ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    ALBERI LEGGENDARI



    Il cipresso di Montezuma


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    Infinita Highway, Getty Images

    GlI alberi più alti del mondo sono le sequoie giganti della California, che possono superare i 110 metri d’altezza. Tuttavia il record mondiale per la circonferenza spetta al “cipresso di Montezuma” o “cipresso messicano” (Taxodium mucronatum), un parente della sequoia. L’esemplare più famoso di questo albero si trova 12 chilometri a est della città messicana di Oaxaca, nella cittadina di Santa María del Tule. È noto come “albero di El Tule”. La sua circonferenza alla base misura ben 46 metri. Per avere un’idea della sua grandezza, pensate che per abbracciare la parte più massiccia del tronco ci vogliono almeno 30 persone con le braccia tese, e la sua ombra può offrire riparo a più di 500 persone!
    Si pensa che l’“albero di El Tule” abbia più di 2.000 anni..Si narra che venne piantato da un sacerdote azteco. Quando fu potato, nel 1996, furono eliminate circa dieci tonnellate di legname. La gente del posto lo chiama El Gigante. In Messico questa specie arborea si chiama ahuehuete, che in lingua nahuatl significa “vecchio dell’acqua”, in quanto di solito cresce vicino a specchi d’acqua o in zone acquitrinose.
    (wol.jw.org)





    "In una delle città messicane dall’atmosfera quasi siciliana e il nome seducente nell’antica lingua locale, vive l’albero dalla circonferenza più ampia che si conosca: il tule. 58 metri per girargli intorno e 42 per arrivare alla sommità della cattedrale naturale accanto a cui la graziosa chiesetta ben più giovane sembra un giocattolo.

    A Oaxaca si producono oggetti di latta colorata e specchi dalle cornici dello stesso materiale argentato e lavorato preziosamente: teneri pezzi di immaginazione di gente che da almeno 2000 anni ha visto espandersi il corpo e la criniera del sempreverde cipresso di Montezuma. Una creatura capace di essere un intero bosco di incantesimi per i bambini cresciuti in quel luogo arido e caldo che un tempo doveva essere stato una palude, come rivela il nome zapoteco dell’albero.

    Il potentissimo signore, da tanto tempo l’acqua se la va a cercare nelle profondità più lontane, dove si è ritirata a forza di essere malamente sfruttata dagli uomini. Qualche anno fa, tuttavia, le sue profonde radici non ce l’hanno fatta più a trovare le vene umide della terra: l’acqua sembrava essersi ritirata per sempre. I lunghi filamenti sensibili, che nei secoli avevano percorso per centinaia di metri lo spazio sotterraneo, cucendo i granelli di terreno uno all’altro fino a farne un immenso materasso, non ce la facevano più. La loro grande sensibilità li avvertiva che, molto lontano, avrebbero trovato ciò che cercavano, ma le forze stavano diminuendo a causa delle privazioni ed il viaggio davanti a loro era lungo. La poca acqua che mandavano alle foglie, perché potessero continuare a prodursi il cibo, era sempre più scarsa. Così, le foglioline sempreverdi avevano cominciato a seccare. Solo allora, gli uomini si sono accorti che era tempo facessero qualcosa. Hanno chiamato degli esperti che, data la fama dell’albero, non si sono fatti aspettare troppo. “E’ solo sete!” avevano detto. Sembrava una sciocchezza, ma dar da bere ad un gigante simile non è impresa da poco. L’acqua, per una volta sono andati loro a cercarla. Il tule si è ripreso ed ha davanti a sé ancora tempo per stupire, mentre i resti dell’antica civiltà umana, prospera nella sua giovinezza, sono ora rovine."
    (ascuoladaglialberi.net)



    Dino Buzzati

    LA LEGGE DI MONTEZUMA

    Un giorno, lungo una scorciatoia per la città di Tenochtitlán, Xoco vide da lontano un uomo accanto alla strada. L’uomo sembrava un gigante che stava in piedi, alto come un pino e forte come una quercia.
    Più si avvicinava, più Xoco rimase impressionato da quell’uomo, che indossava una maglia con le maniche ricamate d’oro e d’argento. L’uomo e Xoco si scambiarono un caloroso saluto e iniziarono a parlare sotto l’ombra di un albero. Parlarono soprattutto della natura e di come fosse importante per tutti. Erano così presi da quella conversazione che non si accorsero nemmeno che si stava facendo buio.
    “Ascolta”, disse l’uomo, “tra poco non saremo nemmeno capaci di vederci la punta del naso. Penso che dovremo trascorrere la notte qui”.
    Xoco adorava dormire sotto le stelle.
    “Accendiamo un fuoco per riscaldarci” continuò a dire l’uomo “Vai a cercare della legna mentre cerco delle rocce per contenere le fiamme”.
    Xoco andò a cercare la legna ma, siccome quel paese aveva una vegetazione così lussureggiante, non trovo rami secchi.
    “Non importa se non ce ne sono di secchi,” disse l’uomo quando vide Xoco tornare a mani vuote. “Rompi dei rami verdi. Dovrebbero andare”. “Mi rifiuto di rompere anche un singolo ramoscello” disse Xoco irritato. “Ogni pianta qui è piena di foglie e fiori. Inoltre, il Re Montezuma dice che dobbiamo rispettare la natura”.
    Allora l’uomo prese la corona dalla borsa che portava ed esclamò,
    “Io sono Re Montezuma!”
    “Allora, vostra Maestà, dovreste vergognarvi di voi stesso. Chi ha mai sentito di un Re che non rispetta le sue stesse leggi?”
    Il Re si vergogno così tanto di essere stato sgridato dal piccolo Xoco che se ne andò a dormire senza dire altro. Quella notte fece freddo, molto freddo. Ma Xoco sapeva che era meglio aver freddo che distruggere la natura. Il mattino dopo, Montezuma e Xoco partirono insieme per la città di Tenochtitlán senza dire una singola parola.
    In questa città il re aveva ordinato di costruire un bellissimo palazzo. Era fatto a cerchio, l’oro massiccio, e splendeva più lucente del sole stesso. Quando raggiunsero la città, il re chiese gentilmente a Xoco di accompagnarlo al palazzo.
    “Beh, vostra Maestà, siamo arrivati. Ora ognuno di noi andrà per la sua strada. Arrivederci!” disse Xoco salutando il Re.
    “Aspetta un momento!” ordinò il re. “Ora mi ascolterai”.
    “Oh-oh” pensò Xoco “sono davvero nei guai”.
    Xoco si aspettava di essere sgridato dopo essere stato così rude. Ma la faccia del re, che per tutta la mattina era stata inbronciata, cambio espressione in un sorriso da orecchio a orecchio.
    “Quello che ti voglio dire, piccolo Xoco, è che mi hai dato una bella lezione. E siccome vedo che sei così forte da difendere le tue posizioni perfino davanti al re, ho deciso di dichiararti mio erede. Sono sicuro che sarai un grande re e metterai in atto ciò che predichi”
    Il Re Montezuma pose una corona verde sulla testa di Xoco, che simbolizzava il suo amore per la natura. Gli diede anche una maglia come la sua, con le maniche ricamate d’oro e d’argento.
    Da allora, Xoco non ha mai smesso di mettersi in viaggio verso quei posti che hanno bisogno della protezione della legge di Montezuma.
    (super3.cat)

     
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161 replies since 15/2/2011, 19:38   42264 views
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