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Lussy60.
Lo sviluppo del linguaggio
Nel primo mese di vita il bambino comunica con i vagiti, una forma di espressione puramente emotiva che, curiosamente, non si perde con la crescita.
In età adulta, le grida inarticolate che sfuggono in particolari occasioni, per esempio a fronte di uno situazione spaventosa, hanno questa identica matrice.
I vocalizzi
Intorno al secondo-terzo mese compaiono i vocalizzi, che costituiscono un vero e proprio allenamento per gli organi della voce e sono caratterizzati da piccoli strilli di gioia, seguiti dalla lallazione (ripetizione di sillabe come “ba” e “pa”).
La voce
In genere, per le prime parole bisogna invece attendere l’anno di vita, anche se è molto prima, già verso il settimo-nono mese, che il bimbo comincia a comprendere il significato del linguaggio anche a prescindere dall’intonazione della voce con cui vengono pronunciate le frasi (Per esempio: “Questo non si tocca”).
Le prime parole
L’intervallo di tempo che intercorre fra l’inizio della comprensione di quanto viene detto e la pronuncia delle prime parole varia molto da bambino a bambino, anche se di norma quasi tutti cominciano a dire “mamma”, “pappa”, “papà”, intorno agli 11-12 mesi.
Attività motoria
Nel periodo che precede le prime parole il bambino ha solo una rappresentazione mentale degli oggetti e la capacità di utilizzare i termini che definiscono quanto lo circonda è favorita dall’attività motoria (gattonare, camminare, afferrare).
Una teoria
La funzione primaria del linguaggio è sociale: parlare è il mezzo più importante di interazione con i propri simili. A sostegno di questa teoria, alcuni specialisti si riferiscono al caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron (in Francia, XVIII secolo), vissuto per i primi 12 anni di vita allo stato brado.
Dopo il ritrovamento, fu affiancato da psicologi che cercarono di insegnargli a parlare, senza riuscirci mai. Da qui la teoria che per l’apprendimento sia fondamentale l’interazione con un ambiente favorevole fin dai primi giorni di vita..