L'INNOCENZA nello sguardo dei bambini

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  1. gheagabry
     
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    ... LASCIAMOLI CRESCERE...
    Lasciamoli crescere godendo della vita reale; facciamo che i nostri figli siano nella polvere dei campetti di calcio o in una palestra oppure semplicemente in strada insieme ai loro coetanei. Stacchiamoli dalla tv, dal computer che invece hanno stregato noi grandi. Facciamo che alla fine della giornata quei bambini possano raccontare esperienze di vita reali vissute con compagni reali e non immaginate davanti al monitor di un pc. La teconologia, il pc, internet devono essere valore aggiunto al carico di esperienze che la vita di tutti i giorni deve dare ad ognuno. Internet, il pc , la tv non possono e non devono essere le sole fonti di informazione e formazione dei nostri giovani. Diamo loro un bel libro da sfogliare, per far sentire sotto i loro polpastrelli il piacere di una pagina che scorre; raccontiamo loro storie o fiabe affinchè imparino a saper ascoltare e volendo dialogare. Facciamoli crescere in mezzo alla teconologia sempre più imperante ma con valori e sentimenti presi dalle esperienze delle persone più grandi. Facciamo, per finire, che essi siano parte attiva della vita reale, siano avvolti da essa e non ridotti a meri osservatori dietro il vetro di un monitor ... la vita è cosa reale nella sua bellezza o bruttezza; non è un telefilm nè un video gioco ... questo vorrei dire a tutti i bambini ... usino pure il pc, la tv ... senza dimenticare mai di spengerli e tuffarsi nella vita di tutti i giorni ...….
    (Claudio)


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    Online a 7 anni, esposti a sesso e bullismo.
    Pediatri: uno su dieci incontra anche persone conosciute attraverso internet. In seconda - terza elementare, accanto a giochi, fumetti e libri, per i bambini già dai 7 anni c'é Internet, finestra sul mondo e anche sulle sue brutture come la pornografia, il cyber-bullismo e il nuovissimo fenomeno del 'sexting', lo scambio tra coetanei di immagini a sfondo sessuale. Nel 9% dei casi i giovanissimi trasferiscono anche nella realtà gli incontri fatti in rete, il tutto all'insaputa dei genitori che, in sette casi su 10, ignorano le loro abilità e le loro attività davanti allo schermo. E' quanto emerge da una poderosa indagine in 25 Paesi europei, in cui sono stati intervistati oltre 25 mila ragazzi (e per ognuno di loro, uno dei genitori) tra i 9 e i 16 anni, condotta dalla rete EU Kids Online Network e presentata in occasione degli Stati Generali della Pediatria, promossi dalla Società Italiana di Pediatria, in tutte le regioni italiane. Dallo studio emerge che l'uso di Internet è profondamente radicato nella vita dei giovani: il 93% naviga almeno una volta alla settimana e il 60% lo fa tutti i giorni o quasi. L'età media a cui si accede alla Rete è sempre più bassa, 7 anni in Danimarca e Svezia, 8 negli altri Paesi del Nord Europa e 10 in Grecia e Italia (dove il 60% dei ragazzi usa Internet quotidianamente). Il 59% ha un profilo sui social network, il 14% dichiara di aver visto su Internet immagini a sfondo sessuale. Il 6% ha ricevuto messaggi online di cyber-bullismo e il 3% li ha inviati ad altri. Dalle maglie della Rete emerge poi un fenomeno nuovo, il 'sexting', lo scambio di immagini sessuali che interessa il 15% dei giovani tra gli 11 e i 16 anni, anche se solo il 3% ammette di aver inviato immagini, oltre ad averle ricevute. I rischi di Internet, per un ragazzo su 10 (il 4% dei ragazzi italiani), travalicano i confini dello schermo, traducendosi in incontri reali e solo l'1% si dice infastidito dall'esito. Quello delineato è una realtà ignota per i genitori che nel 40% dei casi non sanno che i figli hanno visto immagini sessuali, il 56% ignora che hanno ricevuto messaggi offensivi e il 61% (in Italia la percentuale sale al 67%) esclude che i ragazzi abbiano poi incontrato persone conosciute online.


    UN FIORE SENZA NOME
    Gira il mondo nel tempo di un sorriso
    Il cielo era terso e la luce del sole inondava i campi,
    mentre una voce incominciò a sussurrare un nome:
    Rosa, Rosa, Rosa.
    Nel campo i fiori tutti presero a chiedersi chi quella voce avesse in animo di indicare,
    quel nome segnalava agli altri che tra i fiori fosse sbocciata una Rosa.
    Ed una margherita consapevole d’esser tale, con molta semplicità come le era naturale,
    chiese alla sua altera vicina, dal capo sempre chino,
    se sapesse chi era la Rosa che la voce continuava a chiamare,
    e il fiore con grande tristezza disse:
    Chiedi proprio a me, che neppure so che fiore sono?
    E la margherita colta da grande meraviglia disse:
    Io sono una margherita ed in quanto tale vivo il mio cammino,
    vedi li di fronte a te? Quello è un girasole ed anche lui nella consapevolezza di ciò che è,
    vive la sua missione di vita, ma tu fiore senza nome,
    come farai a seguire la tua strada, se ancora non sai cosa sei?
    Forse la tua immensa tristezza nasce proprio dal non saperlo?
    Hai ragione Margherita!
    Disse, nel piangere disperato, il fiore senza nome.
    Ma non posso comunque farci nulla, sapresti tu dirmi a che fiore assomiglio?
    Ma la Margherita, che sino ad allora aveva parlato giuliva e spensierata,
    fu colta da un improvviso dolore, lo stesso dolore del fiore senza nome,
    e nel riacquistare la calma disse:
    Non lo so, non ne ho mai visti come te, so solo che sei un fiore bellissimo,
    ma ora la tua tristezza ha preso anche il mio cuore e non riesco a ragionare, scusami!
    Disse nel voltarsi dall’altro lato, come per tagliare un filo troppo doloroso.
    Fu allora che il fiore senza nome prese a guardare in alto nel cielo terso
    e chiese il dono di capire a che tipo di fiore appartenesse, e quale fosse il suo naturale cammino.
    In quello stesso istante il cielo si fece specchio e il fiore riuscì finalmente
    a vedere la sua immagine riflessa.
    Vedo e comprendo d’essere un bel fiore, ma non so che tipo di fiore io sia?
    E fu allora che la voce riprese a sussurrare:
    Rosa, Rosa, Rosa.
    Sono una Rosa, questo volete dirmi?
    La risposta non giunse, ma lo specchio sparì e riapparve il cielo terso,
    e la Margherita che aveva ascoltato la preghiera del fiore senza nome, si voltò di nuovo nel dire:
    Ecco perché la tua tristezza ha il potere di penetrare nel mio animo, tu sei una Rosa.
    Rosa tu hai il potere di cambiare i cuori, in te il profumo più intenso tra tutti i fiori,
    della tua Essenza impregna il vivere, ma devi sorridere!
    Sorridi alla Vita e diffondi il tuo penetrante profumo,
    vedrai che nel Sorridere alla Vita avrai dato anche realizzo al tuo cammino.
    La Rosa alzò il capo verso il Sole ormai sorto e prese a sorridere
    con tutto il trasporto di cui era capace, e la Margherita scoppio a piangere di nuovo.
    La Rosa nel vedere piangere la Margherita, nonostante il suo sorriso,
    pensò d’aver fallito nella sua missione di vita,
    e la Margherita nel comprendere il frainteso si affrettò nel dire:
    Si piange per dolore questo è vero, ma si può piangere anche per troppa gioia,
    ed io ora sto piangendo di gioia cara Rosa, il tuo sorriso mi riempie il cuore.
    Un sorriso riscalda il cuore di chi lo riceve, dona un sorriso a chi per strada ti cede il passo,
    a chi porta a spasso il suo cagnolino, a chi ha donato una carezza al suo bambino,
    dona un sorriso a chi non conosci.
    Il sorriso è contagioso chi lo avrà ricevuto di certo non lo terrà solo per se.
    Il sorriso è un cavallo di razza che corre di cuore in cuore,
    lascia libero il tuo destriero, esso saprà girare il mondo nel tempo di un sorriso.
    Dona un sorriso e realizza la tua natura.
    Tutti possiamo essere Rose nella vita, sorridi al prossimo
    e diffondi la cultura della comprensione e dell’amore,
    vedrai che un sorriso mischia più delle malattie, infettati di luce, sorridi anche tu.
    (Cleonice Parisi)



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    Edited by gheagabry1 - 25/10/2019, 18:23
     
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  2. ringo47
     
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    PAPA' SOTTO IL LETTO




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    Quando ero piccola un padre era per me come la luce nel frigorifero. Ogni casa ne aveva uno, ma nessuno sapeva realmente cosa facevano sia l'uno che l'altro, dopo che la porta era stata chiusa.
    Mio padre usciva di casa ogni mattina e ogni sera, quando tornava, sembrava felice di rivederci. Lui solo era capace di aprire il vasetto dei sottaceti, quando gli altri non riuscivano. Era l'unico che non aveva paura di andare in cantina da solo. Si tagliava facendosi la barba, ma nessuno gli dava il bacino o si impressionava per questo. Quando pioveva, ovviamente, era lui che andava a prendere la macchina e la portava davanti all'ingrasso. Se qualcuno era ammalato, lui usciva a comperare le medicine. Metteva le trappole per i topi, potava le rose in modo che ci si poteva affacciare alla porta d'ingresso senza rischiare di pungersi. Quando mi regalarono la mia prima bicicletta, pedalò per chilometri accanto a me, finché non fui in grado si cavarmela da sola. Avevo paura di tutti gli altri padri, ma non del mio. Una volta gli preparai il tè. Era solo acqua zuccherata, ma lui era seduto su una seggiolina e lo sorbiva dicendo che era squisito.
    Ogni volta che giocavo con le bambola, la bambola mamma aveva un sacco di cose da fare. Non sapevo invece che cosa far fare alla bambola papà, così gli facevo dire: "Bene, adesso esco e vado a lavorare". poi la buttavo sotto il letto.
    Quando avevo nove anni, un mattino mio padre non si alzò per andare a lavorare. Andò all'ospedale e morì il giorno dopo. Allora andai in camera mia e cercai la bambola papà sotto il letto. La trovai, la spolverai e la posi sopra il letto.
    Mio padre non fece mai nulla. Non immaginavo che la sua scomparsa mi avrebbe fatto tanto male.
    Ancora oggi non so perché.(Erma Bombek)





    Ritornar bambini di Kahlil Gibran


    Le cose che il bambino ama
    rimangono nel regno del cuore
    fino alla vecchiaia.
    La cosa più bella della vita
    è che la nostra anima
    rimanga ad aleggiare
    nei luoghi dove una volta
    giocavamo.



    Tornare bambini non solo non è stupido, ma fa bene all'animo. Chiaramente un adulto dovrebbe sempre mantenere un comportamento serio sul lavoro e in altre situazioni che richiedono maturità.
    Tuttavia, il proprio lato di bambino non andrebbe mai perso e bisognerebbe guardar il mondo con occhi di bambino, quando possibile. L'innocenza e la curiosità dei bambini sono le cosa da cui bisognerebbe prendere esempio per vivere meglio delle situazioni giornaliere (dal Web)



    Edited by gheagabry1 - 25/10/2019, 18:20
     
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  3. gheagabry
     
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    “Bimbo mi chiedi cos'é l'amore? Cresci e lo saprai. Bimbo mi chiedi cos'é la felicità? Rimani bimbo e lo saprai.”….
    "A volte basta un attimo per dimenticare una vita, altre volte non basta una vita per dimenticare un attimo...."
    ” Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci.”..
    “In questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono... e noi continuiamo a credere che sia rugiada”
    “Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.”
    "Amare significa pensare intensamente a qualcuno,e dimenticarsi di se stessi"
    “L'anima di una persona sta nascosta nello sguardo per questo abbiamo paura di guardarci negli occhi....”
    “Guarda le piccole cose perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi”
    “Se hai un'idea rispettala, non perché è un'idea ma perché è tua.”
    “ Ama e rispetta la tua vita più di ogni altra cosa al mondo. Una volta persa non potrai più rimediare….
    “Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me!”
    “ Il vero amico non è colui che ti asciuga le lacrime, ma colui che non te le fa cadere!”
    “ Un giorno ho preso una margherita ed ho fatto "m'ama o non m'ama"... la prima volta è venuto m'ama, allora mi ama, ma la seconda è venuto non m'ama, ma non mi sono preoccupato... anche le margherite possono mentire..”
    (dal web)



    Edited by gheagabry1 - 25/10/2019, 18:17
     
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    "Elogio dell’infanzia"

    Quando il bambino era bambino,
    camminava con le braccia ciondoloni,
    voleva che il ruscello fosse un fiume,
    il fiume un torrente
    e questa pozzanghera il mare.

    Quando il bambino era bambino,
    non sapeva di essere un bambino,
    per lui tutto aveva un’anima
    e tutte le anime erano un tutt’uno.

    Quando il bambino era bambino
    non aveva opinioni su nulla,
    non aveva abitudini,
    sedeva spesso con le gambe incrociate,
    e di colpo si metteva a correre,
    aveva un vortice tra i capelli
    e non faceva facce da fotografo.

    Quando il bambino era bambino,
    era l’epoca di queste domande:
    perché io sono io, e perché non sei tu?
    perché sono qui, e perché non sono lì?
    quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
    la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
    non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
    quello che vedo, sento e odoro?
    c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
    come può essere che io, che sono io,
    non c’ero prima di diventare,
    e che, una volta, io, che sono io,
    non sarò più quello che sono?

    Quando il bambino era bambino,
    si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
    e con il cavolfiore bollito,
    e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

    Quando il bambino era bambino,
    una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
    e adesso questo gli succede sempre.
    Molte persone gli sembravano belle,
    e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

    Si immaginava chiaramente il Paradiso,
    e adesso riesce appena a sospettarlo,
    non riusciva a immaginarsi il nulla,
    e oggi trema alla sua idea.

    Quando il bambino era bambino,
    giocava con entusiasmo,
    e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
    soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

    Quando il bambino era bambino,
    per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
    ed è ancora così.

    Quando il bambino era bambino,
    le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
    ed è ancora così,
    le noci fresche gli raspavano la lingua,
    ed è ancora così,
    a ogni monte,
    sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
    e in ogni città,
    sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
    ed è ancora così,
    sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
    com’è ancora oggi,
    aveva timore davanti a ogni estraneo,
    e continua ad averlo,
    aspettava la prima neve,
    e continua ad aspettarla.

    Quando il bambino era bambino,
    lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
    che ancora continua a vibrare."

    Peter Handke - Premio Nobel 2019

     
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