La Pasqua. Uova, auguri e tradizioni.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline

    Alberi di Pasqua





    2e558996590e2dd3fdaa48b82708f633

    584a01c126c5834cd2782abd5a1e7fec



    Edited by gheagabry1 - 8/4/2020, 21:30
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline

    I simboli di Pasqua


    La tradizione cristiana è ricca di simboli che ricordano la Resurrezione di Gesù. I simboli della Pasqua sono: l'ulivo, la colomba, l'uovo o il pulcino, l'agnello, le campane, il coniglietto, la luce.



    Uovo o pulcino


    Entrambi i simboli rappresentano la nascita di una nuova vita.
    Infatti, per i Cristiani, la Pasqua è la festa di una vita nuova, una rinascita.



    Colomba



    Questo simbolo rappresenta la Pace.
    Gesù, con il suo sacrificio sulla Croce, ci aiuta a costruire un regno di pace e di amore.



    Campane


    Il giorno di Pasqua le campane di tutte le Chiese suonano a festa per annunciare la Resurrezione di Gesù con i loro rintocchi festosi.



    Ulivo


    Oltre ad essere simbolo di pace, ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme quando a folla lo accolse festosamente.



    Agnello


    Questo simbolo viene associato a Gesù, che è stato sempre paragonato ad un mite agnello: ha dato la vita per noi.



    Luce


    Il cero pasquale simboleggia la Resurrezione.
    La luce della candela rischiara le tenebre; per questo, il cero è simbolo di Gesù che è la luce del mondo: con la sua morte e la sua Resurrezione ha sconfitto il buio presente nel cuore degli uomini.




    Coniglietto


    Il coniglietto si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del Cristianesimo era presa a simbolo di Cristo.
    Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant'Ambrogio come simbolo della Risurrezione.



    FONTE:FILASTROCCHE .IT

    Edited by giuliascardone - 2/4/2011, 19:09
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline

    Tradizioni di Pasqua napoletane



    Come un pò tutte le feste napoletane, la settimana santa è divisa tra il sacro e il profano ecco alcune delle tradizioni napoletane durante il periodo pasquale.
    Il Giovedì Santo, c’è il cosiddetto “Struscio” che consiste nel classico rito dei Sepolcri che prevede la visita di un numero dispari di chiese ( 7 secondo la tradizione), per celebrare attraverso una funzione liturgica l’ultima cena di Gesù.
    Il nome Struscio deriva dal rumore delle lunghe vesti femminili sulla strada durante la celebrazione del rito.
    Il Giovedì santo si è soliti preparare i dolci come la pastiera di grano e la pizza con la crema e poi si continua con la preparazione della zuppa di cozze, detta ‘a zupp’ ‘e cozzeche, che si mangia la sera accompagnata da dei crostini o dalle freselle, una vera prelibatezza.



    Il Venerdì Santo le varie chiese della città organizzano la Via Crucis tra le strade dei quartieri ed è il giorno del digiuno e dell’astinenza dalla carne , dedicato alla preparazione dei rustici come il Casatiello, il tortano, la Pizza ripiena detta “Pizza chiena” che vengono preparati la sera del venerdì , lasciati lievitare tutta la notte e infornati la mattina seguente.



    Tortano





    Pizza chiena




    Casatiello rustico



    Il Sabato Santo è una giornata di meditazione e preghiera che culmina nella Veglia Pasquale e si procede alla cottura dei suddetti rustici che poi vengono mangiati per cena insieme agli affettati.

    Così si arriva al giorno di Pasqua, giorno della resurrezione.

    Il tipico menu di Pasqua è composto da :





    Antipasti: La fellata (un antipasto di affettati salame napoli, capicollo, pancetta e formaggi provolone fresco, caciocavallo ) accompagnata dal Casatiello





    Primo: Minestra maritata





    Secondi piatti : Agnello con piselli e cacio





    Capretto al forno con patate novelle





    Contorno: Carciofi arrostiti o carciofi fritti





    Dolci: La pastiera napoletana





    Casatiello dolce



    Il giorno di pasquetta invece è dedicato alle gite fuori porta con grigliata da carne e dove è d’obbligo portarsi dietro il casatiello.



     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline


    POESIE DI PASQUA



    Dall'uovo di Pasqua


    Dall'uovo di Pasqua
    è uscito un pulcino
    di gesso arancione
    col becco turchino.
    Ha detto: "Vado,
    mi metto in viaggio
    e porto a tutti
    un grande messaggio".
    E volteggiando
    di qua e di là
    attraversando
    paesi e città
    ha scritto sui muri,
    nel cielo e per terra:
    "Viva la pace,
    abbasso la guerra".


    Gianni Rodari




    L'uovo Arcobaleno


    La mattina di Pasqua nel mio prato
    un uovo arcobaleno ho trovato,
    era un uovo profumato e strano
    non più grande di una mano.

    Quando l'ho aperto, con stupore
    ho trovato sorprese d'ogni colore:
    giallo il sorriso d'un cinesino,
    rosso il canto di un algerino,

    azzurro il sorriso di uno svedese,
    verde la capriola di un portoghese,
    violetta la danza di mille bambine,
    indaco i suoni di mille ocarine.

    E arancione rotondo e paffuto
    un sole caldo di benvenuto,
    un sole caldo paffuto e rotondo
    uguale per tutti i bimbi del mondo.


    Eleonora Bellini




    E' inutile cercare Dio lontano


    È inutile cercare Dio lontano
    quando è vicino,
    tanto vicino
    da poterLo toccare con la mano,
    come Lo tocca
    il sacerdote sull'altare;
    come Lo riceve
    delicatamente
    soavemente
    la bocca Corpus Christi!
    nel ricordo dell'ultima Cena
    - oh, che pena
    il tradimento di Giuda! -
    sublime miracolo d'amore;
    come Lo accoglie
    il cuore,
    che strugge nel tremore
    dell'amplesso
    e grida: - Sei mio, sei mio,
    mio Dio!


    M. Giusti




    Pasqua


    Tutto intorno ci annuncia la Pasqua:
    la primavera coi suoi fiori,
    il cielo limpido, il sole più luminoso,
    le rondini tornate al nido,
    i preparativi per rendere più bella
    la casa, più lieta la mensa
    in quel giorno, e le campane,
    che, prima di tacere,
    c'invitano a festeggiare
    la Resurrezione del Signore.
    Anche nel nostro animo
    c'è qualcosa di nuovo:
    il desiderio d'essere più buoni,
    di sentirci tutti fratelli, vicini ai più poveri,
    ai più bisognosi, di farli partecipi
    della nostra gioia.
    Solo cosi il Signore sarà veramente risorto.


    V.Gaiba



    Alleluja


    Le campane hanno spezzato
    le funi che le tenevano legate.
    La terra ha sobbalzato,
    s'è aperta e versa fiori.
    E i fiori vanno in processione,
    si affollano per le valli,
    strisciano per i muri,
    si annidano nei crepacci,
    si arrampicano sulle pergole,
    si affacciano agli orli dei sentieri.
    Le farfalle sciamano, volano,
    ruotano, prese nel gaio vortice.
    Gli uccelli si sono ridestati tutti
    insieme battendo l'ali.
    Alleluja! - le campane che hanno
    spezzato le funi suonano a festa,
    a gran voce.
    Valli e monti si rimandano
    gli echi festosi.
    Alleluja!


    A. Silvio Novaro





    Gesù


    E Gesù rivedeva, oltre il Giordano
    campagne sotto il mietitor rimorte:
    il suo giorno non molto era lontano.
    E stettero le donne in sulle porte
    delle case, dicendo: Ave, Profeta!
    Egli pensava al giorno di sua morte.
    Egli si assise all'ombra d'una meta
    di grano, e disse: Se non è chi celi
    sotterra il seme, non sarà chi mieta .
    Egli parlava di granai ne' Cieli:
    e voi, fanciulli, intorno lui correste
    con nelle teste brune aridi steli.
    I Egli stringeva al seno quelle teste
    brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
    temo per l'inconsutile tua veste .
    Egli abbracciava i suoi piccoli eredi;
    Il figlio - Giuda bisbigliò veloce -
    d'un ladro, o Rabbi, t'è costì tra' piedi:
    Barabba ha nome il padre suo, che in Croce
    morirà ». Ma il Profeta, alzando gli occhi,
    « No », mormorò con l'ombra nella voce;
    e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.


    Giovanni Pascoli





    Resurrezione




    E' risorto: il capo santo
    più non posa nel sudario
    è risorto: dall'un canto
    dell' avello solitario
    sta il coperchio rovesciato:
    come un forte inebriato ,
    il Signor si risvegliò


    Era l'alba; e molli il viso
    Maddalena e l'altre donne
    fean lamento in su l'Ucciso;
    ecco tutta di Sionne
    si commosse la pendice
    e la scolta insultatrice
    di spavento tramortì
    Un estranio giovinetto
    si posò sul monumento:
    era folgore l'aspetto
    era neve il vestimento:
    alla mesta che 'l richiese
    dié risposta quel cortese:
    è risorto; non è qui.


    Alessandro Manzoni




    Edited by giuliascardone - 31/3/2011, 15:49
     
    Top
    .
  5. gheagabry
     
    .

    User deleted


    il 4.4.2010...un anno fa era pasqua.........

    dal nostro diario di bordo


    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “ ... Domenica ... è Pasqua ... amici miei festeggiamo sulla nostra isola felice tutti insieme un’altro giorno speciale ...meraviglia unica e volo senza fine ... aria rigenerante che carezza i capelli e fa venire lacrimoni di gioia ad occhi che osservano increduli... un’isola felice in festa che celebra non solo la ricorrenza ma sopratutto l’amicizia e la condivisione ... il cuore in festa mentre si susseguono abbracci e pacche sulle spalle ... il sole è alto ... oggi la mongolfiera non vola...oggi i nostri cuori andranno ancora più in alto ... buongiorno amici miei ... AUGURI DI BUONA PASQUA E DI UNA VITA RICCA DI TANTI TANTI AMICI E SOGNI DA RINCORRERE E REALIZZARE ...”

    (Claudio)

    Poesie in libertà sulla Pasqua ...

    Avevo una scatola di colori brillanti decisi e vivi, avevo una scatola di colori alcuni caldi, altri molto freddi, ma avevo l'arancio per la gioia della vita e il verde per i germogli e i nidi e il celeste per i chiari cieli splendenti e il rosa per il sogno e il riposo. Mi sono seduta e ho dipinto la Pasqua!!! AUGURI DI BUONA PASQUA

    (Alice Migheli)

    ... Un uovo speciale

    (Rosi)

    In un prato incantato un folletto ho incontrato dopo essersi presentato una domanda mi ha fatto:"Cosa vorresti trovare dentro l'uovo pasquale?" Ed io: "Vorrei trovare qualcosa di grande e di bello che non riempia un solo carrello. Non si può comprare e nemmeno inventare, ma nel cuore deve maturare. Mi vorrei svegliare la mattina pasquale in un mondo tondo dove regni l'amore profondo, in un mondo con i colori dell'arcobaleno per un futuro più sereno, dove tutti sono fratelli non solo nei momenti belli, un luogo dove tutti sono felici perchè non ci sono più nemici, un universo senza distinzioni affinchè tutti siano senza padroni, dove la guerra non esiste più perchè nel cuore tutti hanno la virtù. Vorrei che questo non fosse un sogno ma che si potesse porre un germoglio per poi vedere crescere amore nel profondo di ogni cuore"...

    COLORI,MUSICA, UOVA COLORATE, SORRISI,STRETTE DI MANO,FIORI...BUONA PASQUA!



    “La Pasqua è una ricorrenza che ricorda la passione e la Resurezione di Cristo. Il giorno dei festeggiamenti è la prima domenica dopo i quaranta giorni di quaresima…Il periodo che precede la Pasqua è costituito da quaranta giorni di pentenza e dal "trittico pasquale", in cui si celebra la passione di Gesù Cristo, il cui culmine è rappresentato dalla via crucis.”


    “Secondo la tradizione cristiana, la Pasqua è la festa più importante, proprio perchè si celebra la resurezione di Gesù Cristo….Il nome Pasqua è di derivazione ebraica: Pèsach (passaggio). Per la tradizione cristiana rappresenta la festività più importante, perché richiama la risurrezione di Cristo.”



    “Perché la data di Pasqua è "mobile"….Originariamente, la risurrezione era ricordata ogni domenica, ma successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla solo una volta l'anno. Da qui le diverse correnti di pensiero per decidere la data in cui festeggiare la risurrezione di Gesù. Le controversie terminarono con il concilio di Nicea dei 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d'Egitto il compito di decidere ogni anno la data.”



    “L'uovo: tradizione ed arte…La tradizione dell'uovo pasquale ha origini antichissime…l'uovo è il simbolo della vita e della rigenerazione ed è presente in molte culture antiche. Si pensa che i primi ad usare l’uovo come oggetto benaugurante siano stati i Persiani che festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina… gli antichi contadini romani sotterravano nei campi un uovo colorato di rosso, come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. È proprio con il significato di vita che l'uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla risurrezione di Cristo ed alla vita eterna… In Occidente questa usanza risale al 1176, quando il capo dell'Abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dalla II crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità. L'uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è festa della primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L'uovo è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità.”



    “Le campane mute….E' tradizione che dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, in Italia le campane delle chiese non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Anche in Francia esiste questa usanza e ai bambini si dice che le campane sono votate a Roma.” “Colomba..Questo simbolo rappresenta la Pace…Gesù, con il suo sacrificio sulla Croce, ci aiuta a costruire un regno di pace e di amore.”


    “Luce..Il cero pasquale simboleggia la Resurrezione…La luce della candela rischiara le tenebre; per questo, il cero è simbolo di Gesù che è la luce del mondo: con la sua morte e la sua Resurrezione ha sconfitto il buio presente nel cuore degli uomini.”



    “Coniglietto…Il coniglietto si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del Cristianesimo era presa a simbolo di Cristo.Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant'Ambrogio come simbolo della Risurrezione.”



    "La leggenda della pastiera napoletana..Un'antica leggenda racconta che sulla spiaggia le mogli dei pescatori lasciarono nella notte delle ceste con ricotta, frutta candita, grano e uova e fiori d'arancio come offerte per il "Mare", affinché questo lasciasse tornare i loro mariti sani e salvi a terra e con una rete colma di pesci. Al mattino ritornate in spiaggia per accogliere i loro consorti notarono che durante la notte i flutti avevano mischiato gli ingredienti ed insieme agli uomini di ritorno, nelle loro ceste c'era una torta: la Pastiera. Un'altra leggenda narra invece che la pastiera accompagnasse le antiche feste pagane per il ritorno della primavera; difatti gli ingredienti conservano una forte valenza simbolica. Ecco allora la ricotta, addolcita dallo zucchero: trasfigurazione delle offerte votive di latte e miele tipiche delle prime cerimonie cristiane. Il grano: augurio di ricchezza e fecondità. Le uova: simbolo di vita nascente. L'acqua di fiori d'arancio: presagio di primavera. La versione odierna, probabilmente fu messa a punto in un antico monastero napoletano rimasto ignoto: anche questa, tuttavia, è una supposizione. Comunque sia andata, ancor oggi sulla tavola pasquale dei napoletani questo dolce non può mancare."



    “Le streghe…In Finlandia la Pasqua assume un significato minore rispetto al mondo cristiano, per la grande presenza di luterani nella popolazione e questo momento così profondo per la Chiesa è considerato un giorno di vacanza. Il folklore finlandese vuole che le streghe volino in cielo tra il venerdì santo e la domenica di Pasqua e pensate che in alcune zone della Finlandia si usa ancora accendere falò la notte dei sabato, in memoria dell'antica tradizione di scacciare le streghe dal proprio focolare domestico….… Durante il pranzo pasquale, si mangiano il "Pasha" a base di formaggio e il "Mammi", il tradizionale budino pasquale di segale.”



    “Bulgaria …Nei giorni precedenti la Pasqua si fanno grandi pulizie nelle case, si cucinano i "kozunaks" e si colorano uova: il primo uovo deve essere colorato di rosso, perché possa portare la salute. A mezzanotte del Sabato Santo la gente si scambia gli auguri e le uova di Pasqua….”



    “Danimarca ..A Pasqua la tradizione vuole che tutto sia colorato di giallo, dalle candele alla tovaglia, mentre le case vengono decorate con rami fioriti e uova dipinte.”


    “Francia…Le campane della chiesa sono silenziose dal venerdì fino a Pasqua, un segno di dolore per il Cristo crocifisso. Ai bambini francesi si dice che le campane sono volate via a Roma. La mattina di Pasqua i bambini corrono veloci all'esterno per guardare le campane che volano nuovamente verso casa. Intanto che i piccoli sono occupati a guardare il cielo per scoprire se riescono a vedere le campane, i genitori nascondono le uova di cioccolato, affinché i bambini le trovino più tardi.”



    “Germania…Per i bambini il simbolo della Pasqua è rappresentato da un "coniglietto". Le finestre vengono abbellite con disegni di coniglietti, uova e altri motivi. Nei vasi si mettono alcuni rami che vengono poi addobbati. La domenica di Pasqua è il giorno in cui i bambini vanno alla ricerca delle uova (I genitori nascondono nel giardino o in casa delle uova di cioccolato)…Altra tradizione sono i fuochi di Pasqua, il cui costume vive ancora specialmente nella Germania settentrionale, e che offrono uno spettacolo notturno veramente affascinante. Particolare curioso è che il fuoco di Pasqua deve essere acceso con mezzi naturali, cioè con la silice o strofinando due pezzi di legno, o con una grossa lente; qualche volta i lumi delle chiese vengono spenti e poi riaccesi con la fiamma di questo "fuoco sacro"…Anche alle ceneri vengono attribuite proprietà soprannaturali: esse vengono sparse dai contadini per i campi per propiziare il buon raccolto e simboleggiano la fine dell'inverno e la venuta della primavera….Il pranzo pasquale è quasi sempre a base di agnello e anche il dolce tradizionale ha la forma di un agnello.”



    “Grecia…nella notte di Pasqua vengono suonate le campane. I fedeli si recano in chiesa, che è tenuta al buio, ed accendono la candela che recano con sé e che poi porteranno a casa. Dopo giorni di rigoroso digiuno, si pranza con la "soupa mayeritsa" accompagnata da riso alla greca, con le uova colorate di rosso, con il pane pasquale e la tipica "Maghiritsa", una zuppa fatta con le interiore dell'agnello.”



    “Inghilterra…… una delle cerimonie più vive è quella del Giovedì Santo, giorno dedicato all'attività caritativa e si svolge secondo un rituale tradizionale…A Londra, l'uso del Royal Maundy Gifts, è ricordato nell'abbazia di Westminster dove vengono donate ai poveri borse di denaro. Le borse, vengono distribuite dal sovrano su di un vassoio d'argento, dopo la cerimonia religiosa…Il Venerdì Santo vive ancora l'usanza dei dolci, di antichissima tradizione, che un tempo si usava mangiare come protezione contro il fuoco…Nel pub di Londra chiamato "Il Figlio della Vedova" si conservano quasi duecento esemplari di questi dolci, secondo quanto descritto da una leggenda: "Una vedova che attendeva il figlio marinaio disperso in mare non volle mai disperare e continuò ogni anno a cuocergli gli hot-cross buns"….Questi dolcetti sono delle brioches fatte con la cannella e uvetta. Sopra a questi dolci vi è una croce di glassa di zucchero per ricordare la passione di Cristo…Un'usanza curiosa è quella di far rotolare le uova colorate su di un prato o lungo una strada, fino a quando tutti i gusci non siano stati spezzati; questo avviene a Preston, dove le uova rotolano su un pendio erboso…Un'altra tradizione divertente è quella di contendersi le uova e le torte con battaglie, combattute principalmente da ragazzi.”



    “Israele.. a Pasqua, arrivano da tutto il mondo gruppi di pellegrini dove festeggiano due tradizioni: la Pasqua cristiana e la festa ebraica del "Pesah".



    “Olanda…..durante la Pasqua i genitori nascondono in giardino le uova per il divertimento dei bambini che devono cercarle….La maggior parte della gente appende una corona decorata alla porta di casa…Si pitturano le uova che poi vengono appese ad un albero nel giardino…Una delle specialità culinarie di questo periodo è il "Paasbrod", un buonissimo pane dolce pieno di uvetta.”



    “Russia… aPasqua, tutti gli occhi sono puntati sulla cittadina di Sagorsk, dove risiede il pope di Mosca e di tutta la Russia…..Il rito pasquale incomincia a mezzanotte di sabato con una processione attorno alla cattedrale. La mattina del giorno di Pasqua la famiglia Russa si reca sulla tomba di un parente e lì consuma un picnic….Alla sera si fa un banchetto con diversi tipi di carne, pesce e funghi, dove non manca il "Pabcha", un piatto sostanzioso a base di quark e il panettone pasquale chiamato "Kulitch" accompagnato dalla ricotta dolce…In Russia le uova sode vengono colorate di rosso, simbolo di nuova vita ottenuta mediante il sacrificio di Cristo.”



    “Paesi slavi…In Polonia, Ungheria e in Cecoslovacchia, durante la Pasqua, i giovani, mediante un antico rito di fertilità, spruzzano le ragazze con l'acqua di sorgente.”



    “Spagna…La tradizione pasquale a Barcellona è sentita soprattutto durante la domenica delle Palme, in cui si ricorda l'ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme, dove fu accolto con palme e rami d'ulivo…Una volta i rami di palma venivano tagliati, le foglie intrecciate e conservate lontano dalla luce, quindi veniva mantenuto il loro originale colore bianco con lo zolfo, l'oscurità e l'umidità.Le palme sono rami intrecciati, ma ci sono anche i "palmons" cioè i rami interi. Questi vengono portati dai bambini in chiesa perché siano benedetti...Le palme vengono decorate con un rosario di zucchero e dolci…E' usanza appendere alle porte e alle finestre palme e "palmons" per proteggere la casa da streghe e spiriti maligni….In Catalogna, è tradizione mangiare una torta pasquale, chiamata "Mona", decorata con uova di cioccolato, piume e una piccola figura di cioccolato che rappresenti o un personaggio noto ai bambini o uno proveniente dal mondo delle fiabe. Questo dolce viene tradizionalmente dato al proprio figlioccio dal padrino.”


    "Svezia… durante il giorno delle Palme vengono benedetti i gattici (rami del pioppo bianco con le gemme che assomigliano alla coda di gatto), mentre nei giorni che precedono la Pasqua, i bimbi si travestono da streghe e vanno in giro per la città...Queste usanze risalgono al medio evo, quando si aveva il terrore delle streghe....Durante il pranzo pasquale si mangiano uova sode con il guscio colorato."



    Preghiera "La stretta della tua mano"

    Ti prego: non togliermi i pericoli, ma aiutami ad affrontarli.//Non calmar le mie pene, ma aiutami a superarle.//Non darmi alleati nella lotta della vita, eccetto la forza che mi proviene da te.//Non donarmi salvezza nella paura, ma pazienza per conquistare la mia libertà.//Concedimi di non essere un vigliacco usurpando la tua grazia nel successo, ma non mi manchi la stretta della tua mano nel mio fallimento.

    Tagore



    Buona Pasqua nelle lingue del mondo

    Happy Easter INGLESE//Joyeuses PaqueS FRANCESE// Frohe Ostern TEDESCO//Feliz Pascua SPAGNOLO//Boa Pascoa PORTOGHESE//Kalo Paska GRECO//Zalig Paasfeest OLANDESE //Schastilvoi Paschi RUSSO //Srecan Uskrs SERBO //Sretan Uskrs CROATO //Giad Pàsk SVEDESE //A fraylekhn Pesah YIDDISH






    .

    Edited by gheagabry1 - 8/4/2020, 21:18
     
    Top
    .
  6. gheagabry
     
    .

    User deleted






    Le campane suonano a festa,
    le colombe portan pace dai cieli,
    i bambini intorno ai tavoli aprono le uova di cioccolato,
    mentre i loro occhi luccican di gioia
    cercando la sorpresa...
    Pasqua è arrivata
    ad illuminar coi suoi colori tutti i cuori:
    in questo giorno non vi è differenza tra poveri e ricchi,
    tra bianchi e neri...
    Ognuno pensa ai propri cari
    vicini e lontani
    e col pensiero gaio
    il loro ricordo
    col finire di questa festa non finirà.

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    Dall'uovo di Pasqua

    Gianni Rodari

    Dall'uovo di Pasqua
    è uscito un pulcino
    di gesso arancione
    col becco turchino.
    Ha detto: "Vado,
    mi metto in viaggio
    e porto a tutti
    un grande messaggio".
    E volteggiando
    di qua e di là
    attraversando
    paesi e città
    ha scritto sui muri,
    nel cielo e per terra:
    "Viva la pace,
    abbasso la guerra".



    Edited by gheagabry1 - 8/4/2020, 21:12
     
    Top
    .
  8. gheagabry
     
    .

    User deleted


    image

    Campane di Pasqua

    Campane di Pasqua festose
    che a gloria quest'oggi cantate,
    oh voci vicine e lontane
    che Cristo risorto annunciate,
    ci dite con voci serene:
    "Fratelli, vogliatevi bene!
    Tendete la mano al fratello,
    aprite la braccia al perdono;
    nel giorno del Cristo risorto
    ognuno risorga più buono!"
    E sopra la terra fiorita,
    cantate, oh campane sonore,
    ch'è bella, ch'è buona la vita,
    se schiude la porta all'amore



    dal web
     
    Top
    .
  9. gheagabry
     
    .

    User deleted


    La "Pasca" è una torta con formaggio, zucchero, uva passa, uova, scorza di limone, burro, panna, vaniglia, l'impasto fatto di farina, uova, zucchero, lievito, un pizzico di sale, burro, olio, latte.


    maxresdefault_16



    Edited by gheagabry1 - 6/2/2023, 20:03
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline

    I fiadoni di Pasqua



    Fiadoni-abruzzesi-al-formaggio-IMG_3350


    I fiadoni di Pasqua sono un tradizionale prodotto, cotto al forno, della regione dell’Abruzzo e del Molise. Questo dolce si presenta con un involucro di pasta, simile ad un raviolo, che contengono un ripieno di formaggio o ricotta e uova. Ma andiamo a vedere la preparazione, così da poterli portare in tavola insieme agli auguri di Pasqua!

    INGREDIENTI:
    Per la sfoglia: 200 g di farina, 2 uova, 1/2 bicchiere di latte, 1/2 bicchiere di olio, 1 pizzico di sale

    Per il ripieno: 5 uova, 1 bustina di lievito, 200 g di farina, 100 g di pecorino dolce grattugiato, 100 g di rigatino grattugiato, 100 g di grana grattugiato

    PREPARAZIONE:
    Per prima cosa, disporre la farina a fontana ed aggiungere le uova, l’olio e il sale; successivamente, impastare per bene il tutto e lasciare riposare la pasta per circa 20 minuti. Trascorsi i 20 minuti, munirsi di un mattarello e stendere la sfoglia, realizzando uno spessore sottile pari a 1-2 cm.

    Per il ripieno, invece, è sufficiente munirsi di una ciotola in cui andrà messo le uova, la farina, il lievito e tutti i formaggi grattugiati; dopodiché, mescolare il tutto per bene. A questo punto, disporre il composto come se si stessero preparando dei ravioli; ricordare, perciò, di disporre il composto distanziando una quantità d’altra e sigillare bene i bordi utilizzando una forchetta.

    Dopodiché spennellare, con dell’uovo sbattuto ed allungato con un goccio d’acqua, la superficie dei fiadoni; realizzare un’incisione su ciascun fiadone e infornare per 15 minuti a forno preriscaldato a 200°C.

    Fonte:dal web

    Edited by gheagabry1 - 6/2/2023, 20:18
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline




    La Domenica delle Palme



    Domenica delle Palme: Passione del Signore, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, secondo la profezia di Zaccaria, seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani.
    Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.
    La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.
    I Vangeli narrano che giunto Gesù con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme (era la sera del sabato), mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito.
    Dice il Vangelo di Matteo (21, 1-11) che questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.
    I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme.
    Qui la folla numerosissima, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.
    A questa festa che metteva in grande agitazione la città, partecipavano come in tutte le manifestazioni di gioia di questo mondo, i tanti fanciulli che correvano avanti al piccolo corteo agitando i rami, rispondendo a quanti domandavano “Chi è costui?”, “Questi è il profeta Gesù da Nazareth di Galilea”.
    La maggiore considerazione che si ricava dal testo evangelico, è che Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come solo ai re si faceva, a cavalcioni di un’asina.



    Bisogna dire che nel Medio Oriente antico e di conseguenza nella Bibbia, la cavalcatura dei re, prettamente guerrieri, era il cavallo, animale nobile e considerato un’arma potente per la guerra, tanto è vero che non c’erano corse di cavalli e non venivano utilizzati nemmeno per i lavori dei campi.
    Logicamente anche il Messia, come se lo aspettavano gli ebrei, cioè un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Gesù come profetizzato da Zaccaria, sceglie un’asina, animale umile e servizievole, sempre a fianco della gente pacifica e lavoratrice, del resto l’asino è presente nella vita di Gesù sin dalla nascita, nella stalla di Betlemme e nella fuga in Egitto della famigliola in pericolo.
    Quindi Gesù risponde a quanti volevano considerarlo un re sul modello di Davide, che egli è un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura che non è un cavallo simbolo della forza e del potere sin dai tempi dei faraoni.
    La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori della chiesa; i fedeli vi si radunano e il sacerdote leggendo orazioni ed antifone, procede alla benedizione dei rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli (possono essere già dati in precedenza, prima della benedizione), quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa.
    Qui giunti continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di s. Giovanni.
    Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura.
    Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. Si usa in molte regioni, che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.
    In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace.
    La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimonie e di canti adeguato all’importanza sempre maggiore data alla processione. Questa è testimoniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.
    In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali (il battesimo era amministrato a Pasqua) e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a introdursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.
    L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace.




    Fonte:dal web

    Edited by giuliascardone - 17/4/2011, 16:34
     
    Top
    .
  12. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Pasqua è il simbolo del Rinnovamento, della Gioia e della Rinascita
    in questo giorno per tutti un po’ speciale, ti auguro di trasformare i tuoi sogni
    in una splendida realtà, per sorridere ai giorni avvenire
    con quella gioia nel cuore che solo le cose autentiche e genuine sanno donarti.
    Buona Pasqua di serenità e gioia!
    [Stephen Littleword]




    La PASQUA nella storia




    La più antica ed importante delle feste cristiane, è mobile e cade nella domenica successiva al primo plenilunio successivo all'Equinozio di Primavera (il 21 marzo). Questo sistema di computo venne fissato definitivamente nel IV sec. ma anche prima della nascita di Cristo occupava un posto centrale nella religione ebraica. Gli ebrei, infatti, la celebravano e la celebrano tuttora per ricordare l’esodo del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè, che dettò la scelta degli alimenti e la loro preparazione. L’agnello maschio (d’età inferiore all’anno) arrostito intero, con testa e viscere, il pane senza lievito e le erbe amare. Per i cristiani, invece a Pasqua si festeggia la Resurrezione di Cristo tre giorni dopo la morte per crocifissione, e vengono conservati come simboli l’agnello e il pane, aggiungendovi il lievito nella farina, ma rinunciando alle erbe. Le due tradizioni coincidono nel ricordo dell’ultima cena. Infatti era la cena pasquale ebraica quella durante la quale, desinando con i dodici apostoli, Gesù preannunciò il tradimento di Giuda e istituì l’Eucarestia.
    Oltre all’aspetto religioso vogliamo segnalare anche quello agricolo, è infatti in questo periodo dell’anno che la natura manifesta in pieno i segni della propria “resurrezione”.
    In certe località nell'imbandire le tavole si privilegia la tinta gialla, perchè è di questo colore il tuorlo dell' uovo che contiene il mistero della vita, simbolo della resurrezione della natura.
    Fra tutti gli alimenti tipici della Pasqua, quello che più identifica il corpo di Cristo è il pane. Da sempre viene realizzato con diversi metodi a seconda dell’identità territoriale; a Roma si mangia la focaccia con semi di finocchio, nel contado toscano è invece tipico il pane di ramerino, impastato con farina, olio, rosmarino e uva passa. In entrambi il simbolismo pasquale emerge grazie a finocchio e rosmarino che ricordano gli oli aromatici con i quali le donne unsero il corpo del Cristo deposto dalla croce.

    Il grano seminato in piccoli contenitori pieni di terreno, portato in chiesa nei giorni precedenti alla Pasqua è ormai germogliato. La Pasqua si presenta con la resurrezione del Cristo e della Natura. Il “lauriello” è una pratica di buon augurio per la raccolta delle messi di grano nel mese di giugno.
    Anticamente, ma ancora nelle nostre piccole comunità c’e chi lo prepara, si mettono i chicchi di grano in una ciotola piena di terra con i bordi raccolti in carta da regalo e si poggiano in un angolo buio della Chiesa, lontano dalla luce e con la giusta umidità del terreno il vaso germoglia, metaforicamente sveglia la natura e arriva il periodo del lavoro e del raccolto. Al di fuori della Chiesa, nei nostri piccoli paesi, nell’aria si sparge un denso profumo di porri, biete che si mescola alla fragranza del pane appena sfornato, alle frittate con la toma e asparagi, ai calzoni al forno ripieni di carni, ricotte, uova bollite, salumi, pani lievitati,”culluri”, “cuzzole”. E’ Pasqua.
    Ancora oggi, come un tempo, il periodo pasquale si inaugura con la preparazione delle “cuzzole”, pani votivi che gli antichi greci chiamavano “coulloura” preparati e offerti con riti pagani per ottenere favori e benevolenze. Il cristianesimo ha introdotto nei rituali cattolici questi riti legandoli al culto della fine della Quaresima che precede la festività della Pasqua, stravolgendo antiche usanze ed imponendo i riti come periodo di astinenza e penitenza. Pasqua rimane comunque il giorno in cui si ritorna a mangiare ogni ben di dio che la cucina tradizionale offre. E a tavola non può certo mancare il pane fatto con uova e farina, simbolo stesso della Pasqua. Il rito del pane con le uova e delle pizze rustiche o ripiene di verdure da generazioni accompagna le donne, le massaie, durante la settimana pasquale, richiamando non solo l’antica ritualità della Resurrezione, ma anche la cerimonia della sua preparazione. Le donne risultano essere le vere protagoniste perché solo loro possono attribuire il giusto valore simbolico a questa grande festa della Resurrezione e del cibo preparando questo pane profumatissimo, ricco di gusto e di valore simbolico.
    La ricerca degli ingredienti, la lavorazione dell’impasto, la fase della lievitazione, la preparazione del forno a legna e la dosatura del calore sono momenti e emozioni che riaffermano tutto il carattere femminile del focolare domestico e riavvicinano la famiglia ad uno stile di vita che si va perdendo. Nelle cucine, con il fuoco che crepita nel camino e l’antico forno riacceso forse solo una volta l’ anno, dove tutte le donne, piccole, grandi e piccine, si dedicano alla preparazione delle ricette pasquali che ogni paese tiene superbamente nascosta. Il pane pasquale, chiamato “cuzzola”, “picciddato”,”culluro” e tanti altri nomi locali lo si riconosce anche ad occhi chiusi per la fragranza degli ingredienti e per gli aromi che si sprigionano durante e dopo la cottura. E quando si aprono gli occhi, conquista anche per la bellezza con cui si presenta, ammaliando sia per il sapore che per le forma ed i colori. Ricco di uova nostrane, il pane si presenta con uno sgargiante giallo oro e nei giorni pasquali fa bella mostra su tutte le tavole e in tutte le case.
    In alcuni paesi, il Sabato Santo, è rimasta viva l’antica usanza di portare in chiesa questo speciale pane avvolto in grosse ceste, preparato in varie forme. Quando suonano le campane per annunziare la Resurrezione, le donne come se sfilassero su di una passerella di gran moda, si recano in chiesa per la benedizione delle “cuzzole”, sistemate per il trasporto in cesti stracolmi dai quali però affiorano rilasciando una scia di inebriante fragranza per tutto il paese. E solo dopo essere state benedette si scambiano i prodotti, come bene augurale, tra famiglie e amici. Ai bambini donano la bambola o la borsetta, variante della “cuzzola” a forma di treccia, adornato dell’uovo, simbolo della vita. Pasqua non è solo il giorno che invita tutti alla pace, alla serenità e alla contentezza, è anche il giorno che invita tutti alla tavola per gustare il ricco pranzo, dall’agnello alla “cuzzola” con la soppressata. Non per niente si dice nel linguaggio antico e popolare ad una persona felice “Ie’ cuntentu coma‘na Pasca”, e’ contento come la Pasqua!
    Federico Valicenti





    ......la colomba pasquale....



    Questo delizioso dolce di pasta lievitata chiude tradizionalmente il pranzo pasquale insieme alle uova di cioccolato, perché fin dai tempi più remoti, sia all’uovo che alla colomba era attribuito un forte valore simbolico di pace, rinascita e amore.
    Secondo la Bibbia fu proprio una colomba, con un ramoscello d’ulivo nel becco, a tornare da Noè dopo il diluvio universale per testimoniare l’avvenuta riconciliazione fra Dio e il suo popolo.
    La colomba, intesa come dolce, sembrerebbe abbia profonde radici nell’epoca medioevale, quando Re Alboino calò in Italia con le sue orde barbariche ed assalì Pavia. Si narra che dopo un assedio di tre anni, arso da un forte desiderio di vendetta, finalmente Alboino riuscì ad entrare in città, alla vigilia della Pasqua del 572 (?).
    Il sovrano, prima di dare alle fiamme la citta e passare gli abitanti di spada, ricevette in segno di sottomissione vari regali fra i quali anche dodici meravigliose fanciulle che avrebbero dovuto deliziare le sue notti. Mentre stava decidendo sul destino di Pavia, davanti al suo trono, ubicato nel sagrato della basilica, si presentò a parlare un vecchio artigiano con dei pani dolci a forma di colomba: "Sire, io ti porgo queste colombe quale tributo di pace nel giorno di Pasqua”. All'assaggio i pani risultarono così buoni da spingere il sovrano ad una promessa: "In onore di queste colombe, rispetterò la città e i suoi abitanti". Quei doni presentati ad Alboino nascondevano però un sottile inganno. Infatti, quando il re prese ad interrogare le fanciulle che gli erano state regalate, domandando a ciascuna il proprio nome, scoprì che rispondevano tutte a quello di “Colomba”. Alboino comprese l’arguto raggiro che gli era stato giocato, ma rispettò lo stesso la promessa di salvare sia le "Colombe" che Pavia.
    La creazione della colomba pasquale è legata però anche ad un’altra leggenda, fatta risalire al tempo della battaglia di Legnano (1176), vinta della Lega dei Comuni lombardi contro Federico Barbarossa.
    L’idea del dolce sarebbe nata ad un condottiero del Carroccio, che avrebbe fatto confezionare dei pani a forma di colomba in omaggio ai tre voltili bianchi, simbolo di protezione suprema, che durante la battaglia si erano posati sopra alle insegne lombarde.
    I primi ingredienti di questo dolce pasquale erano molto semplici: uova, farina e lievito.
    La colomba diventò il dolce simbolo della Pasqua italiana nei primi decenni del Novecento, quando l'azienda Motta desice di lanciare sul mercato un dolce simile al panettone d'uvetta e canditi, dalla forma di una colomba ricoperta con una glassa a base di zucchero, pasta di mandorle ed amaretto.
    La grande popolarità arrivò nel 1930, quando l'azienda milanese commissionò a Cassandre, artista specializzato in manifesti pubblicitari, un disegno sulla colomba che riportava lo slogan: "colomba pasquale Motta, il dolce che sa di primavera". Da allora sono fiorite moltissime varianti di questo dolce, arricchite di creme e farciture varie, o impoverite di mandorle e canditi.
    (Taccuini storici)





    .........riti pasquali.....



    L’agnello “sacrificale” è, da tempo immemorabile, la cifra distintiva delle tavole pasquali. Dalle Alpi alle Madonie, viene preparato in tutte le salse, arrostito, “brodettato”, stufato, in fricassea, “a scotta dito”. In Sardegna ha il profumo caratteristico del mirto, mentre in Sicilia sa di rosmarino o di menta. Una vera chicca per golosi impenitenti è l’agnello pasquale che, da fine ‘800, confezionano le suore del convento di Maria, a Favara, in provincia di Agrigento: un tenero involucro di marzapane ripieno di una profumatissima farcia di pistacchi. Un vero inno alla Santa Pasqua e ai sapori di Sicilia. Mentre, in Puglia, ancora oggi, la signora Grazia Ronzini prepara l’agnellino pasquale secondo un’antica ricetta leccese che prevede, oltre al canonico involucro di pasta di mandorle (rigorosamente fatto in casa), un ripieno, goduriosissimo, di pan di spagna, perata o cotognata e una crema di uova e liquore, detta ‘faldacchiera’. Per dar forma alla golosa scultura viene utilizzata una sagoma di gesso. In questo caso, il crinale tra arte e cucina si fa veramente esiguo…
    Mentre, la Pasqua greca non è concepibile senza il mitico “arnì sto souvla”, agnello intero arrostito allo spiedo, la cui cottura, lentissima, accompagnata da canti e danze tradizionali, occupa tutto il giorno di resurrezione. “Christos anésti”, “Cristo è risorto” inneggia il popolo greco, infilzando fragranti bocconi di tenerissimo “agnus dei” cotto a puntino. E’ così che il dramma divino diviene teatro profano, pittoresco boccascena carnascialesco. Le sacre are trasformate, secondo i dettami di una laica, godereccia liturgia, in banchetti dionisiaci dominati più dal pathos che dalla pietas mistica. Il cibo diviene così indispensabile mezzo per conquistare il paradiso.
    Nei rituali pasquali, in modo particolare, l’alimentazione si viene ad intrecciare continuamente con la mitologia, pagana, cristiana o ebraica che sia. Lo stesso sacrificio dell’agnello attraversa, trasversalmente, tutte le culture mediterranee. Da quella mesopotamica alla greca, dalla cristiana alla giudaica e fenicia, il sangue dell’animale sacrificato ha, insieme, un valore purificatorio e propiziatorio. “Ecco l’agnello di Dio – esclama Giovanni il Battista – ecco colui che lava i peccati del mondo”, riferendosi al Gesù “sotiros”, al Gesù salvatore dell’umanità. Tra gli animali domestici, l’agnello era quello che maggiormente rispondeva ai canoni sacrificali, così mansueto e senza difese, senza artigli e senza corni, era ritenuto l’ideale per gli altari votivi.
    Il cibo pasquale, quale alimento devozionale per eccellenza, viene a gettare un ponte tra mito e rito, mettendo in luce l’ intreccio, fecondissimo, tra sacro e profano, tra cristiano e pagano, tra ebraismo e culti mediterranei.
    A ben riflettere, la festività pasquale ha tutte le caratteristiche delle mediterranee feste di primavera, plasmate, influenzate dal dramma di ‘morte-rinascita’ insito nelle leggi di Madre Natura. Pensiamo al mito, fortemente radicato nella cultura mediterranea, del Dio che muore e rinasce, come l’ anatolico Attis o il fenicio Adone: due divinità perite di morte violenta, dal cui sangue versato risorgerà la vita. L’analogia con il mitologema salvifico della Pasqua cristiana è quasi impressionante. Sarà proprio sul retaggio di questi antichissimi culti agrari che il popolo ebraico indirà la festa di Pesah, coincidente, come le Adonie (celebranti dal resurrezione del dio Adone), con il primo plenilunio successivo all’equinozio primaverile. Una festività che celebra, dunque, il passaggio dall’inverno alla primavera (la parola ‘pesah’ vuol dire “passare oltre”). Come tutti i riti di passaggio, anche la Pesah era caratterizzata da offerte e sacrifici al dio, tra cui l’immolazione degli agnelli appena nati. Un’usanza, questa, ripresa e cristianizzata nell’Antico Testamento. Il libro dell’Esodo fa chiaro riferimento al sacrificio di “un agnello maschio, nato nell’anno”, da immolare al quattordici del mese di nisan, ossia dopo l’equinozio di primavera, tra marzo e aprile. “In questa notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco: la mangeranno con azzimi ed erbe amare” scandisce il Signore a Mosé e ad Aronne. Da allora, saranno questi i cibi rituali della cena pasquale ebraica o ‘haggadah’. Il sangue dell’agnello sacrificato, contrassegnando le abitazioni degli ebrei, segnerà la salvezza del popolo d’Israele in terra d’Egitto. A proposito dell’ ‘agnus dei’, il Signore si raccomanda di non spezzarne alcun osso, ma di arrostirlo intero “con la testa, le gambe, le viscere”. Mai la parola di Dio sarà più esplicita di così in campo culinario.
    Per quanto riguarda la tradizione del pane azzimo, va fatta risalire anch’essa ad antichi culti agrari pre-cristiani. In particolare, questa va ricollegata ad una festa della mietitura in voga nella terra di Canaan, durante la quale era uso nutrirsi di pane del nuovo raccolto non fermentato. Mentre, secondo la versione cristianizzata, durante la fuga dall’Egitto, gli ebrei non avrebbero avuto il tempo di far lievitare il pane. Le erbe amare, invece, verrebbero ad interpretare le sofferenze patite dal popolo ebraico durante la schiavitù in Egitto. Va, comunque, ricordato come la raccolta delle erbe rientri tra i principali e più caratteristici rituali di primavera del mondo mediterraneo. Ancora oggi, nelle zone interne della Campania, è d’uso introdurre il pranzo pasquale con una minestra di erbe campestri o selvatiche. Inoltre, dalle tavole contadine è, ancora oggi, immancabile l’antipasto di uova sode. Il rituale del banchetto di Pasqua si stempera così in una quotidianità fatta, insospettabilmente, di miti e di riti antichissimi che si perdono nella notte dei tempi. Naturalmente, tra sacro e profano, tra cristiano e pagano.
    - Ivana Tanga -



    Se per una volta
    cancellassimo l’odio
    se abbracciassimo con l’anima
    ogni colore e religione
    se alzassimo bandiera bianca
    davanti ad ogni provocazione
    se guardassimo oltre al buio
    dell’egoismo,
    potremmo vivere appieno
    il vero senso della pasqua,
    che è fatto di pace e serenità.
    [Silvana Stremiz]





    .
     
    Top
    .
  13. gheagabry
     
    .

    User deleted


    RIFLESSIONI


    ... BUONA PASQUA …
    …Il paese si svegliò al suono delle campane; quel campanile che con i suoi rintocchi segnava il tempo, scandendone il fluire al ritmo di quarti d’ora, di mezz’ore … di ore. C’era sulla sedia nella mia stanza la camicia nuova e tutto l’abbigliamento acquistato nuovo per l’occasione. Le scarpe anch’esse nuove con la suola lucida e pericolosa per camminare sulle antiche pietre, levigate dal tempo e dalle piogge, del corso di quel paesino. Il suono sordo sulla porta della casa, mia nonna, apre la porta e trova il fiasco con il latte portato dal contadino. “Sveglia, è Pasqua … ho messo il latte sul fuoco”. Mi alzai velocemente dal letto; un altissimo giaciglio con il materasso in lana e i cuscini soffici, e andai in cucina. Io abitante della grande metropoli, non conoscevo come usuale quel latte che arrivando alla bollitura, faceva quella cremina densa con le impurità della mungitura bene in vista. Il sapore di quel latte e gli occhioni di mia nonna che mi guardavano sono fotogrammi che non potrò mai dimenticare. Poi la “vestizione”… tutti indumenti nuovissimi, mai messi … la porta si apriva ed ero pronto per quel giorno lunghissimo, quella giornata di festa … una Pasqua da trascorrere con tutta la famiglia e ridere fino a tarda sera … ricordi, immagini impresse nella mente … Buona Pasqua a tutti … con l’augurio di poter trascorrere una giornata serena con le persone a voi care … Buon giorno amici miei … Buona lettura ... .
    (Claudio)



    Ricordi di una Pasqua antica
    Come era diversa la Pasqua della mia infanzia rispetto a quella vissuta dai bambini dell'epoca odierna!
    I preparativi alla festa infondevano emozioni tanto semplici quanto grandi :
    emozioni legate al clima, per quell'esplosione di profumi e di colori, dove il bruno colore della terra lasciava, quasi all'improvviso, il posto al fresco verde dei prati, tempestati di bianche margherite e di profumatissime viole che tanto ci piaceva andare a cogliere sulle rive dei fossi.
    Emozioni legate ai simboli che a scuola ci insegnavano essere simboli pasquali, rami di pesco in fiore, uova con il guscio che schiudendosi lasciava uscire un tenero giallo pulcino, coniglietti bianchi... ed ecco che si passavano giorni a decorare uova e fare disegni, a cogliere fiori... ricordo che avrei voluto prendere qualche ramo di pesco in fiore ma il nonno non voleva e spiegava che quel ramoscello carico di fiori rosa che oggi avrei voluto mettere in casa, avrebbe invece dato ben presto buoni frutti se lasciato sulla pianta ... Ricordo anche che avrei voluto riempire cestini con uova sode decorate ma la nonna diceva che non si poteva consumare quel ben di Dio, così quando usava le uova in cucina le svuotava facendo delicatamente due piccoli fori alle estremità per lasciare il guscio quasi intatto, così potevo usare quelli per i miei lavoretti.
    Che bello quando a casa arrivava un parente che, del tutto inaspettatamente, si ricordava che in quella casa c'era una bimba e così portava un ovetto di cioccolato, magari piccolo, ma con bellissime carte luccicanti e... chissà che sorpresa avrei trovato! le mettevo in fila sopra al mobile, in attesa di poterle aprire, mai prima di Pasqua eh!
    Un'altra emozione era nell'aria... Il vestito della festa... solitamente mi facevano un abito nuovo, primaverile, accompagnato anche da un paio di scarpe, magari di vernice... belle, arricchite da cinturini o nastri, non proprio con quel tacchetto che tanto mi sarebbe piaciuto ma comunque belle.
    Ogni tanto salivo in camera ed indossavo abito, scarpe, calzettoni bianchi di cotone traforato, cerchietto sui capelli ornato da una coroncina a fiori e passavo ore a guardarmi allo specchio, quello della toeletta della camera della nonna perché era basso e mi vedevo bene, mi giravo e rigiravo, facevo volteggiare la leggera gonna ed attendevo con ansia la mattina di Pasqua in cui avrei potuto, così vestita, uscire ed andare alla chiesa, e così mostrare alle amichette queste cose che a me sembravano bellissime!
    La mattina di Pasqua poi veniva e finalmente ci si vestiva, si usciva con la mamma, ed al ritorno si pranzava con i nonni, gli zii ed i cuginetti e... finalmente ... si poteva anche aprire l'uovo di Pasqua! la sorpresa piaceva sempre, anche se era piccola, magari non adatta a te oppure insignificante ma comunque piaceva.
    Mi divertivo, ero serena, contenta... anche se, purtroppo, un piccolo dispiacere me lo avevano dato: ... prima di sedere a tavola... mi avevano fatto cambiare e togliere... "il vestito della festa " !

    Carla Maselli




    .



    La Pasqua a tavola
    Se la Quaresima è stata un periodo di sacrifici alimentari, è normale che la maggior parte dei piatti tipicamente pasquali sia rappresentata da dolci. Ognuno con le sue caratteristiche legate alla tradizione locale. In tutta Italia sono ormai diffusi dolci di fattura industriale come la colomba e il dolce a forma di agnello, ma la Penisola vanta una straordinaria varietà di dolci di Pasqua. Come per le celebrazioni più spettacolari, anche per i dolci che festeggiano la Pasqua sulla tavola, il Sud vanta maggiore ricchezza, ma anche nelle regioni settentrionali esistono piatti tipici legati alla Settimana Santa. Sono due i dolci più noti a livello nazionale che nascono dalla tradizione pasquale e sono tipici di due regioni dove – come abbiamo visto – le feste sono davvero ricche e sentite, la Campania e la Sicilia. Il primo è infatti la pastiera napoletana. Si pensa che la sua origine sia addirittura più antica di quella della Pasqua stessa, e che la pastiera fosse preparata in occasione di alcuni riti pagani legati all’arrivo della primavera (ancora una volta il “passaggio”) e sia passata poi nella cultura cristiana a glorificare sulla tavola la festività pasquale. I suoi ingredienti principali sono la ricotta, le uova, le spezie (soprattutto la cannella), i canditi e il grano bollito, ma il suo nome ricorda che un tempo al posto del grano veniva utilizzata (e in alcune zone ancora oggi si usa) la pasta cotta. Chi contende alla pastiera la palma del più famoso dolce di origine pasquale è la cassata siciliana. Oggi viene prodotta ed è godibile per tutto l’anno, ma un tempo mangiarla rappresentava un vero e proprio rito, con il quale si superava il periodo quaresimale, fatto di dura astinenza e digiuno. Il dolce, diffuso in tutta la regione, è originario di Palermo e in qualche modo condivide con il capoluogo siculo alcune caratteristiche ed eredità culturali: il termine cassata deriva infatti dall’arabo “quas’at”, dal nome della grande ciotola dove veniva preparata, e riporta al periodo della dominazione saracena. Le decorazioni del dolce sono tipicamente barocche, come molte delle straordinarie bellezze architettoniche palermitane, mentre tra gli ingredienti non mancano i prodotti tipici della regione, tra i quali l’arancia candita, la ricotta e la pasta di mandorle. Meno noti nel resto del Paese ma sicuramente conosciuti e apprezzati nelle loro regioni sono altri dolci tipicamente pasquali. Sempre restando in Sicilia, ora che la cassata non viene più preparata soltanto per la Pasqua, il dolce che si lega maggiormente a questa festività è la coddura (o cuddhura), una grande torta tonda che prevede al suo interno la presenza di uova con il guscio (sempre in numero dispari). È tradizione che siano le giovani donne a prepararla e a donarla, il giorno di Pasqua, ai propri fidanzati. Ritornando sulla Penisola, un altro dolce di antica tradizione lo si trova in Calabria: sono le nepicelle, la ricetta delle quali è di origine araba, come dimostrano anche gli ingredienti: fichi, spezie, noci, mandorle, cioccolato e scorza di agrumi. E il tour gastronomico lungo le dolci ricette pasquali potrebbe proseguire a lungo, passando dalle scarcelle pugliesi alla pizza dolce e alla pigna dolce laziali, alla casadina sarda, alla schiacciata toscana e arrivare all’estremo lembo nordorientale dell’Italia, nelle province di Gorizia e Trieste, dove la Pasqua viene festeggiata anche preparando (e mangiando) la pinza, dolce semplice (a vedersi più che a prepararsi!) di antica origine contadina.





    .


    La Pasqua nel Mondo
    La Pasqua, in quanto massima festa cristiana, viene festeggiata in tutti i paesi dove questa religione è presente, oltre ad Israele, patria degli Ebrei. I simboli che ricorrono, come si può notare, sono comuni un po' a tutte le tradizioni locali.

    Paesi nordici
    I paesi nordici accolgono la Pasqua festeggiando anche l’arrivo della primavera. In Svezia e Finlandia, la domenica delle Palme si benedicono dei rami di pioppo bianco con le gemme. Di origine medievale è il rito che i bambini compiono la settimana prima della Pasqua: si vestono da streghe e distribuiscono le loro letterine in cambio di caramelle. Cibo caratteristico delle festività pasquali in Finlandia è il "Pasha" a base di formaggio e il "Mammi", un budino di segale. In Svezia si mangiano uova sode colorate. In Danimarca, le case vengono ornate con rami fioriti e uova dipinte, la domenica di Pasqua l’intera famiglia si riunisce per un buffet freddo e ai bambini viene regalato il coniglio di cioccolato.

    Europa cattolica e protestante
    Le campane delle chiese in Francia restano silenziose fino il venerdì Santo, in segno di dolore per Gesù Crocefisso. Ai bambini si racconta che queste volino via verso Roma, per poi tornare la domenica della Santa Pasqua. Quando risuonano dai campanili, i più piccoli cominciano la ricerca delle uova di cioccolato nascoste dai genitori prima dei festeggiamenti. I fuochi di Pasqua bruciati a mano con pezzi di legno o con una grande lente sono un’usanza tedesca. In Germania, infatti, è accesa la fiamma del "fuoco sacro" come tradizione pasquale, mentre le ceneri sono disseminate negli orti dai contadini, sono l’augurio propiziatorio per il raccolto. Dolci e pietanze tipiche della festa sono l’agnello e l’uovo di cioccolato, donato ai bambini da un coniglietto chiamato "Osterhase". In Inghilterra, durante le festività pasquali, vengono rivolte particolari attenzioni a persone bisognose: ai poveri vengono donate delle offerte e gli anziani vengono aiutati nel lavaggio dei piedi. Il dolce tipico è rappresentato dagli "hot cross buns", piccole brioches fatte con uvetta e cannella e decorate con una croce fatta di glassa, per ricordare la passione di Cristo.

    Europa ortodossa
    La Pasqua, in Russia, si celebra con una processione attorno alla cattedrale della città di Sargorsk, dove risiede il Pope di tutta la Russia. La domenica, tutta la famiglia si riunisce e organizzano un picnic sulla tomba di un parente morto e la sera si prepara un banchetto con diversi tipi di carni, pesce e funghi. La Grecia festeggia la Pasqua con riti greco-ortodossi: ogni fedele accende in chiesa una candela, che porterà con se a casa. In occasione della Pasqua, è tradizione mangiare dolcetti, pane pasquale, uova colorate e la "Marghiritsa", una zuppa tipica pasquale fatta con l’agnello.

    Pasqua in Terra Santa
    In Israele, si festeggiano due eventi: la Pasqua cristiana e la festa ebraica del "Passah". Durante la settimana santa, si svolgono processioni e si ripercorrono le tappe della Vita Crucis. La festa ebraica del "Passth" ha inizio il giovedì prima di Pasqua e ricorda l’esodo degli ebrei in Egitto e ha la durata di sette giorni.



     
    Top
    .
  14. gheagabry
     
    .

    User deleted


    LA PASQUETTA

    Lunedì dell'Angelo o Pasquetta
    Sono lontane le origini di quella che oggi chiamiamo popolarmente Pasquetta. Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, madre di Giacomo e Giuseppe, e Salomé andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Qui trovarono il grande masso che chiudeva l'accesso alla tomba spostato; le due donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto" (Mt 28,5-6). E aggiunse: "Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli", ed esse si precipitarono a raccontare l'accaduto agli altri. Per motivi incomprensibili la tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo. Forse perché i Vangeli indicano "il giorno dopo la Pasqua", ma evidentemente quella a cui si allude è la Pasqua ebraica, che cadeva di sabato; di fatto l'angelo apparve alle donne proprio la mattina di Pasqua. La Pasquetta fu introdotta dallo Stato italiano nel dopoguerra, creato per allungare la festa della Pasqua, così come è avvenuto per il 26 dicembre, indomani di Natale o il Lunedì di Pentecoste. Il lunedì dell'Angelo, in Italia, è un giorno di festa che generalmente si trascorre con una tradizionale gita al mare, una scampagnata, un picnic sull'erba, un'attività all'aperto o un lungo pranzo al ristorante. Questa tradizione si interpreta ricordando i discepoli diretti ad Emmaus. Lo stesso giorno della Resurrezione, Gesù apparve a due discepoli in cammino verso Emmaus a pochi chilometri da Gerusalemme. Dunque, per ricordare quel viaggio dei due discepoli, si trascorrerebbe il giorno di Pasquetta facendo una passeggiata o una scampagnata "fuori le mura" o "fuori porta". Dal Vangelo ad oggi, per i cattolici e per chi non crede, la Pasquetta resta un rito irrinunciabile, un giorno di festa e di spensieratezza da trascorrere in compagnia, immancabilmente su una tavola imbandita.








    .


    Camminare nel verde, godersi il silenzio, i profumi dei prati e dei boschi, gli scorci del paesaggio e, alla fine, gustare un eccellente picnic, distesi nell’erba.........


    IL PIC NIC




    La storia del Picnic come rito sociale comincia in Francia alla fine del 1600, prima se ne hanno notizie nel Medioevo, ma più che altro come necessità di fermarsi durante escursioni, viaggi a cavallo o durante la caccia. Il termine deriva dall’unione di due parole pique, che significa prendere, afferrare, e nique che sta per cosa piccola, l’idea era quello dello spuntino all’aperto. I borghesi dell’epoca, ma anche i nobili, amavano queste fughe dai pranzi formali, per concedersi dei momenti di relax nei boschi, sulle rive dei fiumi o dei laghi. Tra i reali di Francia diventò presto una moda, organizzavano gite con carrozze e servitù al seguito, per imbandire dei veri e propri banchetti che rappresentavano comunque un’alternativa all’etichetta del palazzo. Anche la regina Maria Antonietta, donna tra le più carismatiche della storia, amava riunirsi con i propri amici per pranzare e conversare nei prati intorno a Versailles e nei giardini della sua casa di campagna. Il picnic è diventato una moda evolvendosi nelle diverse epoche e assumendo diverse sfumature come specchio della società...Il picnic è stato anche il simbolo di una socialità nuova e da vivere alla luce del Sole, ritratta in famosi dipinti come il Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet (1863) conservato oggi al Museo d’Orsay a Parigi o i precedenti Un Déjeuner de chasse di François de Troy (1737) che ritrae proprio i reali francesi o Le déjeuner de chasse di François Lemoyne (1723) che documenta un momento di convivialità tra nobili durante la pausa da una battuta di caccia. Il fatto che il picnic sia diventato il soggetto di numerose opere d’arte fino ad oggi con le opere recenti di Botero, è anche la conferma del significato simbolico e sociologico che ha acquisito nel tempo come rituale.
    Documentato allo stesso modo anche nei romanzi, dalla letteratura romantica a quella vittoriana, da Jane Austen a Charles Dickens, i quadretti con le tovaglie a quadretti non mancano quasi mai.

    Col termine francese “piquenique” si definisce il pasto consumato all’aperto durante una passeggiata, al quale ogni convitato contribuisce mettendo a disposizione cibi e bevande.
    Fra il vero picnic e il mangiare a tavola all’aperto vi è una fondamentale differenza: infatti la seconda ipotesi prima del ‘600 era una consuetudine, derivata dalla mancanza di una stanza destinata in modo univoco alla consumazione dei pasti, oltre che dal piacere di mangiare in un luogo fresco immerso nel verde.
    Il vero picnic nacque come stile di pasto legato alla caccia, poiché durante la giornata di sport era comune, di tanto in tanto, offrirsi una pausa bevendo e consumando qualche rinfresco, spesso su una tovaglia direttamente appoggiata sul terreno.
    Tale costume permetteva un contatto diretto con la natura, consentendo anche a gentiluomini e gentildonne una maggiore libertà rispetto alla tavola, ove l’etichetta imponeva nel contegno rigide costrizioni formali.
    Nella pittura del ‘700 il riferimento al picnic compare spesso associato alle scene di caccia, come svago aristocratico.
    Nei secoli successivi questo rituale alimentare si diffuse, e anche la pittura impressionista lo immortalò. Il “déjeunerm sur l’herbe” ottocentesco venne rappresentato non in riferimento all’attività venatoria, ma quale sofisticato diversivo urbano, abitudine di gentiluomini, artisti e intellettuali desiderosi di evadere dal caotico ambiente cittadino.
    - taccuinistorici -





    I pic-nic erano un'usanza della nostra infanzia: d'estate, a Ferragosto, o anche a Pasquetta, non mancavamo mai di andare nei campi, vicino a qualche ruscello, a mangiare sui prati.



    Durante i primi anni dell’Ottocento a Londra era nata la Picnic Society, un movimento d’opinione che usava il picnic come simbolo di condivisione e fratellanza dal momento che tutti i membri erano invitati a portare del cibo da distribuire ai compagni. All’inizio del Novecento i reali d’Italia, con il principe Umberto di Savoia in calzoncini corti, usavano fare spesso picnic come viene raccontato nelle biografie ufficiali. Con la diffusione dei cortometraggi animati, i primi cartoons, il picnic è diventato immediatamente il set naturale di storie divertenti e guai di ogni genere, tra i primi un meraviglioso Topolino bucolico del 1930 con tanto di scoiattoli e coniglietti danzanti che oggi si può trovare, restaurato a colori su YouTube. Fino ad arrivare alla comparsa dell’orso Yogy di Hanna e Barbera, il più simpatico usurpatore di cestini di picnic della storia dei cartoni animati che ha debuttato nel 1958.
    Ben presto, negli anni ’50, l’abitudine si è estesa alla popolazione insieme alla cosiddetta gita fuori porta. Le vacanze brevi, gli svaghi in famiglia e con gli amici sono legati all’avvento della società dei consumi che scopre anche il loisir ossia lo svago in un tempo liberato dal lavoro. L’Italia del dopoguerra è quella del divertimento semplice, della Lambretta, dei “Poveri ma belli” di Dino Risi, dei racconti di Pier Paolo Pasolini nelle periferie romane. Le gite con le prime automobili acquistate a rate grazie al boom economico negli anni ’60...Una scena tipica era quella del picnic accanto alla propria auto sul ciglio della strada, o nelle piazzole delle prime autostrade. Con i papà e i cugini che cercavano di agganciare con l’autoradio il segnale per ascoltare le dirette delle partite di calcio della domenica, radiocronache come sottofondi indimenticabili.
    Il picnic negli anni ‘70 è stato anche una forma di protesta politica civile e pacifica per occupare uno spazio pubblico, nel 1989 il picnic Paneuropeo, organizzato al confine tra Austria e Ungheria, dove si estendeva la cortina di ferro che divideva l’Est dall’Ovest, viene ricordato come uno dei più importanti eventi che segnarono la fine della Repubblica Democratica Tedesca culminata con la caduta del muro di Berlino.
    Se negli anni ’80 e ‘90 nel Belpaese il picnic si è legato più che altro alla tradizione del lunedì di Pasquetta o del Primo Maggio, oggi torna in auge anche lontano da quegli appuntamenti fissi e assume una nuova importanza. I problemi ambientali che affliggono il pianeta e la recessione economica hanno fatto da volano per l’espansione di una nuova cultura del picnic, forse anche per un rinnovato bisogno di solidarietà, socializzazione, e prati verdi.





    .....a Pasquetta.....



    Detta Lunedì dell'Angelo, identifica invece una festività non di precetto per i cristiani, ma un giorno di riposo lavorativo introdotto nel dopoguerra dallo Stato italiano per allungare la festa di Pasqua.
    Secondo la tradizione, la giornata si dovrebbe trascorre in compagnia di parenti o amici, facendo una scampagnata con attività all'aperto e un picnic sull'erba.
    Per una interpretazione religiosa legata allo spirito pasquale, la giornata fuori porta nascerebbe anche per rievocare il viaggio dei due discepoli di Cristo diretti a Emmaus, a circa undici chilometri da Gerusalemme, durante il quale il messia risorto apparve loro.
    Differenti sono le tradizioni di festa sviluppatesi nelle diverse realtà regionali. Dalle sagre alle benedizioni di mezzi meccanici, dalle iniziative artistiche alle gare di mangiatori di cibo.
    Ispirate all'antica tradizione contadina sono le feste con le uova sode. Ad esempio a Fiorenzuola d'Arda (PC) viene fatto un gioco di abilità in cui i due contendenti devono tentare di rompere l'uovo dell'avversario colpendolo con la punta del proprio, che invece deve restare intatto. A Ferentillo (TR) lo stesso gioco si chiama “Lu ciuccittu”, e nasce dalla vecchia tradizione contadina della raccolta delle uova per preparare le tradizionali focacce di Pasqua.
    Per rendere speciale la scampagnata con la famiglia o in compagnia di amici, il segreto è il menu: colorato, gustoso, ricco e leggero, dove ingrediente essenziale sono le uova. Piatti freddi, frittatine, tortini, insalate, salumi e formaggi sono le vivande con cui riempire il cestino di vimini. Non devono mancare un buon vino e un dolce tradizionale.



    "Adoro i pic-nic, sono dei ricordi legati alla mia infanzia, quelli sul prato della nonna, sotto l’albero delle prugne, in compagnia di zii e cugini, e quelli con gli amichetti delle vacanze estive, che erano soprattutto delle merende; ricordo con tenerezza le camminate per raggiungere il prato, erano dei tragitti brevi, perché eravamo praticamente dietro casa, ma eravamo molto fieri di non essere accompagnati dagli adulti e di poter mangiare qualche “pasticcio” in più."
    - dal web -




    ......un racconto di Gianni Rodari........



    La famiglia Zerbini, dopo aver fatto picnic sui prati, si prepara a rientrare in città. Il signor Zerbini, che è amante della natura e dell'ordine, raccomanda agli altri Zerbini (la moglie e i figli) di non lasciare in giro cartacce: - Sistematele per benino.
    Non tutte in un mucchio.
    Guardate in quel cespuglio: non ci avete messo neanche un bicchiere di carta.
    Su su, che ogni albero abbia la sua parte.
    Non facciamo parzialità. I tovaglioli sporchi lì, sotto quella quercia.
    Le bottiglie vuote sotto quel castagno.
    Così: oh, che bello! Le bottiglie vuote sono tre: una di birra, una di aranciata e la terza di acqua minerale. Ai piedi del castagno fanno un delizioso gruppetto.
    I bambini vorrebbero farci un po' di tiro a segno con le pietre, ma purtroppo non c'è tempo: bisogna infilarsi nell'auto con la radio a tutto volume, salutare i boschi e i prati con un gaio strombettio e ripartire per la città.





    .
     
    Top
    .
  15. gheagabry
     
    .

    User deleted



    LA PASQUETTA A TAVOLA

    L’ingrediente fondamentale di questi giorni di festa (in quanto poi il rito del picnic, fortunatamente, ci vede spaparanzati al sole e circondati di formiche da aprile a settembre) è sicuramente l’uovo e tutte le preparazioni che lo vedono principe assoluto: nella simbologia religiosa simbolo della vita che le antiche tradizioni contadine avevano già imparato a celebrare grazie alle feste con le uova sode. Ad esempio a Fiorenzuola d’Arda (PC) viene fatto un gioco di abilità in cui i due contendenti devono tentare di rompere l’uovo dell’avversario colpendolo con la punta del proprio, che invece deve restare intatto. A Ferentillo (TR) lo stesso gioco si chiama “Lu ciuccittu”, e nasce dalla vecchia tradizione contadina della raccolta delle uova per preparare le tradizionali focacce di Pasqua. Anche l’utilizzo del grano, come nel dolce tipico di Napoli, ovvero la pastiera, è strettamente legato alla resurrezione della natura: il grano seminato in piccoli contenitori pieni di terreno, portato in chiesa nei giorni precedenti alla Pasqua è ormai germogliato. Il “lauriello” è una pratica di buon augurio per la raccolta delle messi di grano nel mese di giugno. Al di fuori della Chiesa, nei piccoli paesi della costiera, nell’aria si sparge un denso profumo di porri, biete che si mescola alla fragranza del pane appena sfornato, alle frittate con la toma e asparagi, ai calzoni al forno ripieni di carni, ricotte, uova bollite e salumi. I ricchi pani lievitati e le trecce saporitissime che poi finiscono nei cestini di vimini ricordano i pani votivi che gli antichi greci chiamavano “coulloura” preparati e offerti durante i riti pagani per ottenere favori e benevolenze. Venivano portati al templo e quindi facevano la loro seppur piccola gita fuori porta. Il rito del pane con le uova e delle pizze rustiche o ripiene di verdure che generazioni accompagna le donne, le massaie, durante la settimana pasquale, richiama non solo l’antica ritualità della Resurrezione, ma anche la cerimonia della sua preparazione. Le donne risultano essere le vere protagoniste perché solo loro possono attribuire il giusto valore simbolico a questa grande festa della Resurrezione visto la loro capacità di donare la vita. La ricerca degli ingredienti, la lavorazione dell’impasto, la fase della lievitazione, la preparazione del forno a legna e la dosatura del calore sono momenti e emozioni che riaffermano tutto il carattere femminile del focolare domestico e riavvicinano la famiglia ad uno stile di vita che si va perdendo. Nelle cucine il fuoco che crepita nel camino e con l’antico forno acceso tutte le donne, piccole, grandi e piccine, si dedicano alla preparazione delle ricette pasquali che ogni paese tiene superbamente nascoste.
    LA PASQUETTA A CASSANO DELLE MURGE
    A Cassano delle Murge, in provincia di Bari, splendore, silenzio della storia e tradizione, non hanno subito arresti di sorta. Basta venire a contatto con i primi cassanesi, sentirli parlare, penetrare nel loro intimo, ed ecco la Cassano di tanti secoli rianimarsi, il suo silenzio ridiventare voce vibrante. Infatti, il folklore, la fede cristiana e le varie tradizioni cassanesi di ieri e di oggi, sono rimaste quasi del tutto invariate...."Memorabili sono rimasti i Lunedì di Pasqua di tanti anni fa, allorquando si formava una vera e propria processione di genitori e figli di ogni ceto e di ogni età, amici e parenti, giovani e ragazzi pieni di entusiasmo che, a piedi, si recavano sul colle mariano per trascorrere una serena giornata di svago e di aria pulita. In tali giorni, la Murgia dei "Riformati" assumeva un caratteristico aspetto: "baracche" di baristi fatte alla buona con quattro assi di legno e coperte da teli per la raccolta delle olive; fornelli all'aperto con spiedi di involtini, salsicce e carne di agnello "avvolti" dal loro intenso fumo; venditori di vino, gassose, nocelle, castagne ed altra frutta secca; gruppetti di piccole famiglie con alcuni strumenti musicali seduti sull'erba della collina, attorno a tegami di pasta al forno, carne alla pizzaiola o cotolette, frutta, verdura e agli immancabili dolci tradizionali di Pasqua: i taralli ricoperti di giulebbe e le notissime simpatiche "scarcelle", fatte a mano (di qualsiasi tipo e forma; cuori, pecorelle, galli, cavalli, cestini di fiori, papere, etc. etc.) che, nonostante il cambiamento dei tempi, ritornano puntualmente e baldanzose nei superstiti vecchi forni a legna. È quasi una passerella sino al forno più vicino! Andata e ritorno, prima crude e poi cotte."
    LA PASQUETTA IN POLONIA
    Il Lunedì di Pasqua in Polonia è molto particolare. Non è un giorno di picnic, ma proprio al contrario, è il giorno che meglio non uscire di casa. Infatti questo giorno viene chiamato: “il lunedì bagnato”, perchè secondo la tradizione polacca gli uomini aspergano d’acqua le donne. I ragazzi, soprattutto in campagna, inseguono le ragazze cercando di far fare a loro delle vere e proprie docce. Le ragazze in questo giorno cercano di non uscire, comunque se qualcuno riesce a spruzzarla a casa, la ragazza lo deve invitare a mangiare qualcosa. Infatti secondo la tradizione deve essere bagnata, cosi significa che è voluta bene. Giornata bagnata ma molto divertente specialmente per più piccoli.





    .
     
    Top
    .
67 replies since 15/3/2011, 11:35   64119 views
  Share  
.