Quando e' l'ora di fare la nanna....

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    BPH014

    Quanto deve dormire un bambino?

    Il bisogno di sonno è diverso da bambino a bambino, perché è influenzato da tanti fattori: il temperamento, innanzitutto, poi l’età (più sono piccoli più hanno necessità di dormire), gli stimoli esterni ricevuti, l’atmosfera familiare (se c’è serenità in casa è più probabile che il piccolo dorma di più e si svegli di meno durante la notte).


    Alle mamme piace, però, avere almeno un’indicazione di massima relativa alle ore di sonno che un bimbo dovrebbe dormire in base alla sua età. La tabella che segue serve per farsi un’idea approssimativa di cosa può essere ragionevole aspettarsi dal proprio bambino. Va comunque sottolineato che il criterio a cui attenersi per stabilire che “qualcosa non va” in relazione al momento della nanna non è certo quello della durata, ma piuttosto della qualità del sonno.
    Per esempio, non c’è nulla di cui preoccuparsi se un neonato dorme in un giorno 14 ore anziché 18 o 20, ma il suo sonno è sereno, la sua crescita è regolare e nelle ore in cui sta sveglio non appare irritato, né piange di continuo.

    ORE DI SONNO DI UN BIMBO IN RAPPORTO ALL’ETÀ
    - Nella prima settimana di vita dovrebbe dormire tra le 16 e le 18 ore.
    - A tre mesi dovrebbe dormire in tutto 14-15 ore, di cui a meno 5 durante il giorno.
    - A sei mesi dovrebbe dormire almeno 14 ore, di cui almeno 4 di giorno.
    - A un anno dovrebbe dormire circa 2 ore e mezzo durante le ore diurne e circa 10 ore e mezzo di notte, per un totale di circa 13 ore nell’arco delle 24 ore.
    - A due anni dovrebbe dormire circa un’ora e mezzo di giorno e circa 11 ore e mezzo di notte, per un totale ancora di circa 13 ore, nell’arco delle 24 ore.
    - A tre anni dovrebbe fare almeno un riposino di un’oretta durante il giorno e dovrebbe dormire di notte circa 11 ore, per un totale di circa 12 ore di sonno nell’arco delle 24 ore.



     
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    Lettone sì o lettone no? Questo è il dilemma


    Bambini-letto-mamma-e-papa

    Prima della nascita del bambino eravate tra i convinti assertori del "Mai nel lettone!" ma al primo uè vi siete fatti intenerire? Oppure siete tra i (pochi) fortunati ad avere un pargolo contento di dormire nel suo lettino? O invece siete da sempre convinti dei benefici del co-sleeping? Per cercare di risolvere qualche dubbio, abbiamo rivolto la fatidica domanda a diversi esperti sul tema.
    dormire-nel-lettone-con-i-genitori
    di Antonella Galli
    Da piccoli, ci arrivano fra le braccia dei genitori. Crescendo, poi, vi si infilano da soli. A passi felpati, durante la notte, varcano la soglia della camera matrimoniale e, silenziosi, si infilano nel lettone, dove poi rimangono, felici e soddisfatti, fino al mattino seguente, rigirandosi in continuazione e in tutte le direzioni e conquistando buona parte dello spazio disponibile.
    genitori-letto-bambini_280x0
    A mamma e papà non resta che rincantucciarsi nei pochi centimetri di materasso che restano liberi, provando disperatamente a ripararsi dal freddo con un lembo di coperta. E mentre tentano inutilmente di riprendere sonno, nella loro mente si fa strada una sola domanda: “lettone sì o lettone no”?

    Starò sbagliando, starò concedendo a mio figlio un “vizio” che poi non riuscirò più a togliergli? Oppure sarà giusto così, perché tenerlo accanto a me durante la notte gli infonderà serenità e sicurezza, lo farà sentire più protetto? Dovrò portarlo a forza nel suo lettino e lasciarlo piangere all’infinito?

    bimbirischio04Oppure dovrò ascoltare il mio senso di colpa e, per farmi perdonare di essere tornata tardi anche questa sera dall’ufficio, lasciarlo dormire tranquillo al mio fianco? Avranno ragione i sostenitori del co-sleeping (letteralmente “dormire insieme”), secondo i quali i bimbi abituati a dormire in compagnia sono più socievoli e più aperti alle novità rispetto ai loro coetanei abituati a riposare da soli? Oppure i fautori del metodo Estevil, che provano a far capire ai piccoli quanto sia bello fare la nanna nel loro lettino attraverso la tecnica del “pianto controllato”?

    “Lettone sì o lettone no?” Per cercare di risolvere qualche dubbio, abbiamo rivolto la domanda che tormenta le notti di tanti genitori ad alcuni esperti. Ecco le loro risposte; che ci auguriamo possano conciliare il sonno a mamma e papà…


    Posso venire nel lettone?

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    Avete messo il bimbo a letto, e finalmente potete godervi un po’ di pace … stanchi della giornata vi accingete a mettervi al letto e a godere di un po’ di intimità di coppia e una vocina arriva sommessa … “Posso venire a letto con voi” … “Mammaaaa… papààààà non voglio stare da solo” …

    Credo che sia un problema comune a tutte le mamme e i papà di questa terra.

    dormire-lettoneNel corso dei secoli il cosidetto CO-SLEEPING , ovvero l’abitudine di dormire nel lettone con i genitori sta tornando di “moda”, ricerche recenti affermano infatti che il dormire con mamma e papà non ritarda lo sviluppo del bambino e non lo fa crescere nè pauroso nè viziato, come si credeva fino a poco tempo fa. Anzi, chi aveva questa abitudine da piccolo ha uno sviluppo normale e paure e certezze esattamente uguali a chi non ha mai dormito coi genitori.
    potrei essere in accordo con questa teoria ma fino a un certo punto.

    Purtroppo, mi rendo conto che viaviamo in una società altamente frenetica e incentrata sul lavoro e che il tempo “materiale” da passare con i nostri bambini è ridotto all’osso …

    Portarli nel lettone e dormire tutti insieme è un valido motivo per non far sentire troppo la nostra mancanza ai bambini e per poter aggiungere ore allo stare insieme !

    Ma attenzione a prolungare questa abitudine … sarà molto più difficile una volta data eliminarla, il bambino non arriverebbe a capire il perché di un cambio d’abitudine e ricordatevi che prima di essere genitori voi siete una coppia e questa deve essere mantenuta tale anche dopo l’arrivo di un bambino!

    SONNO-E-BAMBINI_v_gdvIl vostro bambino non smette mai di osservare ciò che avviene intorno a lui e sin da piccolo cerca di comprendere come funzionano le consuetudini di famiglia, e cerca di scoprire il legame affettivo che lega la sua mamma e il suo papà. Le sue domande sono normali “perché loro dormono insieme e io da solo” perché la loro porta è chiusa perché non mi vogliono? ..

    La sua non è paura di rimanere da solo è la scusa migliore per fare in modo che voi lo accettiate nel vostro letto , il suo è il semplice e normale desiderio di intrufolarsi nella vostra intimità esercitando un una vera e propria azione di potere.

    I maschi vogliono prendere il posto dei papà e le bimbe quello della mamma (“complesso di Edipo”).

    Non cedete par fargli capire che mamma e papà non gli appartengono e che l’ ”altro genitore” continuerà a occupare il suo posto. Spiegategli che il fatto di avere i vostri spazi è importante ed è un vostro diritto e che lui o lei non devono essere gelosi di questo.

    Il divieto deve essere chiaro: il vostro letto di notte è una frontiera che NON deve essere sorpassata , la domenica … una volta sveglio le coccole tutti insieme nel lettone sono d’obbligo!

    SONNO-E-BAMBINI_o_gdo

     
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    LA PAROLA AGLI ESPERTI
    Nanna, come far dormire il bambino


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    Abbiamo interpellato alcuni esperti del settore, ognuno con competenze e professionalità diverse. Le risposte, a volte discordanti fra loro, ci fanno capire che non esiste ‘IL’ metodo migliore in assoluto per la nanna e che è giusto che ogni famiglia adotti le tecniche che sente più congeniali per sé e per il proprio bambino.

    di Angela Bisceglia


    Si può insegnare ai bambini a fare la nanna? Ma soprattutto, è giusto pretendere che un bambino sin dai primi mesi ‘impari’ a fare la nanna? E qual è il metodo migliore per farlo addormentare (o riaddormentare) la sera o durante la notte?

    Abbiamo chiesto il parere di alcuni esperti del settore, ognuno con competenze e professionalità diverse, e le risposte, a volte discordanti fra loro, ci fanno capire che non esiste ‘IL’ metodo migliore in assoluto ed è giusto che ogni famiglia adotti le tecniche che sente più congeniali per sé e per il proprio bambino.

    Riccardo Davanzo,neonatologo presso l’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, sottolinea, in particolare, che i neonati, specie se sono allattati al seno, hanno esigenze e ritmi dettati dalle poppate, ma anche dal legittimo bisogno di ricevere rassicurazione e conforto dalla mamma: ecco perché possono svegliarsi anche numerose volte durante la notte ed è impossibile cercare di ‘educarli’ a fare la nanna.

    Molto meglio allora farli dormire accanto a sé e evitare di stressarli (e stressarsi) con l’imposizione di regole ferree.

    Sulla stessa lunghezza d'onda le pediatre Annamaria Moschetti e Maria Luisa Tortorella, responsabili del gruppo di studio disturbi del sonno dell’ACP (Associazione Culturale Pediatri) di Puglia e Basilicata, che hanno sottolineato tra l’altro che le esigenze di sonno possono variare anche di molto da bambino a bambino, ecco perché è impensabile dettare dei ritmi dall’alto e pretendere che i nostri figli li rispettino sin da piccoli.

    E poi ogni famiglia ha la sua organizzazione e le sue abitudini ed è giusto che individui una prassi che concili le necessità del piccolo con quelle di mamma e papà. Certo, un po’ per volta si potrà individuare una routine piacevole da mettere in atto prima di andare a letto: l’importante è che il bambino la accetti volentieri, altrimenti può generare solo ansia e rabbia.

    Un po' diversa la tesi di Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro del Sonno presso l’Istituto San Raffaele di Milano, che ritiene sia fondamentale impostare da subito delle regole: se è giusto individuare dei rituali positivi di accompagnamento alla nanna, è anche giusto che il bambino si abitui a dormire nel suo lettino. E se si risveglia, bisogna ridurre al minimo l’intervento consolatorio. Solo così potrà acquisire fiducia nella propria capacità di addormentarsi da solo. Leggi anche Lettone sì o no? Questo è il dilemma

     
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    6 TRUCCHI PER DORMIRE DI PIù CON UN BEBè


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    Gli studi di epidemiologia dicono che a 9 mesi l’84% dei bambini si sveglia almeno una volta per notte e che il massimo del numero di risvegli per ogni notte si ha a 2 anni. Il fatto è che la parola sonno ha per i bambini, in particolare neonati, un significato diverso che per gli adulti. Le 6-7 ore di sonno filato ( con 2-3 risvegli di cui neppure ci si accorge) dei bimbi più grandi e dei genitori sono sostituiti nei neonati da cicli di 3-4 ore spalmate su 24-25 ore ( ritmo circadiano). Poi i tempi di riposo s’addensano in fasi sempre più lunghe ( con due pisolini diurni ) finche a 5 anni lo schema viene ad assomigliare a quello adulto.

    Quando il bimbo viene al mondo il suo cervello non collega, perciò, sonno e notte, perché non si è ancora completamente sviluppata la ghiandola pienale, quella che permette di sincronizzare il desiderio di riposo sul buio. Ma se i bambini piccoli si svegliano spesso, si riaddormentano anche in fretta.

    Perciò il trucco 1 è non precipitarsi a vedere che cosa succede appena lo si sente muovere nella culla. Un piccolo lamento o un movimento non sono un vero risveglio e accorre immediatamente da lui per “farlo riaddormentare” si rischia di svegliare davvero il piccolo (che magari sta sognando ) e portarlo al pianto. Si rischia così che il bambino si abitui ad aver bisogno della mamma per tornare a dormire !

    Tra il mese e mezzo e i tre mesi il bambino acquisisce progressivamente il ritmo giusto, ma è utile adottare, fin da subito, gli accorgimenti che possono aiutarlo a distinguere il giorno dalla notte.

    Trucco 2 Separare nettamente le attività diurne da quelle serali: distinguere i luoghi della nanna, lasciandolo ad esempio di giorno nella carrozzina e di notte in culla, differenziare la luminosità dei tempi di riposo, vale a dire penombra per i pisolini notturni, buio assoluto per la notte. Anche la poppata notturna dovrebbe caratterizzarsi per luminosità e sonorità attenuate: luce suffusa e luminosità attenuate.

    «Il riposo del neonato dipende dall’avere o meno la pancia piena», chiarisce Italo Farnetani, pediatra, professore a contratto dell’università di Milano Bicocca. «Soprattutto se il bimbo è allattato al seno la poppata, ricca di zuccheri, ma giustamente povera di proteine, regala un beato benessere che induce un sonno breve, ma superficiale. nei primi mesi significa allattare anche ogni due ore, assecondando la richiesta del neonato. Evitare però che la richiesta diventi una pretesa continua.

    Trucco 3 Tra un pasto e l’altro non devono passare mai meno di due ore. Questo per rispettare i ritmi della digestione e per permettere lo svuotamento gastrico. Ma anche per rispettare i tempi della mamma, che altrimenti rischia di vivere la poppata con angoscia. Se più avanti, si desidera facilitare una pausa notturna più lunga conviene posticipare l’ultima poppata a mezzanotte. Se poi, prima di coricare il bimbo lo si tiene in braccio per 10-15 minuti, affinché faccia il ruttino, la digestione sarà facilitata. E lui dormirà meglio.

    Capita però che il bambino si faccia sentire “solo“ perchè vuole le coccole. Già il neonato mette in atto strategie istintive per tenersi la mamma vicina, sono strategie di “richiamo” (piangere, tendere le braccia per essere presi in braccio, aggrapparsi). La fase della rassicurazione fisica, per cui il bimbo dorme solo in braccio o toccando i capelli e i lobi delle orecchie della mamma sono normali nel neonato e fino al primo anno di vita del bambino.

    Trucco 4 Durante il giorno non importa se i suoi stessi movimenti lo svegliano quando il sonno è leggero, ma di sera può essere conveniente avvolgerlo bene, in modo che si senta confortato da questo contenimento e non si svegli nei periodi di sonno leggero, che si alternano a quello di sonno profondo. Un altro accorgimento utile è coricarlo, finché è piccino, nella culla o nella carrozzina, insomma in uno spazio più raccolto di quello del lettino.

    «Talvolta il neonato che si sveglia piangendo può soffrire di reflusso, che si accentua proprio nelle ore notturne. In questo caso il bimbo si sveglia piangendo muove la bocca come se stesse ruminando e si calma non appena succhia un po’ di latte, perché tampona l’acidità anche se poi il problema si ripresenta accentuato«, spiega Luana Nosetti, pediatra, responsabile del Centro dei disturbi del Sonno della pediatria presso l’Università dell’Insubria a Varese.

    Trucco 5 il reflusso gastroesofageo tende a risolversi da solo con l’età (nel 60% dei casi entro i 18 mesi) e la maturazione del cardias, la valvola che si trova nella parte superiore dello stomaco e che ha la funzione di impedire la risalita del cibo. Nel frattempo si può tenere semisdraiato il bambino dopo la poppata, in modo che per forza di gravità il contenuto dello stomaco possa restare nella sua sede naturale anche senza il tappo costituito dal cardias.

    «A partire dai nove mesi i risvegli sono la norma, legati a cambiamenti ambientali e di alimentazione. Lo stabilizzarsi dello svezzamento, l’eruzione dei primi dentini e il fatto che il bambino inizi a gattonare e ad esplorare il mondo aumentano lo stato di eccitazione. In questa fase, il comportamento del genitore è fondamentale. Da fisiologici, infatti, i risvegli possono diventare cronici», spiega Maria Pia Villa, direttore del Centro del Sonno dell’ospedale Sant’Andrea di Roma

    Trucco 6 Evitare di stringerlo a sè o di calmarlo tenendogli la mano. Amando le coccole il bimbo è spinto a chiederne sempre di più e a non riuscire più a riaddormentarsi. A poco a poco, invece, di raggiungere il piccolo per tranquillizzarlo, cominciare a parlargli a distanza. Senza sensi di colpa, ad esempio per essere tornate a lavorare, mostrarsi serene. Quello è ciò che lo aiuterà di più a distendersi e a diradare i risvegli notturni.

    Luisa Brambilla

     
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33 replies since 13/3/2011, 14:17   5861 views
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