NATIVI D'AMERICA

..i pellirossa..

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  1. gheagabry
     
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    Ho i piedi coperti
    di polvere straniera,
    ma sopra di me
    non è straniero il cielo,
    e riconosco la lingua del vento.
    Questa notte
    il fumo del bivacco
    parlerà di me alla mia gente

    canto Apache

     
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  2. gheagabry
     
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    IO NE HO ANCORA

    Non posso
    immaginarmi
    un popolo senza casa,
    eppure io vedo
    ogni giorno
    come vagano senza meta,
    come dei disperati
    cercano radici e cose
    che dovrebbero dare un senso alla loro vita.
    Povero uomo bianco
    nella tua violenza
    nel tuo splendore
    in tutto il tuo benessere
    hai perduto la tua eredità
    ora tu vuoi la mia
    allora prendila,
    io ne ho ancora.

    John Twobirds Arbuckle

     
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  3. gheagabry
     
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    LE NINFEE



    Questa vicenda accadde molto tempo fa, quando sulla terra tutto era ancora incontaminato. Le persone si amavano e rispettavano gli animali. I Pellerossa vivevano felici su questa terra benedetta dagli dei. Trascorrevano il loro tempo a cacciare e a pescare. Spesso, di sera, i giovani, riuniti in gruppo, contemplavano le stelle. Pensavano che fossero le dimore degli Spiriti buoni e generosi che avevano concesso loro tutti quei magnifici doni. Una sera, si accorsero che una di queste stelle, particolarmente luminosa, sambrava essersi avvicinata alla terra. Poi constatarono che ogni notte si avvicinava un po' di più. Una sera, si posò sopra i grandi alberi della foresta vicina. I giovani, curiosi, si affrettarono correndo per vederla. Al loro ritorno, riferirono ai saggi delle tribù ch e la sua forma ricordava le ali di un uccello. La stella poteva anche essere il presagio di una disgrazia, ma infine conclusero che un astro così bello non poteva essere nefasto. Immaginarono invece che desiderasse attirare l'attenzione degli uomini. Dopo qualche mese, un giovane della tribù fece un sogno. Vide accanto a sé una ragazza di rara bellezza, vestita di bianco. "Giovane uomo - gli disse - ritengo che la terra dei tuoi avi sia così bella, con i fiori, gli uccelli, i laghi e le foreste, che ho deciso di lasciare le mie sorelle e di venire ad abitare tra voi. Chiedi ai saggi della tribù cosa è necessario che io faccia". Quando il giovane raccontò il suo sogno, tutti capirono che si trattava della stella. Cinque giovani Indiani, forti e valorosi, furono scelti per andare incontro alla stella e quando la videro scendere verso di loro le diedero il benvenuto. La stella accettò la sacra pipa e seguì i suoi nuovi amici fino al villaggio. A partire da quel giorno, era possibile vederla tutte le notti sopra i tee-pee, dove si tratteneva fino all'alba. Con le sembianze della bella ragazza, apparve ancora in sogno al giovane Indiano e gli disse. "Il mio più grande desiderio è di vivere tra voi. Che forma devo assumere e dove posso posarmi?". I saggi fecero sapere alla loro nuova amica che era libera di scegliere e il luogo e la forma che più l'avrebbero resa felice. La stella scelse dapprima la forma arrotondata di una roccia, ma, essendo troppo in alto, si ritrovò isolata e nascosta agli occhi degli uomini. Poi si trasformò in un fiore della prateria, ma comprese ben presto che i cavalli avrebbero potuto schiacciarla mentre correvano. Allora, ebbe l'idea di vivere sul fiume, sugli stagni e sui laghi. Infatti, avrebbe potuto vedere i bambini mentre giocavano sulle sponde e gli uomini a bordo delle canoe. Sarebbe rimasta sempre accanto a loro. Così dal giorno dopo, all'alba, tutti poterono vedere centinaia di ninfee di un candore immacolato, disseminate sui corsi d'acqua e sui laghi. Gli Indiani, meravigliati, riconobbero immediatamente la loro amica stella e furono contenti di poterla avere sempre vicino a loro sotto forma di ninfea.
     
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  4. gheagabry
     
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    Tutti coloro che oggi chiamiamo "americani" sono in realtà degli immigrati. Infatti è solo da poco più di quattrocento anni che il continente americano è stato popolato dai bianchi. Prima dell'arrivo di Colombo, appena poco più di trenta milioni di persone abitavano lo sterminato territorio dove oggi vive una popolazione di circa mezzo miliardo. Nell'America meridionale, fra gli immigrati predominarono gli spagnoli, gli italiani, i portoghesi, mentre in quella settentrionale prevalsero gli inglesi, i francesi, i tedeschi e gli slavi. Di questo mezzo miliardo di abitanti dell'America, solo pochi milioni possono essere definiti autenticamente "americani", ossia discendenti più o meno diretti dei Nativi Americani, detti "indiani" o "pellerossa", gli unici "indigeni" del continente.
    In realtà, anche questa affermazione è discutibile, perché non si ha alcuna prova che l'"homo" e la "mulier sapiens" siano nati e si siano evoluti "anche" in America. Sappiamo però che essi popolavano quelle terre almeno diecimila anni fa, e ciò probabilmente significa che giunsero in America da qualche altro continente. L'ipotesi più probabile è che le prime genti che posero piede in America provenissero dall'Asia, e che vi giungessero poco tempo dopo l'ultima glaciazione, quando la traversata dello stretto di Bering, fra la Siberia e l'Alaska, si poteva compiere camminando sul ghiaccio.
    I Nativi Nord Americani comunque, possiedono una memoria storica di 40.000 anni!
    Quelle prime genti calarono verso sud, trovando via via climi sempre più miti e maggiore abbondanza di selvaggina; non incontrarono nemici umani e fu loro possibile avanzare con relativa velocità. La selvaggina era davvero abbondante: oltre alla fauna americana che conosciamo, esistevano allora animali oggi estinti, come il bradipo gigante, il mammuth e il cammello. Nel Colorado, nel Nevada, nel Nuovo Messico sono stati trovati coltelli e punte di freccia, risalenti a diecimila anni fa, incastrate nelle ossa di questi e di molti altri animali.




    La lunga marcia dei cacciatori asiatici dall'Alaska alla Terra del Fuoco richiese dieci o quindicimila anni: sembra infatti che solo pochi secoli prima dell'arrivo di Colombo, nello stretto di Bering si fossero definitivamente disciolti i ghiacci bloccando così il passaggio degli emigranti dall'Asia. Si ritiene che gli ultimi gruppi asiatici arrivati in America siano stati gli Inuit (Eskimesi) e gli Atapaski, la stirpe alla quale appartengono i Navajo e gli Apache, che si sono divisi migliaia di anni fa, dopo essere calati a Sud. Vi sono anche sufficienti prove che altri popoli visitarono l'America prima di Colombo: i Vichinghi, per esempio, che giunsero nell'attuale stato del Massachussetts, e che forse si spinsero fino alla regione dei Grandi Laghi; e i polinesiani, che ebbero frequenti contatti con i popoli dell'America meridionale. Tutte queste genti, al pari di Colombo, ebbero in comune fra loro solo il fatto di non sapere di aver scoperto un nuovo continente. Si pensa comunemente ai Nativi Americani come a una razza di uomini e donne più o meno simili fra loro, e comunque fermi nei vari gradi di civiltà in cui furono sorpresi da Cristoforo Colombo, o dai bianchi che ne seguirono l'esempio nell'invasione del Nuovo Mondo: niente di più falso. Tra gli Aztechi sudditi di Montezuma, che edificarono monumenti architettonici maestosi, splendidi quanto quelli costruiti dagli antichi egizi sulle rive del Nilo, e i pescatori delle coste settentrionali del Pacifico o i cacciatori nomadi delle praterie nord-americane, correvano le stesse differenze che c'erano, poniamo, fra i Romani dell'Impero, i popoli del Golfo di Guascogna e i barbari delle steppe orientali dell'Europa. Quando vennero in contatto con gli invasori bianchi, le popolazioni americane avevano raggiunto gradi e forme diverse di cultura attraverso una storia millenaria, esattamente come i vari popoli dell'Europa e dell'Africa.
    In questa civiltà ardeva una piccola fiamma che avrebbe potuto diventare una grande luce, capace di illuminare anche il Vecchio Mondo. Ma giunsero gli uomini bianchi, con l'acciaio, la polvere da sparo, l'alcool e nuove terribili malattie, e quella piccola luce fu spenta.



    L'appellativo "indiani" o "indios" nasce da un equivoco: Cristoforo Colombo credeva di essere arrivato nelle Indie e non si rese conto di avere raggiunto un continente sconosciuto alla maggior parte degli europei. E' giusto quindi che i popoli indigeni del continente americano, vengano chiamati Nativi Americani. Tanto per chiarire un'altro equivoco, qui non useremo il termine "squaw". Squaw è una bastardizzazione della parola Irochese che viene attribuita al genitale maschile. Quando i primi esploratori bianchi incontrarono gli Irochesi, gli chiesero dove potevano trovare delle donne; non essendo capiti, indicarono i loro genitali. I guerrieri, quindi, dissero loro la parola che indicava il pene e gli esploratori la confusero con la parola "donna". Questo errore persiste tuttora. Il termine "squaw" è un'offesa a tutte le donne.



    piazzasanremo.net
     
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  5. gheagabry
     
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    "Un uomo Sacro ama il silenzio, ci si avvolge come in una coperta: un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono, che gli insegna tante cose. Uno sciamano desidera essere in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti. Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest, e chiede aiuto. Parla con le piante, ed esse rispondono. Ascolta con attenzione le voci degli animali. Diventa uno di loro. Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui. Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so, ma è così. Io l'ho vissuto. Uno sciamano deve appartenere alla terra: deve leggere la natura come un uomo bianco sa leggere un libro” .
    (Cervo Zoppo - Sioux)

     
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  6. gheagabry
     
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    Nell’oscurita’
    Io siedo sulla mia veranda
    E ascolto un cane abbaiare
    E un tamburo cantare la sua canzone,
    che risuona come un lamento
    nel vento danzante.
    Forse
    E’ soltanto un ricordo
    Che in me si risveglia.

    Cherokee



    Canto Apaches


    Il Vento è la mia medicina
    che spazza via le pietre dalla mia mente.
    La pioggia è la mia medicina
    che lava le mie ossa stanche.
    Il mio cavallo è la mia medicina,
    e quando cavalco
    il ritmo del suo passo
    dentro mi accende.

     
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  7. gheagabry
     
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    IL BASTONE DEL PARLATORE
    (Talking Stik)





    Il bastone di eloquenza , chiamato anche il personale parlante , è uno strumento di democrazia aborigena utilizzato da molte tribù.
    Nessun capo fra i Nativi Americani aveva un'autorità suprema sulla sua banda e, tantomeno, una tribù sulle altre. Succedeva così che capi conosciuti come grandi portatori di pace, fossero spesso chiamati per arbitrare dispute.
    Se questioni serie affliggevano un'intera banda, erano risolte attraverso un consiglio di uomini di rilievo. In questo consiglio un membro importante portava il Bastone dei Parlatori. Questo era il rituale: il Bastone, altamente decorato, era passato ai partecipanti mentre la discussione era in atto e nessuno poteva parlare se non aveva il Bastone in mano.
    (piazzasanremo.net)



    Il cerchio col bastone arriva dall'epoca matriarcale Dravidica o Proto Sami, circa dal 40.000 al 3.000 A.C. (miei studi e ricerche antropologiche).
    Nell'era Ariana tradizionalmente le prime popolazioni di cui si ha notizia furono le popolazioni Dravidiche del sud dell'India e dello Sri Lanka a Oriente, le popolazioni Sciamanico Siberiane e Finnico-Ugariche; i Vichinghi, in particolare, lo esportarono in Occidente, attraverso i loro viaggi esplorativi, fino in Nord America, dove tramandarono questa tradizione politica millenaria anche ai Nativi Americani (dagli Inuit agli Hopi).




    Per i Nordici Occidentali e per i Dravidici Orientali il Talking Stick, che loro chiamavano Ting, era la forma politica e sociale più avanzata, l'unica forma che rendeva giustizia sia al popolo che agli dei, l'unico metodo che poneva i tre piani di esistenza (il trino): materiale (energia Femminile composta da cinque qualità), mentale (energia Maschile composta da quattro qualità), spirituale (energia Bambino composta da tre qualità) allo stesso livello(Uno).
    Da questa combinazione deriva e si propaga il simbolo del cerchio formato da 13 elementi di cui 12 atomici o Colorati (i 12 colori fondamentali) che sono uniti e formano la parte visibile del cerchio e un elemento non atomico o Trasparente che sta al centro del cerchio, da cui le iconografie che si possono ritrovare in svariate tradizioni mitologiche e religiose (i 12 segni zodiacali intorno al sole, i dodici dei dell'olimpo e Zeus, i 12 cavalieri della tavola rotonda e Re Artù, i 12 apostoli e Gesù etc.).
    (creativiculturali.ning.com)

     
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  8. gheagabry
     
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    "Non ci interessa la ricchezza, essa non è utile e non la si può portare con sè da morti. Vogliamo allevare i nostri figli. Della ricchezza che voi inseguite, non sappiamo che farcene; vogliamo solamente amore e pace".
    (Nuvola Rossa)

     
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  9. gheagabry
     
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    "Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo. Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani. Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima. Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all'argento di una luna piena: SI!! Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini. Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l'ha fatto. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai …… nei momenti vuoti."

    "Scritto da un'indiana della tribù degli Oriah (1890)"
    (dal web)

     
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  10. gheagabry
     
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    Preghiera di ringraziamento


    Karen Noles


    Oggi ci siamo riuniti e ci rendiamo conto che i cicli di vita continuano. Abbiamo avuto il dovere di vivere in equilibrio e l'armonia tra ogni essere e con tutti gli esseri viventi. Così ora, portiamo le nostre menti insieme come una sola salutiamo e ringraziamo loro come persone.
    Ora le nostre menti sono una.
    Siamo tutti grati a nostra Madre, la Terra, perché dà a tutti noi che abbiamo bisogno per la vita. Lei appoggia i piedi mentre si cammina su di lei. Ci dà gioia che lei continui a curausi di noi come ha fatto fin dall'inizio dei tempi. A nostra Madre, ci invia saluti e ringraziamenti.
    Ora le nostre menti sono una.
    Rendiamo grazie a tutte le acque del mondo per temprare la nostra sete e fornire a noi la forza. L'acqua è vita. Sappiamo che il suo potere in molte forme - cascate e la pioggia, nebbie e torrenti, fiumi e degli oceani. Con una sola mente, inviamo saluti e grazie allo spirito d'acqua.
    Ora le nostre menti sono una.
    Rivolgiamo le nostre menti a tutti i pesci che vivono in acqua. Sono stati istruiti a purificare l'acqua. Si danno a noi come cibo. Siamo grati che possiamo trovare ancora acqua pura. Perciò, ci rivolgiamo ora ai pesci e inviare i nostri saluti e ringraziamenti.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora ci rivolgiamo verso i vasti campi della vita vegetale. Come l'occhio può vedere, le piante crescono, fanno molti prodigi. Essi sostengono molte forme di vita. Con la nostra mente riuniti, rendiamo grazie e aspetto con impazienza di vedere la vita delle piante per molte generazioni a venire.
    Ora le nostre menti sono una.
    Con una sola mente, ci rivolgiamo a onorare e ringraziare tutte le piante alimentari che abbiamo raccolto dal giardino. Dall'inizio del tempo, i grani, le verdure, i fagioli e le bacche hanno aiutato la gente a sopravvivere. Molti altri esseri viventi traggono forza dalla loro. Ci riuniamo tutti gli alimenti vegetali insieme come una sola e di inviare loro un saluto e grazie.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora ci rivolgiamo a tutte le erbe medicinali del mondo. Fin dall'inizio, erano incaricati di portare via la malattia. Sono sempre in attesa e pronto a guarire. Siamo felici che vi siano ancora tra noi quelle persone particolari che ricordano come utilizzare queste piante per la guarigione. Con una sola mente, inviamo saluti e grazie ai farmaci e i detentori dei medicinali.
    Ora le nostre menti sono una.
    Raccogliamo le nostre menti insieme per inviare saluti e ringraziamenti a tutti la vita degli animali nel mondo. Hanno molte cose da insegnare a noi come persone. Li vediamo vicino alle nostre case e nei boschi profondi. Siamo lieti che sono ancora qui e speriamo che sarà sempre così.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora rivolgiamo i nostri pensieri agli alberi. La Terra ha molte famiglie di alberi che hanno le proprie istruzioni e gli usi. Alcuni ci forniscono riparo e ombra, gli altri la frutta, la bellezza e altre cose utili. Molti popoli del mondo utilizzano un albero come simbolo di pace e di forza. Con una sola mente, abbiamo salutare e ringraziare la vita degli alberi.
    Ora le nostre menti sono una.
    Abbiamo messo le nostre menti insieme come una sola per ringraziare tutti gli uccelli che si muovono e volano sopra le nostre teste. Il Creatore ha dato loro belle canzoni. Ogni giorno ci ricorda di godere e apprezzare la vita. L'aquila è stato scelto per essere il loro capo. Per tutti gli uccelli - dal più piccolo al più grande - inviamo i nostri saluti gioiosa e grazie.
    Ora le nostre menti sono una.
    Siamo grati a tutti i poteri che noi conosciamo come ai quattro venti. Abbiamo sentito le loro voci in aria in movimento in cui ci rinfreschi e purificare l'aria che respiriamo. Aiutano a portare il cambiamento delle stagioni. Dalle quattro direzioni vengono, ci portano messaggi e darci forza. Con una sola mente, inviamo i nostri saluti e grazie ai quattro venti.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora ci rivolgiamo a ovest dove i nostri avi, produttore di Tuoni, vive. Con lampi e voci tonanti, hanno portato con sé l'acqua che rinnova la vita. Portiamo le nostre menti insieme come una sola per inviare saluti e grazie ai nostri nonni, i Tuonanti.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora inviamo saluti e grazie al nostro fratello maggiore, il sole. Ogni giorno immancabilmente si percorre il cielo da est a ovest, portando la luce di un nuovo giorno. Lui sia la sorgente di tutti i fuochi della vita. Con una sola mente, inviamo saluti e grazie al nostro fratello, il sole.
    Ora le nostre menti sono una.
    Abbiamo messo le nostre menti insieme e rendere grazie a nostra nonna più antica, la luna, che illumina il cielo notturno. Lei è la leader delle donne in tutto il mondo, e lei governa il movimento delle maree oceaniche. Con lei misuriamo il tempo, ed è la Luna che veglia su l'arrivo dei bambini qui sulla Terra. Con una sola mente, inviamo saluti e grazie alla nostra nonna, la Luna.
    Ora le nostre menti sono una.
    Rendiamo grazie per le Stelle che si trovano sparse in tutto il cielo come gioielli. Le vediamo nella notte, aiutano la Luna ad illuminare le tenebre e portare rugiada ai giardini e le cose in crescita. Quando si viaggia di notte, ci guidano a casa. Con la nostra mente convocato, inviamo saluti e ringraziamenti a tutte le stelle.
    Ora le nostre menti sono una.
    Raccogliamo le nostre menti per salutare e ringraziare i maestri illuminati che sono venuti ad aiutare in tutti i tempi. Quando ci dimentichiamo di come vivere in armonia, ci ricordano il modo in cui sono stati incaricati di vivere come persone. Con una sola mente, inviamo saluti e grazie a questi Maestri.
    Ora le nostre menti sono una.
    Ora rivolgiamo i nostri pensieri verso il Creatore, o Grande Spirito, e inviare saluti e grazie per i doni della creazione. Tutto quello che serve per vivere una buona vita è qui su questa Terra Madre. Per tutto l'amore che è ancora intorno a noi, di raccogliere le nostre menti insieme come una sola ed inviare le nostre parole elette di saluti e ringraziamenti al Creatore.
    Ora le nostre menti sono una.
    Siamo arrivati nel luogo in cui finiscono le nostre parole. Di tutte le cose che abbiamo chiamato, non era nostra intenzione di lasciare nulla. Se qualcosa è stato dimenticato, lo lasciamo a ciascuno di inviare saluti e grazie a loro modo.
    Ora le nostre menti sono una.

    (Antica poesia pellirossa)

     
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  11. gheagabry
     
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    scatto di koldo Soto Guridi

    Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso.
    Capriolo Zoppo (Nativi americani)

     
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  12. fasanotto
     
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    grazie
     
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  13. gheagabry
     
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    « Secondo l'uso degli indiani il mio nome sarebbe quello di "Uomo che non ebbe mai tempo per giocare" »
    (E. S. Curtis, 1951, Memorie non pubblicate)




    EDWARD S. CURTIS


    In pochi conoscono la storia di Edward S. Curtis, il leggendario fotografo che ha dedicato la sua vita (1868-1952) agli indiani d'America.
    Tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900, Curtis ha attraversato il vasto territorio degli Stati Uniti e del Canada per conoscere le popolazione degli Indiani d'America, registrarne le voci e i canti, raccontarne le storie e soprattutto fermare sulla pellicola, volti e ritratti.
    In 25 anni di lavoro e di viaggi è riuscito a collezionare il più vasto materiale riguardante i Pellerossa. Si stima che scattò da 30 a 60 mila foto, sebbene ce ne siano giunte soltanto 2.200.



    Nel 1907, in occasione della pubblicazione della sua prima raccolta fotografica, Curtis scrisse una lunga introduzione nella quale esplicitava il proprio intendimento di perseguire una dettagliata raccolta - attraverso singole schede - di ogni tipo di testimonianza possibile di capi tribù (incluso diecimila registrazioni effettuate con un proto-registratore a cilindri di cera delle circa lingue diverse e delle musiche adottate da quel popolo, ma anche descrizione di cibi, decorazioni, attività di ricreazione e cerimonia, usi funebri, ecc.) che accompagnasse in maniera adeguata il suo progetto.




    L'inventario ragionato che aveva in mente doveva fissare nel tempo un fenomeno che di lì a poco sarebbe di fatto scomparso e che riguardava l'intero popolo dei pellerossa stimato solo un secolo prima, in piena età dei lumi, in oltre un milione di persone, ma che sarebbe sceso di lì a poco a meno di quarantamila. La sua opera The North American Indian fu pubblicata in oltre un ventennio, completandosi nel 1930: constava di venti volumi e portfolio rilegati a mano in pelle, con copia lettere a torchio: in tutto 1.500 fotografie, frutto della selezione di circa cinquantamila scatti, e 4.000 pagine di testo.




    Oltre 2.200 immagini in fotoincisione furono stampate su acqueforti secondo la tecnica della photogravure e con l'uso, a seconda della dimensione, di tre diversi tipi di carta: Van Gelder (costituita da fibre vegetali), Vellum (composta con l'uso di riso giapponese) e Tissue (di seta giapponese lavorata a mano). È stato calcolato che il pioniere-fotografo abbia stampato 272 set completi di quello che può essere considerato il suo unicum. Di tali copie, 220 sono quelle conservate presso istituzioni pubbliche e private, sia d'Europa che statunitensi



















     
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  14. gheagabry
     
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    LUOGHI COMUNI DA SFATARE



    Augh. Gli indiani salutavano invece con “hog”, che gli inglesi trascrivono con “haug” e gli italiani pronunciano (e scrivono) “augh”, sbagliando.

    Bastone da colpi. Serviva a eliminare dalla battaglia gli avversari toccandoli, senza usare armi.

    Grande capo. A parte figure carismatiche come l’irriducibile Cavallo Pazzo o il diplomatico Nuvola Rossa, nate dalla necessità di unirsi contro i bianchi, non c’erano veri capi. Esistevano esperti per la guerra (in genere nati sotto il segno dell’orso), esperti per trovare l’acqua, capi-caccia, capi costruttori di accampamenti, uomini di medicina e così via. Tutte le decisioni venivano prese dai consigli delle tribù. Il capo non veniva inteso all’occidentale, era un semplice portavoce. Si ritiene che la Costituzione americana abbia preso spunto anche dalla democrazia degli Irochesi.

    Palo-totem. Lo usavano solo le tribù del nord-ovest. Non serviva per i prigionieri, ma a mostrare le effigi degli animali protettori degli avi che originarono la tribù. Pellerossa. Non erano rossi: per proteggersi dal sole alcune tribù si cospargevano di terra.

    Pipa della pace. A un suo estremo aveva un’ascia vera, segno di equilibrio fra due opposti, la pace e la guerra. Serviva anche per comunicare con le divinità.

    Scalpo. Un cimelio di cattivo gusto, inventato da francesi e inglesi per dare un premio per ogni indiano ucciso, poi adottato dalla resistenza indiana.



    Segnali di fumo. Li usavano, ma avevano 1.100 fra lingue e dialetti, tanto che svilupparono un complesso linguaggio gestuale per capirsi fra tribù diverse. I Cherokee inventarono un alfabeto (68 segni fonetici), forse l’ultimo a comparire nel mondo in epoca moderna. Nel 1828 uscì il primo giornale in lingua scritta indiana, il Cherokee Phoenix, dedicato alla loro causa.

    Tipì. Capanna tipica, ma solo degli indiani delle pianure. Quelli del sud abitavano in case di pietra.Al nord in capanne di legno.

    Vecchi saggi. Le società indiane non erano assistenziali: i vecchi, benché molto ascoltati, se non autosufficienti erano un peso e in genere lasciavano il gruppo per andare a morire.



    www.focus.it
    Photo : Edward S. Curtis
     
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  15. gheagabry
     
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    edward sheriff curtis



    Preghiera al Risveglio
    - Canto Apache

    Svegliati! Svegliati! La terra ti sorride.
    Svegliati, e sta' pronto al giorno che comincia.
    La madre della vita ti sta chiamando, ti saluta,
    dunque svegliati, non indugiare più.
    Potente Sole, dacci la luce
    perché ci guidi, perché ci aiuti.
    Guarda come sorge, guarda come la terra ne risplende,
    e come gode lo spirito nel petto,
    ascoltando la musica del Sole.
    Svegliati! Svegliati!
    La terra ti sorride.
    Svegliati, e sta' pronto al giorno che comincia.
    La madre della vita ti sta chiamando,
    ti saluta, e allora... forza,
    Svegliati!

     
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44 replies since 6/12/2010, 19:10   20622 views
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