NEW YORK la grande mela

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  1. gheagabry
     
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    Vuole la leggenda che l'isola di Manhattan sia stata venduta dagli indiani Lenape agli europei nel 1626 per la modestissima cifra di 24 dollari. In realtà, come racconta Paolo Cangemi nel suo Piccolo libro delle curiosità sul mondo (Sironi Editore) all'epoca il dollaro non esisteva, e oltretutto i nativi americani erano abituati a condurre le proprie trattative commerciali scambiando oggetti, non monete.

    L'acquisto infatti venne condotto dal direttore della Compagnia olandese delle Indie Occidentali, Peter Minuit, in cambio di beni di cui non si conosce la natura ma il cui valore venne stimato all'epoca in circa 60 fiorini. La cifra di 24 dollari è dovuta a una stima effettuata in seguito, e precisamente nel 1846, ma altre stime parlano di 72 dollari, o, al cambio attuale, di un migliaio di dollari.

    Comunque sia andata, per gli europei fu davvero un affarone.




    national geographic

    Edited by gheagabry1 - 4/6/2023, 17:15
     
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  2. gheagabry
     
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    ...a NEW YORK, loro non ci sono più...

    I migliori edifici di New York che non esistono più: vennero costruiti soprattutto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e quasi tutti sono stati demoliti negli anni Sessanta. Dal caso più famoso ed eclatante di Pennsylvania Station, che all’epoca era lo spazio al coperto più vasto della città, alla sede del quotidiano Herald Tribune, ispirato al palazzo del Consiglio di Verona del 1476; dall’imponente hotel Astor a Times Square, il più grande della sua epoca, alla residenza Vanderbilt che lanciò la moda delle case ispirate ai castelli francesi del Rinascimento.


    Pennsylvania Station

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    Quella di Penn Station è probabilmente la demolizione più controversa della storia di New York. La stazione venne costruita dalla compagnia ferroviaria Pennsylvania Rail Road per collegare Jersey City – in New Jersey – con Manhattan. Per questo venne scavato un tunnel servito da una linea elettrica mentre lo studio di architetti McKim, Mead & White progettò la struttura in stile Beaux Arts. Era in granito rosa, circondata da un colonnato dorico, con un’entrata monumentale classicheggiante. La zona di arrivo dei binari era ricoperta da una struttura in acciaio. La sala d’aspetto principale era ispirata alle terme di Caracalla di Roma ed era vasta quanto la navata principale della basilica di San Pietro: era lo spazio al coperto più vasto di New York e uno dei più grandi al mondo.

    Negli anni Cinquanta il trasporto ferroviario andò in crisi a causa dello sviluppo del traffico stradale e aereo: il numero dei passeggeri calò fino a rendere eccessivi i costi di manutenzione della stazione. Per questo la Pennsylvania Rail Road decise di cedere i diritti per lo spazio sovrastante, che sarebbe stato occupato da Penn Plaza e dal Madison Square Garden. Nel 1963 iniziarono i lavori che demolirono la stazione e la struttura sovrastante i binari, che vennero invece mantenuti. Per avere ceduto i diritti, la Pennsylvania Rail Road ottenne il 25 per cento delle azioni del Madison Square Garden e la costruzione gratuita di una nuova stazione, più piccola e sottoterra, sullo stesso livello dei binari.

    La notizia della demolizione di Pennsylvania Station provocò proteste in tutto il mondo. Il New York Times scrisse che «nessuno avrebbe creduto che Penn Station sarebbe stata davvero demolita o che New York avrebbe permesso questo monumentale atto di vandalismo». Vincent Scully, professore emerito di Storia dell’arte e dell’architettura a Yale, commentò la demolizione dicendo che «prima uno entrava nella città come un dio. Ora entra strisciando come un topo».



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    Ebbets Field


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    Fu il campo da baseball dei Brooklyn Dodgers e venne usato anche per partite di football professionistiche. Il campo, nel quartiere di Flatbush, venne usato per la prima volta il 5 aprile del 1913 in una partita contro i New York Yankees, ma aprì ufficialmente il 9 aprile, quando i Dodgers giocarono contro i Philadelphia Phillies. Negli anni divenne troppo vecchio e soprattutto troppo piccolo e poco attrezzato per ospitare i match della squadra, che nel frattempo era diventata sempre più importante. Nel 1950 l’uomo d’affari Walter O’Malley acquistò la quota di maggioranza dei Dodgers e decise di trovare o costruire un nuovo campo. I tentativi andarono a vuoto e O’Malley finì per trasferire i Dodgers a Los Angeles. La squadrà giocò la sua ultima partita a Ebbets Field il 24 settembre 1957 – vincendo 2-0 contro i Pittsburgh Pirates – e la prima al Los Angeles Memorial Coliseum il 18 aprile 1958. Nel 1960 Ebbets Field venne demolito e al suo posto vennero costruiti palazzi residenziali. (Wikipedia)




    Singer Tower

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    Chiamata anche Singer Building, la torre venne completata nel 1908 su progetto dell’architetto americano Ernest Flagg, uno dei primi esponenti del movimento Beaux-Arts, per ospitare la sede della Singer, una delle più importanti aziende produttrici di macchine da cucire al mondo. Il palazzo aveva 47 piani ed era alto 187 metri: quando fu completato era il più alto di New York e il più alto palazzo di uffici al mondo. Nel 1961 Singer vendette il palazzo e si stabilì nel Rockefeller Center. L’edificio venne demolito nel 1968 – fu il più alto palazzo mai demolito al mondo – e al suo posto venne costruita la One Liberty Plaza, il grattacielo della United States Steel, un’importante società americana produttrice di acciaio.


    New York Tribune Building

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    Venne costruito dall’architetto americano Richard Morris Hunt nel 1875 per ospitare la redazione del quotidiano New York Tribune. La struttura, di mattoni e muratura, era sormontata da una torre con orologio. Inizialmente era di nove piani, tra il 1903 e il 1905 ne vennero aggiunti altri nove per un’altezza totale di 79 metri. È considerato uno dei primi grattacieli di New York (alcuni sostengono che sia il primo in assoluto). Si trovava tra il Pulitzer Building — che ospitava la sede del quotidiano New York World — e il palazzo del New York Times in un tratto di Park Row soprannominato Newspaper Row perché gran parte dei quotidiani avevano sede in quella zona. Venne demolito nel 1966 per far spazio al 1 Pace Plaza, la sede principale della Pace University. Tutto quello che resta del palazzo è una statua di Benjamin Franklin con in mano una copia della Pennsylvania Gazette. (Whitewall buick)



    New York Herald Building

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    Fu la sede del quotidiano Herald Tribune. Venne inaugurata nel 1895 su progetto di Stanford White, uno dei più grandi architetti americani dell’epoca, che progettò anche il Madison Square Garden. Il palazzo venne commissionato da James Gordon Bennett Junior, figlio del fondatore del quotidiano James Gordon Bennett Senior. Bennett era un anticonformista e una figura piuttosto controversa. Si racconta che nel 1877, a 36 anni, arrivò tardi e ubriaco a un banchetto dai suoceri e scandalizzò tutti urinando nel caminetto. Il fidanzamento venne rotto e Bennet andò in Europa per qualche tempo: prima a Londra, poi a Parigi, dove lanciò il Paris Herald, il predecessore dell’International Herald Tribune. Tornato negli Stati Uniti decise di spostare la sede del quotidiano da Newspaper Row, il tratto di Park Row, a Manhattan, in cui si trovavano le sedi dei principali giornali della città. Il nuovo palazzo era ispirato al palazzo del Consiglio di Verona, costruito nel 1476. Bennett non prese decisioni sulla struttura dell’edificio ma si dette molto da fare nella decorazione. All’epoca era fissato con i gufi: scrisse molti editoriali a difesa della specie, ne fece il simbolo del quotidiano e decorò il cornicione del palazzo con 26 gufi di bronzo. Fu una delle sedi di giornale più costosa al mondo, ma fu anche un successo, sia tra la gente comune che tra i critici d’arte. Nel 1921 però terminò il contratto d’affittò trentennale stipulato da Bennett sul terreno del palazzo. I nuovi proprietari lo stravolsero e ristrutturarono completamente fino a renderlo irriconoscibile. Adesso molti gufi del palazzo si trovano appollaiati su tetti o pilastri o altri monumenti. La foto è del 1898 (AP Photo)


    Petit Chateau

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    Fu costruito tra il 1878 al 1882 dall’uomo d’affari William Kissam Vanderbilt. La mogli Alva, grande appassionata di cose francesi, supervisionò passo a passo il progetto dell’architetto Richard Morris Hunt. Era ispirato ai castelli francesi del Rinascimento e lanciò una vera e propria moda in tutto il paese. Il castello fu venduto nel 1926 a un agente immobiliare, che lo fece demolire e fece costruire un edificio con negozi. Ora al suo posto c’è un palazzo di uffici chiamato 666 Fifth Avenue. (Wikipedia)



    Hotel Astor

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    Venne costruito a Times Square nel 1904 dalla famiglia Astor su progetto degli architetti Clinton & Russell. Era l’albergo più grande della sua epoca e aveva numerosi confort: alto undici piani, aveva mille camere, la luce elettrica e il riscaldamento e la sua superficie si estendeva per 3.300 metri quadrati. Era famoso anche per i locali pubblici riccamente decorati, il giardino pensile – molto innovativo per i tempi – la sala da ballo e i ristoranti esotici. In breve tempo divenne anche un luogo di ritrovo e appuntamento. Alla fine degli anni Cinquanta venne comprato dall’imprenditore William Zeckendorf, che fallì nel 1965. Di conseguenza anche l’hotel chiuse, nel 1967, e l’anno successivo venne demolito. Allora al suo posto fu costruito un grattacielo di 54 piani, la One Astor Plaza: completato nel 1972, ospita soprattutto uffici. (Topical Press Agency/Getty Images)



    Fox Theatre

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    Progettato dall’architetto americano Howard Cane su richiesta del produttore cinematografico William Fox, fu inaugurato a Brooklyn il 21 agosto del 1928. Era riccamente decorato e poteva ospitava circa 4.300 posti a sedere. Pochi anni dopo però Fox andò in bancarotta a causa della Grande depressione. Il teatro fu gestito per qualche anno da un gruppo di banche che ne deteneva l’ipoteca, e dal 1934 al 1966 venne affittato ai Fabian Theatres, controllati da Warner Brothers. Negli anni Sessanta divenne un luogo centrale nella vita del quartiere, ma negli ultimi tempi la sua popolarità entrò in crisi. Fu abbandonato per due anni e poi venne acquistato dal Comune di Brooklyn. Nel 1970 venne demolito e al suo posto fu costruito un edificio della Consolidated Edison Company. (Whitewall buick)





    Temple Emanu-El

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    Progettato da Leopold Eidlitz – architetto ebreo nato a Praga, tra i primi a lavorare negli Stati Uniti – e dal suo assistente Henry Fernbach, fu costruito nel 1868 e costò 650 mila dollari. Venne commissionato dalla Congregazione ebraica Emanu-El, una delle più importanti e antiche di New York. Lo stile dell’edificio – che si trovava tra la 65esima strada e la Fifth Avenue – era gotico moresco, con decorazioni in arenaria gialla alternate al rosso e al nero delle tegole del tetto. Nel 1926 fu venduto a una ricca famiglia di New York e demolito l’anno successivo. (National Museum of American Jewish History)



    Madison Square Garden (1879)

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    Originariamente era un deposito ferroviario, tra la 26esima strada e Madison Avenue. Di proprietà dell’industriale Cornelius Vanderbilt, nel 1876 venne affittato a Patrick Gilmore, che lo soprannominò Gilmore’s Garden e lo trasformò in un’arena all’aperto che ospitava esposizioni di fiori, concorsi di bellezza e concerti di musica. Nel 1879 Vanderbit morì e l’arena venne ereditata dal nipote William Kissam Vanderbilt che la rinominò Madison Square Garden e vi organizzò eventi sportivi, convegni, mostre di cavalli, ospitò il circo e incontri clandestini di boxe. Divenne anche uno dei più importanti velodromi del paese. L’arena però era scoperta e quasi inutilizzabile in estate e in inverno. Per questo nel 1890 venne demolita e al suo posto ne venne costruita una nuova, nota come Madison Square Garden II. (Wikipedia)


    Madison Square Garden II

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    Venne progettato e realizzato dal famoso architetto americano Stanford White nel 1890, al posto dell’arena all’aperto dallo stesso nome tra la 26esima strada e Madison Avenue. Ospitò concerti, spettacoli d’opera, commedie, incontri di boxe e la Convention democratica del 1924. L’edificio aveva 32 piani e la sala principale era la più grande al mondo: era dotata di ottomila posti a sedere e poteva ospitare migliaia di altri spettatori. Nel 1906 il milionario Harry Kendall Thaw uccise White nel ristorante sul tetto del Madison Square Garden a causa della relazione che l’architetto aveva avuto con la moglie di Thaw, l’attrice Evelyn Nesbit, quando lei aveva sedici anni. La storia fece scandalo, e anche per come venne trattata dalla stampa il procedimento giudiziario contro Thaw venne soprannominato “il processo del secolo”. Negli anni Venti l’edificio era in decadenza e nel 1925 la New York Life Insurance Company – che ne deteneva l’ipoteca – decise di demolirlo. Al suo posto venne costruito il New York Life Building, quartiere generale della società. (Wikipedia)




    www.ilpost.it/

    Edited by gheagabry1 - 4/6/2023, 18:03
     
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  3. gheagabry
     
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    IL GRAND CENTRAL TERMINAL

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    Grand Central Terminal (GCT) - a volte chiamato Grand Central Station o semplicemente Grand Central - è una stazione ferroviaria di testa a 42nd Street e Park Avenue a Midtown Manhattan a New York. Prende il nome e venne creata dalla New York Central Railroad nel periodo d'oro del trasporto ferroviario a lunga percorrenza.

    È la stazione ferroviaria più grande del mondo per numero di banchine: 44, con 67 binari.
    Lo scalo si sviluppa su due livelli, entrambi sotto terra, con 41 binari nel piano superiore e 26 in quello inferiore, anche se il numero totale dei binari lungo le banchine e quelli adibiti al ricovero dei mezzi (non serviti da banchina) supera i 100. Quando la nuova stazione Long Island Rail Road's, costruita sotto i livelli attuali, aprirà, Grand Central offrirà un totale di 75 binari e 48 banchine. Il terminal si estende su un'area di 19 ettari.
    Anche se il Terminal è stato propriamente chiamato "Grand Central Terminal" dal 1913, molte persone continuano a riferirsi ad esso come "Grand Central Station"

    ...la storia...

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    La Grand Central Terminal fu voluta da Cornelius Vanderbilt nel 1869, quando attraverso audaci manovre finanziarie si era impadronito di tutte le linee ferroviarie di New York. La stazione disegnata da Johm B. Snook venne costruita’ tra il 1869 e il 1871 e si stendeva dalla Quarta Avenue (ora Park Ave) e la 42nd St. e fu chiamata Grand Central Depot. Nel 1903 lo studio degli architetti Reed & Stem vinsero la competizione per la progettazione della nuova stazione e piu’ avanti l’altra grande impresa Warren & Wetmore entro’ a far parte del progetto. La Stazione copre tre blocchi della citta’, dalla 42nd alla 45th St. tra Vanderbilt e Madison Ave, resta la piu’ grande stazione al mondo per numero di binari e banchine.



    Cornelius Vanderbilt (1794-1877) di origini Olandesi, creo’ il suo impero marittimo e ferroviario nel corso del 19 secolo e lo rese uno degli uomini piu’ ricchi del mondo. La famiglia Vanderbilt domino’ durante la leggendaria Gilded Age” i discendenti di Cornelius sono stati tra i piu’ importanti mercanti e mecenati della vita americana e di tutto il mondo e usarono le proprie richezze per costruire palazzi magnifici.




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    "Grand Central Terminal è uno dei luoghi più cinematografici di New York , un'offerta continua di suggestioni. La più comune è quella di trovarsi catapultati in un film in bianco e nero, nei primi decenni del secolo scorso: la volta immensa dell’atrio centrale con le costellazioni che affondano nell’azzurro verde del cielo dipinto, le maestose scale e i pavimenti di marmo, vetri, dorature, luci, tabelloni, indicazioni - Dining Councorse, Main Councorse, Waiting Room - che si moltiplicano sulle pareti delle gallerie e nei corridoi, con elegante grafia intagliata nel marmo nero; cortesie per viaggiatori, soprattutto quelli di prima classe che potevano permettersi una cena all’Oyster Bar, il locale più antico della stazione, tuttora vivo e funzionante. Soltanto gli homeless – tanti, allucinati e con l’aria di inquilini di lunga data - hanno il potere di distoglierti da questo dalla vertigine di questo viaggio nel tempo.

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    Per reimmergervisi basta buttare l’occhio verso l’orologio d’opale a quattro facce che campeggia massiccio al centro dell’atrio, che ha segnato tutti i minuti della vita della stazione e non a caso è stato scelto come simbolo per il centenario dell’edificio che si celebrerà tra pochi giorni a New York.
    Grand Central non è semplicemente una stazione ma è il "terminal", il luogo dove finiscono tutti i treni, una delle icone di New York, al pari del Brooklyn Bridge e dell’Empire State Building.
    La stazione aprì il 2 febbraio del 1913, dopo anni di lavori sotto l’egida dei Vanderbilt, famiglia dell’alta borghesia americana, e dell’ingegnere William Wilgus che fece la sua fortuna elettrificando la linea ferroviaria.


    L’attrice tedesca Marlene Dietrich al Grand Central



    "Meadtwon" allora non esisteva, la vita pulsava tutta a sud, a Wall Street, ma la costruzione di Grand Central iniziò a spostare il baricentro della città verso quella 42esima strada che funzionò da polo d’attrazione per gli edifici più prestigiosi di New York, dall’Empire al Chrysler e all’Astoria Waldorf Hotel.
    La storia della stazione è puntellata da misteri e curiosità. L’M42 su tutti, è un bunker profondo, sotto il livello del mare, costruito prima della guerra per proteggere i generatori elettrici della stazione da un possibile attacco nazista. Difficilissimo da visitare, benché filmato e trasmesso in tv, non è riportato nemmeno nelle mappe ufficiali della stazione.
    Ma c’è anche un binario segreto con tanto di treno privato, oggi abbandonato e semi distrutto. Venne costruito per Franklin Delano Roosevelt, per permettere al presidente di nascondere la poliomielite che lo costringeva su una sedia a rotelle. Dal treno il presidente sarebbe passato in una limousine, caricata su un ampio ascensore, e portato direttamente all’interno del vicino hotel di lusso Waldorf Astoria.

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    Il funerale del presidente americano John F. Kennedy trasmesso su un maxi-schermo a Grand Central, 25 novembre 1963 (AP Photo)



    [...]La stessa struttura architettonica è in sé un prodigio architettonico: siamo in una stazione ma i treni e i suoi 67 binari nemmeno si intravvedono. La struttura è quella di un salotto urbano ben separato dalla sua fucina: per prendere un treno bisogna scorgere il numero del binario sulle pareti laterali e, attraverso un discreto passaggio ad arco, lasciare l’atrio centrale per immettersi sulla piattaforma; per uscire, invece, o raggiungere la metropolitana si percorrono rampe e gallerie sotterranee, ampie e costellate di negozi, scavate nel ventre di Manhattan.



    Se si è appassionati di cinema non sarà difficile ripercorrere il sequel di film che sono stati girati all’interno della stazione, come The Cotton Club, Carlito’s Way, La leggenda del re pescatore. Ma Grand Central è soprattutto un luogo fisico e spirituale che si offre come set alle bizzarrie della vita di tutti i giorni.
    Sam Roberts, inviato del New York Times, le raccoglie in un libro pubblicato in occasione del centennale della stazione. Racconta, ad esempio, delle richieste più buffe rivolte al banco informazioni: "come si esce da qui?" oppure "una volta uscita dovrò pagare per rientrare?", una domanda che riceve l’ironica rassicurazione da parte dell'addetto: "“non si preoccupi, alla porta ci sarò io!".
    (Paola Camillo, cultura.panorama.it)



    Il Soffitto



    Un restauro realizzato nell'autunno del 1998 permise di vedere l'originale lucentezza dell'elaborato soffitto decorato con una mappa stellare.

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    Il soffitto originale, dipinto nel 1912 dal pittore francese Paul César Helleu, fu sostituito alla fine del 1930 a causa della caduta dell'intonaco. Questo nuovo soffitto era stato oscurato da decenni e si pensava che fossero stati i fumi del carbone e del gasolio; analisi spettroscopiche hanno invece rivelato che in realtà a causare l'oscuramento del soffitto erano strati di catrame e nicotina rilasciati dalla combustione del tabacco. In seguito agli interventi di restauro si è deciso di lasciare un piccola superficie del soffitto ancora sporca per ricordare la sporcizia che prima aveva ricoperto il soffitto.

    Ci sono due peculiarità su questo soffitto: il cielo è dipinto al contrario, e le stelle sono leggermente fuori posto; una spiegazione è che il soffitto si basa su un manoscritto medievale, che raffigurava il cielo come sarebbe stato guardandolo al di fuori della sfera celeste: è per questo che le costellazioni sono indietro; dal momento che la sfera celeste è una astrazione (le stelle non sono tutte alla stessa distanza dalla Terra), questa visione non corrisponde alla vista reale da qualsiasi punto dell'universo. Il motivo per lo spostamento delle stelle è che il manoscritto raffigurava la loro posizione riflessa del cielo nel Medioevo e da allora le stelle si sono spostate a causa della precessione degli equinozi. La maggior parte delle persone, tuttavia, ritiene che Helleu abbia invertito l'immagine per errore e quando la famiglia Vanderbilt (il committente) ha saputo che il soffitto era dipinto all'indietro, ha cercato di spiegare che l'affresco rappresentava la visione del cielo secondo Dio.

    C'è un piccolo cerchio scuro in mezzo alle stelle nel lato destro, sopra l'immagine di Pesci. Nel 1957 in un tentativo di contrastare il sentimento di insicurezza generato dal lancio sovietico di Sputnik, Il Main Concourse ha ospitato il missile americano Redstone; non c'era altro modo per innalzare il missile: doveva essere eseguito un foro nel soffitto; il buco è rimasto a testimonianza dei numerosi utilizzi del Main Concourse nel corso degli anni.


    ...curiosità e segreti...



    Uno dei segreti è la Galleria dei Sussurri, la Whispering Gallery, una di quelle bizzarrie architettoniche che sembrano strane anche dopo una spiegazione perfettamente razionale.
    Accanto al noto Oyster Bar and Restaurant, uno dei posti di pesce più rinomati di New York, c’è appunto una bizzarria acustica e architettonica: due persone possono mettersi da parte opposte dell’arcata, a distanza di molti metri, e sussurrarsi dolcezze all’orecchio. Il sussurro, inaudibile a distanza di un metro, suona come un grido per la persona dalla parte opposta. Gli esperti dicono che il motivo è semplicemente che le onde sonore viaggiano lungo la curvatura del soffitto. Sarà certo vero, ma comunque rimane divertentissimo sussurrare all’orecchio di qualcuno molto distante. Il posto è ben noto, fino al punto che qualcuno è anche arrivato, coraggiosamente, a usarlo per sussurrare proposte di matrimonio.





    La chiamarono "la cattedrale urbana del Novecento". È la sesta attrazione più visitata del mondo. Una cena di frutti di mare sotto le volte del suo Oyster Bar è un rito d' iniziazione obbligatorio nella scoperta di Manhattan. Compie cent' anni la stazione ferroviaria più celebre, la più filmata, la più grandiosa. È Grand Central: centro pulsante della vita newyorchese, tempio monumentale di architettura Liberty, fucina inesauribile di leggende metropolitane. Il primo treno partì dai suoi binari a mezzogiorno in punto il 2 febbraio 1913, diretto a Boston. Erano i tempi d' oro della ferrovia americana, quando per i passeggeri di prima classe srolotavano letteralmente il tappeto rosso. Viaggiavano così anche i presidenti, al punto che un tunnel segreto da Grand Central arrivava all' hotel Waldorf Astoria, per il convoglio di Franklin Delano Roosevelt (la galleria esiste tuttora, senza binari: il Secret Service la considera una via di fuga in caso di attacco terroristico quando il presidente alloggia al Waldorf). In fatto di sicurezza, nelle cavità di Grand Central c' è la stanza più "profonda" di tutta New York, un bunker che reggerebbe a un' esplosione nucleare, costruito per proteggere i trasformatori elettrici da un possibile sabotaggio nazista durante la seconda guerra mondiale.E dopo l' 11 settembre un sistema "Codice Nero" prevede l' arresto immediato della ventilazione interna, per bloccare la diffusione di gas tossici in caso di attentato terroristico. La rete televisiva Cbs installò nel 1937 il suo studio all' interno della stazione. Il cinema ha avuto un' attrazione fatale per il suo atrio gigantesco: Alfred Hitchcock vi ambientò alcune scene di Intrigo internazionale, lo seguirono Superman, Men in Black e decine di altri film. I pendolari newyorchesi che frettolosamente attraversano ingressi e corridoi larghi come autostrade, spesso ne ignorano la storia e i segreti.

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    Lassù in alto, il soffitto è una rappresentazione della volta celeste: con miriadi di stelle tra cui 59 emanano luci in permanenza. All' inaugurazione di 100 anni fa un giovane astronomo si accorse che quel cielo stellato è a rovescia: gli artigiani-pittori riprodussero il modello in modo speculare. Ma i capicantiere anziché far rifare l' immenso affresco del soffitto se la cavarono con una spiegazione geniale: «Quello è il cielo come lo vede Dio, dall' altra parte». Il fascino di Grand Central è legato all' Età dell' Oro del capitalismo industriale made in Usa. La fecero costruire i Vanderbilt, storica dinastia arricchitasi proprio con le ferrovie. Come molte famiglie dell' alta borghesia americana, scimmiottavano l' aristocrazia europea, e si diedero uno stemma (foglie di quercia e ghiande) che ricorre in molte decorazioni del terminal. Un capolavoro artistico dell' epoca è l' immenso orologio, incastonato nella più vasta struttura di vetro Tiffany. Con gli orologi e la misurazione del tempo, Grand Central ha un rapporto particolare. Fu grazie alla pressione politica delle compagnie ferroviarie, che gli Stati Uniti adottarono orari unici e i quattro fusi attuali nel loro territorio continentale. Ancora nell' Ottocento si usavano meridiani solari, accadeva che a New York fosse mezzogiorno, a Boston le 12 e un quarto, a Philadelphia le 11.55 (Cleveland resistette per ultima, per sette anni rifiutò di adottare l' orario nazionale). Furono i treni, in tutti i sensi, a "fare gli Stati Uniti", avvicinando territori vastissimi. Grand Central è un omaggio a quell' epoca che oggi appare remota, soppiantata da aereie auto.E tuttavia la densità di popolazione che traversa a ogni ora questa stazione non ha mai smesso di crescere. Erano 65 milioni di passeggeri nel 1947, hanno superato gli 82 milioni l' anno scorso. Prevalentemente pendolari, la usano per tragitti regionali. Aumenteranno ancora fino a 100 milioni coi grandi lavori che sposteranno fra pochi mesi su Grand Central alcune linee locali dalla stazione rivale (ma bruttissima) di Manhattan, Penn Station. Questa marea umana lascia dietro di sé una scia di ricordi: 25.000 oggetti smarriti all' anno. Oggi prevalgono i telefonini, ma il "biografo" ufficiale di Grand Central, Sam Roberts, ha raccolto storie inverosimili. Una vedova decise di "smarrire" deliberatamente l' urna con le ceneri del marito: giusta punizione, secondo lei, per tutte quelle sere in cui lui rincasava nelle ore piccole inventando come scusa un ritardo dei treni.
    © FEDERICO RAMPINI
    (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...-secolo-di.html)




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    dal web
    foto dal post.it e web

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    FOTO D'EPOCA

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    Midtown Manhattan


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    I tunnel McAdoo fanno parte di un vasto sistema ferroviario sotterraneo che corre da nord a sud a Manhattan e si collega sotto il fiume Hudson al lato del New Jersey.


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    l'Hudson Terminals, un tempo sorgeva dove si trova oggi il sito del World Trade Center.


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    Grand Monument Dedication, 1897, dalla collezione del museo della città di New York



    Edited by gheagabry1 - 4/6/2023, 20:01
     
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    LA NEVE DI MARZO A NEW YORK


    New York, 8 marzo 2013 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)


    New York, 8 marzo 2013 (Spencer Platt/Getty Images)


    New York, 8 marzo 2013 (Spencer Platt/Getty Images)



    Edited by gheagabry - 4/2/2017, 23:47
     
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    "Quindi i miei occhi da europeo, avvanzavano lentamente, osservando ogni cosa, cercando invano di scoprire qualcosa di New York che attirasse la loro attenzione; qualcosa, qualsiasi cosa: una fila di case che imrovvisamente sbarrasse la strada, l'angolo di una strada, una vecchia casa che mostrasse la patina del tempo. Ma in vano: New York è una città per la vista lunga: si può solo focalizzare l'infinito. Il mio sguardo non incontra nient'altro che spazio vuoto; scivola attraverso palazzi e case, tutte uguali tra di loro, senza nulla che possa che lo possa fermare, esso eventualmente si perde nell'orizzonte. (...) Gli incroci non servono a nient'altro che a definire i blocchi dei palazzi fra alle strade.
    (...)Tutto di New York è tirato in senso parallelo, senza significati comunicanti. Improvvisamente quelle lunghe e dritte linee mi danno un senso di spazio. Le città europee sono costruite in modo di proteggerci da questo: le case tutte attaccate le une alle altre, come pecore.
    Invece lo spazio corre in mezzo a New York, la fa vivere ed espandere. Lo spazio, il meraviglioso spazio delle steppe e delle pampas, soffia dentro le sue vene come una corrente di aria fresca, separando quelle di destra da quelle di sinistra. A boston un amico americano, mostrandomi la zona alla moda della città, mi indicò la parte sinistra della boulevard dicendomi: Qui è dove vive tutta l'alta classe. E indicandomi la parte destra, aggiunse ironicamente: Nessuno ha ancora scoperto che viva laggiù. Lo stesso è per New York, esiste un'enorme distanza tra le due parti di una strada.
    New York è una mezza via tra una città di pedoni e una città di automobili, nessuno cammina a New York, si va avanti, è una città in movimento.
    (...)Ho imparato ad amare le avenues di Manhattan, queste non sono piccole serie stradine, ma grandi autostrade. Come ci metti piede capisci che queste strade possono portarti a Boston o Chicago. Si scolorisce piano paino uscendo dalla città, e tu puoi quasi seguirla fin dentro la campagna. Un cielo selvaggio sopra a binari paralleli, questo è principalmente New York. Nel cuore della città sei nel cuore della natura.

    Jean Paul Sartre

     
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  7. gheagabry
     
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    L'Empire State Building di New York, è stato illuminato con i colori della bandiera dell'Unione europea, in onore della Giornata europea.

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    Brooklyn Bridge, June 1930.
    PHOTOGRAPH BY C. P. CUSHING, NATIONAL GEOGRAPHIC



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    Madison Square vicino al Flatiron Building a New York City, 1918.




    FOTOGRAFIA DI WW ROCCIA, NATIONAL GEOGRAPHIC
     
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  9. gheagabry
     
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    CLUB 21



    Un famoso locale di Midtown, conosciuto come il Club 21, era uno dei tanti bar clandestini dell'era del proibizionismo, che in inglese si chiamavano “speak-easy”, dove si servivano alcolici lontano dagli occhi dei federali. Approvvigionava l'élite newyorkese, che era tutto fuorché pronta a rinunciare agli alcolici. Così il Club 21 mise a punto un acuto stratagemma per gestire la situazione. Una guardia teneva d'occhio l'ingresso al piano superiore da dietro una porta chiusa, premendo un pulsante quando i federali erano nei paraggi. Un segnale andava al piano di sotto al barista, che premeva allora un altro pulsante per attivare il sistema di scaffali rotanti che gettava tutte le bottiglie di vino e di liquore in un canale di scolo diretto alle fogne. I federali, entrando nel locale, avrebbero solo trovato la crème de la crème avvolta in colloqui mondani degustando gustose prelibatezze.



    La cantina dei vini segreta antiproibizionismo
    Non fu mai trovato alcol, perché i proprietari dello speak-easy immagazzinavano il tutto in una camera segreta che si trovava alla fine di un corridoio senza uscita. Un bianco muro di mattoni con piccoli fori nascondeva il suo vero scopo – un passaggio per il magazzino. Si infilava uno spiedo attraverso una combinazione di fori e così si sbloccava l'entrata, composta da una porta blindata d'acciaio integrata nello stesso muro di mattoni. Era veramente pesante, ma custodiva la merce tanto ambita con efficienza.
    (shan-newspaper)

     
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  10. gheagabry
     
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    New York, 30 maggio 2018
    (© Li Muzi/Xinhua via ZUMA Wire/ANSA)

     
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    "New York non ha mezze misure. Non ho mai visto qualcuno alzare le spalle alla domanda “Che te ne pare di New York?” È una città che ti strappa le parole di bocca, l’amore, il ribrezzo, la solitudine come la gioia. È una città che non conosce le scale di grigio, o è tutta luci, o tutta ombre. Schizofrenica, a suo modo, si nutre dell’umore di chi la abita, isterici ed euforici, perché New York, ancora oggi, checché se ne dica, contiene il mondo. Hai voglia di megalopoli, Bangkok, Pechino, Buenos Aires e il Cairo. Le ho viste tutte, ma nessuna contiene il mondo come New York. Fermati mezz’ora a guardare la gente fuori da un locale del centro e ti sfilerà davanti, il mondo, come in una passerella, su milioni di invisibili scale mobili che fanno scivolare la gente come se il pavimento fosse cosparso d’olio.

    È una vastità che ti strizza il cervello e, puntualmente, qualcuno ci rimane, con la testa. I timidi, generalmente, i sensibili, gli artisti spesso, gli innamorati, New York gli si appiccica addosso come un chewing-gum alla suola. New York è una macchia che non viene più via con nulla."

    Never miss a story from SEA - Where Travel Begins

     
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    L’ORIGINE DEL NOME DEI DISTRETTI
    nel 1664 i britannici conquistarono la città dagli olandesi, e la divisero in dodici contee, dalle quali, successivamente, sono nati i 5 distretti, dei quali adesso vi svelo l’etimologia dei nomi
    MANHATTAN
    Coincide con la New York County, ed il nome deriva dal linguaggio dei Lenape, la tribù di nativi che abitava queste terre. La parola “Manahahttaan”, nel loro gergo, significava “il luogo nel quale raccogliamo il legno per fabbricare gli archi”
    BROOKLYN
    Coincide con la Kings County; il distretto, successivamente, si è sviluppato intorno il villaggio principale, che, in epoca olandese, si chiamava Breuckelen, in inglese Broken Land, ovvero Terra Irregolare. Questo nome, a sua volta, fu dato perché questo villaggio somigliava ad un altro, omonimo, situato vicino Amsterdam
    QUEENS
    Coincide con la Queens County; quando i britannici unificarono alcune città indipendenti, come Newtown, Jamaica e Flushing, chiamarono così la Contea, in onore di Caterina di Braganza, moglie di Carlo II. Questo, anche perché la maggior parte degli abitanti era composta da lealisti, quindi fedeli alla corona britannica. Il nome, poi, è rimasto invariato
    BRONX
    Coincide con la Bronx County, il cui nome deriva da Jonas Bronck, mercante danese che capeggiava la prima colonia che popoló queste terre, nel 1641. Egli acquistó dei terreni a ridosso di un corso d’acqua, che fu ribattezzato Bronck’s River
    STATEN ISLAND
    Henry Hudson, navigatore che perlustró le acque di Manhattan nel 1609, facendo da apripista alla colonizzazione olandese, fece fermata a Staten Island, e la nominó come Staaten Eylandt, ovvero gli Stati Generali, che erano il corpo di governo olandese dell’epoca. Durante il periodo britannico, l’isola fu ribattezzata Richmond County, in onore del Duca di Richmond

    Edited by gheagabry1 - 4/6/2023, 17:13
     
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    Questa sezione trasversale di sopra e sotto terra a Herald Square è stata disegnata da Arthur Weindorf nel 1935 e mostra una vasta gamma di diverse linee metropolitane e ferroviarie che attraversano Herald Square oltre alla linea ferroviaria sopraelevata.


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    il Ponte di Brooklyn e il Ponte di Manhattan, che nel disegno in alto conducono da Manhattan sullo sfondo a Brooklyn in primo piano e terminano in Piazza del Popolo.

     
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