ANTICO EGITTO

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  1. gheagabry
     
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    STORIA





    « La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, nunzia dell'antichità. » Cicerone





    L'ANTICO EGITTO ED IL NILO



    Il primo ad usare il nome Aigyptos fu il poeta greco Omero. Questa parola era la versione greca di "Hikuptah", termine che in babilonese indicava il tempio di Ptah a Menfi, noto come "Castello del Ka di Ptah". Gli antichi Egizi, invece, chiamavano il loro paese Kenet o Kemi cioè "terra nera", riferendosi alla feconda terra coperta dal nero limo lasciato dalle piene del Nilo. La zona desertica era invece chiamata Dashret, "la terra rossa. Il paese era diviso in Alto e Basso Egitto, il primo rappresentato col simbolo del giunco e il secondo con quello dell'ape (oppure rispettivamente, con il loto e con il papiro).
    L'Alto Egitto comprendeva la Valle del Nilo da Assuan ad Heliopolis ( presso l'odierno Cairo). Il Basso Egitto, invece occupava tutta l'area del Delta del Nilo.




    ...il Nilo....



    Il Nilo con i suoi 6.695 chilometri di lunghezza è il fiume più lungo del pianeta. Dalle sue sorgenti a monte del lago Vittoria, il Nilo inizia un memorabile percorso attraverso l’Uganda, il Sudan e l’Egitto dove, in un intricato delta, sfocia nel Mediterraneo. Al suo nome è legata la storia di questo continente. Grandi civiltà come gli Egizi hanno beneficiato delle sue acque ricche di sedimenti per rendere fertili interi territori altrimenti preda della siccità. Per diversi millenni è rimasta irrisolta la localizzazione delle sorgenti. Il mistero geografico del Nilo appassionò storici, esploratori e missionari della vecchia Europa. Perfino Erodoto, 460 anni prima di Cristo, tentò di risalire il corso del fiume dal mediterraneo con una spedizione romana all’epoca di Nerone. Arrivò fino Bahr- el Ghazal in Sudan. Dalla seconda metà del 1.800 si organizzarono numerose spedizioni attorno alle distese del lago Vittoria. Il mistero stava per essere svelato. Esploratori famosi come Speke, Grant, Burton e Stanley diedero un contributo enorme alla scienza e all’intera umanità. In particolare gli inglesi Speke e Grant nel 1.860 scoprirono la defluenza del Nilo dal lago Vittoria aprendo la strada all’austriaco Baumann, che nel 1892 risalì il fiume Kagera individuando in esso la vera sorgente del Nilo. Ad onore del vero si deve a Speke l’individuazione del Kagera, ma sfortunatamente non riuscì a dimostrare la sua scoperta per l’improvvisa morte. Resterà famoso il telegramma che inviò alla Royal Geographical Society di Londra nel 1.862:
    "The Nile is settled", il Nilo è risolto.




    "L’Egitto lo vedi scivolare di là dal Nilo e tra gli alberi come un carillon senza musica....Tra le tante strade che possiamo percorrere quella dello scivolare immobili e vedere la vita che ti scorre accanto è la strada che sento più vicina a me...I colori sono caldi come oro e freddi come cieli senza atmosfera.
    E la strada del fiume è come a riprendere se stessi. C’è un ponte bellissimo, lungo il Nilo, che si avvicina con la lentezza di una notte insonne. Ci sono riflessi che si perdono dove non arriva nessuno sguardo. Tramonti che si nascondono dietro le grazie assopite del passato. Lingue di erba, sopravvissuta alla razzia del tempo. Palme che ti ci perderesti dentro come un’avventura non cercata. Ci sono colori che sembrano nuvole tuffate nel mare.Algori di immobilità..Pastelli che colorano il calare della sera, come disegni fluorescenti..Di là dal Nilo ci sono alberi che formano oasi inaccessibili come i sogni dei bambini..Meraviglie che poi ti restano dentro negli inverni del cuore..Si incontrano villaggi che hanno i colori di circhi senza clown...La sabbia gioca a confondere il blu profondo del mondo..
    Sembra il fondale di un teatro senza sipario..E il fiume diventa fuoco, come lava placida..Pensi al limo che leggevi sui sussidiari della terza elementare..Paesaggi che potrebbero vivere nei quadri di pittori inesistenti..Oscurità degne di altri mondi..Onde che ti accompagnano fino alla fine del viaggio a salutare la piccola nubiana che ti guarda scomparire per sempre…" (guatantavara)




    "L'Egitto è un dono del Nilo"
    Erodoto


    L’antico Egitto, situato nell’Africa nord orientale, era una terra di contraddizione. Su entrambe le rive del Nilo c’era una sottile striscia di campi coltivati, ma oltre questa zona fertile si estendeva il desolato deserto di sabbia...La striscia fertile corrispondeva alla piena alluvionale del Nilo. In quest’area ; sulla buona terra nera lungo il fiume la gente viveva e lavorava. La civiltà degli antichi egizi fioriva per oltre 3000 anni e tutto questo fu possibile grazie al fiume Nilo.



    "Come spirito guardiano del Nilo facciamo in modo che il fiume esca dagli argini e invada i campi dei contadini.
    Ogni anno il Nilo straripa in egitto e il popolo è felice. L’arrivo delle aqcue è salutato come la 'venuta di Hapi' ".



    Il Nilo svolgeva un ruolo importantissimo nella vita quotidiana degli Egizi. Ogni anno le acque del fiume inondavano tutto l’Egitto. I primi segni si avevano in giugno quando l’acqua incominciava a trasportare vegetali galleggianti. Circa 2-3 settimane dopo nell’acqua viaggiavano grandi quantità di fango. A questo punto il fiume rompeva gli argini e, per circa 10 settimane, si disperdevano in tutta la piana alluvionale. In ottobre la piana terminava e il Nilo riassumeva le sue dimensioni normali. Ritirandosi, il fiume abbandonava i suoi terreni uno spesso strato di argilla fina e nera che rendeva fertile i suoi frutteti dai contadini egizi ( una nave da carico era governata come un timone a barra di legno che trasportava nell’acqua) per i contadini il nuovo suolo era un dono del Nilo.




    Per gli antichi egizi Nun era l'Oceano primordiale che circondava la terra, e da Nun nasceva il Nilo.
    Il fiume sacro era venerato come dio Hapi, il dio inondazione, rappresentato da una figura umana opulenta con la testa sormontata da un ciuffo di papiro.
    Vari nomi furono attribuiti al Nilo.
    Juma (il mare) forse dovuto proprio alla credenza che il fiume nascesse dal mare:
    Ioter aa (il grande fiume);
    alle volte al Nilo veniva attribuito un nome diverso a secondo del nomos che incontrava lungo il suo corso.
    Fonte di vita tanto importante da essere associata alla sacralità.
    "Eccola, l'acqua di vita che si trova nel cielo. Eccola l'acqua di vita che è nella terra. Il cielo fiammeggia per te, la terra teme quando il dio nasce. Le due colline si fondono, il dio si manifesta, il dio si espande nel suo corpo".
    "Testi delle Piramidi"



    LODE A TE, O NILO CHE
    DAI DA BERE AL DESERTO.
    QUANDO TU INONDI
    LA TERRA, IL VOLTO
    DEGLI UOMINI SI ILLUMINA.
    TU SEI L’AMICO DEL PANE
    E DELLE BEVANDE.
    TU FORTIFICHI IL GRANO
    E LO FAI CRESCERE.
    TU DAI LA VITA ALL’EGITTO





    ..............la visuale del tempo.........



    Per l'occidente moderno, la storia è un valore sicuro, che fa parte delle "Scienze Umane" e si nutre
    di una grande quantità di tecniche di datazione e di analisi. Non era così per gli Egizi. Essi non avevano
    alcuna vocazione per la storiografia e non ci hanno lasciato una storia continuativa degli avvenimenti.
    Quando un faraone saliva al trono, era di nuovo l'anno 1 della creazione, la "prima volta" in cui l'ordine trionfa sul disordine. Quando ci viene segnalata una data, si tratta dell' "anno 3 di Tutankhamon" o dell' "anno 20 di Ramses II", giacchè l'Egitto non conosceva un punto di riferimento assoluto, come quello che noi indichiamo con "prima e dopo Cristo". Bisogna sempre tener presente
    che, quando "facciamo storia" a proposito dell'antico Egitto, imponiamo a questa civiltà schemi mentali che sono i nostri e che non corrispondono affatto alle sue categorie: la ricerca di una datazione assoluta, di aneddoti o di eventi è, agli occhi degli Egizi, una cosa priva di valore. Per noi la memoria (e quindi la storia) ha preso il posto del sacro. All'epoca dei faraoni, il sacro era presente nei diversi
    livelli di vita sociale, dai riti celebrati nei templi fino all'economia: esso plasmava gli spiriti e, in un certo modo, aboliva il tempo e la memoria.Perciò i testi che noi chiamiamo "storici" - come gli Annali di Tutmosi III, che narrano le sue spedizioni di Asia, - non appari- vano come tali a coloro che li redassero. Si tratta piuttosto dei vari modi di manifestarsi del mito fondamentale dello Stato: il ruolo civilizzatore del faraone, che deve portare l'armonia al posto del caos. Quello che conta è il modello simbolico: il trionfo della luce sulla tenebra anzichè i fatti concreti.




    Il fastoso mondo egizio non è più come all'inizio, come quando anticamente
    governava sulla gente un potente re padrone che era detto faraone
    ed aveva ogni diritto sopra l'Alto e Basso Egitto.
    Sulla testa gli brillava la corona con il giglio ed il papiro della terra su cui scorre il fiume Nilo.
    C'erano alberi di acacie e tamarindi e bellissimi dipinti sulle tombe e sulle statue poi rimaste inalterate.
    Si scriveva sulla pietra, sora il legno ed il papiro e tu poi vedevi in giro tante palme e sicomori
    e monili , metalli e ori oltre ai trucchi e agli unguenti per la pelle delle egizie tutte belle.
    Quell'epoca è passata ma la pietra ci è restata: quella pietra lavorata che il faraone fece mettere in posizione sulla sabbia del deserto, proprio lì , a cielo aperto.
    I superbi monumenti resistiti per quattro millenni e dedicati alle divinità come le piramidi , le sfingi ,
    le sculture ad Osiride , Hamon , Api e Ra sono ancora e sempre là e non mostrano i segni dell'età.
    Le pitture, le sculture, le scritture decifrate e le mummie imbalsamate,
    tutte quante alla vita ultraterrena preparate.
    Maria Rosaria Longobardi






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    GRAZIE GABRY
     
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  3. gheagabry
     
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    Secondo gli studiosi questo è il più antico dipinto dell'umanità. Ha 4600 anni
    Rappresenta sei oche: le Oche di Meidum.

    Non è un affresco, ma un dipinto con colori minerali su stucco, tecnica di cui esistono poche altre testimonianze dell'epoca.

    Si tratta di un fregio scoperto nel 1871 dalla spedizione di Auguste Mariette a Meidum nella mastaba di Nefermaat e di Atet sua consorte. Nefermaat era il figlio del faraone Snefru (IV dinastia).

    Poiché sono estremamente rare le opere risalenti all'Antico Regno, questo reperto ha una notevole importanza, soprattutto per l'ottimo stato di conservazione in cui ci è giunto.

    Il fregio non è molto grande, misura solo di cm 27 di altezza e cm.172 di lunghezza.

    L'originale, come vi dicevo, si trova al Museo del Cairo, mentre al British Museum c'è una copia.

    Era situato nella sala di Atet, si pensa che raffiguri una scena di caccia sulle rive del Nilo .

    Sono realizzate con la tecnica puntiforme che nell'insieme crea, da semplici macchie di colore, splendide figure e per dare l'effetto di profondità due oche sono disegnate sovrapposte. Lo sfondo è quello di uno sfocato giardino senza dimensioni e delicatamente accennato da qualche ciuffo d'erba e fiori e dove la vivacità delle oche risalta in colori perfettamente calibrati rendendo l'insieme cromaticamente armonico.

    Fu realizzato con pittura su stucco, opposto dell'affresco, con notevole tecnica pittorica. Rappresenta in modo simmetrico sei oche, divise in due gruppi speculari, molto realistiche nella forma e nei colori. Nel periodo dell'Antico Regno l'arte pittorica egizia ebbe la massima attenzione per i dettagli di animali e piante, tanto che ancora oggi è possibile individuare la specie delle oche osservando il piumaggio: razza Lombardella e razza Barnacle.

    Tra i vari significati dati a questo affresco il più accreditato è quello secondo il quale le oche simboleggiano l'Alto e il Basso Egitto.
    Nei simboli geroglifici l'oca rappresenta la lettera "sa" che significa figlio.
    Le oche sono rappresentate durante l'Antico Regno, mentre successivamente non si trovano più oche o anatre sulle pareti delle tombe o dei templi.




    "L'oca era un animale sacro nell'antico Egitto. La versione egizia del mito dell'"uovo del mondo" vuole infatti che il dio Ra, ovvero il sole che dà calore ed energia a ogni forma di vita, sia nato da un uovo deposto da un'oca su un tumulo primordiale, in mezzo alle acque che costituivano l'esistente."



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    Lenti ottiche in Egitto



    L'Egitto è una terra fantastica, piena di miti favolosi e leggende cariche di simbolismo. Ma anche sotto il profilo tecnologico non aveva molto da invidiare al mondo attuale. Tra le capacità tecniche più impressionanti, c'era la molatura dei durissimi cristalli di quarzo impiegati nella rappresentazione degli occhi nelle statue. Una statua lignea in buone condizioni mostra ancor oggi la prefetta levigatezza dei cristalli di Quarzo Ialino, che rendevano alla perfezione la trasparenza translucida degli occhi umani. Una simile capacità rendeva possibile la realizzazione di lenti da vista, di microscopi e telescopi e fu forse questo il segreto della grande conoscenza dell'Astronomia da parte degli abitanti della Terra dei Faraoni. Una tecnologia dimenticata dall'Occidente per oltre 2500 anni e che fu riscoperta solo durante il Rinascimento.
     
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  7. gheagabry
     
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    IL POTERE MAGICO DEGLI AMULETI




    Nell’Antico Egitto il mondo spirituale e quello reale erano indistinguibili infatti nella tradizione culturale di questo popolo gli dei popolavano il mondo reale e gli oggetti che utilizzavano erano colmi di potere magico. Venivano creati talismani che servivano ad attirare gli influssi benefici divini o astrali oppure erano prodotti amuleti che dovevano difendere chi li indossava dagli influssi maligni. Anche i profumi erano considerati veri e propri talismani dalgi antichi egizi, infatti si credeva che cospargendosi il corpo con unguenti si sarebbe goduto della protezione divina oltre che beneficiare degli effetti piacevoli offerti dalle essenze dei profumi.

    La pietra preziosa alla quale si attribuivano grandi poteri magico/curativi era lo smeraldo, questa gemma veniva utilizzata dai sacerdoti durante le cerimonie religiose perché sembrava avesse il potere di favorire la concentrazione necessaria per invocare le divinità.


    Amuleto Egizio di Horus
    Gli amuleti furono inizialmente utilizzati per accompagnare e sorvegliare il riposo eterno dei defunti successivamente vennero usati come ornamenti essenziali per la vita di ogni persona che indossandoli si proteggeva dagli attacchi degli animali feroci, dei serpenti e delle forze maligne invisibili.

    Gli amuleti venivano messi all’interno delle bende che avvolgevano le mummie e posti sulle parti del corpo che dopo l’imbalsamazione subivano un'alterazione, così facendo si pensava che questi oggetti potessero difendere il defunto dai demoni che incontrava nel viaggio dell’oltretomba.

    Gli amuleti erano di vari tipi e materiali, le fonti letterarie che ci sono pervenute dall’antico Egitto riportano spesso degli elenchi precisi sui materiali che dovevano essere impiegati per creare questi oggetti magici.

    Nel Libro dei Morti troviamo proprio una sezione dedicata ai materiali con cui dovevano essere fatti gli amuleti di solito creati con oro, argento, lapislazzuli, corallo, diaspro, paste vitree, basalto, granito, ematite e più raramente con legno o rame.


    Amuleto
    Ai talismani realizzati con i metalli veniva data una grande importanza perché il materiale era inalterabile nel tempo e soprattutto perché la fusione dei metalli, svolta solo durante alcuni fasi astrologiche favorevoli, era considerata un’opera divina.

    Per creare oggetti magici l’oro era il materiale preferito dagli antichi egizi: simbolo della luce solare era considerato il cibo degli dei secondo il culto egizio questo metallo aveva la capacità di trasformare il defunto dallo stato umano a quello divino.

    L’argento era considerato simbolo di purezza associato al candore della luna, i lapislazzuli erano collegati all’acqua primordiale rappresentavano la vitalità della gioventù ed erano considerati pietre che portava gioia, il corallo, la corniola, il diaspro e tutte le pietre di colore rosso erano associate al sangue di Iside.

    Il turchese era simbolo di speranza e rinascita spesso associato alla Hathor dea di fertilità e rinnovamento infine lo smeraldo che forse era la pietra più sacra perché frequentemente utilizzata da sacerdoti durante la celebrazione dei riti.

    Per comprendere al meglio la civiltà egizia è necessario ricordare l'importanza eccezionale che la magia rivestiva nella vita e religione al tempo dei faraoni. Anche a distanza di migliaia di anni e benché siano stati ritrovati vari documenti sull'attività magica in Egitto, il mondo dei sacerdoti/maghi resta ancora oggi avvolto in un velo di mistero.

    I sacerdoti occupavano un ruolo fondamentale nella civiltà egiziana, erano considerati anche dei maghi avendo un ottimo bagaglio culturale conoscendo la medicina, l'astronomia, la fisica e la chimica.
    Studiavano le stelle, preparavano rituali e farmaci per sconfiggere le forze maligne che affliggevano i malati, presiedevano alle cerimonie religiose di stato, preparavano filtri d'amore e proteggevano l'incolumità del re costruendo di amuleti.


    La maga Iside



    L'importanza attribuita alle invocazioni magiche era tale che i sacerdoti cercarono di scrivere incantesimi anche per convincere Osiride ad essere clemente con il defunto nel momento del giudizio delle anime.
    Dai ritrovamenti fatti nelle sepolture egizie sappiamo che il re ricorreva spesso all'uso della magia per sottomettere i suoi nemici e su suo ordine il mago modellava statue d'argilla o di cera sulle quali poi incideva il nome dei nemici o dei ribelli che si rifiutavano di riconoscere l'autorità faraonica.

    Il papiro Rollin ritrovato ad Edfu descrive l'attività di un mago così:

    “Egli si mise a praticare la magia allo scopo di paralizzare gli uomini e costringerli a restare nel luogo in cui si trovavano .. con la cera fabbricò numerose statuette che avevano forma umana e che impiegava per sprofondare nella più completa inerzia gli individui che esse rappresentavano ...”



    Anche il papiro Bremner-Rhind descrive i poteri magici dei sacerdoti ...

    “Le formule magiche devono essere pronunciate da un uomo casto e puro... lui deve scrivere con l'inchiostro verde i nomi di tutti i nemici del faraone su un foglio di papiro, sia essi vivi o morti, oltre ai nomi di tutti coloro che sono sospetti e i nomi dei loro padri, delle loro madri e dei loro figli.. fare una statuetta in cera per rappresentare ciascuna di quelle persone e incidervi sopra il loro nome. Unire poi le foglie di papiro con una piuma di colombo nero, sputarvi sopra e calpestare con il piede sinistro, poi trafiggere le statuette con una punta metallica e infine gettarle sul fuoco e farle bruciare...”



    Secondo un papiro conservato al museo di Hannover il faraone Psammetico III, che regnò solo dal 526 al 525 A.C., chiese aiuto ad un mago per sterminare i suoi nemici che provenivano dalle regioni dell'Asia.

    Nonostante l'intervento dei maghi, Psammetico III regnò solo un anno fino al 525 a.C. quando l'esercito egiziano fu sconfitto nella battaglia di Pelusio. L'Egitto cadde sotto il dominio dell'impero persiano guidato dal re Cambise II che si auto proclamò re d'Egitto governandolo dal 525 al 522 a.C.

    Il papiro di Hannover descrive la maledizione rivolta dal faraone Psammetico III verso il re persiano Cambise in questo modo:

    “Cadi a terra, o abominio venuto da Sokaris... tu hai alzato il braccio contro l'occhio di Ra e hai catturato i figli di Horus... corri verso Sekhmet, che ella bruci le tue carni, che ella tronchi le tue dita, che ella respinga la pianta dei tuoi piedi lontano dalla terra d'Egitto. Che la disgrazia ti colpisca nel tempo che hai ancora da passare sulla terra ..non mi fai male... o Straniero...”



    Ad ulteriore riprova dello scopo protettivo/intimidatorio della magia che i sacerdoti svolgevano è stata trovata una iscrizione del tempio di Edfu il cui testo dice:

    “la magia serve ad intimidire e sottomettere gli uomini con il terrore e costringere i popoli, anche stranieri, ad accettare il potere del faraone, ai piedi del quale saranno posti tutti”...



    Le statuine create dai maghi servivano ai sacerdoti anche per punire a distanza gli eventuali profanatori dei templi e sepolture reali infatti sono state ritrovate maledizioni scritte su papiri e steli. Una di queste dice:

    “Ogni persona che farà qualche cosa contro questo sito sacro, oppure farà qualche cosa di male contro sacerdoti, verrà punito e la sua anima dannata in eterno non troverà mai riposo...”



    Una stele rinvenuta a Tebe parla del lavoro di un sacerdote/mago così:

    “Tutto quello che potrete intraprendere contro questa proprietà sarà fatto anche contro la vostra proprietà, perché io sono un ottimo officiante e nessuna ricetta magica è mai rimasta segreta per me...”



    I maghi egizi incaricati di redigere le formule protettive usavano sempre toni minacciosi come si legge in una iscrizione del XVIII dinastia:

    “Ogni nemico che faccia un atto ostile contro un luogo sacro, distrugga statue o danneggi iscrizioni avrà una vita tormentata da crudeli malattie, soffrirà per la fame, sete e per i morsi degli animali feroci... nessuno lo soccorrerà quando sarà in pericolo, la sua fortuna non andrà al suo erede, il suo nome non sarà onorato tra gli uomini e non seguirà Osiride nel suo periplo celeste ...”



    I maghi avevano tre modi di esprimere il loro pensiero, uno era semplice , il secondo era simbolico e il terzo era sacro e scritto in geroglifico, a tal proposito anche il filosofo greco Eraclito ha descritto questa lingua magica dicendo che con il primo modo parlava, il secondo significava il terzo modo nascondeva.

    Amuleto del cuore


    .....il cuore simbolo di vita e sede dell’anima durante la fase di mummificazione veniva posto dentro uno dei vasi canopi, la protezione di questo organo era talmente importante da essere citata anche in una parte del Libro dei Morti.. “Questo cuore che mi appartiene piange dinnanzi a Osiride, supplica per me.. o mio cuore non levarti contro di me, non accusarmi nel tribunale, non volgerti contro di me al cospetto degli addetti alla Bilancia.. se tu ti rivolgi bene saremo salvi..non calunniare il mio nome alla corte che assegna la posizione alla gente, sarà bene per noi il giudizio, sarà lieto il cuore di chi giudica.. non dire menzogna contro di me davanti al Dio dell’Occidente..” Questo amuleto era fatto in pietra vitrea bianca, corniola o lapislazzuli e durante la mummificazione veniva posto tra le bende che avvolgevano il defunto per assicurare al morto che il suo cuore potesse rispondere in modo sincero nel momento del giudizio di Osiride.

    Amuleto del pilastro Djed:


    Djed tra i più antichi simboli egiziani rappresentava la stabilità e la rigenerazione era collegato al potere del dio degli inferi Osiride in particolare sembra che ne rappresentasse la colonna vertebrale.
    Questo amuleto era di solito fatto d’oro talvolta creato anche con lapislazzuli o legno, era un oggetto magico che accompagnava il morto durante il viaggio nell’oltretomba.
    Spesso viene raffigurato in forma antropomorfa, munito di braccia, corona, scettro e flagello. Viene anche affiancato al nodo isiaco o Tiet.



    Amuleto di Iside

    Tit o nodo di Iside era la raffigurazione della cintura di questa amatissima divinità ma rappresentava anche il sangue mestruale, era fatto con corallo, corniola , vetro o diaspro rosso. L’amuleto prima di essere indossato doveva essere consacrato con una cerimonia religiosa che prevedeva l’immersione dell’oggetto magico in acqua e fiori di Ankham (si pensa sia una varietà di profumatissimo gelsomino). All’interno delle bende delle mummie questo amuleto è stato ritrovato all’altezza dei polmoni, del cuore o della cintura del defunto , anche il Libro dei Morti ricorda questo talismano... “Il sangue di Iside sia così potente da agire per proteggere questo essere grande e divino, e risparmiargli il contatto di esseri che gli ispirano orrore e disgusto”..



    Amuleto Scarabeo

    Lo scarabeo: il talismano più popolare nell’antico e forse anche nel moderno Egitto, era l’insetto che simboleggiava il dio sole Ra. Venivano creati amuleti con tanti materiali diversi come il basalto verde, paste vitree, porcellana smaltata blu o verde o ricoperta d’oro. Nelle sepolture sono stati ritrovati molti esemplari di questi amuleti, alcuni con una bellissima lavorazione, secondo la credenza egiziana questi oggetti avevano un forte potere protettivo, vennero utilizzati anche come talismano ed ornamento dai vivi che crearono scarabei con preziosi smeraldi o coralli. Prima di essere indossati gli scarabei dovevano essere consacrati con una cerimonia religiosa che prevedeva la purificazione dell’amuleto con incenso, Kyphi (una famosa essenza egiziana ottenuta dall’estrazione di 16 piante selvatiche) e mirra.

    Amuleto delle due dita:

    Creato solo per scopo funerario era posto tra le bende che avvolgevano il defunto e rappresentava il dito indice e medio del dio Horus che, secondo la tradizione egiziana, aiutarono Osiride a salire sulla scala che lo avrebbe portato verso il paradiso popolato dalle altre divinità.



    Collana

    Oggetto creato con oro o argento veniva fatto solo per scopo funerario e posto al collo del defunto il giorno prima del funerale. Nella cultura religiosa dell’antico Egitto questo oggetto era molto importate perché donava al defunto la capacità di potersi liberare dalle bende una volta intrapreso il viaggio nell’oltretomba.

    Amuleto del guanciale o poggiatesta:

    Oggetto fatto di ematite (un minerale ferroso di colore nero) veniva utilizzato per proteggere il capo del defunto innalzandolo verso la volta celeste, viene ricordato nel Libro dei Morti così.. “Ecco che il tuo corpo si solleva, o tu che giaci .. la tua testa sollevata guarda verso l’orizzonte, ti sei sollevato e puoi trionfare grazie ai benefici che ti sono stai concessi..”



    Amuleto Serpente

    Creato per scopo funerario proteggeva il defunto dai morsi dei serpenti/demoni che avrebbe potuto incontrare durante il viaggio nel Duat era fatto in oro, corallo, corniola o diaspro rosso era associato alla dea Iside che si trasformava in serpente, sull’amuleto venivano incise delle frasi..
    “O serpente.. io sono la fiamma che rischiara i milioni di anni a venire…”

    Amuleto della rana:

    La figura della rana è cara alla cultura dell’antico Egitto visto che quattro delle otto divinità che controllavano la creazione del mondo erano raffigurati con testa di rana, questo amuleto se portato dai vivi “garantiva” la fertilità se invece veniva posto nelle sepolture portava ai defunti il dono della resurrezione.



    Papiro

    Oggetto solo per scopo funerario era fatto in ceramica smaltata di solito di colore verde oppure .. nei casi di sepolture reali.. di smeraldo rappresentava la vitalità della gioventù.

    Amuleto dell’avvoltoio

    Amuleto creato in oro ricordava il potere della dea Iside che trasformatasi in avvoltoio volava in cerca del corpo del marito defunto , questo oggetto infatti raffigurava un avvoltoio con le ali aperte che teneva in ogni artiglio un altro importate simbolo egiziano l’Ankh. Anche questo oggetto doveva proteggere il defunto e veniva posto sul collo del morto il giorno del funerale.

    Amuleto della vita, l'Ankh

    Simbolo magico del fiore di loto che sbocciava ogni giorno alla luce del sole e viveva nelle acque del Nun (Nun era la parte maschile che insieme a Nunet formava l’oceano primordiale) l’Ankh detta anche chiave della vita o croce ansata era l’oggetto che rappresentava il simbolo della vita eterna.
    L’Ankh racchiude in se la forza degli elementi dell’acqua e dell’aria e in molte raffigurazioni parietali si trovano incise le divinità egiziane con in mano questo oggetto che assicurava loro l’immortalità.

    Amuleto dell’occhio di Horus

    Conosciuto anche come Udjat insieme all’Ankh, al Tit e allo scarabeo è l’oggetto magico più comune dell’antico Egitto, era fatto di solito d’oro ma anche di legno, ceramica, lapislazzuli (la pietra ritenuta più idonea), argento ed ematite e colui che lo indossava era difeso dalla malasorte. Poteva essere di due tipi.. uno rivolto verso sinistra di colore nero che rappresentava la luna o Osiride e un altro rivolto verso destra di colore bianco che era associato al sole o Ra.
    Negli scavi archeologici sono stati ritrovati molti altri tipi di amuleti raffiguranti varie divinità egiziane come quella del Dio Bes, il simbolo della gioia e della protezione della casa in quanto si pensava che riuscisse a scacciare gli spiriti maligni, oppure statuette/talismani raffiguranti la dea Toeris che veniva rappresentata con corpo di donna e faccia di ippopotamo


    (Silvia B.)

    Fonti:
    Antico Egitto (Guidotti-Cortese)
    I misteri dell'Antico Egitto (Fenoglio)
     
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