FARI

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    FARI nella Storia



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    Uno dei fari inglesi più famosi e anche uno dei più antichi esistenti al mondo è il Faro di Eddystone, situato nell'Oceano Atlantico, circa 13 miglia a Sud di Plymouth
    La sua costruzione fu iniziata nel 1696 da Henry Winstanley
    La torre era alta 24 metri, la sua base in pietra e il resto di legno
    Winstanley era così sicuro della sua opera da dichiarare che avrebbe voluto trovarsi nel faro durante il più violento uragano mai visto. Fu tristemente accontentato qualche anno dopo, il 27 Novembre del 1703, quando si recò al faro per un controllo di routine e ci passò la notte. La mattina dopo il faro era sparito, ingoiato dal mare insieme al suo costruttore durante una delle più spaventose tempeste che abbiano mai spazzato le coste inglesi.

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    Fu comunque deciso di ricostruire il faro e i lavori cominciarono qualche anno dopo
    Dato che lo scoglio non era più praticabile fu costruito un cassone sommerso e su questo una nuova torre fu inaugurata nel 1882, costruita da James Douglass, ed è la stessa che si vede ancora oggi. Il faro è alto 49 metri, è dotato di lenti Fresnel che consentono una visibilità fino a 22 miglia, con due lampi bianchi ogni 10 secondi.
    La modernità è arrivata anche in mezzo al mare e il faro di Eddystone è riconoscibile per una particolarità, comune anche ad altri fari inglesi: la cupola di vetro è incappucciata da una impalcatura che sostiene una piattaforma per l'atterraggio degli elicotteri.
    è automatizzato dal 1982 .

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    L'Inghilterra, si sa, ha una lunga tradizione marinara ed è forse per questo che è stata una delle prime nazioni a sentire l'esigenza di creare una serie di segnalazioni luminose lungo le coste per mettere in guardia le navi dai pericoli rappresenti da secche e scogli. Uno scoglio affiorante è uno dei pericoli più seri per una nave in navigazione durante la notte, grande o piccola che sia, e lungo le coste inglesi, particolarmente quelle nebbiose e tempestose del Canale della Manica, se ne trovano moltissimi e l’unico modo per evitare questo pericolo è quello di costruirci sopra un faro.



    Uno dei fari inglesi più famosi e anche uno dei più antichi esistenti al mondo è il Faro di Eddystone, un faro con una storia tormentosa, perché fu ricostruito ben quattro volte, che si trova sulla costa meridionale dell’Inghilterra, a circa 13 miglia a Sud di Plymouth, Latitudine 50°10'80" Nord, Longitudine 04°15'90" Ovest, costruito sullo scoglio omonimo, reso tristemente famoso dalla quantità di naufragi che vi si erano verificati. Trinity House, il dipartimento dei fari inglese, iniziò a cercare la persona adatta alla costruzione del faro sullo scoglio di Eddystone già nel 1664, ma la sua costruzione fu iniziata solo trent’anni dopo, nel 1696, quando si presentò Henry Winstanley, un personaggio eclettico, un armatore e un inventore. Egli aveva inventato un sofisticato sistema idraulico che consisteva in un vaso igienico che rilasciava un flusso d'acqua, invenzione che aveva presentato a Londra con un certo successo. Non era insolito a quei tempi che una simile costruzione venisse affidata ad una persona che poteva sembrare priva dei necessari requisiti, bastava dimostrare un certo ingegno per poter ottenere un tale incarico. Henry Winstanley aveva quindi accettato di costruire il faro, ottenendo dalla Trinità House la concessione dei profitti derivanti dal passaggio delle navi per cinque anni. Ma Winstanley aveva anche un motivo personale per voler portare a termine quell’impresa : proprio su quello scoglio aveva perso due delle sue navi.



    La costruzione procedette tra mille difficoltà perché su quello scoglio si poteva lavorare solo con il mare calmo e si doveva andare di continuo avanti e indietro dalla terraferma. Winstanley, inoltre, durante i lavori fu rapito da un corsaro francese e portato prigioniero in Francia, all'epoca in guerra con l'Inghilterra. La leggenda racconta che quando arrivarono, Re Luigi XIV mandò il pirata alla Bastiglia e rimandò libero Winstanley con questo messaggio : "Noi siamo in guerra con l'Inghilterra, non con l'umanità", ma in realtà pare che sia stato scambiato con dei prigionieri francesi in Inghilterra. L'inventore riprese il suo lavoro e verso la fine del 1698 il faro era terminato. La torre era alta 24 metri, con la base in pietra e il resto di legno e fu illuminata per la prima volta il 14 Novembre 1698. L'inverno nell'oceano Atlantico può essere molto duro, e la costruzione non doveva essere molto solida, infatti il faro nella primavera seguente aveva già urgente bisogno di riparazioni. L'estroso Winstanley non si perse d’animo e non solo fece le riparazioni necessarie, rinforzò la base rafforzandola con anelli metallici ed elevò la lanterna a 36 metri, ma apportò anche delle modifiche al faro aggiungendo una stanza da letto decorata, una veranda e un salotto con un loggiato aperto e la nuova versione di Eddystone fu accesa nel mese di Ottobre 1699. Questo tocco di eleganza dimostra l'eccentricità del personaggio, così sicuro della sua opera da dichiarare che avrebbe voluto trovarsi nel faro durante il più violento uragano mai visto. Fu tristemente accontentato qualche anno dopo, il 27 Novembre del 1703, quando si recò al faro per un controllo di routine e ci passò la notte. La mattina dopo il faro era sparito, ingoiato dal mare insieme al suo costruttore e tutti quelli che vi si trovavano, durante una delle più spaventose tempeste che abbiano mai spazzato le coste inglesi. Fu deciso di ricostruire il faro e i lavori cominciarono qualche anno dopo. Questa volta ebbe l’incarico un certo John Rudyerd, già commerciante in seta, che si ispirò alla carpenteria navale, e ottenne la concessione dei diritti sul passaggio delle navi per 99 anni. La costruzione in legno, che aveva una forma conica, la prima del suo genere, era alta 21 metri e fu illuminata nel 1709. Questo faro resse per 47 anni, sopravvivendo al suo costruttore e facendo pensare che finalmente era stato risolto il problema di quello scoglio tanto pericoloso. Ma questa volta un altro tragico avvenimento era in agguato, un incendio che si sviluppò il 2 Dicembre 1755 sulla sommità della lanterna, alimentata da diverse dozzine di candele. Il capo guardiano del faro, Henry Hall di 94 anni, con due aiutanti, tentò inutilmente di spegnerlo lanciando secchiate d'acqua verso l'alto e nel fare questo successe che il pover'uomo forse teneva la bocca aperta per lo sforzo e il piombo fuso che colava dalla cupola gli finì in gola portandolo alla morte 12 giorni dopo essere stato prelevato dal faro, che continuò a bruciare ancora per cinque giorni e cinque notti. Nessuno gli aveva creduto quando si era lamentato per il suo incidente, ma l’autopsia del guardiano accertò che il poveretto aveva veramente ingoiato circa 200 grammi di piombo. In quegli anni in Faro di Eddystone si era dimostrato indispensabile per la navigazione e quindi era necessario ricostruirlo. L'impresa fu affidata a John Smeaton, un ingegnere civile, esperto di mulini e strumenti di precisione e anche inventore di un materiale molto simile al cemento a presa rapida, usato ancora oggi, che si chiama "Portland cement" che utilizzò per la costruzione del faro. La nuova torre, costruita in pietra interamente sulla terraferma e poi assemblata sul posto pietra per pietra, fu inaugurata nell'Ottobre del 1759 e restò in uso per 120 anni, fino a ché furono notate delle crepe nella roccia su cui poggiava. Per paura che il faro crollasse, fu smantellato nel 1870 e ricostruita sulla terraferma, a Plymouth Hoe, per volontà ed a spese degli abitanti di quella città e lì si trova tutt'ora, a ricordo del suo costruttore, John Smeaton. Questo faro è rimasto il prototipo di tutti i fari a venire, al cui disegno si ispirarono in seguito anche i francesi, un faro simbolo di modernità, senza sovrastrutture architettoniche inutili, imponente nella sua semplicità strutturale che lo rendeva utile e visibile per lo scopo per cui era stato costruito.



    Ma Eddystone non rimase senza faro. Dato che lo scoglio non era più praticabile e la tecnologia era in qualche modo avanzata, fu costruito un cassone sommerso e su questo una nuova torre interamente in granito che fu inaugurata nel 1882, costruita da Sir James Douglass, ingegnere della Trinity House ed è la stessa che si vede ancora oggi, la quarta ed ultima ricostruzione del faro di Eddystone. Vicino al nuovo faro si vede ancora il troncone di quello che fu smantellato e trasferito a Plymouth tanto tempo fa. La famiglia di James Douglass (1826-1898) aveva avuto un lungo legame con la Trinità House : suo padre Nicholas aveva lavorato per il dipartimento dei fari inglesi come progettista dal 1839, suo fratello William era diventato ingegnere Capo nel dipartimento dei fari in Irlanda e William, figlio di James, l’ultimo della famiglia ad essere stato assunto dalla Trinity House, aveva costruito 28 fari durante la sua carriera.



    Il faro è alto 49 metri, è dotato di lenti Fresnel che consentono una visibilità fino a 22 miglia, con due lampi bianchi ogni 10 secondi.



    La modernità è arrivata anche in mezzo al mare e il faro di Eddystone è riconoscibile per una particolarità, comune anche ad altri fari inglesi : la cupola di vetro è incappucciata da una impalcatura che sostiene una piattaforma per l'atterraggio degli elicotteri. Ormai non c'è più pericolo che qualche vecchio guardiano ingoi del piombo tentando di spegnere un incendio, il faro è elettrificato già da tempo, è tutt'ora funzionante ed è automatizzato dal 1982.



    Benché il faro non ospiti più un guardiano e non sia aperto al pubblico, spesso delle squadre di tecnici arrivano sulla torre per effettuare lavori di manutenzione che possono durare anche qualche settimana, per questo all'interno si trova un confortevole dormitorio dove gli uomini vivono nello stesso isolamento dei guardiano di un tempo.


    Collocazione : Devon, Inghilterra, 13 miglia a sud di Plymouth

    Latitudine 50°10'80" Nord, Longitudine 04°15'90" Ovest,

    Altezza : 49 metri

    Portata : 22 miglia

    Costruzione : 1882 (precedenti costruzioni : 1698-1699-1709-1759)







    Al largo della costa Est degli Stati Uniti, dalla Virginia fino a raggiungere l’estremo Sud del North Carolina, si estendono gli Outer Banks o Banchi Esterni, lunghe e larghe lingue di sabbia che corrono parallele alla costa, e che sono interrotte in diversi punti da outlets o passaggi, che hanno subito modifiche nel corso del tempo a causa del movimento delle correnti dell’Oceano Atlantico e degli uragani. All’interno dei banchi si trovano i Sounds, bracci di mare lagunoso, il cui interscambio con l’Oceano avviene attraverso i vari outlets. Lungo questo terreno sabbioso si trovano alcuni dei più importanti fari del North Carolina e degli interi Stati Uniti. Da Nord a Sud dello Stato abbiamo : Currituk, Bodie Island, Hatteras, Ocracoke e Cape Lookout. Questi banchi sono molto estesi a Nord e sono percorsi da una comoda strada. Qui si incontrano luoghi famosi come l’antico villaggio di pescatori di Kitty Hawk, a breve distanza del quale, a Kill Devil Hill, i fratelli Wright effettuarono il loro primo, storico volo nel 1903 dando inizio all’epoca dell’aviazione. Il nome originale del posto, dato dai nativi americani, era in realtà Chickahauk, che significa "goose hunting grounds" (terreno per cacciare le oche), prendendo poi, nella lingua americana, il nome che ha oggi. Più a Sud si incontra Buxton, dove la sabbia entra come un cuneo nell’Oceano Atlantico, un luogo chiamato il “Cimitero dell’Atlantico” a causa dei molti naufragi avvenuti in quella zona e qui si trova il faro di Capo Hatteras, che con i suoi 60 metri è il più alto degli Stati Uniti. Questo faro ha anche vissuto un’avventura, è stato recentemente spostato dalla sua originale posizione, verso l’interno, per salvarlo dall’erosione del mare che lo avrebbe inesorabilmente distrutto. Dopo un breve percorso su un buffo traghetto si arriva all’isola di Ocracoke, dove si trova un villaggio dallo stesso nome che si apre su Silver Lake, uno dei più bei porti naturali che si possa trovare lungo le coste del North Carolina. L’isola è lunga circa 25 Km. ed è larga circa 2 Km. nel punto più largo e qui finisce il mondo, perché oltre l’isola i banchi continuano la loro corsa verso sud, ma diventano una stretta lingua di sabbia, senza strade, inserita tra il mare interno di laguna e l’Oceano Atlantico, per terminare a Cape Lookout, un triangolo di sabbia, su cui si trova l’omonimo faro. Quest’isola ed il suo villaggio sarebbero rimasti per sempre sconosciuti ai più , se non ci fossero stati degli avvenimenti che l’hanno resa famosa. Per prima cosa nelle vicinanze del villaggio è stato costruito un faro, non molto imponente, ma importante per la navigazione, il più antico ancora operante nel North Carolina e anche uno dei più antichi dell’intera costa Est degli Stati Uniti. Fu costruito da Noah Porter nel 1823 con una spesa di US$ 11,359,35, è una costruzione conica, bianca, che, con i suoi 23 metri, è il faro più basso di tutta la costa e sulla sua sommità una piccola lanterna lancia una luce fissa che può essere vista solo per 14 miglia, ma la sua funzione è molto importante, serve a segnalare ai naviganti la pericolosità di quelle acque, cosparse di insidiosi banchi di sabbia in continuo movimento.



    Il faro è situato sul punto più alto dell'isola e nella sua lunga vita è sopravvissuto a molti uragani. Il più terribile fu quello dell' Agosto del 1899 che inondò praticamente tutti gli Outer Banks. Ocracoke fu spazzata da un vento che correva a più di 100 Km all'ora e onde altissime si abbatterono sull'abitato che subì danni enormi. Un altro terribile uragano investì Ocracoke nel 1944, portando l’acqua fino alla base del faro, e inondando anche la casa del guardiano. Gli uragani non sono insoliti su queste coste anche ai giorni nostri e la gente c'è abituata, ma quelli più terribile vengono ancora ricordati con paura. In questa piccola isola sembra che abbia fatto il suo primo scalo la spedizione inglese organizzata da Sir Walter Raleigh e guidata da Sir. Richard Grenville che arrivò in quel luogo nel Giugno del 1585. Lì si rifornì di viveri, furono riparate le navi e la piccola flotta ripartì verso Nord, ai confini di quella che è oggi la Virginia, per raggiungere la più grande isola di Roanoke dove, nel 1587, nacque il primo insediamento inglese in America. In questa isola esiste anche un piccolo lembo d’Inghilterra : in un piccolo cimitero sono sepolti quattro marinai inglesi, due dei quali ignoti, la cui nave era stata affondata da un sottomarino tedesco durante la seconda quella mondiale, e su tutto svetta la bandiera inglese, in effetti quel piccolo angolo di mondo è e sarà sempre territorio britannico. Nel cimitero una targa ricordo porta la seguente iscrizione : "If I should die think only this of me that there’s some forever corner of a foreign field that is forever England." (“Se io dovessi morire pensa solo questo di me che c’è un angolo eterno di un paese straniero che è per sempre Inghilterra”). Ma noi siamo arrivati fino ad Ocracoke perché la sua storia si intreccia con la storia ed il mito dei pirati e soprattutto con quella di uno dei più famosi e dei più temuti. Lungo le coste del North Carolina nel diciottesimo secolo veleggiavano molti galeoni pirati che trovavano facile rifugio nelle varie isole e isolette e soprattutto nei bracci di mare all’interno dei banchi di sabbia. Uno dei più famosi frequentatori della nostra isola fu il pirata conosciuto come "Blackbeard" ("Barbanera"). Nato a Bristol, in Inghilterra come Edward Teach o Thatch probabilmente intorno al 1680, poco si sa della sua vita finché non apparve nelle vesti di pirata lungo le coste del Sud degli Stati Uniti e diventò presto famoso come il terrore delle coste Atlantiche e dei Caraibi durante l'epoca coloniale americana nei primi anni del 1700. Era stato allievo di uno dei più feroci pirati dell’epoca, Benjamin Hornigold, un allievo così diligente, che nel 1717 riuscì ad ottenere di poter armare una nave per conto suo, un vascello francese, il “Concorde”, catturato durante una scorreria nel Mar dei Carabi, che lui ribattezzò “Queen’s Anne Revenge” . Balckbeard continuò a correre il mare Caraibico ed al suo ritorno lungo le coste americane, all’inizio del 1718, era al comando di quattro navi e 300 uomini. A Maggio di quell’anno il pirata bloccò per un’intera settimana il porto di Charleston, nel South Carolina, ottenendo dai cittadini spaventati provviste e denaro, ma poco dopo la sua nave ammiraglia, la Queen’s Ann Revenge, si incagliò sui banchi di Beaufort Inlet, poco più a Sud di Ocracoke, e andò perduta, insieme ad un’altra l’”Adventure” che era corsa in suo aiuto. Recenti ricerche sottomarine hanno riportato alla luce in quella zona alcuni reperti che potrebbero appartenere ad uno o ad entrambi i vascelli. Per alleggerire il carico, Blackbeard sbarcò 25 pirati su un banco di sabbia e senza tanti problemi li abbandonò al loro destino, cosa che a quei tempi era abbastanza usuale, era un modo per disfarsi di personaggi scomodi a bordo. Questi uomini furono raccolti da un altro pirata, Stede Bonnet, ma furono ben presto catturati e nessuno sfuggì alla forca. Blackbeard era un personaggio pittoresco, oltre che pericoloso. Si era fatto crescere una lunga barba nera, da cui il suo soprannome, indossava abiti sgargianti, portava due sciabole ai fianchi e due bandoliere attraverso il petto, da cui spuntavano diverse pistole. Quando andava all’attacco di qualche sfortunata nave, usava legare dei fiocchi rossi ai capelli ed alla barba, mettendo in mezzo dei piccoli petardi ricavati dalla povere da sparo, a cui dava fuoco al momento dell’assalto. Tanto era spaventosa quella apparizione, che spesso gli equipaggi si arrendevano senza neanche combattere e Capitan Teach aveva buon gioco nel depredare le navi di ogni loro avere e nel portarsi dietro qualche personaggio altolocato per cui chiedere un adeguato riscatto. In effetti la carriere di pirata di Blackbeard, almeno per la sua parte conosciuta, è così breve, che non si conoscono di lui atti di crudeltà nei confronti dei suoi prigionieri.



    A quel punto, per porre fine alla pirateria, Re Giorgio I d’Inghilterra aveva emesso un proclama che concedeva il “suo grazioso perdono” a quei pirati che si fossero arresi volontariamente prima di una certa data e che avessero fatto giuramento di non darsi più alla pirateria. Il nostro pirata si era nel frattempo diretto a Bath, allora capitale del North Carolina, dove decise di accettare il perdono e di darsi alla vita del buon cittadino benestante, insieme alla sua tredicesima moglie, una ragazzina di quattordici anni che aveva raccolto chissà dove. Blackbeard ottenne il certificato di perdono dal Governatore del North Carolina Charles Eden, del quale, si vocifera, diventò amico e per un po’ in buon Teach si comportò come un gentiluomo di campagna a riposo. Ma il richiamo del mare è forte, e anche quello dell’avventura, così, nel giro di breve tempo, le scorrerie ricominciarono. Correvano intanto delle voci che l’amicizia tra Mr. Teach ed il Governatore Eden non fosse del tutto disinteressata e che quest’ultimo traesse vantaggio dall’attività del pirata, voci che sono state in seguito smentite, ma pare comunque certo che il Governatore non fece mai nulla per fermarlo. A quel tempo era Governatore della Virginia Alexander Spottswood, un uomo duro, determinato a porre fine alla pirateria in ogni modo possibile. Mentre la Virginia era a quel tempo una colonia inglese, in realtà il North Carolina non lo era ancora, era proprietà di alcuni ricchi piantatori inglesi che avevano i loro interessi oltremare, quindi Spottswood non aveva alcuna giurisdizione su quel territorio, ma temeva l’incompetenza del Governatore Eden ed in più gli era stato riportato che Blackbeard aveva avuto l’audacia di compiere atti di pirateria lungo le coste della Virginia e che si era attestato a Ocracoke dove aveva raggruppato i suoi uomini e dove aveva organizzato un incontro con altri vascelli pirati. La sua determinazione lo convinse che le sue azioni erano assolutamente legali e decise di intraprendere una spedizione via mare per catturare il nero pirata e porre fine una volta per tutte alle sue gesta. Qui la storia si intreccia con il mito. Nel Novembre del 1718 il Luogotenente Robert Maynard, al comando dello sloop “Ranger” partì alla volta di Ocracoke per attaccare il pirata. Si racconta che la notte prima della lotta finale Mr Teach avesse invitato a bordo dei commercianti le cui navi si trovavano all’ancora nel porto e che abbia passato la sera prima della battaglia bevendo in allegria e che persino sia salito sul ponte indirizzando un brindisi alla nave nemica che era in vista. Comunque il giorno dopo, il 22 Novembre, la battaglia ci fu, e fu terribile. La due navi affiancate risuonavano di urla, le pistole e i moschetti sparavano, le sciabole lampeggiavano, gli uomini si combattevano in terribili corpo a corpo ed il pirata, con i suoi neri capelli al vento, una pistola in una mano ed una sciabola nell’altra, si avventava sui nemici con grida spaventose. Ad un certo punto Maynard riuscì a saltare sulla nave di Blackbeard ed i due uomini si trovarono faccia a faccia. Sia stata la fortuna o il coraggio del luogotenente, il fatto è che questi riuscì a colpire più volte il pirata e benché Blackbeard avesse ricevuto cinque colpi di pistola e più di venti ferite da spada, tutte mortali,si dice che abbia continuato a combattere selvaggiamente, finché è crollato sul ponte della nave. Il vincitore tagliò la testa del pirata e la appese all’albero maestro, come macabro trofeo. Il corpo fu buttato fuoribordo, ma si racconta che nuotò ancora per tre volte intorno alla nave, prima di scomparire tra i flutti. La sua testa fu portata a Bath, dove rimase in vista, come monito per chi volesse percorrere la stessa strada. Ma il mito continua, un’altra leggenda racconta che la sera prima della battaglia Blackbeard, a bordo della sua nave, era venuto a sapere che il Luogotenente Maynard lo attendeva al largo per attaccarlo, ma il pirata, non volendo salpare di notte a causa dei pericolosi banchi si sabbia che circondano l’isola, si mise ad aspettare ansiosamente l’alba misurando a lunghi passi la tolda della nave ripetendo incessantemente “Oh, crow cock” (Oh, canta gallo) e che questo abbia dato origine al nome dell’isola. Una storia suggestiva, peccato che non sia vera. In realtà delle antiche mappe risalenti alle fine del 1600, e quindi molto prima che Teach facesse la sua apparizione lungo quelle coste, riportano diversi nomi di origine indiana come : Wocokon, Woccocock, tutti nomi derivanti dal nome di una piccola tribù di nativi americani, i Woccos, che si era insediata in tempi antichi in quella parte del Outer Banks. All’epoca in cui è stato costruito il faro si era ormai persa ogni traccia dell'esistenza del Pirata Barbanera, ma il suo ricordo è legato all'isola ed è ancora fortissimo ai giorni nostri. Gli abitanti di Ocracoke raccontano che nelle notti tempestose, quando solo la luce del faro taglia l'oscurità, il fantasma senza testa di Blackbeard si aggiri nei dintorni e che spesso si veda il suo vascello che naviga intorno all'isola in cerca del suo capitano.





    Il Phare des Baleines si trova sull'Ile de Re', al largo della costa Occidentale della Francia che si affaccia sul Golfo di Biscaglia e sull'Oceano Atlantico. La Regione si chiama CHARENTE MARITIME. Quest'isola è lunga solo 30 Km. è larga da 3 a 5 Km ed è collegata alla terraferma da un Ponte a pedaggio lungo 3,4 Km. Conta 20.000 abitanti residenti che durante l'estate aumentano notevolmente. Sulla costa Nord Occidentale dell'isola si trova il Phare des Baleines, il cui nome deriva dalla leggenda secondo la quale le balene andavano ad arenarsi sulla scogliera si suoi piedi. La sua storia, come quella di tanti altri fari, si dilunga nel tempo. Fu costruito sotto il regno di Luigi Filippo vicino ad una vecchia torre del 1682, eretta sia per proteggere il porto militare di Rochefort che come posto di osservazione. Con il tempo la funzione della prima torre si
    dimostrò superata, mentre si rese necessaria la costruzione di un faro che guidasse i naviganti in quelle acque pericolose. La progettazione fu affidata all'Ing. Lèonce Reynaud, la costruzione iniziò nel 1849 e il faro fu illuminato per la prima volta il 15 Gennaio 1854.



    Dall'alto dei suoi 57 metri la lanterna lancia un lampo bianco ogni 4 secondi ed è illuminata da due lampade alogene da 500 W con una portata luminosa di 21 miglia marine. Il Faro è affidato ad un Guardiano ed è visitabile. Saliti i 250 gradini fino alla lanterna si gode una vista impareggiabile tutto intorno fino a Saint Martin. Su questo sito furono girate molte delle scene del famoso film "Il giorno più lungo" dedicato allo sbarco degli alleati in Normandia, il 6 Giugno 1944. La vecchia torre del 1682 è tutt'ora esistente e si trova a poca distanza dal faro più recente.



    Le sue coordinate geografiche sono :

    Latitudine 46° 14' Nord

    Longitudine 01° 33' Ovest

     
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    IL FARO DI BODIE ISLAND, NORTH CAROLINA - USA

    Lungo le coste del North Carolina, nel Sud degli Stati Uniti, si snoda una barriera di sabbia di notevoli dimensioni, chiamata Outer Banks che parte dalla costa Sud della Virginia ed arriva fino al South Carolina, dividendo la bassa costa sabbiosa dall’Atlantico. Questa barriera non è continua, una serie di aperture, o inlets, percorribili con dei ponti, permettono lo scambio tra le acque all’interno con quelle dell’Oceano, formando un mare interno molto pescoso e cosparso di piccole isole. Nello stesso tempo questa lunga lingua di sabbia si protende anche come un cuneo all’esterno, verso il mare, per diverse miglia, creando insidiosi banchi di sabbia, sempre in movimento, che costituiscono un grande pericolo per la navigazione, unito al fatto che proprio in quella zona di mare si incontrano due correnti, quella calda del Golfo, proveniente da Sud, e quella fredda del Labrador, proveniente da Nord, anch’esse molto pericolose per il grande traffico marittimo di quella zona di mare . Non per niente il tratto di mare di fronte agli Outer Banks viene chiamato “Il cimitero dell’Atlantico”. La necessità di costruire fari su questo tratto di costa si presentò molto presto e, data la conformazione del terreno, l’unica possibilità era quella di costruire delle alte torri il più vicino possibile al mare. Nel 1803 era stato costruito in quella zona il primo faro di Capo Hatteras, ma non era sufficiente, dato che il più vicino faro verso Nord era quello di Cape Henry a Viriginia Beach perciò, nel 1837 il Governo Federale inviò un ufficiale di Marina, Napoleon Coste, ad esaminare la zona per trovare il sito più adatto per la costruzione di un faro. L’ufficiale identificò il posto un poco più a Nord di Capo Hatteras, a Bodie Island, considerandolo ad una giusta distanza dal primo. Come è già successo per molti altri fari, quello che noi possiamo vedere oggi a Bodie Island è in effetti il terzo costruito in quella zona.



    Nel 1803 il Congresso stabilì quindi di erigere un faro nella località scelta, ma la realizzazione fu ritardata per la difficoltà di acquisire i terreni necessari e solo nel 1847 il faro fu costruito. Il progetto era stato affidato ad un ingegnere di provata capacità Francis Gibbons, ma chi eseguì i lavori, un certo Thomas Blount, non tenne conto della qualità del terreno sabbioso e la torre, alta 16 metri, cominciò quasi subito ad inclinarsi. Nonostante diversi lavori di consolidamento, il faro dovette essere abbandonato nel 1859. Lo stesso anno un altro faro fu costruito nelle vicinanze, usando tecniche più avanzate, e la torre alta 24 metri che montava nella lanterna lenti di Fresnel, si dimostrò subito molto più solida della prima. Ma un’altra minaccia sovrastava questo nuovo manufatto, la Guerra Civile, che iniziò nel 1861. I Confederati del Sud, temendo che gli Unionisti del Nord potessero trarre vantaggio dalla luce del faro per i loro spostamenti in mare, lo spensero e lo utilizzarono come torre di avvistamento. Tuttavia, nel 1861, i Nordisti occuparono gli Outer Banks ed i Sudisti in ritirata distrussero il faro, per non consegnarlo al nemico. Alla fine della Guerra Civile quella zona di mare rimase di nuovo all’oscuro per diversi anni. Il Lighthouse Board, l’ente preposto alla costruzione ed alla manutenzione dei fari in quell’epoca, era molto perplesso se costruire o meno un altro faro, ma furono ricevute molte petizioni da parte di comandanti di navi che si trovavano a dover navigare in quelle acque pericolose, così fu presa la decisione di costruire un nuovo faro. I lavori cominciarono solo nel 1871 e la nuova torre fu collocata un po’ più a Nord di quella precedente. Il terreno necessario venne acquistato dal Governo per 150,00 dollari da un certo John Etheridge. I lavori procedettero a rilento, utilizzando in parte alcuni materiali che venivano usati contemporaneamente per la costruzione del faro di Capo Hatteras, mentre i mattoni e le pietre furono acquistati a Baltimora ed il ferro necessario da una fonderia di New York. Finalmente, il 1° Ottobre 1872 la lanterna del terzo faro di Bodie Island, alto 47 metri, fu illuminata con della magnifiche lenti di Fresnel e una portata di 19 miglia. Questo è il faro che possiamo ammirare ancora oggi. La sua colorazione a bande bianche e nere serve, come per altri fari, a renderlo riconoscibile anche di giorno. Questa è una particolarità che distingue tutti i fari, non ce ne sono due uguali e se c’è qualche somiglianza, essa è solo apparente, perché il disegno può essere simile a quello di un altro faro, ma mai uguale. All’inizio alcune difficoltà rappresentate da stormi di uccelli che andavano a sbattere contro la lanterna e, soprattutto, dai fulmini durante le terribili tempeste in riva all’Oceano, furono superate con l’installazione, nel primo caso, di uno schermo protettivo per la lanterna e, nel secondo caso, di un parafulmine.



    Poco tempo dopo l’inaugurazione del faro fu terminata anche la costruzione dell’alloggio per il guardiano che entrò presto in servizio. A quell’epoca Bodie Island era un luogo molto isolato, non c’erano i ponti, come adesso, a collegare le varie isole, la scuola più vicina era sull’isola di Roanoke, raggiungibile solo in barca, e la famiglia del guardiano in carica si trovava a dover superare non poche difficoltà, finché non fu deciso che durante l’inverno la famiglia lasciasse l’isola per un posto più confortevole, per tornare poi durante l’estate. Ma questo significava grande solitudine per il guardiano che doveva affrontare un lungo inverno da solo in quella landa desolata, come succedeva a molti altri suoi colleghi in altri fari. Con il tempo e con la costruzione dei ponti la situazione migliorò, finché, nel 1932, il faro fu elettrificato e non ci fu più la necessità di un guardiano fisso sul posto. Dal 1939 la Guardia Costiera Americana aveva assunto il controllo di tutti i fari sul territorio e questo era un impegno molto oneroso, non solo in termini di denaro, perché molti fari americani sono costruiti su grandi lotti di terreno, che vanno curati e mantenuti. Nel 1953 tutto il terreno che circonda il faro fu trasferito al National Park Service, che già gestiva il territorio di Capo Hatteras, mentre il faro è rimasto alla Guardia Costiera fino al 13 Luglio 2000, quando anch’esso è stato ceduto al National Park Service. Il faro di Bodie Island è tutt’ora classificato come “Aiuto alla navigazione” ed è sempre funzionante, ma è chiuso al pubblico. La casa del guardiano, che è di legno a due piani, è stata attrezzata come centro di accoglienza per i visitatori, ufficio del ranger del Parco e ospita anche un piccolo museo dove sono raccolte fotografie e testimonianze della lunga vita e delle traversie di questo faro. Ma per questo gigante a righe, alto 47 metri, i guai non sono ancora finiti. Mentre la casa del guardiano è stata restaurata già due volte, l’ultima delle quali risale al 1992, il faro versa in brutte condizioni. La rivista americana “Lighthouse Digest” , interamente dedicata ai fari ed alle loro storie, pubblica da anni una lista dei fari in pericolo di essere persi per sempre e dai primi mesi del 2000 anche il faro di Bodie Island è apparso su questa lista. Il faro è stato recentemente restaurato all’esterno, con una nuova mano di vernice, e ad un primo sguardo risulta in buone condizioni, ma non è così. La lanterna in ferro mostra chiaramente i segni del tempo, la ruggine sta consumando la ringhiera esterna e le preziose lenti di Fresnel di prima classe rischiano di crollare all’interno della struttura se non vengono effettuati consistenti lavori di riparazione al più presto. Recentemente due grossi pezzi di ghisa sono caduti al suolo dal balcone che circonda la lanterna, obbligando i rangers del parco a chiudere al pubblico la zona circostante al faro. Il National Park Service ha un piano di ristrutturazione per il 2007, ma se veramente questo piano sarà messo in opera, per ora nessuno lo sa. E’ un vero peccato che tante strutture antiche e con storie così affascinanti come quelle dei fari debbano andare in rovina, il progresso e la tecnologia avanzano e questi maestosi fari stanno per diventare solo un retaggio del passato.



    Località : Bodie Island, Outer Banks, North Carolina – USA

    Latitudine : 35°57’ Nord

    Longitudine : 75°37’ Ovest

    Altezza : 47 metri

    Portata : 19 miglia

    Costruzione : 1872





    IL FARO DI LA CORUNA SPAGNA




    Questo Faro, chiamato anche La Torre di Ercole, è il più antico esistente al mondo ancora in attività. Incredibilmente un moderno sistema di illuminazione elettronica è collocato al di sopra di pietre che sono state posate dai Romani in epoca antichissima. In più questo faro è il simbolo della città di La Coruña, nessuno può sottrarsi alla su magia ed è circondato da leggende. Le più antiche fanno risalire la sua costruzione alla mitica figura di Ercole, l'immagine stessa della forza, colui che, si racconta, costruì le colonne che portano il suo nome ai limiti dello Stretto di Gibilterra per segnalare ai naviganti che in quel punto finiva il mare conosciuto e che al di là esistevano solo l'ignoto, il pericolo e mostri terrificanti. In realtà la torre originaria fu costruita al tempo dell'Imperatore Traiano, alla fine del 1mo secolo D.C., da Caio Servio Lupo, un architetto proveniente da Aemium, una città allora situata vicino a quella che oggi è Coimbra, in Portogallo e fu dedicata al Dio Marte, con l'intento di usarla sia come faro che come torre di avvistamento per proteggere il vicino porto di Brigantium, una città fondata, secondo un'altra leggenda, da un Capo Celtico, Lord Breogan che è diventata l'odierna la Coruña, in Galizia. Alla base della torre è stata rinvenuta una pietra con la seguente iscrizione :

    MARTI / AUG. SACR. / C. SEVIVS LUPUS

    ARCHITECTUS AEMINIENSIS

    LUSITANUS EX.VO

    Che tradotta significa : " Consacrato a Marte. Gaio Sevio Lupo, architetto di Aemium, in Lusitania, a compimento di una promessa". La torre fu costruita su una pianta quadrata, con i lati di 18 metri ed un'altezza di 36 metri, aveva tre piani a su ogni piano si affacciavano quattro stanze comunicanti tra loro. In alto terminava con un pinnacolo cilindrico di circa 4 metri ed intorno ad esso erano collocati i contenitori per il fuoco. La scala si trovava all'esterno e saliva tutto intorno alla torre. La storia e le vicissitudini di questo faro si snodano attraverso i secoli, le prime tracce si trovano in un trattato di Paolo Orosio scritto tra il 415 e il 417 nel quale, per la prima volta, la torre viene chiamata "Faro". L'uso delle torre per questo scopo venne in seguito associato alla città ed all'intera regione, tanto che nel 572 venne dato il nome di "Faro" ad una delle divisioni territoriali donata al Vescovato di Iria e nell'830 la regione viene chiamata "Contea del Faro" . Anche quando la popolazione costiera fu costretta a fuggire all'interno a seguito dell'invasione Normanna, a partire dall'846, la città fondata dai rifugiati fu chiamata "Burgo de Faro". Nell'870 St. Sebastiano, nelle sua cronache, racconta che i Normanni arrivarono "fino ad un posto conosciuto come Faro di Brigantium". Nel 915 la proprietà della città di "Farum Brigantium" passò all'arcivescovado di Santiago di Compostela. Negli anni seguenti i territori limitrofi vengono sempre identificati con il nome del Faro mentre passano di proprietà di vari monasteri e chiese, finché nel 991 il Re Bermudo II dona "la Contea del Faro" alla Chiesa di Santiago. Durante il Medio Evo un Re, Alfonso V, conferma la donazione della Contea alla chiesa, con l'esclusione della torre, che viene però contesa tra vari nobili, a causa della sua posizione e della solidità della sua costruzione, infatti veniva usata anche come fortezza. Passò di nuovo nelle mani della corona, e ancora all'arcivescovado di Santiago di Compostela, ma tutti questi cambiamenti portarono solamente alla rovina della torre che, a causa della mancanza di un'adeguata manutenzione, cominciava ad andare in rovina.



    Alla fine del XII Secolo la città di Brigantium prende il nome di "Las Cruña" (dal latino "ad columnam" cioè vicino alle colonne) e nel secolo seguente divenne la città principale della regione. Intanto la torre continuava a decadere e la rampa delle scale esterne fu demolita e le sue pietre vennero usate per costruire una fortezza all'interno della città. A partire dal XVI Secolo la torre divenne proprietà della città, ma il fatto che mancava la scala per raggiungere i piani superiori la rese inservibile e così la sua rovina aumentò e nel 1589, durante l'assedio degli inglesi, fu definita "un nido per uccelli". Fu solo nel 1682 che furono iniziati dei lavori per riattivarla come faro e per accedere alla cima furono creati dei passaggi nelle volte delle stanze, fu costruita una scala interna e in cima, sul lato Nord, furono costruite due piccole torri per contenere due lanterne. Le spese per la riparazione, la riattivazione e la manutenzione del faro furono pagate per 10 anni dai Consoli di Inghilterra, Olanda e Fiandra che erano interessati alla sicurezza per la navigazione commerciale tra i loro paesi. In seguito questo onere passò alle Autorità Cittadine, ma ancora una volta la torre venne trascurata e questo provocò l'inizio di un altro declino con la caduta di una delle piccole torri e danni alla scala interna. Dobbiamo arrivare al 1785, quando la torre passò nella mani del Reale Consolato Marittimo della Galizia, per vedere rinascere questo monumento. In quello stesso anno fu decisa la sua ricostruzione e l'incarico fu affidato a Eustaqui Gianini, un ufficiale di marina ed ingegnere. Il vecchio nucleo della torre fu rivestito con pietre di granito dello spessore di 60 cm. , sulla cima fu costruita una volta ottagonale e all'interno una nuova scala, e nello stesso tempo furono effettuati altri lavori di ristrutturazione generale. I lavori finirono nel 1791 e con questo intervento il Faro prese l'aspetto con cui oggi lo conosciamo. La lanterna aveva sette riflettori alimentati ad olio e l'eclisse era ottenuta da lastre d'acciaio mosse da un meccanismo ad orologeria. A partire dal 1833 molti sono stati i cambiamenti che la lanterna del Faro ha subito e gli avvenimenti che lo hanno accompagnato. Una cosa interessante è che tra il 1849 ed il 1854 fu istituita nel Faro una scuola per Guardiani del Faro che andavano lì per imparare il mestiere. Nel 1921 arrivò l'elettricità e furono quindi abbandonati i vecchi sistemi di illuminazione e nel 1956 sul lato Sud Ovest della base fu costruito un nuovo quartiere per il Guardiano. Infine nel 1974 fu installato il corno da nebbia e nel 1977 il radiofaro. Oggi la Torre di Ercole è diventata il simbolo della città di La Coruña ed è comune identificare l'una con l'altra. Il Faro per secoli è apparso sugli stemmi della città e attraverso queste rappresentazioni si possono anche vedere i vari cambiamenti a cui la torre è stata sottoposta. Oggi essa continua la sua funzione di Faro, la sua caratteristica sono quattro lampi di luce bianca con un periodo di 20 secondi che possono essere visti ad una distanza di 23 miglia. Ha un radiofaro ed il segnale per la nebbia. La sua posizione geografica è : 43° 23' 9" Nord, 8° 24' 24" Ovest e la sua altezza sul livello del mare è di 57 metri. E' aperta al pubblico fino ai piani superiori, l'unica stanza non visitabile è quella della lanterna. Durante la salita su possono vedere i resti dell'antica costruzione romana ed i segni dei seguenti rimaneggiamenti. Alla base detta torre si trova una piccola costruzione che protegge la pietra con l'iscrizione originale latina di cui si è parlato all'inizio. E questa è la storia di un Faro costruito dai Romani per proteggere un porto importante per i loro commerci e che, saldo come una roccia, ha attraversato i secoli, le bufere, gli imperi e gli imperatori. Ha subito molti cambiamenti, ma è rimasto come una testimonianza della lunga storia di questi monumenti luminosi che stanno andando perduti ancora una volta per l'incuria dell'uomo.

     
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    GITA AL FARO…… DI CAPE LOOKOUT

    Quando mi trovo a Marshallberg, nel North Carolina, uno degli Stati Americani del Sud, non manco mai di andare a trovare uno dei miei fari preferiti, quello di Cape Lookout. Marshallberg non può neanche essere chiamato un paese, piuttosto si tratta di quello che noi chiameremmo un centro residenziale, abitato da circa 200 anime, con una via principale, Marshallberg Road, che è quella dove io solitamente risiedo, una via lunga a diritta fiancheggiata da casette bianche di legno o rosse di mattoni, con il loro bel prato davanti, con l’asta della bandiera americana, e tanti begli alberi in giro. In quella stessa zona si trovano due chiese, una battista ed una metodista, tanto per non far torto a nessuno, la caserma dei vigili del fuoco, un piccolo supermercato gestito da una coppia di gentilissimi indiani, quelli dell’India, non quelli d’America, che qui si chiamano ora Nativi Americani, ed in fondo il nuovo Ufficio Postale, che da alcuni anni ha sostituito il vecchio, una piccolissima costruzione che risaliva al 1933. Da questa via principale si diramano altre vie, ognuna con la sua brava targa verde con il nome, e dappertutto casetta linde, alcune con una barca posteggiata sul prato. Marshallberg si trova sul mare e quindi ha il suo porticciolo, “marina” in inglese, fatto di assi traballanti di legno, traballanti, ma sicure, alle quali sono ormeggiate le barche dei privati, i pescherecci, che qui soprattutto catturano gamberi, si trovano all’estremo limite della piccola baia.



    Nell’Ottobre del 2002 io mi trovavo in quel piccolo paradiso da almeno tre settimane ma, tra un impegno e l’altro ed un alternarsi di belle giornate con altre decisamente autunnali, non ero ancora riuscita ad andare a trovare il mio caro faro, per me una visita obbligata, che però si può raggiungere solo via mare. Negli ultimi giorni, poi, il tempo non accennava a migliorare, niente pioggia, ma nuvole costanti che non lasciavano trapelare neanche un raggio di sole. Oramai si avvicinava il giorno della partenza, e sapendo quanto ci tenessi a quell’incontro, un giorno, nel primo pomeriggio, mio cugino, di cui ero ospite, mi ha proposto di andare al faro, sole o non sole. Non me lo sono fatta dire due volte, andiamo alla marina, rigorosamente in auto, anche se dista poche centinai di metri, siamo saliti in barca, un bel quattro metri in resina, non elegante, ma comodo e, soprattutto, sicuro, attrezzato per la pesca d’altura, ed abbiamo iniziato a seguire il canale bordato di boe rosse e verdi che guida verso gli Outer Banks, o Banchi Esterni, evitando le secche di sabbia, numerose e pericolose in quel tratto di mare, iniziando la nostra traversata di circa mezz’ora per arrivare al Capo. Al largo della costa del North Carolina si estenda una vasta lingua di sabbia che la separa dall’Oceano Atlantico, creando una sorta di mare lagunoso, tra la terraferma e l’Oceano, da cui bisogna uscire attraverso dei varchi aperti da antichi uragani, per trovarsi in mare aperto. Il faro di Cape Lookout si trova appunto alla fine di questa lingua di sabbia, dove le correnti hanno formato una specie di porta, girata ad uncino verso l’interno, al di la della quale ci si trova appunto in Atlantico. Durante la nostra traversata abbiamo costeggiato diversi isolotti su cui cresce una strana erba, che sopravvive nelle acque salmastre, e sui vivono, protetti ed in libertà, branchi di bellissimi Mustang, i cavalli dalla lunga criniera bionda che le leggende raccontano siano giunti in quella zona, salvandosi a nuoto dai naufragi delle navi dei primi esploratori spagnoli. Il cavallo era sconosciuto in America, e quella particolare razza ora vive indisturbata sugli isolotti di sabbia, cibandosi di quella strana erba e bevendo acqua salata. Naturalmente vengono anche foraggiati dai guardiani del parco, perché quella zona è tutta parco nazionale, il Cape Lookout National Seashore, istituito nel 1976 che si estende per 56 miglia lungo le isole sabbiose, anche se non tra i più conosciuti d’America, almeno tra i visitatori stranieri, che di solito si rivolgono verso parchi ben più noti.



    Mi stavo beando a quella vista, quando ad un tratto cominciò a sprinare, una pioggerellina quasi estiva, ed il mare accennava ad arruffarsi. Mio cugino, nativo di Camogli e vecchio navigante, mi ha detto “Sprinna, ghe un po’ de ma’, ma ghe a femmo”. Abbiamo indossato le giacche a vento ed un berrettino con la visiera, abbiamo tirato su la capottina per ripararci ed abbiamo proseguito. Io guardavo avanti, cercando il faro, quando un lampo di luce ha spazzato il mare davanti a noi. “Eccolo”, ho detto, con troppo entusiasmo, perché eravamo ancora distanti, ma quel faro rimane acceso anche di giorno, per tenere lontani i naviganti dai pericolosi banchi di sabbia in continuo movimento. Intanto la pioggerellina di era trasformata in pioggia decisa, ma noi, sempre più decisi, abbiamo indossato le cerate, tirato su il cappuccio ed abbiamo proseguito. Tentativo inutile, siamo arrivati quasi sotto l’alta torre che con i suoi 50 metri d’altezza domina tutta la parte terminale dei Banchi, ma abbiamo dovuto fermarci, le condizioni del tempo e del mare, ormai quasi minaccioso, non ci hanno consentito di avvicinarci di più, ne tanto meno di sbarcare alla base del faro. Mio cugino ha messo il motore al minimo - mai fermare un motore in mare in quelle condizioni - ed io ho potuto alzarmi in piedi, scattare qualche foto con lo zoom, e guardare l’alta torre, dipinta a rombi bianchi e neri. Questa volta mi sono accontentata di vederlo da lontano e non ho potuto che ripensare a tutte le volte che avevo passeggiato sulla spiaggia che si estende ai suoi piedi, raccogliendo conchiglie o rotolandomi nelle onde dell'Oceano. Poi ho dovuto dirgli arrivederci, e siamo tornati indietro a tutta manetta sotto una pioggia battente e con il mare che ormai era diventato decisamente minaccioso. Sulla via del ritorno un pensiero ha attraversato la mia mente : forse il faro aveva scatenato gli elementi, anche se non si era trattato di una tempesta, e mi aveva impedito di sbarcare ai suoi piedi perché era offeso con me che, con tante belle giornate di sole che c’erano state nei giorni precedenti, avevo aspettato proprio uno degli ultimi giorni della mia permanenza per andarlo a trovare. Ma i fari hanno un’anima e un cuore ? Chissà. Poco prima del nostro arrivo alla marina di Marshallberg il mare si era calmato, un timido raggio di sole si è fatto strada tra le nuvole, la pioggia è cessata ed io avevo dentro il rimpianto di un incontro mancato, che avrei potuto solo rinnovare non prima di un altro anno. Vorrei però raccontare la storia di questo faro, che, come quella di tanti altri, si perde nel tempo.



    La sua costruzione definitiva risale al 1859, ma questa è la seconda torre costruita in quella località. Lungo gli Outer Banks si trovano ben cinque fari, posti a 40 miglia di distanza uno dall’altro, in modo che una nave, appena perdeva di vista uno dei fari, subito avvistava il prossimo e la navigazione poteva procedere sicura, non per niente quella zona di mare viene chiamata “Graveyard of the Ocean”, il Cimitero dell’Atlantico, a causa dei moltissimi naufragi che si sono verificati nei secoli. Da Nord a Sud questi fari sono: Currituck. Bodie Island, il famoso Cape Hatteras, Ocracoke, sull’omonima isola, ed infine Cape Lookout, tutti costruiti con caratteristiche simili e più o meno nella stessa epoca. La costruzione della prima torre a Cape Lookout fu completata nel 1812. Si trattava di una torre cilindrica alta 29 metri, costruita in mattoni e rivestita da una struttura esagonale in legno dipinta a strisce orizzontali bianche e rosse. Questa struttura diede dei problemi fin dall’inizio, la sua luce era troppo debole, aveva una portata di sole 9 miglia ed anche l’installazione di un nuovo impianto di illuminazione nel 1815 non migliorò la situazione. Si rendeva necessaria la costruzione di un nuovo faro. Fu solo nel 1857 che il Congresso degli Stati Uniti stanziò la somma di 45,000 dollari per la costruzione di un nuovo faro in mattoni che fu completato nel 1859. Gli Enti competenti si erano resi conto che la costruzione di un faro a basso costo non era la scelta migliore, il nuovo faro di Cape Lookout venne costruito per durare nel tempo. La torre cilindrica è alta circa 50 metri, è stata equipaggiata fin dall’inizio con lenti di Fresnel di 1° ordine e la sua luce ha una portata di 19 miglia. La sua base ha un diametro di otto metri e mezzo e lo spessore del muro in quel punto è di quasi tre metri. All’interno venne installata una scala di legno, che si dimostrò però inadatta e fu sostituita con una scala a chiocciola di ferro nel 1867. Fu proprioquesta scala il punto debole del faro : durante la costruzione il suo ancoraggio al muro interno non fu eseguito alla perfezione, per cui rimase sempre un po’ pericolante, adatta per la salita e la discesa del guardiano, ma non per il passaggio di molta gente, ed è questo il motivo per cui oggi il faro, automatizzato e senza più guardiano, non è aperto al pubblico. In compenso, in quello che era il cottage del guardiano del faro, è stato aperto un piccolo museo dedicato alla torre ed alla sua storia, dove si possono trovare le fotografie del suo interno e tante altre informazioni. All’origine il faro si innalzava verso il cielo con il rosso dei suoi mattoni, ma sorse un problema, anche gli altri fari degli Outer Banks, con l’eccezione di quello di Ocracoke che è sempre stato dipinto di bianco, erano stati costruiti in mattoni rossi, qualcuno aveva una mano di pittura alla base, come quello di Capo Hatteras, ma erano tutti talmente simili che i marinai, dal mare, avevano difficoltà a distinguerli uno dall’altro, così, nel 1873, fu disegnato uno schema per differenziarli : il faro di Currituck non fu dipinto, venne lasciato in mattoni rossi, il faro di Bodie Island ebbe delle bande orizzontali bianche e nere, il faro di Capo Hatteras venne dipinto a strisce bianche e nere a spirale ed il faro di Cape Lookout ottenne il glorioso aspetto che ha oggi : il disegno a diamante bianco e nero e di nero venne dipinta anche la lanterna. Questo segno distintivo non serve solo per distinguerlo dagli altri fari della costa, i diamanti neri sono orientati nella direzione Nord/Sud, quelli bianchi verso Est/Ovest fornendo ai naviganti un ulteriore segnale per trovare un sicuro ancoraggio in caso di condizioni di mare sfavorevoli : il lato della torre con i diamanti bianchi mostra dove l’ancoraggio è più sicuro. Naturalmente gli impianti di illuminazione usati nel faro di Cape Lookout subirono cambiamenti nel tempo con l’avanzare della tecnologia. Le Lampade di Argan a riflettore parabolico furono sostituite da una lampada a vapori di olio incandescente, finché nel 1933 arrivò l’elettricità e nel 1950 il faro fu automatizzato. Ora all’interno delle sue lenti si trovano due lampade da 1000 watt, ognuna delle quali produce 800.000 candele di potenza che porta la visibilità della sua luce a 20 miglia, emettendo un breve lampo ogni 15 secondi. Ecco la breve storia della mia gita al faro ed anche la storia di questo bellissimo faro che, come quella di molti altri, è cominciata tanto tempo fa a prosegue nel tempo fino ai giorni nostri. Ma se il faro di Cape lookout potesse parlare, cosaci racconterebbe ancora ? Storie di naufragi, di navi in pericolo, delle terribili tempeste hanno che squassato l’Oceano ai suoi piedi, di guardiani coraggiosi, di salvataggi eroici. Io, a parte in quella giornata di pioggia, ho sempre visto il Capo in splendide giornate di sole, come l’ultima volta che ci sono tornata, nell’Ottobre del 2005, quando ho potuto girare intorno alla sua base e visitare il piccolo museo con tutta calma, ma non è difficile immaginare cosa può succedere in quella zona quando gli elementi si scatenano. Così, ogni volta, guardo il Faro silenzioso, lo saluto e gli do appuntamento per il prossimo incontro, sperando che abbia ancora in serbo qualche sorpresa per me e che, magari, si decida a parlare.

     
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  5. ZIALAILA
     
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    a Formentera



    i fari di Formentera sono vero e proprio luogo d’interesse turistico, che attira decine di curiosi e visitatori. Sono tre: il faro de La Mola, sull’estremità della costa orientale dell’isola, quello de La Savina presso il porto principale, nella parte settentrionale di Formentera, e il faro di Cap de Barbaria nel punto più meridionale dell’isola.


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    I laghi del Nord America, i Grandi Laghi, sono talmente estesi da formare un mare interno navigabile anche da navi di grosso tonnellaggio e molti fari illuminano le loro rive.. I fari dei Grandi Laghi non hanno niente da invidiare a quelli che si trovano sul mare, solo le torri sono spasso piuttosto basse perché le costruzioni sono collocate sulle alte rocce che caratterizzano queste coste. Il Nord, poi, significa freddo. ghiaccio, nebbia e anche alte pareti rocciose, nemici infidi per le navi che si trovano a passare in quei paraggi, molto pericolosi per la navigazione. Il Minnesota è uno Stato del Nord, confina con il Canada, ad Est si trova il Lago Superiore e le sue più grandi risorse sono le miniere di ferro e di manganese, minerali che venivano trasportati via lago con navi mercantili ed all’inizio del XX secolo questo commercio era in continuo aumento. A quel tempo si diceva che sul lago si trovasse la più grande ed esclusiva flotta di mercantili al mondo riunita sotto un’ unica proprietà Con tutto ciò sembrava che nessuno sentisse la necessità di un faro in quel particolare punto per segnalare quelle rive scoscese e pericolose finché, nel Novembre del 1905, una terribile tempesta causò un disastro e ben 29 navi, tutte di proprietà di un unico compagnia armatrice, naufragarono o subirono danni ingenti.



    Questo avvenne nelle vicinanze di una costa rocciosa che veniva definita “La zona d’acqua più pericolosa nel mondo” . L’avvenimento scosse gli animi e gli interessi di molte persone ed una delegazione dell’armatore si recò a Washington e finalmente, nel 1907, ottenne dal Congresso un finanziamento di 75.000 dollari per l’acquisto del terreno e la costruzione di un faro a Split Rock. Questo sperone roccioso che si erge a 39 metri sul livello del lago, si trova a Nord Est di Duluth e a 20 miglia da Two Harbours, sulla costa Nord del Lago Superiore. Anche il Lighthouse Board, l’Ente che aveva in carico il fari in quell’epoca, in un suo rapporto riconobbe che quel particolare punto della costa era molto pericoloso per la navigazione. La costruzione del faro iniziò nel Novembre del 1909, con l’impiego di molti operai immigrati, e si dimostrò subito un’impresa non facile : i materiali dovevano essere portati per via d’acqua e sollevati fino alla roccia con una gru, che poi rimase sul posto per essere usata più tardi per l’approvvigionamento degli abitanti del faro. Con tutto ciò i lavori procedettero rapidamente e nell’Agosto del 1910 la torre ottagonale fu accesa, probabilmente dal suo primo guardiano, Orren “Pete” Young, che restò in servizio ininterrottamente fino al 1928.La torre è alta solo 16 metri che, aggiunti all’altezza della roccia sottostante, portano l’altezza totale del faro a 55 metri. Il faro ha una forma ottagonale molto caratteristica, è costruito in mattoni, con una base leggermente più larga ed una cornice sporgente circa a metà dell’altezza ed è sovrastato da un’alta lanterna dipinta di nero, circondata da un terrazzino che gli americani chiamano “cat’s walk” dato che consente a malapena il passaggio di una persona. Questa lanterna ospita delle lenti di Fresnel di terzo ordine a forma di conchiglia, ancora oggi al loro posto, formate da 242 prismi separati, sono state costruite dalla ditta Barbier, Bernard et Turenne di Parigi e hanno una portata di 22 miglia. Come molti altri fari in simili posizioni anche quello di Split Rock si trovava in completa solitudine, dato che era accessibile solo dal lago, ma con il tempo la modernità arrivò anche in quello sperduto angolo di mondo. Nel 1915 una specie di teleferica a rotaia sostituì la vecchia gru che portava i rifornimenti, ma la più grande innovazione doveva arrivare nove anni dopo, nel 1924, quando fu completata l’autostrada che passava nelle vicinanze del faro ed i guardiani, con loro grande sorpresa, videro arrivare i primi turisti in automobile. Da allora Split Rock, fino ad allora una roccia sperduta nel nulla, è diventata una meta obbligatoria per i visitatori, per la sua posizione e per la splendida vista che si gode da lassù. Intanto il faro continuava la sua vita, i guardiani si susseguivano, nel 1928 arrivò un certo Franklin Covell che rimase in servizio fino al 1944, nel 1934 la teleferica venne smantellata e le provviste da allora arrivarono con un camion, vennero apportate modifiche al segnale da nebbia che ora funzionava con un motore diesel, nel 1939 la Guardia Costiera assorbì il Servizio Fari, nel 1940 arrivò l’elettricità e la lampada a vapori di petrolio venne sostituita con un bulbo da 1000 Watt. L’ultimo guardiano di Split Rock è stato Robert Bennetts che ha prestato servizio dal 1947 al 1961. La tecnologia avanza anche nel campo della navigazione. Con l’installazione a bordo delle navi del Radar, il LORAN (Long Range Navigation) ed il GPS (Global Positioning System) i fari non vengono più considerati utili aiuti alla navigazione e molti vengono disattivati. Questo è quello che è successo al faro di Split Rock nel 1969, che, però nello stesso anno viene iscritto nel registro dei luoghi storici. I fari sono un inestimabile legame con il passato, tesori storici testimoni di un’antica eredità marinara che non si può dimenticare, e per fortuna c’è qualcuno che non vuole che queste eredità vada persa. Nel 1971 la proprietà del sito e del faro è stata acquisita dallo Stato del Minnesota che ha creato lo Split Rock State Park, occupandosi della preservazione e del restauro di tutte le costruzioni.



    Quella luce però è stata spenta troppo presto : Il 10 Novembre 1975 un’altra terribile tragedia ha sconvolto quella acque. Il mercantile Edmund Fitzgerald, una nave di 13.632 tonnellate e lunga più di 200 metri, soprannominata “l’orgoglio della bandiera americana” aveva lasciato il giorno prima la riva del Lago Superiore confinante con il Wisconsin diretta a Detroit con un carico di 26.000 tonnellate di minerale. Il giorno 10 l’’Edmund Fitzgerald si imbatté nella più terribile tempesta che mai si fosse vista sul Lago Superiore e benché in un tentativo di evitare le ondate che si alzavano dal lago si fosse accostata alla costa Nord e si tenesse in costante contatto con altre due navi ad un certo punto comunicò che si era inclinata su un lato, che aveva perduto entrambi i radar e che il suo ponte era “spazzato dal peggior mare che avesse mai incontrato” . Il Capitano McSorely era un marinaio di provata esperienza, abituato a solcare le acque infide dei Grandi laghi, ma in quell’occasione la sua capacità non poté nulla contro le forze della natura e il mercantile ed i suoi 29 uomini d’equipaggio affondarono molto rapidamente, senza neanche avere il tempo di mettere in acqua le scialuppe di salvataggio. Le altre navi semplicemente videro sparire l’Edmund Fitzgerald dai loro radar. Forse il vecchio faro acceso avrebbe potuto evitare questo naufragio ? Non è certo, ma molti lo pensano, infatti ogni anno, da quel tragico giorno, il faro viene acceso ogni 10 Novembre per commemorare il naufragio dell’Edmund Fitzgerald, che fa ormai parte della leggenda, e tutti coloro che hanno perso la vita navigando nel lago. Questa ricorrenza richiama molta gente, che può così avere la possibilità di vedere il faro acceso. Dal 1976 la Società Storica del Minensota ha in gestione il sito del faro e negli anni sono stati effettuati molti restauri. Tutto il complesso, comprese le cubiformi case dei guardiani, il deposito dell’olio, l’alloggiamento del corno da nebbia, è stato riportato all’aspetto che aveva negli anni intorno al 1920, nel suo momento più glorioso ed è aperto al pubblico che può visitarlo e salire in cima alla torre. Nelle vicinanze si trova un museo dove sono racchiuse tutte le memorie del faro e dove si può anche assistere alla proiezione di un filmato che ne ripercorre la storia. In giro per il mondo si trovano molti fari che stanno andando in rovina, mentre questa piccola costruzione, una delle più recenti nella storia dei fari, viene preservata per le generazioni a venire come un monumento storico, a ricordo di tutti quelli che lo hanno abitato, che lì hanno lavorato e sofferto e di tutte le vite umane che il grande lago ha preteso nel corso degli anni.



    Collocazione geografica:

    Località : Lago Superiore, Minnesota – U.S.A.

    Latitudine : 47° 14’ Nord

    Longitudine : 91° 20’ Ovest

    Altezza : 16 metri

    Portata : 22 miglia

    Costruzione : 1910

     
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    LA CORUNA



    GALIZIA -SPAGNA




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    Questo Faro, chiamato anche La Torre di Ercole, è il più antico esistente al mondo ancora in attività. Incredibilmente un moderno sistema di illuminazione elettronica è collocato al di sopra di pietre che sono state posate dai Romani in epoca antichissima.


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    nessuno può sottrarsi alla su magia ed è circondato da leggende. Le più antiche fanno risalire la sua costruzione alla mitica figura di Ercole, l'immagine stessa della forza, colui che, si racconta, costruì le colonne che portano il suo nome ai limiti dello Stretto di Gibilterra per segnalare ai naviganti che in quel punto finiva il mare conosciuto e che al di là esistevano solo l'ignoto, il pericolo e mostri terrificanti.

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    In realtà la torre originaria fu costruita al tempo dell'Imperatore Traiano, alla fine del 1° secolo D.C., da Caio Servio Lupo, un architetto proveniente da Aemium, una città allora situata vicino a quella che oggi è Coimbra, in Portogallo e fu dedicata al Dio Marte, con l'intento di usarla sia come faro che come torre di avvistamento per proteggere il vicino porto di Brigantium, una città fondata, secondo un'altra leggenda, da un Capo Celtico, Lord Breogan che è diventata l'odierna la Coruña, in Galizia.



    Alla base della torre è stata rinvenuta una pietra con la seguente iscrizione :



    MARTI / AUG. SACR. / C. SEVIVS LUPUS

    ARCHITECTUS AEMINIENSIS

    LUSITANUS EX.VO



    Che tradotta significa : " Consacrato a Marte. Gaio Sevio Lupo, architetto di Aemium, in Lusitania, a compimento di una promessa"

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    FARO DI PLOUMANAC'H



    Ploumanach









    Ploumanac’h, piccolo centro portuale francese, ex borgo di pescatori divenuto nel tempo una famosa località balneare della cosiddetta Costa di Granito Rosa (Côte de Granit Rose) : siamo nella fascia di litorale che si tuffa verso il Canale della Manica, nella Francia nord-occidentale , nel dipartimento della Côtes-d'Armor.

    Per secoli i venti e le onde del mare hanno modellato la costa con una maestria da grandi scultori, dando vita alla scogliera detta della Pointe de Squewel, dove le formazioni rocciose di granito rosato compongono uno scenario fiabesco, in cui ogni sasso ricorda un animale, un personaggio misterioso o un oggetto magico.
    Per questo gli scogli e i faraglioni hanno assunto nomi bizzarri, che fanno riferimento alle loro forme: ci sono il “Cappello di Napoleone”, il “Castello del Diavolo” e “Il Coniglio”. Tra questi colossi fantasiosi si staglia una vera costruzione, il faro, chiamato in lingua bretone Mean Ruz, ovvero “pietra rossa”.

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    FARO DI GODREVY




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    Il faro di Virginia - La baia della Cornovaglia che ha ispirato il romanzo «Gita al faro» di Virginia Woolf si trova nei pressi di St. Ives .

    Il faro in questione è Godrevy, situato su un isolotto davanti al villaggio di St. Ives, in Cornovaglia, anche se nella finzione del romanzo le vacanze dell'artista e i relativi riferimenti traslano su una delle isole Ebridi.
    I genitori della scrittrice possedevano una casa a St. Ives: da là Virginia, nell'adolescenza, vedeva arrivare il fascio luminoso, che si propagava per circa 22 chilometri (12 miglia nautiche), attraverso la baia.

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    Al largo di St. Ives si estende una serie di pericolosi scogli detti the stones ("le pietre", in inglese) che causarono molti incidenti. Il 30 novembre del 1854 il piroscafo NILE vi naufragò causando la morte di tutti i passeggeri e dei membri dell'equipaggio. In seguito all'incidente la popolazione e gli armatori fecero pressione perché si costruisse un faro, e nel 1859 Trinity House, l'autorità britannica per i fari, prese la decisione di erigerne uno a Godrevy Island

    GODREVY



    Il segnale rotante produceva un lampo bianco ogni 10 secondi con una portata di 17 miglia nautiche, mentre una luce rossa fissa con una portata di 15 miglia era visibile in direzione degli scogli. La conduzione era affidata a due guardiani. Il faro era dotato anche di una campana per la nebbia, che veniva suonata ogni 5 secondi.


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    Nel 1995 il faro venne convertito all'energia solare con l'installazione di una lampada alogena alimentata da pannelli fotovoltaici. La portata della luce elettrica era di 12 miglia.
    Nel 2005 Trinity House programmò la disattivazione del faro per il 2010[3] ma una petizione pubblica da parte delle autorità portuali, associazioni di pescatori ed altre organizzazioni ed autorità della Cornovaglia convinsero Trinity House a mantenere il faro in funzione, seppur riducendo la potenza della luce e di conseguenza la portata, che è ora di 10 miglia.


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    IL FARO DI CAPO MISENO



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    Capo Miseno è un'altura di m 164, ben riconoscibile in tutto il golfo di Pozzuoli ; è il resto di un antico edificio vulcanico facente parte dei Campi Flegrei, datato fra i 35.000 e i 10.500 anni fa
    L'antica caldera del vulcano di Capo Miseno è situata verso sud nella zona del faro


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    Il faro di Miseno è in un'area militarizzata non accessibile

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    Il nome trae origine da un mito : Miseno era il trombettiere di Enea, che avendo sfidato Tritone nel suono della tromba, era stato da questi precipitato in mare dove era miseramente annegato. Enea, trovato il suo corpo gettato dalle onde sulla spiaggia, ne appronta il rogo, quindi lo seppellisce sotto un immenso tumulo (il Capo Miseno per l'appunto), quasi una grandiosa tomba a perenne memoria dell'eroico compagno.


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    L’antico faro romano di capo Miseno Faro edificato nel periodo augusteo , attraverso un ingegnoso sistema fatto di specchi di giorno e fuochi di notte, comunicava ordini e informazioni dalla residenza imperiale di Capri alla flotta di stanza nel porto di Misenum .
    Era un avamposto strategico per la flotta romana, quando fu qui installata la base navale del Tirreno.

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    l’edificio consta di un nucleo originario edificato in età augustea (fine I a.C. – inizio I d.C.), restaurato nel corso del secolo e ampliato con l’aggiunta di quattro corpi esterni agli angoli della struttura principale. Oggi è totalmente inglobato in una masseria privata .
    Il faro qui operante è un importante ausilio per la navigazione nello stretto canale di Procida.
     
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    l Faro di Capo Hatteras è probabilmente il faro più conosciuto ed uno dei più fotografati degli Stati Uniti. Ha un segno distintivo molto particolare nella sua piattaforma di mattoni rossi e granito e nella sua decorazione a spirale bianco e nera. Con i suoi 60 metri è il Faro più alto degli U.S.A.

    La sua collocazione è anche molto particolare : si trova nel Sud Est degli Stati Uniti, a Buxton, nel North Carolina ed è situato sugli Outer Banks, una barriera sabbiosa interrotta da isole, che si snoda dalla Virginia al Sud Carolina, parallela alla costa. Nel punto in cui il Faro è collocato la costa si estende come un cuneo all'infuori e le correnti dell'Oceano Atlantico ed i banchi di sabbia sono una vera minaccia per le navi di passaggio. Il tratto di mare antistante il Faro si è guadagno nel tempo l'inquietante nome di "Cimitero dell'Oceano" a causa delle centinaia di relitti che giacciono in fondo al mare. Vi si trovano bastimenti a vela del 1800, navi mercantili e persino due U-Boat tedeschi affondati durante la Seconda Guerra Mondiale. Le due grandi correnti atlantiche, la calda Gulf Stream, o Corrente del Golfo, proveniente da Sud e la fredda corrente del Labrador, proveniente da Nord, si incontrano proprio in quel punto, causando pericolosi gorghi e movendo in continuazione gli insidiosi banchi di sabbia. In particolare un pericoloso banco, conosciuto come Diamond Shoals, che si estende a 14 miglia dalla costa è stato il maggior responsabile di tutti i naufragi che si sono verificati.

    La storia di questo faro inizia nel 1789 quando lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, autorizzò un certo Alexander Hamilton di studiare la possibilità di costruire un faro come aiuto alla navigazione. La località adatta venne individuata proprio a Capo Hatteras, su una piccola collina, e, dopo vari ritardi, la costruzione della torre originale, affidata a Henry Dearbon, che in seguito divenne Segretario alla Difesa, fu ultimata nel 1803 ed il primo Guardiano del Faro, Adam Gaskin, venne nominato dallo stesso Presidente. La torre era alta 27 metri e la lanterna circa 3 metri ed era illuminata da 18 lampade alimentate con olio di balena. Fu subito chiaro però che questa lanterna non era abbastanza potente da essere vista da una distanza necessaria a tenere le navi lontane dai terribili Diamone Shoals così, nel 1815, le 18 lampade a olio di balena furono sostituite con un sistema di lampade Argan brevettate da Winslow Lewis. Benché fosse un grosso miglioramento si dimostrò ancora insufficiente per illuminare quel pericoloso tratto di mare, ma fu solo nel 1852 che furono stanziati i fondi necessari per grossi lavori di miglioramento. La torre fu alzata fino a 45 metri, la lanterna venne dotata di lenti di Fresnel e furono costruiti gli alloggi per i guardiani del faro. Il lavoro fu terminato nel 1854.


    Durante la Guerra di Secessione Americana, iniziata nel 1861, tutti i fari degli Outer Banks furono oscurati dai Confederati del Sud per evitare che potessero aiutare l'Unione del Nord nella navigazione costiera. Tuttavia le truppe dell'Unione conquistarono ugualmente la zona e naturalmente anche i fari, cercando di rimetterli in funzione, mentre le truppe del Sud cercavano di distruggerli, riuscendo in alcuni casi nel loro intento, ma per fortuna il Faro di Capo Hatteras si salvò. Tuttavia alla fine della Guerra Civile, nel 1865, il Faro mostrava i segni del tempo e fu anche deciso che, a causa degli alti costi, una sua ristrutturazione era fuori discussione, tanto valeva costruire un nuovo faro. Nel Marzo del 1867 il Congresso degli Stati Uniti stanziò i fondi per la costruzione di una nuova torre che avrebbe dovuto essere innalzata secondo i migliori standard dell'epoca. Il nuovo Faro fu costruito da Dexter Stetson in una nuova collocazione proprio sulla barriera di sabbia ed il lavoro, iniziato nel 1868, fu completato nel 1870. Il Faro era alto 60 metri ed è lo stesso che possiamo ammirare oggi. All'inizio la torre fu dipinta con i colori di quella precedente, la parte alta rosso mattone e la parte bassa, fino a sei metri di altezza, grigia, ma ben presto fu deciso di modificare queste tinte che non risultavano ben visibili durante il giorno e nel 1873 il faro venne dipinto con la spirale bianca e nera che lo distingue, da non confondere con la stessa livrea del faro di St. Augustine, in Florida, che ha la lanterna rossa, mentre quello del North Carolina, che, invece, ha la lanterna nera. Ma le traversie del Faro di Capo Hatteras non erano finite, l'erosione del mare modifica costantemente quel tratto di costa. Quando la costruzione fu ultimata nel 1870, il Faro distava circa 500 metri dal mare, nel 1920 l'Oceano era arrivato a solo 90 metri dalla base della torre, e continuava ad avvicinarsi e nel 1931 le onde, durante una tempesta, arrivarono a lambirlo. Per paura che la torre potesse essere abbattuta dalla furia del mare una nuova torre fu innalzata su una piccola collina boscosa a circa 2 chilometri a ovest di quella esistente. Si trattava di una torre a traliccio alta 45 metri che fu completata nel 1936. A quei tempi il servizio Fari in America era appannaggio del U.S. Lighthouse Service che chiese e ottenne di includere la vecchia torre e tutto il territorio circostante nel Parco Nazionale degli Outer Banks che sarebbe stato una dei più grandi parchi d'America in riva al mare. Intanto venivano portati avanti lavori per proteggere il vecchio Faro dal mare che avanzava e furono innalzate dune di sabbia per tutta la lunghezza della spiaggia di Capo Hatteras. Ma l'Oceano è strano e capriccioso, dal 1920 cominciò a recedere e nel 1937 era di nuovo a quasi 200 metri dalla base della torre. Nello stesso anno furono eseguito altri lavori di manutenzione e riparazione e fu istituito il Cape Hatteras National Seashore Recreation Area (come a dire una Parco Nazionale) che non fu però ufficialmente aperto fino al 1953.


    Nel 1939 il Lighthouse Service fu assorbito dalla Guardia Costiera Americana segnando l'inizio di una nuova era, ma non in senso positivo per i Fari. L'era dei Guardiani del Faro stava finendo, iniziava quella dei Fari automatizzati, ma anche quella del declino dei Fari, non più custoditi con amore dagli uomini e donne che li abitavano e si prendevano cura di loro. Nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Faro di Capo Hatteras fu oscurato e divenne un luogo di avvistamento per gli U-Boat Tedeschi, ma fu anche tanto trascurato che alla fine delle guerra erano in molti a darsi a vicenda la colpa delle sue condizioni. Tuttavia alla fine il Park Service e la Guardia Costiera si misero d'accordo per una totale ristrutturazione del manufatto.
    Con l'Oceano ormai di nuovo a distanza di sicurezza fu deciso di ripristinare il Faro di Capo Hatteras come aiuto alla navigazione al posto della nuova torre a traliccio. I lavori furono completati nel 1950 e, tutto rimesso a nuovo e con una nuova ottica rotante, finalmente il Faro iniziò il suo lavoro. Nel tempo il Faro di Capo Hatteras è rimasto lì, altero e immobile, con l'Oceano che si avvicinava e si allontanava dalla sua base. Per evitare che l'erosione lo minacciasse ancora furono spesi milioni di dollari in opere di contenimento, ma l'Oceano voleva la sua vittima. Durante di anni '80 del 1900 nacque l'idea di spostare il Faro più lontano dal mare e a questo proposito furono commissionati studi all'Accademia Nazionale delle Scienze che raccomandò caldamente questa soluzione. Nel frattempo era nato un Comitato per questo proposito che spingeva affinché il Park Service, che gestiva tutta la zona in cui si trova il faro, accettasse questa idea, cosa che avvenne nel 1989. Durante gli anni '90 fu tutto un discutere se questo rilocazione poteva procurare danni irreversibili al Faro, furono fatti studi strutturali, interpellati i maggiori esperti d'America, ma gli oppositori erano tanti ed erano per una soluzione diversa, quella di incrementare i lavori per rallentare o addirittura fermare l'erosione, fu persino proposto di costruire un altro muro intorno al Faro, cosa che lo avrebbe trasformato in un'isola se l'Oceano lo avesse raggiunto. Con tutto questo discutere erano passati anni e l'Oceano si trovava ora a meno di 40 metri dalla base e ormai bisognava far presto. Gli esperti di ingegneria dell'Università del North Carolina confermarono che il Faro doveva essere traslocato e che era in perfette condizioni per sopportare questa operazione. Finalmente nel 1998 arrivarono i fondi e furono iniziati i preparativi per questo complicato trasloco. Non può esistere una ditta specializzata nel trasloco di un Faro, ma vennero scovati i migliori esperti nel trasloco di case, cosa abituale negli Stati Uniti, coadiuvati da architetti, ingegneri e tutto il personale necessario per assisterli. Questa impresa che a molti sembrava impossibile si concluse il 14 Settembre 1999, appena prima che l'uragano Dennis spazzasse le coste del North Carolina e fu conclusa con successo. Prima furono traslocate le case dei guardiani, seguite poi dal Faro, che, trasportato su delle rotaie appositamente costruite, fu ricollocato a circa 885 metri a Sud Ovest dalla sua originale posizione. Ora il Faro di Capo Hatteras dista dal mare circa 500 metri, come all'epoca della sua costruzione nel 1870. La Lanterna è stata riaccesa il 13 Novembre 1999 e la torre riaperta al pubblico, con una grande cerimonia, il 26 Maggio del 2000.
     
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    I laghi del Nord America, i Grandi Laghi, sono talmente estesi da formare un mare interno navigabile anche da navi di grosso tonnellaggio e molti fari illuminano le loro rive.. I fari dei Grandi Laghi non hanno niente da invidiare a quelli che si trovano sul mare, solo le torri sono spasso piuttosto basse perché le costruzioni sono collocate sulle alte rocce che caratterizzano queste coste. Il Nord, poi, significa freddo. ghiaccio, nebbia e anche alte pareti rocciose, nemici infidi per le navi che si trovano a passare in quei paraggi, molto pericolosi per la navigazione.



    Il Minnesota è uno Stato del Nord, confina con il Canada, ad Est si trova il Lago Superiore e le sue più grandi risorse sono le miniere di ferro e di manganese, minerali che venivano trasportati via lago con navi mercantili ed all’inizio del XX secolo questo commercio era in continuo aumento. A quel tempo si diceva che sul lago si trovasse la più grande ed esclusiva flotta di mercantili al mondo riunita sotto un’ unica proprietà Con tutto ciò sembrava che nessuno sentisse la necessità di un faro in quel particolare punto per segnalare quelle rive scoscese e pericolose finché, nel Novembre del 1905, una terribile tempesta causò un disastro e ben 29 navi, tutte di proprietà di un unico compagnia armatrice, naufragarono o subirono danni ingenti. Questo avvenne nelle vicinanze di una costa rocciosa che veniva definita “La zona d’acqua più pericolosa nel mondo” . L’avvenimento scosse gli animi e gli interessi di molte persone ed una delegazione dell’armatore si recò a Washington e finalmente, nel 1907, ottenne dal Congresso un finanziamento di 75.000 dollari per l’acquisto del terreno e la costruzione di un faro a Split Rock. Questo sperone roccioso che si erge a 39 metri sul livello del lago, si trova a Nord Est di Duluth e a 20 miglia da Two Harbours, sulla costa Nord del Lago Superiore. Anche il Lighthouse Board, l’Ente che aveva in carico il fari in quell’epoca, in un suo rapporto riconobbe che quel particolare punto della costa era molto pericoloso per la navigazione.


    La costruzione del faro iniziò nel Novembre del 1909, con l’impiego di molti operai immigrati, e si dimostrò subito un’impresa non facile : i materiali dovevano essere portati per via d’acqua e sollevati fino alla roccia con una gru, che poi rimase sul posto per essere usata più tardi per l’approvvigionamento degli abitanti del faro. Con tutto ciò i lavori procedettero rapidamente e nell’Agosto del 1910 la torre ottagonale fu accesa, probabilmente dal suo primo guardiano, Orren “Pete” Young, che restò in servizio ininterrottamente fino al 1928. La torre è alta solo 16 metri che, aggiunti all’altezza della roccia sottostante, portano l’altezza totale del faro a 55 metri. Il faro ha una forma ottagonale molto caratteristica, è costruito in mattoni, con una base leggermente più larga ed una cornice sporgente circa a metà dell’altezza ed è sovrastato da un’alta lanterna dipinta di nero, circondata da un terrazzino che gli americani chiamano “cat’s walk” dato che consente a malapena il passaggio di una persona. Questa lanterna ospita delle lenti di Fresnel di terzo ordine a forma di conchiglia, ancora oggi al loro posto, formate da 242 prismi separati, sono state costruite dalla ditta Barbier, Bernard et Turenne di Parigi e hanno una portata di 22 miglia.


    Come molti altri fari in simili posizioni anche quello di Split Rock si trovava in completa solitudine, dato che era accessibile solo dal lago, ma con il tempo la modernità arrivò anche in quello sperduto angolo di mondo. Nel 1915 una specie di teleferica a rotaia sostituì la vecchia gru che portava i rifornimenti, ma la più grande innovazione doveva arrivare nove anni dopo, nel 1924, quando fu completata l’autostrada che passava nelle vicinanze del faro ed i guardiani, con loro grande sorpresa, videro arrivare i primi turisti in automobile. Da allora Split Rock, fino ad allora una roccia sperduta nel nulla, è diventata una meta obbligatoria per i visitatori, per la sua posizione e per la splendida vista che si gode da lassù.


    Intanto il faro continuava la sua vita, i guardiani si susseguivano, nel 1928 arrivò un certo Franklin Covell che rimase in servizio fino al 1944, nel 1934 la teleferica venne smantellata e le provviste da allora arrivarono con un camion, vennero apportate modifiche al segnale da nebbia che ora funzionava con un motore diesel, nel 1939 la Guardia Costiera assorbì il Servizio Fari, nel 1940 arrivò l’elettricità e la lampada a vapori di petrolio venne sostituita con un bulbo da 1000 Watt. L’ultimo guardiano di Split Rock è stato Robert Bennetts che ha prestato servizio dal 1947 al 1961.


    La tecnologia avanza anche nel campo della navigazione. Con l’installazione a bordo delle navi del Radar, il LORAN (Long Range Navigation) ed il GPS (Global Positioning System) i fari non vengono più considerati utili aiuti alla navigazione e molti vengono disattivati. Questo è quello che è successo al faro di Split Rock nel 1969, che, però nello stesso anno viene iscritto nel registro dei luoghi storici.


    I fari sono un inestimabile legame con il passato, tesori storici testimoni di un’antica eredità marinara che non si può dimenticare, e per fortuna c’è qualcuno che non vuole che queste eredità vada persa. Nel 1971 la proprietà del sito e del faro è stata acquisita dallo Stato del Minnesota che ha creato lo Split Rock State Park, occupandosi della preservazione e del restauro di tutte le costruzioni.


    Quella luce però è stata spenta troppo presto : Il 10 Novembre 1975 un’altra terribile tragedia ha sconvolto quella acque. Il mercantile Edmund Fitzgerald, una nave di 13.632 tonnellate e lunga più di 200 metri, soprannominata “l’orgoglio della bandiera americana” aveva lasciato il giorno prima la riva del Lago Superiore confinante con il Wisconsin diretta a Detroit con un carico di 26.000 tonnellate di minerale. Il giorno 10 l’’Edmund Fitzgerald si imbatté nella più terribile tempesta che mai si fosse vista sul Lago Superiore e benché in un tentativo di evitare le ondate che si alzavano dal lago si fosse accostata alla costa Nord e si tenesse in costante contatto con altre due navi ad un certo punto comunicò che si era inclinata su un lato, che aveva perduto entrambi i radar e che il suo ponte era “spazzato dal peggior mare che avesse mai incontrato” . Il Capitano McSorely era un marinaio di provata esperienza, abituato a solcare le acque infide dei Grandi laghi, ma in quell’occasione la sua capacità non poté nulla contro le forze della natura e il mercantile ed i suoi 29 uomini d’equipaggio affondarono molto rapidamente, senza neanche avere il tempo di mettere in acqua le scialuppe di salvataggio. Le altre navi semplicemente videro sparire l’Edmund Fitzgerald dai loro radar. Forse il vecchio faro acceso avrebbe potuto evitare questo naufragio ? Non è certo, ma molti lo pensano, infatti ogni anno, da quel tragico giorno, il faro viene acceso ogni 10 Novembre per commemorare il naufragio dell’Edmund Fitzgerald, che fa ormai parte della leggenda, e tutti coloro che hanno perso la vita navigando nel lago. Questa ricorrenza richiama molta gente, che può così avere la possibilità di vedere il faro acceso. Dal 1976 la Società Storica del Minensota ha in gestione il sito del faro e negli anni sono stati effettuati molti restauri. Tutto il complesso, comprese le cubiformi case dei guardiani, il deposito dell’olio, l’alloggiamento del corno da nebbia, è stato riportato all’aspetto che aveva negli anni intorno al 1920, nel suo momento più glorioso ed è aperto al pubblico che può visitarlo e salire in cima alla torre. Nelle vicinanze si trova un museo dove sono racchiuse tutte le memorie del faro e dove si può anche assistere alla proiezione di un filmato che ne ripercorre la storia.

    In giro per il mondo si trovano molti fari che stanno andando in rovina, mentre questa piccola costruzione, una delle più recenti nella storia dei fari, viene preservata per le generazioni a venire come un monumento storico, a ricordo di tutti quelli che lo hanno abitato, che lì hanno lavorato e sofferto e di tutte le vite umane che il grande lago ha preteso nel corso degli anni.


    Collocazione geografica :

    Località : Lago Superiore, Minnesota – U.S.A.

    Latitudine : 47° 14’ Nord

    Longitudine : 91° 20’ Ovest

    Altezza : 16 metri

    Portata : 22 miglia

    Costruzione : 1910

     
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  13. gheagabry
     
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    ar-men




    Li chiamavano "inferno". Il faro della Jument, al largo dell'isola di Ouessant. Quello di Ar-Men, oltre l'ultimo lembo di terra dell'Ile-de-Sein. Torri enormi in mezzo al mare, là dove non c'è più nulla, solo oceano e vento, ad ovest del Finistère. Giganti di pietra capaci di resistere all'urto di un mare furioso, costruiti con fatica e perdita di vite umane.
    I guardiani, portati fin laggiù con barche incapaci di attraccare, venivano calati con le funi e poi lasciati lì; vi rimanevano settimane, anche mesi di fila, senza che nessuno riuscisse più ad avvicinarsi per dare loro il cambio, portarli in salvo. La storia dei guardiani dei fari é realtà e leggenda, parte di un passato che non tornerà più.
    (talkin-walkin.blogspot)



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  14. ZIALAILA
     
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    FARO DI GOULENEZ
    isola di Sein - Bretagna



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    I fari suscitano da sempre un fascino che coinvolge un numero impressionante di persone : fascino intriso di avventura, di solitudini, di onde altissime e di tempeste, di salvataggi in mare, di vite difficili, di tramonti spettacolari


    FARO DI AR-MEN
    isola di Sein



    225px-Phare_Ar-Men_2



    Il faro di Ar-Men é uno dei fari più famosi, a causa del suo carattere isolato, delle considerevoli difficoltà che ha presentato la sua costruzione e del pericolo che doveva affrontare il suo personale.
    Nel piccolo mondo dei fari francesi é senza dubbio il più mitico : onsiderato luogo di lavoro estremamente logorante é stato soprannominato dalla comunita' dei gurdiani di faro " L'Inferno degli Inferni" .

    gui4



    ...................Si entra in un'altra dimensione ..........dove il tempo è scandito dai ritmi dell'Oceano.............
     
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  15. gheagabry
     
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    Porto di Porthcawl, in Galles


    (Matt Cardy/Getty Images)

     
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56 replies since 9/6/2011, 19:26   20221 views
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