Nel pancione della mamma.

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  1. lussy601
     
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    Parto oltre il termine: se la nascita si fa attendere



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    Niente paura: è un’eventualità che si può superare serenamente e che, in genere, non comporta rischi per la mamma e il bebè.


    A circa il 30% delle donne in procinto del parto capita di “andare oltre il termine”, ovvero di arrivare al compimento della 40ª settimana e di non avere alcun segnale di avvio del travaglio: sono le future mamme che partoriranno tra la fine della 40ª settimana e l’inizio della 42ª, senza che questo comporti complicazioni di alcun tipo. Il consiglio è di armarsi di un po’ di pazienza.

    Perché i tempi si allungano


    Ecco i motivi per cui il bambino nasce in ritardo rispetto alla data presunta del parto:

    Familiarità


    Chi ha la mamma, la nonna o una sorella che hanno partorito oltre termine ha maggiori probabilità di vivere la stessa esperienza. È dimostrato, infatti, che la familiarità ha un preciso ruolo nella durata della gravidanza.

    Cicli lunghi


    Le donne che hanno cicli mestruali più lunghi rispetto ai 28 giorni di media partoriscono di solito più tardi rispetto a chi invece ha flussi ravvicinati, cioè ogni 25-27 giorni. Anche le donne con mestruazioni irregolari, statisticamente hanno più probabilità di partorire oltre la data stabilita.

    Gli errori di calcolo

    La data del parto si calcola ipotizzando che il concepimento avvenga 14 giorni dopo l’inizio dell’ultima mestruazione. Si tratta quindi di un calcolo molto teorico, perché anche nelle donne con mestruazioni regolari può accadere che l’ovulazione si verifichi più avanti rispetto alla metà esatta del ciclo.

    La pillola


    È stato osservato che le donne che iniziano la gravidanza nei primi tre mesi successivi alla sospensione della pillola contraccettiva tendono a partorire oltre termine. Lo stesso accade quando il concepimento avviene durante l’allattamento. Nell’uno e nell’altro caso gli ormoni subiscono variazioni che rischiano di posticipare l’ovulazione.

    I farmaci “ritardanti”


    Tutti i FANS, cioè i cosiddetti “farmaci antinfiammatori non steroidei”, di cui il capostipite è l’aspirina, possono ritardare la data del parto: essi attenuano il dolore e l’infiammazione, bloccando la produzione delle prostaglandine, ovvero sostanze che l’organismo libera per favorire la comparsa delle contrazioni dell’utero e, quindi, per dare inizio alle manifestazioni tipiche del travaglio. È dunque possibile che il parto slitti in avanti in seguito all’assunzione occasionale di antinfiammatori non steroidei durante le ultime settimane di gravidanza.
    I controlli da fare
    A partire dalla 39ª settimana e cinque giorni, la futura mamma deve sottoporsi a una serie di controlli volti ad accertare che tutto stia procedendo per il meglio. Questi esami vengono ripetuti a 40 settimane e mezzo, quindi a 41 settimane e poi a 41 settimane e due giorni. Di solito, l’iter finisce qui, perché se il bimbo dopo questa data non nasce ancora, il parto viene indotto.

    Il tracciato


    A partire da due giorni prima dell’inizio della 40ª settimana viene effettuato il cosiddetto “tracciato cardiotocografico”. Questo esame registra il battito cardiaco del piccolo e le contrazioni dell’utero. Si esegue appoggiando sul pancione un sensore collegato a un computer. Ha una durata di circa 20 minuti e viene ripetuto ogni 48 ore tra la 40ª e la 41ª settimana e ogni 24 ore tra la 41ª e la 42ª.
    La flussimetria doppler
    Con questo termine si indica una particolare ecografia che indaga sul cordone ombelicale e sulla placenta allo scopo di verificare che il piccolo, attraverso il flusso del sangue materno, riceva sempre il giusto ossigeno e nutrimento. Dura 10 minuti e di solito viene effettuata nel corso di ogni ecografia dalla 20ª settimana e poi ogni tre-quattro giorni, a partire dalla 39ª settimana e tre giorni.
    L’ecografia
    Un altro esame a cui generalmente si fa ricorso in prossimità della data del parto è l’ecografia volta a valutare le condizioni della placenta e, soprattutto, la quantità di liquido amniotico che, se tutto procede per il meglio, non deve diminuire oltre un livello ben definito. In caso contrario, segnala che la placenta non sta più svolgendo il suo compito in modo corretto.

    L’amnioscopia


    È un semplice esame che consente di valutare il colore e la trasparenza del liquido amniotico. Se tutto va bene, questo è limpido e chiaro come l’acqua. Questa pratica, però, è caduta ormai in disuso per la sua imprecisione: permette infatti di valutare solo la quantità di liquido che si trova in prossimità del collo dell’utero, ma non consente di verificare le condizioni di tutto il liquido amniotico, che potrebbe essere chiaro e trasparente vicino all’imboccatura della cervice, ma verdognolo e opaco in altre zone.
    Quando indurre il travaglio
    Se tre giorni dopo la fine della 41ª settimana non succede ancora niente, il parto viene indotto. Si tratta di una prassi che molte strutture adottano anche se tutti i controlli eseguiti fino a quel momento hanno permesso di escludere qualsiasi problema.
    Per indurre il parto, in prima battuta viene introdotto in vagina, a intervalli di 6-8 ore, un gel a base di prostaglandine. Generalmente, vengono effettuate tre applicazioni.
    Se il travaglio non inizia, si ricorre alla rottura del sacco amniotico (rottura delle acque), in seguito alla quale vengono liberate grandi quantità di prostaglandine, che stimolano le contrazioni.
    Se anche dopo questo intervento il bimbo non si decide a nascere, viene somministrata l’ossitocina con la flebo. L’ossitocina è un ormone che agisce direttamente sull’utero, inducendolo a contrarsi con regolarità fino a quando il bambino non viene alla luce.

    Quando si opta per il cesareo


    Diventa necessario quando tutti i metodi per indurre il travaglio falliscono e, al tempo stesso, grazie ai controlli, si rileva che il bimbo inizia a dare segni di sofferenza. L’eventualità che tutte le metodiche che stimolano il parto non diano alcun risultato è comunque piuttosto rara

    Bimbi più grossi e mangioni


    Di solito, i bimbi che nascono oltre il termine hanno un peso superiore alla media. Sono quindi più affamati e dispongono anche di maggiori energie per succhiare il latte. Di conseguenza possono stimolare molto più efficacemente il seno, favorendo in questo modo una precoce montata lattea.
    È possibile quindi che alla nascita abbiano un calo fisiologico (perdita di peso) minore rispetto a quello a cui vanno incontro i bebè nati nel giusto periodo.

    Si può provare così


    Fare l’amore spesso nell’ultima settimana di gravidanza può rappresentare il metodo più naturale per favorire l’avvio del parto. A giocare un ruolo di rilievo sono sia lo stimolo meccanico che viene esercitato sul collo dell’utero, sia le prostaglandine, che sono contenute in abbondanza nel liquido seminale maschile.
     
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106 replies since 10/3/2011, 16:59   98412 views
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