HEDERA - EDERA.

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    HEDERA - EDERA.

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    E' quasi superfluo ricordare il significato simbolico dell'edera, da tutti riconosciuta come l'emblema dell'amicizia costante e dell'amore che non conosce distacco.
    Anticamente essa simboleggiava la costanza; in Grecia gli sposi venivano incoronati con i rami di questa pianta, impiegata anche come ornamento delle sale dei banchetti in onore dei vincitori di gare sportive o di gloriose spedizioni militari.
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    Storia.

    Il nome scientifico Hedera deriva dalla voce verbale latina "adhaereo" che significa "sto attaccato".
    Nel Medioevo l'edera era ritenuta specie medicinale, malgrado i suoi frutti contengano un veleno molto tossico, l'ederina.
    Anche oggi l'edera viene impiegata per curare reumatismi, nevralgie, nevriti, pertosse e bronchiti.

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    Descrizione.

    La famiglia: Araliacee.
    Il genere comprende 7 specie.
    L'origine: Europa, Asia, Africa, Canarie, America
    L'aspetto rampicanti sempreverdi, che aderiscono a pareti e supporti per mezzo di radichette aeree.
    Le foglie alterne, con lungo picciolo, intere oppure composte da grossi lobi (da tre a sette); il colore varai dal verde vivo al verde scuro, spesso con variegature chiare, gialle o color bronzo I fiori verdognoli, riuniti in ciuffi a ombrella.
    La fioritura avviene in autunno.
    I frutti a forma di bacca, di colore nero, giallo, rosso e talvolta biancastro; appaiono nel tardo autunno.

    L'utilizzazione: come pianta ornamentale per il giardino o per il balcone; come pianta tappezzante per ricoprire muri, tralicci, pergolati, cancellate, scarpate, pendii o zone del sottobosco (ma non può essere calpestata); alcune specie si conservano facilmente anche in appartamento.

    Esigenze e cure.

    L'esposizione: a mezz'ombra o in ombra, anche in clima a inverni rigidi.
    Il terreno: normale da giardino, meglio se misto a 1/3 di torba.

    Coltivare l'edera all'aperto non è difficile, purché nella scelta della posizione si tenga conto delle semplici esigenze di questa pianta, che teme il sole e l'eccesso di umidità stagnante presso le radici.

    Per il resto, le norme colturali sono semplici:
    n concimare in autunno con letame o con fertilizzante organico
    n somministrare in primavera concime di tipo azotato n potare energicamente a fine inverno se si desidera contenere l'esemplare a dimensioni limitate n irrorare con acqua e stimolante ormonico (nella dose di 8 gocce per litro d'acqua) ogni 15 giorni, da aprile a ottobre, per provocare la formazione di abbondante vegetazione.

    Bisogna tenere presente inoltre che l'edera può essere invasa con una certa facilità dalla cocciniglia (sotto forma di scudetti cerosi bianchi o bruni che appaiono soprattutto sulla pagina inferiore della foglia).
    Se si verificasse tale inconveniente è bene intervenire subito con irrorazioni a base di oli emulsionabili, nella dose indicata sulla confezione del prodotto.

    Per quanto riguarda la coltivazione degli esemplari da appartamento è necessario tenere presente quanto segue:
    per conservare a lungo l'edera in buone condizioni bisogna sistemare il vaso in ambiente non troppo caldo, annaffiando poco, ma ogni giorno, e spruzzando regolarmente il fogliame ogni giorno o al massimo ogni due giorni


    Piantagione.

    La piantagione si esegue in primavera.

    Moltiplicazione.

    La moltiplicazione si effettua di solito per talea semilegnosa in aprile, facendo radicare in terra sabbiosa oppure in acqua
    Le specie più diffuse sono:

    H. helix o "edera comune": può raggiungere anche 30 m di lunghezza; presenta foglie di due tipi diversi: di forma ovale sui rami dove appaiono anche i fiori, di forma lobata (ossia la normale foglia d'edera) sui rami che portano soltanto vegetazione fogliare.
    L'H. helix comprende numerosissime varietà: con foglie variegate, tricolori, color bronzo, sfumate in giallo e anche con fogliame minutissimo e profondamente inciso.
    Un ibrido particolarmente bello è ottenuto incrociando questa specie con la Fatsia japonica: questa pianta è nota come Fatshedera o "falsa edera".
    H. canariensis o "edera delle isole Canarie": con foglie lobate, a margine color crema; molto interessante o soprattutto la varietà azorica dalle foglie superiori molto grnadi, ovali, lucenti
    H. chrysocarpa: ha fruttificazione particolarmente vistosa, in color giallo oro
    H. nepalensis: presenta foglie triangolari e ha uno sviluppo eccezionale in altezza; è particolarmente adatta per ricoprire ampie superfici
    H. japonica: dallo sviluppo molto limitato, con foglie triangolari; è molto apprezzata nella vairetà variegata.
    Questa specie comprende diversi ibridi e varietà, anche a foglie stranamente arricciate, che si prestano alla coltura in vaso per la decorazione dell'appartamento.



    Classificazione, provenienza e descrizione
    Nome comune: Edera.
    Genere: Hedera.
    Famiglia: Araliaceae.
    Etimologia: dal latino hedera.
    Provenienza: zone temperate dell’Europa, isole Canarie, Africa del nord, Asia e Asia Minore.

    Descrizione genere: comprende 15 specie di piante rampicanti, sempreverdi, rustiche, facili da coltivare per la loro tolleranza alla scarsa luminosità e al sole diretto, all’inquinamento atmosferico e alla siccità. Ne esistono anche di adatte alla coltivazione in appartamento. Le edere presentano due tipi di rami: giovani e adulti. I primi, di consistenza erbacea o semilegnosa, presentano radici aeree, che permettono alla pianta di attaccarsi a qualsiasi tipo di supporto, e foglie lobate; i secondi, arborecenti, non hanno radici aeree e presentano foglie intere a margini ondulati. Sono questi ultimi che producono fiori e frutti e che dovranno essere utilizzati per ottenere talee.


    Specie e varietà
    Hedera canariensis: originaria delle isole Canarie e dell’Africa settentrionale, questa specie molto vigorosa può raggiungere i 4-6 m. di altezza e presenta foglie di consistenza cuoiosa, lobate, a base cordata e di colore variabile dal verde del periodo estivo al verde-bronzo del periodo invernale con screziature verde-grigio e bianche diverse da foglia a foglia. Spesso compaiono, agli apici dei rami, foglie completamente bianche. Gli esemplari giovani ramificano con difficoltà anche se vengono cimati e non presentano radici avventizie, che compaiono solo a lignificazione avvenuta. Può tollerare il gelo, purché per periodi non troppo lunghi. Non è adatta ad ambienti riscaldati, dove deperisce in breve tempo, anche a causa dell’attacco del ragnetto rosso. Le piante in vaso non tollerano il sole diretto. Non richiede elevata umidità ambientale ma non disdegna lavaggi al fogliame. In commercio se ne trovano diverse varietà: “Azorica”, molto vigorosa che presenta foglie di colore verde chiaro, a 5-7 lobi poco sviluppati e fusti giovani ricoperti da peluria marrone; ”Variegata o Gloire de Marengo”, che presenta foglie di colore verde scuro, più chiaro al centro, con i margini bianco-crema o grigio-argento; ”Margino-maculata”, che presenta foglie verdi variegate di bianco-crema e fusti e piccioli rossi.
    Hedera chrysocarpa o poetica o poeticarum: specie poco vigorosa è caratteristica per la produzione di frutti dal colore giallo oro.
    Hedera colchica o amurensis: originaria dell’Iran, questa specie molto vigorosa (cresce fino a 6-9 m. d’altezza) e rustica presenta grandi foglie (lunghe 20-25 cm. e larghe 15 cm.) ovate e cuoriformi, di colore verde scuro. In commercio ne esistono diverse varietà tra cui troviamo: “Dentata”, con foglie dal margine dentato e di colore verde scuro con sfumature purpuree; ”Variegata”, con foglie di colore verde chiaro con margini e macchie bianco-crema.
    Hedera hibernica o scotica: specie molto vigorosa che presenta foglie grandi di colore verde, talvolta macchiate di bianco-crema, come nella varietà “Maculata”.
    Hedera himalaya: originaria dell’Himalaya, questa specie rampicante raggiunge i 4-5 m. di altezza. Presenta il fenomeno dell’eterofillia: sui rami giovani le foglie hanno forma pennato-lobata; mentre sui rami adulti sono ovato-oblunghe o oblungo-lanceolate, cordate alla base.
    Hedera japonica o rhombea: specie poco coltivata che presenta, nella varietà “Variegata”, foglie e con margini bianco-crema.
    Viene lasciata per ultima la specie Hedera helix, visto che è quella che ha dato origine alla maggior parte delle varietà oggi in commercio, specialmente per quanto riguarda quelle adatte alla coltivazione in vaso (sia in terrazzo che in appartamento).
    Hedera helix: questa specie molto diffusa, che rappresenta la comune edera, in Italia arriva a crescere fino a 15-30 m. di altezza. Le foglie di colore verde scuro lucide, con macchie argentee lungo le nervature, presentano la lamina larga circa 10 cm. e divisa in 4-5 lobi. Ne sono state create molte varietà adatte alla coltivazione in esterno e in vaso (in serra e appartamento).
    Tra le tante varietà di Hedera helix ricordiamo:
    - “Cavendishii” di bassa taglia che presenta foglie con macchie bianche;
    - “Emeral Green” dal bel fogliame verde brillante;
    - “Pink Oak” dalle caratteristiche foglie a mezza stella che compaiono sui fusti rossastri;
    - “Aureo-variegata o Chrysophylla” che presenta foglie di colore giallo o variegate di giallo che tendono a diventare verdi;
    - “Gold Heart o Jubilee” caratterizzata da foglie piccole triangolari di colore verde scuro con la parte centrale dorata;
    - “Minor e Minima” che presentano foglie piccolissime;
    - “Marmorata Minor” varietà nana, che presenta foglie di colore verde scuro variegate di bianco;
    - “White Daimond” varietà nana con foglie macchiate di bianco;
    - “California Gold” a portamento cespuglioso con foglie verdi con variegature gialle;
    - “Silver Queen o Marginata” caratteristica per le foglie di colore grigio o azzurro-verdastro e con i margini bianco-crema, che in inverno diventano rosa;
    - “Tricolor o Marginata-rubra” che presenta foglie verdi con margini bianchi che, in autunno, diventano rosa-rosso carico;
    - “Conglomerata” varietà cespugliosa, non rampicante, che presenta fusti rigidi che crescono con portamento prostrato-ascendente fino a 60 cm. di altezza;
    - “Sagittaefolia” che presenta foglie pentalobate, con il lobo centrale triangolare e allungato;
    - “Digitata” che presenta foglie larghe divise in cinque lobi stretti, che ricordano le dita di una mano;
    - “Discolor” con foglie piccole macchiate di rosso e crema;
    - “Cristata” che presenta foglie leggermente increspate.
    Tra le varietà di Hedera helix adatte in modo particolare alla coltivazione in appartamento:
    - “Calico” a portamento ricadente, con foglie variegate di bianco con sfumature rosa, che compaiono anche sui giovani fusti;
    - “Chicago” dalle piccole foglie verdi;
    - “Chicago Variegata” che rispetto alla precedente presenta i margini color giallo crema;
    - “Conglomerata erecta” adatta ad ambienti freschi, presenta foglie scure con piccioli lunghi, ma aderenti ai fusti, di consistenza legnosa e adatta a salire su supporti;
    - “Crispy Variegata” che presenta foglie molto piccole con cinque o sette punte (simili a quelle dell’acero) dalla lamina verde variegata di bianco-crema;
    - “Deltoidea” varietà adatta ad ambienti poco luminosi che cresce oltre il metro di altezza e presenta fusti robusti e rigidi e foglie cuoriformi di colore verde scuro;
    - “Filigram” caratteristica per la particolare resistenza alle malattie, presenta foglie dal margine arricciato e dai piccioli lunghi e rossicci;
    - “Fluffy Ruffles” adatta a luoghi asciutti (da evitare bagno e cucina) e ad arrampicarsi su supporti, presenta foglie grandi e scure;
    - “Glacier” varietà a foglie piccole, marginate di bianco e macchiate di grigio-argento;
    - “Golden Gate” adatta ad ambienti caldi e luminosi (vicino a una finestra o a una lampada), presenta foglie variegate di giallo. Non tollera i ristagni d’acqua e ha portamento ricadente;
    - “Golden Ingot” simile alla precedente (sia per aspetto che esigenze colturali), presenta portamento compatto e foglie più arrotondate e marmorizzate;
    - “Ivalace” varietà a portamento compatto con foglie dalla punta pronunciata e dalla lamina verde scuro e lucida, tanto da sembrare di vetro;
    - “Leopold” a portamento ricadente con foglie tonde di colore verde-grigio con variegature crema;
    - “Minty” dalle foglie piccole variegate di verde chiaro e bianco (d’inverno anche di rosa), necessita di posizioni abbastanza luminose;
    - “Natasha” varietà che si adatta ad ambienti poco luminosi, grazie al colore verde scuro delle sue foglie cuoriformi, e che presenta portamento ricadente;
    - “Silvanian” varietà a portamento ricadente con foglie di forma romboidale che, nella stagione invernale, assumono sfumature bronzate;
    - “Telecurl” adatta ad ambienti poco luminosi, produce rami sottili e numerosi sui quali compaiono le piccole foglie scure e dai margini arricciati;
    - “Tripod” varietà caratteristica per il portamento compatto, il lento accrescimento e la forma delle foglie simile alla zampa di un uccello;
    - “Wonder” dalle foglie scure con punte arrotondate, predilige ambienti freschi.
    Esigenze ambientali, substrato, concimazioni ed accorgimenti particolari
    Temperatura: la temperatura ideale si aggira attorno ai 15°C; la temperatura minima invernale è compresa tra 0 e 7°C. D’inverno, di solito, preferiscono ambienti freschi, per quanto ultimamente in commercio si trovino varietà adatte anche ad ambienti riscaldati (es. Golden Gate e Golden Ingot).
    Luce: le esigenze in fatto di illuminazione sono diverse a seconda delle varietà. Va comunque tenuto presente che le piante con foglie screziate necessitano di ambienti maggiormente luminosi rispetto a quelle con foglie verde scuro, che potranno adattarsi a luoghi decisamente più bui, come ingressi o corridoi. Le edere con foglie variegate di giallo sopportano anche l’esposizione diretta ai raggi del sole. Da aprile-maggio fino all’autunno le piante potranno essere portate all’aperto, al fine di rinforzarle e migliorarne le eventuali variegature.
    Annaffiature e umidità ambientale: le annaffiature dovranno essere regolari in estate (una o due volte alla settimana), ridotte in inverno (una sola volta la settimana). Non bisogna mai scordare che le edere in appartamento spesso deperiscono, perché vengono annaffiate troppo spesso. È buona norma lasciare asciugare il terreno tra una bagnatura e l’altra e lasciare che l’acqua scorra via senza ristagnare nel sottovaso. L’abitudine di spruzzare le foglie, per ricreare l’ambiente umido del sottobosco, espone le piante al rischio di malattie fungine. È consigliabile, una volta al mese, mettere le piante nella vasca da bagno e lavare bene il fogliame con la doccia, al fine di eliminare anche la polvere; quindi lasciarle asciugare bene prima di rimetterle a posto.
    Substrato: miscuglio di terra da giardino, terriccio e torba, con aggiunta di sabbia per aumentare il drenaggio.
    Concimazioni ed accorgimenti particolari: concimare in estate ogni 15-20 giorni; in inverno ogni 35-40 giorni. Si rinvasano, in primavera, quando le radici fuoriescono dal vaso. In ogni caso, ad ogni primavera, sarebbe bene sostituire il 30% circa del terreno (praticamente esaurito)con nuovo terriccio per ortaggi, ricco di sostanza organica.
    Moltiplicazione e potatura
    Moltiplicazione: si utilizza il metodo della talea, in qualsiasi periodo dell’anno, anche se è preferibile procedere in luglio-agosto o ottobre-novembre. Le talee, lunghe 10-15 cm., devono essere messe a radicare in cassone con una miscela di torba e sabbia in parti uguali. Bisogna tenere presente che, se si vogliono ottenere esemplari rampicanti, le porzioni di fusto devono essere prelevate da rami giovani: quelle ottenute da rami adulti, infatti, danno origine a piante a portamento cespuglioso e non rampicante. Le talee potranno essere messe a radicare anche in vasetti pieni d’acqua e trapiantate, in vasi con torba e sabbia, non appena abbiano emesso le radici.
    Potatura: la potatura delle edere piantate in esterno, dovrà essere eseguita in febbraio-marzo e in estate, per contenerne la crescita. I rami adulti dovranno essere potati in marzo e in luglio, al fine di mantenere regolare la forma della pianta. Per le edere coltivate in vaso, la potatura dovrà essere eseguita in marzo-aprile, fino a portare i rami cresciuti “troppo” a metà della loro lunghezza. Tagliare i rami più lunghi favorisce l’accestimento della pianta.
    Malattie, parassiti e avversità
    - Foglie che seccano: ambiente troppo secco e caldo.
    - Foglie che diventano nere: annaffiature troppo frequenti o malattia fungina.
    - Foglie che perdono le variegature: concimazioni eccessive o ambiente poco luminoso.
    - Afidi: sono visibili a occhio nudo e causano l’accartocciamento delle foglie. Si combattono con prodotti specifici.
    - Ragnetto rosso: acaro che si sviluppa facilmente in ambienti caldi e secchi. Se ne può prevenire la comparsa spruzzando le foglie e mantenendo alta l’umidità ambientale (ad esempio ponendo la pianta su una terrina riempita di ciottoli tenuti sempre bagnati, facendo attenzione che l’acqua non raggiunga mai il fondo del vaso). Si combatte con prodotti acaricidi.
    - Cocciniglie cotonose: può attaccare le piante, specie in presenza di clima caldo e secco. Bisogna asportarle, trattare la pianta con un prodotto anticoccidico ed elevare il tasso di umidità ambientale (le spruzzature e i lavaggi fogliari permettono di eliminare le cocciniglie allo stato larvale). In alternativa al prodotto chimico, si possono strofinare le parti colpite con un batuffolo di cotone bagnato con acqua e alcool.
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    - Cocciniglie brune: si manifestano con la formazione di escrescenze (determinate dal piccolo “guscio”) marroni e conferendo alla pianta un aspetto nerastro e appiccicoso (a causa della produzione da parte della pianta di sostanze zuccherine che la rendono soggetta all’attacco di funghi e fumaggini). Si combattono asportandole e trattando la pianta con un prodotto anticoccidico o strofinando le parti colpite con un batuffolo imbevuto di acqua e alcool.
    - Foglie giovani che presentano macchie grigiastre: probabile attacco da parte dei tripidi. Si combattono con un insetticida specifico ed eliminando le foglie colpite.
     
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    Edera cosmetica


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    L’ edera, pianta a me carissima, è una pianta ricca di proprietà cosmetiche. Il suo nome, Hedera, deriva da adhareo, che significa “io aderisco”; helix deriva dal greco elein, che vuol dire “avvolgersi a spirale”.
    Nell’antica Gracia l’edera era simbolo di costanza, determinazione, e con corone di edera si incoronavano i giovani sposi. L’edera è la pianta dedicata a Dioniso, insieme alla vite. E tra vite ed edera c’è un legame simbolico speciale, perchè in inverno, quando la vite si spoglia e si secca, l’edera continua a crescere rigogliosa.
    E’ una pianta sempreverde, e simboleggia la speranza e la rinascita anche nei freddi mesi invernali.
    Le bacche dell’ edera sono velenose: per le nostre ricette utilizzeremo solo le foglie, e per applicazioni esterne.
    Le foglie e i rametti dell’edera contengono saponine (2-8%), flavonoidi, poliacetileni, zuccheri e sali minerali.
    Per uso esterno la pianta è stata utilizzata nelle forme dolorose e nel trattamento della cecclulite, grazie alle proprietà vasocostrittrici e astringenti delle saponine, associate a quelle lenitive dei flavonoidi. E’ stata rilevata anche una attività antifungina della pianta nei confronti della candida.
    Attenzione: le foglie fresche applicate sulla cute possono causare dermatiti da contatto.
    Oleolito per cellulite
    300 gr di foglie fresche tritate di edera
    1 l di olio di oliva
    Mettere a macerare le foglie nell’olio di oliva per 1 mese, tenendo il contenitore al riparo della luce. Filtrare, schiaccare bene le foglie per far uscire tutto il liquido, e conservare in bottiglie ben chiuse di vetro scuro. Utilizzare per massaggi linfodrenanti.
    Bagno anticellulite
    50 gr di foglie di edera
    40 gr di foglie di betulla
    1 l di acqua
    Far bollire le erbe per 10 minuti. Filtrare e aggiungere all’acqua del bagno.
    Ricetta per capelli
    60 gr di foglie di edera
    1 l di acqua
    Far bollire per 10 minuti. Filtrare.
    Usare il decotto per risciacquare i capelli dopo lo shampoo. Essi risulteranno più scuri e lucenti.
     
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    L’EDERA VELENOSA: L’ORTICA DEL CLIMBER


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    Sta comparendo anche nelle falesie italiane una particolare Edera velenosa (Toxicodendron radicans), già molto conosciuta negli Stati Uniti, che causa una dermatite allergica da contatto. Il Dottor Kelios Bonetti (Yena) esperto in patologia arrampicatoria in quest’articolo spiega il problema e come affrontarlo.

    Il problema
    Da qualche tempo si parla dell’edera velenosa. Nelle falesie nostrane circolano solo delle voci, molto simili alle leggende metropolitane, mentre in America i climber la riconoscono a vista come noi riconosciamo le ortiche (50 milioni di casi ogni anno negli USA).

    Dato il numero crescente di episodi, mi sono deciso a scrivere questo articolo anche se non si tratta di una patologia arrampicatoria in senso stretto. In particolare mi ha colpito l’episodio di una comitiva di giovani climber finita al pronto soccorso dopo essere stati alla “Grotta dell’edera” a Finale. In verità alcune testimonianze e alcune foto sembrano mostrare anche la presenza del poison oak, un arbusto con effetti simili.

    Il contatto con questa pianta porta a una dermatite allergica da contatto con formazione sulla cute di flittene (bolle). La guarigione è abbastanza lenta, e con la cute rovinata si deve sospendere per un po’ l’attività arrampicatoria per la fragilità della pelle e per il rischio di infezioni delle piaghe che restano se si rompono le bolle. Inoltre la cute interessata rimane per diverso tempo con delle poco estetiche striature scure.

    L’edera velenosa - scheda
    L'Edera velenosa (Toxicodendron radicans), è una pianta della famiglia delle Anacardiaceae. Non ha nulla a che vedere con l' edera comune (Hedera helix). Determina dermatite da contatto. Si presente sotto le forme di pianticella fino a 120 cm, o arbusto, o rampicante. Come si può vedere dalle foto le foglie a seconda del periodo di maturazione hanno forme e colori diversi. È tipica del nord america, ove predilige terreni rocciosi con una buona umidità, cresce sotto i 1500 metri di altitudine. Produce delle infiorescenze bianche a piccole bacche.

    Tutta la pianta secerne (ma soprattutto contiene al suo interno) una resina ricca in urushiolo un irritante della cute, responsabile di una dermatite da contatto su base autoimmune. L’urushiolo si lega a delle proteine della membrana cellulare e le modifica facendo sembrare al corpo che siano estranee, così il corpo produce contro di degli anticorpi per una risposta T-mediata, autodannengiandosi. Può causare anche reazioni anafilattiche. Il 20% circa della popolazione ne è immune in America, in Europa la percentuale è probabilmente molto più bassa.

    Come tutte le reazioni allergiche ha bisogno di un primo contatto con l’antigene. In seguito in un periodo di 5-10 giorni il corpo crea delle immunoglobuline, che vengono poi liberate nei contatti successivi dando luogo alla reazione allergica-autoimmune, che in 6-24 ore si manifesta con un rash cutaneo, arrossamento, gonfiore, prurito più o meno intenso e la formazione di papule, flittene e bolle contenenti un liquido chiaro. Le bolle guariscono in 1-2 settimane, talvolta lasciano delle cicatrici discromiche. Talvolta le bolle o le ulcere che esitano dalla loro rottura si infettano. La tempistica delle manifestazione è influenzata da molte variabili.

    È pericolosa anche l’ingestione della pianta e l’inalazione dei suoi fumi. La resina rimane attiva per anni, quindi anche il contatto con piante sradicate, animali, indumenti o materiali impregnati di resina può dare delle reazioni.

    Perché è comparsa l’edera velenosa
    Ci sono diversi pareri su come mai si stia verificando questa emergenza proprio adesso. Non essendo una pianta indigena nelle nostre falesie, l’ipotesi di semi portati da climber d’oltreoceano pare sensata anche se non supportata da prove. Comunque le falesie con le prime segnalazioni sono quelle più famose e quindi più visitate nei climb trip. In ogni caso se questa ipotesi è vera dobbiamo aspettarci di vederla spuntare in tutte le falesie, dato che ora siamo noi locals a fare da untori, specialmente considerando che le falesie pare offrano un buon habitat per questo vegetale
     
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    La Donna è come l'edera, se la sfiori ne resti ammaliato.
    -- Giorgio De Luca --



    L' EDERA


    hedera-in-copertina



    Originaria dell’Europa è molto comune nelle zone temperate, più rara nei boschi di conifere...Al genere Hedera appartengono differenti specie di arbusti, ma tutte hanno fusti sottili, flessibili, con piccole radici aeree che le consentono di ancorarsi ai supporti di vario genere che reggono la pianta....Rampicante sempreverde con fiori verdi autunnali e bacche nere. Si arrampica grazie alla presenza di radichette aeree che secernono una sostanza adesiva. Molte piante di edera possono vivere anche più di cinquecento anni.




    ....nella mitologia.....



    Si narra che, tale pianta, nacque dopo la messa al mondo di Dionisio, Dio dell’innocenza e della spensieratezza, per proteggerlo dal fuoco che bruciava il corpo della madre in seguito ad un fulmine lanciato da Zeus.
    Questa pianta, da allora, fu consacrata al Dio e venne chiamata perikiosos = avvolgitore di colonne. In suo onore le Menadi, dette anche Baccanti, Tiadi o Mimallonidi, donne in preda alla frenesia estatica e invasate da Dioniso, si ornavano il capo con ghirlande di edera, durante le feste in suo onore. Dioniso era considerato anche il Dio del trasporto amoroso e mistico, e nel linguaggio dei fiori l’edera rappresenta, per tale motivo, la passione che spinge gli amati all’attaccamento morboso l'uno all'altra come fa l'edera sui tronchi degli alberi.

    Accanto alla vite la pianta prediletta da Dioniso è l’edera. Come Apollo si adorna di lauro, così Dioniso si adorna di edera ed è perciò chiamato kissokòmes; nel demo di Acarne era invocato come kissòs. Rami di edera erano avvolti anche attorno al tirso; risulta perfino da testimonianze che i suoi devoti si facevano tatuare sul corpo foglie d’edera. Narra il mito che l’edera fosse comparsa subito dopo la nascita di Dioniso, per riparare l’infante dalle fiamme che bruciavano il corpo di sua madre Semele: l’edera avrebbe avvolto tutto intorno la reggia di Cadmo attenuando le scosse del terremoto che accompagnò lo scoccare della folgore. Dall’edera prendeva nome anche una fonte presso Tebe, detta appunto Kissoùsa, dove le Ninfe avrebbero celebrato la rituale abluzione del neonato dio, allevato poi sul monte Elikòn, il cui nome deriva da èlix, che significa propriamente "spirale", ma è anche altro nome della pianta.
    L’edera era dagli antichi paragonata al serpente per la loro natura strisciante: i movimenti con cui la pianta striscia al suolo o si attorce agli alberi fanno pensare alle serpi avvolte intorno alle chiome e maneggiate dalle Baccanti. Ma si riteneva che edera e serpenti appartenessero al dio soprattutto per la natura fredda e ctonia attribuita loro: la natura dell’edera, infatti, veniva opposta a quella del fuoco, con cui invece sembrava imparentato il vino. Per questo alla freschezza dell’edera si attribuiva anche la virtù di fugare l’ardore dello stesso vino e si credeva che Dioniso avesse comandato ai suoi fedeli d’incoronarsene durante i simposi. L’affinità e il contrasto tra vite e edera è radicata nell’essenza stessa del dio dalla duplice figura, la cui natura si esprime dalla terra per mezzo di esse: luce e oscurità, calore e freddezza, ebbrezza di vita e soffio di morte.



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    Mi ha sempre colpito l 'umiltà di questa pianta. Avendo rinunciato alle sue 'potenzialità' in termini di dimensioni, solidità e frutti, non verrà mai celebrata come la quercia o il melo. Ha rinunciato a queste sue possibilità per guadagnare in flessibilità e adattabilità, in modo da poter ricoprire ciò che è morto o brutto (come rovine), o ciò che ha bisogno di protezione. È come il bambino buono e modesto delle favole, che fa ciò che è giusto e necessario e, come Cenerentola, fa il lavoro più sporco mentre le altre si agghindano. La Ragazza Edera è la vera figlia della Dea, lo Spirito della Terra, lei è il suo segreto e la sua sacra corona.
    L'edera è una delle poche piante rampicanti dei boschi dell'emisfero settentrionale, dove fa da tappeto al terreno o si arrampica su alberi 9 pareti anche molto alte. Non è vero che strangola l'albero a cui si abbarbica, nonostante possa togliergli parecchia luce se cresce troppo. L'edera può Vivere con poca luce (ad esempio, quando tappezza il suolo nei faggeti) e in vari tipi di terreno. Cresce lentamente e può vivere per centinaia di anni.
    Nell' antico Egitto l'edera era legata al signore della vegetazione, Osiride. Similmente, assieme alla vigna, era sacra al più estatico degli dei greci della vegetazione, Dioniso, i cui sacerdoti e seguaci portavano corone d'edera nelle processioni e nelle orge che seguivano. I Romani chiamavano Dioniso Bacco, e ne diffusero il culto in tutta l'Europa; Coppe fatte di legno d'edera si credeva rivelassero il vino di cattiva qualità e controbilanciassero gli indesiderati effetti collaterali dell'alcool.
    Nel Medioevo, foglie d'edera lasciate macerare nell'aceto erano usate, con l'aggiunta di un goccio d'acqua di rose, per alleviare i postumi di una sbornia. Ancora nel XIX Secolo, sull'ingresso di molti pub inglesi vi era appesa una grossa ghirlanda d'edera. L 'alcool fa discendere l'energia vitale nella parte inferiore del corpo, mentre l'edera rampicante ha l'effetto opposto, in particolare se è indossata come ghirlanda attorno al capo. Una 'corona ' sulla testa ci permette di concentrare maggiormente l'attenzione, rinsaldala forza di volontà ed espande la coscienza, specialmente se è fatta di foglie fresche, ancora vibranti di forza vitale.
    Anche se il culto di Dioniso verso la fine della sua storia è sicuramente degenerato, le sue origini erano diverse. Sotto il Controllo di sacerdoti, bere era un modo per entrare in comunione con lo Spirito del Vino (Dioniso) che, nelle regioni calde, era sempre associato alle divinità della vegetazione. L 'edera veniva utilizzata per ridurre certi effetti indesiderati dell'alcool. Gli sciamani dell'America del Sud o dell'Asia Meridionale usano ancora l'alcool per raggiungere lo stato di trance. L'edera sembra far parte di una segreta conoscenza dell'alchimia fisiologica che in Occidente è andata perduta.
    In alcune parti dell'Inghilterra e del Galles, l' edera è vista come la controparte femminile dell'agrifoglio. Fronde dell'una e dell'altro vengono portate in casa per Natale, e il 'Ragazzo Agrifoglio' (Holly Boy) e la 'Ragazza Edera' (Ivy Giri) del tradizionale canto natalizio si completano l'un l'altra come la Dea Madre e il Dio della Foresta.
    La funzione dell' edera in natura, tuttavia, è piuttosto oscura per l'uomo moderno. Comunemente considerata una pianta parassita(cosa che non e), non suscita molta simpatia, soprattutto tra gli amanti degli alberi. L'edera però protegge il legno dagli effetti dannosi di alcune radiazioni con cui certe nostre apparecchiature bombardano continuamente la biosfera. In molti luoghi l'aumento di edera degli ultimi decenni va di pari passo con l'aumento dell'inquinamento da microonde. Anche se l'edera compete per la luce con l'albero a cui si arrampica e potrebbe eventualmente far morire qualche ramo, o anche l'intero albero, senza di essa l'albero forse morirebbe anche prima! O un'intera parte di foresta potrebbe ammalarsi.
    (Myrddn mezzo elfo, elfland.it)



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    “Come l’edera al muro si attacca
    così il mio cuore da te non si distacca!”
    (Antico proverbio)



    ......simbologia......



    L’edera è un’importante pianta magica contro gli spiriti maligni e simbolo di fedeltà.
    Nell’alfabeto Ogham ci insegna che non è possibile essere del tutto certi del proprio autocontrollo quando si è in presenza di ostacoli esterni; si può essere incapaci di agire all’inizio ma attraverso l’esperienza e la ricerca interiore si possono superare tutti gli ostacoli.
    E’ simbolo di ebbrezza sacra che porta in contatto con le parti più profonde di se stessi e indica la spinta alla ricerca della propria anima. Aiuta chi vuole intraprendere un cammino di conoscenza interiore e chi vuole iniziare un processo di rinnovamento radicale. Cura le ferite interiori.

    Simbolo di fedeltà e attaccamento: il suo significato nel linguaggio dei fiori è “dove mi attacco muoio” e anche “nulla può staccarmi”.



    Tenendo teso, davanti alla bocca, il bordo di una di queste foglie, infatti, si otteneva un suono simile a quello di uno strumento ad ancia con una buona estensione e sonorità. Se ne ricavava una specie di flauto dolce costruito con la corteccia di castagno e munito di fori o più spesso di stantuffo per variare il suono.





    Le edere rigerminanti salivano
    pel vecchio muro scrostato
    con un impeto di giovinezza;
    si attorcigliavano alle
    travi della tettoia come a tronchi vivi;
    coprivano i mattoni
    vermigli d'una tenda
    di piccole foglie cuoiose,
    lucide, simili a laminette di smalto;
    assaltavano le tegole
    allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
    già cinguettanti
    di rondini in amore.
    Gabriele d'Annunzio



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    Edited by gheagabry1 - 12/12/2019, 22:58
     
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    L’edera

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    L’edera che avvolge gli alberi sino quasi a soffocarli (anche se in realtà non è proprio così) è una pianta che da sempre ha ispirato miti e leggende legati alla sua natura. La mitologia Greca lega le sorti dell’edera a quelle del dio Dioniso, più precisamente parla di due Dioniso, uno più antico, simbolizzato dalla vite ed un altro più recente, figlio di Semele, e spesso chiamato anche Kìssos , edera in greco. Proprio per questa duplice natura Dioniso viene anche detto il dio “nato due volte”.

    Il Dioniso della vite e quello dell’edera


    Persefone, figlia di Demetra la dea delle messi, fu una delle tante amanti di Zeus. Il dio, ammirata la sua bellezza, si invaghì di lei e prese ad inseguirla. Demetra, scoprì in Sicilia, nei pressi della sorgente Ciana,vicino a Siracusa, una grotta dove pensò di far rifugiare la figlia. Quindi Persefone alloggiò nella grotta sorvegliata da due dei serpenti che servivano alla madre per trainare il carro divino con il quale si spostava di luogo in luogo. Zeus, una volta scoperto il nascondiglio, si tramutò anch’esso in serpente e, con questo stratagemma, riuscì ad avvicinare Persefone e si accoppiò con lei. Dalla loro unione nacque Dioniso. Era, consorte del re degli dei, venne a sapere dell’ennesimo tradimento del marito e volle vendicarsi. Inviò pertanto i Titani ad uccidere il figlio illegittimo del dio. Questi colsero il bambino di sorpresa, mentre giocava e lo uccisero facendolo letteralmente a pezzi. Zeus nel frattempo, venuto a sapere dell’infanticidio si recò sul posto e con le sue saette divine bruciò all’istante i sicari inviati dalla moglie. Ne nacque un incendio terribile, incendio nel quale non solo bruciarono i titani ma anche quello che restava delle membra del fanciullo e dalle ceneri del corpo divino crebbe da quel giorno la vite, l’ultimo regalo del primo Dioniso agli uomini. Dopo che l’incendio si esaurì, molti degli dei accorsero sul luogo del misfatto, tra essi anche Atena che riuscì miracolosamente a raccogliere l’unica parte del corpo del bambino che non era stata carbonizzata: il cuore. Essa lo conservò con cura e lo consegnò a Zeus in persona. A questo punto entra in gioco la leggenda del secondo Dioniso, figlio di una principessa, Semele figlia del re Cadmo. Zeus, non riuscendo a darsi pace per la perdita del figlio ucciso dai Titani, preparò con il cuore di Dioniso consegnatole da Atena una pozione magica. Fece bere questa bevanda a Semele che da quel momento, fu incinta senza essersi accoppiata con il re degli dei. A questo punto ritorna il motivo della gelosia di Era che, venuta a conoscenza della gravidanza miracolosa, decise di vendicarsi uccidendo sia la madre che il figlio. Per far questo prese le sembianze della nutrice della principessa ed instillò in lei il desiderio di accoppiarsi con Zeus, esattamente come il padre degli dei faceva con Era. Semele era umana e come tale non poteva vedere lo splendore di un dio, a meno che questi non le si mostrasse trasformato, pena l’essere arsa viva dalle folgori scaturite dalla visione. Fu così che Zeus, acconsentendo al desiderio della poverina, finì per colpirla con le saette divine fino ad ucciderla. Il piccolo Dioniso, si salvò andandosi a rifugiare nell’edera, pianta che lo avvolse proteggendolo dal fuoco e che da quel momento gli fu sacra. L’edera avvolse anche le colonne della reggia di Cadmo, impedendo che essa crollasse a causa del terremoto provocato dal dio. L’edera e la vite quindi sono piante sacre a Dioniso e come scrive Walter Fredrich Otto:”La vite e l’edera sono sorelle, che pur essendosi sviluppate in direzioni opposte, non possono celare la loro parentela. Entrambe portano a termine una meravigliosa metamorfosi. Nella stagione fredda la vite giace come morta e nella sua rigidità somiglia a un inutile tronco, fino a quando, sotto il rinnovato calore del sole, sprigiona un rigoglioso verdeggiare e un incomparabile succo infuocato. Non meno sorprendente è quanto accade all’edera: la sua crescita mostra un dualismo che può benissimo ricordare la doppia natura di Dioniso. Dapprima essa produce i cosiddetti germogli ombrosi, i tralci rampicanti con le ben note foglie lobate. Più tardi però appaiono i germogli luminosi che crescono diritti , le cui foglie hanno una forma affatto diversa , e a questo punto la pianta produce anche fiori e frutti. Si potrebbe definire al pari di Dioniso “la nata due volte“”

     
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