I Baustelle si formano all'incirca nel 1994, a Siena, come classica formazione di studenti universitari che condividono la passione per la musica. L'anima del gruppo, colui che scrive le canzoni nonché il frontman, è Francesco Bianconi, talentuoso ragazzo toscano con la passione per i grandi compositori pop degli anni 60 (Burt Bacharach, Phil Spector, ma anche Serge Gainsbourg, George Brassens e Jacques Brel, per non parlare degli italiani Fabrizio De André, Piero Ciampi e Armando Trovajoli). Gli altri membri sono Rachele Bastreghi come importante seconda voce femminile, Fabrizio Massara come arrangiatore elettronico e tastierista, e Claudio Brasini come chitarrista. La sezione ritmica non resterà mai uguale nella storia della band, senza peraltro mai mancare all'appello.
Dopo i canonici Ep che non si fila nessuno, nel 2000 i Baustelle autoproducono il primo album, Il Sussidiario Illustrato Della Giovinezza, scritto da Bianconi e arrangiato insieme con la band. Come il titolo tradisce, si tratta di un album molto particolare, quasi un concept, che raccoglie canzoni espressive di un'adolescenza romantica, tormentata, spiritosa e tutta italiana. Da subito sono chiare le potenzialità del gruppo: il grande talento compositivo di Bianconi si esprime in ottime canzoni pop, capaci di essere sia coinvolgenti e aggressive sia intensamente romantiche, sommandosi a una liricità più unica che rara, fatta di testi borghesi, visionari e bizzarri, e riferimenti a tutto tondo ("se con gli altri balli il twist/ se con gli altri prendi il trip"), e alla notevole interpretazione delle voci impostate di Bianconi e della Bastreghi. I loro duetti piacciono così tanto che la fama dei Baustelle fa il giro del paese quasi solo col passaparola, e il "Sussidiario" diventa vero disco di culto per una generazione che non si ritrova più nelle classifiche nazionali, e cerca nella musica indipendente i suoi soli ascolti in lingua italiana. Il "Sussidiario" è in effetti un album incredibilmente fresco, ispirato, ricco tanto di idee geniali come "La Canzone Del Parco", "Cinecittà", o "Il Musichiere 99", quanto di potenziali singoli rockeggianti come "Le Vacanze dell'83", "Gomma" o "La Canzone del Riformatorio". Sono proprio gli scarsi mezzi di produzione a dargli un suono lo-fi, spolverato di elettronica retrò, la cui spontaneità fa letteralmente innamorare ascoltatori e critici, anche se i Baustelle rimangono un fenomeno totalmente underground.
Il successivo La Moda Del Lento arriva nel 2003, in un momento in cui il gruppo è molto slegato, complici difficoltà economiche e inquietudini per il futuro. I Baustelle riescono comunque a farsi produrre dalla Bmg un disco dall'artwork accattivante e dai suoni ancora più accattivanti. Meno chitarre elettriche, più sottigliezze elettroniche e atmosfere cinematografiche retrò, fatte di moog e theremin, per un pop assai più raffinato, che Bianconi definisce come "un bel frullato di Kraftwerk, disco-music, Celentano, Blondie, Piero Ciampi e Trovajoli". Rispetto al "Sussidiario" questo secondo disco è meno spontaneo, ma più ricercato e sicuramente non meno bello. La Moda Del Lento vanta pezzi ambiziosissimi come "Beethoven o Chopin" e "Mademoiselle Boyfriend", senza peraltro rinunciare a quelle fantastiche melodie catchy di "Arriva Lo Ye-Ye", "Rèclame" o "La Canzone di Alain Delon", che restano e resteranno il punto di forza della formazione. La Moda Del Lento va ricordato, oltre che per gli insuperati testi di Bianconi, per i contributi compositivi di tutta la band, e il bel lavoro sui suoni di Massara in un disco che si permette lunghe parti strumentali (ad esempio quella di "Love Affair"), soprattutto per il chiaro intento dei Baustelle di uscire dall'ambito indie e prendere invece a modello lo storico pop melodico italiano, senza rinunciare a un suono che rimane molto, molto personale. Anche questa seconda prova riscuote un buon successo di critica, il gruppo dimostra di non ripetersi e di avere enormi potenzialità, ma il grande pubblico sembra ancora lontano.
Le cose cambiano quando a fare un'offerta a Bianconi e compagni è la Warner Records: forte di un budget che gli consente di produrre un disco come ha sempre desiderato, Bianconi registra La Malavita a Torino, servendosi di un'orchestra sinfonica e moderne tecnologie di mixaggio e filtraggio dei suoni. Il risultato è nulla di più lontano dal ruvido "Sussidiario", e il vecchio pubblico che sotto la doccia canticchia ancora "Le Vacanze dell'83" si ritrova con un disco maturo, serio, e soprattutto con un singolo che passa alla radio. I Baustelle si inseriscono nella tradizione melodica italiana con un pop chitarristico molto saturo di suoni, e raggiungono l'agognata celebrità. Il prezzo è la dipartita di Massara, e forse anche di parte dei vecchi fan. Ma il marchio di qualità Baustelle non manca e il talento di Bianconi regala ottime canzoni come "Il Corvo Joe", "La Guerra E' Finita" e "Un Romantico A Milano". Lontano dalla romantica naturalezza del Sussidiario e dalle sofisticatezze elettropop de La Moda Del Lento, La Malavita è, secondo Bianconi, il miglior disco dei Baustelle, nonostante canzoni non sempre indimenticabili e una produzione che appesantisce molto gli arrangiamenti. Può essere considerato un passo falso, ma non un passo indietro.
Nel febbraio 2008 esce, sempre per la Warner, Amen, un disco che conferma il new deal dei Baustelle verso il pop, gli arrangiamenti importanti e la produzione elaborata. E' forse il disco della maturità della band, che perde per strada un altro membro (il batterista Claudio Chiari) e diventa così un trio, ed è certamente ad un livello compositivo superiore rispetto a La Malavita. In Amen ritroviamo l'inconfondibile zampata art-pop-rock di Francesco Bianconi, ma anche la seconda voce Rachele Bastreghi contribuisce con pezzi come "L'areoplano" e "Dark Room", avvicinando ancor più i Baustelle alla tradizione melodica pop del belpaese. Nonostante i numerosi riempitivi e qualche momento da dimenticare ("L'uomo del secolo") il disco è movimentato, ricco di singoli accattivanti e potenziali candidati ad un ipotetico "best of" della band ("Baudelaire", "Antropophagus", "Alfredo").
Il desiderio di Bianconi di scrivere una colonna sonora si realizza con Giulia non esce la sera (2009) di Giuseppe Piccioni, pellicola drammatica con Valeria Golino e Valerio Mastrandrea. Si tratta di una colonna sonora principalmente strumentale, fatta di brevi movimenti per quartetto d'archi, sulla scia della moderna tendenza minimal-classicista. Sbucano un paio di canzoni dei Baustelle, prestate da Amen, ed esce come singolo “Piangi Roma”, una ballata melodica eseguita dall'inedito duetto Bianconi-Golino. Sul testo decadente, nostalgico e vagamente felliniano di Bianconi, Valeria Golino stupisce per la sua interpretazione à-la Jane Birkin, mentre la canzone vince il Nastro d'Argento come miglior canzone originale.
I mistici dell'Occidente (2010) è un album che deficita già nelle sue premesse: mentre nel caso dei due dischi precedenti era ben percepibile un progetto quasi concettuale, la nuova fatica dei Baustelle nasce solo dalla voglia di pubblicare nuovi pezzi, oltreché dalle non celate pressioni esercitate dalla Atlantic Records. Prodotto dall’irlandese Pat McCarthy e per la prima volta da Bianconi stesso, il disco presenta una orecchiabilità diversa rispetto al passato, in certi casi inconfutabilmente anglosassone, con arrangiamenti sempre più tesi all’internazionalismo e alla fruibilità per le masse. Un solenne organo fa da preludio a “L’indaco”, accorato incipit di memoria vagamente floydiana; un’ideale introduzione tematica a “San Francesco”, che irrompe con un riff distorto, seguito dalla immancabile sezione d’archi, una volta tanto in buona sintonia con il pezzo. E’ un arpeggio di chitarra in stile troubadour a sorreggere le strofe della title track, tratta da un saggio filosofico di Elémire Zolla. La rinnegazione della realtà come salvezza dal mondo civile, ridotto senza mezze misure a un “mucchio di coglioni”, è il paradigma centrale del ritornello orchestrato in pompa magna, che sembra punti più all’effetto estetico che alla qualità della canzone; il risultato è un finto lirismo pop. All’atmosfera bucolica de “Le rane”, una amara riflessione sulla perdita dell’innocenza, segue il singolo di lancio “Gli spietati”: una melodia facile come facile è il ritornello, pronto a entrare in testa e restarci colpevolmente; fiati e archi palesemente superflui vanno a riempire una canzone piuttosto vuota di contenuti. La tragica ballata “Follonica”, uno degli episodi meglio riusciti dell’album, dipinge un tipico, ahimé, paesaggio degradato dell’Italia centrale, assieme allo squallore di un amore letteralmente alla deriva. Superata la prima metà dell’Lp incominciano a presentarsi parecchie lacune tematiche e musicali, con pezzi prevedibili (“La canzone della rivoluzione”) esenza il mordente necessario (“Groupies”), che fino ad ora era riuscito a riscattare anche i pezzi meno convincenti; troppo spesso si riduce a uno strumento collaudato il timbro vocale di Bianconi, non più impietoso narratore metropolitano quanto ormai pura simulazione del buon De André, al quale da tempo aveva smesso di invidiare solamente il ciuffo. Una inesorabile scivolata nella banalità come mai nella produzione passata. Triste dire, inoltre, che il brano più intimo e nostalgico, intitolato “Il sottoscritto” finisce per somigliare a un inno da stadio scialbo e facilone. Il finale romantico de “L’ultima notte felice del mondo” è affidato alla suadente quanto innaturale voce di Rachele Bastreghi.
A dicembre 2011, a seguito dello sblocco di certe beghe contrattuali, viene finalmente ristampato l'album d'esordio Sussidiario illustrato della giovinezza, da tempo introvabile. La ristampa appare in una duplice veste: la prima identica all'originale, la seconda in formato deluxe, in un cofanetto speciale iper curato, con tanto di illustrazioni firmate da Alessandro Baronciani. Per l'occasione viene allestito un fortunato tour celebrativo, incentrato sulle canzoni del "Sussidiario", e viene pubblicata una nuova versione di "Gomma", con relativo videoclip, che ottiene una buona programmazione radiofonica.
La seconda parte del 2012 viene dedicata alla scrittura e alle registrazioni (parte eseguite a Montepulciano e parte in Polonia) del nuovo album della band, che a dicembre viene anticipato dal singolo "La morte (non esiste più)". L'attesissimo disco, pubblicato il 29 gennaio 2013, si intitola Fantasma e si presenta come il loro lavoro più ambizioso. Lo slancio di Bianconi verso una perfezione pop densa di classicismo raggiunge qui il suo apice. Un disco organizzato come un film, con tanto di titoli di testa e di coda, interpretabile al tempo stesso come la sua colonna sonora immaginaria, dal taglio profondamente sinfonico, densa di esoterismo, di sonorità spettrali, di citazioni letterarie e cinematografiche. Tutto è intriso di quel maledettismo figlio di Baudelaire e della “Spoon River Anthology” di Edgar Lee Masters, la percezione dei fantasmi come specchi riflettenti il nostro io, e la conclusione che spesso i più temibili spettri siamo proprio noi stessi. Ma non c’è soltanto scuro pessimismo cosmico, le argomentazioni sono grevi soltanto in apparenza: bastano pochi approfondimenti per comprendere quanto in queste liriche a trionfare siano la speranza, l’amore, la vita. Persino in “La morte (non esiste più)”, il prezioso instant classic che ha anticipato di qualche settimana la pubblicazione dell’album, il protagonista trova conforto in una visione pura, ultraterrena dell’amore, riuscendo così ad allontanare la paura di morire. Nell’incipit del disco si richiama il tema scritto da Ennio Morricone per “L’uccello dalle piume di cristallo”, film di Dario Argento del 1970. Altrove vengono ripresi Gustav Mahler, Igor Stravinsky, molta musica e letteratura del Novecento, dando vita a intermezzi barocchi grazie all’apporto della Film Harmony Orchestra di Breslavia, registrata direttamente in Polonia, dove il passo è stato breve per riesumare la storia di Olivier Messiaen. “Il finale” è un omaggio al fantasma del celebre compositore francese: arrestato durante la seconda Guerra Mondiale ed internato presso il campo di Gorlitz, scrisse un tema per trio che gli fu consentito nel 1941 di eseguire nello spiazzale della prigione, in condizioni meteo proibitive e con strumenti di fortuna. Il trio di Montepulciano produce musica dal forte impatto emotivo, si nutre di immagini fantasmatiche tramutando in slanci poetici le situazioni più disparate, come nelle improvvise apparizioni di “Diorama”, una storia che riguarda fantasmi molto particolari: istanti fissati per sempre, momenti definitivamente immutabili, con i Baustelle che riescono a illuminare attraverso splendidi versi le cose perdute e ormai fossilizzate. Il Cimitero Monumentale di Milano ispira invece “Monumentale”, uno dei momenti più intensi dell’album, dove l’algida e apparentemente distaccata Rachele Bastreghi prende il centro della scena: qui sono i fantasmi che animano le mute tombe di un cimitero a suggerire la storia, interferenze misteriose che ci collegano inevitabilmente al passato. I fantasmi possono essere celati nel nostro abisso interiore (“Cristina”, l’episodio più spumeggiante) oppure essere raffigurazioni di noi stessi in momenti che abbiamo vissuto nel passato (la toccante “Il futuro”, che racconta tutta la disillusione di chi si trova a vivere le conseguenze di scelte importanti). Da notare la ricerca sui titoli (“Nessun muore”, “Primo principio di estinzione”, “Secondo principio di estinzione”), incentrati sulla costruzione del saldissimo fil rouge che lega assieme l’intera tracklist. Non mancano riferimenti alla situazione politica contingente, espressi con un “non li voteremo più” cantato ne “L’estinzione della razza umana” o in un velato cenno a qualcuno (Berlusconi?) che appalta la Rai nel testo di “Nessuno”, e sferzate sulla società che ancora oggi non sempre accetta la diversità (“La natura”). E ancora fantasmi di cari martoriati che ci perseguiteranno per sempre (“Contà l’inverni” nella quale Bianconi coglie l’occasione per cimentarsi con il dialetto romanesco), improvvisi risvegli ritmati (“Maya colpisce ancora”), riflessioni finali sulla ricerca del bene nell’orrore e dell’eterno nell’età (“Radioattività”). Le partiture orchestrali sono state scritte da Enrico Gabrielli, un musicista che già con i Calibro 35 persegue da anni un’operazione filologica sulle musiche da film, in quel caso i poliziotteschi degli anni Settanta. Il disco è stato registrato per gran parte nei saloni della Fortezza Medicea di Montepulciano e in altri luoghi della cittadina in provincia di Siena, paese d’origine della band. Un lavoro profondamente classico ma al tempo stesso avanguardistico, che impone in maniera definitiva i Baustelle come una delle band italiane più significative del nuovo millennio. (Veronica Rosi, ondarock)
I Baustelle e il tetrò. Perché quella canzone è un capolavoro
L’impianto stereo è rotto. Avrei dovuto inscatolarlo e portarlo da un tecnico, ma non l’ho fatto. Così da molto tempo è rotto e da altrettanto tempo non compro un disco. Alla pigrizia si è sommato il disappunto, come dice Anna Oxa, per quanto accaduto in questi ultimi anni dentro e intorno alla musica pop. Disappunto per il citazionismo, i revival, i tic nostalgici e retrò. Avevo la sensazione che, come scrive Simon Reynolds in Retromania, il pop fosse ad un passo dall’esaurimento (ecologico) delle risorse. Che la maggior parte della musica confezionata nella nostra epoca si esaurisse nel prelievo e nel mix di campioni e tasselli del passato. Di conseguenza ho cominciato a seguire le novità con uno scetticismo sempre più snob. Alle copie di oggi, trasformandomi in vero nostalgico, ho preferito gli originali degli anni ’60, ’70 e ’80. Dopo un po’ di tempo, invece, ho cominciato a cambiare atteggiamento. Ho cominciato a fare autocritica, a diventare sospettoso con me stesso e verso le mie chiusure, fino a quando, qualche giorno fa, ho ascoltato su YouTube l’undicesima traccia di Fantasma, l’ultimo album dei Baustelle. S’intitola Il futuro e resta, per quanto mi riguarda e per il momento, l’unico pezzo ascoltato del disco. Perché questa canzone mi è sembrata, ascolto dopo ascolto, un capolavoro capace di tormentarti per giorni, mentre guardi un film al cinema, mentre parla un collega, mentre fai colazione in un bar o cammini lungo il vagone di un treno per Firenze? In questo pezzo i Baustelle hanno il coraggio di sprofondare al nucleo, d’infoibarsi completamente nella nostalgia, senza freni inibitori, e in quella ossessione per il passato dalla quale, come ascoltatore, stavo cercando di divorziare. Il prisma di luce del tempo passato riesce a infiltrarsi dentro quasi ogni verso: «Perché tutto quel che hai prima\o poi lo perderai»; «il passato adesso è piccolo, ma so\ricordarmelo». La nozione di nostalgia viene traguardata e amplificata nelle orchestrazioni. Si muta in übernostalgia, cioè un sentimento sovraccarico, potente e cimiteriale. Qualcosa al tempo stesso di tetro e retrò, che potremmo chiamare, con un gioco di parole: tetrò.
IVAN CAROZZI Lavora a La 7. Ha scritto per diversi quotidiani e periodici. È autore di Macao, un ebook sulla vicenda della torre occupata a Milano. È autore di un reportage narrativo sul romanziere Michel Houellebecq e il movimento raeliano. Dal settembre 2012 tiene un tumblr sul quindicennio 1970-1985.
La band di Francesco Bianconi torna 3 anni dopo l'acclamato disco 'I Mistici dell'Occidente'
Di red da: iljournal.it
I Baustelle tornano domani con un nuovo album. Dopo 3 anni di silenzio, la band capitanata da Francesco Bianconi propone il suo lavoro intitolato ‘Fantasma’ che segue un disco molto apprezzato come ‘I mistici dell’Occidente’. I critici cercano conferme per una delle realtà più interessanti del panorama musicale italiano.
Negli ultimi giorni il cantante ha lanciato qualche provocazione, attirando l’attenzione dei media. «Sanremo è come la morte», ha dichiarato Bianconi nel corso di un’intervista. Il singolo ‘La Morte (non esiste più)’, pubblicato lo scorso 28 dicembre, è stato il brano che ha fatto da apripista all’ultimo lavoro dei Baustelle, ottenendo apprezzamenti dai fan e non solo.
Ecco i titoli delle canzoni di ‘Fantasma’.
- Fantasma (Titoli di testa) - Nessuno - La Morte (Non esiste più) - Nessuno muore - Diorama - Primo principio di estinzione - Monumentale - Il Finale - Cristina - Fantasma (Intervallo) - Il Futuro - Secondo principio di estinzione - Maya colpisce ancora - L’orizzonte degli eventi - La Natura - Contà l’inverni - L’Estinzione della razza umana - Radioattività - Fantasma (Titoli di coda)
Sussidiario illustrato della giovinezza è l'album di debutto dei Baustelle, pubblicato nel 2000 dall'etichetta indipendente Baracca&Burattini e distribuito da EDEL.
Il disco
« In questi tempi per me Baustelle ha rappresentato ciò che la radio non mi trasmetteva al mattino per svegliarmi, così come non lo faceva la sera tardi per accarezzarmi. Ho cercato di fare quello che non ascoltavo in tanti dischi che ruotano sui network o su MTV. C'è anche una componente di sfida: non tanto - non solo -il desiderio di diventare famoso: per me Baustelle è fondamentalmente quello che non riesco a trovare in questo momento. » (Francesco Bianconi, 4 luglio 2000)
Il disco è stato registrato nel 1999 in due diversi studi: a gennaio al West Link Studio di Cascina da Alessandro Sportelli e Alessandro Paolucci e tra febbraio e marzo al Blue Records Studio di Mondovì da Alessio Dorini e Fabrizio Barale. In quest'ultimo studio è stato mixato tra marzo e maggio da Fabrizio Barale, Amerigo Verardi e Alessio Dorini. A causa delle vicissitudini dell'etichetta l'album non viene pubblicato fino al luglio del 2000. Dal punto di vista stilistico dal disco emergono la sensibilità pop degli anni 60 e 70 sia italiana che francese, le influenze new wave anni 80, riferimenti alle composizioni da colonna sonora cinematografica e uno stile ricoducibile ai generi exotica e easy listening. Nonostante ciò Bianconi, facendo da porta voce per il gruppo, afferma che il gruppo non si sente retrò. Dai testi emerge anche una forte ironia intesa dall'autore come «non nel senso di scanzonato, ma spero cercando di sdrammatizzare e portare su un piano più distaccato gli avvenimenti biografici presenti.» Esempio emblematico di questo "distacco" è la traccia di apertura Le vacanze dell'ottantatrè le cui vicende adolescenziali non sono mai state vissute in prima persona dai membri del gruppo per evidenti motivi anagrafici: Bianconi all'epoca aveva solo dieci anni. Leitmotiv dell'album, ma anche delle successive pubblicazioni, è infatti quella che John Vignola de Il Mucchio Selvaggio definisce l'«eterna adolescenza», tema nato spontaneamente durante la scrittura dei testi, ma senza alcun intento di pubblicare un concept album. Il metodo di scrittura di Francesco Bianconi prevede anche una ricca dose di citazioni, mescolando "cultura alta" e "cultura bassa".
La voce femminile nell'ottava traccia, Cinecittà, viene erroneamente attribuita a Rachele Bastreghi, invece è quella dell'attrice bresciana Camilla Filippi. Rachele Bastreghi fa da vocalist principale in Gomma e La canzone del parco (da Bianconi descritto come "l'unico pezzo serio" [del disco] ... da tragedia greca) e partecipa ai cori di tutto il disco.
Accoglienza
Critica
Il disco viene accolto dalla stampa musicale italiana con entusiasmo: Federico Guglielmi su Il Mucchio Selvaggio lo definisce «senza dubbio una delle più stupefacenti "opere prime" degli ultimi anni nell'albito del rock italiano», elogiando la varietà stilistica, l'atipicità, la produzione di Verardi e la scrittura dei testi «un album diverso dal solito: poliedrico ma stilisticamente omogeneo, raffinato ma ruvido, trascinante ma vellutato, serio ma faceto, accattivante ma alternativo, "trendista" ma lontano da qualsiasi trend.» Più tardi, nell'autunno del 2000 il Sussidiario illustrato della giovinezza vince il "Premio Fuori dal Mucchio" come miglior album d'esordio della stagione 1999/2000. Il critico Riccardo Bertoncelli nel libro Ventiquattromila dischi. Guida a tutti i dischi degli artisti e gruppi più importanti assegna tre stelle su cinque al disco commentando «è tutto un fiorire di capacità melodiche e liriche singolari.»
Il talento che trapela dal Sussidiario illustrato della giovinezza viene notato anche dalle webzine musicali. Tra queste rockit.it su cui viene scritto: «non è solo musica, ma è anche arte, va cioè al di là del semplice ‘entertrainment’ [...] è tanto orecchiabile quanto ricercato nelle sue melodie che intrecciano più generi in un’intersezione chiamata (vagamente) easy-exotica.»
I testi del disco sono stati molto apprezzati anche da Simone Lenzi dei Virginiana Miller. Successivamente nel 2003 Bianconi e Bastreghi parteciperanno al terzo album del gruppo La verità sul tennis facendo da coristi. La produzione artistica de La verità sul tennis, pubblicato da Baracca&Burattini come per il debutto dei Baustelle, è di Amerigo Verardi.
Riedizione
Il 16 novembre 2010 viene pubblicata dalla Warner una riedizione dell'album, da anni non più in commercio. In contemporanea viene anche pubblicato il Cofanetto illustrato della giovinezza.
Tracce
Testi di Francesco Bianconi; edizioni musicali BMG Ricordi.
Le vacanze dell'ottantatre – 5:32 (Bianconi, Massara) Martina – 3:01 (Bianconi) Sadik – 3:44 (Bianconi, Brasini, Massara) Noi bambine non abbiamo scelta – 3:46 (Bianconi, Massara) Gomma – 3:46 (Bianconi) La canzone del parco – 6:21 (Bianconi, Massara) La canzone del riformatorio – 4:51 (Bianconi, Massara) Cinecittà – 5:01 (Bianconi, Massara) Io e te nell'appartamento – 5:39 (Bianconi, Brasini, Massara) Il musichiere 999 – 5:36 (Bianconi, Massara)
Gomma Settembre spesso ad aspettarti e giorni scarni tutti uguali fumavo venti sigarette e groppi in gola e secca sete di te tue cartoline-condoglianze "hello bastardo ci vediamo" l'adolescenza che spedivi sulle mie tenebre incestuose-osé ed il futuro stava fuori dalla new wave da liceale così speravo di ammalarmi o perlomeno che si infettassero i bar novembre mio facevi freddo la fronte frigo il polso a zero sporcare specchi era narcosi "potrei scambiare i miei 'le ore' con te ?" tremavo un po' di doglie blu e di esistenza inutile vibravo di vertigine di lecca-lecca e zuccheri vespe d'agosto in caldo sciame per provinciali bagni al fiume mi pettinavo un po' all'indietro superficiali ricreative pietà sabato sera dentro un buco e disco-gomma-americana leccavo caramelle amare e primavere già sfiorite con te e già ti odiavo dal profondo avevo piombo da sparare se stereofonica posavo d'imbarazzante giovinezza lamé e fantascienza ed erezioni che mi sfioravano le dita tasche sfondate e pugni chiusi "avrei bisogno di scopare con te" tremavo un po' di doglie blu e di esistenza inutile vibravo di vertigine di lecca-lecca e zuccheri di doglie blu e di esistenza inutile vibravo di vertigine di lecca-lecca e zuccheri
La canzone del riformatorio Questa è per quando ti ho fatto male quel pomeriggio, un anno fa con il coltello nello stivale mi facevo di alcolici andati a male di benzedrina per non dormire sotto le luci mi piacevi sai Virginia Erano giorni di vita dura mi sorridevi senza pietà e non vedevi che la paura mi portava via la libertà di non amare ed è per questa pena d'amore che ti ho ferito in un pomeriggio storico Era una dose tagliata male mi sconvolgeva l'umidità ma conservavo un certo stile ti guardai con la felicità irrazionale con la carezza dell'eroina che mi cullava mi perdonerai Virginia? E adesso mi manchi te lo giuro le sogno la notte le tue grida le tue cosce bianche stonano sopra le donnine pornografiche appese dagli altri custoditi qui con me ci fa bene l'istituto amore fra cinque anni dove andrò? e tu chi sarai e chi saremo? fuori dal riformatorio le vite perdute come gioia passata per sempre come moda cos'è che ci rende prigionieri? Hai salutato le tue amiche eri spacciata piccola mia quando ti ho detto "Mi riconosci? Sono quello che non ride mai nella tua scuola" e dolcemente ti ho regalato la mia violenza il mio attimo di gloria E adesso mi manchi te lo giuro le sogno la notte le tue grida le tue cosce bianche stonano sopra le donnine pornografiche appese dagli altri custoditi qui con me ci fa bene l'istituto amore fra cinque anni dove andrò? e tu chi sarai e chi saremo? fuori dal riformatorio le vite perdute come gioia passata per sempre come moda cos'è che ci rende prigionieri?
La moda del lento è il secondo album della band toscana Baustelle, pubblicato il 12 maggio 2003 da Mimo Sound Records e distribuito da Venus.
Il disco
Il disco si rifà alle sonorità degli anni 80 utilizzando, rispetto all'album di debutto, più sintetizzatori che chitarre elettriche. Ha riscosso successo sia tra il pubblico che tra i critici musicali: viene elogiato, tra gli altri, da Musica! di Repubblica, Sette/Corriere Della Sera, Rockstar e Rockerilla. La moda del lento è stato registrato in tre diversi studi: a Montepulciano, nello studio Musica Viva di Stefano Vivaldi, a La Fabbrica di Plastica di Gattatico (Reggio Emilia) e alle Officine Meccaniche a Milano da Amerigo Verardi, Silvio Trisciuzzi, Stefano Vivaldi e Taketo Gohara con la produzione esecutiva di Roberto Trinci e quella artistica di Amerigo Verardi, già produttore dell'album di debutto Sussidiario illustrato della giovinezza. Verardi si è occupato anche del missaggio con Maurice Andiloro nello studio emiliano e milanese. La masterizzazione del disco è avvenuta allo Studio Barzan di Milano.
Copertina
La copertina è opera di Florence Manlik, mentre la grafica dell'artwork è a cura di Camilla Casalino, Francesco Bianconi e Laura Polazzi.
Tracce
Cin Cin – 4:02 (Bianconi) Arriva lo ye-yé – 3:34 (Bianconi) La canzone di Alain Delon – 4:32 (Bianconi) Love Affair – 4:15 (Bianconi – Bianconi, Brasini, Massara) Il seno – 4:15 (Bianconi) Mademoiselle Boyfriend – 4:30 (Bianconi, Bastreghi – Bianconi, Bastreghi) La settimana bianca – 3:22 (Bianconi – Bianconi, Brasini) EN – 5:18 (Bianconi – Bianconi, Brasini) Reclame – 5:28 (Bianconi – Bianconi, Massara) La moda del lento – 4:52 (Bianconi – Bianconi, Massara) Bouquet – 4:46 (Bianconi) Arrivederci – 2:57 (Bianconi – Bianconi, Bastreghi) Beethoven o Chopin? - 6:30 (Bianconi) - Traccia fantasma
Video
Cin Cin
Alla nostra grazia Nello scrivere Versi senza forza Al non vivere Al nostro "per sempre" E ai nostri "mai" Alle dipendenze Allo stile che ci rende Noi Io e te Un futuro non c'è Ma vedrai Ci sarà Cambierà Parleremo anche noi Io e te Del futuro che c'è Nelle mani che hai Nel coraggio che ancora non ho Se mi concentro Il Brasile Lo invento Alle sigarette Alla vaniglia Alla meraviglia Della solita vita maledetta Che ti porterà A Rio de Janeiro Brindo ma credo soltanto a noi Io e te Un futuro non c'è Ma vedrai Ci sarà Cambierà Rideremo anche noi Io e te Del futuro che c'è In questi occhi che hai Nel coraggio che ancora non ho Ma sento dentro Che un amore Lo invento
L'unica cosa che ho è la bellezza del mondo. La sola cosa che so è che vorrei conservarla per me. Io già nel novantasei avevo fame di storie. Vi raccontavo di me, non c'era da stare allegri. Rubare negli autogrill ti rende Alain Delon. Com'ero bello quando stavi con me. Ero più vecchio quando stavi con me. Soltanto adesso so che sono diverso, sono sporco, avevo torto marcio, tu piangevi. Io già recitavo, erano anni che studiavo Alain Delon. Piangevo, piangevo. L'unica cosa che ho è lo squallore del mondo. La sola cosa che so è che vorrei conservarlo. Ti credi Alain Delon coi profilattici tu mi coccolavi quando stavi con me. Ero più bello quando stavi con me. Ero più giovane. Ma sono diverso, sono sporco, avevo torto marcio, tu piangevi. Io già recitavo, erano anni che studiavo Alain Delon. Fumava, fumava. Ti credi Alain Delon, sei solo stupida tu eri più bella quando stavi con me. Una modella che posava per me. Com'eri piccola. Ma sono diverso, sono sporco, avevo torto marcio, tu piangevi. Io già recitavo, erano anni che studiavo Alain Delon Piangevo, ridevo, piangevo, ridevo.
Arrivederci «E poi La storia finirà Hotel e letti singoli Avrò un nuovo cardigan Arrivederci È stato bello Mi sbagliavo Ti sbagliavi Era poco più di niente E poi La moda passerà Cognac e posacenere Voilà Un'altra libertà Arrivederci Addio per sempre Mi spogliavo Ti spogliavi Era poco più di niente E poi»
Video Beethoven o Chopin?
Beethoven o Chopin? Non riesco a scegliere Dovrei assumere Quintali di droghe Beethoven o Chopin? In particolare Ballata in sol minore Opera 23 Beethoven o Chopin? Morire d'amore Tagliarsi le vene Malato di tisi per te Beethoven o Chopin? Qualcuno che prova Sulla mezzacoda Mondschein Sonate Mi sembravi stanca Leggevo sulle tempie Che l'ombra del giardino Non ti disturbava Beethoven o Chopin? Cornice da sogno Paesaggio lunare Nel caldo del giorno Beethoven o Chopin? Qualcuno che studia Noi due nel giardino Non eri stanca Eri stanca di me I ricci sulla fronte Le lettere d'amore Sfumare l'orizzonte Stare male Il senso della morte E la sifilide Per archiviare il caso Riguardante te
La malavita è il terzo album del gruppo musicale pop rock toscano Baustelle, pubblicato il 21 ottobre 2005 da Warner.
Il disco
Si tratta del primo disco della band pubblicato per una major. Nel 2004, infatti, la Warner decide di proporre un contratto ai Baustelle che, con a disposizione il budget di una major, registrano l'album utilizzando un'orchestra sinfonica e moderne tecnologie per filtrare e mixare i suoni. L'album è prodotto e registrato a Torino da Carlo Ubaldo Rossi, produttore tra gli altri, anche di Jovanotti, Subsonica e Caparezza. Si tratta inoltre dell'ultimo lavoro con il tastierista e compositore Fabrizio Massara, che lascerà il gruppo poco prima della pubblicazione dell'album. Come il titolo stesso lascia intuire, il disco racconta in undici canzoni, diverse forme di "male di vivere". Nei suoni il disco contiene tutte le influenze che caratterizzano la musica dei Baustelle, a partire dalla musica d'autore italiana e francese passando per le colonne sonore dei poliziotteschi degli anni settanta. Si riscontrano anche influenze da Serge Gainsbourg, dal wall of sound (tipico di Phil Spector) e anche dalla scena musicale neworkese dei Television e di Patti Smith. L'album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 21.
Copertina
La copertina è realizzata dal fotografo Gianluca Moro. Ritrae una ragazza appoggiata ad un'auto con una pistola in mano, il tutto in un'ambientazione retrò.
Premi e riconoscimenti
La malavita si aggiudica il premio di vendita del disco d'oro, avendo venduto oltre 50.000 copie, ed è finalista della Targa Tenco nella categoria "Miglior album" nel 2006.
Singoli
I singoli estratti dall'album sono La guerra è finita, pubblicato il 21 ottobre 2005 e Un romantico a Milano, rilasciato il 31 marzo 2006. Entrambi i pezzi sono accompagnati da videoclip diretti da Lorenzo Vignolo.
I brani
Cronaca nera è l'intro e richiama alle colonne sonore dei film polizieschi degli anni settanta. La guerra è finita descrive la storia di una sedicenne dall'esistenza tormentata, che vi pone fine suicidandosi. Sergio è la vera storia, descritta in prima persona, di un uomo che viene creduto pazzo da giovane e ne subisce le conseguenze da adulto. Revolver descrive, anche qui in prima persona, la vita di una dark lady. I provinciali mette in luce con poche parole il degrado e l'angoscia di provincia. Il corvo Joe narra, in prima persona, le vicissitudini a cui è costretto ad andare incontro un corvo in un parco. Ovviamente si può interpretare un significato metaforico. Un romantico a Milano è ispirata alla figura di Luciano Bianciardi, scrittore milanese d'adozione. A vita bassa descrive, attraverso un dialogo tra una studentessa e il suo professore, la delicata situazione dei teenager. Perché una ragazza di oggi può uccidersi elenca una serie di motivi futili per poi affermare che l'unico evento che può far crollare una ragazza è il tradimento. Il nulla è un avvertimento a un'ipotetica amica di come dietro alle questioni apparentemente irrilevanti ci siano in realtà numerosi problemi legati al mondo sociale. Cuore di tenebra, ispirata all'omonimo romanzo, conclude l'album con una speranza: conviene lottare per trovare una luce che si rivelerà l'amore.
Tracklist
Testi di Francesco Bianconi, musiche di Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi, Claudio Brasini, Fabrizio Massara.
Cronaca Nera – 1:36 (Bastreghi) La guerra è finita – 4:21 (Bianconi – Brasini/Bianconi) Sergio – 4:01 (Bianconi – Brasini/Bastreghi) Revolver – 4:06 (Bianconi – Bastreghi/Bianconi) I provinciali – 3:35 (Bianconi – Massara/Brasini/Bianconi) Il corvo Joe – 5:26 (Bianconi) Un romantico a Milano – 3:51 (Bianconi) A vita bassa – 4:07 (Bianconi – Massara/Bianconi) Perché una ragazza d'oggi può uccidersi? – 5:10 (Bianconi) Il nulla – 4:41 (Bianconi – Massara/Bianconi) Cuore di tenebra – 3:27 (Bianconi)
Video Cronaca Nera
Video
La guerra è finita
Video
Sergio
Mica sono stupido Se esisto a vanvera Coi maiali state chiusi voi Fatelo Un disegno pennarelli di Polvere Mica faccio scandalo Se si drizza in pubblico Questo manganello e non c'è più Un medico Se mi lavo solamente se Pagano E il cielo è blu Lo dici tu Nessuno è blu Nessuno più Non c'è La cura Cristo Gesù mi salvi tu Le botte blu Dottori blu Mi fai paura E il mondo guarda ed io non so Guardare il mondo e prenderlo Se sono triste non lo so Vivo Mica mi capiscono Se descrivo i missili Quindici anni state chiusi voi Fatela Una barca per andare in America E il cielo è blu Lo dici tu Nessuno è blu Nessuno più Non c'è La cura Cristo Gesù non serve più Le botte blu Dottori blu Mi fai paura E il cielo è blu Lo dici tu Nessuno è blu Nessuno più Non c'è La cura La notte sì E' nera qui In quattro mi violentano Non ho paura E gira il mondo Ed io non so Se sono un uomo Oppure no Mi chiamo Sergio e come te Vivo.
I barboni mi guardano Mentre mastico la lucertola Anche oggi è domenica Tutta d'oro La gente luccica Mentre osserva le anatre Inventandosi la felicità La sorvolo e capisco Che maledice la mia diversità Ma nel parco ci abito E' la vita mia Esser simbolo di paura e di morte Sono tenebre i miei abiti I bambini sorridono "Mamma, guardalo, che bestiaccia è?" Gli alberi mi consolano Apro le ali e resto immobile Gli studenti li evito Preferisco le ricche vedove Con gli anelli di platino Sono un ladro Ma fine gentleman Io sono il Corvo Joe Faccio spavento State attenti Lasciatemi stare Solo certi Poeti del Male Mi sanno cantare I borghesi si siedono E poi leggono il giornale I ragazzi si baciano Mezzogiorno sta per scoccare Senza grazia e gracchiando Mi avvicino e poi li supplico Se soltanto per oggi fossi libero di parlare Piacere, Corvo Joe C'è da mangiare? Solo sassi sapete lanciare Meritate di andare per me nell'eterno dolore Io sono il Corvo Joe Faccio paura ...Ma vi perdono Perché in fondo portate nel cuore Sangue che è destinato a seccare Vivete un morire.
A vita bassa Professore lei non sa dice oggi Monica che la personalità se la può permettere se la può concedere solo una piccola elite: il cantante, l'attore, eccetera, eccetera... E l'antidoto che ho al futuro anonimo è la scritta Calvin Klein, è la firma D&G tatuata sugli slip sopra la vita dei jeans che quest'anno va bassa, va bassa Ed i cantanti dalla radio cantano ed ogni anno foglie morte cadono i calendari cambiano i centravanti contano e tutto il resto è inutile Hai ragione Monica la sconfitta storica ma non posso dirtelo posso solo piangerla e guardarti crescere come cresce l'edera come il rovo su pietre e macerie Ed i cantanti dalla radio cantano ed ogni anno foglie morte cadono i calendari cambiano ed i famosi ridono e tutto il resto è inutile E le modelle per le strade sfilano ed ogni anno foglie morte nascono comete nuove cadono per un errore cosmico è un universo inutile!