ALBERI, PIANTE, FIORI e FRUTTI TROPICALI

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  1. gheagabry
     
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    LA SAPODILLA



    La Manilkara zapota è una pianta della famiglia delle Sapotacee, originaria del Sud del Messico e dell'America Centrale. Nello Yucatan è una delle specie arboree dominanti.
    In Messico è commercializzata come "chupeta" o "chicozapote" che deriva dalla lingua nahuatl e significa zapote di miele, ad indicare il sapore più dolce degli altri frutti della famiglia delle Sapotaceae. Dai Maya dello Yucatan è invece chiamato "zaya". Altri nomi con cui è noto altrove sono "zapote chico", "chicu", "àcana", "korob", "muy", "muyozapot", nonché, in modo più generico, come "níspero", che più propriamente indica in spagnolo la specie europea nespola.
    Linneo denominò questa specie Achras sapota, dal termine greco achras, "pera", per la somiglianza del frutto.
    L'albero, molto longevo, è un sempreverde, ha una chioma conica e può crescere fino a 30 metri di altezza. Il suo tronco è grigiastro e con la crescita la corteccia si fessura. La pianta produce un lattice bianco. I giovani rami della pianta sono coperti da uno strato lanoso.
    Le foglie sono alterne, ellittiche o ovali, a margine intero, lunghe 7–15 cm.
    I fiori sono bianchi, molto profumati, solitari e bisessuali. Hanno sei sepali liberi racchiusi all'esterno in due spirali. I petali sono uniti in una corolla tubulare con sei lobi. Sopra vi è l'ovario con un singolo stame. I fiori rimangono aperti durante tutta la notte.
    Il frutto della sapodilla è di color bruno, rotondo o leggermente oblungo, con un diametro di 4–8 cm e una buccia sottile. La polpa è dolce e delicata, e ricorda il caramello, la pera e il miele. I frutti hanno da due a cinque semi neri, duri e allungati. In Indonesia, i germogli giovani sono mangiati anche crudi o cotti con il riso.
    In Sud America è coltivata non solo per il frutto, dal suo fusto si estrae il chicle, una gomma che da millenni è utilizzata come chewingum naturalmente dolce, e veniva utilizzata per produrne anche a livello industriale. Oggi solo poche aziende continuano a produrre la gomma da masticare utilizzando il chicle, a causa dell'introduzione, a partire dagli anni sessanta, della gomma sintetica, la cui lavorazione è meno costosa. I raccoglitori locali di chicle sono chiamati chicleros. La tecnica utilizzata è simile a quella con la quale si ricava il lattice dall'albero della gomma: vengono praticate delle incisioni a zig-zag sul tronco, e la sostanza che ne cola viene raccolta con dei piccoli contenitori. Viene quindi bollita fino a darle la giusta consistenza. Il lattice è utilizzato anche nella produzione di dentifrici, per produrre gomme di pregio, nelle cinture di trasmissione e per isolare i cavi elettrici. Il legno pregiato è utilizzato per la produzione di mobili.

    I semi, i fiori e la corteccia contengono tannino che ha proprietà medicinali. Numerose sono le applicazioni della medicina popolare nei paesi asiatici. A Giava i fiori ridotti in polvere con altri ingredienti sono spalmati sul ventre delle donne immediatamente dopo il parto. In Malesia i semi sono utilizzati per prevenire la febbre o come diuretico. I frutti acerbi e la corteccia sono usate principalmente in Cina come efficace rimedio medicamentoso.

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  2. gheagabry
     
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    LA SWAINONA FORMOSA, il fiore di sangue



    La Swainsona formosa è una pianta australiana pianta del genere Swainsona, dal nome botanico inglese Isaac Swainson, famosa per le sue peculiarità di avere fiori rosso sangue. E 'una dei più noti fiori di campo. E' originaria delle aride regioni del centro e del nord-ovest dell'Australia, e il suo areale si estende in tutti gli stati australiani continente, ad eccezione di Victoria.

    I primi esemplari sono stati raccolti prima da William Dampier nel deserto di Sturt,nelle isole di sabbia a secco di Dampier Archipelago, a nord-ovest dell'Australia, il 22 agosto 1699. Questi campioni si trovano presso la Fielding-Druce Erbario dell'Università di Oxford, in Inghilterra. Il botanico inglese Allan Cunningham le raccolse nella stessa località nel 1818. Campioni della pianta sono stati raccolti, anche da Benjamin Bynoe, durante il suo viaggio con la HMS Beagle.

    Inizialmente è stato classificato, nel XVIII secolo, nel genere Clianthus come Clianthus Dampieri, e dopo una più attenta conoscenza divenne Clianthus formosus (formosus in latino significa "bello"). In seguito riclassificata sotto il genere Swainsona come Swainsona formosa. Un ulteriore riclassificazione di Willdampia formosa è stata proposta nel 1999 ma, è stata respinta dalla comunità scientifica nel 2000. La seconda versione del nome scientifico onora il naturalista Isacco Swainson, e la terza versione del nome scientifico (respinto) aveva lo scopo di onorare l'esploratore William Dampier. Il nome comune onora l'esploratore inglese Charles Sturt, che ha registrato vedendo grandi quantità di fiori mentre esplorare Australia centrale nel 1844

    La Desert Pea di Sturt fa parte della famiglia delle Fabaceae, sottofamiglia Faboideae. E' una pianta rampicante dalla crescita lenta, formata da steli e foglie che appaiono di un colore grigio chiaroHa foglie grigio-verde disposte a spirale lungo l'asse principale della pianta, e in due file contrapposte su steli laterale; coperti da lunghi peli biancastri, setosi. I fiori suggestivi ed insoliti hanno petali cremisi uniformi, interrotti da un disco viola-nero lucido sui petali. Sono di circa 9 centimetri di lunghezza e crescono in gruppi di circa mezza dozzina su steli verticali spessi, di un rosso brillante, che può essere lungo fino a 2 metri. Gli organi sessuali, racchiusi da una chiglia, comprendono 10 stami, di cui 9 sono uniti e 1 singolo sormontato da un ovario da un stile su cui si trova lo stigma per ricevere il polline durante la fecondazione.

    La pianta fiorisce dalla primavera all'estate, in particolare dopo la pioggia. Vi è una forma naturale bianco puro, e molte varietà ibride che vanno dal rosso scarlatto di sangue, al rosa e persino crema pallido. I fiori sono impollinati per mezzo degli uccelli. Il frutto è un legume, lungo circa cinque centimetri.
    E' ben adattata alla vita del deserto. I piccoli semi hanno una lunga vitalità, e possono germinare dopo molti anni. I semi sono ricoperti da un guscio duro, che li protegge da ambienti aridi duri fino alla pioggia successiva.
    Una volta germinato, le piantine formano rapidamente un profondo fittone, vitale per la sopravvivenza nel deserto.

    Gli Aborigeni australiani mangiano i semi tostati, o fanno torte con la farina di macinazione dei semi. Tuttavia, i semi contengono inibitori della tripsina. Perché tripsina è un enzima essenziale che rompe le proteine ​​durante la digestione, questi semi non possono essere una fonte ideale di nutrimento.
    La Desert Pea di Sturt è stata adottata come emblema floreale dello stato del Sud Australia, il 23 novembre 1961.
    E' apparsa in diverse versioni di australiani difrancobolli raffiguranti emblemi floreali australiane, emessi nel 1968, 1971 e 2005.

    ...una leggenda Koori...



    Per il Kooris questo fiore è conosciuto come 'Flower of Blood'.
    La leggenda vuole che una giovane e bella donna non voleva essere promessa sposa a un uomo anziano, perché era innamorata di un altro. Per sfuggire a questo triste matrimonio, fuggì con il suo giovane amante. Si rifugiarono in casa di un parente lontano e vissero felici. Ma felicità ebbe breve durata. L'anziano uomo anziano li rintracciò e senza pietà li uccise insieme all'intera famiglia dei parenti che avevano offerto loro rifugio. Pochi anni dopo, un giorno l'uomo anziano che era ormai diventato un vecchio passò attraverso il luogo dove aveva ucciso le amanti e parenti. Trovò il terreno ancora coperto di sangue ma il suoi occhi non vedevano molto bene. Temendo gli spiriti maligni iniziò a urlare e tremare dalla paura. Alcune persone lo informarono che ciò che vedeva non era sangue, ma che il terreno era coperto di '' Fiori che sembravano sangue ..."
     
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  3. gheagabry
     
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    IL GAC



    La pianta Momordica Cochinchinensis, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, è originaria del Sudest asiatico e diffusa anche nel meridione cinese e nel nord-est australiano. E 'comunemente noto come GAC dal vietnamita GAC (pronunciato [ɣək˦]) o Qua GAC (Qua è un classificatore per oggetti sferici come la frutta). In thailandese, è pronunciato fahk Khao e Taw Thabu in Myanmar.
    E' una pianta erbacea semiselvatica perenne, strisciante o rampicante con fusto angoloso e viticci.
    Produce frutti che a maturazione raggiungono circa 15 centimetri di diametro di colore arancio. La buccia è ricoperta da piccole punte ed ha una consistenza simile a quella di un palloncino. Al suo interno, la polpa (arilli) è rosso intenso e si presenta come un gel che nasconde i semi. All'interno degli arilli sono contenuti dei semi legnosi e zigrinati di grandi dimensioni.
    Fruttifica solo una volta all'anno, e si trova stagionalmente nei mercati locali.
    È quasi privo di sapore, benché il suo consumo sia ritenuto rinfrescante e piacevole. Le cucine tradizionali del Sud Est asiatico lo prevedono come ingrediente di molti piatti a base di riso: la sua polpa funziona perfettamente da gelificante ed addensante. Sia nelle aree d'origine che negli Stati Uniti è venduto anche sotto forma di purea o di succo. Acerbo viene trattato come una qualsiasi verdura da cuocere ed ha un sapore molto vicino a quello del cetriolo. La polpa gialla vicina alla buccia si mangia al cucchiaio cruda o cotta.
    Il gac è usato in molti piatti cerimoniali nel sud della Cina e nel Vietnam, specie in occasione dei matrimoni e delle celebrazioni per l'inizio dell'anno nuovo.

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  4. gheagabry
     
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    "Essi hanno una specie di prugna che chiamano lechias,
    che sono di un sapore incredibilmente gradevole,
    e mai danneggiano nessuno,
    sebbene essi ne mangino un gran numero."
    (Juan González de Mendoza)


    IL LITCHI


    Il litchi o ciliegia della Cina o Uva del deserto, in latino Litchi chinensis, è una pianta della famiglia Sapindaceae, unica specie del genere Litchi.
    È una pianta tropicale e subtropicale originaria della Cina meridionale e del Sud-Est Asiatico.I litchi, oltre che in Cina, sono coltivati anche in Thailandia, Vietnam, Giappone, Bangladesh, Madagascar, nell'India settentrionale, Israele, Sudafrica, Stati Uniti e sud Europa.
    E'un sempreverde che spesso è alto meno di 10 metri, sebbene talvolta superi i 15, è molto longeva e, ad oggi, in Cina ne esiste un esemplare di circa 1.200 anni.
    Ha una corteccia è grigio-nera, i rami marrone-rosso. Hanno grandi foglie pinnate, costituite da foglioline che ricordano quelle del ficus, lanceolate, lucide, di colore verde scuro.
    In primavera produce, riuniti in grappoli, piccoli fiori biancastri. Ad essi seguono i frutti che giungono a maturazione nel tardo periodo autunnale. Hanno una buccia rigida, molto ruvida e sottile, sotto la quale è presente una polpa biancastra, lucida e succosa; all’interno sotto alla polpa bianca, si trova un grosso nocciolo simile a quello delle nespole. Il sapore ed anche il profumo, ricordano sia l´uva moscata sia la rosa.

    I litchis, vengono generalmente consumati freschi e contengono sali minerali (rame, potassio e fosforo) e vitamina C. E' un frutto poco calorico (solo 55Kcal/100g) privo di grassi saturi e colesterolo ma ricco di fibra alimentare.

    ..storia..


    Documenti non ufficiali indicano il litchi come una pianta coltivata almeno dal 2000 a.C ma, il primo documento scritto che ne attesta la coltivazione risale al 1059. La coltivazione è cominciata in un'area meridionale della Cina, in Malesia, e Vietnam. Alberi selvatici crescono ancora nella cina meridionale, nella provincia di Guangdong e sull'isola Hainan.
    Si narra che l’imperatore Kao Tsu, vissuto nel 200 a.C., accettava i litchis come pagamento dei tributi locali dovuti dai contadini. Nel primo secolo dopo Cristo, litchi freschi erano così richiesti dalla corte imperiale che fu istituito uno speciale servizio di corriere con cavalli veloci affinché portasse frutti freschi dal Guangdong. Secondo Ts'ai Hsiang, nel suo Li chi pu (Trattato sui Litchi), ci fu una grande domanda anche durante la dinastia Song (960-1279). Era uno dei frutti preferiti della favorita dell'imperatore Li Longji (Xuanzong), Yang Yuhuan (Yang Guifei). C'è un poema di Su Dongpo s intitolato 荔枝叹 (lìzhī tàn) “Lamento sui Lychee”
    Fu così che attirò l'attenzione degli esploratori europei. Juan González de Mendoza nel suo "La storia del grande e potente reame di Cina" (1585), basato sui racconti dei frati spagnoli che avevano visitato la Cina negli anni 70 del 1500, citò moltissimo questo frutto.
    Fu descritto scientificamente da Pierre Sonnerat (1748–1814) al ritorno dal suo viaggio in Cina e nel sud-est asiatico. Fu allora che fu introdotto a Riunione nel 1764 da Joseph-François Charpentier de Cossigny de Palma. Fu in seguito portato anche in Madagascar che ne è diventato un importante produttore.

    La leggenda narra che un guerriero cinese, dopo aver sconfitto un drago mostruoso, decise di strappargli gli occhi e lanciarli a terra. Sarebbero stati proprio gli occhi del drago a dare vita a una pianta, come se fossero dei semi, dando vita ai lychees.


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  5. gheagabry
     
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    IL KINKELIBA



    Il kinkeliba (Combretum micranthum), conosciuto anche come combretto o dutè, fa parte della grande famiglia delle Combretaceae. E’ una pianta comune originaria dell'Africa occidentale, Senegal, Benin, Gambia,Mauritania e Nigeria e costituisce il fondo arbustivo delle foreste boschive della savana. Il Kinkeliba è un arbusto cespuglioso alto dai 4 o 5 metri, di colore bruno rossastro. Le foglie sono a gambo corto, verde scuro, ampiamente ovate, appuntite. I fiori sono piccoli e bianchi, raggruppati in spighe. Il frutto è una samara quattro ali membranose di di circa 1,5 cm. Cresce su terreni poveri di nutrienti, asciutti, come arenaria, argilla, laterite, rocce cristalline. Si trova frequentemente in termitai, anche se le sue radici sono molto sensibili agli attacchi delle termiti. Vive dove le precipitazioni annue sono tra i 300 e 1500 mm, e dalla pianura fino ai 1000 mt. di altitudine. Nella stagione delle piogge dà foglie e frutti, che diventano rossicci nella stagione secca.

    Le foglie, che sono raccolte verdi e poi fatte seccare all’aria, possono essere assunte sotto forma di infuso o di decotto. Un tè prodotto dalla macerazione delle foglie in acqua bollente è una bevanda tonica tradizionale nei Paesi savana tropicali come il Senegal, il Mali e il Burkina Faso. Nell'Africa occidentale i musulmani, in particolare Wolof, Fulas e Mandinkas, le foglie, la corteccia e i ramoscelli di Kinkiliba vengono raccolti e venduti in pacchi durante la stagione secca e durante il mese di Ramadan; il Kinkiliba viene utilizzato quotidianamente per preparare un tè forte che viene miscelato con zucchero e latte e bevuto con pane al tramonto come un mezzo per rompere il digiuno quotidiano. E’ utilizzato specificamente per questo scopo a causa del suo sapore dolce e perché si crede sia uno stimolante dell'appetito, come coloro che sono stati a digiuno che vogliono essere in grado di gustare il cibo il più ricco possibile, la sera dopo non aver mangiato nulla dal sorgere al tramonto.

    Anticamente era usata dai guaritori soprattutto contro malaria e l’ittero in generale. Le sue foglie sono usate nella medicina tradizionale come toccasana per una lunghissima serie di malattie, che vanno dal semplice affaticamento all’epatite, dal mal di testa al cancro. I colonizzatori francesi che portarono in Europa le foglie di kinkeliba, il cui albero è chiamato “albero della salute”, chiamavano il loro infuso “tisana di lunga vita”. Tutte le proprietà miracolose sono solo frutto della suggestione popolare, ma l’infuso di foglie di kinkeliba ha dimostrato di poter essere usato davvero come efficace aiuto contro alcune disfunzioni dell’apparato digerente e delle vie urinarie. Nel suo libro sulle piante della Guinea nel 1912, Henri Pobeguin osservò che "l'infusione delle foglie è utilizzato dal Malinke e Sousou in caso di febbre biliare."

    Con i rami, molto robusti, si costruiscono sgabelli, letti, bastoni da passeggio e manici di utensili. Le foglie sono anche utilizzate come foraggio per animali. Le fibre della corteccia interna vengono utilizzate per costruire cordami.


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  6. gheagabry
     
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    IL SALAK



    Il salak (Salacca zalacca), conosciuto anche come snake fruit (frutto serpente), è il frutto di una piccola palma, originaria dell'Indonesia: Bali, Sumatra e Java. Nei secoli si è diffuso in tutto il Sud Est asiatico. La palma è alta circa 5 metri e nelle paludi. Ha un aspetto singolare, essendo quasi priva di tronco e dotata di grandi foglie spinose fino a 6 metri, le cui spine possono raggiungere anche 15 cm. Cresce in ciuffi compatti formati da successive ramificazione alla base. Le radici non si estendono a grande profondità. I frutti crescono in gruppi alla base del palmo, hanno una pelle squamosa bruno-rossastro. Sono grandi quanto fico maturo.

    La buccia è a scaglie ed è estremamente dura. All'interno, la polpa è color bianco-latte ed è divisa in tre sezioni contenente ognuna un seme marrone e lucido non commestibile. Tra la buccia e la polpa c'è una pellicola bianca che è importante mangiare assieme a tutta la polpa senza rimuoverla. È un frutto succoso, universalmente considerato piacevole e gustoso, dolce con un retrogusto aspro. Alcune varietà sono particolari e ricercate: estremamente dolci oppure asciutte, croccanti e friabili.
    La polpa del salak è nota per le sue qualità antiossidanti, contiene acido ascorbico, potassio, pectina, saponine, flavonoidi e ferro, ha una forte capacità di combattere i segni dell'età, di salvaguardare la salute delle articolazioni, di sostenere la rigenerazione cellulare e di disintossificare l'organismo. I buoni livelli di provitamina A lo fanno segnalare tra i rimedi popolari per i problemi alla vista.

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  7. gheagabry
     
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    E Dio disse:
    "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie.
    Dio vide che era cosa buona.
    (Genesi, Antico Testamento, VI-V sec a.e.c.)


    IL JACA

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    L’Artocarpus heterophyllus è una pianta tropicale della famiglia delle Moraceae. Il suo frutto è il più grande al mondo a crescere su un'albero In italiano viene chiamato giaca, dal portoghese jaca, o catala, dall'hindi katahal, ma è comunemente chiamato jackfruit.
    L'albero è originario delle pendici meridionali dell'Himalaya orientale, ed è coltivato da migliaia di anni. E' diffuso anche alle basse latitudini in tutto il sudest asiatico, sulla costa settentrionale dell'Australia, sulla costa atlantica del Brasile e in altre regioni tropicali. In Brasile, il Jaca è diventata una pianta invasiva, soprattutto nella foresta secondaria del Tijuca, dove piccoli mammiferi come il coati, molto golosi, contribuiscono a diffondere a dismisura i suoi semi nel terreno, alimentando l’espansione della specie vegetale.
    Ha un fusto robusto con un diametro fino a 60 centimetri e foglie perenni. E’ una pianta cauliflora e monoica, e presenta fiori maschili e femminili separati in diverse infiorescenze sulla stessa pianta.

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    Il frutto è un sincarpo di forma ovale che si origina dallo sviluppo dell'infiorescenza femminile direttamente dal tronco e può superare i 40 cm di diametro e i 30 kg di peso. I singoli frutti derivano dall'ovario dei fiori e circondano ognuno un seme che è commestibile. Il colore della buccia matura è giallo scuro, la polpa è generalmente giallo carico o arancio. All’olfatto non risulta appetitoso, perché l’odore che emana quando è maturo è prepotente e ricorda un po’ quello aspro e pungente della cipolla.
    Il lavoro d’estrazione è abbastanza complicato; dopo un primo taglio netto che squarta la sfera ovoidale a metà, la scavatura deve essere eseguita da mani esperte. Il cuore carnoso del frutto, quando è maturo, si lavora con un coltello flessibile con cui si ricavano decine e decine di petali, simili a grosse fave, dal colore giallo tenue e lucente. Quando il frutto è ancora acerbo o giovane, la sua polpa viene utilizzata cotta: bollita, stufata, arrostita, lessata nel latte di cocco, speziata con aromi agrodolci e piccanti, accompagnata spesso da gamberi o carne di zebù.

    I frutti vengono consumati freschi o inscatolati per l'esportazione, disidratrati o fritti sotto forma di chips. In alcuni paesi il succo viene fermentato per ottenere una bevanda alcoolica. I frutti poco maturi si possono ridurre a farina per varie specialità esotiche. I grossi semi vengono utilizzati per essere cucinati in modo simile alle castagne.
    Il sapore è un misto di mela e ananas, con retrogusto di vaniglia; quando è fatto cuocere assume un gusto simile a quello della porchetta.

    Il Jaca e’ un frutto ricco di fibre e anche di calcio, fosforo e ferro e vitamina del complesso B, specialmente vitamina B2 (Riboflavina) e vitamina B5 (Niacina).
    Da esso si estrae il colorante giallo utilizzato per tingere le tonache sacre dei monaci buddhisti. Il legno dell’albero viene impiegato nella costruzione di strumenti musicali.

    …storia, miti e leggende…



    L’origine del Jaca è asiatica. Proveniente dalla Thailandia, l’albero è stato trapiantato in Brasile dai viaggiatori portoghesi del XVI secolo, alcune ricerche farebbero risalire la sua primissima coltivazione a seimila anni fa, in India. Il suo nome deriva dal portoghese “jaca”, inglesizzato nel 1563 dal naturalista Garcia de Orta nel suo libro “Colòquios dos simples e drogas da India”. Ai primi dell’800 William Jack, un ambizioso botanico scozzese, restò talmente affascinato da questa bizzarra pianta trovata in Malesia che millantò la paternità del nome con “Jack “.
    E’ uno dei tre frutti beneauguranti del Tamil Nadu, insieme alla banana e al mango ed è il frutto nazionale del Bangladesh. La sua lunga storia gli ha permesso di approdare molto lontano dalle terre d’origine.


    Edited by gheagabry1 - 17/7/2020, 16:33
     
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  8. kimotori
     
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    chi mi sa dire che frutto è questo?photo_2016-10-04_15-07-49


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    nasce su un albero
     
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  9. gheagabry
     
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    CITAZIONE (kimotori @ 4/10/2016, 15:09) 
    chi mi sa dire che frutto è questo?photo_2016-10-04_15-07-49


    photo_2016-10-04_15-07-23

    nasce su un albero

    e' il frutto del pane, Il nomeè Artocarpus deriva dal greco artos ( = pane) e karpos ( = frutto)
     
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  10. kimotori
     
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    Grazie!
     
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  11. gheagabry
     
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    L’ALBERO DEL MIRACOLO


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    Synsepalum dulcificum Daniell è una pianta della famiglia delle Sapotaceae originaria dell'Africa tropicale centroccidentale (Benin, Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Gabon, Ghana, Nigeria, Repub- blica Centrafricana e Zaïre), dove cresce nelle foreste umide a basse altitudini, prevalentemente lungo le rive dei corsi d’acqua. È famosa per i suoi frutti, delle bacche rosse che hanno la caratteristica di rendere dolce qualsiasi alimento.

    È un arbusto sempreverde, molto ramificato, che allo stato spontaneo può raggiungere 6 m di altezza, ma in coltura di solito non supera i 3 m. E’ un specie di lenta crescita.Cresce su suoli acidi, in ambienti tropicali umidi. Ha una chioma densa di forma conica e foglie raggruppate all’estremità dei rami, su corto picciolo, semplici e alterne, di forma obovata con margine intero, lunghe 10-15 cm e larghe 3,5-5 cm, inizialmente di colore da arancio a rosso, poi verde scuro, piuttosto coriacee. Fiori ermafroditi in grappoli ascellari rivolti verso il basso, dall’apice arrotondato e corolla a 5 petali di colore bianco crema all’apertura, poi gradualmente bruno rossastro. I frutti, che rimangono a lungo sulla pianta, sono ellissoidi di colore rosso brillante a maturità, lunghi circa 2 cm e larghi 1 cm, contenenti un solo seme bruno nerastro lucido, lungo circa 1,5 cm, circondato da un sottile strato di polpa. Fruttifica due volte all'anno, ed il suo frutto è una bacca rossa oblunga, meglio conosciuta con il nome di frutto miracoloso, grande come un acino d'uva, (la polpa é quasi insapore) con un solo seme e che grazie al fatto che contiene miracolina, che si attacca ai recettori del dolce sulla lingua e perciò ha la proprietà di rendere dolci i cibi amari, aspri. L'effetto dura un'ora, massimo due. Si riproduce solitamente per seme che deve essere messo a dimora nel più breve tempo possibile.
    Non essendo la proteina metabolizzata con l'azione dell'insulina, può essere una valida alternativa per i diabetici.

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    La Synsepalum dulcificum fu documentato per la prima volta nel 1725 dall'esploratore e cartografo francese Chevalier des Marchais in un suo viaggio nel continente africano; scoprì i locali che lo masticavano prima di mangiare cibi acidi tra cui kankies (pane di grano acidulo), birra e vino di palma fermentato. Il principio attivo responsabile del cambiamento di sapore è stato isolato nel 1968 dallo scienziato giapponese Kenzo Kurihara, che gli ha dato il nome di miracolina.

    Il nome del genere è la combinazione della preposizione greca “syn” = con, insieme, e del termine latino “sepalum” = sepalo, con riferimento ai sepali uniti per oltre la metà; il nome specifico è l’aggettivo latino “dulcificus, a, um” = che addolcisce, con ovvio riferimento.

    Nomi comuni: magic berry, miracle berry, miracle fruit, miraculous berry, miraculous fruit, sweet berry (inglese); fruit miracle, fruit miraculeux (francese); albero del miracolo, frutto miracoloso (italiano); fruta-do-milagre (portoghese); fruta milagrosa, matasabor (spagnolo); Wunderbeere, Mirakelfrucht genannt (tedesco).

    MiracleBerry

    In Giappone tutti i diabetici e gli obesi che vogliono togliersi la voglia di dolce sanno dove andare: al bar-pasticceria «Miracle Fruit» di Tokio, ad Ikebukuro, il quartiere dei divertimenti e dello shopping. Tutte le leccornie offerte lì - compresi torte, gelati, mousse al cioccolato e paste - hanno calorie cinque volte meno di un pasticcino. Se assaggiati da sé, i «dolci» del Miracle Fruit alla frutta sono acidissimi, e quelli al caffè e al cioccolato molto amari.

    In Giappone, la bacca miracolosa è in commercio, e molto ricercata dalle signore a dieta e dai diabetici. In Europa, la miracolina è sconosciuta. Negli U.S.A., attualmente il suo uso è interdetto ma negli ultimi anni si fa sempre più reale la possibilità che venga resa lecita dalla FDA negli Stati Uniti che la classificò come un additivo alimentare invece di un frutto negli anni '70. Recentemente un gruppo di ricercatori dell’Università di Tsukuba è riuscita ad inserire il gene responsabile della produzione della miracolina nella lattuga, riuscendo così a produrre la proteina al di fuori del frutto originario, aprendo così la strada ad uno sfruttamento commerciale.

    Un nuovo approccio alla ricerca della sostituzione dello zucchero. Negli ultimi anni le richieste dei consumatori si sono orientate sempre di più verso i dolcificanti ipocalorici e ciò ha stimolato i tecnici alimentari a scoprire nuovi composti dolcificanti ‘alternativi' con un ridotto apporto calorico. Una ricerca orientata dalle richieste di salute dei consumatori, il suo uso potrebbe aiutare a prevenire stati patologici come: l'intolleranza al glucosio, il diabete mellito, le dislipidemie, le patologie cardiovascolari, il sovrappeso, l'obesità e la calcolosi biliare.

    Esistono in natura alcune proteine dai nomi curiosi come Monellina, Taumatina, Brazzeina, e Curculina, presenti nei frutti di alcune piante africane, che possono essere degli interessanti sostituti. La Miracolina ha l’insolita capacità di rendere dolce i cibi acidi e aspri. Questo frutto, non a caso chiamato frutto del miracolo, viene utilizzato dalle popolazioni native dell’Africa dell’ovest per modificare il sapore di cibi e bevande acide.

    Nel suo best seller The Fruit Hunters, l'autore Adam Leith Gollner ha viaggiato a metà strada per conoscere meglio la storia, la politica e gli effetti del frutto. "C'è una profondità del sapore miracolico difficile da comunicare con le parole", ha scritto. "È una sensazione di basso profondo, come le basse frequenze in una sinfonia." Nel libro descrive masticando un frutto miracoloso, poi mangiando un limone. Il limone aspro diventa "estaticamente dolce, come filamenti liquefatti di pura gioia".

    La Tropical Fruit Farm di Batu Ferringhi, un orto biologico a un'ora a nord di Penang, in Malesia, ha un frutteto che la coltiva insieme ad oltre 200 tipi di frutta tropicale, dalla noce di cocco locale e le sapotillas, al caramello, ai rambutan, papaie e ananas.


    La miracolina si è dimostrata una curiosità anche in ambito gastronomico, in particolare con la diffusione della gastronomia molecolare: lo chef statunitense Homaro Cantu ad esempio ne fece un'attrazione nel suo ristorante iNG a Chicago



    Edited by gheagabry1 - 17/7/2020, 16:18
     
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    Albero di cannone
    (Couroupita guianensis)


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    Couroupita guianensis, comunemente noto come albero delle palle di cannone, è un albero tropicale sempreverde della famiglia delle Lecythidaceae. È nativo delle foreste pluviali dell'America centrale e del Sud America, ma è coltivata in molte altre aree tropicali per i suoi larghi, profumati fiori, e i suoi grandi frutti.
    L'albero fu chiamato Couroupita guianensis dal botanico francese Jean Baptiste Christophore Fusée Aublet nel 1755. Couroupita: è il suo nome nativo, proveniente da Couroupitoutoumou; guianensis: della Guiana francese o della Guyana (nord-est del Sudamerica).

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    È un albero che può raggiungere altezze di 35 metri. I fiori nascono in racemi lunghi fino a 80 cm. Alcuni alberi fioriscono abbondantemente fino a quando l'intero tronco non è coperto di racemi. Un albero può contenere fino a 1000 fiori al giorno. I fiori sono fortemente profumati e sono particolarmente profumati di notte e al mattino presto. Hanno un diametro fino a 6 centimetri (2,5 pollici), con sei petali, e sono tipicamente colorati, con i petali che vanno dalle sfumature di rosa e rosso vicino alle basi a giallastre verso le punte. Esistono due aree di stami: un anello di stami al centro e una disposizione di stami che sono stati modificati in una specie di uncino. Anche se i fiori mancano del nettare, sono molto attrattivi per le api. Gli alberi secolari hanno spesso le parti inferiori dei loro tronchi completamente ricoperti di foglie e fiori pendenti.

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    I fiori producono due tipi di polline: polline fertile dagli stami ad anello e polline sterile dalla struttura del cappuccio. Gli impollinatori devono farsi strada tra le due aree degli stami mentre raccolgono il polline. L' ape carpentiera Xylocopa brasilianorum è un impollinatore comune di alberi coltivati ​​a Rio de Janeiro , appena fuori dalla gamma nativa dell'albero. Altre api da carpentiere come la Xylocopa frontalis , così come vespe , mosche di fiori e bombi.

    Il nome comune è in riferimento ai frutti insoliti, bizzarri, legnosi, globosi, con guscio duro, marrone rossastro, che maturano fino a una dimensione di palla di cannone di 8-10 "di diametro. Nei giorni ventosi, i frutti sbattono spesso l'uno contro l'altro sull'albero creando un suono che ricorda una cannonata. Ogni frutto contiene 200-300 semi che sono incorporati in una polpa rossa odorosa e morbida che diventa verde bluastra quando viene esposta all'aria. Ogni frutto richiede in genere 1 anno o più per maturare. Quando sono maturi, i frutti cadono dall'albero, di solito si spaccano mentre colpiscono il terreno con uno splat esplosivo.

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    L'albero è a volte coltivato per uso locale come fonte di cibo e per l'uso medicinale.
    Il frutto è commestibile ma in genere non è mangiato dalle persone, perché può avere uno sgradevole odore. È usato dall'uomo come foraggio per animali domestici.

    In India, l'albero introdotto dal Sud America è stato adottato come sacro per gli indù, la guaina staminale curva del fiore sopra il pistillo, ricorda Linga (nāga), un serpente sacro che protegge il Signore Shiva; è coltivato nei templi a lui dedicati. Il fiore è stato proclamato come il fiore di stato dal governo di Puducherry, territorio dell'Unione dell'India.
    In Thailandia l’albero delle palle di cannone è spesso piantato e venerato nei templi perché scambiato per l’albero di Sal, la Shorea robusta (in thailandese: สาละ – saalà), l’albero sotto cui, secondo la tradizione, è morto il Buddha.

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