PALII, FESTE e SAGRE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Rievocazione storica dell'assedio del 1302
    della Rocca di Serravalle Pistoiese


    3-4 agosto 2013
    Serravalle Pistoiese



    <
    Assedio alla Rocca è un evento periodico organizzato a Serravalle Pistoiese: una rievocazione dell'assedio del 1302, anno in cui la rocca di Serravalle venne attaccata dalle truppe del marchese Moroello Malaspina di Lucca. Una giornata epica in cui profumi e colori d'altri tempi si mescola all'allegria di una sagra odierna: uomini d'arme e cavalieri, prigionieri saccheggi, giullari, falconieri, accampamenti, macchine da assedio, catapulte che lanciano palle infuocate...

    "Il XIV secolo, specie i primi cinquant’anni, coinvolge inevitabilmente Serravalle nel vortice delle lotte urbane e regionali fra Guelfi e Ghibellini, fra Bianchi e Neri, trovandosi nel bel mezzo delle sfere d’influenza e di contesa di comuni come Firenze, Lucca, Pisa, Prato, Bologna. E Pistoia, a quest’ultima legato per ragioni di “situazione”. Come si sa, nel 1300-01 Bonifacio VIII, primo giubilatore «ob magnam pecuniam» della storia della Chiesa, organizzò un bel ribaltone a Firenze, beffando con tanto di addebito delle spese più personali i Guelfi Bianchi rappresentati da Dante Alighieri, a vantaggio dei Neri di Corso Donati. È una vecchia storia penale, oltre che evenemenziale, non ancora risolta. La conseguenza fu che già nel 1302 gli estradati fiorentini che avevano fatto riparo e partito anche in Pistoia bianca e ghibellina, tanto per riorganizzare un rientro mai riuscito pur se tentato, furono strinti e perseguitati in città e dintorni da 1.000 cavalieri fiorentini e 600 lucchesi, più 6.000 fanti fiorentini e 10.000 lucchesi. Quell’esercito alleato così cospicuo non riuscì tuttavia a piegare subito la valida resistenza pistoiese, e allora ripiegò per rappresaglia e distrazione sui castelli circonvicini. Serravalle si vide assediato per più di ottanta giorni sotto le mura dai militi lucchesi capitanati da Moroello di Malaspina, mentre le schiere fiorentine occuparono la strada a valle in località Masotti, sull’attuale provinciale Pistoia-Montecatini. Il castello si dimostrò ben munito nel suo impianto guidesco, ma i quattrocento soldati di stanza, tutti in arma pistoiese, soccorsi a più sortite dal Comune, si dovettero arrendere al Malaspina il 6 settembre 1302. La conquista ebbe come risultato la costruzione di una nuova fortificazione in direzione di Lucca, l’attuale Rocca Nuova con la singolare torre esagonale, edificata da maestranze lucchesi sul versante occidentale del poggio." (mondimedievali.net/)
     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted


    CASTRUM SARNANI
    IL MEDIOEVO CHE... RITORNA
    SARNANO (MC)



    Dall'8 al 18 agosto 2013 il centro storico si tufferà nell'atmosfera dell'età di mezzo, quando Sarnano si era appena costituito libero comune e i vicoli erano animati dal passaggio di pellegrini e negromanti, le botteghe risuonavano dei rumori degli antichi mestieri e non era raro assistere a duelli tra impavidi cavalieri. Questo è "Castrum Sarnani, il Medioevo che... ritorna", manifestazione giunta ormai alla sua VI edizione, organizzata dall'Associazione Tamburini del Serafino con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Macerata, del Comune di Sarnano, della Comunità Montana dei Monti Azzurri e della Camera di Commercio di Macerata. Dal 10 al 13 agosto si entrerà nel vivo della manifestazione. Le vie dell'antico borgo saranno animate da giullari, musici, danzatrici, duelli di scherma medievale, antichi mestieri, arcieri, saltimbanchi, sbandieratori e tamburini. All'ingresso turisti e visitatori si imbatteranno, inoltre, nel banco del cambiamonete: per immedesimarsi pienamente nell'atmosfera dell'epoca, infatti, all'interno del "Castrum" si potranno fare acquisti solo con l'antico conio medievale, il denaro. Le osterie del borgo permetteranno ai viandanti di ristorarsi gustando veloci spuntini e bevande tipiche dell'epoca, come la cervogia e l'ippocrasso serviti da operosi monaci dediti all'arte della distillazione. L'11 agosto, accompagnato dal suono delle campane della torre civica, si snoderà per le vie del paese il corte storico commemorativo delle antiche istituzioni sarnanesi, preceduto dai rulli di tamburi del Gruppo Tamburini del Serafino. Dietro lo stendardo del Serafino, l'angelo a sei ali, antico stemma del Comune, sfileranno le autorità civili e religiose, il Podestà e i Priori delle quattro contrade, madame e messeri, damigelle e paggetti.
    (www.eventiesagre.it/Eventi_Storici)
     
    Top
    .
  3. gheagabry
     
    .

    User deleted


    IL PALIO DI PIANCASTAGNAIO

    18 agosto 2013
    Piancastagnaio (SI)



    Le corse dei cavalli sono una manifestazione antica in cui spesso la bravura del cavaliere si dimostrava nella capacità di afferrare o portar via al volo un drappo, un panno, un pallium che finì per dare nome alla corsa stessa. Nel medioevo furono per i signori feudali il divertimento per eccellenza e l'occasione per mostrare la propria ricchezza; nei liberi comuni - e Piancastagnaio fu tra questi - occasione di sfida tra contrade che nobilitavano nelle insegne, nei colori, nelle strategie delle corse dei cavalli rivalità talvolta più sanguigne. A Piancastagnaio sono documentate a partire dal secolo XVI. In piena estate, finiti tutti i lavori agricoli, la gente poteva godere di un periodo di feste a cui soprintendevano tre Signori e un Depositario (economo) eletti dal Consiglio della Comunità di Piano che nel periodo dal 16 al 24 di agosto, San Bartolomeo patrono del paese, organizzavano, balli, una grande fiera fuori dalle mura e corse di cavalli in cui si vinceva un "paglio" di seta dipinto con immagini sacre. Nel 1637 uno dei signori della Festa di San Bartolomeo fu Francesco Nasini che in quegli anni affrescò il santuario della Madonna di San Pietro. Per tutto il XVII secolo, nell'archivio comunale è documentata ogni anno la spesa per l'acquisto del palio detto a volte di San Bartolomeo, a volte della Madonna di San Pietro. A partire dal 1800 il patrocinio delle feste passò ai San Filippini, la confraternita di San Filippo Neri che organizzava un Palio "alla lunga" da fuori Piazza di Castello al Convento e un Palio "alla tonda" da fuori Piazza di Castello intorno alla Rocca. Agli inizi del 1900 il Palio si correva dal bivio del Convento alla Madonna di San Pietro, percorso abbandonato con la costruzione del campo sportivo negli anni trenta. Ma i cavalli che si disputavano il Palio non rappresentavano le contrade.
    Solo nel 1952 padre Carlo Fratini ripristinò l'antica festa della Madonna di San Pietro (18 di Agosto) con la partecipazione degli antichi terzieri che ormai si chiamavano contrade: Castello, Borgo, Voltaia a cui si aggiunse Coro (l'antico Stretto).(www.eventiesagre.it)


    Agli antichi tornei, che nel primo medioevo si disputavano dentro i castelli, riservati al divertimento soltanto dei feudatari, con l'avvento dei Comuni che portarono il popolo al governo della cosa pubblica, succedettero le gare e le contese organizzate dalle Contrade o dalle Corporazioni d'Arti e Mestieri per rendere più liete e attraenti le feste religiose. In queste contese che ancora oggi reggono all'usura del tempo, le Contrade sfoggiano le loro insegne e i loro colori nelle passeggiate storiche ed esprimono il loro tripudio di festa e di allegrezza che esplode in un grido di vittoria al termine della gara. A Piancastagnaio ad onor del vero, la rivalità tra le Contrade si riscontrava soltanto nella Festa del Maggio. Ce lo riferisce lo storico G. A. Pecci nel suo manoscritto.
    I giovani Pianesi dal Pigelleto portavano a spalla il più bell'abete del bosco e lo issavano all'inizio del mese di Maggio in mezzo alla Piazza. Si formavano due Compagnie, quella del Fiore rappresentata dalla Contrada del Borgo e quella del Verde rappresentata dalle Contrade di Voltaia e di Castello. Si verificava una gara di fiori, di verde, di festoni e di ghirlande per adornare le strade, i palazzi, le piazze di tutto il paese. Sotto l'albero detto "Maggio", i giovani si esibivano in contese poetiche di argomento amoroso, ma anche sociale che spesso terminavano in vicendevoli "frecciate" sollevando vivaci animosità contradaiole. Guai se qualcuno di una Compagnia avesse guastato l'infiorata dell'altra; sarebbe stata guerra aperta. Il tutto terminava con canti e danze intorno all'albero del Maggio simbolo della libertà. Di questa rivalità contradaiola pianese, era rimasta qualche traccia fino all'inizio del 1900. I nostri vecchi ricordano le sassaiole, chiassose quanto innocue, che si facevano alla Porticciola tra ragazzi della Contrada di Borgo e di Voltaia, e quelle per la Via del Giardino tra i ragazzi della Contrada di Borgo e la Contrada di Castello.... Le Feste che venivano celebrate anticamente a Piancastagnaio, anche con divertimenti popolari, erano in ordine di tempo: la Festa della Madonna Assunta, Titolare della Parrocchia; la Festa di San Bartolomeo, Titolare della Chiesa del Convento, e più tardi la Festa di San Filippo Neri.
    La Festa dell'Assunta era comunque il periodo più atteso dell'anno in quanto i festeggiamenti duravano sei giorni, fino alla Festa di San Bartolomeo e durante i quali veniva allestita una grande Fiera che non si limitava ad uno scambio di merci e di bestiame, ma venivano svolte danze, scene teatrali ma soprattutto la corsa dei cavalli. Queste Feste erano organizzate dalle varie Confraternite laicali e religiose. Ogni anno si eleggevano, da parte del Comune tre Deputati che venivano chiamati i "Signori della Festa". Naturalmente venivano scelte quelle persone che per la loro creatività, abilità e sagacia erano riconosciute capaci di organizzare i festeggiamenti. Il Comune provvedeva pure ad eleggere un Depositario per la Festa che doveva pensare alla parte economica. Leggendo tutti questi documenti si arriva a conoscere come si svolgevano le corse.
    La corsa dei cavalli "alla lunga" partiva da fuori la Piazza di Castello e arrivava al Convento. La corsa dei cavalli "alla tonda" iniziava sempre da fuori la Porta di Castello, percorreva un tratto della Strada delle Storte fino alla Liccia e rasentando le mura castellane e la Rocca ritornava indietro. Prima della corsa, il Palio o i Palii accompagnati dalla banda, venivano portati per le vie del paese insieme ad un corteo in costume, formato dai rappresentanti dei tre Terzieri: Castello, Borgo, Voltaia. Gli Alfieri portavano i Palii per i vincitori delle Corse. Nel 1819 i Palii non erano più di seta ma di cambrì. La corsa dei somari veniva chiamata "dei ferri" perché al vincitore veniva data una resta di ferri o di arnesi agricoli. La Festa di San Bartolomeo venne meno intorno agli anni 1830 e con lei i festeggiamenti popolari in onore della Madonna. Prese maggior incremento invece la Festa di San Filippo con l'immancabile Corsa del Palio che veniva celebrata con grande solennità tutti gli anni. Per garantire la riuscita della Festa, in ogni Contrada si raccoglievano delle offerte, ed era una gara entusiasmante in quanto queste, appuntate su un drappo (ogni Contrada aveva il proprio), venivano portate in mostra in processione da un ragazzo o da una ragazza a cavallo. Agli inizi del 1900 il percorso delle Corse era il seguente: la partenza al bivio del Convento e l'arrivo alla Chiesa della Madonna di San Pietro. Tale percorso fu abbandonato con la costruzione del Campo Sportivo il quale divenne la sede preferita di tali corse. La corsa di cavalli in pista ha sempre appassionato il popolo pianese anche per l'eleganza e l'armonia dei movimenti che il cavallo riesce ad impartire al proprio corpo, tali da suscitare negli spettatori emozioni così forti da trasformare il pubblico in una variopinta rosa che si dilata nei rettilinei e si registre nelle curve della pista. I cavalli che si disputavano il Palio nelle corse non rappresentavano le Contrade del paese, non c'era quindi nessuna rivalità contradaiola, ma la popolazione patteggiava con entusiasmo facendo il tifo o per l'uno o per l'altro. (www.prolocopiancastagnaio.it)
     
    Top
    .
  4. gheagabry
     
    .

    User deleted


    «Vestiti di broccati vivaci i balestrieri
    nella piazza della città toscana,
    senza tamburi vittoriosi,
    tentano la sorte di colpire un centro
    con una freccia medioevale».
    (Salvatore Quasimodo)


    PALIO DELLA BALESTRA


    l Palio delle Balestra è attualmente disputato l'ultima domenica di maggio a Gubbio e la seconda domenica di settembre a Sansepolcro. Tale manifestazione, alle cui regole del 1668 si rifanno altre competizioni di tiro con la balestra "grossa" che si tengono in oltre venti città d'Italia, si svolge ininterrottamente dal XV secolo. Viene organizzato dalla Società Balestrieri di Gubbio e dalla Società Balestrieri di Sansepolcro, nel quadro delle feste in onore dei rispettivi santi protettori, il patrono della cittadina umbra Sant'Ubaldo e il santo fondatore di quella toscana Sant'Egidio.
    Sansepolcro è anche la città del Palio della balestra e dei giochi di bandiera, testimonianza di un passato di lotte in difesa della libertà comunale. La seconda domenica di settembre, quando i balestrieri di Sansepolcro rinnovano la sfida ai rivali di Gubbio, Sansepolcro si veste dei colori di Piero della Francesca: Squillano le chiarine, rullano i tamburi e in piazza Torre di Berta trionfa il Palio della balestra: festa secolare (le sue origini risalgono ai primi del '400) con la quale Sansepolcro ricorda il suo fiero passato di libero Comune, continuamente impegnato a difendersi dagli attacchi dei Signori vicini. Da quelle esercitazioni militari trae origine la gara di tiro con la balestra antica all'italiana, da banco, giunta sino ai nostri giorni con le stesse regole dei secoli passati. Seduti sui banchi da tiro, a 36 metri dal bersaglio o corniolo ( un tronco di cono con al centro una bulletta di ferro), i balestrieri, i cui nomi vengono estratti a sorte, si alternano nei tiri. Vince chi più si avvicina al centro. Vestiti con abiti pierfrancescani nobili, dame e cavalieri assistono alla sfida, mentre gli sbandieratori lanciano nel cielo i loro vessilli.

    ....la storia...


    Il Palio della Balestra a Sansepolcro si celebra dalla metà del XV secolo, ma fonti storiche attendibili affermano che tale disputa avveniva anche antecedentemente, difatti si ritrovano antichi scritti che parlano del Palio solito. Nel 1453 Piero della Francesca ritorna nella sua città natale a prendere in possesso una delle 160 balestre di proprietà comunale, atte alla difesa della città e quindi per gareggiare il Palio. I balestrieri (liberi cittadini) per mantenersi in allenamento e quindi pronti alla difesa della città (come riserva militare), si allenavano costantemente nell'arte del balestrare, gareggiando il Palio. Al vincitore andava in premio un pezzo di lana rosso (pallium). Il 27 settembre 1612 il granduca Cosimo II de' Medici è in visita a Sansepolcro dove fu accolto con grandi festeggiamenti dalla nobiltà locale e dalla città intera. Per l'occasione venne celebrato un Palio della Balestra Straordinario in cui il granduca volle cimentarsi dando prova di grande abilità. Di tale avvenimento sono stati tramandate ai posteri molte notizie. Il principe stabilì che fosse stanziato d'ora in poi 100 lire per il Palio che dovevano provenire dalle gabelle comunali. Nel 1668 vengono scritti i "Capitoli" da osservare nel tirare con la balestre per il palio solito, ovvero le regole del tiro con la balestra ancora valide oggi.(dal web)
     
    Top
    .
  5. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Palio di Celestino V

    7 e 8 settembre 2013
    Raviscanina (CE)



    Un palio in memoria di Celestino V, il Papa che fece il Gran Rifiuto e che ebbe i suoi natali a Raviscanina, in provincia di Caserta. L'iniziativa, organizzata dalla Pro Loco Rupecanina e dall’Ente Provinciale per il Turismo di Caserta, sarà presentata in conferenza stampa venerdì prossimo, 7 settembre, alle ore 11.00 nella sala conferenze dell'Ept, all’interno della Reggia di Caserta.
    Per due giorni, l'8 e il 9 settembre, la cittadina dell’alto casertano rievocherà la figura di Celestino V, nato nel 1219 nel castello di Rupecanina, come emerso dal ritrovamento della sua bolla di canonizzazione. Le spoglie del Papa, di cui anche Dante parla nella Divina Commedia, furono esposte l’anno scorso nella chiesa di Santa Croce. Anche quest’anno le solite quattro famiglie( I Drengot, San Michele Arcangelo, Marzano ) che hanno regnato in zona all’epoca di Celestino e cioè nel primo Medioevo, si daranno battaglia in una apposita disfida. I capi famiglia, infatti, prepareranno i concorrenti in una serie di tornei che entusiasmeranno certamente non solo i cittadini locali ma anche i tantissimi forestieri che accorreranno per l’occasione.

    La figura di Celestino V, nato nel 1219 nel Castello di Rupecanina, come emerso dalla bolla di canonizzazione e di cui con ben tre volumi lo storico Caiazza ha riportato in auge, è stata a lungo dibattuta e quanto mai attuale visto che anche Benedetto XVI , poggiano entrambe le mani sulle spoglie mortali del suo predecessore ed avvolgendo la stessa col suo mantello papale, avrà maturato la decisione di lasciare il soglio di Pietro per ritirarsi in convento a meditare sulle vicende del mondo. Di origini molto umili (i genitori erano contadini e lui era il penultimo di dodici figli) Celestino V fu eletto al soglio pontificio il 5 luglio 1294 in tempi molto bui per la Chiesa. Rassegnò le dimissioni dopo pochi mesi, il 13 dicembre di quello stesso anno, non reputando più opportuno prestarsi alle pressioni di Carlo d’Angio’ e dei faccendieri intenti ad approfittare della sua buona fede. Catturato a Vieste nel giugno 1295 mentre tentava di raggiungere l’eremo di Sant’Onofrio, fu consegnato al nuovo Papa Bonifacio VIII e imprigionato nel castello di Fumone (Frosinone) dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1296. Aveva 87 anni.
    Sui motivi dell’elezione, della sua rinuncia e della sua detenzione gli storici hanno discusso a lungo, additando per lo più Celestino come un santo e Bonifacio VIII in chiave tutta negativa. Teorie che però sono state in parte riviste. In particolare, in occasione della terza visita di Benedetto XVI in Abruzzo nel luglio 2010, con sosta proprio presso la tomba di Celestino per consegnargli il «pallio», sull’Osservatore Romano Paolo Vian scrisse: «non è né l’ingenuo vegliardo catapultato in scenari troppo grandi per lui né l’intrepido riformatore impedito dall’apparato mondano di una Curia tutta terrena». «Celestino e Bonifacio VIII non sono in realtà araldi di Chiese diverse». È quanto sostenne anche Paolo VI, primo papa moderno a rendere omaggio nel 1966 a Celestino V visitando il Castello di Fumone in Ciociaria e «riabilitando» Bonifacio VIII.(dal web)
     
    Top
    .
  6. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Rievocazione Storica e Disfida con L'Arco
    MONTOPOLI MEDIOEVO

    14 e 15 Settembre 2013
    Montopoli in Val d'Arno


    Incerta è l´ origine del castello di Montopoli che, situato al confine delle Repubbliche di Pisa, Lucca, San Miniato e Firenze, si trovò fin dal medioevo nelle lotte fra questi potenti vicini. Definito Insigne da Giovanni Boccaccio sia per la posizione elevata e strategica che per le possenti mura, viene ricordato, di volta in volta, con il nome MONSOPUS, MONS TEUPALIS, TEUPARIA TURRIS, MONTE MATOPALI, MONTE TOPOLI, MONTE TOPARI, MONTE TOPACI. Non manca chi, con ragione, fa derivare l´etimologia del nome da Mons tophi, per la composizione tufacea del poggio. Chiare sono le origini del piccolo borgo di Montopoli in Val d'Arno, per secoli oggetto di contese tra i grandi centri limitrofi a causa della sua posizione arroccata e strategica per sferrare qualsiasi attacco del nemico. Parrebbe certo che la prima costruzione del luogo, eseguita sull´erto colle della rocca a difesa degli ed il abitanti della zona, avvenisse fra il 1017 ed il 1119, periodo in cui venne edificata anche la cappella di Santo Stefano poi divenuta Pieve, grazie al contributo del vescovo di Lucca e della contessa Matilde di Toscana. Le fortificazioni erano costituite da fossato esterno, dagli antiporti con catene e delle alte mura in pietra e mattoni dalle quali gli abilissimi arcieri del castello, posizionati in torri celle con saettiere, potevano scagliare dal coperto le loro frecce contro i nemici.

    40 ANNI DI RIEVOCAZIONE - Una passione nata quarant´anni fa quella dei montopolesi per il medioevo, che ha dato vita ad una delle manifestazioni tra le più suggestive e longeve di tutta la Toscana. Essa trae origine dalla divisione del borgo in due popoli, indotta dal Podestà Jacopo degli Albizi nel 1412. Chiare sono le origini del piccolo borgo di Montopoli in Val d'Arno, per secoli oggetto di contese tra i grandi centri limitrofi a causa della sua posizione arroccata e strategica per sferrare qualsiasi attacco del nemico.
    Sabato 14 dalle 18.00 - Nelle Pieve, al calar del sole, gli arcieri ricevono la consueta benedizione augurale e offrono in dono ceri votivi con decorazioni di pregio. Ai piedi dell´antica Torre di San Matteo c´è rumore di cocci... si dà inizio ai festeggiamenti e alla cena medievale! Alloro, candele e profumi speziati inebriano l´aria e fanno da cornice a una serata suggestiva: rime gioiose, danze medievali e giochi di fuoco accompagnano i visitatori della notte.
    Domenica 15 tutto il giorno - Alle prime luci dell´alba il borgo è già in fervore.
    Rulli di tamburo, squilli di chiarina, dame e cavalieri sono già in corteo..la festa comincia! C´è lo speziale con i suoi alambicchi, lo scrivano con le sue pergamene, il notaio, il ceraio, ogni antico mestiere si mostra abile al visitatore curioso.
    Stregonerie, duelli di spada, vino, musiche e allegri giullari allietano il borgo, aspettando l´esibizione pomeridiana dei valorosi arcieri. Nell´anfiteatro naturale della Valle dei Lavatoi - da cui si gode un suggestivo scorcio di Montopoli - si ammira un vero e proprio accampamento d´epoca con giochi equestri: un combattimento di cavalieri armati ci accompagna verso il delizioso banchetto della sera. (dal web)
     
    Top
    .
  7. gheagabry
     
    .

    User deleted


    AI TEMPI DI COZIO E AUGUSTO
    Storia e cultura nella storica città di Susa



    Storia e cultura nella storica citta' di Susa Il Comune di Susa organizza, nelle giornate di Sabato 21 e Domenica 22 Settembre, la terza edizione della manifestazione Ai tempi di Cozio e Augusto. Re Cozio era capo di una confederazione di tribu' di entrambi i versanti alpini, Augusto, che sottomise le tribu' della Valle d'Aosta e delle Alpi marittime, rispetto' per diversi anni Re Cozio ed il suo piccolo regno,. Solo nel 13 a.C. sottomise queste valli e conferi' a Re Cozio la nomina di prefetto delle Alpi, lasciandogli ampia autonomia. Un passo indietro nel tempo che verra' rievocato con un intenso programma che coinvolgera', villeggianti, turisti ed abitanti in una cornice di monumenti storici che da sempre rendono Susa eccellenza nella cultura.

    Tra il Rocciamelone e il Monviso si andò formando, nel I secolo a. C., una confederazione di tribù liguri-celtiche abitanti nei due versanti delle Alpi: una confederazione molto compatta nonostante i difficili collegamenti tra le valli.
    I Galli dopo aver arsa e saccheggiata la città di Roma accettano la resa...
    A capo di questa confederazione, col titolo di rè. Troviamo prima Donno, poi il figlio Cozio, e infine il nipote Giulio Cozio. Il nome della loro dinastia resterà legata a questa zona delle Alpi che prenderà il nome di Alpi Cozie. Giulio Cesare, che dovette più volte attraversare le Alpi, preferì non attaccare queste popolazioni che sorvegliavano i passaggi delle Alpi. Anche Augusto, che sottomise le tribù della valle d'Aosta e delle Alpi marittime, rispettò per diversi anni rè Cozio e il suo piccolo regno. Solo nel 13 a. C. Augusto sottomise queste valli e nominò Cozio « prefetto delle Alpi », lasciandogli ampia autonomia. Nel frattempo, con l'apporto di coloni romani intraprendenti, rinascono a nuova vita antichi villaggi celto-liguri posti ai piedi delle Alpi, allo sbocco delle valli alpine; Pollentia (Pollenzo), Pedona (S.Dalmazzo), Auriate(Caraglio), la nostra Caburrum (Cavour) e Bibiana, la stessa Augusta Taurinorum (Torino ). Più tardi, in epoca imperiale, intorno alle ville di ricchi possidenti romani. Nascono nuovi villaggi dalla terminazione latina in «anus», «enus», «one», come Orbassano, Giaveno, Vigone. Campiglione. Una data importante per il Piemonte fu quando, nel 49 a.C., Giulio Cesare, con la lex Roscia, conferì ai piemontesi la cittadinanza romana. Il Piemonte fu diviso da Augusto in due provincie: la Liguria a sud del Po e la Gallìa Transalpina a nord del Po. Ma le valli alpine furono unite all'antica provincia romana delle Alpi Marittime. A quest'ultima provincia verrà aggiunta, sotto Nerone, anche la piccola regione autonoma delle Alpi Cozie in seguito alla morte di Giulio Cozio, ultimo discendente di questa interessante dinastia alpina. Questo ordinamento durò oltre due secoli, finché l'imperatore Diocleziano, sul finire del III secolo d.C., chiamerà « Alpi Cozie » l'intera regione piemontese a sud del Po, e «Liguria» la regione a nord del Po con Milano per capitale.(legart.it)
     
    Top
    .
  8. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Vivere in Assisi
    VII edizione


    26, 27, 28 e 29 settembre 2013



    Vivere in Assisi è una manifestazione medievale a carattere religioso che, con cadenza biennale e in prossimità della festa del Patrono d'Italia, si propone di ripercorrere la vita di San Francesco d'Assisi facendo conoscere il suo messaggio grazie ad un singolare connubio tra teatro, arte e musica.
    La VII edizione della manifestazione si svolgerà a Gangi il 26, 27, 28 e 29 settembre 2013.

    Un evento culturale imperdibile inserito nel panorama delle rievocazioni medievali più belle di Sicilia, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, che permette al visitatore di viaggiare nel tempo, di ritrovarsi immerso nel cuore dell’isola e allo stesso tempo catapultato nell’Assisi del 1200 e che coniuga, in una singolare sinergia, teatro, arte e musica sotto le stelle, sul palcoscenico straordinario dei vicoli acciottolati di un piccolo borgo medievale che sorge dalla roccia. Gangi spalanca le sue porte mostrandosi in tutto il suo splendore: musici, poeti e cantori accompagneranno i viaggiatori alla scoperta dei più reconditi e meravigliosi angoli di uno dei “Borghi più belli d’Italia”, nonché unico comune siciliano ad aver ottenuto il riconoscimento di “Gioiello d’Italia”. Con i suoi incantevoli scorci naturali e le sue bellezze architettoniche rimaste immutate nel corso del tempo costituisce il suggestivo scenario all’interno del quale rivivere la storia di San Francesco d’Assisi e il suo cammino spirituale di Fede, Speranza e Carità insieme a luci e ombre di un periodo storico che non smette di affascinare e incuriosire. Lo spettatore diventerà attore immergendosi nelle scene tipiche della vita medievale: dalle antiche botteghe di ebanisti, scalpellini, filatrici e calzolai, ai lebbrosari che raccoglievano i reietti della società, dalle carceri in cui i prigionieri di guerra venivano torturati, ai mercati, cuore pulsante della quotidianità del tempo. Luci e suoni, odori e sapori invaderanno le strade del centro storico, coinvolgendo tutti i sensi ed emozionando i viaggiatori, con la partecipazione straordinaria, quest’anno, di Anita Vitale, Francesca Incudine, il Dammen Quartet e la Sand Art di Stefania Bruno.
    Per vivere pienamente l’atmosfera del tempo, sarà possibile pranzare e cenare (previa prenotazione) all’interno delle caratteristiche taverne medievali allestite, con dovizia di particolari, lungo le vie del centro storico. Un ricco menù, studiato con cura, consentirà di assaporare una vasta scelta di piatti dell’epoca, semplici e saporiti, preparati rispettando le ricette originali, serviti in cocci di terracotta e accompagnati da tipiche bevande e da ottimi vini rossi delle nostre terre.
    Nel corso delle intere giornate, sino a inizio manifestazione, sarà possibile visitare il Sistema museale di Gangi che custodisce i reperti archeologici ritrovati sul vicino monte Alburchia e a Gangivecchio, la Pinacoteca Gianbecchina, che dal 2001 ospita le opere donate dal grande Maestro siciliano al Comune di Gangi e il Museo delle armi. Verranno proposte inoltre delle visite guidate alle chiese, in particolare alla Chiesa Madre, all’interno della quale è possibile ammirare il famoso Giudizio Universale, capolavoro di Giuseppe Salerno, detto “lo Zoppo di Gangi”, e la cripta, comunemente detta “a fossa di parrini”, dove sono custoditi i corpi imbalsamati, con particolari tecniche di mummificazione, di un centinaio di sacerdoti, vestiti con abiti talari e stole pastorali, oggetto recentemente di studi scientifici da parte dell’Università degli Studi di Palermo. (italia-eventi.com)
     
    Top
    .
  9. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Corteo Storico Corrado IV di Svevia
    Festa Medioevale


    dal 03 ottobre 2013 - 06 ottobre 2013
    Centro Storico Casamassima
    Casamassima (Bari)


    L’evento rievoca un episodio storico realmente avvenuto nell’aprile del 1252: il passaggio di Corrado IV di Hohenstaufen, figlio ed erede dell’Imperatore Federico II di Svevia, nella terra di Casamassima durante l’azione di ripresa dei possedimenti in Italia meridionale sotto la corona degli Hohenstaufen. Il feudo di Casamassima fu tolto dall’Imperatore svevo all’allora signore Giovanni da Casamassima. Il corteo rievoca da 16 anni la restituzione del feudo a Roberto da Casamassima figlio di Giovanni, da parte di Corrado IV.

    Correva l’anno del signore 1251 quando Corrado IV di Svevia, figlio di Federico II di Svevia, decise di venire in Italia con la vana speranza di prendere possesso del regno di Sicilia, che gli spettava e che il fratellastro Manfredi teneva come reggente, ma che aspirava a far proprio. Sulla penisola italiana Corrado IV non trovò un regno ad attenderlo ma la morte, però prima fece quello che suo padre non aveva fatto ma che invece suo nonno Enrico IV di Svevia aveva stabilito nel 1195, restituire il feudo al nobile “Roberto da Casamassima”, la pergamena che testimonia quel passaggio di proprietà avvenuto nell’aprile del 1252, è conservata nell’archivio storico della Biblioteca Nazionale di Bari. Il feudo in questione è l’attuale Casamassima cittadina alle porte di Bari che adesso nel corteo storico ricorda questi fatti e la figura controversa di Corrado IV avvelenato forse dallo stesso fratellastro Manfredi nel maggio del 1254.
    Il lungo corteo, in un clima di festa medievale, sfila per le vie del centro e nei vicoli del centro storico, con oltre 400 figuranti che sfoggiano abiti dell’epoca, con spettacoli di sbandieratori, musici, danzatrici, mangiafuoco, falconieri, cavalieri duellanti, giocolieri e teatranti, riempiendo gli occhi dei tantissimi accorsi da tutta la provincia, in un’atmosfera magica di quasi otto secoli fa. (notizie.comuni-italiani.it)
     
    Top
    .
  10. gheagabry
     
    .

    User deleted


    "San Leo A.D. 1469"
    Entra Con Noi Nella Storia


    dal 19 al 20/10/2013
    San Leo (RN)



    Gli echi della vittoriosa battaglia di Mulazzano non erano ancora terminati, Rimini era salva ed ora stava a Roberto Malatesta riconquistare tutti i possedimenti, che le truppe pontificie avevano preso in quella terribile estate del 1469.
    Il Conte Federico, nominato Luogotente generale delle truppe Milanesi, era stato artefice dell'ennesimo capolavoro bellico ma non era ora di abbassare la guardia, Papa Paolo II non sarebbe stato a guardare e lui sapeva quanto poteva essere vendicativo il pontefice.
    Per questo motivo, il contingente di truppe Sforzesche utilizzato a Mulazzano fu richiamato al presidio di San Leo; la fortezza Leontina è pronta ad accogliere nuovamente i soldati del Duca Galeazzo Maria Sforza.
    Per due giorni la Fortezza di San Leo ritorna indietro nella storia, al 1469, quando le truppe feltresche erano pronte alla difesa, in attesa di un possibile assalto nemico.
    Entrate nella fortezza animata da soldati, ufficiali e vivandiere, ognuno impegnato nei lavori di tutti i giorni.
    Visitate l'armeria e la polveriera, protette dalle arcigne guardie.
    Scoprite la piazza d'armi con i soldati in addestramento.
    Guardate le vivandiere preparare il cibo per gli uomini.
    Sbirciate nel dormitorio comune e per finire parlate con il Conestabile alla guida delle truppe.
    Non vi troverete all'interno di una rappresentazione teatrale, ma di una reale situazione, i ricostruttori che animeranno la fortezza vivranno veramente come all'epoca.
    Voi non sarete semplici visitatori ma entrerete insieme a noi nella storia.
    (eventiesagre.it)
     
    Top
    .
  11. gheagabry
     
    .

    User deleted


    IGNEUS 1068

    sabato e domenica 14 e 15 giugno 2014
    Abbazia di Badia a Settimo, Scandicci (fi)



    "Un freddo mattino del febbraio 1168 una folla giudicata di tremila persone si muove, come in una lenta e silenziosa processione, dal centro di Firenze diretta verso la Badia di Settimo, posta a sette miglia (il nome stesso lo rivela) ad ovest del capoluogo. Nell'ampio spazio che si apre davanti all'edificio sacro sta per essere celebrato uno dei riti più controversi del medioevo: la cosiddetta "ordalìa". Un rito che consisteva nel richiedere il "giudizio di Dio" in una disputa di carattere religioso.
    Nel caso di Firenze si trattava di appurare se il vescovo in carica - Pietro Mezzabarba appartenente a una ricca famiglia di Pavia - avesse o meno comprato il suo alto ufficio. La maggior parte del clero fiorentino, capeggiato dal monaco Giovanni Gualberto, il fondatore del monastero di Vallombrosa, era convinto che il Mezzabarba avesse ottenuto la carica pagando la cifra di "tremila libbre" (come si era lasciato sfuggire in una conversazione il padre del vescovo). Altri prelati e anche il pontefice da Roma sostenevano invece che il Mezzabarba avesse guadagnato in maniera del tutto legale il suo ufficio.
    La prova del fuoco. Per dirimere la controversia - che stava sfociando anche in aperta violenza - non rimaneva che indire una ordalìa. Ecco la ragione di quei tremila fiorentini che si recavano verso la Badia di San Giuliano a Settimo: perché era stato deciso che proprio davanti a quella già vetusta chiesa dovesse svolgersi la "prova del fuoco". Mentre il frate vallombrosano Pietro, prescelto da Giovanni Gualberto a sostenere la prova, iniziava a celebrare la messa, poco distante, si procedeva ad appiccare il fuoco a due cataste di legna poste a circa mezzo metro di distanza una dall'altra. Al Kirye eleyson, Pietro si allontana dall'altare, si toglie i paramenti sacri e indossa una tunica bianca lunga fino ai piedi. Nella piazza si fa un pesante silenzio, rotto solo dal crepitio delle fiamme e dalla flebile voce del frate che recita alcune giaculatorie, mentre scompare alla vista, avvolto dalle fiamme e dal fumo delle pire. Ma, oh! Miracolo! Dopo alcuni interminabili secondi, Pietro ricompare incolume all'altra estremità. La folla è in delirio. Dio ha dato il suo giudizio: il vescovo è certamente simoniaco. Pochi giorni più tardi è costretto ad allontanarsi da Firenze se non vuole rischiare la propria incolumità."
    (Riccardo Gatteschi il 28/05/2009)


    All'interno del parco dell'abbazia assalti e combattimenti con spade e lance a cura dell'associazione culturale "antichi popoli"; ricostruzione di una capanna di movimento con cucina da campo; "giullari fiorentini" creeranno un'atmosfera magica attraverso le loro esibizioni di giocoleria e acrobatica comica, stornelli e musica, trampoli ed oggetti infuocati..poi il corteo storico medievale della popolazione di badia a settimo lungo le vie del paese e all'arrivo in piazza della chiesa si terrà la rappresentazione della rievocazione storica de "la prova del fuoco".
     
    Top
    .
  12. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Festa dell'Unicorno
    10^ edizione

    25, 26 e 27 Luglio 2014, Vinci (Firenze)



    Come ogni anno, il borgo toscano di Vinci, ospiterà la manife-
    stazione
    medioevale Fantasy più famosa d'Italia, e sarà un'edizione speciale: la decima!
    Oltre all'importante anniversario, ci saranno novità "scoppiettanti" che renderanno questa edizione sicuramente unica e densa. Quella più significativa, infatti, è che la festa durerà ben tre giorni; 25, 26 e 27 Luglio 2014.
    Saranno confermate le formule di successo, come la suddivisione del paese in cinque aree tematiche, fondamentali per guidare il visitatore nel viaggio all'interno di questo fantastico " libro vivente" che è la Festa dell'Unicorno. Si passa dal cuore medioevale della festa la "Cittadella dei Cavalieri", a "La Rocca incantata", dove tutti si possono trasformare in duellanti, assistere a concerti e a dimostrazioni di giochi di ruolo dal vivo, passando per "La Corte dei sogni" dove la fantasia ti culla tra danze e musiche. Senza dimenticare la "Baia dei pirati, e la sempre più interessante area "Fumetti e follie" dedicata al comics e al cosplay.

    Il programma si impreziosirà di molte novità rispetto alle scorse edizioni, soprattutto per quanto riguarda gli ospiti. E' prevista all'interno della manifestazione una convention con alcuni attori della serie "Il Trono di Spade", inoltre saranno presenti come padrini della manifestazione Andy dei Fluon, famoso per aver fatto parte dei Bluvertigo e Davide Perinodoppiatore di Frodo ne "Il Signore degli Anelli"

    Naturalmente non saranno tralasciati i classici immancabili, come la poetica sfilata degli elfi, con il consueto doppio appuntamento del Sabato e della Domenica, il macabro e spaventoso "Vicolo della paura", tappa fissa ormai per centinaia di appassionati ogni anno, la sempre presente Disfida di Arti Magiche e l'originale concorso delle Creature Fantastiche.
    Non mancheranno gli eventi di grande attrattiva, come la serata del sabato sera allietata anche quest'anno dalla mitica Cristina D'Avena...con però alcuni "rinforzi" veramente speciali: l'allegra banda dei Gem Boy! Quale migliore occasione per le centinaia di cosplayer in maschera per scatenarsi al ritmo delle sigle dei loro cartoni animati preferiti?
    E non mancheranno anche tante novità: l'intera serata del venerdì vedrà infatti lo svolgimento di un vero e proprio PROCESSO ALLA STREGA, una rievocazione dove tematiche storiche e fantastiche si fonderanno, tra sfilate, rappresantazione, danze e spettacoli con il fuoco.
    La festa si chiuderà con il botto la domenica, con uno spettacolo senza precedenti: una cascata di fuochi, preparati dallo Stregone Grigio e proiettati dalla splendida torre del castello. Un degno saluto alla decima edizione di questa festa sempre più magica. (www.sagreeventi.it)
     
    Top
    .
  13. gheagabry
     
    .

    User deleted


    "Il grillo....Rendea più dolce il sonno e più tranquillo
    L’aver notturno alla finestra mia
    Sospeso in gabbia un grillo;
    Un grillo che sapea, lieto e canoro
    Dispensar da que’ ferri i sonni d’oro..."
    (Pier Salvetti)


    La festa del grillo di Firenze



    Fin dall'epoca del Granducato il popolo fiorentino era solito recarsi alle Cascine –eccezionalmente aperte al pubblico- il giorno dell’Ascensione. Una tradizione che risale al 1584, quando i grilli invasero il bellissimo parco fiorentino minacciando di distruggere tutto il verde; sicché si dovette dar loro la caccia. Fu così che per prevenire altri invasioni, negli anni successivi la ricerca dei voraci insetti divenne anche l’occasione per una scampagnata. E poi, a poco a poco, la giornata si trasformò in una Fiera dove venditori ambulanti offrivano grilli in gabbiette che la gente si portava a casa appendendole fuori della finestra come portafortuna e anche perché il loro canto notturno accompagnava la veglia e il sonno.
    Una giornata di festa, dove l’avvenimento saliente era costituito dal passaggio delle carrozze granducali e delle famiglie più importanti della città. Prima i bambini accompagnati dai genitori dovevano catturare i grilli liberati alle Cascine, poi nel tempo si trovarono i poveri insetti già "ingabbiati". I genitori o i nonni compravano ai bambini una gabbietta con il grillo vivo. Doveva essere maschio, perché ciò che importava era il suo canto e la gabbia ovviamente la più elaborata possibile. I ragazzini facevano a gara per farsi comprare dai genitori quello con le corna più lunghe, magari nella gabbia più grande. La tradizione del grillo che canta è veramente molto antica e molto diffusa. In Cina avere un grillo è quasi da equipararsi a possedere un cane.

    Esistono due differenti versioni sulla nascita della festa del grillo. La prima, più pacifica, si rifà al fatto che il grillo fosse assurto a simbolo delle giornate primaverili, e pertanto la festa fosse appunto in suo onore. Secondo altri invece la festa sarebbe nata per ridurre il numero di grilli presenti, ritenuti assolutamente nocivi e dannosi per le campagne e i raccolti.
    Presentandosi in orde massicce, l’insetto invadeva le colture e costituiva una grave calamità per gli agricoltori della zona.
    Un’ipotesi avallata anche dallo storico del ‘500 Agostino Lapini, che nel suo “Diario Fiorentino” scrive: “A' dì 8 di luglio 1582, nel popolo di San Miniato a Strada (…) vi comparse tanta e sì grande quantità di grilli che divororno ogni cosa; di maniera che si comandò a parecchi populi di detto paese che andassino 'ammazzargli, e vi si ragunorno più di mille uomini (…). Morironsi detti grilli, se non tutti la maggior parte".

    La festa del grillo è oggigiorno celebrata dall'acquisto da parte dei genitori ai propri bambini di piccole gabbiette dove porre all'interno un grillo trovato nel Parco delle Cascine. Tale usanza ha perso nel corso del tempo il suo fascino. Dal 1999 il Comune di Firenze ha varato un regolamento sulla tutela degli animali, vietando di fatto la vendita dei grilli. Dal 1999 pertanto nella gabbietta vengono inserite riproduzioni grafiche e/o sonore dei grilli.
    Tuttavia "la festa del grillo di Firenze 2014" ha recuperato la tradizione grazie ad una deroga nel nuovo regolamento comunale di Firenze per la tutela degli animali, stabilendo l’obbligo di liberare gli insetti entro tre giorni dalla festa.


    "Nel giorno dell'Ascensione i Fiorentini invadono il parco delle Cascine, per celebrare la festa del grillo. Tale usanza, antica di parecchi secoli, deriva molto probabilmente dall'ecatombe primaverile, fatta dai contadini, che consideravano un vero flagello l'apparizione dei grilli nelle loro campagne. In seguito ci si contentò d'imprigionare i piccoli devastatori dentro gabiette di saggina. Ma i Fiorentini, per la festa del grillo, preferirono, col tempo, far merenda sui prati delle Cascine, acquistando dai rivenditori le gabbie col «grillo canterino», che di sera attaccavano fuori dalla finestra, per ascoltare, durante la notte, il tremulo e malinconico verso. In questi ultimi anni la caccia al grillo è sembrata troppo crudele, e dolorosa è apparsa la cattività dell'insetto. C'è stato qualcuno che ha proposto l'abolizione della festa tradizionale, o per lo meno la sparizione delle gabbie col grillo prigioniero. Ma la festa del grillo senza più grillo non avrebbe più significato. Ora però l'usanza fiorentina è meno crudele: i grilli sono ancora venduti dentro le graziose gabbiette, ma i compratori, specie i bambini, li liberano dalla prigionia e il divertimento consiste nel vedere i grilli sparire rapidamente nell'erba. A casa vien riportata la gabbietta vuota a testimonianza di un rito che il tempo ha ingentilito." (da La festa del grillo a Firenze; citato in Selezione dal Reader's Digest, settembre 1962, Piero Bargellini)


    ....Le Cascine, il parco dei De'Medici....



    Il parco venne costruito dalla famiglia De' Medici. La costruzione delle Cascine ebbe inizio nel 1563 come una tenuta agricola di proprietà di Cosimo I de' Medici. Era una tenuta di caccia e un'azienda agricola dedita all'allevamento di bovini ed alla produzione di formaggio per la famiglia dei Medici. Da qui appunto il nome di Cascine, derivante dall'antico "cascio" ("cacio"), inteso come luogo in cui si tengono e dove si mungono le vacche per ricavarne burro e formaggio.
    Fin dall'inizio il parco fu oggetto di particolari cure nella manutenzione del terreno e nei tipi di piantagioni e di colture e vennero anche inserite al suo interno rare specie di piante da frutto che rientravano negli interessi dei Medici per le sperimentazioni.
    Con il passaggio del Granducato di Toscana dai Medici alla famiglia Lorena, il parco assunse sempre più la funzione attuale di luogo di svago che veniva anche aperto al pubblico in occasione di particolari ricorrenze.Alla fine del 700 per opera di Giuseppe Manetti, il parco venne arricchito di importanti costruzioni come la Palazzina Reale, attuale sede della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Firenze, l'abbeveratoio del Quercione, detto Fontana delle boccacce, la piramide con funzione di deposito del ghiaccio. Nella parte ovest del Parco c'è un anfiteatro mentre sul lato più a est, verso la piazza Vittorio Veneto, si trovano anche gli impianti nautici delle Pavoniere. Le due pavoniere appunto, dette in origine fagianiere, sono due costruzioni a forma di tempietti neoclassici, che costituivano in origine due gabbie per uccelli ad arredo del parco. Fra le numerose fontane la più famosa è quella del Narciso. Come si legge anche nell'iscrizione appostavi, il poeta inglese Percy Bysshe Shelley si ispirò qui per scrivere l'Ode al vento dell'Ovest.
    Giuseppe Manetti ebbe anche il compito di organizzare feste e ricevimenti all'interno del parco e di assoluto rilievo furono i festeggiamenti per l'insediamento di Ferdinando III, che si celebrarono dal 2 al 5 luglio 1791.
    Il Granduca Pietro Leopoldo vi fece costruire una tenuta agricola modello con al centro la Palazzina Reale, oggi sede della Facoltà di Agraria.
    Le Cascine di Firenze furono finalmente aperte al pubblico agli inizi dell'ottocento, grazie alla sorella di Napoleone: Elisa Bonaparte Baciocchi, che fece apportare notevoli interventi di manutenzione da Giuseppe CacialliNel 1869 il Comune di Firenze acquisì il parco e lo fece restaurare da Felice Francolini.
     
    Top
    .
27 replies since 27/7/2011, 23:19   1340 views
  Share  
.