ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    "Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose.."
    (dal web)


    L'ACACIA


    Albero di medie dimensioni, originario dell'Asia, diffuso in Italia già dal 1700; molte altre specie di albizia sono presenti anche in Africa ed in Australia. Il fusto è eretto, con corteccia liscia, di colore verde scuro, tende a fessurarsi con il passare degli anni; gli alberi adulti raggiungono i 10-12 metri di altezza, sviluppando un'ampia chioma ad ombrello. il fogliame è molto delicato e leggero, costituito da foglie bipennate, costituite da piccole foglioline ovali, di colore verde brillante, caduche. In estate produce, da giugno-luglio, fino alla fine di agosto, numerosi fiori profumati, costituiti da capolini di colore rosato, riuniti in corimbi. In autunno ai fiori seguono i frutti, silique allungate, che seccano sull'albero, contenenti alcuni semi fertili

    ...simbolismo, miti e leggende...


    Considerata sacra presso gli egizi e gli arabi, l'acacia simboleggia la speranza e la continuazione della vita dopo la morte, ergendosi così a emblema della persistenza dell'energia indistruttibile della vita. Possiamo affermare con certezza che l’albero di Acacia è il simbolo del mondo vegetale più rappresentativo e significativo della Massoneria e, in tale contesto, rappresenta l’idea di immortalità. L'origine di questo simbolo, che frequentemente vediamo come distintivo sul bavero del vestito dei Liberi Muratori risale al mito di Hiram, l'architetto del Tempio di Gerusalemme. Infatti, dopo la sua morte, i suoi aguzzini seppellirono il corpo inumato e, nel luogo della sua sepoltura, germogliò una piantina di acacia, rivelandone quindi la presenza. Ma questo episodio è diventato anche simbolo della rinascita ad una vita nuova e rinnovata. L’origine del nome Acacia si può far derivare dal termine greco a-kakon riferito all’innocenza, o meglio, all’assenza di forze maligne.

    Fra i tanti simboli massonici ve n'è uno che ha tutta una sua particolarità e che più degli altri riscuote, per così dire, la simpatia da parte dei Fratelli. Intendo parlare della foglia di acacia, quel simbolo cioè che frequentemente vediamo come distintivo sul bavero del vestito dei Liberi Muratori...Il simbolismo dell'acacia arriva da molto lontano e questo dimostra, anche
    in termini antropologici, come sia naturale, cioè connaturato nell'animo umano, questo atteggiamento di "simpatia" nei confronti della pianta, capace di stimolare nelnostro inconscio particolari sensazioni e suggestioni.
    E così, troviamo riferimenti all'albero dell'acacia nelle antichissime iscrizioni sacre sulle tavolette di argilla scoperte a Nippur in Babilonia. Nell'Antico Testamento, nel libro dell'Esodo, si legge che: "Besalcel fece l'Arca di legno di acacia, lunga due cubiti e mezzo, larga e alta un cubito e mezzo. La ricoprì d'oro puro di dentro e di fuori e le fece intorno una corona d'ora". E più avanti: "Preparò due stanghe di legno di acacia e le ricoprì d'oro e le fece passare negli anelli ai lati dell'Arca, per poterla portare". Ed ancora: "Fece pure la mensa di legno di acacia, lunga due cubiti, larga un cubito e alta un cubito e mezzo; la ricoprì di oro puro e le fece un bordo d'oro all'intorno... Fece anche le stanghe di legno di acacia per portare la mensa e le
    ricoprì d'oro".
    Va ricordato inoltre che, secondo la leggenda, il roveto ardente attraverso il quale Dio si presentò a Mosè, era un'acacia. Appare chiaro così il valore sacro che, già migliaia di anni fa', gli Ebrei attribuivano al legno di acacia ("shittah" nella loro lingua), legno incorruttibile, l'unico degno di contenere le Tavole della Legge, ossia il patto fra Dio e l'uomo, e con il
    quale era pure costruito il Tabernacolo e l'Altare. Va osservato in proposito che il Libro dell'Esodo racconta l'uscita degli Ebrei dall'Egitto e questo ci fa dedurre che la particolare considerazione del legno dell'acacia era stata ereditata dalle ancora più antiche tradizioni della civiltà dei Faraoni.
    Gli antichi Egizi, infatti, tributavano all'acacia onori divini ed un esempio emblematico lo si ritrova nel culto di Osiride. Nel mito osirideo Iside, sorella-sposa di Osiride, ricerca il corpo dell'amato sposo che era stato ucciso dal fratello Seth e quindi fatto in pezzi. Ritrovate le membra
    disperse le ricompone in una bara di legno d'acacia facendolo così rivivere.
    Questo mito è particolarmente vicino ad una simbologia predominante che identifica il ramoscello di acacia come simbolo di resurrezione. Va ricordato che il nome stesso "acacia" è di origine egizia e lo ritroviamo identico nel greco antico e in numerose lingue, fino alla nostra.
    Per riferire ancora dell'importanza dell'acacia nella tradizione massonica va ricordata la leggenda secondo la quale, dal tronco dell'albero dell'acacia, si irradiano tre rami: uno di fico, uno di quercia ed uno di acacia, che rappresentano rispettivamente la Massoneria Egizia (il fico), la Massoneria Svedese (la quercia) e la Massoneria Scozzese (l'acacia), quest'ultima, pertanto, come più diretta e immutata trasmissione del messaggio iniziatico. I fuochi sacri venivano fatti con il legno di acacia e di acacia erano fatte le pire sulle quali, nell'antichità, venivano cremati i cadaveri dei re
    e dei sacerdoti. Il poeta romantico inglese Shelley nel suo romantico entusiasmo per gli ideali di libertà di tutti i popoli, partecipò ai moti carbonari italiani del 1821. L'anno successivo mentre viaggiava in nave da Genova a Livorno per andare a trovare l'amico Byron, fu colto da un'improvvisa tempesta che affondò la nave. Il suo corpo fu trovato a Viareggio dove, sulla spiaggia, Byron volle che il corpo fosse arso con rituale massonico su una pira di legno di acacia.
    Il secondo esempio riguarda Giuseppe Garibaldi che, con disposizione testamentaria, aveva stabilito che il suo corpo venisse cremato su una pira di acacia. Ma, come sappiamo, il desiderio di Garibaldi non venne rispettato perché il Governo decise, suscitando la fiera protesta di Carducci, che il corpo venisse imbalsamato e seppellito a Caprera. Dirà più tardi Giuseppe Guerzoni "Tutto questo mondo di gloria e di virtù si nascose in una povera urna, fra due bambine, sotto un'acacia". Così, almeno in parte, si rispettarono le volontà di Garibaldi, ponendo la sua urna ai piedi di un'acacia secolare.

    Nell'antico Herbario di Castore Durante, il famoso testo di erbe medicinali del 1585, leggiamo:
    "Ambustis prodest, oculisque, acacia, sacroque igni..." (Giova alle scottature l'acacia, ed agli occhi, ed al sacro fuoco). Le virtù di questa pianta, invero, sono veramente tante. Pianta umile, dall'aspra corteccia, dal legno durissimo, che nessuno cura o coltiva ma che cresce rigogliosa, col suo tenero fogliame composito ed i suoi fiori profumati riuniti in grappoli vellutati. Basta tagliare un ramo ed infiggerlo per terra perché questa radifichi e germogli crescendo rigogliosa. Grazie all'acacia viene così garantita la stabilità dei pendii scoscesi per le sue profonde radici e per le sue poche pretese a crescere e sviluppare anche nei terreni più aridi e più ingrati.
    (di F. D. C., dal web)
     
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161 replies since 15/2/2011, 19:38   42263 views
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