01 - Dolcemente tu 02 - Meravigliose labbra 03 - Eternamente 04 - Quando m'innamoro 05 - Parlami d'amore mariù 06 - Per un sorriso (smile) 07 - Non arrossire 08 - Oh piccolina 09 - Al di là 10 - Ancora 11 - Tu non mi lascerai
01 - Nel giardino del suo viso 02 - Ancora prima di essere mia 03 - Cucciolo mio 04 - Ehi ciao sono io 05 - Eri tu 06 - Io con te 07 - Orsacchiotto 08 - Se devo vivere 09 - Sul mio letto 10 - Una malattia
Esplode nel 1977 la fortunata serie televisiva "Furia" di cui interpretai la sigla, che in poche settimane riuscì a vendere ben 1.300.000 copie di dischi, facendomi conquistare il Telegatto ed un disco d'oro. Un vero successo senza precedenti, che dette il via al boom delle sigle per bambini, a cui seguirono infatti "Furia soldato", "Penne colorate" e "Mac Intosh" tante altre.
Video
Furia
Furia cavallo del west che va piu' forte di un jet quando fa il pieno di fieno se no non sta in pie' furia cavallo del west che beve solo caffe' per mantenere il suo pelo il piu' nero che c'e' io vorrei salire su te e con te in mezz'ora sarei il capo dei banditi prima io son piccolo io tocca a me giocare con te sono lo sceriffo io tu stai zitto sono il capo dei banditi sono lo sceriffo io ma su furia si sta anche in tre furia cavallo del west che lava i denti col seltz per poi sorridere bene in foto sul set viva la furia del west cintura di karate' per sgominare la banda piu' in gamba che c'e' io vorrei salire su te e con te in mezz'ora sarei il capo dei moicani prima io son piccolo io tocca a me giocare con te sono david crocket io tu stai zitto sono il capo dei moicani sono david crocket io ma su furia si sta anche in tre furia cavallo del west che va piu' forte di un jet quando fa il pieno di fieno SE NO NON STA IN PIE' furia cavallo del west che beve solo caffe' per mantenere il suo pelo il piu' nero che c'e' furia cavallo del west che lava i denti col seltz per poi sorridere bene in foto sul set viva la furia del west cintura di karate' per sgominare la banda piu' in gamba che c'e' furia cavallo del west che lava i denti col seltz per poi sorridere bene in foto sul set viva la furia del west cintura di karate' per sgominare la banda piu' in gamba che c'e' viva la furia del west cintura di karate' per sgominare la banda piu' in gamba che c'e'.
“Attimi”, il nuovo album di Mal è un disco di 11 brani musicali nuovi in linea con le moderne canzoni italiane caratterizzato da ricercate e accattivanti sonorità pop rock e dalla conosciutissima e inconfondibile voce dall'accento britannico di Paul Bradley Couling.
[“Un album che riscrive una parte della carriera artistica di Mal e lo libera dal luogo comune in cui il suo successo più grande lo ha rinchiuso.”
Augusto Boschi (Il Secolo XIX)]
All'interno del disco e' presente come bonus track anche un Medley riarrangiato e composto da 5 grandi successi (“Yeeeeh”, “Bambolina”, “tu sei bella come sei”, “Occhi neri, occhi neri” e “Pensiero d'amore”).
Il disco, che già nei primi mesi dalla sua nascita ha riscontrato grande interesse da parte di pubblico e critica, e' il primo prodotto firmato da Mal dopo 12 anni di inattività discografica con canzoni nuove.
“Attimi” parla d'amore, di sensazioni intime, di momenti particolari, di stati d'animo e di riflessioni.
da: rockit.it
Tracce
1. Note di colore 2. Vivo di te 3. Controcorrente 4. Spiegherò le ali 5. Tu chi sei 6. Non è facile 7. Nuvole di zucchero 8. Due aironi 9. Raggio di sole 10. Come sei tu 11. Polvere 12. Medley: Bambolina, Tu sei bella come sei, Occhi neri, occhi neri e Pensiero d'amore.
Mal: «Sono papà a tempo pieno ma sogno di tornare di moda»
Il cantante inglese, idolo delle ragazze italiane nel decennio del boom, passata la boa dei settanta, vive da anni con la famiglia a pochi chilometri da Pordenone.
Negli anni Sessanta, giovanissimo, appena arrivato dall’Inghilterra, era l’idolo di (quasi) tutte le ragazze italiane. “Yeeeeh!”, “Bambolina”, “Pensiero d’amore”, “Tu sei bella come sei” sono solo alcuni dei titoli che nelle serate soprattutto estive, in giro per l’Italia, il pubblico continua a chiedergli. Sì, perchè Mal (vero nome Paul Bradley Couling, classe 1944, nato in Galles ma cresciuto a Oxford) l’Italia non l’ha più lasciata. E da una ventina d’anni vive in una bella villa immersa nel verde a pochi chilometri da Pordenone. Con la compagna Renata e i loro due figli Kevin e Karen, rispettivamente di quindici e dodici anni. «Sono contento di vivere qui - spiega l’artista, che ha appena passato la boa dei settanta ma mantiene una forma invidiabile -, dove sono arrivato per amore. Ho conosciuto Renata mentre mi esibivo in un locale di Treviso. Mi chiese di cantare “Furia”. La chiamai sul palco a cantarla con me. Da allora non ci siamo più lasciati.
E abbiamo messo su famiglia».
Dunque quel brano per bambini, “Furia (Cavallo del West)”, gli ha portato doppiamente fortuna. Anche se è legato anche a un episodio sfortunato. «Il disco - ricorda Mal - era la sigla di un programma tv e mi permise nel ’77 di tornare in vetta alle classifiche di vendita. Ma mi tolse anche qualcosa. Quell’anno mi venne proposto il brano “Bella da morire” per andare a Sanremo. Ma i miei discografici mi convinsero a lasciar perdere: “Furia” aveva venduto un milione e mezzo di copie in poche settimane, il filone sembrava troppo buono per rinunciarvi. Risultato: la canzone finì agli Homo Sapiens, che vinsero il Festival...».
Mal, torniamo indietro. Come comincia la sua storia?
«Vengo da una famiglia modesta, dopo la guerra erano tempi duri, mio padre faceva il muratore e sognava per me un futuro da elettricista. Lavoro che cominciai anche a fare, alternandolo alla consegna dei giornali. Ma non faceva per me. E non avevo voglia di studiare».
La musica?
«Erano gli anni Sessanta, c’erano i Beatles e i Rolling Stones. Nei locali da ballo si suonava dal vivo. Al matrimonio della sorella di un amico eravamo tutti un po’ brilli e per la prima volta presi un microfono in mano. Cantai un brano di Gene Vincent con quello che poi, dopo un’audizione, sarebbe diventato il mio primo gruppo: i Meteors».
E lei divenne Mal.
«Avevo un cugino nel Galles che suonava il basso, si chiamava Malcom, era un po’ il mio mito. Avevo bisogno di un nome originale e orecchiabile, così gli feci questo omaggio che mi portò fortuna. All’inizio mi facevo chiamare Mal Ryder».
Il primo contratto discografico?
«Con i Meteors, con cui feci i primi spettacoli, suonavamo per hobby. Il lavoro da elettricista lo lasciai quando passai con gli Spirits, che suonavano a livello professionale. Ottenemmo un contratto discografico con la Decca, incidemmo alcuni 45 giri e, proprio come i Beatles, andammo per un periodo a suonare in Germania, ad Amburgo e in altre città. Si suonava anche per sei ore filate...».
L’Italia Primitives.
«Gli Spirits si sciolsero. E formammo i Primitives. Dopo un tour in Norvegia, una sera suonavamo in un locale a Londra, dove fra il pubblico c’erano Gianni Boncompagni e Alberigo Crocetta, proprietario del Piper Club. Ci offrirono di andare a Roma, a suonare nel famoso locale».
E voi partiste.
«Arrivammo a Roma nell’estate ’66, trovammo il Piper chiuso per ferie, fummo dirottati sul locale gemello di Viareggio. Dopo il primo mese, Crocetta ci chiese di rimanere. E finita l’estate, finalmente debuttammo nel mitico locale di via Tagliamento».
Cosa ricorda di quegli anni?
«Il grande entusiasmo dei giovani italiani. Tutti volevano la musica inglese, in Italia come nel resto d’Europa. Nei nostri confronti c’era molta curiosità, ci invitavano dappertutto, si respirava molta felicità in giro, per divertirsi bastava veramente poco».
E lei diventa una star: Sanremo, i “musicarelli” al cinema, i fotoromanzi...
«Ma la musica rimaneva e rimane la mia grande passione. nella mia carriera ho sempre alternato momenti d’oro e periodi di crisi. Anche negli anni Settanta, dopo alcuni dischi poco fortunati, tornai in vetta alle classifiche con “Parlami d’amore Mariù”, una mia versione moderna del classico di Vittorio De Sica. E poi “Furia”, con i suoi pro e contro...».
È rimasto in contatto con i Primitives?
«Con alcuni. Uno è rimasto a Roma, suona ancora. Un altro purtroppo è morto. E Pick Whiters, il batterista di origini gallesi che avevo coinvolto nei Primitives prima di venire in Italia, ha fatto carriera: era nei Dire Straits con Mark Knopfler».
Torna in Inghilterra?
«Qualche volta, anche se ormai l’Italia è il mio Paese. I miei genitori non ci sono più, a Oxford ho solo le mie sorelle. Ma non posso dire che l’Inghilterra mi manca. Sono arrivato qui che avevo vent’anni, e qui ho trovato la felicità».
Ma l’accento non l’ha perso.
«Se impari una lingua da adulto, se hai fatto le scuole in un’altra lingua, l’accento non lo perdi mai».
Ha fatto anche un reality. Questione di soldi?
«In tv mi chiamano spesso. E so che lo fanno soprattutto per il mio passato. Sono grato alla televisione, che oggi ha un ruolo molto più grande rispetto ai miei anni, quando erano importanti i dischi. Certo, è lavoro. Ma sono contento di aver fatto anche Grease a teatro».
Le è rimasto un sogno?
«Oggi faccio il padre di famiglia a tempo pieno. Da qualche anno gioco a golf, anche perchè mi piace stare in mezzo alla natura. Ma la musica, ripeto, rimane la mia passione. D’estate faccio molte serate, ogni tanto incido un disco nuovo. Ma è difficile, soprattutto in tempi di crisi, trovare chi non ti chieda solo revival».
Dunque?
«Dunque il sogno è quello di tornare ancora una volta, come nella mia carriera mi è già successo. Chissà...».