« Grazie dei fior, fra tutti gli altri gli ho riconosciuti, mi han fatto male eppure li ho graditi, son rose rosse e parlano d'amor. Grazie dei fior e addio per sempre addio, senza rancor »
(Nilla Pizzi, Grazie dei fiori)
Nilla Pizzi, all'anagrafe Adionilla Negrini Pizzi (Sant'Agata Bolognese, 16 aprile 1919), è una cantante italiana, prima vincitrice del Festival di Sanremo nel 1951.
Biografia
Gli inizi
Figlia di Angelo, contadino che cura anche la manutenzione stradale per conto del comune e di Maria, sarta a domicilio, Nilla Pizzi ha due sorelle minori: Liliana e Denisa, le quali in seguito daranno vita ad un laboratorio di maglieria molto rinomato in paese. Le tocca in sorte un nome di battesimo sbagliato, per un errore anagrafico, dato che avrebbe dovuto chiamarsi Dionilla, per accontentare la nonna.
Dopo aver frequentato l'avviamento professionale, si impiega dapprima come piccinina di sartoria, poi al panificio militare di Casaralta e infine come collaudatrice di apparecchi radio alla Ducati di Bologna.
Prima ancora che nel mondo della canzone, la Pizzi si mise in evidenza nel campo delle rassegne di bellezza che, alla fine degli anni trenta, cominciavano a fare la loro apparizione. Partecipò al concorso Cinquemila lire per un sorriso, ideato nel 1939 dal pittore e grafico pubblicitario Dino Villani, concorso che fu in un certo senso l'antesignano della futura manifestazione Miss Italia (che prese avvio solo nel dopoguerra).
Il 24 settembre 1940, sposa Guido Pizzi, un giovane manovale edile che nonostante abbia il suo stesso cognome, molto diffuso nella zona, non è un suo parente. Pochi giorni dopo il matrimonio, il marito viene richiamato alle armi e la coppia si separerà per sempre senza più riunirsi.
Sempre nel 1940, tramite l'appoggio di uno zio ufficiale dell'esercito, inizia ad esibirsi negli spettacoli organizzati per le Forze Armate, facendosi addirittura eleggere mascotte del 35º Reggimento Fanteria di Bologna.
Nel 1942 Nilla Pizzi vince, davanti a diecimila concorrenti, un concorso per Voci Nuove indetto dall'EIAR (la futura RAI-Radiotelevisione italiana), interpretando i brani Tu musica divina, successo di Alberto Rabagliati e Domani non m'aspettar, già cavallo di battaglia di Oscar Carboni. Inizia ad esibirsi con l'orchestra Zeme, debuttando alla radio nello stesso anno, eseguendo il motivo Casetta fra le rose, composto da Guido Cergoli.
Passata nella formazione di Cinico Angelini, il 20 febbraio 1944 incide il suo primo disco per Parlophon, duettando con Bruna Rattani in Valzer di primavera e accompagnando Elsa Peyrone in Ronda solitaria. Il 23 febbraio, arriva anche la sua prima canzone solista: Alba della vita.
Allontanata dalla radio dopo un giudizio negativo sentenziato dal maestro Tito Petralia nella primavera del 1944, a causa della sua voce considerata troppo sensuale ed esotica per il regime fascista, nella stagione 1945/1946 gira i teatri e le sale da ballo di tutta Italia, al seguito dell'orchestra del maestro Cinico Angelini, al quale si è nel frattempo legata anche sentimentalmente, ma si esibisce anche con l'orchestra Gimelli e con quella della sala Gay di Torino.
Fa ritorno stabilmente alla radio nel 1946, con sé un contratto discografico che la lega alla Cetra; reclamata da La Voce del Padrone, che rivendicava un precedente contratto, è costretta ad incidere utilizzando alcuni pseudonimi quali Isa Marletti, Ilda Tulli, Conchita Velez, Carmen Isa. Tutto questo fino al 1949 anno in cui la Pizzi potrà finalmente tornare ad incidere solo col proprio nome.
Nonostante tutto, nel frattempo è diventata popolarissima, raccogliendo ampi consensi lanciando brani come Chico chico, Càe Càe (entrambe in duetto con Tony Stella), Ho lasciato il paese del cuore, Tchiou Tchiou, Oh papà!, Cocoricò (una delle prime composizioni di Renato Carosone), Maria de Bahia (con Alfredo Clerici e Clara Jaione), Donde vien, donde vas? (col Duo Fasano), La ultima noche, Dopo di te, O mama mama, Vivere baciandoti, È troppo tardi, Cantando, Ancora, La raspa, Acercate mas, Quizas quizas quizas, Samba del tranvai. Nel periodo cha va dal 1948 ed il 1950 cambiarono le tendenze ed i gusti del pubblico, grazie all'affermazione dello stile latino-americano imposto attraverso Hollywood da Xavier Cugat e Carmen Miranda, e quindi si diffusero anche in Italia brani al ritmo di samba, rumba, baiòn, calypso e cha cha cha. Nilla Pizzi seppe destreggiarsi anche in brani allegretti grazie ad interpretazioni ironiche.
Celebri anche i suoi duetti col collega Luciano Benevene, (col quale, finito l'amore per Angelini, ha imbastito una movimentata storia d'amore), che spaziano da canzoni come Bongo Bongo, Che si fa con le fanciulle? fino alla fortunatissima Avanti e indrè.
Gli Anni 50: le vittorie a Sanremo
Il 1950 la vede interprete di numerosi motivi che si rivelano subito altrettanti successi come Ciliegi rosa, Che bel fiulin, Nulla, scritta per lei da Casasco, contrabbasso dell'orchestra Angelini, Italia mia,Quiereme mucho.
fonte Da Wikipedia foto:- storiaradiotv.it - repubblica.it - vanityfair.it
Nilla Pizzi si è spenta a 91 anni. Tre settimane fa era stata sottoposta a un intervento chirurgico. Fu la prima a vincere Sanremo.
Nilla Pizzi Al Festival di Sanremo dello scorso anno, a 90 anni compiuti, Nilla Pizzi salì per l'ultima volta sul palco dell'Ariston. Quell'incedere incerto, quell'entrata faraonica con tanto di valletti vestiti a festa parve a tutti un'esagerazione di Lele Mora, amico e confidente della cantante. Iperbole forzata di una rassegna che compiva sessant'anni. Eppure, come per magia, l'anziana Regina, catapultata sul palco per quelle regole non scritte ma chiare a tutti dello show-business, appena afferrato il microfono per accennare «Grazie dei fiori» sbalordì ancora una volta: la voce non ballava, l'intonazione sicura, il timbro lo stesso del disco. Meraviglia del creato, con il pubblico in piedi, Nilla Pizzi dimostrò a tutti di che pasta è fatta una vera cantante. «Sono nata nel 1951 con il Festival di Sanremo, prima non esistevo», era solita ricordare, riferendosi ovviamente al suo trionfo nelle prime due edizioni e ai successivi ritorni.
In realtà proveniva da una lunghissima gavetta, prima e dopo la guerra, dalla natia Sant'Agata Bolognese al primo concorso vinto all'Eiar (non ancora Rai) nel 1942 all'esordio discografico nel 1944, già sotto la guida del maestro Angelini. Diventerà «regina della canzone» dopo i trionfi a Sanremo e lo sarà per tutti gli anni Cinquanta, grazie alla potenza e all'espressività della sua voce e alle oltre quattromila canzoni incise nella sua lunga carriera. Cantare, essere la n.1 ai tempi di Nilla Pizzi non era come adesso. I cantanti venivano tutti dalla radio, non si conoscevano i loro volti, quasi non si pubblicavano fotografie, non c'era la tv, in compenso quelle loro vecchie care canzoni non erano tutte da buttar via. E non erano nemmeno tutte facilissime. I loro maestri avevano un concetto della musica molto alto e il loro lavoro e quello dei cantanti veniva ripagato dal pubblico che aveva una gran voglia di cantarle quelle canzoni. Quando pubblicai «Sanremo 50», sul primo mezzo secolo del Festival, le chiesi una prefazione. Accettò con grande entusiasmo e finì per accompagnarmi in varie presentazioni del libro. Nessuno più di lei poteva raccontare lo spirito e le sensazioni di Sanremo, ma il suo punto di vista non era rivolto solo al passato. «Anche con la Rai ho avuto dei lunghi periodi di turbolenza - ricordava puntigliosamente - mi hanno sempre e solo cercata per farmi cantare «L'edera» e «Papaveri e papere». Ho provato a farmi sentire, a dire che ho inciso migliaia di brani, cantati in varie lingue, che avrei potuto esprimermi anche in qualche altro modo. Macchè». Ha cantato tutto quello che c'era da cantare, vinto tutto ciò che c'era da vincere, incarnando un'epoca indimenticabile e professionalmente irripetibile.
Forte, coraggiosa, artisticamente generosa, molto sfortunata sentimentalmente. Nel 1939 sposa Guido Pizzi (nessuna parentela), un manovale del suo paese, che dopo poche settimane parte per il fronte. Saprà del suo ritorno soltanto dopo molti anni, quando lei è già famosa e lui si è rifatto un'altra famiglia. Ci sarà qualche pietoso strascico. Vive una love-story con il maestro Angelini che la lancia ma la osteggia negli anni di Sanremo, quando la sua vicenda sentimentale con il collega Gino Latilla infiamma il gossip del tempo. Negli anni Sessanta ha accanto Sante Simeone, che grazie a lei tenta una carriera come autore. Tutti, chi più chi meno, le hanno tolto qualcosa. Affettivamente rimane poco. Rimarrà e molto delle sue canzoni e anche di uno stile e una serietà nell'interpretare il ruolo di cantante ormai estinto.
Dario Salvatori Il Tempo.it. 13/03/2011
Nilla Pizzi addio, da operaia della Ducati a Sanremo Aveva quasi 92 anni. Martedì i funerali a Milano. Grazie dei fiori e tanti successi.
Janna Carioli
E' morta ieri Nilla Pizzi, una delle più famose cantanti italiane, nota come "la Signora della canzone". Aveva quasi 92 anni (li avrebbe compiuti nel prossimo aprile). I funerali martedì a Milano. La camera ardente - annuncia il suo agente Lele Mora - probabilmente domani nella stessa clinica in cui la cantante è deceduta. Diventata famosa, negli anni '50, per canzoni come Vola colomba, Papaveri e Papere, Grazie dei fior (guarda una recente interpretazione) e tantissime altre. La cantante, prima vincitrice del Festival di Sanremo nel 1951 con Grazie dei fiori (nella foto), avrebbe compiuto 92 anni il 16 aprile. Era ricoverata in una clinica dopo un intervento subito tre settimane fa.
Da operaia della Ducati al Festival
Nilla Pizzi nel 1939 era una dei 7.000 dipendenti (più della metà erano donne) della Ducati di Bologna. Lo stabilimento all’epoca non produceva motociclette, ma condensatori per apparecchi radio. Lei faceva la collaudatrice. Quasi una premonizione per la cantante che proprio attraverso la radio diventò la regina incontrastata della canzone italiana con il suo “Grazie dei fior” vincitrice del primo festival di Sanremo.
Quando arrivava Mussolini Quando Benito Mussolini andava in visita alla Ducati, davanti all’entrata di ogni reparto venivano messe due ragazze, una bionda e una mora per accogliere il duce. Belle ragazze, in genere formose, come volevano i canoni dell’epoca.
Faceva la parte della mora Adionilla (questo era il suo vero nome), in genere faceva la parte di “quella mora”. Formosa era formosa e bella era bella, tanto è vero che anche nell’ambito musicale fece strage di cuori. Nota fu la sua storia d’amore con Gino Latilla, che per lei si dice che tentò il suicidio, prima di trovare conforto fra le braccia della bionda Carla Boni. Altrettanto nota e lunga nel tempo, fu la sua relazione con Cinico Angelini, il direttore d’orchestra che a Sanremo diresse innumerevoli edizioni del neonato Festival della Canzone Italiana.
Una voce profonda, sensuale (e censurata) Ma il merito della notorietà musicale di Nilla Pizzi non era il gossip, bensì la voce. Profonda e sensuale… tanto sensuale che nei primi tempi della sua carriera le fu di impedimento. Infatti nel 1944 fu allontanata dall’Eiar proprio perché la sua voce, dicevano, era troppo “conturbante” e poco adatta al target di famiglie rurali a cui puntava il regime fascista. La vera rivincita avvenne nel 1951, quando “Grazie dei fior” vinse la prima edizione del Festival di Sanremo. Il Gotha della musica leggera italiana, all’epoca era costituito oltre che da NillaPizzi, da Achille Togliani, Carla Boni, Jula de Palm, Gino Latilla, Giorgio Consolini.
La surreale Papaveri e papere
Le coriste Doc del tempo erano due gemelle torinesi: “il Duo Fasano”. Fra le canzoni di Nilla Pizzi forse ancora più nota di “Grazie dei fior”, fu la surreale “Papaveri e papere”. Il testo racconta la storia di un amore impossibile fra un fiore di campo e una piccola oca, che alla morte del suo “alto papavero” (chissà se all’epoca c’erano già riferimenti a noti personaggi?) rimase sola… e impaperata. Nilla Pizzi ha calcato le scene per settant’anni cantando con la sua bella voce. La sua ultima apparizione è stata al festival di Sanremo del 2010, come ospite d’onore.
(Cetra, DC 4891; lato A con il Duo Fasano e Luciano Benevene; lato B solo il Duo Fasano)
Una canzone della "memoria", portata dagli americani con la liberazione, intitolata "Civilization" che fu un grande successo delle Andrews Sisters. Un ritornello semplice ma indimenticabile, un divertissement irresistibile, oggi rileggibile in chiave "verde", o "no global", o come volete voi. Scimmiottata da Alberto Sordi nei suoi film.
Venne interpretato all'italiana da Nilla Pizzi e Luciano Benevene.
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Bongo bongo - feat. Luciano Benevene
Un giorno un grande esploratore là nell’equator intorno radunate le tribù, ai negri disse così: “Voi non state troppo bene qua molto meglio è la città! Seguitemi su”. Ma il vecchio negro disse allor: “Oh Bongo Bongo Bongo sdare bene solo al Congo non mi muovo no, no. Bingo Bango Bengo molde scuse ma non vengo io rimango qui. No bono sgarbe sdredde, saponedde, treni e tassì ma con guesta sveglia al collo sdar bene qui!”. Paziente il grande esploratore ad ognun parlò dei quadri futuristi, dello swing la nostra moda spiegò: “Soli, soli che ci fate qui? Io vi mostrerò Paris! seguitemi su!”. Ma il vecchio negro disse ancor: “Oh Bongo Bongo Bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no, no Bingo Bango Bengo molde scuse ma non vengo, io rimango qui no bono vostra rumba, vostra samba, vostro sbirou no bono pasta asciutta, meglio scimmia, pasta e ragù no bono sigarette, la mia testa fare girar no bono votazione, elezione, tutti imbrogliar no bono radio e cine, signorine magre così molto meglio anello al naso, ma stare qui!” Rimanere bono Zulu, non impazzire tra voi laggiù non sono scemo, stare bene qui.
(Cetra, DC 4969; con Luciano Benevene e Gigi Beccaria)
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Avanti e indrè
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Qualcosa in Perù - Gigi Beccaria Luigi Beccaria, detto Gigi (Torino, 30 marzo 1920 -- Parma, 14 ottobre 2006), è stato un cantante italiano. Vinse un concorso per voci nuove nel 1944 presso gli studi dell'EIAR e debuttò nella rubrica radiofonica Uomini nell'ombra. Il primo grande successo dei molti brani considerati "leggeri" dei quali fu interprete fu Dove sta Zazà, che lanciò nel 1944 e che venne ripresa subito dopo da Nino Taranto. Fece parte dell'orchestra di Cinico Angelini ma fu con quella di Pippo Barzizza che si mise maggiormente in evidenza con il brano Baciandoti. Durante la sua breve ma intensa carriera incise sempre per la Cetra e quasi sempre accompagnato dall'orchestra di Beppe Mojetta. Negli ultimi anni del decennio degli anni quaranta lanciò numerosi altri brani, come Eulalia Torricelli (1946), che ebbe un successo talmente enorme da essere ricordata ancora oggi, dopo più di sessant'anni, oppure La barchetta in mezzo al mar e Cica cica bum. Si ritirò dalle scene poco dopo aver interpretato quest'ultimo brano per aprire un'azienda di prodotti di bellezza.