ANTICO EGITTO

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  1. gheagabry
     
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    IL POTERE MAGICO DEGLI AMULETI




    Nell’Antico Egitto il mondo spirituale e quello reale erano indistinguibili infatti nella tradizione culturale di questo popolo gli dei popolavano il mondo reale e gli oggetti che utilizzavano erano colmi di potere magico. Venivano creati talismani che servivano ad attirare gli influssi benefici divini o astrali oppure erano prodotti amuleti che dovevano difendere chi li indossava dagli influssi maligni. Anche i profumi erano considerati veri e propri talismani dalgi antichi egizi, infatti si credeva che cospargendosi il corpo con unguenti si sarebbe goduto della protezione divina oltre che beneficiare degli effetti piacevoli offerti dalle essenze dei profumi.

    La pietra preziosa alla quale si attribuivano grandi poteri magico/curativi era lo smeraldo, questa gemma veniva utilizzata dai sacerdoti durante le cerimonie religiose perché sembrava avesse il potere di favorire la concentrazione necessaria per invocare le divinità.


    Amuleto Egizio di Horus
    Gli amuleti furono inizialmente utilizzati per accompagnare e sorvegliare il riposo eterno dei defunti successivamente vennero usati come ornamenti essenziali per la vita di ogni persona che indossandoli si proteggeva dagli attacchi degli animali feroci, dei serpenti e delle forze maligne invisibili.

    Gli amuleti venivano messi all’interno delle bende che avvolgevano le mummie e posti sulle parti del corpo che dopo l’imbalsamazione subivano un'alterazione, così facendo si pensava che questi oggetti potessero difendere il defunto dai demoni che incontrava nel viaggio dell’oltretomba.

    Gli amuleti erano di vari tipi e materiali, le fonti letterarie che ci sono pervenute dall’antico Egitto riportano spesso degli elenchi precisi sui materiali che dovevano essere impiegati per creare questi oggetti magici.

    Nel Libro dei Morti troviamo proprio una sezione dedicata ai materiali con cui dovevano essere fatti gli amuleti di solito creati con oro, argento, lapislazzuli, corallo, diaspro, paste vitree, basalto, granito, ematite e più raramente con legno o rame.


    Amuleto
    Ai talismani realizzati con i metalli veniva data una grande importanza perché il materiale era inalterabile nel tempo e soprattutto perché la fusione dei metalli, svolta solo durante alcuni fasi astrologiche favorevoli, era considerata un’opera divina.

    Per creare oggetti magici l’oro era il materiale preferito dagli antichi egizi: simbolo della luce solare era considerato il cibo degli dei secondo il culto egizio questo metallo aveva la capacità di trasformare il defunto dallo stato umano a quello divino.

    L’argento era considerato simbolo di purezza associato al candore della luna, i lapislazzuli erano collegati all’acqua primordiale rappresentavano la vitalità della gioventù ed erano considerati pietre che portava gioia, il corallo, la corniola, il diaspro e tutte le pietre di colore rosso erano associate al sangue di Iside.

    Il turchese era simbolo di speranza e rinascita spesso associato alla Hathor dea di fertilità e rinnovamento infine lo smeraldo che forse era la pietra più sacra perché frequentemente utilizzata da sacerdoti durante la celebrazione dei riti.

    Per comprendere al meglio la civiltà egizia è necessario ricordare l'importanza eccezionale che la magia rivestiva nella vita e religione al tempo dei faraoni. Anche a distanza di migliaia di anni e benché siano stati ritrovati vari documenti sull'attività magica in Egitto, il mondo dei sacerdoti/maghi resta ancora oggi avvolto in un velo di mistero.

    I sacerdoti occupavano un ruolo fondamentale nella civiltà egiziana, erano considerati anche dei maghi avendo un ottimo bagaglio culturale conoscendo la medicina, l'astronomia, la fisica e la chimica.
    Studiavano le stelle, preparavano rituali e farmaci per sconfiggere le forze maligne che affliggevano i malati, presiedevano alle cerimonie religiose di stato, preparavano filtri d'amore e proteggevano l'incolumità del re costruendo di amuleti.


    La maga Iside



    L'importanza attribuita alle invocazioni magiche era tale che i sacerdoti cercarono di scrivere incantesimi anche per convincere Osiride ad essere clemente con il defunto nel momento del giudizio delle anime.
    Dai ritrovamenti fatti nelle sepolture egizie sappiamo che il re ricorreva spesso all'uso della magia per sottomettere i suoi nemici e su suo ordine il mago modellava statue d'argilla o di cera sulle quali poi incideva il nome dei nemici o dei ribelli che si rifiutavano di riconoscere l'autorità faraonica.

    Il papiro Rollin ritrovato ad Edfu descrive l'attività di un mago così:

    “Egli si mise a praticare la magia allo scopo di paralizzare gli uomini e costringerli a restare nel luogo in cui si trovavano .. con la cera fabbricò numerose statuette che avevano forma umana e che impiegava per sprofondare nella più completa inerzia gli individui che esse rappresentavano ...”



    Anche il papiro Bremner-Rhind descrive i poteri magici dei sacerdoti ...

    “Le formule magiche devono essere pronunciate da un uomo casto e puro... lui deve scrivere con l'inchiostro verde i nomi di tutti i nemici del faraone su un foglio di papiro, sia essi vivi o morti, oltre ai nomi di tutti coloro che sono sospetti e i nomi dei loro padri, delle loro madri e dei loro figli.. fare una statuetta in cera per rappresentare ciascuna di quelle persone e incidervi sopra il loro nome. Unire poi le foglie di papiro con una piuma di colombo nero, sputarvi sopra e calpestare con il piede sinistro, poi trafiggere le statuette con una punta metallica e infine gettarle sul fuoco e farle bruciare...”



    Secondo un papiro conservato al museo di Hannover il faraone Psammetico III, che regnò solo dal 526 al 525 A.C., chiese aiuto ad un mago per sterminare i suoi nemici che provenivano dalle regioni dell'Asia.

    Nonostante l'intervento dei maghi, Psammetico III regnò solo un anno fino al 525 a.C. quando l'esercito egiziano fu sconfitto nella battaglia di Pelusio. L'Egitto cadde sotto il dominio dell'impero persiano guidato dal re Cambise II che si auto proclamò re d'Egitto governandolo dal 525 al 522 a.C.

    Il papiro di Hannover descrive la maledizione rivolta dal faraone Psammetico III verso il re persiano Cambise in questo modo:

    “Cadi a terra, o abominio venuto da Sokaris... tu hai alzato il braccio contro l'occhio di Ra e hai catturato i figli di Horus... corri verso Sekhmet, che ella bruci le tue carni, che ella tronchi le tue dita, che ella respinga la pianta dei tuoi piedi lontano dalla terra d'Egitto. Che la disgrazia ti colpisca nel tempo che hai ancora da passare sulla terra ..non mi fai male... o Straniero...”



    Ad ulteriore riprova dello scopo protettivo/intimidatorio della magia che i sacerdoti svolgevano è stata trovata una iscrizione del tempio di Edfu il cui testo dice:

    “la magia serve ad intimidire e sottomettere gli uomini con il terrore e costringere i popoli, anche stranieri, ad accettare il potere del faraone, ai piedi del quale saranno posti tutti”...



    Le statuine create dai maghi servivano ai sacerdoti anche per punire a distanza gli eventuali profanatori dei templi e sepolture reali infatti sono state ritrovate maledizioni scritte su papiri e steli. Una di queste dice:

    “Ogni persona che farà qualche cosa contro questo sito sacro, oppure farà qualche cosa di male contro sacerdoti, verrà punito e la sua anima dannata in eterno non troverà mai riposo...”



    Una stele rinvenuta a Tebe parla del lavoro di un sacerdote/mago così:

    “Tutto quello che potrete intraprendere contro questa proprietà sarà fatto anche contro la vostra proprietà, perché io sono un ottimo officiante e nessuna ricetta magica è mai rimasta segreta per me...”



    I maghi egizi incaricati di redigere le formule protettive usavano sempre toni minacciosi come si legge in una iscrizione del XVIII dinastia:

    “Ogni nemico che faccia un atto ostile contro un luogo sacro, distrugga statue o danneggi iscrizioni avrà una vita tormentata da crudeli malattie, soffrirà per la fame, sete e per i morsi degli animali feroci... nessuno lo soccorrerà quando sarà in pericolo, la sua fortuna non andrà al suo erede, il suo nome non sarà onorato tra gli uomini e non seguirà Osiride nel suo periplo celeste ...”



    I maghi avevano tre modi di esprimere il loro pensiero, uno era semplice , il secondo era simbolico e il terzo era sacro e scritto in geroglifico, a tal proposito anche il filosofo greco Eraclito ha descritto questa lingua magica dicendo che con il primo modo parlava, il secondo significava il terzo modo nascondeva.

    Amuleto del cuore


    .....il cuore simbolo di vita e sede dell’anima durante la fase di mummificazione veniva posto dentro uno dei vasi canopi, la protezione di questo organo era talmente importante da essere citata anche in una parte del Libro dei Morti.. “Questo cuore che mi appartiene piange dinnanzi a Osiride, supplica per me.. o mio cuore non levarti contro di me, non accusarmi nel tribunale, non volgerti contro di me al cospetto degli addetti alla Bilancia.. se tu ti rivolgi bene saremo salvi..non calunniare il mio nome alla corte che assegna la posizione alla gente, sarà bene per noi il giudizio, sarà lieto il cuore di chi giudica.. non dire menzogna contro di me davanti al Dio dell’Occidente..” Questo amuleto era fatto in pietra vitrea bianca, corniola o lapislazzuli e durante la mummificazione veniva posto tra le bende che avvolgevano il defunto per assicurare al morto che il suo cuore potesse rispondere in modo sincero nel momento del giudizio di Osiride.

    Amuleto del pilastro Djed:


    Djed tra i più antichi simboli egiziani rappresentava la stabilità e la rigenerazione era collegato al potere del dio degli inferi Osiride in particolare sembra che ne rappresentasse la colonna vertebrale.
    Questo amuleto era di solito fatto d’oro talvolta creato anche con lapislazzuli o legno, era un oggetto magico che accompagnava il morto durante il viaggio nell’oltretomba.
    Spesso viene raffigurato in forma antropomorfa, munito di braccia, corona, scettro e flagello. Viene anche affiancato al nodo isiaco o Tiet.



    Amuleto di Iside

    Tit o nodo di Iside era la raffigurazione della cintura di questa amatissima divinità ma rappresentava anche il sangue mestruale, era fatto con corallo, corniola , vetro o diaspro rosso. L’amuleto prima di essere indossato doveva essere consacrato con una cerimonia religiosa che prevedeva l’immersione dell’oggetto magico in acqua e fiori di Ankham (si pensa sia una varietà di profumatissimo gelsomino). All’interno delle bende delle mummie questo amuleto è stato ritrovato all’altezza dei polmoni, del cuore o della cintura del defunto , anche il Libro dei Morti ricorda questo talismano... “Il sangue di Iside sia così potente da agire per proteggere questo essere grande e divino, e risparmiargli il contatto di esseri che gli ispirano orrore e disgusto”..



    Amuleto Scarabeo

    Lo scarabeo: il talismano più popolare nell’antico e forse anche nel moderno Egitto, era l’insetto che simboleggiava il dio sole Ra. Venivano creati amuleti con tanti materiali diversi come il basalto verde, paste vitree, porcellana smaltata blu o verde o ricoperta d’oro. Nelle sepolture sono stati ritrovati molti esemplari di questi amuleti, alcuni con una bellissima lavorazione, secondo la credenza egiziana questi oggetti avevano un forte potere protettivo, vennero utilizzati anche come talismano ed ornamento dai vivi che crearono scarabei con preziosi smeraldi o coralli. Prima di essere indossati gli scarabei dovevano essere consacrati con una cerimonia religiosa che prevedeva la purificazione dell’amuleto con incenso, Kyphi (una famosa essenza egiziana ottenuta dall’estrazione di 16 piante selvatiche) e mirra.

    Amuleto delle due dita:

    Creato solo per scopo funerario era posto tra le bende che avvolgevano il defunto e rappresentava il dito indice e medio del dio Horus che, secondo la tradizione egiziana, aiutarono Osiride a salire sulla scala che lo avrebbe portato verso il paradiso popolato dalle altre divinità.



    Collana

    Oggetto creato con oro o argento veniva fatto solo per scopo funerario e posto al collo del defunto il giorno prima del funerale. Nella cultura religiosa dell’antico Egitto questo oggetto era molto importate perché donava al defunto la capacità di potersi liberare dalle bende una volta intrapreso il viaggio nell’oltretomba.

    Amuleto del guanciale o poggiatesta:

    Oggetto fatto di ematite (un minerale ferroso di colore nero) veniva utilizzato per proteggere il capo del defunto innalzandolo verso la volta celeste, viene ricordato nel Libro dei Morti così.. “Ecco che il tuo corpo si solleva, o tu che giaci .. la tua testa sollevata guarda verso l’orizzonte, ti sei sollevato e puoi trionfare grazie ai benefici che ti sono stai concessi..”



    Amuleto Serpente

    Creato per scopo funerario proteggeva il defunto dai morsi dei serpenti/demoni che avrebbe potuto incontrare durante il viaggio nel Duat era fatto in oro, corallo, corniola o diaspro rosso era associato alla dea Iside che si trasformava in serpente, sull’amuleto venivano incise delle frasi..
    “O serpente.. io sono la fiamma che rischiara i milioni di anni a venire…”

    Amuleto della rana:

    La figura della rana è cara alla cultura dell’antico Egitto visto che quattro delle otto divinità che controllavano la creazione del mondo erano raffigurati con testa di rana, questo amuleto se portato dai vivi “garantiva” la fertilità se invece veniva posto nelle sepolture portava ai defunti il dono della resurrezione.



    Papiro

    Oggetto solo per scopo funerario era fatto in ceramica smaltata di solito di colore verde oppure .. nei casi di sepolture reali.. di smeraldo rappresentava la vitalità della gioventù.

    Amuleto dell’avvoltoio

    Amuleto creato in oro ricordava il potere della dea Iside che trasformatasi in avvoltoio volava in cerca del corpo del marito defunto , questo oggetto infatti raffigurava un avvoltoio con le ali aperte che teneva in ogni artiglio un altro importate simbolo egiziano l’Ankh. Anche questo oggetto doveva proteggere il defunto e veniva posto sul collo del morto il giorno del funerale.

    Amuleto della vita, l'Ankh

    Simbolo magico del fiore di loto che sbocciava ogni giorno alla luce del sole e viveva nelle acque del Nun (Nun era la parte maschile che insieme a Nunet formava l’oceano primordiale) l’Ankh detta anche chiave della vita o croce ansata era l’oggetto che rappresentava il simbolo della vita eterna.
    L’Ankh racchiude in se la forza degli elementi dell’acqua e dell’aria e in molte raffigurazioni parietali si trovano incise le divinità egiziane con in mano questo oggetto che assicurava loro l’immortalità.

    Amuleto dell’occhio di Horus

    Conosciuto anche come Udjat insieme all’Ankh, al Tit e allo scarabeo è l’oggetto magico più comune dell’antico Egitto, era fatto di solito d’oro ma anche di legno, ceramica, lapislazzuli (la pietra ritenuta più idonea), argento ed ematite e colui che lo indossava era difeso dalla malasorte. Poteva essere di due tipi.. uno rivolto verso sinistra di colore nero che rappresentava la luna o Osiride e un altro rivolto verso destra di colore bianco che era associato al sole o Ra.
    Negli scavi archeologici sono stati ritrovati molti altri tipi di amuleti raffiguranti varie divinità egiziane come quella del Dio Bes, il simbolo della gioia e della protezione della casa in quanto si pensava che riuscisse a scacciare gli spiriti maligni, oppure statuette/talismani raffiguranti la dea Toeris che veniva rappresentata con corpo di donna e faccia di ippopotamo


    (Silvia B.)

    Fonti:
    Antico Egitto (Guidotti-Cortese)
    I misteri dell'Antico Egitto (Fenoglio)
     
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