HEDERA - EDERA.

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  1. gheagabry
     
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    La Donna è come l'edera, se la sfiori ne resti ammaliato.
    -- Giorgio De Luca --



    L' EDERA


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    Originaria dell’Europa è molto comune nelle zone temperate, più rara nei boschi di conifere...Al genere Hedera appartengono differenti specie di arbusti, ma tutte hanno fusti sottili, flessibili, con piccole radici aeree che le consentono di ancorarsi ai supporti di vario genere che reggono la pianta....Rampicante sempreverde con fiori verdi autunnali e bacche nere. Si arrampica grazie alla presenza di radichette aeree che secernono una sostanza adesiva. Molte piante di edera possono vivere anche più di cinquecento anni.




    ....nella mitologia.....



    Si narra che, tale pianta, nacque dopo la messa al mondo di Dionisio, Dio dell’innocenza e della spensieratezza, per proteggerlo dal fuoco che bruciava il corpo della madre in seguito ad un fulmine lanciato da Zeus.
    Questa pianta, da allora, fu consacrata al Dio e venne chiamata perikiosos = avvolgitore di colonne. In suo onore le Menadi, dette anche Baccanti, Tiadi o Mimallonidi, donne in preda alla frenesia estatica e invasate da Dioniso, si ornavano il capo con ghirlande di edera, durante le feste in suo onore. Dioniso era considerato anche il Dio del trasporto amoroso e mistico, e nel linguaggio dei fiori l’edera rappresenta, per tale motivo, la passione che spinge gli amati all’attaccamento morboso l'uno all'altra come fa l'edera sui tronchi degli alberi.

    Accanto alla vite la pianta prediletta da Dioniso è l’edera. Come Apollo si adorna di lauro, così Dioniso si adorna di edera ed è perciò chiamato kissokòmes; nel demo di Acarne era invocato come kissòs. Rami di edera erano avvolti anche attorno al tirso; risulta perfino da testimonianze che i suoi devoti si facevano tatuare sul corpo foglie d’edera. Narra il mito che l’edera fosse comparsa subito dopo la nascita di Dioniso, per riparare l’infante dalle fiamme che bruciavano il corpo di sua madre Semele: l’edera avrebbe avvolto tutto intorno la reggia di Cadmo attenuando le scosse del terremoto che accompagnò lo scoccare della folgore. Dall’edera prendeva nome anche una fonte presso Tebe, detta appunto Kissoùsa, dove le Ninfe avrebbero celebrato la rituale abluzione del neonato dio, allevato poi sul monte Elikòn, il cui nome deriva da èlix, che significa propriamente "spirale", ma è anche altro nome della pianta.
    L’edera era dagli antichi paragonata al serpente per la loro natura strisciante: i movimenti con cui la pianta striscia al suolo o si attorce agli alberi fanno pensare alle serpi avvolte intorno alle chiome e maneggiate dalle Baccanti. Ma si riteneva che edera e serpenti appartenessero al dio soprattutto per la natura fredda e ctonia attribuita loro: la natura dell’edera, infatti, veniva opposta a quella del fuoco, con cui invece sembrava imparentato il vino. Per questo alla freschezza dell’edera si attribuiva anche la virtù di fugare l’ardore dello stesso vino e si credeva che Dioniso avesse comandato ai suoi fedeli d’incoronarsene durante i simposi. L’affinità e il contrasto tra vite e edera è radicata nell’essenza stessa del dio dalla duplice figura, la cui natura si esprime dalla terra per mezzo di esse: luce e oscurità, calore e freddezza, ebbrezza di vita e soffio di morte.



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    Mi ha sempre colpito l 'umiltà di questa pianta. Avendo rinunciato alle sue 'potenzialità' in termini di dimensioni, solidità e frutti, non verrà mai celebrata come la quercia o il melo. Ha rinunciato a queste sue possibilità per guadagnare in flessibilità e adattabilità, in modo da poter ricoprire ciò che è morto o brutto (come rovine), o ciò che ha bisogno di protezione. È come il bambino buono e modesto delle favole, che fa ciò che è giusto e necessario e, come Cenerentola, fa il lavoro più sporco mentre le altre si agghindano. La Ragazza Edera è la vera figlia della Dea, lo Spirito della Terra, lei è il suo segreto e la sua sacra corona.
    L'edera è una delle poche piante rampicanti dei boschi dell'emisfero settentrionale, dove fa da tappeto al terreno o si arrampica su alberi 9 pareti anche molto alte. Non è vero che strangola l'albero a cui si abbarbica, nonostante possa togliergli parecchia luce se cresce troppo. L'edera può Vivere con poca luce (ad esempio, quando tappezza il suolo nei faggeti) e in vari tipi di terreno. Cresce lentamente e può vivere per centinaia di anni.
    Nell' antico Egitto l'edera era legata al signore della vegetazione, Osiride. Similmente, assieme alla vigna, era sacra al più estatico degli dei greci della vegetazione, Dioniso, i cui sacerdoti e seguaci portavano corone d'edera nelle processioni e nelle orge che seguivano. I Romani chiamavano Dioniso Bacco, e ne diffusero il culto in tutta l'Europa; Coppe fatte di legno d'edera si credeva rivelassero il vino di cattiva qualità e controbilanciassero gli indesiderati effetti collaterali dell'alcool.
    Nel Medioevo, foglie d'edera lasciate macerare nell'aceto erano usate, con l'aggiunta di un goccio d'acqua di rose, per alleviare i postumi di una sbornia. Ancora nel XIX Secolo, sull'ingresso di molti pub inglesi vi era appesa una grossa ghirlanda d'edera. L 'alcool fa discendere l'energia vitale nella parte inferiore del corpo, mentre l'edera rampicante ha l'effetto opposto, in particolare se è indossata come ghirlanda attorno al capo. Una 'corona ' sulla testa ci permette di concentrare maggiormente l'attenzione, rinsaldala forza di volontà ed espande la coscienza, specialmente se è fatta di foglie fresche, ancora vibranti di forza vitale.
    Anche se il culto di Dioniso verso la fine della sua storia è sicuramente degenerato, le sue origini erano diverse. Sotto il Controllo di sacerdoti, bere era un modo per entrare in comunione con lo Spirito del Vino (Dioniso) che, nelle regioni calde, era sempre associato alle divinità della vegetazione. L 'edera veniva utilizzata per ridurre certi effetti indesiderati dell'alcool. Gli sciamani dell'America del Sud o dell'Asia Meridionale usano ancora l'alcool per raggiungere lo stato di trance. L'edera sembra far parte di una segreta conoscenza dell'alchimia fisiologica che in Occidente è andata perduta.
    In alcune parti dell'Inghilterra e del Galles, l' edera è vista come la controparte femminile dell'agrifoglio. Fronde dell'una e dell'altro vengono portate in casa per Natale, e il 'Ragazzo Agrifoglio' (Holly Boy) e la 'Ragazza Edera' (Ivy Giri) del tradizionale canto natalizio si completano l'un l'altra come la Dea Madre e il Dio della Foresta.
    La funzione dell' edera in natura, tuttavia, è piuttosto oscura per l'uomo moderno. Comunemente considerata una pianta parassita(cosa che non e), non suscita molta simpatia, soprattutto tra gli amanti degli alberi. L'edera però protegge il legno dagli effetti dannosi di alcune radiazioni con cui certe nostre apparecchiature bombardano continuamente la biosfera. In molti luoghi l'aumento di edera degli ultimi decenni va di pari passo con l'aumento dell'inquinamento da microonde. Anche se l'edera compete per la luce con l'albero a cui si arrampica e potrebbe eventualmente far morire qualche ramo, o anche l'intero albero, senza di essa l'albero forse morirebbe anche prima! O un'intera parte di foresta potrebbe ammalarsi.
    (Myrddn mezzo elfo, elfland.it)



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    “Come l’edera al muro si attacca
    così il mio cuore da te non si distacca!”
    (Antico proverbio)



    ......simbologia......



    L’edera è un’importante pianta magica contro gli spiriti maligni e simbolo di fedeltà.
    Nell’alfabeto Ogham ci insegna che non è possibile essere del tutto certi del proprio autocontrollo quando si è in presenza di ostacoli esterni; si può essere incapaci di agire all’inizio ma attraverso l’esperienza e la ricerca interiore si possono superare tutti gli ostacoli.
    E’ simbolo di ebbrezza sacra che porta in contatto con le parti più profonde di se stessi e indica la spinta alla ricerca della propria anima. Aiuta chi vuole intraprendere un cammino di conoscenza interiore e chi vuole iniziare un processo di rinnovamento radicale. Cura le ferite interiori.

    Simbolo di fedeltà e attaccamento: il suo significato nel linguaggio dei fiori è “dove mi attacco muoio” e anche “nulla può staccarmi”.



    Tenendo teso, davanti alla bocca, il bordo di una di queste foglie, infatti, si otteneva un suono simile a quello di uno strumento ad ancia con una buona estensione e sonorità. Se ne ricavava una specie di flauto dolce costruito con la corteccia di castagno e munito di fori o più spesso di stantuffo per variare il suono.





    Le edere rigerminanti salivano
    pel vecchio muro scrostato
    con un impeto di giovinezza;
    si attorcigliavano alle
    travi della tettoia come a tronchi vivi;
    coprivano i mattoni
    vermigli d'una tenda
    di piccole foglie cuoiose,
    lucide, simili a laminette di smalto;
    assaltavano le tegole
    allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
    già cinguettanti
    di rondini in amore.
    Gabriele d'Annunzio



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    Edited by gheagabry1 - 12/12/2019, 22:58
     
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7 replies since 24/11/2010, 16:53   4014 views
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