PARIGI.una finestra sulle capitali del mondo.

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  1. gheagabry
     
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    MONTMARTRE


    Montmartre è un noto quartiere di Parigi situato nella parte settentrionale della città, accentrato intorno alla collina omonima, dominato dalla basilica del Sacro Cuore. È definito il quartiere degli artisti e della vita notturna, simbolo di arte e della vita romantica. Con le sue strada pittoresche, Montmartre iniziò nel XIX secolo ad attrarre tanti artisti poveri, mentre caffè e club come Le Chat Noir e la Nouvelle Athènes divennero famosi per essere luogo di incontro di artisti e letterati.

    Piena di vita e dunque in contrasto con l'atmosfera di pace del piccolo cimitero è la Rue des Abbesses, la più caratteristica delle vie di Montmartre, ricca di bancarelle, negozi e bistrots. Poco distante da questa bellissima strada vi imbatterete nel Grand Hotel de l'Orient in cui venne ambientato il film 'La passante de Sans-souci'. Suggestiva Place des Abbesses (Piazza degli abbracci) per la presenza di una parete alta 10 metri con scritto 'ti amo' in 311 lingue.
    Punto di ritrovo di pittori, artisti di strada e venditori ambulanti che attirano numerosissimi turisti è la Place du Tertre, posta a 130 metri di altezza sopra il livello della città. Nelle sue vicinanze è posta la Chiesa di Saint Pierre de Montmartre sconsacrata durante la Rivoluzione Francese del 1789 e riconsacrata nel 1908; qui nel 1534 Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù. Al suo interno potete ammirare quattro colonne di marmo molto probabilmente provenienti da un tempio romano.
    Nella zona limitrofa si raggiunge Place Emile-Goudeau, dal nome del giornalista, scrittore e poeta francese, con un insieme di ateliers del Bateau-Lavoir inizialmente fabbrica di pianoforti poi residenza di pittori come Picasso e Modigliani, un tempo poverissimi.
    In cima alla collina, il ristorante 'Moulin de la Galette', ciò che rimane dell'omonimo locale da ballo con giardino che Renoir ritrasse in un suo celebre dipinto: un tempo il luogo era molto più ampio e comprendeva anche il Moulin Radette; assidui frequentatori erano artisti e ragazzi desiderosi di posare per i pittori.

    ....La Storia.....


    Secondo la tradizione prese il nome dal Mont Martis (Monte di Marte), il tempio romano dedicato a Marte che sorgeva sopra la collina; esiste anche un'altra ipotesi secondo la quale il nome deriva da 'Mont du martyre' (Monte del martirio) in quanto si tramanda la leggenda che proprio in questo luogo venne decapitato il primo vescovo di Parigi, Saint Denis. Si racconta tuttavia che la decapitazione fosse avvenuta in un altro luogo e che il Santo stesso raccolse e portò in mano fino alla collina la propria testa.
    Agli albori la collina fu sede di villaggi contadini e di mulini a vento; la sua economia era basata su cave e vigneti ma la sua mutazione corrispose alla sua urbanizzazione avvenuta intorno al XIX secolo, quando dunque la cosiddetta Butte (collinetta) fu luogo di assidui incontri tra i maggiori artisti dell'epoca tra cui Picasso, Van Gogh, Modigliani, Renoir, e davvero molti altri.
    Il primo, esponente del cubismo, lasciava libero spazio alla propria fantasia liberandosi da ogni legge prospettica e concependo l'arte come una forma di soggettività e non di oggettività; Van Gogh, un vero e proprio genio incompreso, gettò le basi dell'Espressionismo che propone la semplice espressione di un sentimento o di una esperienza interiore senza alcun riferimento alla realtà esterna. Inizialmente aderente all'Impressionismo, Renoir riproduceva sui suoi dipinti le sensazioni e le percezioni visive comunicate dal paesaggio in specifici istanti, attraverso tratti e contorni rapidissimi.
    Era questa l'epoca del massimo splendore e dei miti bohemien.
    Il cimitero di Montmartre venne aperto il 1° Gennaio 1825 sulla Avenue Rachel 20, nell'area delle antiche cave di Montmartre; con il tempo infatti la Francia si trovò a fronteggiare una pesante situazione economica per le ingenti spese di guerra (la Francia sosteneva gli Stati Uniti d'America contro gli Inglesi) che costrinsero lo Stato ad appesantire le tassazioni che colpivano in particolar modo la classe contadina. A questo malessere e al desiderio di cambiamenti politici vanno ricondotte le cause della Rivoluzione Francese del 1789; e proprio nelle cave di questo quartiere parigino furono gettati i corpi delle vittime della Rivoluzione.
    Per cause relative all'igiene e per le esalazioni tossiche delle fosse comuni, venne proibita la sepoltura in alcuni cimiteri, pertanto ne seguì la costruzione di nuovi come quello di Montmartre.
    Nel 1860 Montmartre divenne il diciottesimo arrondissement di Parigi, un quartiere dalla vita frenetica abitato da poeti e pittori, ma anche luogo di divertimento con il Moulin Rouge e le ballerine di can-can, danza composta da Jacques Offenbach., compositore e violoncellista tedesco ma cittadino francese.
    Questo locale è situato nell'altrettanto celebre quartiere di Pigalle, un tempo denominato Pig Alley per la presenza di tantissimi locali a luci rosse; il suddetto quartiere accoglie anche altri cabaret quali il Folies Bergeres e le Folies de Pigalle.
    Fu il secolo in cui a Montmartre ci si imbatteva negli artisti bohemien, caratterizzati dal loro stile di vita alternativo, fuori dalle regole sociali e morali, amanti del vagabondaggio e della povertà. Diversamente da Parigi che all'epoca divenne la città della borghesia ricca, Montmartre rappresentava il quartiere dalle forti emozioni, con prostitute e cabaret.
    Molti artisti che lo popolavano scelsero persino di prendervi residenza cosicché il Bateau-Lavoir, un tempo fabbrica di pianoforti, diventò residenza di tantissimi artisti.
    (montmartre.it)

    ......Montmartre, l’ispirazione di Parigi......


    Pennellate di colore. Taverne consumate da un buon bicchiere di Bordeaux, e conversazioni fino alle ore piccole. Amori consumati in casette. Da lassù, mentre la Parigi “per bene” dorme. Lassù c’è una collina nella capitale francese che è sinonimo d’arte. Di passioni. Di muse. Mon ami, sto parlando ovviamente di Montmartre. Come questa collinetta, un tempo villaggio al di fuori di Parigi, sia diventato la patria indiscussa degli artisti si spiega così. La zona, esentasse (un’antica Montecarlo), subì un’impennata di popolazione quando Napoleone III (1808 – 1873), nel suo piano di abbellimento della capitale, procurò sempre più terra per i finanziatori, e così il popolo si spostò. Non di meno la zona era adibita alle vigne di Parigi, e si sa, a cosa può portare l’ebbrezza. Una decisione improvvisa. Un biglietto last minute ed eccomi qua. Come un ballerino senz’arte che vuole immergersi in un fine settimana lasciando al fato sconosciuto la possibilità di guidare i suoi passi. E mi ritrovo fra le stradine abitate dai pittori Picasso, Toulouse-Lautrec, Vincent van Gogh.
    Solo a pronunciarli questi nomi viene voglia di abbandonare il telefonino nelle acque della Senna (non me ne vogliano gli ecologisti), investire i propri risparmi in qualche foglio immacolato e pretendere che il solo e unico datore di lavoro sia la propria anima. Fare della propria vita, un atto d’eroismo dovuto al proprio cuore. La vicina Basilica del Sacro Cuore me la lascio per un’altra occasione. Oggi il mio obbiettivo è la Place du Tetre, la celeberrima piazzetta dove pittori e caricaturisti mettono alla prova la loro abilità per raffigurare ciò che vedono. Ciò che fa pulsare. Per quanto abbia le gambe che fremano di miglia da assaporare, mi concedo un ritratto. In un inglese-francesizzato riesco a richiedere di essere disegnato in modo divertente. Lo penso già in chiave regalo..... scendo una scalinata di Montmartre, quando seduto in solitaria, vedo un ragazzo. A sentirlo chiedere una bibita, mi dà l’idea di un californiano. Dà l’impressione di scrivere un diario. Ogni tanto si ferma. Forse a guardare il panorama. Forse ad aspettare l’ispirazione. Forse più semplicemente, a prendere fiato nella vita.
    (Luca Ferrari, ilreporter)

    ....Bateau Lavoir.....


    Era un laboratorio di pianoforti che stava andando in malora quando il proprietario capì che, se voleva ricavarci un po' di soldi, era il caso di ristrutturarlo in tanti piccoli appartamenti da affittare. Non so se all'epoca questa fosse una pratica abituale, ma in ogni caso è stata un'idea vincente (e ha fatto proseliti). Fatto sta che da questa ristrutturazione vengono fuori dieci alloggetti. Sono privi di acqua e di servizi, gelidi d'inverno e troppo caldi d'estate, di avere l'elettricità non se ne parla, ma l'affitto è abbordabile e tanto basta. Nel 1890 arriva il primo pittore, Maxime Maufra, ma sarà Picasso l'inquilino che farà convergere qui una schiera di artisti fino ad allora squattrinati e sconosciuti, che rappresenteranno il fulcro di tutta l'arte del novecento. La lista è a dir poco impressionante: ci sono Braque e Max Jacob, Apollinaire, André Salmon, Juan Gris, Gertrude Stein e il fratello Leo, Fernad Léger, Robert Delaunay, Picabia, e anche Gauguin, tornato dal primo viaggio a Tahiti. Una notte Modigliani, strafatto dall'oppio e dall'assenzio, dà fuori di matto e distrugge una qualche decina di tele, un po' sue e un po' dei colleghi.
    E nella piazza avviene l'incontro tra Picasso e Fernande Olivier. Lei racconterà in seguito che stava passeggiando quando Picasso le mette in mano un gattino. "Io sorrisi, e lui mi accompagnò a vedere il suo studio". Ne esce dopo parecchio, quando Picasso si è innamorato di un'altra.
    Prima però che l'amore finisca Fernande fa' in tempo a occuparsi di un altro degli eventi del Bateau Lavoir, un memorabile banchetto in onore di Henri Rousseau che è passato alla storia.


    "Fernande ci disse che si stava preparando un banchetto per Rousseau, del quale lei stessa s'occupava. Ma chi era Rousseau? Non sapevo ma insomma non importava, visto che si trattava di un banchetto e sarebbero venuti tutti quanti, noi comprese. Il sabato seguente in rue de Fleurus tutti parlavano del banchetto in onore di Rousseau ....Si seppe che giorni prima Picasso aveva scovato a Montmartre un grande ritratto di donna di mano di Rousseau e l'aveva comperato. La celebrazione era in onore dell'acquisto e del pittore. Si annunciava una gran cosa. Frenande mi parlò assai delle portate ... aveva ordinato da Félix Potin, gli spacci gastronomici uniti dove preparavano piatti su ordinazione. Guillame Apollinaire, essendo molto intimo con Rousseau, l'aveva indotto a promettere di venire e ce l'avrebbe condotto; sarebbe stata una riunione molto rigolo, ch'è la parola montmartroise favorita per designare una riuscita ricreazione. Ci saremmo dovuti trovare tutti in quel caffè ai piedi di rue Ravignan, prendere un apéritif per poi salire allo studio di Picasso e metterci a tavola. Infilai il mio cappello e ci recammo a Montmartre, dove tutti ci recammo nel caffè. ... Apparve Fernande: grande, agitata e infuriata da non dirsi: "Félix Potin" annunciò "non ha mandato il pranzo". Alla grave notizia tutti quanti parvero annientati ma io, forte del mio stile americano, dissi a Fernande "Su presto, telefoniamo" A quei tempi in Parigi nessuno telefonava, tanto meno poi al negozio dei commestibili. Ma Fernande ci stette e filammo via. Dappertutto dove capitammo, o non c'era telefono, o se c'era non funzionava; alla fine ne trovammo uno buono, ma da Félix Potin avevano chiuso e nessuno rispose alle nostre chiamate. Fernande aveva perso interamente la testa, ma alla fine la persuasi che mi enumerasse tutte le provviste che Félix Potin avrebbe dovuto mandare; allora di botteguccia in botteguccia per tutto Montmartre trovammo di che sostituire, tanto più che Fernande annunciò di aver preparato tanto riz à la Valencienne da bastare a riempire qualunque mancanza. E così fu.
    Tutti presero posto e cominciarono a mangiare il riso e le altre portate, dopo naturalmente che Guillame Apollinaire e Rousseau ebbero fatto il loro ingresso, che fu quasi subito, in una salva di applausi frenetici..... A questo punto tutti avevano sparecchiato e si passò alla poesia. Sì, ma prima Frédéric del Lapin Agile e dell'università degli Apaches ci aveva fatto una visita col suo solito compagno, l'asinello, e bevuto un bicchiere, se n'era andato. ...... André Salmon balzò sul tavolo e vociferò un elogio, diede di piglio a un bicchierone e lo tracannò intero e di botto, perduta la testa, ubriaco fradicio prese ad attaccar lite. Gli uomini gli balzarono tutti addosso, le statue barcollarono. Braque, ch'è un giovanotto grande e grosso, abbrancò una statua per braccio mentre il fratello di Gertrude Stein, altro giovanottone, cercava di difendere dai malanni il piccolo Rousseau e il suo violino. Tutti gli altri, Picasso in testa, perchè Picasso benchè piccolo è robusto, trascinarono Salmon nello studio di fronte e ve lo chiusero. Ritornarono tutti e ripresero i posti. Da quel momento la serata trascorse senza incidenti."

    (Gertrude Stein - Autobiografia di Alice Toklas - Traduzione di Cesare Pavese - Mondadori 1963)
     
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    scatto di Freeze, dal web

     
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    Il LOUVRE



    Oggi la maggior parte dei turisti che visita il museo del Louvre di Parigi (il museo d’arte più visitato del mondo, con circa 8,5 milioni di ingressi l’anno) accede al palazzo dalla corte interna, quella dove si trova la famosa piramide di vetro voluta da Mitterrand e progettata da I. M. Pei. Ma l’ingresso originario del palazzo non è sul lato che si affaccia verso ovest, quello che ha di fronte la piramide: secondo i progetti di Luigi XIV e dei suoi ministri, il cardinale di origine italiana Giulio Mazzarino e il potente Jean-Baptiste Colbert, l’entrata era infatti dalla parte opposta, quella orientata verso est, che venne progettata da Claude Perrault ed è uno dei capolavori del classicismo architettonico nel mondo. Nella seconda metà del Seicento Jean Baptiste Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV, decise di concentrarsi sulla facciata est, l’entrata, decisiva per dimostrare l’importanza della struttura nella città. Nel 1665 per la sua progettazione fu chiamato Gian Lorenzo Bernini, architetto di riferimento dell’epoca grazie ai suoi progetti romani, San Pietro sopra tutti. Bernini arrivò a Parigi con un seguito immenso, “quasi un’armata”, come scrive Gardner, ma non trovò nell’architettura parigina molto che gli piacesse. Di conseguenza, il progetto che inizialmente Bernini propose per la facciata del Louvre era totalmente slegato dall’architettura cittadina: «Bernini – scrive Gardner – disegnò una costruzione romana per il centro di Parigi». Alla fine il progetto del Bernini fu messo da parte e gli fu favorito quello di Claude Perrault, che ci lavorò insieme a Louis Le Vau. Nel 1692, completati i lavori sulla facciata, Luigi XIV scelse come residenza Versailles e il Louvre divenne la sede dell’Accademia Francese delle Belle Lettere e dell’Accademia Reale della Pittura e della Scultura. Poi, durante la Rivoluzione Francese, l’Assemblea Nazionale Costituente scelse il Louvre come luogo dove conservare le opere d’arte, fino a quando, il 10 agosto del 1793, venne ufficialmente inaugurato come museo.
    Il progetto di Perrault e Le Vau, che la maggior parte dei turisti oggi non ha occasione di vedere, è caratterizzato da un grandioso doppio colonnato appoggiato su un basamento di pietra e da due serie di logge che danno profondità al complesso. Un «capolavoro di quell’ordine risonante e autoritario che era in fondo la passione estetica dell’epoca di Luigi XIV» lo definisce Gardner, e un progetto che ha poi influenzato intere generazioni di architetti, per circa due secoli: dal famoso teatro dell’Opera di Parigi, di Charles Garnier (1875) al Grand Central Terminal di New York di Warren e Wetmore (1903).(ilpost.it)

    ....la storia.....


    Grandioso cantiere aperto nei secoli e ancora oggi straordinariamente vitale il Louvre di Parigi, da Francesco I a Napoleone, a Mitterand, dalla leggendaria Cour Carrée all'avveniristica piramide lucernario di Pei, inquietante come un'astronave, ha da sempre rappresentato l'identificazione del patrimonio artistico e della capacità di saperlo valorizzare con il destino della Francia. Il Louvre, prima di rappresentare nell'immaginario collettivo l'idea stessa di museo (La Buona Ventura di Caravaggio, Trionfo della Virtù di Andrea Mantegna, Monna Lisa, La Gioconda di Leonardo da Vinci, La Belle Jardinière di Raffaello solo per citarne alcuni) , è stato la residenza sconfinata dei re francesi, dal glorioso Filippo Augusto, protagonista della terza Crociata, al cavalleresco Francesco I, che lo fece demolire per riedificarlo nello stile mutuato dal Rinascimento italiano.
    Il continuo e vertiginoso ampliamento del Louvre coinvolgerà ancora Caterina de' Medici, Enrico IV, Luigi XIII e Luigi XIV, durante il cui regno l'architetto Claude Perrault (ma era stato interpellato anche Bernini) eresse la celebre Colonnade, la vasta fronte monumentale del complesso. Ma a segnare il destino del palazzo come tempio delle arti fu lo stesso Re Sole quando, nel 1678, decise di abbandonare il Louvre per andare ad abitare nella nuova reggia di Versailles. La conversione del Louvre nel più grande museo pubblico del mondo dovrà però attendere ancora un secolo. Era stato l'onnipotente e illuminato marchese de Marigny, direttore delle Fabbriche Reali sotto Luigi xv, a lanciare l'iniziativa di esporre al pubblico i dipinti appartenenti al re, consentendone l'accesso al pubblico all'odierno.
    Nel 1750 il sovrintendente rese disponibili alcune sale nel palazzo del Lussemburgo, dove venne mostrata la magnifica Galleria con le storie di Maria de' Medici, dipinte da Rubens, assieme a centodieci dipinnti e venti disegni. Le sale erano aperte due volte la settimana per tre ore. Fu il d'Angiviller, successore di Marigny, a proporre nel 1755 di utilizzare come esposizione la Grande Galerie del Louvre, costruita sotto Enrico IV tra il 1594 e il 1608. Lo sterminato corridoio (lungo quasi cinquecento metri), destinato in seguito a diventare il centro nevralgico del museo, veniva preso in considerazione come uno spazio ideale una volta ristrutturato con una novità: l'apertura sulla volta di lucernari per far piovere dall'alto la luce naturale. La realizzazione concreta del generoso programma formulato in un momento in cui in tutta Europa avanzava una nuova idea di museo pubblico e Roma, con l'apertura del museo Pio-Clementino si poneva all'avanguardia - dovrà però attendere la Rivoluzione francese. Il 27 settembre 1792, con il re ormai deposto e prigioniero, l'Asssemblea Nazionale decretava l'allestimento di un museo pubblico nelle gallerie dell'ex-reggia, denominandolo patriotticamente Muséum François, trasformato nel 1796 in un più burocratico Musée Central des Arts. Aperto il 9 novembre 1793 - Luigi XVI aveva perso la testa sotto la ghigliottina _ presentava una serie di dipinti nel Salon Carré e, gradatamente, dal 1800 nella Grande Galerie, dove, al primo piano, furono collocate delle sculture antiche, un settore destinato nei decenni successivi a uno sbalorditivo inncremento, con capolavori giunti da tutto il mondo; dai marmi Borghese, accquistati da Napoleone, ai leggendari originali greci, come la Venere di Milo o la Nike di Samotracia. L'accesso era naturalmente gratuito, ma in giorrni stabiliti, mentre gli altri giorni erano riservati agli artisti che dovevano formarsi su quelle opere esemplari, e che del resto frequentavano tradizionalmente il palazzo dove, nel 1692, si era insediata l'Accademia
    Reale di Pittura e Scultura. I principi democratici della Rivoluzione si ritrovano nell'organizzazione del museo, con le didascalie sotto i dipinti, le conferenze organizzate fra le antichità e la pubblicazione di un catalogo popolare alla portata di tutte le borse. Le requisizioni di opere d'arte perpetrate dalle armate napoleoniche in tutta Europa, soprattutto nei Paesi Bassi e in Italia, resero di colpo il Louvre il museo più vasto e spettacolare del mondo, la più grande concentrazione di capolavori che la storia ricordi. Eccezionali furono anche i personaggi che vennero coinvolti nella sua sistemazione, come il pittore Hubert Robert (che ci ha lasciato la memoria di quegli anni straordinari in una serie di bellissime vedute degli interni), il più grande studioso d'antichità di tutti i tempi Ennio Quirino Visconti e, soprattutto, il direttore generale Vivant Denon. Vecchio libertino, artista lui stesso, avventuroso viaggiatore, prima in Sicilia e nel 1802 con Napoleone in Egitto, Denon creò la figura del conservatore moderno. Abile nella vendita di incisioni, modelli in gesso e cataloghi, da cui ogni anno riusciva a ricavare tra i trenta e i trentacinquemila franchi reinvestiti per l'acquisto di altre opere d'arte, riuscì a dare al museo una popolarità enorme. Allora, come oggi, i giornali testimoniavano come nelle sale si poteva vedere "una folla enorme precipitarsi" che "guardava avidamente, chiedeva spiegazioni e apprezzava o condannava con perspicacia".

    Nato nel 1793, il Louvre è uno dei primi musei europei, dopo l'Ashmolean Museum di Londra (1683), la Gemaldegalerie di Dresda (1744) e i Musei Vaticani (1784). Oggi è un'istituzione che riveste un ruolo fondamentale nella vita culturale francese e internazionale.
    L'insieme dei sette dipartimenti in cui è suddiviso documenta l'evoluzione dell'arte antica presso le civiltà del Mediterraneo e di quella europea dall'alto medioevo alla prima metà del XIX secolo. La sua storia è strettamente legata a quella della Francia, alle vicende politiche e alle trasformazioni che hanno caratterizzato il paese. L'edificio che lo ospita nasce alla fine del XII secolo, in concomitanza con il consolidarsi della nazione per opera dei suoi re "cristianissimi". Nel 1190 Filippo Augusto (1180-1223) ordina la costruzione del torrione e della fortezza del Louvre, in un'area che corrisponde al quarto sud-ovest dell'attuale Cour Carrée. I resti di questa fortezza, successivamente ampliata, sono riemersi nel corso dei recenti lavori di scavo che hanno preceduto la realizzazione del Grand Louvre, e fanno ora parte del percorso di visita. L'antico edificio medievale, progressivamente ingrandito, subisce una trasformazione profonda nel XVI secolo per volere di Francesco I (1515-1547), che decide l'abbattimento del torrione e la ristrutturazioone del castello. Sotto l'egida regale ha inizio anche la genesi delle collezioni, formatesi intorno al nucleo delle opere dei grandi maestri del Rinascimento italiano prediletti da Francesco I, sistemate nel castello di Fontainebleau fino alla metà del XVII secolo. L'ampliamento e la decorazione del Louvre intanto proseguono e nel 1594 Enrico IV (1589-1610) stabilisce di unire l'edificio alle Tuileries, il palazzo fatto da costruire da Caterina de' Medici fuori dalle mura di Parigi, attraverso la Grande Galerie, creando un unico, gigantesco complesso. Nel secolo XVII, durante i regni di Luigi XIII e di Luigi XIV, gli architetti Le Mercier e Le Veau edificano le ali nord e sud della Cour Carrée, quattro volte più vasta del precedente cortile rinascimentale, e un gruppo di architetti, diretti da Claude Perrault, costruisce la Colonnade, la facciata est del palazzo, al cui stile si accorda quello della facciata sud. Nel 1674 i lavori si interrompono e quattro anni dopo il sovrano e la corte si trasferiscono a Versailles. Nonostante questo, durante il regno del re Sole (1643-1715) - che riprende con magnificenza la tradizione iniziata da Francesco I - la raccolta reale si arricchisce di capolavori, grazie soprattutto a due acquisizioni spettacolari: quella di buona parte della galleria del cardinale Mazzarino e quella della collezione del banchiere Jabach. La collezione dei quadri del re, organizzata come un vero museo e riunita all'inizio del regno al Louvre e nell'attiguo Hotel de Gramont, si disperderà progressivamente nelle varie residenze reali. Durante il regno di Luigi XV (1715-1774), malgrado Parigi sia diventata uno dei centri del mercato d'arte europeo, la collezione reale si accresce solo di qualche decina di quadri stranieri, prevalentemente fiamminghi e olandesi, acquistati alla successione del principe di Carignano (1742). È tuttavia in questo periodo che nasce l'idea di un 'palazzo delle Muse', nel quale radunare e rendere visibili al pubblico le collezioni reali.
    (louvreparigi)
     
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  4. gheagabry
     
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    Attraversare la Senna in due salti



    Parigi - L'idea proviene dallo studio di architettura Azc della capitale francese, e promette di destare parecchie polemiche. L'agenzia ha infatti progettato un ponte composto da tre moduli gonfiabili di 30 metri di diametro, con tanto di tappeti elastici al centro, per poter andare da una sponda all'altra della Senna - letteralmente - saltellando.




    "Programbridge", questo il nome della struttura, è stato progettato per un bando per la costruzione di un nuovo ponte a Parigi, proprio sullo sfondo della Torre Eiffel. E se c'è già chi si è detto entuiasta di un'idea così innovativa e divertente, altrettanti sono coloro che si pongono domande sulla sicurezza del ponte.







    ogginotizie.it
     
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    Christian Louboutin campagna autunno-inverno 2012: Parigi da sogno



    Una campagna promozionale veramente stupenda, fatta di immagini romantiche e iconiche che valorizzano gli accessori e allo stesso tempo fanno sognare. Sullo sfondo una favolosa Parigi.



    La romantica Parigi fa da sfondo alla nuova campagna di Christian Louboutin che ha scelto Peter Lippmann, fotografo americano che vive in Francia ed è specializzato in still life e moda, vanta collaborazione di tutto rispetto con testate del tipo Le Figaro, Marie Claire e il New York Times. In questa campagna a farla da padrona è la luce del crepuscolo e lo sfondo romantico che solo Parigi può regalare. Ogni scarpa è fotografata insieme ad un monumento come ad esempio: le fontane di Place de la Concorde, il Pont des Arts e Montmartre. Le immagini sono veramente suggestive e molto particolari, le ho raccolete tutte nella gallery fotografica.









    photofinish.blogosfere.it
     
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    PARIGI E LA NEVE













    Edited by gheagabry - 7/11/2014, 16:06
     
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    PARIGI nel 1914









     
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    LA NOTTE BIANCA A PARIGI

    03-parigi-notte-bianca

    È la città delle luci, quella che non dorme mai davvero. E, per una notte, è anche la città delle campane. Sono infatti i suoni di migliaia di campanelli, campanacci e campanili a dare il via, a Parigi, alla Notte Bianca.

    'Fog Square'

    7c214e65bb096e363ee1ed04e7a7727b (ansa)

    l'installazione dell'artista giapponese Fujiko Kakaya

    825909538e837cf3c2c2f8f4a8dad209
    (ansa)

     
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  10. gheagabry
     
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    La sua pianta topografica la si capisce soprattutto quando si esplora dall’alto dell’Arco di Trionfo, l’ex place Belle Etoile, con 12 vie a raggiera, ma anche dalla Torre Eiffel, dal grattacielo Mountparnasse, dal Sacro Cuore: é così che si capisce perchè è la belle etoile: da un centro, partono delle strade dritte “all’infinito”, come raggi di una stella terrestre. Si gira sulle terrazze panoramiche e si vede Parigi, come dice la canzone di Maurice Chevalier La plus Belle ville du Monde. La percezione di grandeur comincia da qui.



    Gli scrittori francesi ci hanno fatto vivere miseria e nobiltà di questa città: Victor Hugo ci ha portati in Notre Dame (Notre Dame deaforismidiviaggio parigi4 Paris) per salvarla dalle trasformazioni innovative. Con I miserabili ci ha trascinati nei bassifondi della Parigi medievale. Alexandre Dumas fa abitare i tre moschettieri nella zona di Sant Sulpice, chiesa ricca di capolavori come gli affreschi di Eugène Delacroix, il pittore del famoso quadro sulla rivoluzione: La libertà che guida il popolo. I pittori hanno esaltato i quartieri più popolari abitandoci. Era la belle epoque quando Prust ne metteva a nudo lo snobismo e l’egocentrismo suo e dei suoi personaggi. Il commissario Maigret di Simenon, lo ritroviamo in altri quartieri; sulla riva destra della Senna a les Halles, una volta i sordidi mercati generali, Il ventre di Parigi di Emile Zola, abbattuti negli anni ’70 del secolo scorso, trasformati nel Forum Des Halles, un enorme centro commerciale sotterraneo con giardino in superficie, ora in trasformazione. Sarà la scrittrice Irène Némirovsky a raccontare l’esodo dei parigini dalla città occupata dai nazisti, mettendo in ridicolo, con sottile sarcasmo, le debolezze dei ricchi borghesi, in fuga dalla città con amanti e famiglia, facendo una brutta fine.



    La città è stata stravolta diverse volte. Nel 1900, in occasione dell’esposizione internazionale sorse la torre Eiffel, una bruttura di ferro e bulloni, destinata a scomparire dopo l’expo, invece é ancora lì, diventata il simbolo di Parigi. I ponti di Parigi hanno ispirato tante canzoni, cantate da Yve Montand, Jiuliette Greco. Con Edith Piaf si fa un giro completo di Parigi sulle note della canzone Sous le ciel de Paris. Carlo Marx, “il marxista”, ci fa conoscere un quartiere parigino, che non é più come lo conobbe lui. Si tratta della Defence: grattacieli a specchio, begli esempi di palazzi ufficio, moderni e funzionali. Un enorme arco quadrangolare corrisponde all’arco di trionfo che si vede in lontananza come una dissolvenza tra due epoche: Napoleone (l’arco di trionfo) e dopo la Restaurazione, la “difesa” del quartiere durante la Comune di Parigi nel 1871, un’insurrezione utopica di cui resta il ricordo nella statua ottocentesca al centro della passeggiata pedonale. Dall’altro lato della città, la basilica del Sacro Cuore, un’enorme torta bianca, omaggio alla riconciliazione per le tante vittime, immolate a difesa dello status quo, da un lato, dell’utopia dall’altro. Per andare al Sacro Cuore si salgono e si scendono scale, una tipicità di Parigi ora quasi scomparsa. Parigi è anche la città della buona cucina, del gourmet, del buongustaio. Il più bel monumento di Parigi? Ma è la città stessa!
    (Gabriella Pittari)


    General Photographic Agency su Getty Images

     
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    Parigi sotto la neve


    Notre-Dame di notte sotto la neve, Parigi, 6 febbraio 2018
    (Samuel Boivin/Abaca/Sipa USA)



    (Julien Mattia/NurPhoto/Sipa USA)



    Nel quartiere di Saint-Germain-des-Pres, Parigi, 6 febbraio 2018
    (Samuel Boivin/Abaca/Sipa USA)



    Il famoso caffè Les Deux Magots a Saint-Germain-des-Pres, Parigi, 6 febbraio 2018
    (Samuel Boivin/Abaca/Sipa USA)



    Uno scorcio di Parigi vista da Notre Dame, 6 febbraio 2018
    (Julien Mattia/NurPhoto/Sipa USA)(Sipa via AP Images)



    Montmartre, Parigi, 6 febbraio 2018
    (Alain Apaydin/Abaca/Sipa USA)




    Il giardino del Palais-Royal a Parigi, 6 febbraio 2018
    (GERARD JULIEN/AFP/Getty Images)

     
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