrema versatilità, ha qualche limite: in particolare si
    è osservato che se la preda è bagnata, la vischiosità presente all’estremità della lingua non fa
    aderire la preda; il povero camaleonte prova e riprova sino a che, nel caso in cui la preda non sia
    particolarmente mobile come ad esempio un lombrico, si avvicina a tal punto da afferrarla con
    le mascelle.
    Molti camaleonti sono ovipari, ossia la femmina depone le uova. Per una specie che conduce la
    propria vita sugli alberi è molto rischioso lasciare il proprio ambiente, e portarsi sul terreno per
    trovare un vano nel quale deporre le 30-40 uova. Altre specie sono vivipare (come il Chamaeleo
    bitaeniatus), cioè la femmina porta a termine lo sviluppo della prole rimanendo sull’albero: in
    questo caso il piccolo viene al mondo all’interno di una membrana trasparente vischiosa che
    aderisce al ramo; velocemente la protezione è rotta, ed immediatamente il neonato camaleonte
    afferra il ramo con le piccole zampe a tenaglia e dopo aver roteato gli occhi è pronto ad
    affrontare le insidie della vita.


    DOVE E’ POSSIBILE INCONTRARE IL CAMALEONTE:
    Il Chamaeleo chamaeleon, ossia il camaleonte comune, vive nell'Europa meridionale e
    nell'Africa settentrionale; nelle regioni montane dell'Africa orientale vivono il Chamaeleo
    bitaeniatus e il camaleonte di Jacks


     
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    Camaleonti




    Il regno dei camaleonti (letteralmente “leone di terra) è indiscutibilmente il Madagascar dove si possono trovare infatti la maggior parte delle specie fino ad oggi conosciute, in realtà la loro origine è legata alle regioni dell’est Africa da dove si sono diffusi in India e nell’area mediterranea. Fa un po’ impressione ma parliamo di animali che popolano la terra da oltre 100 milioni di anni




    I camaleonti si mimetizzano nell'ambiente per nascondersi dai pericoli e a volte non si vedono.

    Guardate queste foto di camalenti! riuscite a vedere dove si nasconde?






    Edited by gheagabry1 - 3/1/2023, 22:25
     
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    Il Sauro campione nell'arte del mimetismo
    di Michele Mosca



    Dopo più di 15 anni di “esperimenti” con i Discus da qualche tempo mi sono avvicinato all’affascinante mondo dei rettili, in particolare in questo breve articolo cercherò di far conoscere il più possibile riguardo i camaleonti. Non mi considero certo un esperto e quindi mi limiterò a fare una panoramica generale senza entrare nei particolari, sperò sarà sufficiente per farvi appassionare a questi curiosi animali che alla fine scoprirete non essere così diversi dai nostri amati Discus.
    Il regno dei camaleonti (letteralmente “leone di terra) è indiscutibilmente il Madagascar dove si possono trovare infatti la maggior parte delle specie fino ad oggi conosciute, in realtà la loro origine è legata alle regioni dell’est Africa da dove si sono diffusi in India e nell’area mediterranea. Fa un po’ impressione ma parliamo di animali che popolano la terra da oltre 100 milioni di anni.
    Nell’immaginario collettivo il camaleonte credo si presenti più o meno come il “fantoccio” dei sofficini che dice “Tu non hai fame?”, potenza della pubblicità! Tuttavia la varietà di questi rettili è sorprendente ed ogni specie necessita di cure e parametri ambientali molto differenti se non opposti.



    I camaleonti in base alla specie, il sesso e l’età presentano una diversa livrea o forma degli ornamenti (casco occipitale, rostri paranasali, plica cutanea sottogolare, corna, cresta dorsale) in certi casi riconoscere a quale specie appartiene un giovane esemplare non è facile. Creste, corna, rostri ecc… hanno spesso per i camaleonti una valenza sessuale e vengono impiegati dai maschi nelle parate di minaccia e nei loro combattimenti. In genere le femmine sono dotate di ornamenti meno appariscenti e raggiungono taglie minori rispetto ai maschi della loro specie.
    Per quanto riguarda la morfologia le caratteristiche che solitamente colpiscono di più sono gli occhi (che si muovono indipendentemente l’uno dall’altro), la lingua (lunghissima che serve per predare gli insetti ma non solo) e le zampe (vere e proprie “tenaglie”).

    OCCHI - I camaleonti sono animali assolutamente particolari, possiedono palpebre che contornano l’occhio in una struttura unica a forma di “mezza sfera” . Gli occhi si muovono indipendentemente tra loro consentendo uno spostamento di 180° sul piano orizzontale e 80° su quello verticale. La retina di questi rettili è composta solo da coni (non ci sono i famosi bastoncelli tanto studiati a scuola), questo consente ai camaleonti di avere un’ottima visione nelle ore diurne mentre diventano quasi ciechi in assenza di luce (di notte, infatti, tendenzialmente dormono ben riparati dai possibili nemici). Vi starete domandando come fa un camaleonte e vedere se gli occhi non “collaborano” tra loro… semplice, questi animali sono in grado di elaborare due immagini contemporaneamente ottenendo in pratica una visione a 360°, si tratta di uno dei sistemi di focalizzazione più precisi e complessi del regno animale. Solo nel momento di dover prendere le misure per predare il camaleonte ha la necessità di sincronizzare gli occhi.

    LINGUA - Altra caratteristica peculiare dei camaleonti è la lingua, capace di estroflettersi alla velocità di 20 km all’ora. Nella zona della bocca dei camaleonti sono presenti ghiandole in grado di produrre un secreto odoroso che attira gli insetti, altre ghiandole vicino all’intenro della bocca hanno il compito di produrre la “colla” che fa aderire gli insetti alla lingua, alla base di quest’ultima si trova un osso ioide che in collaborazione con speciali muscoli e tendini permette il lancio della lingua.

    ZAMPE - I camaleonti si sono eccezionali arrampicatori e la gran maggioranza di essi sono perfettamente adattati alla vita arboricola, per questo sono dotati di zampe le cui dita sono fuse in due "ganasce", le zampe anteriori portano due dita esterne e tre interne mentre le zampe posteriori sono l’esatto contrario.




    CODA - La coda prensile risulta molto utile ed è utilizzata come un quinto arto (non è in grado di rigenerarsi). Per non rischiare cadere i camaleonti solitamente si spostano attaccando le zampe posteriori nello stesso punto dove quelle anteriori hanno già trovato un appiglio.

    I camaleonti sono maestri di mimetismo, non si tratta in realtà solo una questione di mutazione di colore ma svolge un ruolo ugualmente importante la loro capacità di assumere forme e posizioni incredibilemnte varie.
    Va sfatato la comune credenza che i camaleonti assumano il colore dell’ambiente che li circonda, infatti il cambio di livrea è determinato da impulsi nervosi (un po’ come per il Discus che mostra il proprio stato d’animo attraverso la colorazione del corpo). Stress, paura, eccitazione sessuale, gravidanza, eventuali patologie ecc… condizionano quindi il colore dell’animale. Per riassumere in modo molto schematico è come se il camaleonte avesse vari strati di cellule colorate che è in grado di portare avanti o indietro mostrando quindi una tonalità piuttosto che un’altra. Specifico che non tutti i camaleonti sono in grado di mostrare colori sgargianti o sono in grado di variare notevolmente la loro colorazione. Come tutti i rettili anche i camaleonti in seguito al loro accrescimento cambiano pelle, spesso viene mangiata dall’animale stesso. La muta si verifica con cadenze ravvicinate in soggetti giovani mentre si dirada una volta che l’animale ha raggiunto la sua stazza definitiva.




    Ora vediamo in linea di massima come si possono allevare I camaleonti.

    Uno degli aspetti che vanno tenuti in maggiore considerazione è l’aspetto climatico, ovvero la temperatura e l’umidità. si tratta di parametri importantissimi per far vivere al meglio questi rettili. A seconda della specie e della provenienza dei singoli soggetti (in genere si possono distinguere I camaleonti di monntagna e quelli di pianura) sarà necessario ricreare condizioni climatiche idonee, per esempio, per un camaleonte originario delle montagne della Tanzania sarà necessario prevedere forti escursioni termiche tra il giorno (24°-26°) e la notte (12°-16°) e una umidità tra il 70% e il 100%.

    Altri camaleonti originari di zone più aride come la parte meridionale dell’Arabia Sudita dovremo avranno necessità di temperature un po’ più alte (26°-28° di giorno e 18°-21° di notte) e umidità comperese tra il 50% e il 90%. Naturalmente il consiglio che posso dare è quello di informarsi prima di acquistare un qualsiasi animale e in particolare un camaleonte che sono rettili abbastanza delicati ed esigenti.
    La maggior parte dei camaleonti ha la necessità di vivere in speciali terrari che prevedano almeno un paio di pareti costituite da rete in modo da favorire al massimo il ricircolo d’aria, esistono addirittura speciali gabbie interamente realizzate in rete. L’attrezzatura tecnica dei terrari destinati a questi rettili è molto semplice, avremo bisogno di una lampada riscaldante (che non deve essere raggiungubile dall’animale perché potrebbe ustionarsi) e di una lampada UVA-UVB di potenza variabile a seconda delle necessità (tali raggi sono utili all’animale per sintetizzare la vitamina D e per rendere disponibile il calico all’organismo).



    Nella stagione calda alcuni camaleonti amano vivere all’aperto e se vogliamo potremo posizionare la loro gabbia in giardino o sul terrazzo badando di controllare sempre temperatura e umidità. Un rudimentale sistema goccia, goccia simile a quello che adoperiamo anche per i discus potrà essere utile per permettere al camaleonte bere. L’arredo sarà costituito nella maggior parte dei casi da rami (vanno bene I rami degli alberi da frutta) e piante resistenti a umidità e caldo (Photos) ma si può ricorrere anche a vegetazione sintetica.
    Per mantenere tassi d’umidità idonei avremo poi bisogno di un nebulizzatore, un semplice spruzzino di quelli che si usano al mare può fare al caso nostro.
    I camaleonti si nutrono di insetti e di tanto in tanto, le specie di taglia maggiore, possono predare uccelli e piccoli mammiferi. In ambito domestico la dieta sarà costituita da insetti quali grilli, cavallette, mosche, moscerini della frutta, ben accette sono anche le tarme della farina, le tarme del miele e I kaimani (non sono coccodrilli ovviamente ma larve di particolari coleotteri). In estate ci si può anche divertire a catturare il “plankton dei prati” (ovvero tutti gli insetti che brulicano d’estate nell’erba ma attenzione perché ci sono raramente anche insetti “velenosi” come api, cimici lucciole ecc..) magari in una zona poco contaminata.
    Alcune specie di camaleonti accettano anche frutta e verdura. Per bilanciare la dieta dei camaleonti di tanto in tanto sarà necessario spolverare gli insetti da pasto con del calcio carbonato o calcio gluconato.


    I camaleonti non sono animali che amano il contatto con l’uomo, alcune specie mostrano anche un comportamento aggressivo e si stressano facilmente se andremo a disturbarli con frequenza, nonostante tutto con pazienza potremo anche insegnare a questi animali a venire a prendere il cibo dalle mani o a fidarsi al punto di salire sulla spalla del padrone per farsi un bel giretto per la casa.
    L’obiettivo di ogni appassionato di animali è quello, un giorno, di riprodurre i propri amichetti, nel caso dei camaleonti sono già diverse le specie che si riproducono con regolarità anche in cattività. I sistemi di riproduzione sono quello oviparo con un periodo di incubazione variabile tra i 5 e i 24 mesi (a seconda della specie) e quello ovoviviparo (la gestazione è più o meno di 9 mesi), naturalmente ogni specie è ovovivipara o ovipara.


    Le uova devono essere prelevate senza essere girate e poste in speciali incubatrici che garantiscono un determinato tasso d’umidità e una temperatura costante, lavorando su quest’ultima si può determinare il più delle volte il sesso dei nascituri. Il numero di uova deposte varia notevolmente (fino a 80-90 uova) a seconda della specie e della dimensione del camaleonte, femmine molto giovani non vanno mai fatte accoppiare per evitare problemi di distocite.
    Come tutti gli animali anche i camaleonti sono soggetti a diverse malattie che sono spesso individuabili eseguendo esami specifici. La colorazione e il comportamento di questi rettili sarà un chiaro segnale di malessere.
    Le malattie principali sono la MOM (malattia ossea metabolica che comporta una mancata calcificazione delle ossa in caso di carenza di calcio, vitamina D3 e fosforo),



    l’ipervitaminosi (eccessiva integrazione di vitamine), le malattie parassitarie (molte delle quali conosciute anche dai discofili… flagellati, nematodi, trematodi, coccidi, criptosporidi…), ustioni, costipazioni gastrointestinali ecc…
    Quasi tutti i camaleonti sono compresi nella lista degli animali protetti da CITES, sono previste sanzioni pesanti per chi non fosse munito di tale documento, in molti paesi esotici, gli abitanti del luogo nei pressi dell’aeroporto, propongono piccoli camaleonti a prezzi ridicoli ma chiaramente incorrereste in multe salatissime una volta arrivati in Italia (senza contare che probabilmente l’animale sarebbe destinato a morte certa). Nelle zone più a sud d’Italia potreste invece imbattervi in un camaleonte, non catturatelo, anche questi animali sono compresi nella lista della convenzione di Washington ed è in ogni caso illegale catturare la fauna autoctona.


    Avere un camaleonte in casa è sicuramente un impegno notevole sia in termini di tempo che di responsabilità morale ma sarà di certo un piccolo angolo di natura che potrà ripagare la vostra pazienza offrendo uno spettacolo quotidiano sempre nuovo e avvincente. Ribadisco che l’articolo ha unicamente carattere informativo, mi scuso anticipatamente per non essere magari stato chiaro in ogni aspetto e per le eventuali inesattezze che posso aver riportato, io stesso sono assolutamente all’inizio di questa nuova avventura e mi sono avvicinato da poco al mondo dei rettili, per eventuali ulteriori curiosità o domande sono a disposizione nel limite delle mie conoscenze.


    Edited by gheagabry1 - 3/1/2023, 22:27
     
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    Il GECO "Coda di Foglia"



    Uroplatus sikorae, come tutto il genere Uroplatus, è endemico del Madagascar. Sono chiamati “gechi dalla coda a foglia” e a volte il loro mimetismo è davvero impressionante. Esistono 2 sottospecie di U. sikorae: U. S. sikorae e U. S. sameiti. Sono abbastanza difficili da distinguere a prima vista, un metodo sicuro per riconoscerli è guardare all’interno della bocca: se la gola è nera si tratta di U. S. sikorae, se è rosa di S. sameiti.... i S. sameiti sono più rari. E’ un Uroplatus di taglia media, spesso sono lunghi 15-18 cm anche se alcuni esemplari possono arrivare a 20-21 cm. Presentano una specie di “barbetta” o “frangia” che contorna tutto il corpo, questa ha lo scopo di eliminare le ombre quando il geco è come incolalto alla corteccia, rendendolo quindi praticamente invisibile anche in pieno giorno.
    Di giorno rimane immobile attaccato ad un tronco con la testa in giù, si appiattisce sulla corteccia e assume la stessa colorazione dell’ambiente circostante. Gli occhi sono molto prominenti di colore beige o marrone - giallo ed hanno la pupilla verticale circondata da disegni circolari di colore più scuro. La coda è corta, larga e lobata ai margini come una foglia e in caso di pericolo la può abbandonare, come farebbe una normale lucertola. Oltre al colore del corpo e alla forma della coda, ha delle frange cutanee lungo i margini laterali della mandibola e del corpo che gli permettono di sfumare i suoi contorni e di evitare una proiezione della propria ombra. Di notte è più attivo e caccia piccoli insetti. Se si sente minacciato, il geco si rizza in piedi per apparire più grande, solleva la coda e spalanca la bocca emettendo un forte sibilo. Di notte invece sono più attivi e si dedicano alla caccia di piccoli insetti. Purtroppo però la loro abilità mimetica non li ha salvati dall’estinzione: deforestazione e commercio illegale stanno decimando questi rettili.


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    La notte è a colori per il geco, predatore gentile




    C’è un geco che ogni sera, più o meno quando quasi finito di cenare al tavolo di pieta dietro casa, si avvicina – rapido e furtivo a un tempo – alla lampada sul muro. Immobile, attende il suo pasto volante dalla migliore postazione possibile. Arrivano sibilanti zanzare e scure e tremolanti falene attratte dalla luce, vittime predestinate come i maschi in una celebre canzone in cui Marlene Dietrich si dichiara intrisa, dalla testa ai piedi, d’amore. Con un guizzo lei, o forse lui, se ne fa un boccone. Mi ritrovo a tifare per il predatore: perché mai non dovrebbe godersi la spuntino? Sorrido della sua buffa espressione mentre dalle mascelle serrate spunta la vittima alata: adoro i gechi, e non soltanto perché si dice portino fortuna. Mi piacciono le loro zampette a ventosa, la timidezza guardinga espressa anche da quella tonalità beigina, sabbiosa, di chi preferisce passare inosservato. Non saprei però dire in che tonalità i gechi si vedano fra di loro.




    Qui si tratta più che mai di punti di vista. Se di notte tutti i gatti sembrano bigi, per numerosi animali non è così: pipistrelli, lemuri, falene – appunto i gechi – riescono a distinguere i colori anche in quella che per noi è una tenebre pressoché totale. Che incredibile ricchezza percettiva, e come siamo presuntuosi noi umani a supporre che per ognuno, dopo il tramonto, il mondo si muti in null’altro che infinite sfumature brune. Chi si procura il cibo al buio ha bisogno di orientarsi , nulla è strano se l’evoluzione ha favorito chi percepisce le tinte anche senza la presenza della luce solare: la falena sfinge è dotata di lenti in grado di sfruttare il solo chiarore delle stelle in una notte senza luna, distinguendo i fiori in base al colore. Quando ho letto che i gechi sono dotati di una sensibilità cromatica trecentocinquanta volte superiore alla nostra, la mia tenerezza per questa che mi pareva la Cenerentola tra le lucertole, si è mutata in ammirato stupore. Adesso, quando il mio geco si presenta al nostro appuntamento serale, lo considero con uno sguardo nuovo. Con l’immaginazione cerco si evocare, dalla massa del giardino, in quel buio trasparente e come inargentato delle prime ore notturne, la magia di una tela tutta declinata in toni densi di basso notturno, di fingermi un mondo di pigmenti saturi come nelle tele a olio di certi maestri fiamminghi.
    (Pia Pera – gardenia luglio 2015)

     
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