CUCINA NAPOLETANA E CAMPANA

come e cosa si mangia

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    Cucina napoletana



    La cucina napoletana ha antichissime radici storiche che risalgono al periodo greco-romano, e si è arricchita nei secoli con l'influsso delle differenti culture che si sono susseguite durante le varie dominazioni della città e del territorio circostante. Importantissimo è stato l'apporto della fantasia e creatività dei napoletani nella varietà di piatti e ricette oggi presenti nella cultura culinaria partenopea.
    In quanto capitale del regno, la cucina di Napoli ha acquisito anche gran parte delle tradizioni culinarie dell'intera Campania, raggiungendo un giusto equilibrio tra piatti di terra (pasta, verdure, latticini) e piatti di mare (pesce, crostacei, molluschi).
    A seguito delle varie dominazioni, principalmente quella francese e quella spagnola, si è delineata la separazione tra una cucina aristocratica ed una popolare. La prima, caratterizzata da piatti elaborati e di ispirazione internazionale, sostanziosi e preparati con ingredienti ricchi, come i timballi o il sartù di riso, mentre la seconda legata ad ingredienti della terra: cereali, legumi, verdure, come la popolarissima pasta e fagioli. A seguito delle rielaborazioni avvenute durante i secoli, e della contaminazione con la cultura culinaria più nobile, la cucina napoletana possiede ora una gamma vastissima di pietanze, tra le quali spesso anche quelle preparate con gli ingredienti più semplici risultano estremamente raffinate.
    Nonostante le contaminazioni avvenute durante i secoli, compreso quello appena trascorso, la cucina napoletana conserva tutt'oggi un repertorio di piatti, ingredienti e preparazioni che ne caratterizzano una identità culturale inconfondibile.


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    Spaghetti macchiati con le vongole


    Ingredienti principali della cucina napoletana


    La pasta

    Esiste una grande varietà di pasta napoletana. Nella cucina napoletana è molto più diffusa la pasta di semola di grano duro, di produzione industriale, rispetto alle paste fatte in casa, che sono molto più diffuse nell'entroterra campano ed in altre regioni d'Italia. La produzione su larga scala della pasta nel napoletano risale almeno al XVI secolo, quando a Gragnano si trovavano le condizioni ideali per essiccarla e conservarla. A Napoli sono considerati molto importanti anche i tempi di cottura della pasta, che deve essere ben "al dente", in particolare se deve essere successivamente mantecata in padella.
    Tra le varietà più diffuse vi sono, oltre a quelle più classiche, come spaghetti, linguine e bucatini, anche i formati tipici locali, come i paccheri e gli ziti, che tradizionalmente vengono spezzati a mano, prima di essere cotti e conditi con il ragù. Per la preparazione di pasta con i legumi viene usata anche la pasta mista (pasta ammescata), una volta venduta a prezzo più basso perché risultante dai rimasugli spezzati degli altri formati, ma oggi venduta come un formato a sé stante. Da non trascurare sono gli gnocchi, preparati con farina e patate. Vi sono anche formati meno tradizionali, ma oggi molto diffusi, tra i quali gli scialatielli.


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    Spaghetti alla puttanesca


    Il pomodoro

    Il pomodoro, originario dell'America, fu importato in Europa dagli spagnoli nel XVI secolo, ma venne ignorato dal punto di vista alimentare per circa due secoli. Solo tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX secolo la salsa di pomodoro divenne comune a molte ricette, e la sua coltivazione si diffuse fino a diventare una delle più importanti della Campania. Tra le varietà più famose a Napoli vi è il pomodoro Sammarzano, quasi estinto alla fine del XX secolo e recentemente recuperato alle coltivazioni. Importanti sono i pomodorini del Vesuvio che si conservano a lungo raccolti a grappolo da appendere fuori al balcone ('o piennolo).
    A Napoli è sorta l'industria conserviera che ha portato in tutto il mondo i celebri "pelati" e il "concentrato" di pomodoro. Molti sono poi i metodi casalinghi di conservarlo, dai pomodori in bottiglia, fatti a pezzi oppure passati per essere sempre pronti agli usi più vari, alla famosa "conserva" in cui il pomodoro viene stracotto e concentrato fino a diventare una crema scura e vellutata.



    Braciola al sugo con ziti spezzati


    Verdure e ortaggi

    I piatti a base degli ortaggi dell'agro campano, come la parmigiana di melanzane o i peperoni ripieni, possono diventare veri e propri protagonisti della tavola. Tra i prodotti più tipici vanno ricordati i friarielli, la scarola liscia o riccia, diverse varietà di broccoli, la verza, le verdure da minestra, e le puntarelle. Diffusissimi sono tutti i tipi di legumi.
    Le zucchine sono ampiamente utilizzate; le più grandi vanno preparate a scapece, fritte e condite con l'aceto e la menta. I fiori maschili delle zucchine si possono preparare fritti in pastella: sono ottimi succedanei dei sciurilli, che sono i fiori di zucca. I germogli raccolti dalle piante di zucchine in tarda estate, dopo la fase di produzione, vengono chiamati talli, e sono ingredienti di ottime zuppe oppure vanno soffritti in padella. Tra le cucurbitacee ha diffusione locale la zucchetta di pergola o zucchetta del prete, dal gusto delicato, ottima con la pasta o a zuppa con pomodorini.



    Zucchine alla scapece


    Oltre ai normali peperoni di grosse dimensioni, rossi e gialli, tipici sono i peperoncini verdi dolci, che si preparano fritti. I carciofi più pregiati sono le cosiddette mammarelle, grandi, tondeggianti e con le estremità delle foglie violacee. Sono ideali per essere gustate semplicemente lesse con un pinzimonio di olio extravergine di oliva e sale.
    L'insalata accompagna molti piatti, specialmente quelli a base di pesce. Più spesso della lattuga viene impiegata l'incappucciata (simile a quella che oggi viene chiamata iceberg), più croccante, che viene mescolata anche a carote, finocchio, rucola, che una volta veniva raccolta spontanea nelle campagne e venduta dagli ambulanti insieme alla meno nobile pucchiacchella, e ravanelli, tradizionalmente quelli lunghi e più piccanti, oggi sempre più rari e quasi completamente sostituiti da quelli tondi e più dolci. L'insalata di pomodori primeggia nel periodo estivo. Un accorgimento particolare per quest'insalata, che viene condita con cipolla, basilico e/o origano ed olio d'oliva, è di aggiungere un filo d'acqua, che aiuta la macerazione e la formazione di un sugo nel quale intingere il pane.
    Le olive nere usate nella cucina napoletana sono quelle di Gaeta, città a Nord di Napoli, una volta parte del Regno delle due Sicilie.



    Peperoni ripieni


    Formaggi e latticini

    Presenza importante nella cucina napoletana e campana sono i latticini, la cui storia è documentata da tempi antichissimi. Tra questi sono molto importanti le produzioni di latticini in pasta filata, come fiordilatte, provola e mozzarella. La mozzarella di bufala, in particolare, viene citata per la prima volta con il nome mozzarella nel 1570 da Bartolomeo Scappi ma ha origini sicuramente più antiche, e nel 1481 appare con il nome di mozza, dal verbo mozzare, gesto col quale, a mano, si suddivide la pasta filata in singole mozzarelle. Analogamente, dalla prova, di analogo significato, prende il nome la provola.



    Fiordilatte e mozzarella di bufala


    La ricotta di fuscella, freschissima e leggera, venduta originariamente in cestini vegetali
    La ricotta fresca, che viene consumata sia da sola che come condimento (ad esempio, sulla pasta al ragù)
    La ricotta salata, più stagionata, tipica del periodo di Pasqua
    La caciottella fresca della penisola sorrentina, dal sapore molto delicato
    La mozzarella di bufala campana, la cui produzione è concentrata soprattutto nella zona dell'aversano e nella piana del Sele
    I bocconcini alla panna di bufala, o burrielli, mozzarelline conservate in anfore di terracotta e immerse nella panna o nel latte
    Le scamorze, bianche o affumicate
    Il fiordilatte, preparato con latte vaccino, che ha la sua migliore produzione nella zona di Agerola
    La provola affumicata, un fiordilatte aromatizzato al fumo di paglia umida, colorata esternamente marrone, ed internamente giallognola, dal gusto intenso
    Il burrini di Sorrento, piccoli provoloncini dal cuore di burro
    I bebè, i provoloni e i caciocavalli di varia stagionatura.



    Formaggi tipici campani


    Pesce e frutti di mare

    Tutto il pesce del Tirreno è abbondantemente presente nella cucina napoletana. Molto apprezzati sono anche i pesci meno pregiati e più economici, tra i quali soprattutto le alici ed il pesce azzurro in generale. Ottimo è il pesce per la zuppa: scorfani, tracine, cuocci, così come pesci di media e grande taglia, tra i quali spigole e orate, ormai venduti prevalentemente da itticoltura, o come dentici, saraghi e pezzogne. Anche pesci di piccolissimo taglio sono usati:
    I cicenielli, novellame di pesce azzurro, piccolissimi e trasparenti, cotti lessi o fritti con la pastella.
    I fravagli, lunghi pochi centimetri, principalmente di triglia o retunni, da passare nella farina e friggere rapidamente.
    A seguito del progressivo depauperamento delle riserve ittiche del mediterraneo, e delle conseguenti limitazioni sulla pesca del novellame, questi ultimi non sono più commercializzabili, mentre sono ancora venduti, nei limiti delle limitazioni imposte alla pesca, i cicenielli.
    Il baccalà, importato dai mari del nord Europa, è anche un ingrediente che fa parte della tradizione, e viene preparato fritto o anche con le patate e pomodoro.
    Molti cefalopodi sono utilizzati (polpi, seppie, calamari), così come i crostacei. I frutti di mare: cozze, cannolicchi, taratufi, fasolari, telline, sconcigli e maruzzielli, sono ancora oggi talvolta consumati anche crudi, sebbene sempre più raramente rispetto a qualche decennio fa. Una nota particolare la merita la definizione di vongola verace, da non confondere con la vongola filippina, spesso chiamata verace nei mercati del nord Italia, ed il lupino.
    Da deprecare è il consumo di datteri di mare, per fortuna vietato per legge dal 1998, in quanto per la loro pesca vengono seriamente danneggiate le costiere calcaree, prevalentemente della penisola sorrentina.



    Polpo alla luciana


    Il pane

    Il pane più utilizzato è il "pane cafone", cresciuto a lievitazione naturale, cotto a legna, con grossi buchi all'interno e dalla scorza croccante. Sono anche diffusi gli sfilatini, rimembranze delle baguette francesi, ma più corti e un po' più larghi, le rosette, piccoli panini tondi e infine la fresella, ovvero un biscotto di pane tondo da condire con olio, olive, pomodori e altro. Oramai scomparso il pane "marsigliese", un pane delicato fatto con lievito di birra, e di forma particolare (due panetti attaccati).



    Pane cafone


    La pizza

    La pizza è forse il prodotto gastronomico più celebre, nel mondo, di tutta la cucina napoletana. Le sue radici sono antichissime, sicuramente risalenti almeno all'epoca romana, quando erano diffuse diverse focacce di grano, citate in alcune opere di Virgilio. Il nome, infatti, probabilmente deriva dal latino pinsa, participio passato del verbo pinsere, che significa schiacciare. La pizza vera e propria, ricoperta di salsa di pomodoro, risale a poco più di due secoli or sono, e fu presto popolarissima sia presso i napoletani più poveri e che presso i nobili, compreso i re Borbone. Il successo della pizza conquistò anche i sovrani piemontesi, tanto è vero che proprio alla regina Margherita di Savoia nel 1889 il pizzaiolo Raffaele Esposito dedicò la "pizza Margherita" che rappresentava il nuovo vessillo tricolore con il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro ed il verde del basilico. Tuttavia, quella che oggi è chiamata pizza Margherita in realtà era già preparata prima della dedica alla regina Savoia. Francesco De Bouchard già nel 1866 ci riporta la descrizione dei principali tipi di pizza, ossia quelli che oggi prendono nome di marinara, margherita e calzone. La cottura della vera pizza necessita il forno a legna che riesce a raggiungere alte temperature tra i 450 e i 485 °C. Per questo motivo, sia la pizza fatta in casa che quella preparata nei locali che utilizzano forni elettrici non riescono a pareggiare l'inconfondibile ed unico sapore della vera pizza napoletana.
    Un modo tradizionale di consumare la pizza è di acquistarla e mangiarla per strada. Nel centro storico alcune pizzerie vendono ancora la pizza a libretto o a portafoglio, più piccola della pizza che si mangia a tavola, piegata in quattro insieme ad un foglio di carta per alimenti, ed ancora dal costo molto contenuto. Questa pizza è stata resa celebre da Bill Clinton che, a Napoli per il meeting del G7, del 1994 gustò la pizza in questo modo presso una nota pizzeria in via dei Tribunali.
    Con la pasta della pizza si producono anche pastacresciute e scugnizzielli.


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    Pizza Margherita


    Dolci

    La tradizione culinaria napoletana annovera una grande varietà di dolci. Tra i dolci principali, sono da ricordare i seguenti:
    La sfogliatella, frolla o riccia, ideata nel Settecento nel monastero di Santa Rosa situato a Conca dei Marini, nei pressi di Amalfi, il cui ripieno contiene una crema di ricotta, semolino, vaniglia e cedro e scorzette di arancia candite. Tra le varianti che si trovano oggi vi è la Santa Rosa, più grande e completata da crema ed amarene, la "Frolla" perché fatta appunto con pasta frolla, e le code d'arargosta, ripiene di una pasta bignè e farcite con vari tipi di crema.
    Da ricordare inoltre la "secolare battaglia" tra i sostenitori della "Riccia" e e della "Frolla" che da tempi ormai immemori si contendono il titolo di autentica sfogliatella
    Il babà, variante napoletana di un dolce che ha probabilmente origini polacche.
    Le zeppole di San Giuseppe, fritte o al forno, sono ciambelle ricoperte di crema e di amarene.
    La pastiera, del periodo di Pasqua, è un dolce tipicamente realizzato a casa, più che in pasticceria. Tra gli ingredienti vi è il grano, che a Napoli viene venduto già lessato e pronto per l'uso. L'uso di questo ingrediente potrebbe essere legato ai culti della fecondità di epoca greco-romana.



    Torta caprese


    Gli struffoli natalizi, dolce tipico fatto da molte palline piccole e fritte, condite con miele. Questo dolce ha probabili origini greche, come riportato nell'introduzione storica.
    La delizia al limone, creazione degli anni settanta, ma entrata di diritto nella tradizione dolciaria campana. A base di limoni della costiera sorrentina e limoncello.
    La torta caprese, a base di mandorle e cioccolato. Con la delizia al limone ed il babà è tra i dolci preferiti per i pranzi e le cene che celebrano matrimoni ed altri eventi importanti.
    Famosi sono anche gelati, tra cui le coviglie e gli spumoni di preparazione più tradizionale.


    Sfogliatella_Santarosa


    Sfogliatelle di Santarosa


    Vini

    La tradizione vinicola italiana annovera molti vini campani di qualità che si abbinano bene alla cucina locale. Tra i bianchi vi sono il Greco di Tufo, la Falanghina, il Fiano di Avellino, l'Asprinio di Aversa, mentre tra i rossi il Taurasi in primo luogo, nonché l'Aglianico, il Piedirosso o pere 'e palummo, il Solopaca, il Lacryma Christi del Vesuvio. Quest'ultimo si produce sia bianco che rosso.
    Tre vini campani hanno la denominazione DOCG, tutti prodotti nella provincia di Avellino:
    Il Taurasi, rosso, anche nella versione riserva
    Il Fiano di Avellino, bianco
    Il Greco di Tufo, bianco, anche nella tipologia spumante


    Prodotti tipici


    Prodotti tipici impiegati come ingredienti nella cucina campana:
    mozzarella di bufala (tra le province di Caserta, Napoli e Salerno)
    Liquore Strega (in provincia di Benevento)
    Lacrime di Bacco (provincia di Napoli)
    Pomodoro San Marzano (nelle province di Avellino, Napoli e Salerno)
    pomodorini del piennolo (nell'area vesuviana, Napoli)
    sfusato amalfitano (specie di limone coltivato in Costiera Amalfitana, Salerno)
    noci di Sorrento (provincia di Napoli)
    Friarielli, tipica verdura che cresce solo in zona vulcanica (nell'area vesuviana e zone limitrofe) (Provincia di Napoli e area settentrionale del salernitano)
    Limoncello (tra le province di Napoli e Salerno, in particolare penisola sorrentina e Capri)
    Carciofo di Paestum (provincia di Salerno)
    Mela annurca (valle Caudina, Avellino)
    olio extravergine del Cilento (provincia di Salerno)
    Tartufo di Bagnoli Irpino (Provincia di Avellino)
    Cipollotto nocerino (sulla valle del Sarno, tra le provincie di Avellino, Napoli e Salerno)
    Percoca giallona di Siano (provincia di Salerno)



    Crocchè di patate


    Piatti tipici


    Una lunga serie di ricette appartiene al patrimonio culturale campano.
    cardone piatto tipico della provincia di Benevento
    pasta con fagioli tipico della provincia di Benevento e dell'alta provincia di Caserta
    pasta con ceci tipico della provincia di Benevento e dell'alta provincia di Caserta
    la pastiera (NAPOLI)
    la parmigiana di melanzane (NAPOLI)
    il babà, un soffice dolce molto cresciuto cosparso da una bagna di rum acqua e zucchero (NAPOLI)
    la caprese è un antipasto a base di mozzarella pomodoro e basilico (NAPOLI)
    impepata di cozze(NAPOLI)
    la minestra maritata (minestra composta da una selezione di ortaggi con aggiunta di salsicce, muso e piede (o' père e o' muss) di maiale, carne di manzo e gallina) (BENEVENTO)
    polpi 'alla luciana' (NAPOLI)
    spaghetti allo scoglio (NAPOLI)
    pasta e faglioli con le cozze (NAPOLI)
    pizza chiena (ossia pizza piena, una specialità di Cannalonga) (SALERNO)
    i paccheri conditi con un particolare sugo (o' ragù (NAPOLI)
    la maccaronara piatto tipico della cucina irpina (AVELLINO)
    l'anguilla marinata (NAPOLI)
    le melanzane al cioccolato della Costiera Amalfitana (SALERNO)
    il sanguinaccio (CASERTA)
    la sfogliatella (NAPOLI)
    gli struffoli (NAPOLI)
    le zeppole (BENEVENTO)
    le zeppole di san Giuseppe (NAPOLI)
    gli spaghetti alle vongole (NAPOLI)



    Pasta e fagioli con le cozze



    Fonte:Wikipedia e web

    Edited by giuliascardone - 17/12/2011, 16:59
     
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    Gastronomia da asporto napoletana


    Sofia Loren e Giacomo Furia nel film "L'oro di Napoli"



    La pizza fritta "a ogge a otto"

    La pizza fritta è una vecchia pietanza della tradizione gastronomica partenopea, associata all'espressione napoletana "a ogge a otto", ossia la mangio oggi e la pago tra otto giorni: era uno dei pochi alimenti accessibili al popolino povero e pieno di debiti che viveva nei vicoli della vecchia Napoli.
    La pizza fritta, ripiena di ricotta, salame, cicoli, mozzarella o altro oppure come semplice impasto senza ripieno era una versione più economica della pizza cotta in forno, che non tutti potevano pagare. La pizza "a ogge a otto" era venduta nei "bassi", umili monolocali senza finestra a livello stradale, abitazione simbolo della Napoli povera.
    Ad occuparsi della frittura e della vendita era spesso la moglie del pizzaiolo, il quale prima di andare in pizzeria preparava l'impasto. Il cliente, il più delle volte anche lui un abitante dei "bassi", comprava la pizza, mentre la pizzaiola si segnava il credito su un quadernetto e per quel giorno il problema della fame era risolto. Poi tra una settimana si sarebbe pensato al conto!
    Un'altra spiegazione di questo termine si può far risalire al fatto che queste pizzerie-basso restavano aperte un solo giorno alla settimana, perchè gestite direttamente dal pizzaiolo, che nel suo giorno libero della settimana, arrotondava le magre entrate della famiglia con la vendita delle pizzette fritte (non avendo il forno, la frittura era l'unico modo per cuocerle).



    Pizze fritte



    Cibo di strada

    A Napoli da tempo immemore è diffuso l'uso di acquistare e consumare cibi tipici per strada. Questa funzione era anticamente svolta dai thermopolia di epoca romana, rinvenuti negli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano ed in numerosi altri siti archeologici della zona. Tipici sono alcuni prodotti da friggitoria che si possono ancora oggi acquistare, soprattutto nelle vie del centro storico, tra i quali vanno citate le pastacresciute, gli scagliozzi ed i sciurilli, oltre alle melanzane fritte e ai piccoli crocchè di patate

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    Zeppole e panzarotti


    Taralli sugna e pepe


    La pizza a libretto e la pizza fritta si trovano ancora presso le pizzerie di via dei Tribunali, port'Alba e piazza Cavour. Alla Pignasecca sono ancora attive alcune botteghe di carnacuttari che vendono vari tipi di trippa, 'o pere e 'o musso o la storica zuppa 'e carnacotta. Da Mergellina a via Caracciolo sono ancora numerosi i venditori di taralli 'nzogna e pepe (sugna e pepe), mentre rarissima è ormai la presenza de 'o broro 'e purpo (il brodo di polpo), una volta declamato dai venditori ambulanti.



    Banco 'o pero e 'o musso


    Fino a non molti anni fa erano diffuse bancarelle che vendevano 'o spassatiempo (il "passatempo"), ossia noccioline, semi di zucca e ceci tostati, lupini in salamoia, il cui nome deriva dal tempo necessario per sgusciare questi tipi di semi, frutta secca e legumi.



    Lupini, olive


    D'estate, offrono ancora oggi, seppur raramente, refrigerio i venditori ambulanti di una semplice granita, definita 'a rattata (la grattata), ossia, del semplice ghiaccio grattugiato a partire da un singolo grosso blocco con un apposito strumento simile ad una pialla, che viene condito con dello sciroppo dolce. I gusti più tipici sono latte di mandorla, amarena.


    Acquafrescaio


    Curiosità

    Il primo fast-food dei tempi moderni che si è dato questa connotazione (pasto-veloce) è nato a Napoli; si chiama "vaco 'e press" (vado di fretta); nato agli inizi del secolo scorso, era ed è una friggitoria-rosticceria. Si trova in centro, a piazza Dante.


    Fonte:Wikipedia
     
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    ANTICA CUCINA CAMPANA


    O' VESUVIO



    Preparazioni tipiche

    Molte delle preparazioni culinarie campane hanno origini antiche (anche se non tanto antiche quanto la pizza, che risale addirittura al secondo millennio a.C.).
    Le cervellatine sono classiche salsicce di carne magra suina e lardo, condite con sale, pepe e vino rosso e insaccate in budelline d'agnello.
    I diavulilli sono confettini piccolissimi (usati per guarnire ad es. gli struffoli), dai mille colori, per la prima volta elaborati da un convento di frati camaldolesi.
    Le pupatelle sono fichi del salernitano fatti asciugare nel forno, imbottiti di frutta secca (mandorle, noci, nocciole) e ricoperti di cioccolato.
    I susamielli sono biscotti della tradizione natalizia a forma di "esse", in origine fatti con semi di sesamo e miele (da cui il nome).
    I burrielli, detti anche bocconcini di cardinale, sono piccole mozzarelle conservate nel siero in anfore di creta.
    Il capecuollo è un salume preparato con i muscoli dorsali del suino: viene utilizzato il pezzo intero, senza tagli né macinazione.
    Infine, le salsicce di bufala sono un'antica specialità casertana, preparata con carne di bufalo giovane e di polpa di tacchino tritati insieme a grasso di maiale e insaporite di sale, peperoncino rosso, semi di finocchio e anice.



    Fagioli con scarole


    Tipica zuppa autunnale con fagioli cannellini, scarola, guanciale, pomodoro, fette di pane casereccio, cipolla, peperoncino e aglio.


    La cucina avellinese


    Le specialità della cucina avellinese sono costituite soprattutto da primi piatti a base di pasta fatta a mano di varie forme e misure. Le più comuni sono i fusili, i cavatelli, le tagliatelle, i ravioli, le orecchiette.


    Fusilli con pomodoro, olive nere e capperi


    Orecchiette con braciola


    Cavatelli al sugo



    Prodotti e piatti tipici

    Rinomato anche il tartufo raccolto sulle montagne di Bagnoli Irpino.
    Ma quando si parla di Irpinia e di Sannio non si può non fare riferimento anche ai famosissimi vini: Taurasi, Fiano, Greco di Tufo, Solopaca e così via. In provincia di Avellino, molto particolare è la cucina calitrana. I secondi piatti sono soprattutto a base di carne: pollo, agnello, coniglio preparati alla brace o con salsine di vario tipo. In molte località,nelle zone della Baronia si cucinano il piccione e le interiora di maiale (tommacelle).Tra i dolci rustici si ricordano la pizza con la ricotta, le scarole e il granone.I dolci tipici sono le crespelle, gli strufoli, ma anche i calzoncelli, a Sant' Andrea di Conza,preparati con la farina di ceci (cauzunciell).
    Ancora, a Lacedonia, sono caratteristici i dolci simili a ravioli imbottiti di pasta di castagna e di cioccolata e cotti al forno, e le sfogliatelle imbottite di ricotta dolce o di marmellata di amarene.
    A Calitri si gustano piccilatiegghi, preparati solo in occasione della Pasqua, e scallatiegghi.
    I primi sono ciambelle guarnite con uovo sodo trattenuto da due linguette di pasta messe a croce; i secondi sono ciambelle aromatizzate con sale, pepe e semi di finocchio, lessate e poi cotte al forno
    Dolci tipicamente natalizi sono le scarpegghie, pizzette lievitate fritte in olio abbondante e poi imbevute di miele o cosparse di zucchero.



    Mugliatielli alla brace


    Anche questo piatto è uno degli emblemi della tradizione enogastronomica della provincia di Avellino. E soprattutto di quella pasquale. Era il classico antipasto del giorno di Pasqua e preludeva al ricco menù che appariva sulle tavole dei contadini dell’Irpinia non più di due o tre volte l’anno.


    I formaggi e i salumi

    I formaggi prodotti, soprattutto in zone come quelle del circondario di Montella e di Lioni, sono il caciocavallo, la scamorza, la caciotta, il pecorino, il caprino, i burrini, la ricotta salata, tra i salumi famosa è la sopressata, un salume dal profumo intenso. Castagne e nocciole sono prodotte in abbondanza, rinomata la castagna di Montella a Indicazione Geografica protetta.


    Formaggi tipici avellinesi


    Sopressata



    I vini

    l Fiano di Avellino è uno dei tre vini irpini che ha ottenuto il prestigioso marchio DOCG. Ottimo da abbinare con i frutti di mare, è raccomandato dai sommelier per accompagnare piatti a base di pesce, zuppe e molluschi. È di colore giallo-paglierino, ha odore intenso, e un gradevole sapore secco.l Il Taurasi è un vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Avellino, prende il nome dalla cittadina omonima.


    Taurasi



    I dolci

    Tra i dolci rustici si ricordano la pizza con la ricotta, le scarole e il granone.I dolci tipici sono le crespelle, gli strufoli, ma anche i calzoncelli, a Sant' Andrea di Conza,preparati con la farina di ceci (cauzunciell).
    Ancora, a Lacedonia, sono caratteristici i dolci simili a ravioli imbottiti di pasta di castagna e di cioccolata e cotti al forno, e le sfogliatelle imbottite di ricotta dolce o di marmellata di amarene.
    A Calitri si gustano piccilatiegghi, preparati solo in occasione della Pasqua, e scallatiegghi.



    Castagna tipica di Montella


    Casatiello dolce



    Fonte:Wikipedia e dal web
     
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    La cucina beneventana



    La cucina beneventana è fatta di specialità molto semplici i cui primi piatti sono sempre a base di pasta fatta in casa cecatielli e cazzarielli, lagane, condita con sugo di agnello o ragù od anche accompagnata a legumi, fiavole (a base di pasta sfoglia con ripieno di formaggio e uova, al forno), panzerotti di S. Giuseppe (a base di pasta sfoglia con ripieno di ceci e cannella, fritti)


    Pacche con fagioli


    Cavatelli con fave e guanciale


    Minestra di broccoli e patate



    Prodotti e piatti tipici

    E' diffusa in tutto il Sannio la preparazione di involtini a base di fegato, polmone, animella, prezzemolo, aglio, avvolti con budella di agnello e di legumi, preparati in svariati modi ("mugniatiello").
    Andando per paesini sanniti a Baselice si può apprezzare la pasta fatta in casa con ceci, a volte condita con sangue di maiale, pizza a base di granturco cotta sotto la brace ("pizza di ran’din"), rustico ripieno di formaggio Pecorino e uova a forma di mezzaluna,("fiadon").
    Sempre a Baselice scoviamo dolci tipici della cucina beneventana fatti con mandorle, miele e farina di grano tenero a forma rettangolare ("susamedd"), strisce di pasta frolla fritte in olio bollente e ricoperte di miele, zucchero o vin cotto preparate nel periodo di Carnevale ("scartellat"), dolce pasquale a forma di cestino ripieno di ricotta o di riso con decorazione centrale fatta con un uovo solo ("carusedd"). Di recente si sta sempre più diffondendo nei comuni di Circello, Morcone, S. Croce e Colle Sannita l’offerta di prodotti tipici di salumi di carne suina.



    Mugliatielli con patate



    Salsicce e friarielli



    I formaggi e i salumi

    Come ogni regione a vocazione contadina che si rispetti, anche quella del beneventano è rinomata per la produzione dei formaggi. Il caciocavallo silano Dop, ottenuto dal latte bovino lavorato crudo è una delle specialità delle colline beneventane, magari da gustare abbinato ai famosi taralli di San Lorenzello, conditi con spezie ed erbe aromatiche. Alla lavorazione delle carni sono legate alcune specialità del territorio, su tutte le soppressate e le salsicce del Sannio, alla base di gustosissimi piatti della cucina tradizionale locale.


    Caciocavallo podolico


    Salame di maiale nero casertano


    Taralli di San Lorenzello



    I vini

    I vini sanniti di maggior pregio sono l' Aglianico del Taburno, dal 2011 primo DOCG sannita, prodotto nei comuni di Bonea, Campoli del Monte Taburno, Cautano, Montesarchio, Tocco Caudio e Vitulano, il Solopaca, nei comuni di Frasso Telesino, Melizzano, Solopaca e Vitulano, e il Sant’Agata dei Goti nell’omonimo comune, famoso nella tipologia Falanghina.

    Aglianico del Taburno DOCG



    I dolci

    Il Sannio è conosciuto in tutto il mondo per il suo torrone, già noto in epoca romana nel periodo dei Cesari e considerato il dolce sannita per eccellenza. Tra le applicazioni più ricercate c’è quella a base di liquore Strega, altro prodotto di questa terra che ha contribuito a far conoscere il nome di Benevento in tutto il mondo.
    Sempre a Baselice scoviamo dolci tipici della cucina beneventana fatti con mandorle, miele e farina di grano tenero a forma rettangolare ("susamedd"), strisce di pasta frolla fritte in olio bollente e ricoperte di miele, zucchero o vin cotto preparate nel periodo di Carnevale ("scartellat"), dolce pasquale a forma di cestino ripieno di ricotta o di riso con decorazione centrale fatta con un uovo solo ("carusedd").



    Varietà di torrone


    Liquore e torrone Strega


    Biscotti al torrone


    Fonte:Wikipedia e dal web
     
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    La cucina casertana



    La gastronomia casertana offre diverse specialità tipiche della "cucina contadina", ricca di sapori naturali. I primi piatti sono di solito a base di pasta fatta in casa, con gli gnocchi e i tagliolini a primeggiare su tutti, ma anche di legumi, la tradizione riporta piatti semplici e popolari come le zite ripiene , l'anguilla arrostita o la pastiera di riso o tagliolini, mentre i secondi piatti vengono solitamente preparati con carni di produzioni locali e cucinati in differenti modi.


    Zite ripiene


    Pasta e patate



    Fave e cicoria




    Prodotti e piatti tipici

    Fra i piatti della tradizione, che caratterizzano la cucina del casertano, e che traggono spunto dalla sua terra e dall’inclinazione alla pastorizia, ecco le salsicce di polmone condite con i piccanti peperoncini locali. Molto buone e al contempo caratteristiche sono le acciughe in vasetto, il casatiello, i fagioli alla carrettiera e le zite. Tra i dolci non si possono dimenticare i panzarotti. E poi l’olio. Quella che si ritrova nella provincia di Caserta è una produzione ottima che tuttavia non gode ancora del riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta. Base di questa cucina sono i legumi di ogni specie, da mangiare da soli appena estratti dal "pignatiello" o con la pasta. I broccoli passati in padella con aglio e peperoncino , diventano i saporiti "friarielli".
    Da non dimenticare le castagne, la cui pianta quasi copre le zone di montagna dando ottimi frutti, e le mele annurca, frutto eccellente per proprietà organolettiche dalla polpa bianca e croccante. Ad esempio con le mele annurca ben miscelate a noci, carote, insalata, formaggio, limone, pepe e maionese da queste parti si preparano ottimi antipasti. E ancora si fanno le mele annurca alla griglia, al forno o come farcitura di specialissime crépes.



    Cianfotta


    Agnello con patate



    I formaggi e i salumi

    Dai fiorenti allevamenti del territorio deriva la possibilità di preparare formaggi tra i quali le mozzarelle prevalentemente di bufala. Si tratta di un formaggio a pasta filante ottenuto, confezionato immerso in panna o liquido di governo per garantire una maggiore freschezza. Le mozzarelle di Caserta sono le più apprezzate e famose di tutto il meridione. Il conciato romano pare che sia il più antico formaggio italiano e che risalga addirittura alla civiltà sannitica e non all’epoca romana come il nome lascerebbe pensare. La produzione, ancora piccola, avviene in Provincia di Caserta, in particolare sul Monte Maggiore nei pressi di Caiazzo, è una sorta di formaggio di fossa. Tipico della zona è il salame di bufalo, ha un sapore speziato e vivace. Possiede un basso contenuto di colesterolo, una minima presenza di grassi, è ricco di ferro ed altamente nutritivo. L'alto casertano è famoso anche per i suoi salumi:"a sausiccia di Vairano", le salamine di Piedimonte Matese, il salame di Baia Latina. Ottimi prodotti si ricavano anche dal maiale nero, caratteristico della zona.


    Conciato romano


    Culatello del Matese


    Mozzarella di bufala



    I vini

    Fra i vini da pasto si segnalano gli ottimi Bianco d'Alife, il Conca Mondragone e ancora il vino dei Campi Flegrei e il Pallagrello. Non sono da meno le Doc Asprinio di Aversa, Galluccio e Falerno del Massico. L’Indicazione Geografica Tipica si fa largo con il Roccamonfina e il Terre del Volturno. L’Asprinio è un vino da pasto che si preferisce servito a temperatura fra i 10 e i 12 gradi centigradi. Esiste anche la tipologia spumante, prodotta nel doppio tipo “demi-sec” e “brut”, entrambe a perlage sottile e profumo elegante. Tutti e tre si accompagnano a meraviglia con antipasti freddi, tartine, stuzzichini, piatti di pesce, crostacei e molluschi.


    Pallagrello



    I dolci

    Fritti, da forno, secchi, con la crema, sono tanti i dolci casertani legati a feste religiose o di origini pagane. Nel trascorrere dei secoli ogni dominazione, da quella greca a quella spagnola, ha lasciato nel casertano una traccia non solo nella storia culturale ma anche in quella culinaria. Molti dolci sono nati all'interno dei conventi e destinati alle tavole dei nobili. Oggi sfogliate, santarose, dolci di castagne, torte di mele, cotognata, sono patrimonio gastronomico di tutti e dalla campania. La Pizza Figliata, prodotta in casa in alcuni comuni dell’alto casertano, tra i quali Camigliano, Bellona, Pignataro Maggiore, Pastorano, Vitulazio e Giano Vetusto, sembra si chiami così perché è il dolce della natività per eccellenza, anche se taluni sostengono che si chiama così perché tende a spaccarsi in varie pallottole mielose. La pastiera casertana al suo interno al posto del grano, ha le tagliatelle all'uovo.


    Pizza Figliata



    Pastiera casertana


    Susamielle, roccocò, mostaccioli e pasta reale



    Fonte:Wikipedia e dal web

    Edited by giuliascardone - 17/12/2011, 17:02
     
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    La cucina salernitana



    La gastronomia salernitana rispecchia la cucina campana, differenziandosi tuttavia da quella napoletana per la spiccata semplicità dei piatti: si potrebbe dire che la cucina partenopea a volte risente delle ricercatezze introdotte dalla corte francese mentre la cucina salernitana ne è rimasta praticamente immune.
    I piatti tradizionali sono quindi molto semplici e si basano sulla genuinità e sui sapori dei prodotti di mare e di terra che fanno da ingredienti. In particolare il territorio salernitano annovera numerosi e rinomati prodotti tipici, dalle mille sfaccettature tra mare, montagna e colline, tanto da regalare al palato una molteplicità di prodotti enogastronomici.



    Scialatielli all'amalfitana


    Calamarata


    Scialatielli funghi e salsiccia



    Prodotti e piatti tipici

    Tutta la costa amalfitana è rinomata nel mondo non solo per l’incanto dei luoghi ma anche per dei prodotti veramente unici e per la sua saporitissima cucina a base di pesce e frutti di mare.
    Dai pregiatissimi limoni della Costiera, lo sfusato amalfitano, si ottiene un ottimo, e ormai famoso, liquore detto "Limoncello", preparato con acqua, alcool, zucchero e bucce dei frutti. Il colore di questo liquore varia dal giallo al verde pallido, in funzione del grado di maturazione dei limoni e dell’epoca di raccolta.
    Famoso in tutto il mondo è il caciocavallo silano, un formaggio semiduro a pasta filata, prodotto con latte vaccino dalla forma ovale o tronco-conica.Dagli olivi si ottiene un ottimo olio a denominazione "Olio extravergine di oliva delle Colline Salernitane", per il quale è in corso il riconoscimento D.O.C.
    Da non dimenticare è la “Nocciola Tonda di Giffoni”, una delle varietà italiane più nobili per le caratteristiche del seme di forma rotondeggiante e con polpa bianca, consistente e aromatica, e per la pellicola interna facilmente staccabile. Tra gli ortaggi riveste importanza la produzione del "Pomodoro Corbarino", detto anche pomodorino a "piennolo" perchè viene conservato intorno ad un filo di spago,tra i legumi si ricordano i fagioli borlotti di Tramonti.
    A Scala si possono gustare diverse specialità come orecchiette e fagioli; crespolini al formaggio; spaghetti al sangue di maiale; spaghetti alle noci; polenta fritta; fegato in "rezza" con alloro, fave fritte con la sugna, zucca rossa con fagioli; melanzane alla cioccolata; dolci vari a base di castagne; "bianco e nero" (torta marmorizzata); crostata col sanguinaccio.
    Ad Amalfi si prepara un‘ottima pasta fatta a mano con prezzemolo tritato, pepe e formaggio grana e condita con sugo di pomodorini freschi e vongole veraci ("Scialatielli"), crepes ripiene di salame locale, mozzarella e ricotta in bechamella insaporite con pepe e formaggio grana, minestra maritata fatta con scarole, minestra nera, verza ed altre verdure lesse in brodo di pollo con "pezzenta", (insaccato locale, con cotiche e frattaglie di maiale), profiterols con crema al limone, torta al limone in numerose varianti.
    Ad Atrani un piatto tipico è il "Sarchiapone" preparato con cilindretti di zucca lunga (facili da trovare nel mese di luglio), farciti con carne trita e formaggio locale e cotti nel sugo di pomodoro, la cassata tipica atranese, il pasticciotto (delicato scrigno di pastafrolla ripieno di crema pasticcera e confettura di amarena), la torta a limone.
    A Furore il piatto tradizionale è a base di totani e patate, ma si ricordano anche il timballo di semola e carne di maiale, la "caponata" fatta con il pane biscottato a "freselle" bagnato e condito con pomodorini, acciughe, melanzane ed altri ortaggi conservati sott'olio d'oliva.
    A Conca dei Marini la gastronomia locale offre in particolare pennette al pomodoro "piennolo", coniglio alla foglia di limone.
    A Praiano predominano i piatti tipici a base di pesce, quali tubetti con i totani, spaghetti con le padelle e con gli sconcigli, totani e patate, sarde e patate. Tra i dolci si ricordano, invece la "pizza roce": (scrigno di pastafrolla con crema pasticcera e frutta di stagione), la torta a limone nelle sue varianti.
    Anche a Vietri sul Mare, Cetara, Positano la gastronomia è specializzata in piatti a base di pesce, ma sono piatti tipici di Vietri anche la milza imbottita di prezzemolo, menta e peperoncino e cotta in olio e aceto, il soffritto di frattaglie di bue.
    A Minori sono famosi i tagliolini al limone, il risotto con agrumi e gamberetti, gli "scialatielli" allo scoglio e una particolare pasta fatta a mano, impastata con ricotta locale e condita con filetto di pomodoro.



    Alici ripiene



    Polpo con la scarola


    Freselle



    I formaggi e i salumi

    Il caciocavallo silano, un formaggio semiduro a pasta filata, prodotto con latte vaccino dalla forma ovale o tronco-conica viene prodotto in varie zone del salernitano, dagli Alburni a Montella.
    Il Caciocchiato, chiamato anche al femminile "Caciocchiata", é un formaggio tipico del salernitano, e viene prodotto dal latte di mucche podoliche allevate allo stato brado. Il foraggio fresco dona al latte un aroma inconfondibile, parte del quale si ritroverà anche nel formaggio.
    La Scamorza podolica e' ottenuta nell'ambito dello stesso ciclo produttivo del Caciocavallo podolico.
    La Manteca è costituita da un nucleo centrale di estratto dalla ricotta e rivestito da pasta filata, entrambi derivanti dalla lavorazione del Caciocavallo Podolico. Si ottiene con caglio di pasta di agnello. Il siero, trasferito in una caldaia, viene riscaldato fino all'affioramento della "Manteca" o "prima ricotta". Da questo il nome, il sapore è dolce e si presenta con crosta grassa e morbida all'interno. Rinomata anche la ricotta di capra del Cilento oltre alla produzione di mozzarelle di Battipaglia , Eboli.
    Il Prosciutto dei Monti Salernitani può reggere il confronto con quelli più rinomati, grazie alla materia prima straordinaria e l’abilità artigianale dei produttori locali. La Soppressata Cilentana e del Vallo di Diano è notoriamente conosciuta come l’insaccato di maggior pregio e prestigio della produzione salernitana, famose sono quelle di Piano Vetrale, Cardine, Orna e in modo particolare quelle di Gioi Cilento e S. Gregorio Magno. Rinomata è inoltre la produzione di capocollo, pancetta e salsicce.



    Salame tipico


    Formaggi tipici


    Mozzarella di Battipaglia



    I vini

    La provincia di Salerno è in grado di offrire un ventaglio di vini ampio e ben articolato, fortemente differenziato e caratterizzato. Oggi i vini a denominazione di origine controllata sono 3 cui corrispondono una decina di tipologie, il Cilento, il Castel San Lorenzo e il Costa d’Amalfi, uno a indicazione geografica tipica, il Colli di Salerno.


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    Castel San Lorenzo rosso e bianco


    Castel San Lorenzo Barbera



    I dolci

    Il dolce salernitano per eccellenza è la "scazzetta": un pasticcino di pan di spagna farcito di crema pasticcera e fragoline di bosco, ricoperto da una rossa glassa alla fragola che lo fa assomigliare al berretto di un cardinale, chiamato popolarmente con lo stesso nome. Dolce tipicamente natalizio della tradizione salernitana è "'o cazunciell di castagnaccio" (calzoncello), formato da due dischetti di pasta frolla con al centro crema di cioccolata e castagne aromatizzata con canditi, liquore e polvere di cacao. Specialità antichissima della costiera Amalfitana i sospiri sono dei piccoli dolci di forma rotondeggiante, formati da due semicerchi di pan di Spagna con al centro la crema.
    Tradizionalmente i sospiri venivano riempiti con crema pasticciera, oggi la crema pasticciera è stata sostituita dalla crema al limone.



    Limoncello


    Scazzetta del cardinale


    Babà al limoncello


    Fonte:Wikipedia e dal web
     
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  7. tappi
     
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    grazie Giulia e complimenti!!!! Post bellissimo e curatissimo!
     
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  8. arca1959
     
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    grazie Giulia......quanta bontà!!!!!
     
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7 replies since 9/8/2011, 18:58   26602 views
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