FARI

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  1. gheagabry
     
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    FARO VOLTIANO – S. Maurizio Como





    Il faro voltiano è stato eretto nel 1927 così come il Tempio Voltiano, in occasione del centenario della morte di Volta e per celebrare il recente avvento di una moderna rete per l’illuminazione e per la diffusione della corrente elettrica nella città di Como. Il progettista del faro è l’ingegner Gabriele Giussani. La torre, con base ottagonale, ha un’altezza di 29 metri e all’interno dispone di una scala a chiocciola di 143 gradini che porta sino alla sommità. Dalla cima è possibile ammirare la zona di Como, del primo bacino del Lago di Como e spaziare fino a vedere il panorama delle Alpi; nella notte, la luce del faro voltiano è visibile sino a cinquanta chilometri di distanza.

     
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  2. gheagabry
     
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    CAPE OTWAY




    Fu solo però dopo una serie di tragici naufragi (tra cui quello del Cataraqui, che nel 1845 s’infranse contro le scogliere di King Island, altresì detta Graveyard Island, «l’isola cimitero», con la perdita di 406 persone, in gran parte donne e bambini) che le autorità si decisero a costruire due fari all’imboccatura dello Stretto.
    Quello lungo la costa del Victoria, inaugurato nel 1848, si erge tuttora sull’alto sperone roccioso di Cape Otway ed era la prima luce che i naviganti avvistavano dopo mesi di navigazione in pieno oceano e in condizioni estreme («Chi viaggiava in terza classe – in mezzo a 300, 400, a volte anche 500 persone – era rinchiuso nella stiva, aveva a disposizione meno di 2 metri quadrati di spazio ed era costretto a vivere in condizioni igieniche pesantissime. Quasi mai gli era consentito di uscire in coperta», racconta Craig Donahoo, la guida del faro). Oggi il faro non è più in funzione ma il fascino delle storie e degli eventi che evoca aleggia nell’aria, mentre ci si prepara un barbecue sulla veranda dell’abitazione in pietra che un tempo ospitò il guardiano e la sua famiglia o si sorseggia una tazza di tè nel caffè ricavato dalla vecchia dimora degli assistenti del guardiano.
    «Prima che qui arrivasse l’elettricità, nel 1939», spiega Donahoo, «ogni notte il guardiano del faro e i suoi aiutanti facevano turni di 4 ore per mantenere accese le ventun lampade alimentate a olio di balena (e in seguito a kerosene) necessarie a illuminare gli specchi riflettenti. Andavano costantemente controllate per evitare che facessero fumo e impedissero alla luce di riflettersi e quindi di essere avvistata: per chi era in mare era questione di vita o di morte».
    Una responsabilità che Henry Bayles Ford sostenne come guardiano del faro per 30 anni, durante i quali non fece mai mancare la luce della speranza ai naviganti, anche quando nel 1851 i suoi assistenti lo lasciarono all’improvviso per partecipare alla frenetica corsa all’oro e si ritrovò a far funzionare il faro da solo, isolato nel suo eremo marino: una nave passava ogni sei mesi a lasciare rifornimenti; la prima cittadina era a una giornata di cavallo di distanza.
    Il faro, il suo piccolo museo, la vecchia stazione del telegrafo, i pernottamenti nell’ex dimora del guardiano, le serate trascorse ad ascoltare storie marinare sotto i cieli stellati dell’emisfero australe non sono solo chicche preziose per viaggiatori dai tempi e dai gusti lenti.



    «Anche molti australiani vengono qui, in cerca di un collegamento col passato. Per me e per i miei connazionali questi sono luoghi speciali», dice Walker, «così come lo sono per gli aborigeni, che considerano Cape Otway una zona sacra. Anch’io discendo da coloro che tra il 1840 e il 1890 arrivarono qui a bordo di un veliero dopo aver affrontato il più lungo e il più pericoloso dei viaggi per mare di quell’epoca. Spesso si trattava di poveri contadini del Galles, dell’Irlanda o della Scozia che magari non avevano mai visto il mare. E la luce di questo faro per loro era il primo raggio di speranza non solo di un viaggio ma di una vita. Luoghi come questi ci spronano a non dimenticare quella gente. E a ricordare, sei generazioni dopo, che qui siamo tutti figli di immigrati».
    (A.D.)





    Edited by gheagabry - 19/1/2012, 17:14
     
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    i fari sono sempre affascinanti e mistici..
     
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  4. gheagabry
     
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    FARI in BRETAGNA

    Caterina Bruzzone



     
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  5. tomiva57
     
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    faro_ok

    Guardiano del faro. Un’occupazione che resiste, nonostante la tecnologia


    Postato
    da lorettadalola


    Ci sono attività professionali, ancora ricche di quello strano fascino del passato, che sembrano non tramontare mai. Legate alla nostra memoria e alle quali nonostante la forte accelerazione moderna non siamo disposti a rinunciare.

    Nell’erta della tecnologia più avanzata, il guardiano del faro, rappresenta nell’immaginario collettivo, un sogno romantico, ma, in realtà è una professione che non può essere svolta senza passione e dedizione.

    Una vita dura, ma affascinante, a contatto continuo con la natura, in una estrema solitudine moderna. Un pensatore, che passa le sue giornate ad ammirare e amare, silenziosamente, l’infinito, tante riflessioni che si perdono nell’immensità della natura, come la vista quando su, in alto, contempla il mare che si fonde nel cielo blu.

    Il lavoro del guardiano del faro oggi, si è adeguato alla realtà contemporanea, le nuove tecnologie e l’automatizzazione hanno reso il mestiere di guardiano quasi hi-tech. Per tale ragione il numero di custodi di fari si è notevolmente ridotto negli ultimi decenni, ma sicuramente fra i requisiti richiesti per svolgere tale mansione bisogna annoverare lo spirito di adattamento, l’intuito e la passione.

    Dal un punto di vista economico, chi desidera diventare guardiano del faro non lo fa davvero per i soldi, poiché non è la professione più remunerata che esista.

    Allora domandiamoci qual è il fascino intramontabile legato a questa professione e cosa spinge le persone a diventare guardiano?

    Sinteticamente diventare faristi vuol dire: ritrovare un senso di libertà, fuggire dalla routine, staccare della vita quotidiana, stare soli, vivere a contatto con la natura.
    Del resto, che in un faro si viva bene lo dimostra il fatto che per molti decenni il mestiere si e’ tramandato di padre in figlio, ed e’ sempre triste abbandonarne uno per sempre.

    I fari a gas non esistono piu’, quelli piu’ isolati e marginali ormai sono disabitati, pero’ il farista continua ad essere, nell’immaginario collettivo, un personaggio romantico, dal fascino letterario.

    Quante storie potrebbero raccontare i fari. Terribili tempeste che li squassavano alle fondamenta, salvataggi, naufragi e anche quel terribile senso di mistero. Forse perché si trovano sempre in zone isolate e selvagge, sarà per via del vento che sibila su per le scale a chiocciola, per il rumore delle onde ai suoi piedi, o per il tamburellare della pioggia sui vetri…ma… la molla che spinge tutti e’ la voglia di dare un calcio per sempre al caos delle citta’.

    Un faro si lega a cose che hanno dell’incredibile: Vento, Sole, Acqua…Cose semplici che combinate possono spaccare il cuore tanto riescono ad emozionarti, ma non e’ escluso che qualcuno sia stato influenzato da un recente sondaggio inglese, secondo cui la piu’ gettonata e trasgressiva fantasia erotica femminile e’ “fare l’amore in un faro con un uomo o magari con il farista”!

    da: NonsoloTV



    Faro_di_notte


     
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  6. tomiva57
     
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    CROAZIA - Faro di Porer.
    La costa adriatica della ex-Jugoslavia, dall'Istria fino a Dubrovnik, è puntellata da molti fari-hotel, alcuni isolati e appollaiati su un’isoletta come quello di Porer.




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    CANADA - ILE VERTE - Maison Duphare - Su una piccola isola di soli 45 abitanti si trova il faro più vecchio del Quebec. Attivo da 200 anni, oggi può offrire 8 camere da letto per una vacanza davvero originale e isolata. Info: www.ileverte.net/maisonsduphare




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    OLANDA - HARLINGEN - Nel porto di Harlingen, svetta sopra le abitazioni del centro storico un faro risalente agli anni ’20 con il suo bel fanale art decò ancora funzionante. Sono disponibili 3 lussuose suites, dotate di tutti i comfort.




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    SCOZIA - KIRKOLM - Corsewall Lighthouse - E’ dal 1815 che continua ad illuminare l’ingresso alla baia di Loch Ryan. E' dotato di tutti i comfort di un piccolo ed esclusivo hotel di lusso



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    NORVEGIA - AALESUND
    - Faro Molja Lighthouse. Dopo 150 anni di servizio oggi il faro Molja è una suites molto particolare e suggestiva. Facilmente raggiungibile: si trova, infatti, all’entrata del porto di Aalesund




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    Low Lighthouse Gran Bretagna




     
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  7. gheagabry
     
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    Foto di Mike Theiss, National Geographic


    Fort Jefferson National Monument, Parco nazionale di Dry Tortugas


    Storico Fort Jefferson domina Florida Dry Tortugas National Park. Questo arcipelago, costituito da sette isole basse, è sede di alcune delle barriere coralline sane rimanendo al largo delle coste del Nord America.

     
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  8. ZIALAILA
     
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    FARO DI KJEUNGSKJAER




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    Si trova a pochi passi dal Circolo Polare Artico, al largo della costa di Trondheim, in Norvegia (Latitude 63° 43′ 36.5″ N longitude 9° 31′ 50.9″) .
    Si erge fiero sulle gelide acque norvegesi sin dal 1880, una costruzione che, per più di un secolo, è stata casa dei guardiani che si sono succeduti e delle rispettive famiglie . La torretta ha una altezza di 21 m. , dal 1987 e' stato automatizzato .

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  9. gheagabry
     
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    (Fotografia di Mark Duncan, AP)



    Non è una scultura, né un igloo particolarmente creativo, ma il faro sul Lago Erie che segna l'ingresso ovest del porto di Cleveland. L'acqua spruzzata dal lago è gelata trasformando l'edificio in un grosso ghiacciolo: resterà così per molti mesi. Anche la lampada del faro è coperta; la Guardia costiera ha già avvertito i pochi coraggiosi marinai di procedere con molta cautela, anche se nella stagione fredda la navigazione sul lago è ridotta al minimo. Fortunatamente, non c'è un guardiano del faro rimasto intrappolato all'interno: l'impianto è automatizzato da qualche decennio.

    Qualche settimana di vento forte e temperature sottozero hanno fatto accumulare sul faro diversi strati di acqua ghiacciata proveniente dal Lago Erie. "La gente pensa: in fondo è solo un lago, non ha un clima così ostile", dice George Degener, ufficiale della Guardia costiera USA. "Ma in periodi di forte maltempo, le onde del lago possono raggiungere anche i tre metri". Largo 92 chilometri nel suo punto di maggiore ampiezza, l'Erie è il quarto per dimensioni tra i cinque Grandi Laghi al confine tra Stati Uniti e Canada.

    In una foto scattata nel settembre 2008, il faro all'entrata ovest del porto di Cleveland ha un aspetto molto convenzionale. Ma d'inverno, così come tanti altri fari dei Grandi Laghi, si trasforma in una specie di grossa torta nuziale ghiacciata. Il fenomeno non è raro, anche se quest'anno il gelo è arrivato molto prima del solito.




    (Fotografia di Ella Spiri, My Shot)



    Per ora, le autorità non prevedono di "scongelare" il faro di Cleveland, che con tutta probabilità resterà così almeno fino a marzo.





    (Fotografia di Dale McDonald, My Shot)




    (National Geographic)
     
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  10. gheagabry
     
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    I fari dell'olanda



    Sentinelle notture dalle nenie luminose che tengono svegli i navigatori solitari. Gente di mare che solca le grandi pianure acquee, e che spesso si trova a dover fare i conti con le bizze di correnti e raffiche di vento. I radar sono freddi. La bussola, è delicata. Il faro, è una voce nella notte che non lascia mai soli.

    Se i Paesi Bassi sono l'incontrastata patria dei mulini, anche i fari hanno qualcosa da raccontare. In totale in Olanda sono ventuno, sparsi per tutta la costa, alcuni dei quali aperti al pubblico, come quelli di Ameland, Vlieland, Egmond, Scheveningen, Hoek van Holland, Westkapelle Hoog e Urk.



    Un tempo, come del resto nella maggior parte del globo, si navigava solo di giorno, seguendo come punti di riferimento: dune, campanili di chiese e mulini a vento. Più tardi furono edificate costruzioni in legno che potevano marcare la costa.

    Col tempo, per ovviare al problema dell'oscurità, si cominciò ad accendere dei fuochi sui campanili e sugli edifici più alti. I primi villaggi che adottarono questi sistemi erano quelli dei pescatori. In seguito furono costruiti delle torri in pietra sulla costa, sulle quali si accendevano i fuochi, poi sostituiti da lampade a olio che dalla fine del XVIII secolo vennero potenziate con riflettori.



    Al giorno d'oggi nei fari ci sono lampade elettriche con un complicato sistema di riflettori e lenti che permette di creare un potentissimo raggio di luce. Come la fase di illuminazione, anche i materiali di queste torrette hanno subito inevitabili evoluzioni, passando dal legno, alla pietra, su strutture a pianta quadrata (faro di di Terschelling) prima, a pianta circolare (Texel, Hellevloetsluis) poi. I più recenti sono stati costruiti in ferro battuto (Den Helder, Ameland e Vlieland).



    Più che una romantica gita, la mia indole kerouacchina m'intima di recarmi da solo, e passare un paio di notti nel faro della città di Harlingen, l'unica della regione della Frisia che si affacci sul mare. Dal primo momento che getto gli occhi sul mare, mi sento come un conduttore radio che deve intrattenere un intero popolo di nottambuli.

    Inquietudine da risveglio mai sopito. Da questo scoglio edificato, tutti i miei rifiuti sembrano possedere la pazienza di qualche dolce impasto. Torno alla frase iniziale, dove non so quanto tempo mi resti. Io sono là e adesso sono ancora sospeso. Intono porgo i miei migliori saluti ai vagabondi temporanei. Dalla mia altezza temporale, continuerò tutta la notte.
    ( Luca Ferrari)


     
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  11. gheagabry
     
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    Il faro Mile Rocks, completato nel 1906, San Francisco
    (Keystone/Getty Images)

     
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  12. gheagabry
     
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    FARI in ITALIA

    Ogni faro ha una sua storia, che lo lega indissolubilmente al mare, un personale fascino, un proprio mistero avvolto da quel fascio di luce, che nella notte sola e disturbata unicamente dal rumore del mare, indica benevolmente la strada da seguire.



    Il faro di CAPO DELL'ARMA



    La struttura originaria del faro di Capo d’Arma venne costruita dal Genio Civile nel 1912 e fu attivato dalla Regia Marina per illuminare questo tratto di mare frontaliero. fu elettrificato nel 1936 sostituendo così la fiamma che veniva alimentata manualmente dal guardiano del faro, antica e leggendaria figura che oggi ha assunto la denominazione tecnica di ‘“operatore o collaboratore nautico”.

    Ogni faro ha una suo linguaggio costituito dall’intermittenza del fascio di luce, la cui frequenza personalizzata consente una immediata identificazione da parte dei naviganti che per ottenere informazioni sulla personalità dei fari hanno a disposizione i portolani e le carte nautiche.

    La struttura originaria del faro di Capo dell’Arma, fu completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale dalle truppe tedesche, ma al termine della guerra la Marina Militare provvide in tempi velocissimi alla sua ricostruzione che terminò nel 1948. Attualmente, come accade dal 1910 per tutti i fari del territorio italiano, ad averne cura è la Marina Militare attraverso il locale Comando di Zona Fari, con sede a La Spezia

    Il manufatto di Capo dell’Arma è composto da una costruzione bianca, caratterizzata da una decorazione a fascia scura, su cui si erge la lanterna situata su una torre bianca di forma cilindrica.
    Un gran cartello con la scritta “ALT” frena ogni desiderio di inoltrarsi e salire per le rampe di scale a forma elicoidale che portano prima alla terrazza, poi alla stanza dell’orologio da cui si accede ad un ballatoio che, mediante una rampa metallica, permette di raggiungere, a 50 metri sul livello del mare, la lanterna dotata di una portata di luce pari a 24 miglia marine.




    dal web


    Il faro di CAPO MELE



    Il faro di Capo Mele è un faro situato sul promontorio di Capo Mele, che divide le località di Laigueglia e Andora in provincia di Savona (Liguria).

    I lavori di costruzione del faro da parte del Genio Civile terminarono nel 1856.

    La sua architettura non è stata pressoché modificata rispetto a quella originaria della metà dell'Ottocento, anche se è stato modificato il colore dell'intonacatura esterna dell'edificio, passando dal giallo al rosso, La lampada ha funzionato a petrolio fino al 1909, data in cui si è passato all'alimentazione ad acetilenea produzione diretta con tre gruppi di luci. Nel 1936 si passò da impianto a produzione diretta ad impianto ad acetilene disciolto.
    Come molti altri fari italiani, anche questo faro ha subito, durante il secondo conflitto mondiale, ingenti danni i quali vennero riparati nel 1947-48. Il 1949 invece ha segnato la sua elettrificazione consentendogli di essere classificato Faro aeromarittimo.

    Si tratta di una torre a pianta circolare in muratura alta 25 m il cui diametro all'altezza della lanterna è di 3,82 m. Sulla sommità si trova la lanterna originale dodecagonale a tre corsi di vetri piani, raggiungibile tramite una scala di 74 gradini. Adiacente alla torre, il fabbricato in muratura di tre piani, tuttora presidiato.



     
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  14. gheagabry
     
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    faro+nella+tempesta+3

    Il grande fascino dei fari è spesso dovuto alla loro collocazione. A volte sono situati in cima a scogliere isolate che sprofondano in mare per parecchi metri, o su piccole isole sperse in mezzo la nulla, e anche su pianori erbosi in riva la mare, facilmente raggiungibili con una bella passeggiata, oppure sono alte torri su basse spiagge sabbiose, alla cui ombra è bello nuotare o raccogliere conchiglie, o su uno scoglio in mezzo al mare, con il mare che si frange alla loro base con l’alta marea e le terribili ondate che lambiscono la loro lanterna durante una tempesta, o si trovano in mezzo ad un porto, fagocitati da una città che avanza, o si innalzano al di sopra di antiche fortezze una volta inaccessibili, costruite per difendere la città dai pirati o dai nemici che arrivavano dal mare. Per l’uomo di mare il faro è l’occhio amico che gli indica la strada sicura, per l’uomo comune il faro è un palazzo in mezzo al mare, una costruzione misteriosa innalzata da uomini d’ingegno, che può affrontare le più terribili tempeste, lambendo il mare con la sua luce.



    dal web
     
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  15. gheagabry
     
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    Quante storie potrebbero raccontare i fari ! Di terribili tempeste che li squassavano alle fondamenta, di salvataggi, di naufragi e, ma c'è un altro aspetto dei fari poco conosciuto, ma altrettanto affascinante : IL MISTERO. Forse perché si trovano sempre in zone isolate e selvagge il pensiero corre a presenze misteriose che li abitano, sarà per via del vento che sibila su per le scale a chiocciola, per il rumore delle onde ai suoi piedi, o per il tamburellare della pioggia sui vetri... forse si tratta di vecchi guardiani finiti in mare o di uomini e donne nella solitudine, lontani da tutto. Ma la storie più belle le racconta quel fascio di luce che spazza il buio della notte, quel fascio che lambisce il mare, che dice al il marinaio che lì c'è un pericolo da evitare, e che da lì può arrivare al porto e alla salvezza (dal web)



     
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56 replies since 9/6/2011, 19:26   20221 views
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