ANIMALI ESTINTI e A RISCHIO ESTINZIONE

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    CI SONO MOLTI..AMICI ANIMALI CHE..OGGI RISCHIANO DI ESTINGUESI PER SEMPRE..

    OGGI IL GIORNALE NE RIPORTAVA ALCUNI..MA..SO CHE SONO TANTISSIMI...

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    CUCCIOLATA È una delle specie animali a rischio estinzione. Per questo, la recente nascita di nove panda nel centro cinese di Chengdu è stata accolta dall'entusiasmo di ricercatori e turisti


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    IL FOLLETTO Un fennec, piccola volpe che abita il deserto del Nordafrica,
    fotografato al Sunshine International Aquarium di Tokyo, Giappone.
    Le sue lunghe orecchie servono per disperdere il calore (Reuters)
     
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    Monday 1 june 2009
    Cambia il clima e tantissime nuove specie animali rischiano l'estinzione

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    Ormai l'icona dell'orso polare come emblema della categoria "animali a rischio estinzione" è stringente, sono troppi i possibili rappresentanti viste le influenze del riscaldamento globale. Sicuramente questo magnifico animale è stato il più colpito dall'aumento delle temperature con un ridimensionamento sensibile anche del suo habitat naturale. Ma quando si deve convincere le persone sulla necessità di un intervento arginante i cambiamenti climatici, il rischio di estinzione dell'orso polare non è molto stimolante per dare una vera scossa e capire la gravità della situazione.

    C'è un pericolo molto più grande, che si trova davanti a migliaia di specie, tra cui molte grandi famiglie di mammiferi che vivono nelle foreste pluviali tropicali. Queste sono le lussureggianti foreste del nostro pianeta che ospitano tantissimi diversi ecosistemi. Con una superficie di 25 ettari (le dimensioni di 50 campi da calcio) che vanno in fumo ogni minuto, è chiaro che la fauna selvatica è massicciamente a rischio di distruzione, ma questo significa nello stesso tempo distruzione degli habitat. Questo inoltre si riperquote sul clima, avendo meno spazi verdi e umidi per una crescente desertificazione e ulteriore surriscaldamento globale. Rispetto alle specie che abitano le fascie climatiche più freschi, quelle tropicali possono affrontare solo con un stretta gamma di temperature. A differenza dei loro omologhi del nord, che godono di un tempo "balsamico" per tutto l'anno, questi non si potranno mai adattare ad inverni di gelo alternati ed estati calde.

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    Dunque la maggior parte delle specie tropicali possono sopportare solo piccoli aumenti di temperatura. Gli animali che vivono in pianura raramente riescono a scalare le montagne, perché le temperature calano di circa 1 ° C ogni 100 metri di altitudine. Allo stesso modo, la maggior parte delle specie che abitano in settori montuosi, trovano soffocante il clima della pianura. Studi recenti hanno sottolineato i rischi di tali specie davanti al riscaldamento globale. Gli animali che vivino i settori montuosi della regione tropicale sono i più vulnerabili.

    "Con un forte riscaldamento del pianeta, queste creature non avranno scampo", spiega Stephen Williams della James Cook University di Queensland (Australia). Williams e suoi colleghi hanno modellato le risposte al fenomeno del riscaldamento globale su diverse specie di uccelli, mammiferi, rettili come su particolari specie di rane delle foreste pluviali del nord. Le loro conclusioni sono impressionanti. Se l'aumento della temperatura media mondiale sarà di oltre 2 °C, entro questo secolo l'estinzione di centinai di specie non sarà più una supposizione ma una drammatica realtà.

    La prima specie che potrebbe scomparire sarebbe quella dell'Opossum bianco (Hemibelideus lemuroides), una fantastica specie animale confinata su fresche aree di montagna nel nord del Queensland superiore. Non ne è stato visto più nessun esemplcare negli ultimi tre anni. Williams ha trascorso una lunga notte, nel 2008 alla ricerca dello stesso, ma con esiti negativi. Ora resta solo il timore che questo esemplare possa addirittura essere già estinto. La goccia che potrebbe aver fatto traboccare il vaso potrebbe essere stata l'ultima ondata di caldo che ha colpito quella regione nella fine del 2005, quando sono morti Opossum di diverse specie, testimoniati da molte carcasse trovate lungo le strade forestali.


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    Ma anche molte spiecie che abitano le pianure tropicali sono sensibilmente vulnerabili. Il biologo Raymond Huey, ricercatore presso l'Università di Washington (Seattle), sostiene che molte specie viventi nelle pianure tropicali siano pericolosamente vicini al loro "limite massimo di sopportazione termica". Egli sottolinea che alcune specie di lucertole e anfibi, possono morire se subiscono un riscaldamento di pochi gradi superiore a quello a loro ideale. Inoltre nel corso di una recente ondata di caldo estivo, le "volpi volanti" nella fascia subtropicale australiana, sono morte in massa. Almeno 3500 di questi pipistrelli giganti hanno ceduto al calore in un solo giorno.

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    Con l'aumento della temperatura globale, secondo gli studiosi, le specie che vivono vicino ai piedi delle montagne tropicali tenderanno a migrare in montagna e a metà altezza, delle montagne stesse, le specie li abitanti si sposteranno ancora più in alto. Ma le pianure senza montagne vicine, come quelle nel vasto bacino amazzonico e in Congo, non lasceranno scampo ai suoi abitanti.

    Ci sembra di aver raggiunto il punto in cui il riscaldamento globale e la distruzione degli habitat siano ormai una seria minaccia per la biodiversità tropicale, o meglio due minacce che si rafforzano reciprocamente. L'aumento termico e la perdita degli abitat naturali, frammenterà le popolazioni resistenti che saranno poi martoriate dal susseguirsi di altre ondate di calore, siccità, tempeste e altri sconvolgimenti causati dal riscaldamento globale. Molti esseri viventi scompariranno per sempre.

    E' uno scenario allarmante, ed i biologi chiedono soluzioni e sensibilizzazioni per combattere la prima battaglia: fermare la distruzione degli habitat o del riscaldamento globale. Rallentare la perdita di habitat è la priorità più alta, questo perché la rapida distruzione delle foreste tropicali produce circa un quinto di tutte le emissioni di gas serra di oggi. Salvare le foreste pluviali è uno dei modi più efficaci per combattere il riscaldamento globale, come per aiutare a preservare la Terra ed alcuni dei più compromessi ecosistemi... Forse dovremmo adottare anche l'Opossum bianco come icona simbolica per le vittime del riscaldamento globale. Questo dato che le specie tropicali minacciate di estinguersi, supererano i loro omologhi orsi polari 1000 a 1!
     
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  4. gheagabry
     
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    Le 100 specie più a rischio di estinzione

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    Ch'ien C. Lee, AP

    Quanto vale per voi il rinoceronte di Sumatra (nella foto, una femmina con cucciolo a Lampung, Indonesia), uno degli animali che più rischia di sparire dalla faccia della Terra?

    È la domanda sollevata dal libro Priceless or Worthless? ("preziosissime o inutili?") che presenta le cento specie più minacciate secondo la International Union for Conservation of Nature (IUCN). Il libro è disponibile gratis online o stampato.

    Presentato lo scorso martedì dalla IUCN al World Conservation Congress in corso a Jeju, Corea del Sud, il libro "rappresenta una sfida alla nostra concezione della natura", dice uno degli autori, Jonathan Baillie della Zoological Society di Londra.

    Se continueremo a valutare la natura solo in termini di ciò che ci può offrire, anziché tutelarla perché è la cosa giusta da fare per il futuro del pianeta, specie come il rinoceronte di Sumatra sono destinate a scomparire, dice Baillie.

    Circa metà delle cento specie raccolte nel libro non godono di alcun genere di protezione, come aree protette o programmi di allevamento in cattività, sottolinea Baillie.

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    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Questo bradipo (Bradypus pygmaeus) vive esclusivamente nelle foreste di mangrovie di un pugno di isole al largo di Panama.

    La specie però è minacciata dalla caccia e dalla deforestazione; si stima che in natura ne restino circa 200 esemplari.


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    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Dal 1952, anno in cui fu scoperto, il falso rospo di Bullock (Telmatobufo bullocki) è stato avvistato solo tre volte. Ma potrebbe non essere avvistato mai più se verrà realizzato il progetto di una diga idroelettrica che allagherebbe il suo unico habitat, la foresta di Nahuelbuta in Cile.


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    Fotografia per gentile concessione IUCN

    La farfalla Actinote zikani vive esclusivamente nella Foresta Atlantica brasiliana, che sta sparendo rapidamente.

    Ma il libro presenta anche storie a lieto fine: un capitolo è dedicato a specie salvate dall'estinzione, come ad esempio il capodoglio, il cavallo di Przewalski (anche noto come Takhi oppure Pony della Mongolia), la balia melanica dell'Isola Chatham o il gheppio di Mauritius.


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    Cavia intermedia
    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Sulla piccola isola Moleques do Sul nello stato brasiliano di Santa Catarina restano ormai non più di 40-60 esemplari di questo roditore. Eppure, secondo gli esperti, basterebbe proteggere il suo habitat per salvarlo dall'estinzione.


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    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Il bellissimo tritone Neurergus kaiseri vive esclusivamente in tre corsi d'acqua sui Monti Zagros, in Iran. Oggi si stima ne restino circa 1.000 esemplari: a causa della sua vivace colorazione è molto ricercato dai collezionisti.


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    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Lungo 13 centimetri, Calumma tarzan è stato scoperto nel 2010 in Madagascar.
    La specie ha questo nome anche perché l'habitat del camaleonte, che la gente del luogo chiama "Foresta di Tarzan”, si trova vicino a un villaggio un tempo chiamato Tarzanville (oggi Ambodimeloka).
    Le pratiche di deforestazione a fini agricoli stanno però distruggendo il suo habitat.



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    Fotografia di Xi Zhinong, Minden Pictures/Corbis

    Già dato per estinto in passato, il rinopiteco del Tonchino (Rhinopithecus avunculus) è stato riscoperto nel 1989. Vive solo in Vietnam, dove si ritiene oggi ne restino circa 200 individui.



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    Grande otarda indiana
    Fotografia per gentile concessione IUCN

    Oggi in India restano forse solo 250 esemplari di Ardeotis nigriceps, soprattutto a causa dello sviluppo agricolo e la conseguente distruzione dell'habitat.



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    Fotografia di Ch'ien Lee, Corbis

    La grande pianta carnivora Nepenthes attenboroughii deve il suo nome al celebre naturalista inglese David Attenborough.
    Vive solo nelle montagne Victoria delle Filippine, relativamente inaccessibili, ma è molto ricercata per la sua particolarità

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    national geoghaphic
     
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  5. gheagabry
     
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    Sull'orlo dell'estinzione:
    l'arca fotografica di Joel Sartore


    Il celebre fotografo di NG è il fondatore di Photo Ark, un archivio online di immagini di specie che rischiano di sparire per sempre, o sono già scomparse

    di Brian Clark Howard


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    Fagiano dorato

    Come spiega Sartore, "entro il prossimo secolo perderemo metà delle specie viventi. Photo Ark si prefigge di documentarne il più possibile, usando come testimonial gli animali in cattività".

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    Canis lupus baileyi è la sottospecie di lupo più rara dell'America del Nord, ed è classificata a grave rischio di estinzione dalla IUCN. Un tempo il lupo messicano viveva in un'areale che comprendeva Messico, Texas, New Mexico e Arizona. Con la diminuzione delle prede e del suo habitat, iniziò ad attaccare il bestiame, e gli allevatori lo cacciarono fino all'estinzione in natura, avvenuta attorno al 1950. Grazie ai programmi di riproduzione in cattività oggi sopravvivono qualche centinaio di esemplari, e negli anni Novanta sono iniziati i tentativi di reintroduzione della specie sulle montagne Blue Range in Arizona. Negli ultimi otto anni Sartore ha fotografato circa 2.800 specie in cattività, e ha intenzione di proseguire il suo progetto ancora per 15-20 anni. "Il mio obiettivo è portare all'attenzione del pubblico tutte queste specie prima che sia troppo tardi. Ogni nuova specie che 'sale' a bordo di Photo Ark rappresenta una nuova occasione per sensibilizzare la gente sul tema della conservazione, e invitarla a pensare ad altro che non sia il prezzo della benzina o cosa passa in tv".

    Photo Ark è una sorta di corrispettivo visivo di un cosiddetto "zoo congelato", ovvero la conservazione nell'azoto liquito di materiale genetico di specie a rischio estinzione, promosso da altri relatori della conferenza.

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    L'oca delle Hawaii (Branta sandvicensis) è classificata come “vulnerabile” dalla IUCN. L'oca, originaria dell'arcipelago, è anche simbolo dello Stato USA. Come molte specie di uccelli delle Hawaii o di altre isole, l'oca ha visto declinare precipitosamente la sua popolazione in seguito alla colonizzazione del suo habitat da parte dell'uomo. La caccia da parte di specie introdotte come manguste, cani e maiali le ha portate dalle circa 25.000 presenti nel 1778, all'arrivo di James Cook, alla trentina contate nel 1952. Il programma di riproduzione in cattività ha funzionato, e vari esemplari sono stati reintrodotti nell'ultimo decennio; ma gli studiosi sono preoccupati dalla scarsa diversità genetica della popolazione attuale.

    Vari animali presenti in Photo Ark si sono estinti da quando Sartore li ha immortalati, e il destino di molti altri è in bilico.

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    Pica hudsonia è una dei quattro uccelli canterini nordamericani la cui coda prende oltre metà della sua lunghezza complessiva.È stata a lungo oggetto di persecuzione da parte dell'uomo, che la considerava un animale infestante in competizione con la cacciagione. Di conseguenza, oggi il suo numero è in declino.



    Fotografia di Joel Sartore, National Geographic
     
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  6. gheagabry
     
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    Gli animali sono, come noi,
    specie in pericolo di estinzione su un pianeta minacciato,
    e noi siamo quelli che minacciano l'esistenza
    di quelle specie e di noi stessi.
    (Jeffrey Moussaieff Masson, Quando gli elefanti piangono, 1995)


    L' Ecnomiohyla rabborum



    L' Ecnomiohyla rabborum, comunemente nota come fringe-limbed treefrog Rabbs', è una specie di rane della famiglia Hylidae.Ecnomiohyla rabborum . La lunghezza del muso dei maschi media tra 62-97 mm (2,4-3,8 a), mentre nelle femmine è compreso tra 61-100 mm (2,4-3,9 in). La testa è più larga del corpo e appiattita nella parte superiore. Il muso è moderatamente lungo con narici sporgenti dai lati vicino alla punta. Visto dall'alto, il muso è più o meno di forma ellittica. La cresta è concava (curve verso l'esterno) e ha bordi spessi e arrotondati. La lingua è rotonda e possiede gruppi ovoidali ravvicinati di pre- denti. Le zampe anteriori sono corte e robuste. Non ci sono pieghe della pelle sui polsi, anche se una frangia smerlata di pelle è presente dai gomiti a poco sotto i dischi sul quarto dito. Gli arti posteriori sono sottili e di moderata lunghezza. Come le mani, i piedi sono molto grandi. La pelle è granulare nella struttura e prevalentemente di un marrone screziato. Le superfici superiori degli arti sono marroni a chiazze mentre le superfici posteriori delle cosce sono giallo pallido.
    E' una raganella planatrice, tra le dita delle sue zampe anteriori e posteriori si estende un' ampia membrana che fa da paracadute consentendole di saltare giù dalla cima degli alberi e addirittura cambiare direzione. Il maschio è territoriale e passa la maggior parte del suo tempo a cantate e a fare la guardia alla sua tana. la femmina sceglie il compagno per il canto poi dopo l'accoppiamento deposita le uova nella cavità allagata di un albero ed abbandona la prole al suo destino. Il maschi prendeno cura dei piccoli. Di giorno quando riposa dopo aver cacciato di giorno, il maschio si immerge nella pozza e consente ai girini di nutrirsi staccando lembi di pelle dal suo corpo. Questo comportamento è comune solo a degli anfibi ciechi chiamate coccilie.

    Nel 2005 un gruppo di ricercatori sbarcò a Panama per una missione di soccorso. Sulle montagne del paese era stato trovato un fungo chitride invasivo che minacciava di sterminare intere popolazioni di anfibi. I biologi caricarono nelle casse centinaia di rane, tra cui diverse decine di girini e adulti di Ecnomiohyla rabborum, la rarissima raganella arboricola, e le portarono negli USA per proteggerle in cattività.

    Oggi di Ecnomiohyla resta solo un maschio: le altre sono morte per cause naturali, e i girini non sono riusciti a completare la metamorfosi in laboratorio. Battezzato Toughie (“Tosto”) dagli scienziati, vive con altri anfibi di specie rare in un contenitore a prova di infezioni; è grande più o meno come una mano, viene alimentato a grilli e, a parte una pesatura settimanale, non viene toccato quasi mai.


    "La situazione per la grande raganella arboricola panamense “Rabbs' fringe-limbed” (Ecnomiohyla rabborum) è ancora più complicata, poiché ne è rimasto in vita un solo ultimissimo esemplare, un maschio curato nello zoo americano di Atlanta e chiamato affettuosamente “Toughie” dai ricercatori. La storia di questa raganella è particolarmente drammatica ed è perfettamente inquadrata nella crisi per la biovidersità degli anfibi, le cui popolazioni mondiali sono state letteralmente sterminate negli ultimi anni da una letale forma di chitridiomicosi, patologia causata dal fungo Batrachochytrium dendrobatidis scoperto nel 1998. Toughie assieme ad altre centinaia di esemplari – tra girini, giovani ed adulti – fu prelevato dal suo habitat naturale panamense nel 2005, quando un team di ricercatori statunitensi decise di agire per salvare la sua specie dall'ormai certa estinzione provocata dall'inarrestabile proliferazione fungina. La missione, purtroppo, non fu un successo poiché tutte le misure di conservazione, nonostante le numerose squadre di specialisti a lavoro, non sono andate a buon fine: i girini non riuscirono a svilupparsi in laboratorio e tutti gli altri esemplari, uno dopo l'altro, cominciarono a perire anno dopo anno. L'ultima femmina della specie è morta nel 2009, proprio quando l'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali) inserì la specie nella Lista Rossa con codice "in pericolo critico di estinzione". Toughie ha avuto compagnia fino al 17 febbraio 2012, quando, a causa di un'altra malattia, i ricercatori hanno dovuto sopprimere con l'eutanasia il penultimo maschio di questa bellissima - e ormai prossima all'estinzione – specie. Quando l'animale fu soppresso, il vice direttore dello zoo di Atlanta Dwight Lawson rilascò la seguente dichiarazione: “Questa è la seconda volta nella mia carriera che posso vedere in vita l'ultimo esemplare della sua specie. Si tratta di una esperienza difficile da descrivere, siamo tutti più poveri per la perdita di una intera specie. Lo sterminio degli anfibi attualmente in corso ha spazzato via una ricchissima varietà di animali dal nostro pianeta, e sono disperatamente necessari ulteriori sforzi e risorse per fermare questa situazione drammatica”. L'ultima Ecnomiohyla rabborum sopravvive assieme ad altri anfibi in pericolo di estinzione in una sorta di incubatrice, protetta da infezioni ed altre malattie, ciò nonostante si tratta di un esemplare vecchio e presto, anche la sua specie scomparirà per sempre." (www.net1news.org/)
     
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  7. gheagabry
     
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    ANIMALI ESTINTI




    Il rospo dorato (Incilius periglenes), un minuscolo anfibio, è stato dichiarato estinto nel 2004 ma già dal 1989 non ne veniva avvistato un esemplare. Viveva in una piccola area nella foresta tropicale della Costa Rica, tra i 1.500 e i 1.620 metri d'altitudine.
    Non si sa con esattezza perché si sia estinto ma ci sono due probabili cause: l'innalzamento delle temperature nel suo habitat, che potrebbe aver prosciugato gli stagni in cui viveva, e la diffusione del fungo Batrachochytrium dendrobatidis, causa di una malattia che ha sterminato moltissimi anfibi in tutto il mondo.
    (Wikipedia Commons)




    (ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images)

    Un cucciolo di gazzella dama mhorr (Nanger dama mhorr) di due settimane nello zoo di Budapest, il 5 maggio 2009: questo animale è estinto in natura ma alcuni esemplari vivono in vari zoo di tutto il mondo. Il suo habitat naturale è nel Marocco sud-occidentale e nel Sahara occidentale. Il numero di gazzelle dama mhorr e delle altre due subspecie di gazzella dama (Nanger dama dama e Nanger dama ruficollis), che non sono estinte in natura, si è molto ridotto a causa della caccia e dell'aumento delle zone da pascolo nel territorio in cui vive l'animale, che hanno spinto le gazzelle a spostarsi in aree più aride e quindi meno ricche di cibo.





    (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)

    Questa specie, o meglio sottospecie, non è completamente estinta, ma gli esemplari attuali vivono tutti in cattività: si dice che è una specie estinta in natura. È il leone berbero o leone dell'Atlante (Panthera leo leo), il più grande tipo di leone esistente, quello che ai tempi degli antichi romani veniva usato nei combattimenti circensi contro altri animali.
    La popolazione di leoni berberi si ridusse prima a causa dei romani, poi per le limitazioni imposte al suo habitat dall'espansione araba in Nord Africa. Dato che nella zona del Sahara in cui i leoni berberi vivevano le prede diminuirono molto nel corso dei secoli, gli animali cominciarono a cacciare le bestie domestiche e per questo erano cacciati dagli uomini: anche per questa ragione il loro numero diminuì in modo continuativo. L'ultimo esemplare selvatico, di cui si abbia notizia, fu abbattuto nel 1942 in Marocco. I cuccioli nella fotografia sono nati il 21 giugno 2004 nello zoo di Amneville, in Francia.



    L'illustrazione risale al 1862.

    Il leopardo nebuloso di Formosa (Neofelis nebulosa brachyura) era una sottospecie di leopardo nebuloso che viveva sull'isola di Taiwan. Esemplari di questo animale non sono più stati avvistati dopo il 1983. Probabilmente si è estinto a causa della riduzione del suo habitat dovuta alle attività umane. Gli altri leopardi nebulosi, una specie a rischio di estinzione, vivono sull'Himalaya.
    (Wikipedia Commons)




    Lo stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica), una sottospecie dello stambecco spagnolo, si è estinto molto di recente, meno di venti anni fa. Un'altra sottospecie di stambecco spagnolo era quello portoghese, che si estinse alla fine dell'Ottocento.
    Lo stambecco dei Pirenei era conosciuto anche con il nome "bucardo" e si è estinto a causa della competizione con gli erbivori domestici.
    L'ultimo stambecco dei Pirenei, una femmina di nome Celia, morì il 6 gennaio 2000. La specie fu la prima con cui si provò la clonazione come tecnica di de-estinzione: nel 2003 fu fatto nascere uno stambecco clonato, che però morì dopo soli sette minuti a causa di malformazioni ai polmoni.
    (Wikipedia Commons)




    (Lino Mirgeler/picture-alliance/dpa/AP Images)

    Un orice dalle corna a sciabola (Oryx dammah) nello zoo Wilhelma di Stoccarda, in Germania, il 14 novembre 2016. L'orice, animale erbivoro originario del Nord Africa, è estinto in natura a causa dell'eccesso di caccia: per secoli questo animale è stato un obiettivo dei cacciatori per via delle sue corna, dette anche "a scimitarra". È dagli anni Novanta che non si hanno notizie di eventuali animali di questa specie presenti nel loro habitat naturale; in Tunisia e in Senegal ci sono aree protette in cui vivono e vengono fatte riprodurre popolazioni di orici, ma per ora non è stato fatto nessun vero tentativo di re-introduzione dell'animale in natura.






    Lo scinco gigante di Capo Verde (Chioninia coctei) era una grossa lucertola principalmente erbivora che viveva nell'arcipelago di Capo Verde, nell'oceano Atlatico, al largo della costa dell'Africa centro-occidentale. Poteva raggiungere la lunghezza di 32 centimetri.
    Anche se per tutto il Novecento non ne è stato avvistato nessun esemplare è stato dichiarato estinto solo nel 2013. Si pensa che si sia estinto perché cacciato in abbondanza.
    (Wikipedia Commons)






    (Wikipedia Commons/David G. Allen/The Wildlife Society)

    Lo svasso dell'Atitlán (Podilymbus gigas) era un uccello acquatico che viveva sul lago Atitlán, in Guatemala. È stato dichiarato estinto nel 1990.
    La diminuzione della sua popolazione iniziò nel 1958, quando furono introdotti i primi pesci Micropterus dolomieu nel lago Atitlán: questi pesci ridussero la quantità di cibo degli svassi, perché si nutrivano degli stessi animali. Negli anni Sessanta e Settanta la biologa americana Anne LaBastille si impegnò per difendere la rimanente popolazione di svassi e inizialmente i suoi sforzi ebbero esito positivo: se nel 1965 c'erano solo 80 svassi, nel 1973 il numero era cresciuto fino a 210. Tuttavia i cambiamenti nel lago Atitlán causati dal terremoto in Guatemala del 1976 danneggiarono ulteriormente gli svassi, i cui due ultimi esemplari furono visti nel 1989.



    La fotografia è stata scattata nel 1938.

    La tigre di Giava (Panthera tigris sondaica) è una sottospecie estinta di tigre che viveva sull'isola indonesiana di Giava ed era un po' più piccola rispetto alle altre specie di tigre.
    È stata dichiarata estinta nel 1979: la sua estinzione è stata causata in gran parte alla riduzione del suo habitat (all'inizio del Novecento gran parte di Giava fu deforestata per fare posto a nuove coltivazioni di riso), oltre che alla caccia e alla riduzione dei sambar dalla criniera, un tipo di cervo di cui era predatrice, a causa di una malattia.
    (Wikipedia Commons)



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    Edited by gheagabry - 3/2/2017, 22:16
     
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    Ara-di-Spix

    Dal 2001 otto specie di uccelli si sono estinte: di tre sono morti tutti gli esemplari, delle restanti cinque ce ne sono solo in cattività oppure non si può escludere con assoluta certezza che ne resti qualcuno. È la conclusione di un’analisi statistica realizzata da BirdLife International, la più importante organizzazione internazionale che si occupa di salvaguardare questi animali. Tra le specie estinte in natura, quelle di cui restano solo esemplari in cattività, c’è anche l’ara di Spix, cioè la specie a cui appartengono Blu e Gioiel, gli uccelli protagonisti del film di animazione Rio.

    Non è facile stabilire con certezza se una specie animale molto rara si sia estinta o meno: per molti anni dopo l’ultimo avvistamento sicuro di un esemplare gli scienziati non possono escludere che ce ne siano altri, magari solo molto difficili da vedere, dunque usano molte cautele prima di dichiarare una specie “probabilmente estinta” o “estinta”. Quando succede, viene cambiato lo stato della specie sulla Lista rossa dello IUCN, un ampio e autorevole database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali. Per quanto riguarda gli uccelli è BirdLife International – che riunisce tantissime organizzazioni nazionali che si occupano di uccelli, come la LIPU italiana – ad aggiornare la Lista.

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    L’analisi statistica con cui si è arrivati a stabilire l’estinzione certa o molto probabile di otto specie di uccelli sarà pubblicata a novembre sulla rivista Biological Conservation. Lo studio è stato fatto prendendo in considerazione 51 specie di uccelli che erano classificate come “in pericolo critico” sulla Lista rossa e usando un nuovo metodo statistico per stabilire per ciascuna specie cosa significhi non aver avvistato esemplari da un certo numero di anni, tenendo conto degli sforzi fatti per favorire gli avvistamenti.

    Le tre specie sicuramente estinte e di cui non ci sono più esemplari nemmeno in cattività sono il Cichlocolaptes mazarbarnetti, il ticotico di Novaes (Philydor novaesi), due tipi di uccelli brasiliani, e il poo uli (Melamprosops phaeosoma), un tipo di passero delle Hawaii. Per quanto riguarda l’ara di Spix, che è un altro uccello che popolava le foreste del Brasile, si cercherà di reintrodurla in natura partendo dagli esemplari in cattività. Tra le specie probabilmente estinte c’è anche il Glaucidium mooreorum, un tipo di gufo alto 15 centimetri un tempo endemico nello stato brasiliano di Pernambuco, e l’ara glauca (Anodorhynchus glaucus) che si trovava anche in Argentina e Uruguay.

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    Stuart Butchart, capo scientifico di BirdLife, ha spiegato al Guardian che il fatto che quattro delle specie estinte vivessero in Brasile è preoccupante, perché in teoria questi uccelli avrebbero avuto a disposizione un habitat molto vasto. In passato si sono estinte soprattutto specie di uccelli che abitavano solo piccole isole che, una volta popolate dalle persone e da altre specie invasive, si trovavano in situazioni di difficoltà per via della caccia, dell’arrivo di malattie o di una maggiore competizione per il cibo. L’estinzione delle specie brasiliane invece ha come probabile causa la deforestazione, che ha causato una considerevole riduzione dell’habitat delle specie di uccelli.

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    Butchart ha anche spiegato che non bisogna avere fretta a dichiarare una specie estinta perché facendolo si abbandonano anche i tentativi di preservarne l’habitat allo scopo di scongiurarne l’estinzione. Al tempo stesso però bisogna riconoscere quando non c’è più nulla da fare, in modo da usare le risorse economiche disponibili per la salvaguardia della natura per occuparsi di altre specie per cui ci sono più speranze. Oggi più di 26mila specie animali sono a rischio di estinzione secondo la Lista rossa: per questo gli scienziati ritengono che le conseguenze delle attività umane stiano portando a una sesta grande estinzione – la quinta è quella in cui sono spartiti i dinosauri.

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    I pulcinella di mare, quei piccoli uccelli marini graziosi e un po’ buffi che avete visto nelle foto dei vostri amici che sono andati in vacanza in Islanda, sono sempre meno. Dal 2015 sono considerati una specie “Vulnerable” nella Lista rossa dello IUCN, che compila un ampio e autorevole database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali: significa che si pensa che ci sia un alto rischio che si estinguano. Secondo BirdLife International, la più importante organizzazione internazionale che si occupa della salvaguardia delle specie di uccelli, dal 2000 al 2065 il numero dei pulcinella potrebbe diminuire tra il 50 e il 79 per cento. Le cause sono gli eccessi della pesca, la predazione da parte di specie infestanti (come i ratti), l’inquinamento e il cambiamento climatico, ma anche il fatto che i pulcinella vengono tuttora cacciati per essere mangiati.

    I pulcinella di mare sono uccelli marini che vivono nel nord dell’oceano Atlantico: durante l’inverno si trovano in mare aperto, mentre tra maggio e agosto si possono avvistare sulle scogliere delle coste di Islanda, Norvegia, Regno Unito, Irlanda (compresa l’isola Skellig Michael dove è stato girato Star Wars: Gli Ultimi Jedi, in cui i pulcinella sono stati “coperti” creando i porg), Bretagna, in Francia, dell’isola canadese di Terranova e dell’arcipelago danese delle Fær Øer. Nidificano in tane nella roccia e mangiano piccoli pesci, soprattutto quelli che fanno parte della famiglia degli ammoditidi e sono chiamati “anguille della sabbia”. Il loro nome scientifico è Fratercula arctica. Fanno parte del genere Fratercula insieme a due altre specie, i pulcinella dal corno (Fratercula corniculata) e i pulcinella dai ciuffi (Fratercula cirrhata), che vivono nell’oceano Pacifico e per cui il rischio di estinzione secondo lo IUCN è minimo.

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    Non si sa con esattezza quanti siano i pulcinella di mare: nel 2015 BirdLife International ha stimato che la popolazione europea – che ammonta a più del 90 per cento di tutti i pulcinella di mare – ammonti a un numero compreso tra 9,55 e 11,6 milioni. Sono numeri alti, e infatti prima del 2015 i pulcinella erano considerati una specie “Least Concern”, a rischio minimo, ma è la velocità con cui il loro numero è diminuito dall’inizio degli anni Duemila a essere preoccupante. In Islanda, dove nidifica la maggior parte dei pulcinella di mare, si stima che la popolazione sia passata da circa 7 milioni a 5,4. Sono gli uccelli più comuni nel paese e anche i più cacciati. Osservando le fotografie delle colonie nei mesi estivi sembra che di pulcinella ce ne siano tantissimi, ma sono immagini ingannevoli: i pulcinella vivono più di vent’anni e raggiungono la maturità sessuale tra i quattro e i cinque anni di età, per cui gli adulti che si osservano sulle scogliere sono tutti nati diversi anni fa; a essere diminuiti sono i membri delle nuove generazioni.

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