Nel pancione della mamma.

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  1. Lussy60
     
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    I primi movimenti del feto nel pancione

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    Dopo i primi mesi di attesa, finalmente la futura mamma può avvertire la presenza del piccolo che si agita dentro di lei. Le capriole del bambino sono un indice del suo benessere, ma non c’è da temere se, a volte, il bebè sembra più tranquillo del solito: la percezione degli spostamenti è condizionata da molti fattori, tra cui l’attività quotidiana e i ritmi di lavoro talora troppo intensi. A volte, basta rilassarsi un momento per avvertire di nuovo il nascituro.

    A quale settimana il feto comincia a “nuotare” nel pancione?
    Già alla fine del primo trimestre di gravidanza, ma è troppo piccolo perché la mamma lo possa avvertire. I suoi spostamenti sono detti craniocaudali, poiché coinvolgono tutto il corpo, da un’estremità all’altra, e ricordano quelli di un pesciolino che guizza.
    Solo a partire dalla 15ª settimana le evoluzioni si fanno più specializzate e il piccolo comincia a muovere gli arti in modo simmetrico, una sorta di allenamento in vista della futura capacità di locomozione. Intorno alla 16ª o 17ª settimana, il nascituro impara a succhiare e inizia a portare le manine alla bocca, mentre verso la 19ª settimana comincia a spingersi con i piedi contro la parete uterina, un po’ come fa un sub quando tocca il fondo della piscina.
    In epoca successiva, ruota il capo e inarca la schiena, due abilità che gli saranno utili durante la discesa nel canale del parto e la nascita.

    E la mamma quando riesce a percepirlo?
    In media, comincia ad avvertirli dalla 16ª alla 18ª settimana, ma non esiste una data precisa, uguale per tutte. Alcune mamme percepiscono qualcosa già alla 13ª settimana, altre molto più tardi, anche verso la fine del quinto mese. In questa fase, la sensazione più comune è quella di un fruscìo, di un fremito d’ali, quasi che ci fossero delle farfalle nella pancia.

    Perché alcune donne lo sentono prima e altre dopo?
    La percezione dei primi spostamenti è condizionata dal ritmo di vita della donna, dalla possibilità di mettersi in ascolto di sé. Chi conduce una vita molto attiva ha meno tempo a disposizione per rilassarsi. A volte, poi, lo stress determina una contrazione del muscolo uterino, e questo rende meno facile la percezione del bambino. Inoltre, capita spesso che le gestanti che intendono sottoporsi ad amniocentesi avvertano gli spostamenti del bebè solo dopo avere effettuato l’esame. È un naturale meccanismo di difesa psicologica della futura mamma, che rifiuta di percepire il bambino finché non viene rassicurata sulle sue condizioni di salute.
    Di solito, infine, le donne alla seconda gravidanza avvertono le capriole del piccolo in anticipo rispetto alle mamme alla prima esperienza. Il motivo è semplice: sanno già che cosa aspettarsi e difficilmente si confondono.

    È importante che la mamma conti le capriole?
    Le evoluzioni del feto sono un segnale indicativo del suo stato di benessere. Un tempo erano l’unico indizio a disposizione della mamma per sapere se la gravidanza procedeva bene. Oggi sono state sostituite dall’ecografia e da altre procedure più o meno invasive. A volte, al termine dell’attesa si chiede alla donna di contare le capriole del bebè nell’arco della giornata o di un intervallo di tempo più breve. Ma il controllo non deve diventare una fonte d’ansia.

    Come comportarsi, allora?
    Il controllo non va interpretato in senso rigoroso, non c’è un numero fisso di movimenti da rispettare.
    Si può dire alle future mamme è di stare tranquille, prestare normale ascolto alle evoluzioni del bimbo e, in base alla conoscenza che hanno acquisito nel corso dei mesi, verificare se il piccolo si comporta in modo normale o molto diversamente dal solito. A volte è la loro ansia a bloccare la percezione, basta quindi rilassarsi e accarezzare la pancia con dolcezza perché il bimbo torni a farsi sentire.
    Già durante l’attesa ci sono bebè “scatenati” e altri più tranquilli…
    È vero, ancor prima di nascere ciascun bambino ha la sua indole. Attraverso la percezione degli spostamenti, la mamma impara a conoscere il carattere di suo figlio e a entrare in sintonia con lui.
    L’ampiezza dei gesti, poi, cambia con il passare del tempo. Alla fine della gravidanza, verso l’8° e il 9° mese, il nascituro dispone di uno spazio sempre più ristretto, soprattutto se si tratta di una prima gravidanza, e non riesce più a ruotare su se stesso come faceva prima. Si limita a estendere e a piegare gli arti, a inarcare la schiena, a ruotare la testina.

    A fine della gravidanza, poi, molti bimbi si muovono soprattutto durante la notte…
    Durante l’ultimo trimestre, la distribuzione dei movimenti nel corso della giornata cambia: il ritmo del sonno e della veglia del piccolo, che prima coincideva con quello della donna, diventa indipendente. In altre parole, può capitare che il nascituro dorma mentre la mamma è sveglia e viceversa. A volte, quindi, la gestante non avverte il bimbo per ore, solo perché lui sta dormendo e magari viene svegliata durante la notte dal piccolo che, invece, è bello vispo. L’indipendenza del ritmo sonno-veglia del bambino dalla successione del giorno e della notte proseguirà nei primi mesi di vita. Poi, a poco a poco, il suo organismo si adatterà all’alternarsi della luce e del buio e agli stimoli ambientali e affettivi che riceve.
     
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