Giuseppe Farassino, detto Gipo (Torino, 11 marzo 1934 – Torino, 11 dicembre 2013), è stato un cantautore, attore e politico italiano.
Biografia
Spesso sottovalutato o relegato alla canzone dialettale[senza fonte], Farassino è senza dubbio una delle figure più rilevanti della canzone d'autore italiana (oltre che un caposcuola della canzone torinese): interprete e autore di canzoni cantate in lingua piemontese, ha anche scritto molte canzoni in lingua italiana, spesso venate di ironica e struggente malinconia e con musiche a volte legate alla tradizione francese, degne di figurare tra le migliori canzoni d'autore italiane (ricordiamo Avere un amico, Remo la barca o Ballata per un eroe).
Nel repertorio in piemontese si è spesso avvicinato al cabaret e all'umorismo: nei suoi anni migliori, con le sue canzoni, ha cantato le miserie e le nobiltà della gente comune, le tribolazioni dei "travet" torinesi e gli amori beffardi o infelici da consumarsi nell'atmosfera parigina e profondamente francese del capoluogo piemontese. Spesso Gipo ha inoltre portato alla ribalta composizioni di grandi poeti piemontesi come Nino Costa e Angelo Brofferio e la sua carriera vanta anche una prolifica attività come attore di prosa teatrale, sempre in lingua piemontese, iniziata nel 1970 con la compagnia fondata insieme a Massimo Scaglione.
Gli inizi
I suoi brani sono la voce dell'anima più profonda di Torino, quella delle periferie, che oggi vengono chiamate "Banlieu", ma che a Torino, sono sempre state le "barriere": e da una periferia, è venuto Gipo, precisamente dalla Barriera di Milano, quartiere operaio torinese, fatto di case di ringhiera e di una povertà profonda, ma sempre piena di orgoglio e dignità; è nato e vissuto infatti in via Cuneo 6, nelle vicinanze di Porta Palazzo, in piemontese Porta Pila (indirizzo ricordato anche in una sua celebre canzone recitata: «Ël 6 ëd via Coni, l’é na cà veja / che gnanca na vòlta, l'era nen bela...»), figlio del sassofonista Alessandro Farassino.
Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, impara a suonare la chitarra e il contrabbasso, e inizia ad esibirsi nei locali e nelle balere del Piemonte, proponendo da un lato alcune canzoni di sua composizione, dall'altro brani della tradizione recuperati e riarrangiati. Il debutto discografico, dopo alcuni 45 giri a livello locale (in cui usa lo pseudonimo di Tony D'Angelo prima, e poi il suo nome di battesimo, Giuseppe), avviene con un 33 giri pubblicato alla fine del 1960 in collaborazione con un altro cantante folk piemontese, Riz Samaritano.
Giuanin 'd Porta Pila, accreditato come terzo cantautore è, in realtà, un nom de plume dello stesso Farassino. Il disco, una raccolta di canzoni popolari in piemontese, si intitola Le cansôn ëd Pòrta Pila, ed è diviso tra i due artisti. È pubblicato da una casa discografica milanese, la IPM, come i due successivi con lo stesso titolo, di cui il terzo è il primo pubblicato con il nome Gipo.
Dopo essersi trasferito per alcuni anni in Medio Oriente come orchestrale, torna in Italia e per qualche tempo si esibisce a Milano, al Derby Club, dove propone monologhi, canzoni di sua composizione e traduzioni di George Brassens: in breve tempo ottiene un contratto con la Fonit Cetra (che in quegli anni ha ancora la sua sede a Torino, in via Bertola 34). Sono gli anni dei 45 giri che cominciano a far circolare il suo nome al di fuori del Piemonte, come Sangon blues, la celeberrima Serenata ciôcatôna, Porta Pila e Matilde Pellissero, tutte canzoni che vengono racchiuse nel 1967 nell'album Auguri.
Il successo
Il 1968 è un anno decisivo per Farassino: pubblica infatti Avere un amico, uno dei suoi dischi migliori, che racchiude alcune canzoni in italiano tra le sue più note, come Non devi piangere Maria (che parteciperà ad Un disco per l'estate 1970), La mia città, efficace descrizione di Torino e dei suoi abitanti («Un mare di fredde ciminiere,/un fiume di soldatini blu,/un cielo scordato dalle fiabe,/un sole che non ti scalda mai./Questa mia città ti fa sentir nessuno,/ti strozza il canto in gola,/ti spinge ad andar via./Questa mia città che spegne le risate,/che sfugge a tanta gente,/resta la mia città»), Il bar del mio rione, a cui si affiancano, comunque, canzoni in piemontese come 'L tolè 'd Civass e Porta Pila, sulla musica di La Boheme di Charles Aznavour; il disco ottiene un buon successo, soprattutto di critica, bissato dal successivo, Due soldi di coraggio, forse il suo album più riuscito.
In questo disco, oltre alla title track (che nel 1969 parteciperà alla manifestazione Un disco per l'Europa che si tiene a Lugano), sono da ricordare Non puoi capire, Remo la barca (pubblicata precedentemente su 45 giri, ballata su un suicida nello stile di De André), e Ballata per un eroe, uno dei brani antimilitaristi più efficaci della canzone d'autore italiana, di cui sono da ricordare i versi «Andrò a ingrossare la nutrita schiera/di quelli che aggrappati a una bandiera/son morti bestemmiando di paura/ad occhi chiusi in una notte scura» (ma è tutto il testo ad essere significativo), con cui nel 1970 Farassino parteciperà al Cantagiro, suscitando anche interrogazioni parlamentari in merito al testo "disfattista".
Tra i due album, nel 1968, incide un 45 giri, Serenata a Margherita, il cui retro, Quando capirai, rimarrà inedito su LP; verrà però reinciso nel 1971 da Donatella Moretti nel suo bel disco Storia di storie, in cui omaggia i più grandi cantautori italiani. A questo periodo risale la nascita della sua amicizia con Fabrizio De André[2]: sono gli anni in cui Farassino è vicino al Partito Comunista (in seguito abbandonerà queste posizioni politiche), ma quello che accomuna i due artisti è l'attenzione verso gli ultimi e i poveri, per cui il Sangone (fiume nei pressi di Torino) diventa l'unico mare che possono permettersi; emblematica a questo proposito è la canzone Maria dij gat, storia di una "gattara" che «a stërma sò bon cheur ant ij pachèt», che porta il cappotto pure d'estate, parla da sola, e per i gatti del suo quartiere è come Babbo Natale.
Nel 1970 la sua canzone Senza frontiere viene respinta al Festival di Sanremo: il testo è fortemente critico verso la guerra nel Vietnam e la guerra in Biafra, e quindi viene ritenuto non adatto al pubblico televisivo che segue la manifestazione. Sempre nel 1970 partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera con la canzone Quando lei arriverà: pubblicata su 45 giri (sul retro Ho ritrovato Dio) rimarrà inedita su LP. Dopo un altro album, Gipo a sò Turin, nel 1971 pubblica un disco doppio dal vivo, Gipo a sò Piemont, in cui si possono ammirare anche le sue doti di intrattenitore, ad esempio nella celeberrima La predica.
Gli anni settanta proseguono con l'incisione di vari album tra i quali sono da ricordare Uomini, bestie e ragionieri (il secondo per la Polydor) nel 1973 (con le belle Buon Dio, Noi, Il mio viaggio e una traduzione di Mon ile de France di Georges Moustaki), La patria cita (disco di poesie in piemontese recitate da Farassino) e Guarda che bianca lun-a, in cui reinterpreta alcune canzoni di Angelo Brofferio. In questo periodo inizia anche l'attività di attore cinematografico: nel 1972 recita in Uccidere in silenzio, per la regia di Giuseppe Rolando (film sull'aborto, con Gino Cervi, Ottavia Piccolo e Sylva Koscina), nel 1973 in La bottega del caffè (tratto dall'omonima commedia di Carlo Goldoni), per la regia di Edmo Fenoglio (con Tino Buazzelli) e nel 1974 in Un uomo, una città (regia di Romolo Guerrieri, con Enrico Maria Salerno, Paola Quattrini, Tino Scotti e Luciano Salce).
Nel 1972 la sua canzone Quando qualcuno va fuori schema diventa la sigla del programma televisivo Sapere; pubblicata su 45 giri, la versione in studio rimane inedita su LP. Nel 1974, registra un disco e uno spettacolo per la RAI: "c'è che vole e chi non pole:grassie li stesso", insieme a Lia Scutari, sua moglie: in esso ripropone le atmosfere tipiche degli antichi cantastorie. Dopo un altro disco dal vivo (Recital Gipo, registrato al Teatro Erba di Torino), il 1977 è l'anno di Per la mia gente: in quest'album Gipo collabora con altri due autori piemontesi: Paolo Conte (di cui reinterpreta la divertente Per ogni cinquantennio), che scrive per lui la toccante Monticone, canzone in cui il piemontese è descritto attraverso i suoi cognomi tipici, ed il fratello Giorgio, che scrive una canzone per Farassino, Virginia nel bagno, ed inoltre compone le musiche per due testi di Farassino, La mia gente e Girano (quest'ultima riscuote un buon successo, anche per il testo ironico basato, sin dal titolo, su un evidente doppio senso).
Gli anni ottanta e l'impegno politico
I dischi successivi, incisi per altre case discografiche dopo l'abbandono della Fonit Cetra, non riscuotono il successo dei precedenti (anche se dal vivo Farassino continua ad attirare pubblico). Negli anni ottanta privilegia quindi l'attività di attore, anche se continua ad incidere qualche album. Nel decennio successivo si dedica principalmente alla politica, pur pubblicando qualche CD con rifacimenti di vecchie canzoni con nuovi arrangiamenti e nuovi brani interessanti, come la divertente Mamma mia che calura! e Se hai gambe cammina (contenute entrambe nel disco Ridatemi Amapola del 1998).
La politica
Nel 1987 dà vita ad un movimento politico denominato Piemont Autonomista, composto da fuoriusciti di Union Piemontèisa, partito creato da Roberto Gremmo. Dal 1987 al 1996 è segretario della Lega Piemont con Mario Borghezio presidente. Lascia la carica nel 1996 a Domenico Comino. Il suo partito entra quindi a far parte della Lega Nord come Lega Nord Piemont. Esponente quindi della Lega Nord e già parlamentare europeo, nel 1994 si è candidato al Senato nel collegio Torino 1: sostenuto dal centrodestra ha ottenuto il 28,2% dei voti ed è stato sconfitto dal rappresentante dei Progressisti Franco Debenedetti.
È subentrato al Parlamento europeo nel maggio 1994 dopo essere stato candidato alle elezioni del 1989, poi eletto nel 1994, per le liste leghiste. È stato vicepresidente della delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Malta; membro della Commissione per i trasporti e il turismo, della delegazione per le relazioni con la Repubblica Ceca, la Repubblica Slovacca e la Slovenia e della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; assessore regionale all'identità piemontese nella giunta di centrodestra di Enzo Ghigo dal 2004 al 2005.
Le sue canzoni
I suoi brani in piemontese più famosi sono:
Ël 6 ëd via Coni (il 6 di via Cuneo) un monologo profondamente autobiografico, che porta nel titolo l'indirizzo della casa in cui nacque e visse Gipo negli anni della povertà. Sangon Blues (il blues del Sangone) un beffardo blues dedicato al fiume Sangone, dove si descrivono varie umanità grottesche e divertite, intente nell'arte del cariè (cioè del "rimorchiare"). Montagne dël mè Piemont (montagne del mio Piemonte) praticamente un inno per tutti i "bogianen", un grido di orgoglio e di affermazione del proprio essere piemontesi. Cor nen va pian (non correre, vai piano) struggente ritratto dell'infanzia di Gipo, una Torino che non c'è più: il rimpianto per la spensieratezza dell'infanzia e con questa città che scivola sotto gli occhi, correre di un fiato su per le scale di casa, con gli occhi puntati al primo piano, dove mia madre mi dice...non correre vai piano" (originale in piemontese).
Il ritorno nel mondo musicale
Nel 2001 effettua un tour in Sudamerica, in cui presenta il suo spettacolo "Agli amici". Nell'ottobre 2005, a causa di un incidente stradale, muore sua figlia Caterina, fotografa molto nota in città, specialmente nell'ambiente musicale (aveva lavorato, tra gli altri, con i Subsonica e gli Africa Unite). Farassino decide, in ogni caso, di ritornare allo spettacolo, e presenta il recital [email protected], realizzato in collaborazione con il Folkclub di Torino e con la regia di Franco Lucà.
Nel 2007 pubblica anche un romanzo (in molte parti evidentemente autobiografico), Viaggiatori paganti, edito dalle edizioni Piemme, storia di un ragazzo, Matteo Monti detto "Teo" che, nella Torino degli anni cinquanta, decide di guadagnarsi da vivere con la musica. Ad ottobre del 2008 partecipa, per la prima volta nella sua carriera, al Premio Tenco. Nel 2010, su invito del direttore dello Stabile di Torino, Mario Martone, allestisce lo spettacolo Stasseira che ripercorre, sotto la regia di Massimo Scaglione tutta la carriera musicale e teatrale di Gipo.
Nel 2012 è uscito il suo libro "Frammenti di Barriera", una fotografia in chiave ironica del quartiere natio e dei suoi abitanti del passato. Muore nella sua casa di Torino all'età di 79 anni. Dopo il funerale laico tenutosi al Teatro Carignano e la successiva cremazione, viene sepolto nel piccolo cimitero collinare di Pino Torinese accanto alla moglie Lia Scutari e alla figlia Caterina prematuramente scomparsa.
Discografia
33 giri e CD
1962 - Le canssôn d' Pòrta Pila (IPM, LIP 306 come Giuseppe Farassino; con Riz Samaritano e Giuanin d' Porta Pila) 1962 - Le canssôn d' Pòrta Pila 2 (IPM, LIP 310 come Giuseppe Farassino) 1963 - Le canssôn d' Pòrta Pila 3 (IPM, LIP 318) 1963 - Mè cit Turin (SIR, LDS 103) 1964 - Milano canta... (Pig, AVA 702, con El Barberin e Mauro Cipolla) 1964 - Le canssôn 'd la mole (Pig, AVA 722, con Gianni Cucco e Carlin Sachett) 9 novembre 1967 - Auguri (Fonit Cetra, LPQ 09045) 1968 - Avere un amico (Fonit Cetra) 6 ottobre 1969 - Due soldi di coraggio (Fonit Cetra, LPQ 09054) 18 novembre 1970 - Gipo a sò Turin (Fonit Cetra, LPQ 09055) 1970 - Gipo a sò Piemont (Fonit Cetra, LPQ 09058/9 doppio dal vivo. Ristampato su Cd WARNER FONIT CDP 575/6) 1972 - Ij bogianen (Polydor 2448 004) 1972 - Uomini, bestie e ragionieri (Polydor, 2448 008) 1973 - Aria di casa mia (Polydor, 2449 003) 1973 - C'è chi vòle e chi non pòle, grassie listesso (Fonit Cetra, LPQ 09072) 1974 - La patria cita (Fonit Cetra, LPQ 09083) 1974 - Guarda che bianca lun-a (Fonit Cetra, LPQ 09084) 1975 - Mè car Artuf (Fonit Cetra, LPQ 09089) 1975 - Mantello, stivali e coltello (Fonit Cetra, LPQ 09088) 1975 - Recital Gipo (Fonit Cetra, doppio dal vivo, LPQ 09086/87) 1976 - Ij mè amor dij vint'ani (Feeling Record Italiana FR 69401) 21 settembre 1977 - Per la mia gente (Feeling Record Italiana, FR 69402) 1979 - Turin bel cheur (Fonit Cetra, LPQ 09091) 1982 - N'aptit da sonador (Gattocicova, Gt 001) 1985 - Piemontèis (Pentagramma LPPG 228) (ristampato su Cd nel 1996 con alcune modifiche nella track-list Pentagramma, CDPG 452) 1988 - Canson d'amor (Pentagramma LPPG 251) 1996 - 1996 (Pentagramma, CDPG 453) 1998 - Ridatemi Amapola (RTI, 13162) 1998 - Ritratto d'artista (Pentagramma CDPG 470) 2000 - Ël 6 ëd via Coni e altre storie Editrice "La Stampa"(edizione fuori commercio allegata al quotidiano) 2005 - Al me piemont (Pentagramma CDPG 507) 2005 - Ciao Turin (Pentagramma CDPG 508) 2005 - Sangòn blues (Pentagramma CDPG 509) 2007 - Mè borgh (Pentagramma CDPG 536) 2008 - Le più belle canzoni di Gipo Farassino (Warner Music 5051442-5201-2-5) 2010 - Racconti in musica (GFTeam/Reclab) 2010 - Ij mè Amor dij 20 Ani (Pentagramma CDPG 566)
45 giri
1962 - Tume e tumin/La congiuntura Pig, PI 7127 (*) 1962 - Porta Romana/La povera Rosetta Pig, PI 7128 (*) 1962 - I contrabbandieri/Malavita Pig, PI 7129 (*) 1962 - I pouri pelegrin/Marieme voei marieme Pig, PI 7130 (*) 1963 - Le braghe bianche/Oh che bella festa Pig, PI 7140 (*) 1964 - Il silenzio è fuori ordinanza/Il canto dei congedanti Pig, PI 7174 (**) 1964 - La Munferrina/La balilla Pig, PI 7156 (***) 1964 - Quandojera giovo/Spunta 'l sol Pig, PI 7157 (***) 1964 - L'parco d'me pais/Me amis Giaco Pig, PI 7158 (***) 1964 - I rubinett/Lassela pa pi scapé Pig, PI 7159 (***) 1964 - An sogn tremendo Pig, PI 7162 (***) 1964 - 'L grimpor/A l'umbreta del büssun Pig, PI 7189 1964 - Ciao Turin/La Brandulina Pig, PI 7190 1964 - La nostra crica/Mia mamma mi vuol dare Pig, PI 7191 1964 - Bela munfrinota/Maria Giöana Pig, PI 7192 1964 - La rosa bianca/Oi bela voreìssi v'ni Pig, PI 7193 1964 - Guarda che bianca luna/'L luv Pig, PI 7194 1965 - La guerra d'Abissinia/La veja senssa dent Pig, PI 7300 1965 - Mia mama veul che fila/Linda Pig, PI 7301 1965 - Rivand da via Nizza/J alpin alla stassion Pig, PI 7302 1965 - Matilde Pellissero/Pito e Cincilla SIR, TS 9051 1965 - Camila/Bona neuit ai lader SIR, TS 9052 1965 - T'em ciamave prussot/Mi la batlina la porto mei SIR, TS 9053 1965 - Salopa/'l mannequin d'i botai SIR, TS 9054 1965 - Sangon blues/Ma mi sai mac SIR, TS 9055 1965 - Me cit Turin/'d la 'd al pont 'd la ferovia SIR, TS 9056 1966 - Malavita/Mi redimo(cantata da:"El Cino") Pig, PI 7332 (*) 1966 - Porta Romana/La povera Rosetta, Mecca, HF 026 (*) 1966 - L'appassionata/Celeste Pautasso Silver, XP 618 1967 - Sangon blues/Serenata ciôcatôna (Fonit Cetra, SPF 31208) 1967 - Remo la barca/Non puoi capire (Fonit Cetra, SPF 31215) 1967 - Auguri/Ël 6 ëd via Coni (Fonit Cetra, SPF 31218) 1968 - Serenata a Margherita/Quando capirai (Fonit Cetra, SPF 31227) 1968 - Idraulik/I miei fratelli di New York (Fonit Cetra, SPF 31236) 1968 - La balada del ruscôn/Côr nen va pian (Fonit Cetra, SPF 31238) 1968 - Avere un amico/La mia città (Fonit Cetra, SPF 31240) 1969 - L'organo di Barberia/Il bar del mio rione (Fonit Cetra, SPF 31251) Gennaio 1969 - La ragazza di Praga/Quando capirai (Fonit Cetra, SPF 31241) 1970 - Senza frontiere/Il bar del mio rione (Fonit Cetra, SPF 31259) 1970 - Ballata per un eroe/Non devi piangere Maria (Fonit Cetra, SPF 31260) 1970 - Quando lei arriverà/Ho ritrovato Dio (Fonit Cetra, SPF 31268) 1971 - La canzone dei perché/L'eco (Fonit Cetra, SPF 31276) 1971 - Tener un amigo/Mi viaje (Zafiro, 00X 237) 1972 - Quando qualcuno va fuori schema/il mio viaggio (Fonit Cetra, SPF 31292) 1975 - Ninna nanna quel che non c'era/La canzone dei perché (Fonit Cetra, SPB 35) 1977 - Girano/Cuore (Feeling Record Italiana, FR 9307) (*) : Incise come "Giuseppe" Farassino (**) : Incise come "Tony D'Angelo" (***) : Incise come "Giuanin d' Porta Pila"
Compilation
1984: Tutti insieme con amore (Prince LP 216; Gipo è presente con Angiolina)
Filmografia
1972 - Uccidere in silenzio (regia di Giuseppe Rolando) 1973 - La bottega del caffè (regia di Edmo Fenoglio) 1974 - Un uomo, una città (regia di Romolo Guerrieri) ---- - 'L curà 'd Ròcabrusà - Vhs Pentagramma CV PG 91 ---- - Giromin a veul mariesse - Vhs Pentagramma CV PG 92 ---- - Premiata ditta Moschin e Moscon - Vhs Pentagramma CV PG 93 ---- - Achille chiabotto,medico condotto - Vhs Pentagramma CV PG 94 ---- - Un bagno per Virginio - Vhs Pentagramma CV PG 102 ---- - Le miserie 'd Monsù Travet - produzione TV con Ileana Ghione
1962 - (IPM, LIP 306 come Giuseppe Farassino; con Riz Samaritano e Giuanin d' Porta Pila)
Primo album di Gipo Farassino, anche se in realtà si tratta di una raccolta di canzoni già pubblicate su 45 giri e da lui incisi sia come Giuseppe Farassino che con il nom de plume “Giuanin d’Porta Pila"; vi sono infine due canzoni cantate da Riz Samaritano e da lui scritte (il suo vero nome, come è noto, è Lorenzo Schellino) su musica di Vanni Moretto (anche se in realtà all’ascolto anche in questi due brani sono evidenti i riferimenti alla tradizione, sia nei testi che nelle musiche) “Porta Pila” è il nome in dialetto piemontese di Porta Palazzo, nota soprattutto per il celebre mercato; il nome deriva da una delle porte di ingresso ad Augusta Taurinorum, la Porta Palatina, che potete vedere nella copertina del disco. Delle quattro porte sono conservate solo due, appunto la Porta Palatina e la Porta Decumana, che è stata inserita nella struttura di Palazzo Madama (è il lato che guarda verso via Po): Ma dopo questo excursus passiamo al disco: racchiude quasi tutti brani tradizionali, tranne le due canzoni di Riz Samaritano già ricordate. “Marieme voei marieme” è una canzone il cui testo si ritrova in vari altri dialetti del nord Italia: racconta perché sposare una donna sia “una gran disperassiôn”, facendo un elenco dei tipi di donna e dei vari motivi (ad esempio una donna grassa perché ti sfonda la pajassa, cioè il letto: Avej na fomna grassa, a l'è na gran disperassion: a m'sfonda la pajassa, a m'sfonda la pajassa., una donna bionda perché i preti le fan la ronda, e così via). Quando abbiamo presentato due settimane fa il disco “16 cansôn piemônteise”, se vi ricordate, vi era un’altra versione di questo brano, cantato da Carlo Pierangeli, come del resto per “Spunta ‘l sol”, che Pierangeli cantava con Marta Tomelli. Anche “La balila” si ritrova in altri dialetti: ho in mente le incisioni in milanesi dei Gufi, di Gaber e di Jannacci, mentre è invece piemontese al 100% “La monferrina”. Farassino recita, con lo pseudonimo, in “L' parcô d' me pais”, di cui avevamo già presentato il 45 giri: si tratta della predica di un parroco di paese, che riprenderà in seguito in altri dischi. Infine una nota su “I pouri pelegrin”: la musica infatti è celeberrima ed è servita come ispirazione a molti altri artisti, dai “Gufi” per “I teddy boys” a Fausto Amodei per “Se non li conoscete”.
Tracce:
LATO A 1) Giuseppe Farassino - Marieme voei marieme (tradizionale) 2) Giuseppe Farassino - Lassela pa pi scapè (tradizionale) 3) Giuseppe Farassino - Tume e tumin(tradizionale) 4) Giuanin d' Porta Pila - Spunta ‘l sol (tradizionale) 5) Giuseppe Farassino - I rubinet (tradizionale) 6) Riz Samaritano – Chila (Lorenzo Schellino-Vanni Moretto) 7) Giuanin d' Porta Pila - L' parcô d' me pais (tradizionale)
LATO B 1) Giuseppe Farassino - La balilla (tradizionale) 2) Giuseppe Farassino - I pouri pelegrin (tradizionale) 3) Giuseppe Farassino - La monferrina (tradizionale) 4) Giuseppe Farassino - La congiuntura (tradizionale) 5) Giuanin d' Porta Pila - Quand jera giôvô (tradizionale) 6) Riz Samaritano - A la duminica (Lorenzo Schellino-Vanni Moretto) 7) Giuanin d' Porta Pila - Me amis Giacö (tradizionale)
La nostra crica Maria Giöana Oi bela vorreìssi v' ni La rosa bianca Bela munfrinota La brandulina 'L luv Guarda che bianca luna Ciao Turin 'L grimpor Mia mama mi veul dare A l'umbretta del büssun An sögn tremendo
A1 Matilde Pellissero A2 'L 6 'D Via Cuni A3 Salopa A4 Porta Pila A5 Vuej Compreme Na Cassina B1 Sangon Blues B2 Serenata Ciocatona B3 Cor Nen Va Pian B4 Campagna B5 La Mudaja B6 Pito E Cincillà
Video
'L 6 'D Via Cuni
foto:i.ebayimg.com
Avere un amico
1968 - (Fonit Cetra)
Tracce:
Avere un amico Il bar del mio rione La mia città La Balada Del Ruscon Cor Nen Va Pian Èl Tolé 'D Civass Je Suis Cioch Ce Soir Pòrta Pila
1) La mia città (Gipo Farassino) 2) L'organo di Barberia (Gipo Farassino) 3) Il bar del mio rione (Gipo Farassino) 4) Serenata a Margherita (Gipo Farassino) 5) Fanette (Gipo Farassino-Jacques Brel) 6) Non puoi capire (Gipo Farassino-Vanni Moretto-Carlo Cordara) 7) Le scarpe nuove (Gipo Farassino-Yves Gilbert-Serge Lama)
LATO B
1) Due soldi di coraggio (Gipo Farassino) 2) Remo la barca (Gipo Farassino-Vanni Moretto) 3) America (Gipo Farassino) 4) Cella 21 (Gipo Farassino) 4) Ballata per un eroe (Gipo Farassino) 5) L'eco (Gipo Farassino)
... Il brano di apertura è una delle descrizioni più riuscite della Torino degli anni '60: "Un mare di fredde ciminiere, / un fiume di soldatini blu, / un cielo scordato dalle fiabe, / un sole che non ti scalda mai". Una città che non esiste più: le ciminiere le hanno spostate in Romania, i soldatini blu sono diventati tutti impiegati e l'unica cosa che è rimasta uguale è il sole che non ti scalda mai. Sempre della Torino del periodo è la descrizione del "Bar del mio rione", sostituito per lo più dai pub e dalle birrerie. Due canzoni del disco sono cover di canzoni francesi, "Fanette" di "La Fanette" di Jacques Brel e "Le scarpe nuove" da "Les ballons rouges" di Serge Lama; "Non puoi capire" è scritta insieme a Vanni Moretto e Carlo Cordara, mentre Moretto (che Farassino aveva conosciuto anni prima all'Italmusica, durante i suoi dischi icisi per la IPM, la Pig e la Silver) scrive da solo la musica di "Remo la barca", una delle canzoni più note del disco, con la triste storia di Remo Guidotti. Altri brani entrati nel meglio del repertorio di Farassino (che li ha continuati ad interpretare dal vivo fino a poco tempo fa) sono la title track "Due soldi di coraggio" e "Ballata per un eroe", canzone antimilitarista. Tra le altre canzoni da citare almeno "Cella 21", che descrive le ultime ore di un condannato a morte, "America" sul dramma dell'emigrazione e la poetica e conclusiva "L'eco". Gli arrangiamenti e la direzione dell'orchestra sono curati da Giancarlo Chiaramello, che lega i vari brani con degli intermezzi musicali, sul modello di ciò che aveva fatto l'anno prima Gian Piero Reverberi per i New Trolls in "Senza orario, senza bandiera". Ovviamente questo disco non è mai stato ristampato fino ad oggi in CD
fonte: Il negozio di Euterpe
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La mia città Un mare di fredde ciminiere un fiume di soldatini blu un cielo scordato dalle fiabe un sole che non ti scalda mai. Questa mia città ti fa sentir nessuno ti strozza il canto in gola ti spinge ad andar via. Questa mia città che spegne le risate che sfugge a tanta gente resta la mia città Un mare di fredde ciminiere un fiume di soldatini blu un cielo che non ti scalda mai, la mia città, la mia città, la mia città.
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L'organo di Barberia
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Il bar del mio rione
Nel bar del mio rione si passa la sera giocando a scopone parlando di sport. Si vive fra gente alla mano che t'offre il bicchiere o il mezzo toscano e ti chiama giuvnot! C'è chi grida imprecando alla sorte c'è chi grida un pò troppo forte c'è chi prende una vecchia chitarra e ti canta "Mio caro ideal". Nel bar del mio rione ritrovi la vita la faccia pulita di questa città. Il tempo quaggiù s'è fermato col dito puntato sull'ora più bella di qualche anno fà. Senti ancora parlare di Orsi di Carnera,di Bindo e Robik vedi ancora la foto di Coppi dedicata agli amici di qui. Nel bar del mio rione juke box e transistor la televisione non sanno cos'è. La musica qui la fà il fante che batte bastoni,accusa tarocchi e risponde col re. C'è il pittore con pizzo e basette che ti parla del grande Manet c'è chi bara giocando a tresette poi ridendo ti paga un caffè. Nel bar del mio rione si entra ridendo e si ha l'impressione di essere un Re. Si vive fra gente alla mano che t'offre il bicchiere o il mezzo toscano che fà la partita che prende la vita per quella che è.
Margherita ogni uomo nella vita prima o poi deve incontrare una donna come te. Sei la splendida illusione che regala un'occasione ad un uomo senza storia per parlare un pò di sè. Margherita quante volte nella vita un anonimo hai raccolto e ne hai fabbricato un re. Quante volte un Valentino con la faccia da cretino esaltando le sue gesta incomincerà da te. Mio nonno mi diceva che l'amor non è polenta è una strofa che si canta finchè c'è la gioventù ma tu Margherita cosa speri da una vita regalata a cento amori che non rivedrai mai più. Forse un giorno il tuo buon cuore sarà stanco di donare e reclamerà l'amore che tu non gli hai dato mai. Mio nonno mi diceva che l'amor non è polenta è una strofa che si canta finchè c'è la gioventù ma tu Margherita mi rispondi che a contanti comprerai trecento amanti quando il seno sfiorirà. E se un giorno a vender santi siederai sopra un gradino con due soldi di buon vino tutto quanto passerà.
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Fanette
Eravamo due amici e Fanette mi amava. La spiaggia era deserta e dormiva con me, se ancora si ricordano le onde vi diranno come per la Fanette io cantavo una canzone Ricordo, ricordo che era bella come una perla rara ricordo che era bella,e io invece no. Ricordo ricordo che era bruna quanto una spiaggia è bionda e avendo l'una e l'altra io possedevo il mondo. E' certo, è certo che ero pazzo a credere che Dio riaprisse il Paradiso per poi offrirlo a me; E' certo che non bisogna mai fidarsi di nessuno. Eravamo due amici e Fanette mi amava, la spiaggia era deserta e mentiva con me se ancora di ricordano le onde vi diranno come per la Fanette moriva la canzone. Ricordo, ricordo che uscendo da un'onda morente li ho visti abbracciati come teneri amanti. Ricordo, che hanno riso vedendo che piangevo, ricordo che han cantato quando li maledivo! Ricordo, che fù quel giorno là,che han nuotato tanto nuotato così bene che non li ho visti più E' certo che non bisogna mai Ma parliamo...d'altre cose Eravamo due amici e Fanette mi amava, la spiaggia è deserta e piange con me, e la sera,qualche volta,quando il mare è più calmo, mi pare di sentire la voce di Fanette.
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Non puoi capire
Non puoi capire cosa vuol dire amare qualcuno che ti considera nessuno. Perchè coi tuoi capelli tu stai sfidando il sole e contro il tuo sorriso son niente le parole perchè senza esitare nel gioco della vita tu punti i tuoi vent'anni e vinci la partita. Oggi sei come il vento che non si rende conto del pianto di un bambino a cui senza ragione distrugge l'aquilone. Ma quando i tuoi amici un giorno fingeranno di aver dimenticato il tuo compleanno e quando gente nuova ti offrirà un amore che sembrerà finire prima di cominciare tu capirai cosa vuol dire amare qualcuno che ti considera nessuno.
Le scarpe nuove Non ho mai chiesto scarpe nuove alla mia cara povertà, chi è soddisfatto non si muove, risparmia scarpe e carità; non ho mai chiesto una vacanza solo,col mare a tu per tu col cuor che ritma la cadenza d'un volo d'ali in mezzo al blu. Ho avuto niente, niente di niente ma ho chiesto niente, niente di niente. Non ho mai posto una domanda alla mia cara povertà, non mai chiesto una risposta ai membri della Trinità; non ho mai chiesto un aquilone da far volare in libertà per regalarmi un'occasione di abbandonare la città. Ho avuto niente, niente di niente ma ho chiesto niente, niente di niente. Non ho mai chiesto alla luna della mia cara povertà una manciata di fortuna, di amore e di felicità; non ho mai visto nelle stelle fate turchine e maghi blu, le mie fate eran di quelle che non s'incontrano lassù. Ho avuto niente, niente di niente ma ho chiesto niente, niente di niente. Ho sempre riso allegramente, nella mia cara povertà, di tutta quella brava gente che sindacava: bla bla bla e non ritrovo nella storia un gran guerriero o un grande re desideroso di vittoria che sia orgoglioso più di me. Non ho mai chiesto ne ricevuto ma ho fatto quello che ho voluto.
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Due soldi di coraggio
Bisognerebbe avere la forza di partire come si andasse a caccia con dentro la borraccia il vino che ti basta per giungere alla strada. Due soldi di coraggio e cominciare il viaggio. Lasciare alle tue spalle il tanfo delle stalle che ospitano il peso di un ventre troppo obeso. Non più sentir la pena di un canto di sirena nè il misero lamento del mutuo incensamento. E correre,correre,correre lungo la strada senza fermarsi senza pensare di ritornare. E correre,correre,correre verso la luce di un nuovo giorno che ti cancelli il buio d'intorno. E correre,correre,correre fino alla fine verso la fine verso l'addio e nell'addio ritroveresti Dio. Bisognerebbe avere la forza di negare di essere qualcuno, rinascere nessuno scordando i sentimenti e i buoni insegnamenti che furono impartiti da padri Gesuiti. Gridare apertamente che non t'importa niente del grande blasonato che ieri s'è impiccato poi scrivere sui muri di spenti seminari che Dio non è morto e Lazzaro è risorto! E correre,correre,correre lungo la strada senza fermarsi senza pensare di ritornare. E correre,correre,correre fino alla fine di un nuovo giorno che ti cancelli il buio d'intorno. E correre,correre,correre fino alla fine verso la fine verso l'addio e nell'addio ritroveresti Dio.
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Remo la barca Remo "la barca" veniva chiamato perchè in marina si era arruolato ed anche quando lui era tornato il soprannome non era cambiato Lui arrivava con la pettorina le braghe a sventola della marina ed agli amici al bar raccontava le avventure di quando viaggiava. Solite storie di marinai però di donne non parlava mai per una donna si era arruolato per una donna che lo aveva lasciato. E se qualcuno quel nome faceva Remo "la barca" arrossiva e rideva poi mormorava: "è acqua passata", con una voce un poco stonata. Fu in quell'incontro avvenuto per caso che lei ridendo disse: "mi sposo", cadde un silenzio ma sopra il suo viso parlò una lacrima mista a un sorriso. La stessa notte,col buio nel cuore, Remo "la barca" cercava il suo mare e col ricordo dei giorni più belli l'ultimo addio mandava alle stelle. Due sole righe sopra ai giornali "Remo Guidotti in via tal dei tali, d'anni trentuno,non ammogliato la scorsa notte s'è suicidato". Sopra il suo cuor nel giubbotto di pelle un'istantanea di una fanciulla con una dedica un poco sbiadita "A Remo mio per tutta la vita"
Lo sguardo rassegnato rivolto all'oltremare, il gregge incolonnato è pronto ad imbarcare. Giganti di granito valige di cartone, il premio patuito: due soldi d'illusione. America,una pagnotta e un tetto, Cristoforo Colombo,tu sia maledetto! Gli occhi vuoti attorno non possono versare le lacrime che un giorno servirono a irrigare due palmi di campagna da cui puoi solo trarre un pianto di zampogna un canto di chitarre. America,una pagnotta e un tetto, Cristoforo Colombo,tu sia maledetto! Almeno poter dire: "Non parto: Evviva Dio che mi fà seppellire nel paese mio" Ma no! La terra grassa ti apre le sue porte a colpi di grancassa ti offrirà la morte America,una pagnotta e un tetto, Cristoforo Colombo,tu sia maledetto!
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Cella 21 Cella 21,braccio della morte fra cinque ore sarà mezzanotte! A mezzanotte,a mezzanotte Quando giù al paese un vecchio diceva: "Meglio una cipolla masticata in casa tua che un ricco banchetto in terra straniera!" un giovane rideva,un giovane rideva. Cella 21,braccio della morte fra quattro ore sarà mezzanotte! A mezzanotte,a mezzanotte Quando giù al paese un vecchio diceva: "Prendi moglie e buoi dei paesi tuoi, la donna straniera ti dà la galera!" un giovane rideva,un giovane rideva. Cella 21,braccio della morte fra tre ore sarà mezzanotte! A mezzanotte,a mezzanotte Splendida avventura verso il nuovo mondo muoia la miseria,uccisa dal lavoro! Un lavoro sicuro,che porterà una casa, che porterà gli amici,che porterà l'amore. Cella 21,braccio della morte fra due ore sarà mezzanotte! A mezzanotte,a mezzanotte Lei si chiamava Mary,ma non era Maria, forse non sapeva che laggiù al paese la nostra ricchezza è solo l'onore! Forse non sapeva,forse non sapeva. Cella 21,braccio della morte fra un' ora sarà mezzanotte! A mezzanotte,a mezzanotte No,non si può cambiare la faccia del mondo e quando giù al paese un vecchio diceva: "La donna straniera ti dà la galera!" Un giovane rideva,un giovane rideva. Cella 21,braccio della morte a mezzanotte,a mezzanotte! E' mezzanotte,è mezzanotte.
Ballata per un eroe Partire partirò partir bisogna Cacciando in fondo al cuore la vergogna Di appartenere a un gregge muto e vile Che non sa dir di no ad un fucile Partire partirò e un cappellano Con un sorriso mesto nella mano Mi porgerà un'immagine e un addio Nel nome intemerato del buon Dio Lo squillo sgangherato di una tromba Ed il fragore della prima bomba Per quanto possan essere potenti Non copriranno il batter dei miei denti E all'ordine imperioso dell'attacco indietro resterò da buon vigliacco E sconterò al fine la mia pena Crepando con sei palle nella schiena Andrò a ingrossare la nutrita schiera Di quelli che aggrappati a una bandiera Son morti bestemmiando di paura Ad occhi chiusi in una notte scura Diranno che ero un ottimo soldato Diranno ch'ero il più disciplinato E forse manderanno un telegramma Di condoglianze alla mia cara mamma La gente del mio piccolo paese Concorrerà orgogliosa a quelle spese Che serviranno un giorno a immortalare Il nome mio nel marmo di un altare E forse mi faranno un monumento Che sfiderà la collera del vento Il busto eretto i pugni sul fucile Lo sguardo fiero volto al campanile Si indignerà lo spirito immortale Di chi donò la vita a un ideale Per contro mille figlie di Maria Mi crederanno santo e così sia Io pregherò soltanto che il sorriso Di un bimbo non si posi sul mio viso Il marmo può arrossire di vergogna Partire partirò partir bisogna.
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L'eco Un' eco di lontano sta ripetendo un pianto ma il mare col suo canto quell'eco coprirà. Un'eco di lontano fra stormi di gabbiani sta ripetendo al vento qual'è la verità. Tracciati dal vento si snodano i sentieri coperti dall'ombra di troppi cimiteri. Guidati dal canto un rullo di tamburi precede la marcia dei quattro cavalieri. Un'eco di lontano sta ripetendo un pianto ma troppo forte è il canto e l'eco finirà ma troppo forte è il canto e l'eco finirà.