SPAGNA

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  1. gheagabry
     
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    LAS MEDULAS



    Lo scricchiolio degli arbusti. La terra fa echeggiare i passi. In qualche modo sono arrivato fin qua. Facendomi guidare dall’ispirazione. Seguendo le orme di molti connazionali di antica Età Imperiale. Non ho certo viaggiato sopra qualche quadrirema, semmai in un comodo aereo, ma il fascino di arrivare in terra iberica, è eguale....nella Spagna nord-occidentale, nella provincia di León (capoluogo dell’omionimo Regno, comunità autonoma di Castiglia e León), “un po’” di marcia e, si bussa alle porte di Ponferrada, importante nodo stradale e capoluogo della comarca di el Bierzo, il cui nome trae origine da un ponte costruito nel XII secolo per consentire ai pellegrini di superare il fiume Sil, nel loro cammino verso Santiago di Compostela.
    Immerse in un paesaggio rossastro con alberi di castagno secolari dagli enormi tronchi, ecco “Las Medulas”, le miniere d’oro a cielo aperto dei Romani. Sfruttate per due secoli, e dal 1998 diventate Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
    Fu lo scrittore Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.) a tramandare le operazioni di scavo. Grazie a un sistema di canali di centinaia di chilometri, l’acqua veniva trasportata dalle montagne della Sierra de La Cabrera a Las Médulas, quindi condotta in tunnel sotterranei dove la pressione frantumava le rocce separandone l’oro caldo. A parte qualche famigliola spagnola, non c’era nient’altro. Solo una sensazione di sfida (rispettosa) fra uomo e natura. Iniziata agli albori dell’umanità, e mai finita.
    (Luca Ferrari, ilreporter)


    Las Medulas è un vasto altipiano, costituito da conglomerati , arenarie e sedimenti più fini, per uno spessore totale di alcune centinaia di metri, depostisi entro quella che nel lontano Miocene (30-7 milioni di anni fa) era una piana alluvionale, La cementazione, il sollevamento e l'erosione naturale hanno modellato questi materiali, dando luogo ad un paesaggio di ripide scarpate e valli profondamente incise. Su queste forme si sovrappongono poi estese aree caratterizzate da dissesto idrogeologico e forme di erosione accelerata, quali creste aguzze, guglie, solchi profondi, tutti legati all'attività mineraria.
    Las Medulas rappresenta la più estesa applicazione nota del metodo di coltivazione mineraria dell'oro descritto da Plinio il Vecchio come "ruina montium", e che comporta l'utilizzo della forza idraulica non solo per setacciare l'oro ma anche per frammentare ed asportare la roccia che lo contiene. Lo scrittore e naturalista romano riferisce di esso con grande meraviglia: "opera vicerit Gigantum"… "ut iam minus temerarium videatur e profundo maris petere margaritas atque purpuras", ovvero: supera l'opera dei Giganti, tanto da apparire meno temerario il trarre dal mare profondo le perle o la porpora. Tutta l'area sfruttata è attraversata infatti da grandi cunicoli discendenti e originariamente a fondo chiuso, denominati "arrugias", scavati a mano con martelli e cunei di ferro o ricorrendo all'azione di "fuoco e aceto", essi si biforcano verso il basso in condotti secondari, mentre l'imboccatura è posta alla sommità dell'altipiano; alcuni di questi cunicoli o parti di essi sono tutt'oggi raggiungibili e percorribili. All'origine la loro larghezza doveva essere attorno ai 100 - 150 cm, mentre l'altezza variava da 110 a 190 cm, con una sezione ellittica necessaria per mantenere la stabilità della volta.
    Ai loro imbocchi faceva capo un'estesa rete di canalizazioni - corrugi - scavate per lo più nella nuda roccia, che convogliava l'acqua dei torrenti e di fusione delle nevi dei Montes Aquilanos per centinaia di km dapprima entro piccoli bacini artificiali sbarrati da dighe, e da qui entro canali che sfociavano direttamente nelle arrugias. Una volta scavata la galleria sino al livello da sfruttare, e portati fuori i minatori, la diga a monte veniva aperta e l'acqua precipitava rovinosamente nella cavità; la pressione sviluppata e la compressione dell'aria intrappolata al fondo del cunicolo erano tali da rompere la roccia all'intorno, sfondando la parete e trascinando il materiale detritico all'esterno. Nella descrizione di Plinio l'operazione appare in tutta la sua catastrofica grandiosità: "mons fractus cadit ab sese longe fragore qui concipi humana mente non possit, aeque et flatu incredibili. spectant victores ruinam natura."ovvero il monte frantumato crolla con un fragore ed uno spostamento d'aria non concepibile dalla mente umana". Il crollo di più gallerie limitrofe poteva coinvolgere l'intera parete, dando luogo ad un profondo sventramento dell'intera compagine rocciosa.
    Allo sbocco della galleria di crollo un sistema di canali convogliava fango, acqua e detriti prima in vasche dove erano eliminati manualmente i ciottoli più grandi, e poi a vasche - denominate agogae - con una serie di grandi setacci, dove l'oro era estratto; il materiale detritico residuo era lasciato fluire nella piana sottostante, dove dava luogo ai coni di colata tutt'oggi visibili. Plinio affermò anche che 20.000 libre d'oro venivano estratte ogni anno. 60.000 lavoratori liberi vennero impiegati in scavi che produssero 5 milioni di libre nel corso di 250 anni (corrispondenti a 1.635.000 kg d'oro).

    "Quello che accade a Las Medulas è molto più del lavoro di giganti. Le montagne sono perforate da corridoi e gallerie create a lume di lampada. Per mesi le miniere non sono illuminate dalla luce del sole e molti minatori muoiono all'interno dei tunnel. Questo tipo di miniera è stato definito Ruina Montium. Le spaccature creatasi all'interno della miniera sono talmente pericolose che è più semplice trovare la purpurina o le perle in fondo al mare che scheggiare questa roccia. Con che pericolo abbiamo costruito la terra!"

    ...la conquista romana....



    La conquista romana di quest'area della penisola iberica è relativamente tarda, e strettamente legata alla necessità di Ottaviano di "pacificare" l'estremo occidente, consolidare e difendere i confini dell'impero.
    Nel 27 a.C. il senato gli affida assieme al titolo di Augustus la cura delle provinciae non pacate, ove sono di stanza le legioni; dopo ripetuti scontri sulle mesetas con Asturi e Cantabri, attorno al 25 i Romani avanzano sino alla Gallaecia (Galizia)...nelle due nuove province di Lusitania (più o meno l'attuale Portogallo) e Tarraconensis, nonché Galizia ed Asturia, sotto il diretto controllo dell'imperator anziché del senato, sono stanziate legioni. Le aree minerarie aurifere presenti nella regione divengono di importanza strategica per l'impero nel momento in cui Augusto riforma il sistema monetario con l'introduzione della monetazione aurea, coniata nella zecca di Lugdunum ed usata per le spese militari; esse vengono poste sotto la diretta amministrazione dell'imperatore, attraverso un procurator che lo rappresenta e di specifici funzionari, quali il procurator metallorum e altri legati.
    La regione di El Bierzo, a Sud di Ponferrada rivela subito ai nuovi conquistatori le sue potenzialità economiche legate alla presenza di sedimenti auriferi, già sfruttati dalle popolazioni locali attraverso le tradizionali attività di lavaggio e setacciatura dei depositi alluvionali sciolti. Viene quindi particolarmente curata la presenza di truppe in essa, che culmina con lo stanziamento della Legio VII Gemina nel Leòn nel 74 d. C...L'attività di estrazione dell'oro in quest'area continua per non più di due secoli, venendo abbandonata in concomitanza con la crisi monetaria del III secolo d.C.; la coltivazione estensiva dei depositi è però sufficiente a modificare profondamente la struttura del paesaggio. Quest'ultimo infatti mostra tutt'oggi, fossilizzate, le caratteristiche geomorfologiche legate all'intensa attività di modificazione antropica a cui è stato sottoposto.
    (dal web)


    ....PONFERRADA....


    I primi nuclei abitativi fissi della zona furono costituiti da Liguri poi soppiantati e mescolati a popoli Celtici. La conquista romana di questi territori iniziò nel I secolo a.C. e con essa iniziò lo sfruttamento intensivo dei giacimenti auriferi locali. Questa risorsa fece dell'attuale Ponferrada una città romana, sede di una mansio, citata ancora nel III secolo col nome di Interamnium Flavium nell'Itinerario antonino. Con la caduta dell'Impero romano e le invasioni dei Vandali il sito fu abbandonato, finché nel XII secolo il vescovo di Astorga, Osmundo, per agevolare i pellegrini di Santiago fece costruire sul fiume Sil un ponte rinforzato in ferro (Pons Ferrata) dal quale prese il nome il borgo, tappa del camino frances intermedia fra Mulina Seca e Villafranca del Bierzo. Il borgo di Puenferrada fu all'inizio in potere dei Re di León che nel 1178 la donarono all'Ordine dei Templari che si era preso cura della sicurezza del Cammino.
    Scomparso l'Ordine, Ponferrada passò più volte di mano fino a quando nel XVI secolo venne in possesso del conte di Lemos il quale però fu contestato dal figlio che pretendeva la proprietà del castello. Risolsero la disputa i Re Cattolici che rivendicarono la proprietà del castello e dell'abitato facendoli restituire alla Corona di Spagna. Il simbolo di Ponferrada è il Castillo de los Caballeros Templarios, costruito tra il secolo XII e il secolo XV e utilizzato in particolare dai cavalieri dell’Ordine dei Templari, che arrivarono in città per difendere i pellegrini e rimasero fino al 1312.
     
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  2. tomiva57
     
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    GASTRONOMIA SPAGNOLA:

    La cucina spagnola è tra le più apprezzate e conosciute del mondo. Negli ultimi anni, in particolare, ha raggiunto un riconoscimento universale e una popolarità mai vista prima. Il motivo è facilmente intuibile: i suoi piatti, nati dall’incontro di culture diverse, sono preparati con ingredienti tipici semplici e genuini.
    Le zone costiere possono contare su un’incredibile varietà di prodotti ittici (frutti di mare, crostacei, acciughe, tonni…), mentre dalla fertili vallate provengono frutta e verdure abbondanti e di eccelsa qualità.
    Le regioni settentrionali della Spagna, sono considerate regioni casearie in quanto producono una notevole quantità di prodotti caseari, mentre nelle aree montuose troviamo soprattutto allevamenti suini, selvaggina e coltivazioni di legumi.
    Le regioni spagnole sono spesso molto diverse tra loro sia dal punto di vista culturale e sociale che dal punto di vista climatico e territoriale: ne deriva che ogni regione ha i suoi piatti e prodotti tipici.
    Essendo impossibile, in questa sede, dedicare la giusta attenzione ad ogni piatto tipico, ci limitiamo a fare un breve accenno ai più famosi.
    Il piatto spagnolo più conosciuto, con ogni probabilità è la Paella Valenciana(il particolare nome deriva dalla padella in cui si cucina. La paella, nella zona valenciana è infatti una padella ampia, senza impugnatura, ma con due maniglie), preparata in diversi modi, utilizzando carne o pesce, verdura e riso.



    paella



    Celebri nel mondo sono anche le tapas, (un’incredibile varietà di antipasti tipici, preparato in numerosissime varianti) ed il Gazpacho (una specie di zuppa con pomodoro ed altri ortaggi servita fredda).

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    Molto buoni, seppure meno famosi, Cocido madrilño (antica pietanza di origine ebraica preparata con ceci) e la Fabada asturiana (zuppa di fagioli e carne di maiale).

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    Pesce e frutti di mare sono ingredienti base per molte ricette: ricordiamo la zarzuela de mariscos, un fritto di pesce molto speziato, il Pulpo alla gallega(tipico della Galizia) ed il Bacalao.

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    churros

    Tra i dolci, menzioniamo il Churros,


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    un dolce fritto da prima colazione ed il Roscón de reyes, ciambella di pasta soffice, cotta al forno, è un dolce natalizio. Vi sono poi il turròn, un torrone a base di miele e mandorle, e il marzapane, squisite eredità della dominazione araba.

    Per quanto riguarda la produzione vitivinicola, la Spagna, vanta una millenaria tradizione. Molti pensano che in terra iberica si possa bere solo dell’ottima sangria (bevanda alcolica a base di vino, spezie e frutta da bere ghiacciata), ma non è cosi: la Spagna offre una notevole varietà di vini; si va dai vini rossi corposi e profumati della Rioja ai vini freschi e fruttati della Navarra, passando per gli ottimi vini bianchi della Galizia e dei Paesi Baschi, fino ad arrivare alla complessa e diversificata produzione vinicola della Catalogna.
    Nell’Andalusia, troviamo, invece, vini liquorosi tipicamente spagnoli, ossia i Jerez-Xérès-Sherry, ed i loro derivati.
    Per concludere, è bene ricordare che gli spagnoli pranzano e cenano tardi: difficilmente vi siederete a tavola prima delle 14 per la comida (pranzo) o delle 22 per la comida de la tarde (cena). Inoltre, al ristorante, amano restare seduti a tavola per delle ore a gustare con calma ogni piatto, rilassandosi in compagnia.

    mercato

     
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  3. gheagabry
     
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    Madrid è un luogo strano. Non credo che piaccia la prima volta che ci si va. Non ha nulla di quello che ci si può aspettare dalla Spagna. È moderna più che pittoresca senza costumi, praticamente senza cappelli di Cordoba, eccetto sulle teste degli imbroglioni, senza castagnette e senza mistificazioni disgustose come le caverne degli zingari a Granada. Non c'è in città nessun sito di color locale per i turisti. E pure, a conoscerla, è la città più spagnuola di tutte, la migliore, in cui vivere, la gente più simpatica, il clima più bello in qualunque mese dell'anno e, mentre le altre grandi città simboleggiano tutte la provincia in cui si trovano, sono in sostanza andaluse, catalane, basche, aragonesi, e comunque provinciali, soltanto Madrid può darvi l'essenza.
    (Ernest Hemingway)


    MADRID


    Situata al centro della penisola Iberica, è la più alta capitale d'Europa (646 m), da cui più facilmente si raggiunge il cielo: "Da Madrid al cielo" è il motto più comune che si sente nelle calles della città. Madrid ha sicuramente un primato che è dato dalla presenza di svariati musei, senza dimenticare anche dell'incredibile varietà d'attività culturali, caffè, bar, discoteche, ristoranti … Si differenzia dalle altre città europee per la sua singolare struttura urbanistica: non è costruita, infatti, secondo una rigorosa pianificazione e a prima vista appare come un insieme di tante città diverse l'una accanto all'altra, con un vivace alternarsi di stili.

    ..il Palazzo reale..


    Su un promontorio affacciato sul Rio Manzanares, il Palazzo Reale di Madrid sorge sulle rovine dell'alcazar moresco, distrutto nella metà del Settecento. L'attuale residenza reale profuma della sontuosità borbonica e ricorda, nella maestosità della struttura e nei fasti delle decorazioni, il gusto di Versailles. Abitato sino agli anni Trenta dai Reali di Spagna, il palazzo è utilizzato per le cerimonie di Stato, mentre il re Juan Carlos e la sua famiglia vivono alle porte della città, nel Palazzo Zarzuela. Attualmente, delle 2800 stanze che costituiscono il Palazzo, solo 20 possono essere visitate; tra queste la Reale Armeria, con una superba collezione di armature ed armi tra cui le spade del Cid (eroe nazionale spagnolo) e del conquistatore Cortès, oltre a numerosi esemplari del periodo asburgico.
    Nello stesso edificio, la Real Officina de Farmacia, che conserva una serie di curiosi strumenti farmaceutici mentre il suo museo possiede antichi testi che racchiudono i segreti dell’arte officinale. Attraverso la superba scalinata del Sabatini potete accedere al primo piano, dove tra le altre meritano una visita il Salòn de Alabarderos, affrescato dal Tiepolo, e, negli appartamenti reali, il Salòn de Gasparini, una delle sale più lussuose, con preziosi arredi, stucchi ed affreschi, il Salòn de Carlos III, ossia la camera da letto del sovrano, il cui soffitto è stato dipinto da Lope de Vega ed infine il bellissimo Salòn del Trono, che conserva l’aspetto originario, con enormi specchi, mobili in stile rococò, sculture e preziosi lampadari. Questa sala ancora oggi viene utilizzata durante le cerimonie di stato ufficiali. L’ampia area verde che circonda il Palazzo Reale, dove i madrileni amano fare jogging, è divisa tra i cosiddetti Jardines Sabatini, dedicati all’architetto italiano, il Campo Del Moro, in origine il parco del Palazzo, ed il Parque de la Casa del Campo, anche questo antico possedimento reale. La ricostruzione risale al 1735, quando il re di Spagna Filippo V affidò il progetto a Filippo Juvara che, morto l'anno successivo, venne portato a termine, con numerose modifiche, dal suo assistente Giovanni Battista Sacchetti.

    ..storia..


    Madrid è di sicuro tra le città più poliedriche dell’intero continente Europeo e a nessuno può sfuggire la grande varietà di stili artistici e culturali presenti in essa. Nacque nel 854 d.C. per mano di un emiro musulmano; corre l'anno 865 quando il moro Mohamed I decide di costruire nel sito dell'attuale capitale spagnola una fortezza, che avrà il nome di Magrit . La posizione strategica - sulla riva del fiume Manzanares e al centro della Meseta - rende la cittadina motivo di scontri frequenti tra Cristiani e Musulmani.
    La dominazione musulmana cessò definitivamente nel 1132 grazie all’opera dei re Fernando I di Castiglia (1047) e di Alfonso VI (1083), che distrusse Magerit. Importante, per Madrid e per tutta la Spagna, fu il matrimonio tra Isabella d’Aragona e Ferdinando di Castiglia nel 1474 che unì i due regni e donò alla città e alla regione un nuova stabilità politica. Il 1492 fu l’anno della svolta sia per la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, sia per la caduta dell’ultima roccaforte musulmana presente sul territorio spagnolo, avvenimenti che permisero di ampliare le ricchezze economiche della città. Questo fu anche l’anno in cui Carlo I nipote d’Isabella e Ferdinando d’Aragona, fu incoronato oltre che re di Spagna anche Imperatore del Sacro Romano Impero. E' la prima città della Spagna da quasi cinque secoli, da quando cioè il re schivo e risoluto decise di portare in un modesto borgo sulle rive del fiume Manzanares l'intera corte...Nel 1561 il nuovo re Filippo II proclamò Madrid Capitale dell’Impero Romano. Fu grazie a lui che si costruì l’Escurial e al figlio, Filippo III, si deve la Plaza Mayor. Rimasta fino ad allora di dimensioni contenute, Madrid "esplode" e raggiunge il culmine culturale e politico con Filippo IV; è questa l'epoca del Barocco figurativo e del grande Maestro Diego Velazquez. A Filippo IV, si deve la costruzione del Palazzo e del Parco del Buen Retiro. Il loro impegno in queste grandi opere li portò a trascurare il resto della città sia a livello architettonico che organizzativo, e si creò una grande differenza tra il lusso sfrenato delle costruzioni dei reali e quelle del popolo e della chiesa. Nell’arco di un secolo Madrid divenne perciò la città più sporca e mal considerata dell’Europa. Con l'avvento dei Borboni e la salita al trono del filofrancese Carlo III la città cambia ancora faccia ed è arricchita da nuove meraviglie architettoniche; gli anni a cavallo del 1800 sono anche quelli della ribellione spagnola ai domini transalpini e della successiva crudele repressione napoleonica. Il periodo di dominazione napoleonica, con la Battaglia di Trafalgar, contribuì alla perdita di numerose colonie americane come quelle di Portorico, Cuba e le Filippine, e verso la fine del secolo la pestilenza portò la città alla povertà assoluta. Nel 1875 fu restaurata la Monarchia Borbonica che segnò una lieve ripresa. NelXX secolo la città riprese il suo vigore, e fu il re Alfonso XIII che firmò la sua rinascita facendo costruire alberghi, grattacieli, e con l’apertura della Gran Via, della Metropolitana e la creazione dellacittà universitaria. Dopo di lui fu proclamata la seconda repubblicanel 1931, e Madrid fu dichiarata capitale della Nazione Spagnola. La stabilità politica in città durò pochi anni, infatti, la discordanza tra i vari partiti politici, il F.P. (fronte popolare) e il F.N. (fronte nazionale) creò uno stato di anarchia assoluta che sfociò in 3 anni di guerra (1936-1939) e nella dittatura di Francisco Franco. La dittatura di Franco sopravvisse alla fine della Seconda Guerra Mondiale e durò per un altro trentennio. Morto quest’ultimo, e incoronato nel 1975 il nuovo re democratico Juan Carlos di Borbone, Madrid ritornò al suo splendore e con lei tutta la Castiglia. Nel 1979 furono effettuate le prime libere elezioni, e risale al 1986 l’entrata della Spagna nella Comunità Europea.

    ...la Fuente de la Cibeles...


    Cibeles era la dea greca della terra, della natura e dei luoghi selvatici, madre di Zeus, e nella fontana dell’omonima piazza di Madrid è raffigurata su un carro trainato da 2 leoni e da altre figure mitologiche, alcune aggiunte in epoca postuma. I leoni che trainano il carro della Dea rappresentano i personaggi mitologici di Melanione (o Ippomene) e Atalanta, la grande cacciatrice del gruppo di Diana. Il mito vuole che Melanione s’innamorò di Atlanta e non sapendo come conquistarla supplicò Afrodite di aiutarlo. Atalanta sottoponeva tutti i suoi pretendenti a una prova di corsa, uccidendo tutti quelli che non riuscivano a batterla. Afrodite diede a Melanione tre mele d’oro e gli indicò come utilizzarle. Per tre volte Melanione ne fece cadere una durante la corsa: tutte le volte Atalanta si fermò per raccoglierle, permettendo a Melanione di vincere e sposare la principessa. Una volta insieme gli amanti commisero un sacrilegio, unendosi in un tempio di Cibele, e Zeus arrabbiato li trasformò in leoni e li condannò a trainare eternamente il carro della dea. Se si osserva la statua con attenzione si potranno notare una rana, un serpente e diverse pigne sul suolo e come elementi decorativi in altre parti del carro: ma che ci fanno tante pigne? Ebbene pare che Cibeles era nonna (senza saperlo!) di Atis, di cui però s’innamorò pazzamente. L’amore non era corrisposto, e la dea della terra furiosa pensò bene di far impazzire suo nipote, per garantirsi che non sarebbe stato di nessun’altra donna. Scoperto il piano ma non sapendo come frenare la gelosia della sua nonna matta Atis scappò sulle montagne, e si castrò fino a morire dissanguato. Scoperto il suicidio la nonna Cibeles, pentita, lo fece resuscitare sotto l’aspetto di un pino. E così il povero Atis è venerato come Dio della vita vegetale, e proprio in questo modo si spiega la presenza di pigne, foglie e erba attorno al carro de la fontana di Madrid.
    Non è ben chiaro se la bellissima fontana fu progettata per essere sistemata a Madrid o per i giardini del palacio real de La Granja,vicino Segovia, però pare che fu accolta con tanto entusiasmo dai gatos che il re Carlo III decise di lasciarla a pochi metri da Puerta de Sol. La fontana oltre ad essere un’opera d’arte è anche stata di grande utilità per La Signora, poiché fino al 1862 forniva gli “portatori d’acqua ufficiali” (solitamente arturiani e galiziani) che prelevavano l’acqua per trasportarla poi fino alle case vicine e agli altri luoghi pubblici di Madrid. Inoltre pare che l’acqua di questa fontana avesse proprietà curative, e proprio per questo la fonte subì moltissimi cambi e aggiunte di getti d’acqua, per rendere più comodo l’abbeveraggio. Durante la Guerra Civile Spagnola i Repubblicani (che dominavano Madrid) coprirono la fonte con dei sacchi di terreno per proteggerla da bombe e spari.
    (vivereamadrid)
     
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  4. tomiva57
     
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    Monastero di Montserrat


    Da Wikipedia

    Il Monastero di Santa Maria de Montserrat (Monestir de Montserrat in catalano) è un monastero benedettino situato ad un'altitudine di 720 m.s.l.m. sulla montagna di Montserrat, nel comune di Monistrol de Montserrat, (Bages), nella comunità autonoma spagnola della Catalogna, di cui rappresenta un simbolo, nonché un importante sito di pellegrinaggio e di visita per i turisti.




    Storia




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    Il Monastero

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    L'abside

    L'origine del monastero è incerta. Si sa che, intorno al 1011, un monaco proveniente dal monastero di Santa Maria di Ripoll raggiunse la montagna di Montserrat per incaricarsi di dirigere il monastero di Santa Cecilia di Montserrat, per cui quest'ultimo sarebbe passato agli ordini dell'abate Oliba di Ripoll. Santa Cecilia non accettò la situazione e l'abate decise di fondare il monastero di Santa Maria di Montserrat nel luogo dove esisteva un antico eremo con lo stesso nome, il 1025. A partire dal 1082 Santa Maria ebbe un priore proprio e smise di dipendere da quello di Ripoll.
    Questo eremo rapidamente divenne il più importante fra quelli presenti su quella montagna grazie all'immagine della Madonna venerata fin dal 880 e si trasformò in un santuario, per cui ebbe accesso a un maggior numero di donazioni che gli permisero una crescita costante in dimensioni ed importanza. Alla fine del XII secolo il reggente sollecitò le autorità ecclesiastiche ad aumentare il numero di monaci a 12 unità, minimo richiesto per poter considerare il santuario un'abbazia.
    Nel XIII secolo iniziò la lotta del monastero per ottenere la piena indipendenza da quello di Ripoll: durante lo Scisma d'Occidente infatti il priorato di Montserrat era fedele al Papa di Roma Urbano VI nonostante quello di Ripoll appoggiasse Benedetto XIII, perciò il re Martino l'Umanista consigliò Benedetto XIII di promuovere Montserrat ad abbazia ed a porre come abate Marco di Villalba, che era abate di Ripoll dal 1408. L'11 marzo 1409 una bolla papale di papa Benedetto istituì l'Abbazia di Montserrat, nonostante Ripoll continuasse comunque a mantenere alcuni privilegi su Montserrat, finché il papa Eugenio IV liberò completamente Montserrat con una bolla datata 11 marzo 1431.
    Nel 1493 però l'abbazia perse di nuovo l'autonomia in quanto il re Ferdinando il Cattolico inviò al monastero 14 monaci dalla città di Valladolid e Montserrat passò alle dipendenze di questa città della Castiglia. Nei secoli seguenti vi fu un alternarsi di abati catalani e castigliani. Proprio nel 1493 Bernat de Boïl un monaco del monastero, accompagnò Cristoforo Colombo in uno dei suoi viaggi in America.
    Nel corso del XIX secolo il Monastero di Montserrat fu incendiato e saccheggiato per ben due volte dalle truppe napoleoniche, nel 1811 e 1812, mentre nel 1835 i monaci dovettero abbandonare il monastero in seguito alla desamortització de Mendizábal, una sorta di asta pubblica per ridistribuire i terreni non coltivati che spesso erano di proprietà della Chiesa.
    Tutto questo durò poco e già dal 1844 i monaci si ristabilirono nel monastero, senza ingerenze da parte della congregazione di Valladolid. Vennero ristrutturati gli edifici, danneggiati gravemente.
    Attualmente la congregazione è formata da un centinaio di monaci; inoltre al Monastero vivono i ragazzi che compongono la Scuola di canto di Montserrat (chiamata Escolania de Montserrat in catalano), considerata la più antica d'Europa giacché risale al XIII secolo.


    Il Monastero


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    La facciata principale


    Il complesso è costituito da due blocchi di edifici: da una parte la basilica con le dipendenze dei monaci, dall'altra gli edifici destinati ad accogliere i pellegrini e i visitatori: ristoranti, negozi e un albergo.

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    La basilica

    La basilica di Montserrat fu ricostruita completamente nel XIX secolo ed è ad una sola navata, attorno alla quale sono disposte diverse cappelle. La navata è sostenuta da colonne centrali, con intagli in legno dello scultore Josep Llimona. Ad un'estremità è posto l'altare maggiore e il coro. Il crocifisso d'avorio dell'altare, proveniente dall'Italia, è stato attribuito recentemente a un giovane Michelangelo (finora era stato attribuito al Ghiberti).
    Proprio sopra l'altare maggiore c'è la stanza nella quale è situata la statua della Vergine Moreneta de Montserrat, a cui si accede dopo aver attraversato un portale in alabastro scolpito con scene della Bibbia.


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    Il chiostro

    Il chiostro, opera dell'architetto Josep Puig i Cadafalch, è costituito da due piani sostenuti da colonne di pietra. Il piano inferiore comunica con il giardino che dispone di una fonte nella parte centrale. Lungo le pareti del chiostro si vedono peces antiche, alcune del X secolo.

    Il refettorio

    Il refettorio è del XVII secolo ma fu restaurato nel 1925 da Josep Puig i Cadafalch: nella parte centrale un mosaico rappresenta il Cristo, mentre nella parte opposta si può vedere un trittico con scene della vita di San Benedetto.


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    Altre strutture

    Il Monastero dispone di un museo diviso in tra sezioni: quella preistorica, nella quale sono esposti diversi ritrovamenti di quest'epoca rinvenuti nella montagna circostante; quella dell'Oriente biblico, con materiale archeologico relativo alla Bibbia e, infine, la Pinacoteca, con opere dal 1500 ai giorni nostri, fra le quali opere di Dalí, Picasso e El Greco ed uno dei capolavori della maturità di Caravaggio, il San Girolamo in meditazione.

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    Le piazze

    Nella parte esterna dell'edificio sono presenti diverse piazze che servono per assestare il congiunto dell'edificio con l'orografia della montagna. La principale è la Piazza Santa Maria, opera anch'essa di Puig i Caldafach. Dalla piazza si può osservare la nuova facciata costruita su progetto di Francesc Folguera con pietra proveniente dalla montagna stessa, alla cui destra si possono osservare i resti dell'antico claustrum gotico.
    Nella piazza dell'Abate Oliba sono situati gli edifici che servono ad alloggiare i pellegrini e i turisti fra cui un albergo. Nella piazza vi è una statua dedicata al fondatore del Monastero, opera del 1933 dello scultore Manuel Xuclà.
    Infine la piazza di Santa Croce dedicata a San Michele, il cui nome è dovuto alla croce opera dello scultore Josep Maria Subirachs.


    La Madonna di Montserrat


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    La Moreneta

    Secondo la leggenda, la prima immagine della Vergine (in catalano La Mare de Déu de Montserrat) fu ritrovata da alcuni bambini che accudivano un gregge dentro una grotta nel 880, dopo aver visto una luce sulla montagna. Quando il vescovo seppe del ritrovamento cercò di far trasportare la piccola statua a Manresa, ma non gli fu possibile perché la statua divenne troppo pesante. Perciò il vescovo interpretò questo segnale come il desiderio della Vergine di rimanere nei pressi del luogo del ritrovamento e perciò ordinò la costruzione del santuario.
    La statua di Maria attualmente venerata è una scultura lignea romanica del XII secolo. Misura circa 95 cm di altezza e rappresenta la Beata Vergine Maria con il Bambin Gesù. Nella mano destra la Madonna regge una sfera che simboleggia l'universo, mentre Gesù, sempre con la mano destra, benedice e nella sinistra regge una pigna. Ad eccezione dei volti e delle mani, l'immagine è dipinta d'oro, mentre la Vergine è rappresentata con volto di carnagione scura, cosa che le è valsa il soprannome popolare di moreneta. Una sua copia è venerata a Sassari ed è patrona del gremio dei sarti (sotto questo titolo la Vergine Maria è comunque venerata in tutta la Sardegna). Il 9 Febbraio 2012 l'abate del Monastero di Montserrat ha benedetto la cappella della Mare de Déu de Montserrat nella cattedrale di Alghero (Comunità catalana d'Italia) dove la "moreneta" è venerata da tutti gli abitanti.
    L'11 settembre 1881, ricorrenza della Festa nazionale della Catalogna, papa Leone XIII dichiarò ufficialmente la Madonna di Montserrat patrona della Catalogna, oltre a beneficiarla di poter tenere un propria festività nel calendario, il 27 aprile.


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    Leggende legate al monastero


    Il monastero è al centro della leggenda del Sacro Graal: nell'opera di Wolfram von Eschenbach, il Graal fu messo in salvo nel castello di Munsalvaesche (mons salvationis) o Montsalvat, affidato a Titurel, il primo re del Graal. Alcuni hanno identificato il castello con il monastero di Montserrat; Richard Wagner dice al suo Parsifal che Montsalvat è "nelle montagne del nord della Spagna". Nel 1940, Himmler fece una breve visita al monastero per domandare dati sopra la possibilità che vi fosse stato custodito il Graal. Questa leggenda non ha tradizione a Montserrat; la tradizione ispanica del Graal lo situa nel monastero di San Juan de la Peña (Huesca) e, successivamente, al palazzo di Barcellona e infine nella cattedrale di Valencia, dove si trova tuttora.


    La visita di Ignazio di Loyola


    È invece storicamente provata la visita al Monastero nel marzo del 1522 da parte di Sant'Ignazio di Loyola che proprio qui maturò la sua conversione, lasciando la sua spada ai piedi de la Madonna di Montserrat.


    Come arrivare


    La montagna di Montserrat è a circa un'ora e mezza da Barcellona. È possibile raggiungere in treno o in automobile l'apposita stazione di Aeri Montserrat e da qui prendere la funivia detta Aeri che in pochi minuti arriva nei pressi del Monastero, oppure raggiungere la stazione di Monistrol de Montserrat ove è possibile il collegamento mediante treni a cremagliera. È altresì possibile raggiungere il sito direttamente in automobile previo pagamento di un pedaggio, oppure a piedi grazie all'antico sentiero che comunica con il fondovalle (circa 1h45).

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  5. tomiva57
     
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    Saragozza




    Da Wikipedia
    foto web


    Saragozza (in spagnolo e aragonese Zaragoza, in latino Caesaraugusta, in catalano Saragossa) è una città della Spagna di 682.283 abitanti, capoluogo della regione Aragona e della provincia e comarca omonime. È la quinta città spagnola per numero di abitanti e la quarta per sviluppo economico.
    È posta nella zona nord-orientale della Spagna, a circa 300 km da Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia e Tolosa, per cui si trova al centro di un importante nodo di comunicazioni.
    È affacciata sulla riva destra dell'Ebro e al centro di una vasta depressione, un tempo desertica, ma ora abbastanza fertile grazie ad alcune canalizzazioni d'irrigazione che suppliscono alla scarsa piovosità della zona, una delle più basse della Spagna con una media di 323 mm di pioggia all'anno. È sede arcivescovile e universitaria.
    Dal 14 giugno al 14 settembre 2008 la città è stata sede dell'Esposizione Internazionale 2008 con il tema "Acqua e sviluppo sostenibile".


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    Fondata come colonia nel (25 a.C.) dall'imperatore Cesare Augusto con il nome di Caesaraugusta, e costituita nei pressi di un insediamento degli Iberi (Salduie), fu uno dei centri più importanti della Hispania Tarraconensis, e una delle tre (poi quattro) Province in cui i Romani divisero la Spagna. Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente fu occupata dai Visigoti. Fu tra le prime città spagnole a convertirsi al Cristianesimo e nel 713 venne conquistata dagli Arabi che la fecero capitale (Saraqusta) di un principato rivale di Cordova, Toledo e Merida. Fu riconquistata nel 1118 dai cristiani, ebbe un periodo di grande prosperità divenendo capitale del Regno d'Aragona. Durante la guerra napoleonica sostenne due assedi da parte delle truppe francesi nel 1808 e 1809.



    Fra i monumenti più importanti di Saragozza si possono citare:

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    la Basilica di Nostra Signora del Pilar,

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    la Cattedrale del Santissimo Salvatore,

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    il Castillo de la Aljafería, cittadella saracena (storicamente impiegata anche come residenza reale del regno di Aragona) e poi sede dell'Inquisizione al cui interno è possibile ammirare

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    la Torre del Trovador, torre del mitico personaggio raccontato da García Gutiérrez nel 1836 e immortalato da Giuseppe Verdi nell'opera lirica Il trovatore,
    la Lonja,

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    il Foro romano di Caesaraugusta,

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    il Puente de Piedra.


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    Ha sede a Saragozza anche una storica università, fondata nel 1474.

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    Museo Camon Aznar


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    omaggio di Goya, al quale la città è particolarmente legata.




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  6. gheagabry
     
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    ..a SABUCEDO..


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    Nella cittadina galiziana di Sabucedo, in Spagna, ogni primo weekend di luglio si ripete un evento molto particolare che si chiama Rapa das Bestas e che assomiglia molto a un rodeo. Durante i tre giorni della festa, i cittadini di Sabucedo portano in città una mandria di cavalli selvatici che vivono sulle montagne dei dintorni e li conducono in un recinto. Lì, un gruppo di uomini del paese, detti aloitadores (che significa lottatori) cercano di domarli a mani nude.

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    Secondo la leggenda cittadina, la Rapa das Bestas esiste da più di quattro secoli e avrebbe avuto origine da un evento della metà del 1500, quando due sorelle liberarono una coppia di cavalli in onore del patrono della città, san Lorenzo, per ringraziarlo di aver salvato la popolazione dalla peste. Il nome Rapa das Bestas significa “tosatura delle bestie” e fa riferimento al taglio della criniera e della coda dei cavalli domati, contemporanea alla marchiatura.
    (ilpost)

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  7. tomiva57
     
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    grazie gabry!!!..ma non hanno paura??
     
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  8. gheagabry
     
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    È iniziata la Festa di San Firmino

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    A Pamplona, in Spagna, è iniziato la festa di San Firmino. Ogni anno il 6 luglio migliaia di persone si riuniscono davanti al municipio della città, il sindaco si affaccia dal balcone a mezzogiorno in punto, la persona designata grida l’annuncio – «Pamploneses. Viva San Fermín, Gora San Fermín!» – e accende la miccia del Chupinazo, che in lingua basca significa razzo, dando ufficialmente inizio alla festa. La folla in piazza inizia a sventolare i tradizionali foulard rossi, stappa migliaia di bottiglie di spumante e inizia i festeggiamenti che continuano fino al 14 luglio.

    La festa di San Fermín è stata organizzata per la prima volta nel 1591, quando in occasione delle celebrazioni del santo venne organizzata una grande fiera, corride e festeggiamenti per due giorni. Nel tempo l’evento si è arricchito di nuovi elementi: musicisti e danzatori ambulanti, saltimbanchi, le famigerate corse di tori, corride e, dall’Ottocento le sfilate dei giganti, 25 figure di cartapesta alte fino a quattro metri che rappresentano re, regine e consiglieri comunali.

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    Oggi i Sanfermines, che sono stati resi famosi da Ernest Hemingway nel romanzo Fiesta, sono conosciuti soprattutto per l’”encierro”: ogni mattina alle otto migliaia di persone corrono davanti ai tori in un percorso di circa 800 metri, che termina ai recinti dell’arena. L’evento è piuttosto pericoloso e ogni anno qualche persona viene ferita o travolta dai tori in corsa. Non si tratta comunque dell’unica cosa da fare durante la festa: ogni sera vengono allestiti fuochi d’artificio, lungo le strade ci sono continuamente spettacoli musicali, danze, rappresentazioni teatrali, concerti, e ogni mattina c’è la sfilata dei giganti che incuriosisce soprattutto i bambini. C’è anche una fiera di bestiame, mentre il 7 luglio sfila la processione religiosa con la statua del santo.
    Tutto finisce il 14 luglio, quando a mezzanotte le persone si riuniscono nuovamente nella piazza del Municipio reggendo delle candele accese. Il sindaco si affaccia dal balcone del Comune, annuncia che la festa è finita e invita tutti a partecipare a quella dell’anno successivo. La folla intanto inizia a intonare una canzone che dice «Pobre de mí, pobre de mí, que se han acabado las fiestas de San Fermín» (Povero me, povero me, la festa di San Fermín è finita).




    I tori di San Firmino

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    Dallo scorso 7 luglio, a Pamplona, in Spagna, è iniziata la tradizionale e sconsiderata corsa dei tori per le vie della città. Si terrà tutte le mattine a partire dalle otto fino al prossimo 14 luglio e vi partecipano centinaia di persone, che corrono davanti a una dozzina di tori lungo un tragitto di oltre 800 metri. Il percorso, che parte dai recinti in cui si trovano gli animali, sbocca nella plaza de toros ed è protetto da un doppio recinto di legno per consentire agli spettatori di assistere alla corsa in relativa sicurezza. Le due barricate vengono spesso usate anche dai corridori per mettersi al riparo, quando i tori li hanno ormai raggiunti.

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    Alla corsa possono partecipare solo i maggiorenni ed è consentito correre solamente nella stessa direzione dei tori ed è obbligatorio essere sobri. La corsa, chiamata encierro, pare risalga al XIV secolo e derivi da una pratica degli allevatori, che erano soliti incitare il bestiame ad andare più veloce quando veniva trasportato al mercato. Oggi viene pratica in alcune città della Spagna e del Portogallo, in alcuni paesi nel sud della Francia, in Messico e anche nello stato del Nevada (Stati Uniti). Ogni anno ci sono mediamente tra i duecento e i trecento infortuni a causa degli attacchi dei tori o delle cadute durante la corsa.

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    BILBAO



    Una città pittoresca, circondata da montagne, vicina al mare e bagnata da fiume Nervion. La sua geografia è tale da caratterizzarne il clima, più mite rispetto a molte altre parti della penisola Iberica.
    Bilbao è oggi suddivisa in otto distretti. Nel primo di questi, chiamato Deusto, troviamo il recentissimo Puente de Euskaduna e il più antico Puente de Deusto, da quest'ultimo parte la Ribera de Deusto, il lungofiume, che conduce in particolare alla Universidad de Deusto, fondata nel XIX secolo e gestita dai gesuiti, questa università è stata luogo di studi di molti personaggi importanti della regione.
    Per raggiungere il secondo distretto, chiamato Uribarri, è possibile servirsi del Zubiruri (ponte pedonale di Santiago Calatrava) o del Puente del Ayuntamiento. Qui, il Municipio di Bilbao (Ayuntamiento de Bilbao), evidenziato dalla sua immensa scala esterna, che rivela il disegno neo-classico e l'architettura del XIX secolo. Non distante, troviamo la via Buenos Aires che si dirige verso Piazza Espana, con al centro la statua del fondatore della città. Il terzo distretto di Bilbao, Otxarkoaga-Txurdinaga, è conosciuto per i vigneti del Txakoli che producono l'omonimo vino molto apprezzato. Il quarto distretto, a sua volta, prende invece il nome dalla bella Basilica de Nuestra Señora de Begoña, in chiaro stile gotico e barocco, originaria del XVI secolo. Nel Distretto 5, noto con il nome di Ibaiondo, si distingue il quartiere di Casco Viejo, il cuore storico di Bilbao. Qui si può apprezzare l'inconsueta vivacità della cultura della regione, un concentrato di gastronomia basca (rinomatissima), musicisti da strada, baretti e piccoli ristoranti. Casco Viejo ospita anche l'edificio più antico regione, la Cattedrale di Santiago di Bilbao (in basco, Donejakue Katedrala), le cui origini probabilmente sono antecedenti alla fondazione della stessa città. La chiesa è stata consacrata in onore all'Apostolo San Giacomo per il suo ritrovarsi lungo il ramo settentrionale del Cammino di Santiago de Compostela.
    Abando è il nome del sesto distretto di Bilbao e si caratterizza per la Plaza del Sagrado Corazón e per la Gran Vía de Don Diego López de Haro. Il distretto di Abando rimane in effetti uno dei maggiori punti turistici della città, in particolare se si pensa che ospita alcune delle maggiori attrazioni: la parte settentrionale del quartiere è stata ristrutturata per creare una nuova zona conosciuta con il nome di Abandoibarra, una vasta area ex industriale sulla riva dell'estuario di Bilbao. Fiore all'occhiello di questo rinnovamento è il Museo Guggenheim di Bilbao, ma anche diverse aree ricreative e edifici come il Palazzo Euskalduna, le torri di Isozaki Atea, la Estación de Abando (anche conosciuta come Estación del Norte), la Santa Casa de Misericordia ed il Alhóndiga. Gli ultimi due distretti di Bilbao sono spostati ad occidente del centro storico. Il Distretto 7, chiamato Rekalde, è caratterizzato dalla popolare collina Pagasarri, storico testimone dai suoi 671 metri del grande sviluppo di Bilbao. L'ottavo distretto di Bilbao è il Basurto-Zorroza e ospita l'omonimo Hospital de Basurto (un complesso ospedaliero costruito nel 1908 in stile Liberty), lo Stadio San Mamés e il Museo Marittimo di Bilba. (informagiovani-italia.com)

    ...Guggenheim Bilbao....


    L’inaugurazione nel 1997 del Museo Guggenheim ha fatto di Bilbao una delle mete più importanti d’Europa per il turismo architettonico, capace di attrarre ogni anno milioni di visitatori. Il museo, realizzato in titanio (materiale che ne costituisce in toto la copertura), pietra e cristallo, si trova presso un ponte moderno che scavalca il fiume, sul quale si affaccia come un’enorme nave in stile futurista.
    La struttura è stata realizata da Franck O. Gehryc che, per moltiplicare l’effetto scenico della sua opera, ha utilizzato un laghetto artificiale, che, sommato alle acque del fiume Nerviòn, funge da specchio nel quale si riflette la struttura in titanio del museo; fiamme colorate che escono dal laghetto stesso fornendo uno spettacolo serale di grande suggestione; un atrio centrale alto cinquanta metri illuminato dalla luce naturale sia in verticale di in diagonale, per mezzo delle grandi vetrate che danno sul fiume, ampliando l’effetto di grandezza della struttura. In generale, non sono molte le opere ospitate in modo permanente: tra queste, si segnalano il grande ragno di Louise Bourgeois e il lungo serpente di Richard Serra.

    ...la storia...


    Il più antico insediamento umano in questa parte della regione basca si data al III-II secolo a.C., precisamente sulle pendici del monte Malmasín. Molto più indietro nel tempo (IV millennio a.C.) si datano delle sepolture sui monti Avril e Archanda. Per quanto riguarda il periodo romano, esistono due diverse identificazioni: secondo Plinio sul sito della Bilbao attuale sarebbe stata fondata Amanum Portus, mentre secondo Claudio Ptolomeo si tratterebbe di Flaviobriga.
    La nascita ufficiale di Bilbao risale al Trecento, secolo in cui sorsero gran parte delle città limitrofe. A quei tempi Bilbao era solo un piccolo villaggio senza pretese, fatto di contadini e pescatori. Ben presto Diego López de Haro (soprannominato l'intruso), signore di Biscaglia, conferì al paese il titolo di 'villa', al fine di proteggere il porto e i suoi affari commerciali dalla rivalità di altri signorotti locali. Fu il re Ferdinando IV di Castiglia a sancire la creazione della località nel nord della Spagna, precisamente nell’anno 1301. Nel 1315, Bilbao ottenne un altro importante privilegio, quello conferito dal re Alfonso XI in relazione al Cammino di Santiago.
    Da allora la città divenne un importante tappa del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, la sua economia incominciò a decollare e il suo porto vide aumentare lo scambio commerciale il nord Europa ed il Mediterraneo. Nel 1511 la regina Giovanna di Castiglia creò un consolato nella città di Bilbao, la più importante tra le istituzioni locali del tempo. In quel periodo il porto cittadino divenne influente per gli scambi commerciali e il volume di affari nel nord della penisola iberica. Nel secolo successivo Bilbao divenne il fulcro della regione della Biscaglia, sostituendo in questo ruolo la città di Bermeo. Questo fu però un secolo di crisi economica per la regione, che fu superata solamente con l'infittirsi dei rapporti commerciali con città portuali inglesi, delle Fiandre e olandesi. Con il tempo, infatti, si infittirono i commerci con la Gran Bretagna, dalla quale veniva importato il carbone, necessario per la produzione dell’acciaio. Ci fu, in questo periodo, una spartizione di aree di influenza tra i due principali centri baschi: Bilbao si indirizzo verso l’area inglese, mentre San Sebastián coltivava rapporti con le città francesi. Lo sviluppo cittadino si ebbe però solamente nel Settecento e nel secolo successivo, quando iniziarono a essere sfruttare le miniere di ferro della regione basca (conosciute già in epoca romana) e nacquero numerose ferriere.
    Nel corso dei secoli lo sviluppo economico di Bilbao fu favorito dalla sua posizione geografica. A un certo punto l'industrializzazione fu tale da mettere in ombra le pur numerose ricchezze storiche e culturali. Agli inizi del XX secolo Bilbao era considera una delle città più industriali e meno turistiche della Spagna, ciò nonostante la località ha sempre conservato un fascino particolare. Possiamo trovare tracce della sua storia in vari edifici come il Teatro Arriaga, l'Ospedale Civile de Basurto, l'Alhóndiga o le ville e i palazzi di Neguri. Nel Parque de Doña Casilda, con un po' di immaginazione, potremmo ancora essere in grado di vedere le bambinaie portare a spasso i figli dei ricchi signori della città nel primo Novecento. Questi erano i tempi delle numerose società culturali, le ben note La Bilbaína o la prestigiosa Universidad y Escuela Comercial de Deusto. Bilbao è sempre stata una città aperta, colta ed elegante, capace di sfornare artisti del calibro di Juan Crisostomo Arriaga ,musicitsta, autori come Unamuno o pittori come Zuloaga.

    ...i Paesi Baschi...


    Quando si parla di Bilbao bisogna citare necessariamente la Comunità autonoma dei Paesi Baschi. All’interno dei confini della regione amministrativa, i Paesi Baschi conservano gelosamente la cultura millenaria che ha attraversato indenne il trascorrere del tempo. Le varie città vicine a Bilbao hanno una storia da raccontare attraverso le testimonianze storico-artistiche. Dal punto di vista geografico i Paesi Baschi si possono suddividere in tre distinte zone: il Bacino Atlantico, la Valle dell’Ebro e la zona centrale compresa tra le due parallele catene montuose. Il Bacino Atlantico si trova lungo il Golfo di Biscaglia e include una serie di vallate e piccoli corsi d’acqua. La costa è perlopiù frastagliata e irregolare. La Valle dell’Ebro è, invece, zona agricola con un clima adatto alla produzione del tipico vino Rioja. Infine, la fascia centrale è una sorta di altopiano che vede sorgere la capitale Vitoria-Gasteiz. Il popolo basco occupa gran parte dell’omonima Comunità autonoma, ma il ceppo culturale sconfina anche nella vicina Francia. L’origine non è del tutto certa anche se si suppone che siano residui delle antiche popolazioni presenti in Europa. Storicamente i baschi si sono distinti in episodi rimasti famosi nelle vicende medievali dell’Europa. Parliamo della celebre Battaglia di Roncisvalle che si consumò tra le truppe di Carlo Magno e la popolazione locale.

    Gli abitanti di Bilbao prendono il nome di “bilbaini”. In alternativa si può usare “bocheros”, in quanto essi stessi chiamano affettuosamente la loro città el bocho, ovvero “il buco”, data la sua posizione circondata dalle montagne. La popolazione bilbaina è in gran parte di origine basca. gli abitanti di Bilbao sono rinomati in Spagna per il loro carattere estremamente orgoglioso delle proprie millenarie tradizioni, su tutte la lingua. Così, gli abitanti di Bilbao considerano questa la capitale del loro Paese, che in passato fu insieme a Barcellona il simbolo della resistenza al regime franchista. Anche se la lingua ufficiale è il castigliano, gran parte della popolazione bilbaina parla l’euskera, il basco e le principali indicazioni sono bilingui. Qui, infatti, sono due le lingue ufficiali.
    Il primo libro stampato in lingua basca risale al 1596. Parlata da circa un milione di persone nei Paesi Baschi, in Navarra anche in parte del dipartimento francese dei Pirenei (i cosiddetti “Paesi Baschi francesi”), la lingua basca prende qui il nome di euskera. Il basco ha lontane origini pre-indoeuropee, che ne fanno una delle lingue più antiche del continente, e di queste una delle poche sopravvissute e parlate quotidianamente. Molte teorie arrivano addirittura a dire che la lingua basca sia l’unica sopravvissuta di un’ampia famiglia di idiomi scomparsa con l’arrivo nel continente delle lingue indoeuropee, nel XIII secolo a.C. Un tempo il basco si estendeva anche più a nord, fino all’Aquitania, mentre oggi, anche se viene parlata in un’area limitata, mantiene comunque una forte importanza tra la popolazione locale. La storia della lingua basca spiega molto bene il motivo per cui gli studiosi classifichino il basco come “lingua isolata”, ovvero avente scarsi legami con altri idiomi. Parrà incredibile, ma le lingue con le quali il basco presenta maggiori concordanze linguistiche (che in ogni caso non superano il 10% del totale) sono i dialetti berberi nordafricani e alcuni idiomi di area caucasica.
     
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    La festa degli infarinati in Spagna


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    Come ogni anno il 28 dicembre a Ibi, in provincia di Alicante, in Spagna, si tiene una festa in cui gli abitanti simulano un colpo di Stato sfidandosi a colpi di farina, acqua, uova, petardi e fumogeni colorati. La battaglia ha come obiettivo la conquista della città e ha inizio alle 8 di mattina, quando gli Enfarinat invadono la città, la conquistano ed eleggono un sindaco che stabilisce le regole da rispettare durante la giornata. La festa termina poi alle 17 con una danza tradizionale.

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    La Festa Del Pi a Centelles, in Spagna

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    Ogni anno a fine dicembre nel paesino di Centelles, in provincia di Osona, in Catalogna, si svolge La festa del Pi, la festa del pino. Il 26 dicembre di mattina presto un gruppo di uomini e donne in abiti tradizionali – tra cui il berretto rosso catalano – ispezionano la foresta in cerca del pino più bello: deve avere il tronco dritto e la cima tondeggiante e rigogliosa.

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    Il 30 dicembre, sempre di mattina presto, i galejadors ritornano nel bosco, tagliano con asce il pino prescelto e lo trasportano con un carro davanti alla chiesa principale del paese. L’albero viene poi sollevato e appeso a testa in giù sopra l’altare maggiore, all’interno della chiesa, con legati cinque mazzetti di mele e e cinque fili di cialde. Il giorno seguente viene dedicato a santa Colomba, la patrona di Centelles, che si festeggia appunto il 31 dicembre. L’albero rimane appeso nella chiesa fino al 6 gennaio: a quel punto viene fatto scendere e le mele e i dolci vengono regalati ai galejadors. La festa viene documentata dal 1751, ma ha le sue origini nel culto pagano della venerazione degli alberi e in riti propiziatori della fecondazione legati al solstizio d’inverno.

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    (David Ramos/Getty Images)




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    IL CAMINITO DEL REY




    La Sociedad Hidroeléctrica del Chorro, proprietaria del Salto del Gaitanejo e del Salto del Chorro aveva bisogno di un accesso alle due cascate per facilitare il passaggio degli operai per la manutenzione, il trasporto di materiali e per la vigilanza. I lavori furono iniziati nel 1901 e furono terminati nel 1905. Il percorso cominciava con i binari del treno della Renfe (la società ferroviaria spagnola) e percorreva il Desfiladero de los Gaitanes, permettendo l'accesso a tutte e due le cascate. Nel 1921, il re Alfonso XIII intervenne all'inaugurazione della diga del Conde del Guadalhorce e attraversò il percorso appena costruito. A partire da questo momento cominciarono a chiamare il percorso Caminito del Rey, nome che resta ancora oggi.

    Con il trascorrere del tempo e l'abbandono della manutenzione, il Caminito si è deteriorato: negli anni '90 si trovava in uno stato miserevole, con la balaustra sparita praticamente su tutto il percorso, numerose sezioni crollate o sul punto di crollare.



     
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    Isole Baleari


    Le isole Baleari (nome catalano ed ufficiale Illes Balears, nome spagnolo Islas Baleares) sono un arcipelago del mar Mediterraneo occidentale, che forma una comunità autonoma della Spagna. Il capoluogo è Palma di Maiorca. La comunità autonoma è composta da una sola provincia.
    Le lingue ufficiali sono il catalano e lo spagnolo. Il nome catalano, illes Balears, è quello convenzionalmente usato dal governo spagnolo.
    Le isole principali sono Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera, tutte popolari destinazioni turistiche ricche di alberghi e villaggi turistici con animazione internazionale.

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    Tra le isole minori vi è Cabrera, che ospita il Parco Nazionale dell'Arcipelago di Cabrera.
    In senso stretto, Maiorca e Minorca sono le Isole Baleari vere e proprie, mentre Ibiza e Formentera appartengono alle isole Pitiuse, ma entrambi i gruppi vengono di solito indicati come Baleari. Storicamente, le isole sono state invase dai Romani, divennero una provincia romana con il nome latino di Baleares, dai Vandali, dai Bizantini, dagli Arabi, e dagli Aragonesi. Gli Aragonesi inizialmente governarono le Baleari tramite un regno vassallo, il Regno di Maiorca. In seguito le incorporarono direttamente nel Regno Aragonese, nel 1344; quest'ultimo regno venne successivamente assorbito dalla Spagna.

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    Minorca

    Minorca fu una dipendenza britannica nel XVIII secolo.
    Non si è certi dell’origine del nome di queste isole, molto probabilmente deriva da un nome autoctono, dal significato perduto; alcuni affermano che potrebbe derivare dal verbo greco ballein che significa lanciare, dato che i frombolieri insulari erano famosi mercenari per tutto il Mediterraneo. Le due isole più occidentali (Ibiza e Formentera) erano chiamate dai greci Pitiusse, cioè isole dei pini.


    Civiltà talaiotica


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    La civiltà talaiotica è il movimento protostorico diffusosi durante la tarda età del bronzo e la prima età del ferro, dal 1100 a.C. al 700 a.C. e perdurato anche nelle fasi di egemonia fenicia, cartaginese e romana. Simile alla Civiltà nuragica sarda, questa civiltà è conosciuta anche con la denominazione di talayotica, derivante dalle strutture a torre dette talayots. Tracce più antiche di questa civiltà sono state rinvenute nelle grotte, sia ad uso abitativo sia funerario, dove emersero oggetti di corredo come vasi, pentole e pugnali.
    La maggiore espressione culturale balearica, restò però quella architettonica, che vide fiorire, accanto ai talayots di varie forme e dimensioni, anche le navetas, strutture funerarie dalle forme di uno scafo ribaltato. I talayots svolsero una funzione, soprattutto, militare e non a caso vennero costruiti in punti strategici a controllo delle coste.
    Tra le costruzioni a sfondo religioso si annoverarono anche santuari, contenenti i caratteristici monoliti, chiamati taule, costituenti una sorte di altare sacrificale.





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    Maiorca





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    La cattedrale di Palma di Maiorca.


    Maiorca è la più grande delle isole Baleari. Ha circa 850.000 abitanti. Il capoluogo è Palma di Maiorca.


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    Il clima di Maiorca è tipicamente mediterraneo, con temperature molto alte in estate (superiori ai 30 °C) mitigate dalla brezza marina pressoché costante, e moderatamente basse in inverno (raramente inferiori a 5 °C). Trattandosi di una isola, il livello di umidità è abbastanza elevato, e le variazioni di temperatura lievi.


    Riserva naturale di S'Albufereta

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    Campi di Maiorca


    S’Albufereta è una delle zone umide di maggior rilievo dell’isola. È una zona di grande interesse naturale grazie alla biodiversità che offre (sono presenti 196 delle 325 specie di uccelli presenti alle Baleari) e l’ottimo stato di conservazione di cui godono i paesaggi. L'area di S’Albufereta è il luogo ideale per il bird watching, in quanto zona di nidificazione di specie pregiate quali il pollo sultano, il falco di palude, il cavaliere d’Italia, la cutrettola e il forapaglie castagnolo, il tuffetto, la folaga e la gallinella d’acqua. La varietà e gamma di uccelli presenti nell'area della Riserva è strettamente imparentata con quelli di S’Albufera di Maiorca. S'Albuferata è un luogo essenziale per il riposo e l’alimentazione di uccelli migratori nelle migrazioni primaverili e autunnali nonché luogo di soggiorno, nel periodo invernale, degli uccelli provenienti dall’Europa settentrionale. Nella zona umida, sono chiaramente identificabili tre aree: una fascia litoranea sabbiosa, larga dai 50 ai 100 m, la zona inondata, con canali e laghi (i due laghi di S’Albufereta e Sa Barcassa) e zone a inondazione sporadica in cui fa spicco il bosco di tamarindi di maggior rilievo delle Baleari. Gli studi condotti sulla vegetazione indicano la presenza nella riserva naturale di S’Albufereta di 349 specie, tra cui 6 sono endemiche. 3 specie (il giglio marino, la palma nana e il mirto) sono protette a livello regionale.


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    Parco nazionale marittimo-terrestre dell'arcipelago di Cabrera

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    L'arcipelago di Cabrera, dichiarato Parco nazionale marittimo-terrestre, si trova a 10 km a sud del Capo Salines, sull'isola di Maiorca. L'arcipelago di Cabrera, staccatosi da Maiorca circa 15 000 anni or sono, è formato da un’isola principale, Cabrera, e da 18 isolotti di cui il primo a far capolino è Na Foradada, una mole piana e pareti verticali. Dal sec. I al sec. VI, si insediarono sull'isola di Cabrera i romani, che qui producevano il garum (una sostanza a base di interiora di pesce che veniva aggiunta, quale condimento, a certe pietanze), che ritenevano afrodisiaco. Il castello dell'isola, costruito nel secolo XIV, fu utilizzato da campo di concentramento per 9 000 prigionieri francesi dopo la battaglia di Bailén, giunti sull’isola tra il 1809 e il 1811, la maggior parte dei quali morirono. Oggi l’isola di Cabrera, con un piccolo porto dove attraccano i battelli (golondrinas), si stende per 1 569 ettari ed è un avvicendarsi di scogliere, cale, capi, spiagge di sabbia e grotte sul litorale (da vedere la grotta Sa Cova Blava). Cabrera rappresenta un importante ecosistema per fauna e flora, forte di oltre 450 specie vegetali nonché punto strategico per molte specie ornitologiche nei flussi migratori. Vi si trovano le colonie più diverse del Mediterraneo occidentale, tra cui spicca il falco della Regina (Falco eleonorae). Nella fauna terrestre prevalgono le oltre 10 sottospecie della lucertola Podarcis lilfordi.


    Parco Naturale di Sa Dragonera

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    Serra de Tramuntana

    Sebbene il Parco Naturale porti il nome di Sa Dragonera, oltre a quest’isola principale, fanno parte dell’area protetta anche l’isolotto di Pantaleu, l’isola Mitjana ed Els Calafats, dato che il complesso presenta ottime condizioni ambientali di grande pregio e un eccellente stato di conservazione naturale. L’isola di Sa Dragonera rappresenta, in termini geologici, la continuazione della sierra di Tramuntana di Maiorca, pur se la vegetazione è diversa perché condizionata dalle dimensioni dell’isola, dalla topografia scoscesa e dall’influenza del mare. Nelle zone rocciose prevale la vegetazione litoranea, boscaglia di arbusti di ulivo selvatico e il sottobosco di rosmarino selvatico. Relativamente alla fauna del parco, il nome stesso è alquanto eloquente dato che il lacerto comune (dragó) e la lucertola sono gli unici rettili noti a Sa Dragonera. Infatti, oltre a rettili e gli uccelli, sull’isola non esistevano mammiferi fino all’arrivo dell’uomo. Con l'arrivo dell'uomo fecero la loro comparsa conigli, capre, pecore, ricci e topi. Per quanto riguarda i cetacei, della foca monaca (mammifero autoctono assai diffuso in zona) ne restano solo alcuni nel Mediterraneo, mentre sono avvistabili con una certa frequenza il delfino tursiope troncato e il delfino comune. Come avviene di solito nei parchi naturali delle zone litoranee, le specie ornitologiche sono la fauna più consueta, numerosa e diversa. Sa Dragonera, il Pantaleu e la Trapa sono state dichiarate ZEPA (Zona a protezione speciale per specie ornitologiche). Le specie marine più frequenti sono la berta maggiore, il cormorano, la berta minore, il gabbiano reale e il gabbiano di Ross. Tra gli uccelli rapaci spicca il falco della regina, il gheppio comune, il falco e il gufo.

    Spiagge


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    Platja d'Es Trenc: Nella parte più a sud dell'isola, è una delle spiagge più rinomate dell'isola. Molto grande, lunga ben 3 km, è larga circa 40 metri. La sabbia è bianchissima e il mare, di solito calmo, sembra caraibico. È circondata da dune e pinete. Il parcheggio della spiaggia è a pagamento.


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    S'Arenal: È la più grande spiaggia della capitale delle Baleari, Palma di Maiorca. El Arenal è lunga ben 4 600 m, larga 50 m, di sabbia finissima. Lungo la spiaggia è nato il centro turistico di El Arenal, il luogo con la più alta densità di hotel delle Baleari. D'estate i turisti degli hotel, tedeschi soprattutto, si riversano sulla spiaggia e in mare. Accanto alla spiaggia corre un Paseo (lungomare) con le palme e i bar numerati (da 1 a 15).

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    Faro di Capo Formentor

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    Capo Formentor

    Formentor: Una delle spiagge più note di Maiorca, insieme a Cala Mesquida a est e Playa d'Es Trenc a sud. Formentor si trova nell'estremità nord dell'isola. La spiaggia, immersa nella natura, è lunga circa 1 km ma larga solo pochi metri. La baia è affascinante, l'acqua verde smeraldo.


    Cala-Mesquida

    Cala Mesquida: Situata all'estremità nord est di Maiorca, è una delle spiagge più belle della parte nord dell'isola. Lunga 300 metri e larga per 130 metri, ha sabbia bianca molto fine. Immersa nella natura (le case non sono troppo vicine alla spiaggia) è molto frequentata, soprattutto da italiani. Il mare è spesso mosso, con onde anche forti.


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    Cala Torta: Spiaggia molto difficile da raggiungere, con lungo pezzo di tratto sterrato, in parte percorribile in auto (meglio con un fuoristrada). Inoltre le indicazioni non sono chiarissime. In compenso è una delle poche spiagge di Maiorca quasi deserta. Lunga 150 metri e larga 15, in sabbia bianca.


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    Cala Agulla: Situata poco a sud di Cala Mesquida. Lunga oltre 500 metri e larga 50, è circondata parzialemte dalla pineta. È in sabbia bianca fine. Il panorama è un po' rovinato dalle costruzioni vicino alla costa. Il parcheggio è a pagamento.


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    Cala Petita: Bellissima spiaggia rocciosa. È molto piccola, lunga solo 30 metri e larga, ma merita di essere visitata. Il mare di solito è abbastanza mosso. Bisogna fare attenzione alle rocce.

    A Palma di Maiorca ci sono tra le spiagge più belle di tutta l'isola inoltre le temperature (tranne in febbraio e marzo che arrivano agli 11 gradi circa) sono ideali anche in mesi solitamente più freddi, dato che il sole e l'effetto del mare rendono la temperatura molto piacevole. Per questo le spiagge sono molto visitate da turisti anche nei periodi natalizi, periodo in cui si può tranquillamente prendere il sole in costume e rilassarsi sulla battigia.



    L'estensione dell'isola è di 3640 km². L'orografia di Maiorca è determinata dalla Sierra de Tramontana che nel nordest dell'isola determina picchi e scogliere impressionanti che contrastano con le spiagge del resto del litorale. La fertile pianura centrale viene denominata "Pla". La capitale, Palma, è situata nel centro dell'omonima baia.

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    Montagne

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    il Puig Major, la montagna più alta di Maiorca (1445 mt s.l.m.)


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    il Puig Major


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    il Puig Major dal mare: cala Tuent


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    il Puig Major: acque



    Fiumi e laghi



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    Lago di Cúber


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    Lago Gorg Blau




    Torrent Gros
    Torrent Na Borges
    Torrent Can Barbarà


    Storia

    Preistoria ed epoca pre-romana

    Resti dell'era preistorica sono stati ritrovati nelle località di Sòller e Valldemossa, i più antichi datati attorno all'anno 5200 a.C.
    Sono state ritrovati altresì resti di colonizzazioni di greci, fenici e cartaginesi. Soprattutto con questi ultimi i rapporti erano intensi: gli abitanti di Maiorca furono assoldati come mercenari da Cartagine nelle Guerre Puniche. La tradizione vuole che i soldati Maiorchini non volessero essere ricompensati con soldi, ma con donne e vino.

    Epoca Romana

    I Romani in differenti occasioni avevano tentato di conquistare l'isola, per evidenti ragioni strategiche, però erano sempre stati respinti dagli abitanti, finché nel 123 a.C. il console Quinto Cecilio Metello Numidico sbarcò e vinse le resistenze e fondò le prime due colonie romane: Palma e Pollentia. Verso la fine dell'impero romano il cristianesimo arriva sull'isola.

    Età Medievale

    Nell'anno 425 l'isola fu invasa dai Vandali e saccheggiata. Questa popolazione barbara si fermò sull'isola fino all'anno 534, quando il generale bizantino Belisario riconquistò l'intero arcipelago baleare.
    Nel 707 i maomettani sbarcarono sull'isola per la prima volta: a questo seguirono due secoli di incertezza finché a partire dal 903 Maiorca cadde definitivamente nelle mani della dinastia degli Omayyadi. Secondo le cronache, l'ultima fortezza cristiana a capitolare fu il castello di Alaró. Sotto gli arabi l'isola visse un periodo molto fiorente nel quale crebbe l'influenza della città di Medina Mayurqua, l'attuale città di Palma.
    Nel 1115 una spedizione punitiva pisano-catalana attaccò l'isola in rappresaglia per le attività di pirateria che vi trovavano riparo. Dopo aver saccheggiato e parzialmente distrutto Medina Mayurqa in assenza di Ramón Berengario III, la spedizione fuggì alla vista dei rinforzi nemici provenienti dall'Africa. L'isola rimase nelle mani della famiglia Banu Ganiya che incoraggiò la pirateria contro le navi cristiane. Nel 1203 gli arabi si reimpossessarono di Maiorca e nel 1208 designarono governatore Abù Yahya, il quale formò un principato semi-indipendente solo formalmente sottomesso all'emiro.
    L'isola fu conquistata definitivamente al cristianesimo dal re Giacomo I d'Aragona che sbarcò nell'isola nel 1229, sconfisse Abù Yahya nella battaglia di Portopi del 13 settembre e conquistò l'attuale città di Palma nel 1230, fino alla definitiva resa musulmana nel 1231. Molti degli sconfitti furono massacrati, altri ripararono in Africa o furono fatti schiavi e l'isola venne ripopolata da catalani provenienti in prevalenza da Rosselló.
    Nel suo testamento, il re Giacomo creò il Regno di Maiorca ("regnum Maioricarum et insulae adyacentes"), vassallo del Regno di Aragona, includendo non solo Maiorca ma anche le altre isole dell'arcipelago, ancorché fossero ancora governate da musulmani. Alla sua morte, avvenuta nel 1276, il figlio Giacomo II di Aragona prese il suo posto ed emise la Carta delle Franchigie. Il regno rimase indipendente per poco tempo perché nel 1349 fu nuovamente incorporato al Regno di Aragona. La morte del re Giacomo III di Maiorca nella battaglia di Llucmajor decise la fine del Regno di Maiorca sebbene la figlia di questi, Isabella, stabilitasi nel castello di Gallarques vicino a Montpellier, si fosse proclamata Regina fino alla propria morte, avvenuta nel 1404.
    Ai tempi di Carlo V del Sacro Romano Impero nel 1521 si produsse una sollevazione simile a quella del Regno di Valencia, durante la quale gli insorti arrivarono a circondare Alcùdia, dove si era rifugiata la nobiltà dell'isola.
    Durante il secolo XV l'isola, come il resto delle Baleari e la costa est, soffrì gli attacchi dei pirati turchi e berberi, mentre durante la Guerra di successione spagnola si schierò con l'arciduca Carlo d'Austria, contro Filippo I d'Angiò.



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    Manacor

    Perle artificiali


    manacor

    Nella città di Manacor ha sede la maggiore azienda produttrice di perle artificiali, la Majorica SA. Il processo di produzione prevede la copertura con un multistrato derivato dalle scaglie di pesce di un nucleo vitreo (la cui esatta composizione è coperta da grande riserbo) la cui densità è esattamente pari a quella delle perle naturali




    Cucina


    Piatti tipici di Maiorca sono:


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    la ensaimada, un dolce fatto con lardo di maiale (saïm)


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    la sobrassada, un salume di carne di maiale, paprica e sale.


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    Pa amb oli, pane condito con olio, sale e pomodoro





    da Wikipedia
    foto Wikipedia e web
     
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  14. gheagabry
     
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    "Ronda è una di quelle città che sembrano trovarsi a metà tra leggenda e realtà. Un tempo isolata per la sua realtà geografica, città di toreri e briganti, meta di personaggi che ne restano affascinati.."


    R O N D A



    Ronda è un comune spagnolo situato nella comunità autonoma dell'Andalusia. È una delle più antiche e belle cittadine andaluse che, in parte, conserva la sua antica struttura araba. È situata su un pianoro a strapiombo verso occidente elevato a 200 metri sulla zona sottostante pianura nella regione detta Serrania. Una profonda impressionante spaccatura (tajo) su una larghezza di 60-80 metri e con uno strapiombo di 130 metri sul torrente Guadalevín divide la città in due parti unite dal Puente Nuevo costruito nel 1784-88. Altri due ponti sono: uno di costruzione romana (Puente de San Miguel) e uno di origine araba (puente Viejo) ricostruito.

    La storia della città è antica e aristocratica e la sua posizione l'ha resa inespugnabile per le truppe cristiane fino al 1485. Ronda si arrampica sulle rocce ai due lati di una gola che divide la parte aristocratica, più storica, dalla parte a sud edificata con la Reconquista. La gola è attraversata da tre ponti, il Ponte Arabo costruito nel secolo XIV, il Vecchio Ponte costituito da un arco di 10 metri di larghezza e il Nuovo Ponte del secolo XVIII che in alcuni punti ha 98 metri di altezza e 70 di lunghezza, si erge dal fondo della gola.

    Vicino all'attuale Ronda vi fu, nell'antichità, una città chiamata Acinipo, che, IX secoli prima di Cristo, fu frequentata da mercanti Fenici e fu un importante centro di commercio.. è l'attuale Ronda la Vecchia, fra le cui rovine si possono ancora oggi vedere una parte di quello che fu un teatro. L'attuale Ronda, Arrunda, il lingua celtiberica, a pochi chilometri di distanza dalla precedente, fu chiamata Runda dai greci e Munda dai romani.
    Gli stili e le origini si mescolano in questa città bianca e artigiana: minareti come quello di San Sebastian; palazzi come quelli di Mondragón e di Salvatierra; chiese rinascentiste, barocche, gotiche; i vecchi bagni arabi, ben conservati; porte dell’antica muraglia come quella di Filippo V, ponti e fontane come quella degli Ocho Caños, vicino alla chiesa Padre Jesús, e la Plaza de Toros..
    L’arena di Ronda è una delle più importanti, eleganti e antiche di tutta la Spagna. Fu inaugurata nel 1785 e il suo fascino è dovuto alle leggendarie imprese che qui hanno compiuto grandi toreri come Francisco, Juan e Pedro Romero. Nel museo dell’arena si trovano importanti testimonianze e cimeli, come i costumi dei toreri e fotografie di celebri personaggi, ad esempio Orson Wells e Hemingway, appassionati della corrida. Dalla parte posteriore dell’arena si trova Paseo de Blas Infante, dal quale ammirare l’impressionanti pareti della gola.

    Oltre ai leggendari banditi “El Tempranillo” e “El Tragabuches”, sono molti i personaggi che hanno avuto a che fare con Ronda. Ernest Hemingway amante dei tori. Fu questo interesse a condurlo a Ronda, dove assistette a numerose corride del suo ammirato Cayetano Ordóñez.
    E ancora ricordiamo Orson Welles, Rainer María Rilke, che definì Ronda “la città sognata”. Rilke, attratto dal clima e dall’altitudine, giunge a Ronda e ispirato da questo viaggio scrisse “L’epistolario spagnolo”.

    ....storia....


    Intorno alla città sono stati ritrovati resti preistorici risalenti al Neolitico tra i quali le pitture rupestri della Cueva de la Pileta. Le origini di Ronda sono celtiche che nel secolo VI a.C. la chiamarono Arunda. Successivamente i fenici si insidiarono in un vicino villaggio che chiamarono Acinipo. Arunda, dopo essere conquistata dai greci, cambiò il proprio nome in Runda.
    Ronda fu fondata come conseguenza della seconda guerra punica, durante la campagna che il generale romano Scipione comandò contro i cartaginesi che dominavano la Penisola Iberica alla fine del III secolo a.C. Con la costruzione del castello di Laurus si favorì l'insediamento della popolazione tutto intorno; finché, al tempo di Giulio Cesare, venne riconosciuta come municipium e gli abitanti (insieme con quelli della vicina Acinipo) divennero cittadini romani.
    Nel V secolo, con la fine dell'Impero Romano, la città fu presa per i suevos al comando di Rechila, passando successivamente per un periodo bizantino, nel quale Acinipo fu definitivamente abbandonata, finché Leovigildo la integrò nel regno visigoto. Nel 711 ci fu l'invasione musulmana della penisola iberica e, nel 713, l'attuale Ronda aprì le porte, senza combattere, al capo berbero Zaide Ben Kesadi El Sebseki. La città cambia nome in Izn-Rand Onda (la città del castello) diventando la capitale della provincia andalusa di Takurunna.
    Con la disfatta del califfato di Cordova, Ronda si converte in un regno di Taifas indipendente retto da Abu Nur Hilal Ben Abi Qurra: durante questo periodo venne costruito la maggior parte del patrimonio monumentale arabo di Ronda. Ad Abu Nur Hilal successe il figlio Abú Nasar la cui morte (per assassinio) portò Ronda a far parte del regno sivigliano di al-Muthadid.
    Durante il periodo musulmano dal 711 al 1485, Ronda, fu un importante centro militare detto Medina al Runda e grazie alla sua privilegiata posizione resistette, in diverse occasioni, forti attacchi cristiani e fu necessaria una lunga serie di false manovre per spingere il capo arabo dei difensori, Hamet el Zegrì, ad una uscita che, grazie ai 40.000 soldati cristiani e alla loro artiglieria, terminò con la resa.
    Così termina il periodo islamico della città, era il 22 maggio 1485, Ferdinando il Cattolico riuscì a prenderla dopo un prolungato assedio. Quando il principe Giovanni, figlio di re cattolici, si sposò con una Margherita d'Austria, Isabella e Fernando gli regalarono la città. Da allora il suo territorio montagnoso di difficile accesso è stato per molto tempo un centro di addestramento militare per proscritti. Molti monumenti eretti dai musulmani vengono rimodellati adeguandosi alla nuova situazione che vive la città, da qui inizia un nuovo periodo fiorente che la fa crescere estendendosi con nuovi quartieri come quelli di Mercadillo e San Francisco, mentre il vecchio nucleo arabo prese il nome La Ciudad (La Città).
    Nel 1572 venne fondata la Real Maestranza di Cavalleria di Ronda con finalità di allenamenti per la difesa e le guerre del regno.
    Nel XVIII secolo furono fatte importanti costruzioni tra i quali il Ponte Nuevo, che è diventato il simbolo della città, e la Plaza de toros.


    "Il più conosciuto è il Ponte Nuovo, nella parte più alta del Tago, con 100 metri di altezza. Nella parte bassa della città, facilitando l'ingresso alla medina medievale, si trova il ponte conosciuto come il Ponte Arabo, costruito nel XVII secolo. Da lì si può vedere perfettamente, in quanto si trova a 31 metri di altezza, il Ponte Romano che in realtà è di origine araba. Il modo migliore per arrivare è o girare intorno a Ronda o attraversarla fino a trovarsi di fronte alla porta Almocábar. Seguite la mura a sinistra, si passa un distributore di benzina già sulla strada in uscita dalla città. Poco oltre inizia la strada sulla sinistra, che un tempo fungeva da ingresso secondario della città, dal momento che il principale era quello di Porta Almocábar....Il ponte romano fu costruito nel XIII secolo per fornire l'accesso laterale alle mandrie per abbeverarsi al fiume. In passato c'era una porta fortificata e una torre "barbacana". È costruito con lastre di pietra e si trova a 12 metri sopra il fiume Guadalevin. Ha un solo arco leggermente acuto. Con il tempo in zona si sono stabiliti artigiani che lavorano nel settore tessile, per cui il ponte ha ricevuto il nome Ponte dei Conciatori. Nelle vicinanze si trovano i resti di alcuni edifici ristrutturati dalla duchessa di Parcent che ha trasformato tutta l'area in zona ricreativa della nobiltà, come una cappella, l'Hamman, giardini, mulini e così via." (minube.it)
     
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  15. gheagabry
     
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    Malaga è la “Ciudad del paraíso” ovvero la città del paradiso
    (Vicente Aleixandre)

    MALAGA



    Detta anche la capitale della Costa del Sol, Malaga è una città della Spagna, che si trova in Andalusia, al centro di una baia prospiciente la costa marocchina, ai piedi delle propaggini meridionali della Cordigliera Betica. Il fiume Guadalmedina, quasi sempre in secca, separa la parte più vasta e antica della città, sulla riva sinistra, dai moderni quartieri industriali, situati sulla riva destra.
    Il patrimonio artistico, storico e culturale e molto ampio:
    Teatro romano - Ai piedi della collina di Gibralfaro ci sono i resti del teatro romano che risalgono all'epoca augustea. Il teatro rimase in attività fino al III secolo. Durante la dominazione araba fu utilizzato come deposito di materiale edile per la vicina Alcazaba. Venne riscoperto a metà del Novecento in seguito alla demolizione di alcuni edifici.
    Alcazaba - Appena al di sopra del teatro romano, sulla collina di Gibralfaro, è situata la alcazaba, la fortezza-palazzo mussulmana di epoca nasride. Sono visibili due cinte murarie: una inferiore, più esterna, cui si accede attraverso una porta ad angolo detta Arco del Cristo, e una superiore, posta all'interno della prima. Entrambe si adattano all'orografia del terreno esaltandone la funzione difensiva. All'interno del recinto superiore si trova il palazzo moresco edificato in due tempi, XI e XIII-XIV secolo, e oggi sede del museo archeologico.
    Castello di Gibralfaro - Posto sull'omonima collina, domina la città e il porto di Málaga ed è collegato mediante una lunga muraglia, La Coracha, all'Alcazaba. Venne edificato nel XIV secolo su resti fenici preesistenti. Una parte del castello è stato adibito a parador .
    Cattedrale dell'Incarnazione - L'imponente Cattedrale di Málaga è il principale edificio religioso della città. Fu edificata dove un tempo sorgeva la più importante moschea di Màlaga. I lavori di costruzione iniziarono nel 1528 e si protrassero, tra alterne vicende, per circa tre secoli; questa lunga gestazione rende ragione dello stile eclettico dell'edificio. La cattedrale non venne mai completata mancando una delle torri campanarie che dovevano abbellire la facciata. Il soprannome “Monquita” che significa “piccola monca”, si riferisce all'opera incompiuta La cattedrale di Malaga è stata progettata da E. Egas ed è stata costruita con un caratteristico calcare bianco, in stile gotico
    Alameda Principal - E' un antico viale fiancheggiato da alberi di ficus bicentenari. Fu realizzata grazie alla parziale demolizione di un tratto delle mura nella penisola alluvionale situata tra il fiume Guadalmedina ed il porto. Lungo il viale si trovano l'antica taverna Antica Casa del Guardia e la casa ove soggiornò Hans Christian Andersen

    ...storia....



    L’archeologia dimostra l’uomo di Neandertal visse in un complesso labirinto di caverne vicino a Malaga molte migliaia di anni fa. Ne sono testimonianza i dolmen ad Antequera (Peña de los Enamorados), le pitture rupestri a Benaoján, le ceramiche a Nerja. Con il passare dei secoli la popolazione della zona aumentò e agli inizi dell’età del bronzo la presenza umana si estese per tutta la costa.
    Málaga deve le sue origini al fatto di essere stata una delle colonie fondate dai fenici di Tiro intorno al VII secolo a.C. lungo il Mediterraneo occidentale, probabilmente per le buone condizioni di approdo ai piedi del monte Gibralfaro. In epoca fenicia la città era nota come Malaka, toponimo derivato probabilmente dalla parola fenicia per “sale”, perché l’industria della salatura ai fini di conservazione delle vivande era l’attività all’epoca più importante.
    La città divenne poi probabilmente la colonia greca di Mainake, di cui non rimangono altre tracce se non in documenti, passando poi sotto il dominio di Cartagine. Secondo il geografo Strabone, la città aveva pianta irregolare. Alcuni secoli più tardi, alla presenza cartaginese successe quella romana, dove la città raggiunse un ragguardevole sviluppo.
    Diventata città confederata, Málaga venne retta da un codice speciale, la Lex Flavia Malacitana. Dopo la caduta dell’impero romano, Malaga conobbe grandi emigrazioni e colonizza-
    zioni di tribù di origine germanica, in particolare i vandali silingi che introdussero il credo ariano proveniente da oriente. Venne poi l’invasione dei visigoti, nel V secolo, con alcune incursioni bizantine. Agli inizi del VIII secolo vi fu la caduta della monarchia gotica e gli arabi invasero la penisola iberica. Malaga cadde sotto il dominio arabo nel 743. A partire dalla conquista musulmana dell'VIII secolo, fu inglobata nella regione di al-Andalus e venne ribattezzata Māllaqa (in arabo مالقة). Dopo la divisione del territorio in taifas (emirati indipendenti in lotta tra di loro), nel 1026 la città divenne la capitale della taifa sotto il controllo della dinastia berbera degli Hammudidi. Diventò una fiorente città, circondata da una muraglia con 5 enormi porte. Comparvero numerosi sobborghi con una via che li percorreva da Est a Ovest, che collegava il porto e la alcazaba a tutta la zona interna alla muraglia. I sobborghi furono occupati da commercianti genovesi e giudei che si stabilirono in maniera indipendente dal resto della città. In questa epoca visse uno dei figli più illustri di Málaga: il filosofo e poeta ebreo Avicebron (Shelomoh ibn Gebirol).Nel corso della seconda metà del XIII secolo passò sotto il controllo della dinastia dei Nasridi, diventando parte del Sultanato di Granada. Abderramán III costruì la Porta di Atarazanas nel secolo XIII - oggi è la porta di accesso al mercato centrale. La presa della città da parte dei castigliani nel corso della Reconquista rappresentò uno dei momenti più sanguinosi della storia di Málaga. La città, cinta d’assedio da 45.000 uomini e difesa da forze tre volte inferiori, oppose una fiera resistenza per quasi sei mesi, finché fu costretta alla resa il 13 agosto 1487. Il re Fernando il Cattolico negò ai vinti una capitolazione onorevole e, ad eccezione di alcuni disertori, i 15.000 sopravvissuti della città furono condannati a morte o ridotti in schiavitù. La città seguì poi le sorti del Regno di Spagna, ma non trasse particolare beneficio dai commerci con le Americhe.
    Dopo un periodo di grande prosperità, nei secoli XVI e XVII Malaga vide epidemie e cattivi raccolti nelle campagne che provocarono una profonda crisi economica. Nel secolo XVII, venne costruito il porto che riattivò l’economia.
    Nel XIX secolo, Malaga diede inizio a un importante piano di sviluppo urbanistico, ma l’impatto politico che ebbe la tirannia del Re Fernando VII provocò di nuovo la crisi economica. Vi fu l’assassinio del generale Torrijos, liberale spagnolo in lotta contro l’assolutismo, e dei suoi uomini. In memoria del generale Torrijo e dei suoi uomini, venne eretto un obelisco in Piazza della Merced, che ancora oggi è il centro delle attività culturali e delle feste popolari di Malaga.
    Málaga fu anche città pioniera nei tempi della rivoluzione industriale, in cui per lungo tempo contese a Barcellona la palma di città più industrializzata del paese. In quest’epoca di rapido sviluppo emersero la famiglia Larios e il politico conservatore Antonio Cánovas del Castillo.
    Durante la guerra civile spagnola, Málaga venne bombardata dai nazionalisti e dall’aviazione fascista mandata da Mussolini; l’attacco provocò una fuga massiccia verso la zona repubblicana di Almería. La città fu infine presa dai franchisti l’8 febbraio 1937. Negli anni del dopoguerra per la città iniziò una fase di espansione dovuta al crescente afflusso di turisti verso la Costa del Sol, che negli anni Sessanta assunse il ritmo di un vero e proprio boom economico ed edilizio.

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