ANTICO EGITTO

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  1. gheagabry
     
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    STORIA





    « La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, nunzia dell'antichità. » Cicerone





    L'ANTICO EGITTO ED IL NILO



    Il primo ad usare il nome Aigyptos fu il poeta greco Omero. Questa parola era la versione greca di "Hikuptah", termine che in babilonese indicava il tempio di Ptah a Menfi, noto come "Castello del Ka di Ptah". Gli antichi Egizi, invece, chiamavano il loro paese Kenet o Kemi cioè "terra nera", riferendosi alla feconda terra coperta dal nero limo lasciato dalle piene del Nilo. La zona desertica era invece chiamata Dashret, "la terra rossa. Il paese era diviso in Alto e Basso Egitto, il primo rappresentato col simbolo del giunco e il secondo con quello dell'ape (oppure rispettivamente, con il loto e con il papiro).
    L'Alto Egitto comprendeva la Valle del Nilo da Assuan ad Heliopolis ( presso l'odierno Cairo). Il Basso Egitto, invece occupava tutta l'area del Delta del Nilo.




    ...il Nilo....



    Il Nilo con i suoi 6.695 chilometri di lunghezza è il fiume più lungo del pianeta. Dalle sue sorgenti a monte del lago Vittoria, il Nilo inizia un memorabile percorso attraverso l’Uganda, il Sudan e l’Egitto dove, in un intricato delta, sfocia nel Mediterraneo. Al suo nome è legata la storia di questo continente. Grandi civiltà come gli Egizi hanno beneficiato delle sue acque ricche di sedimenti per rendere fertili interi territori altrimenti preda della siccità. Per diversi millenni è rimasta irrisolta la localizzazione delle sorgenti. Il mistero geografico del Nilo appassionò storici, esploratori e missionari della vecchia Europa. Perfino Erodoto, 460 anni prima di Cristo, tentò di risalire il corso del fiume dal mediterraneo con una spedizione romana all’epoca di Nerone. Arrivò fino Bahr- el Ghazal in Sudan. Dalla seconda metà del 1.800 si organizzarono numerose spedizioni attorno alle distese del lago Vittoria. Il mistero stava per essere svelato. Esploratori famosi come Speke, Grant, Burton e Stanley diedero un contributo enorme alla scienza e all’intera umanità. In particolare gli inglesi Speke e Grant nel 1.860 scoprirono la defluenza del Nilo dal lago Vittoria aprendo la strada all’austriaco Baumann, che nel 1892 risalì il fiume Kagera individuando in esso la vera sorgente del Nilo. Ad onore del vero si deve a Speke l’individuazione del Kagera, ma sfortunatamente non riuscì a dimostrare la sua scoperta per l’improvvisa morte. Resterà famoso il telegramma che inviò alla Royal Geographical Society di Londra nel 1.862:
    "The Nile is settled", il Nilo è risolto.




    "L’Egitto lo vedi scivolare di là dal Nilo e tra gli alberi come un carillon senza musica....Tra le tante strade che possiamo percorrere quella dello scivolare immobili e vedere la vita che ti scorre accanto è la strada che sento più vicina a me...I colori sono caldi come oro e freddi come cieli senza atmosfera.
    E la strada del fiume è come a riprendere se stessi. C’è un ponte bellissimo, lungo il Nilo, che si avvicina con la lentezza di una notte insonne. Ci sono riflessi che si perdono dove non arriva nessuno sguardo. Tramonti che si nascondono dietro le grazie assopite del passato. Lingue di erba, sopravvissuta alla razzia del tempo. Palme che ti ci perderesti dentro come un’avventura non cercata. Ci sono colori che sembrano nuvole tuffate nel mare.Algori di immobilità..Pastelli che colorano il calare della sera, come disegni fluorescenti..Di là dal Nilo ci sono alberi che formano oasi inaccessibili come i sogni dei bambini..Meraviglie che poi ti restano dentro negli inverni del cuore..Si incontrano villaggi che hanno i colori di circhi senza clown...La sabbia gioca a confondere il blu profondo del mondo..
    Sembra il fondale di un teatro senza sipario..E il fiume diventa fuoco, come lava placida..Pensi al limo che leggevi sui sussidiari della terza elementare..Paesaggi che potrebbero vivere nei quadri di pittori inesistenti..Oscurità degne di altri mondi..Onde che ti accompagnano fino alla fine del viaggio a salutare la piccola nubiana che ti guarda scomparire per sempre…" (guatantavara)




    "L'Egitto è un dono del Nilo"
    Erodoto


    L’antico Egitto, situato nell’Africa nord orientale, era una terra di contraddizione. Su entrambe le rive del Nilo c’era una sottile striscia di campi coltivati, ma oltre questa zona fertile si estendeva il desolato deserto di sabbia...La striscia fertile corrispondeva alla piena alluvionale del Nilo. In quest’area ; sulla buona terra nera lungo il fiume la gente viveva e lavorava. La civiltà degli antichi egizi fioriva per oltre 3000 anni e tutto questo fu possibile grazie al fiume Nilo.



    "Come spirito guardiano del Nilo facciamo in modo che il fiume esca dagli argini e invada i campi dei contadini.
    Ogni anno il Nilo straripa in egitto e il popolo è felice. L’arrivo delle aqcue è salutato come la 'venuta di Hapi' ".



    Il Nilo svolgeva un ruolo importantissimo nella vita quotidiana degli Egizi. Ogni anno le acque del fiume inondavano tutto l’Egitto. I primi segni si avevano in giugno quando l’acqua incominciava a trasportare vegetali galleggianti. Circa 2-3 settimane dopo nell’acqua viaggiavano grandi quantità di fango. A questo punto il fiume rompeva gli argini e, per circa 10 settimane, si disperdevano in tutta la piana alluvionale. In ottobre la piana terminava e il Nilo riassumeva le sue dimensioni normali. Ritirandosi, il fiume abbandonava i suoi terreni uno spesso strato di argilla fina e nera che rendeva fertile i suoi frutteti dai contadini egizi ( una nave da carico era governata come un timone a barra di legno che trasportava nell’acqua) per i contadini il nuovo suolo era un dono del Nilo.




    Per gli antichi egizi Nun era l'Oceano primordiale che circondava la terra, e da Nun nasceva il Nilo.
    Il fiume sacro era venerato come dio Hapi, il dio inondazione, rappresentato da una figura umana opulenta con la testa sormontata da un ciuffo di papiro.
    Vari nomi furono attribuiti al Nilo.
    Juma (il mare) forse dovuto proprio alla credenza che il fiume nascesse dal mare:
    Ioter aa (il grande fiume);
    alle volte al Nilo veniva attribuito un nome diverso a secondo del nomos che incontrava lungo il suo corso.
    Fonte di vita tanto importante da essere associata alla sacralità.
    "Eccola, l'acqua di vita che si trova nel cielo. Eccola l'acqua di vita che è nella terra. Il cielo fiammeggia per te, la terra teme quando il dio nasce. Le due colline si fondono, il dio si manifesta, il dio si espande nel suo corpo".
    "Testi delle Piramidi"



    LODE A TE, O NILO CHE
    DAI DA BERE AL DESERTO.
    QUANDO TU INONDI
    LA TERRA, IL VOLTO
    DEGLI UOMINI SI ILLUMINA.
    TU SEI L’AMICO DEL PANE
    E DELLE BEVANDE.
    TU FORTIFICHI IL GRANO
    E LO FAI CRESCERE.
    TU DAI LA VITA ALL’EGITTO





    ..............la visuale del tempo.........



    Per l'occidente moderno, la storia è un valore sicuro, che fa parte delle "Scienze Umane" e si nutre
    di una grande quantità di tecniche di datazione e di analisi. Non era così per gli Egizi. Essi non avevano
    alcuna vocazione per la storiografia e non ci hanno lasciato una storia continuativa degli avvenimenti.
    Quando un faraone saliva al trono, era di nuovo l'anno 1 della creazione, la "prima volta" in cui l'ordine trionfa sul disordine. Quando ci viene segnalata una data, si tratta dell' "anno 3 di Tutankhamon" o dell' "anno 20 di Ramses II", giacchè l'Egitto non conosceva un punto di riferimento assoluto, come quello che noi indichiamo con "prima e dopo Cristo". Bisogna sempre tener presente
    che, quando "facciamo storia" a proposito dell'antico Egitto, imponiamo a questa civiltà schemi mentali che sono i nostri e che non corrispondono affatto alle sue categorie: la ricerca di una datazione assoluta, di aneddoti o di eventi è, agli occhi degli Egizi, una cosa priva di valore. Per noi la memoria (e quindi la storia) ha preso il posto del sacro. All'epoca dei faraoni, il sacro era presente nei diversi
    livelli di vita sociale, dai riti celebrati nei templi fino all'economia: esso plasmava gli spiriti e, in un certo modo, aboliva il tempo e la memoria.Perciò i testi che noi chiamiamo "storici" - come gli Annali di Tutmosi III, che narrano le sue spedizioni di Asia, - non appari- vano come tali a coloro che li redassero. Si tratta piuttosto dei vari modi di manifestarsi del mito fondamentale dello Stato: il ruolo civilizzatore del faraone, che deve portare l'armonia al posto del caos. Quello che conta è il modello simbolico: il trionfo della luce sulla tenebra anzichè i fatti concreti.




    Il fastoso mondo egizio non è più come all'inizio, come quando anticamente
    governava sulla gente un potente re padrone che era detto faraone
    ed aveva ogni diritto sopra l'Alto e Basso Egitto.
    Sulla testa gli brillava la corona con il giglio ed il papiro della terra su cui scorre il fiume Nilo.
    C'erano alberi di acacie e tamarindi e bellissimi dipinti sulle tombe e sulle statue poi rimaste inalterate.
    Si scriveva sulla pietra, sora il legno ed il papiro e tu poi vedevi in giro tante palme e sicomori
    e monili , metalli e ori oltre ai trucchi e agli unguenti per la pelle delle egizie tutte belle.
    Quell'epoca è passata ma la pietra ci è restata: quella pietra lavorata che il faraone fece mettere in posizione sulla sabbia del deserto, proprio lì , a cielo aperto.
    I superbi monumenti resistiti per quattro millenni e dedicati alle divinità come le piramidi , le sfingi ,
    le sculture ad Osiride , Hamon , Api e Ra sono ancora e sempre là e non mostrano i segni dell'età.
    Le pitture, le sculture, le scritture decifrate e le mummie imbalsamate,
    tutte quante alla vita ultraterrena preparate.
    Maria Rosaria Longobardi






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6 replies since 18/1/2011, 14:38   6298 views
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