ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    ROBINIA


    La robinia è un albero appartenente alla famiglia delle Leguminosae. La robinia è un albero di media grandezza che arriva a un altezza che si aggira intorno ai 25 metri. E' una pianta a crescita piuttosto rapida, con valore ornamentale soprattutto in virtù della bellezza del proprio fogliame, che risplende di una suggestivo colore giallo chiaro dalla primavera fino alla stagione autunnale: il suo valore viene evidenziato qualora sia coltivata come esemplare singolo all'interno di un prato. Uno spazio medio ampio intorno al suo tronco le permetterebbe infatti di espandere a dovere la sua regale chioma, con i bellissimi fiori che raggiungono il massimo splendore nei mesi di maggio e giugno. Ma, durante estati particolarmente torride, il fogliame può mutare colore e da giallo ritornare verde chiaro, perdendo di conseguenza una delle sue caratteristiche più amate.
    Le affascinanti foglie pinnate sono un segno della sua bellezza, ma anche i suoi penduli racemi di fiori candidi, o rosa chiaro o porpora a cui segue la produzione di semi che saranno contenuti da appiattiti baccelli.
    La robinia ha portamento a chioma eretta e fusti abbastanza fragili e spinosi, che spesso possono ricevere danni se sottoposti alle sferzate ripetute di un vento forte. Anche i ramoscelli hanno piccole spine, che si presentano sempre a paia, non presenti invece sui rami più forti. A proposito delle spine, la cultivar Pyramidalis, con portamento colonnare, ne è totalmente priva.
    Il tronco e gli steli della robinia si presentano sempre irregolari e scanalati, e la corteccia sempre molto accidentata. Questo particolare, se da un lato conferisce maggior bellezza all'esemplare, dall'altro lo rende poco usufruibile per l'utilizzo di moderno legname per la produzione di oggetti di vario genere, nonostante il suo legno sia forte e durevole.
    Il fogliame consiste in una massa di foglie, divise con delicatezza. Queste sono pinnate, composte di 9 paia di foglioline di colore verde chiaro. I fiori sono bianchi e molto profumati. Si aprono all'inizio della primavera e sono la parte più apprezzata esteticamente dell'albero: candidi come la neve si presentano pendenti come se formassero dei grappoli delicati
    (giardinaggio.net)

    ....la storia...


    Il suo nome latino è robina pseudoacacia. “Pseudoacacia” perché quando fu trovata dai primi uomini che popolarono il Nord America fu subito battezzata “acacia” a causa delle sue spine che la facevano rassomigliare a un albero descritto fra le pagine dell'Antico Testamento. Falsa acacia, fu considerata quindi per qualche tempo ( in inglese, per esempio, il suo nome è “golden acacia” ), ma le differenze con quest'albero sono sostanziali.

    La “Robinia pseudoacacia” è così chiamata onore di Jean Robin (1550-1629), erborista e farmacista dei re francesi, che aveva avuto l’incarico di organizzare l’Orto botanico dell’Università di Parigi. I semi di robinia, provenienti dall’America, erano capitati nelle sue mani nel 1601; Robin li piantò e ne ottenne dei bellissimi alberi ornamentali, divenuti in poco tempo di gran moda e ben presto diffusi in tutta Europa. In Italia la robinia fu coltivata per la prima volta già nel 1602 nell’Orto botanico di Padova da dove si diffuse in Piemonte e in Lombardia. Alessandro Manzoni introdusse la robinia nel giardino della sua bella villa di Brusuglio in Brianza, e ne consigliò l’uso per il rimboschimento e il consolidamento dei terreni collinari erosi. Lo scrittore Carlo Emilio Gadda aveva rimproverato a Manzoni di aver avuto la malaccorta idea di diffondere una così “pungentissima” pianta. Sulla "Nuova Enciclopedia Popolare Italiana", edita dalla Unione Tipografica Editrice di Torino, anno 1863:


    "E' stata propagata in tutta Europa in grazia del suo rapido accrescimento e dell'eccellente qualità del suo legno e principalmente come albero d'ornamento, stante la vaghezza del suo fogliame e dei suoi fiori candidi che appaiono sul finire della primavera ed esalano un odore soavissimo... Il fogliame è appetito al bestiame e coi fiori si produce uno sciroppo gradevole e temperante.... Non va coltivata vicino agli orti per i suoi effetti dannosi......."(dal web)


    ... a Parigi ...


    L’albero ritenuto il più antico di Parigi è la Robinia pseudoacacia di Square René Viviani. L’albero fu piantato nel 1601 nientemeno che da Jean Robin, botanico francese alla corte dei re Enrico III, Enrico IV e Luigi XIII, che, credendolo una specie di acacia. L’albero, pericolosamente inclinato, è sorretto da una colata di cemento ed è alto 15 metri con una circonferenza di 3,5 metri. Si trova all’interno del piccolo giardino intitolato a René Viviani situato in una posizione davvero notevole: se dalla cattedrale di Notre-Dame attraversate la Senna dal Pont au Double e poi la Quai de Montebello vi ritrovate davanti alla Square Viviani, piccolo spazio verde abbellito da una fontana in bronzo dello scultore George Jeanclos, e dove è possibile trovare un pozzo del XII secolo oltre ai resti di balaustre, pinnacoli e capitelli. Il giardino è curatissimo e vissuto dai parigini come solo loro sanno fare.

    .....curiosità.....


    Quella sull’asciugamano di Robinia è una battuta che tutti hanno ascoltato almeno una volta, qui a Milano e dintorni: una di quelle frasi impossibili da tradurre, o quantomeno che lo sono diventate, col tempo. Una cosa del genere, molto italianizzata per farsi capire da tutti: “per quello lì...ci vorrebbe el sugamàn de robinia”. Purtroppo il dialetto non lo parla più nessuno, la vita quotidiana è ormai tutta fatta di oggetti di plastica, e di conseguenza oggi dovrò mettere giù un bel po’ di spiegazioni. Si capisce al volo che il significato non va preso alla lettera: la robinia è una pianta d’alto fusto, quasi un albero. Come molte altre piante più o meno simili (il salice e il ligustro, per esempio) la robinia produce rami giovani che sono molto lunghi e flessibili: rami che una volta venivano usati per fare cesti, gerle, perfino bauli. Un ramo giovane di robinia, o di salice, può servire anche come sferza, o magari come bastone (dipende dal diametro e da quanto è flessibile): l’asciugamano di robinia è dunque una bastonatura, una sferzata. “Per quello lì ci vuole l’asciugamano di robinia” è dunque un’espressione rivolta a qualche giovane un po’ troppo – come dire – vivace. Per fortuna, lo si dice quasi sempre scherzando.
    La cosa curiosa è che con la robinia si può davvero ottenere una fibra tessile, non molto diversa dalla canapa o dalla iuta; lasciando a macero i rami si ottengono delle fibre molto lunghe e molto flessibili, che possono essere filate e poi tessute. Il tessuto così ottenuto non è ovviamente paragonabile per morbidezza alla seta e al cotone, e quindi ecco un altro significato dell’espressione “sugamàn de robinia”, che era sicuramente noto ai nostri antenati....Ne ho trovato una variante divertente in un film di Ermanno Olmi (“La cotta”, o forse "Piccoli discorsi", girati nel 1965): il padre del ragazzo si lamenta perché lo trova svogliato, e dice che per lui ci vorrebbe “el sugamàn de robina”. Robina, e non robinia: robina, cioè roba fine, sicuramente un altro doppio senso più che una pronuncia dialettale diversa.
    (deladelmur.blogspot)
     
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161 replies since 15/2/2011, 19:38   42263 views
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