RENE' MAGRITTE

.........VICINO AL REALE

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  1. carpeoro
     
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    Gabry ogni tuo desiderio è un ordine per me.
    Ecco il testo inglese

    RENE AND GEORGETTE MAGRITTE VITH THEIR DOG AFTER THE WAR
    Rene and Georgette Magritte vith their dog after the war
    Returned to their hotel suite and they unlocked the door
    Easily losing their evening clothes
    they danced by the light of the moon
    to the Penguins, the Moonglows,, the Orioles, and the Five Satins
    the deep forbidden music they'd been longing for
    Rene and Georgette Magritte with their dog after the war.
    Rene and Georgette Magritte with their dog after the war
    were strolling down Christopher Street
    when they stopped in a men's store
    with all of the mannequins dressed in the style
    that brought tears to their immigrant eyes
    just like the Penguins, the Moonglows, the Orioles, and the Five Satins
    the easy stream of laughter flowing through the air
    Rene and Georgette Magritte with their dog apres la guerre
    Side by side they fell asleep
    Decades gliding by like Indians
    Time is cheap when they wake up they will find
    all their personal belongings have intertwined.
    Oh Rene and Georgette Magritte with their dog after the war
    were dining with the power elite and they looked in their bedroom drawer
    and what do you think they have hidden away
    In the cabinet cold of their hearts?
    The Penguins, the Moonglows The Orioles, and The Five Satins
    for now and ever after as it was before
    Rene and Georgette Magritte with their dog after the war

    Ecco la mia traduzione

    RENÉ E GEORGETTE MAGRITTE CON IL LORO CANE DOPO LA GUERRA
    René e Georgette Magritte con il loro cane dopo la guerra
    Tornati alle loro suite d'albergo hanno aperto la porta,
    Non hanno trovato i loro abiti da sera
    ma ugualmente hanno ballato alla luce della luna
    per i i Pinguini, i Moonglows, gli Orioles, e i Five Satins,
    una musica profonda e proibita che avevano tanto desiderato
    René e Georgette Magritte con il loro cane dopo la guerra.
    René e Georgette Magritte con il loro cane dopo la guerra
    passeggiavano per Christopher Street
    quando si fermarono in negozio da uomo
    con tutti i manichini vestiti eleganti
    che portavano le lacrime agli occhi immigrati
    proprio come i Pinguini, i Moonglows, gli Orioles, e i Five Satins,
    il flusso della risata facile che scorre attraverso l'aria
    René e Georgette Magritte con il loro cane après la guerre
    fianco a fianco si addormentarono
    scivolando da decenni come gli indiani .
    Il tempo è a buon mercato,
    quando si svegliano troveranno tutti i loro effetti personali
    Sono intrecciati
    Oh, Rene e Georgette Magritte con il loro cane dopo la guerra
    sono stati a pranzo con l'elite del potere
    e hanno cercato in un cassetto della loro camera da letto…
    E cosa pensi che hanno nascosto nel freddo gabinetto del loro cuore?
    I Penguins, i Moonglows, gli Orioles, e I Cinque Satins
    per ora e per sempre come era prima
    René e Georgette Magritte con il loro cane dopo la guerra

    Ed ecco il mio commento
    Questa canzone e il suo testo sono fantastici.
    Il brano utilizza la fotografia che ho allegato e descrive la parabola artistica di Renè con la sua compagna Georgette. Prima tornano nella loro stanza ma smarriscono i loro vestiti, cioè la dimensione ordinaria e, viaggiando nel tempo, ballano le canzoni dei gruppi degli anni '50 e '60, gruppi del primo Rock e Roll che tutti hanno ammesso essere stati influenzati dai surrealisti come René. Poi Rene e Georgette proseguono il loro viaggio oltre lo spazio e il tempo, perfetto per dei surrealisti, e finiscono a New York una passeggiata verso il basso Christopher Street per sentirsi a casa perché gli abiti folli che vi si trovavano negli anni ’60 sono ancora frutto della loro visione oltre terrena. Poi rientrano a casa nel proprio tempo con i propri tempi trovando l’accesso segreto alla musica hanno contribuito a creare.
    Una dimostrazione rapida ed efficace di come le idee del passato si perpetuino nella cultura contemporanea.
    Buona domenica
    Carpeoro

    Edited by carpeoro - 23/8/2011, 13:55
     
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  3. gheagabry
     
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    grazie è davvero una bella immagine onirica....come traspare anche nei suoi dipinti..un viaggio del tempo nella musica.... non caotico, ma tranquillo che trasale l'infinito...per poi ricadere nella realtà..

    magritte

    "Il mio iPod passava una selezione di Einaudi ed Allevi.. ed in quel momento la musica era perfetta per la visione che avevo davanti. Sono rimasto un minuto fisso a guardare l’opera di Magritte, ancora una volta colpito da quanto surrealismo e magia siano profondamente legati… la sagoma dell’uomo, nella notte, dovrebbe comparire nera, con attorno il cielo illuminato.

    Invece succede il contrario, sovvertendo la normale percezione…

    Il manifesto del surrealismo del 1924 recitava “Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale” molto di questo vale anche per la magia....cosa vuole dire “vedere oltre la semplice realtà”… il pittore dipinge un uccello osservando quello che allo stato attuale è solo un uccello “in potenza” (cioè un uovo).. . il dipinto di un albero in estate ed in autunno anche se quello che ci propongono i nostri occhi guardando dalla finestra è l’immagine di un albero in una anonima notte buia.. un uovo messo nella gabbia, lasciando a noi (spettatori) di vederci l’animale che vogliamo: pappagallo, canarino, colombo..… e nel momento in cui questo accade, succede magia…
    (Mauro Massironi)



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    Edited by gheagabry - 31/7/2011, 16:34
     
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  4. gheagabry
     
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    Il surrealismo permeato di realtà
    L'enigma Magritte in cento opere


    A Milano, a Palazzo Reale, una grande mostra ripercorre la carriera di René Magritte, il surrealista più enigmatico del Novecento. Oltre cento opere, tra dipinti e sculture, racconta sogni e incubi dell'artista del mistero
    di LAURA LARCAN



    I "ricordi di viaggio" di Magritte MILANO - "Nell'Impero delle luci ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e di notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia". Così René Magritte, il surrealista belga più ambiguo ed enigmatico delle avanguardie del Novecento, rivela l'intima essenza di uno dei suoi portentosi capolavori, icona di un'estetica visionaria e contorta, tutta giocata sulla raffinata abilità nel manipolare le immagini della natura. E l'Impero delle luci (L'Empire des Lumières), scena esageratamente realistica - quasi con vezzo fiammingo per la precisione dei dettagli - si rivela spiazzante per la combinazione di un luogo notturno sotto un cielo chiaro da giorno, dove giorno e notte appaiono contemporaneamente, innescando una reazione a catena di sorpresa e incanto, il tutto scortato da un titolo che contribuisce ad alimentare lo shock della visione, spicca nella bella mostra "Magritte. Il Mistero della Natura". La mostra è ospitata dal Palazzo Reale di Milano dal 22 novembre al 29 marzo, sotto la cura di Michel Draguet, direttore generale dei Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio, e Claudia Beltramo Ceppi, in collaborazione con Charly Herscovici, presidente della Fondation René Magritte.

    La grande epopea della produzione magrittiana, con il suo gusto per lo shock, per il tradimento dei sensi, per la sfida al potere della ragione e della logica, con i suoi rebus apparentemente irrisolvibili, con i suoi attentati alla rappresentazione della realtà, viene raccontata da cento dipinti, oltre a tempere e sculture, provenienti dai Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio (la collezione pubblica più importante al mondo di opere di Magritte), oltre che da numerosi collezionisti privati. Un "mistero" magrittiano che, come sottolinea Michel Draguet, "non è altro che la natura in quello che essa ha di non riconducibile alla cultura. La natura è onnipresente nel suo percorso artistico. Fornendo da un lato una miriade di temi che l'artista esplora e combina a piacere e costituendo d'altro canto la cornice di ogni cosa, il contenitore a partire dal quale si determina ogni forma di conoscenza".



    Una natura, quella immortalata allo sfinimento da Magritte, che fa a pezzi la logica ed esalta la contraddizione, dispone a suo piacimento le apparenze e getta lo spettatore nel buco nero dell'enigma. Eppure, rimane natura, iperrealistica, lontana da ogni ricerca cubista, ogni sfrenata euforia espressionista, ogni velleità astrattista. Magritte (1898-1967) è stato il pittore dei pensieri e delle idee, dei sogni e degli incubi, dove l'estetica figurativa, scortata dall'uso tecnicamente sublime dei colori, ha reso visibile, con una precisione quasi matematica, la "materia grigia", l'intelletto. Il trucco di Magritte consiste nell'aver codificato un suo personalissimo linguaggio di segni e simboli per tradurre pensieri e deliri onirici, utilizzando oggetti di uso comune, facilmente riconoscibili, imponendo loro delle trasformazioni inquietanti o combinadoli tra loro in una scenografia incongruente.
    La mostra racconta questo primato. Partendo dai primi, e quasi sconosciuti dipinti futuristi, passando dalle immagini più oscure del periodo fra le due guerre, fino ai celeberrimi dipinti prodotti dagli anni '50 in poi.



    Ogni opera è un colpo agli occhi, un affronto alla coscienza, una violenza sensoriale. Come "Souvenir de voyage" del 1961, che rappresenta una mela verde mascherata per il carnevale, o lo strepitoso "L'heureux donateur" che racchiude i motivi ricorrenti della sua visione specifica della natura, la sagoma dell'uomo con la bombetta che diventa un affaccio su un paesaggio notturno stile Impero delle Luci, accanto il sonaglio, il muro di pietra. E ancora, "Le tombeau des lutteurs" del '60, con una rosa enorme chiusa in una stanza, "La voix du sang" del '61 con l'albero su cui si aprono sportelli a rivelare una sfera e una casa. Personaggi, interni, nature morte dialogano con gli elementi della natura codificando paesaggi trasfigurati dall'occhio di un lucido e spregiudicato intelletto moderno. E se sogni e incubi hanno origine da un turbamento, anche Magritte ha i suoi fantasmi. Ricordi diventati legenda nella storia dell'arte, come la cassa vicino alla culla, l'aerostato caduto sul tetto di casa, l'artista straniero che dipinge nel cimitero dove andava a giocare con una bambina. Fino al suicidio della madre gettatasi nelle acque del fiume Sambre, il cui corpo fu rinvenuto con la camicia da notte avvoltolata a coprirle il volto lasciandole denudati il ventre, il pube e le gambe. Tutti tradotti in figure chiave che ricorrono come un leit motiv nelle sue composizioni.

    Nel suo Belgio borghese ma progressista, divora le storie di Fantomas e L'isola del tesoro di Stevenson, s'inebria di Edgar Allan Poe e di Baudelaire, lavora nel campo della pubblicità, della cartellonistica e della decorazione (1918-20), sposa la sua Georgette che gli farà anche da modella, rimane folgorato dal "Canto d'amore" di Giorgio de Chirico, e sceglie il credo del surrealismo (dal '26). La mostra è un ammaliante gioco enigmistico. Dove le soluzioni sono lente da svelare. Ed è questo il bello, la continua trepidazione, il costante disorientamento.
    (repubblica.it)

    (21 novembre 2008)




    ::::::::::::::::::




    L'aimable verité

    Paradossale e provocatoria come al solito, la pittura di Magritte ci propone una sovrapposizione impossibile: sullo sfondo di un muro solido e antico, con tanto di modanature in prospettiva, si staglia, a mezz'aria, una tavola sobriamente apparecchiata. Le gambe del tavolo sospese nel vuoto, le giunture del muro che continuano sulla tovaglia immacolata, creano un effetto sorprendente e straordinario.




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    Dall’album di Immagini del pittore Magritte:

    L’Artista in bombetta entra spesso nei suoi quadri – sembrano autoscatti – Non è il vertice del triangolo “Amoroso” tra il pittore e l’osservatore: Lui entra nei suoi quadri e da questa parte rimane soltanto lo “spettatore” Anonimo. Mi colpiscono i dipinti in cui, davanti al volto del “protagonista”, passa indisturbata a disturbare, una mela, oppure una mano, una sfera: oggetti con superficie sferica o piatta. Come anche un fiore o una colomba; a deviare l’attenzione dai tratti del volto, che da identità all’immagine, e dal tutto. I corpi sono in trasparenza “contenitori” e “contenuti” per osmosi dal mondo circostante. Il corpo nudo delle donne, in trasparenza, è frutto della sua Immaginazione, figlio del suo pennello… E’ il suo ideale di donna, “esce” dal suo pennello ed è il prolungamento della sua Arte. Del Sè.




    ...................






    In Le bouquet tout fait (Il bouquet bell'e fatto) è rappresentato un uomo con la sua tipica bombetta, di spalle, con la Flora della Primavera di Botticelli, dipinta sulla schiena. Questa relazione è inconsueta e misteriosa, un ulteriore esempio dell'intenzione poetica della pittura surrealista. Tutto questo trova soluzione in un evidente paradosso: il mistero è il significato profondo di tutto il reale e la natura il luogo deputato in cui esso si può manifestare.

    «La natura rappresenta per Magritte il luogo stesso del mistero. Un luogo vuoto dalla banalità della vita quotidiana e degli elementi che la compongono: una mela, una foglia, le nuvole, le onde del mare, i fiori... Un luogo in cui questi oggetti appaiono come altrettanti interrogativi. Che non vertono però sul loro significato usuale, ma su ciò che ognuno di noi vorrà loro attribuire scavando nel fondo del proprio animo.
    La natura è la riserva delle nostre emozioni.
    L'immagine è il teatro della memoria».
    (Michel Draguet )

    “Il mistero è ciò che è assolutamente necessario perché esista un reale”.
    Renè Magritte





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    Rene Magritte nel 1965, insieme al suo quadro “La forza delle cose”. (AP Photo/Houston Chronicle)

    Il 15 agosto 1967, cinquant’anni fa, morì a Bruxelles René Magritte, uno dei più conosciuti e importanti pittori del Novecento. I suoi dipinti surrealisti, con i loro temi comuni – le bombette, gli uccelli, le nuvole, le pipe, gli alberi – e le loro situazioni impossibili, sono tra i più riconoscibili dell’arte contemporanea, e la popolarità di Magritte va ben oltre gli appassionati d’arte...

    La leggenda sulla morte di sua madre. René François Ghislain Magritte nacque a Lessines, una piccola città a Ovest di Bruxelles, in Belgio, il 21 novembre 1898. Sappiamo che era il più vecchio di tre fratelli, che suo padre era un sarto e un commerciante di tessuti, e che sua madre faceva la cappellaia prima di sposarsi. Magritte prese lezioni di disegno fin da bambino, ma nella sua infanzia non successe niente di particolarmente importante fino al 1912, quando sua madre, che da tempo soffriva di disturbi mentali, si uccise annegandosi nella Sambre. Non era la prima volta che ci provava, e suo marito era arrivato a chiuderla nella camera da letto, dalla quale però era riuscita a uscire. C’è una versione della storia secondo la quale Magritte, allora 14enne, era presente al momento del ritrovamento del corpo, il cui volto fu coperto da un lembo del vestito mentre usciva dall’acqua. Questo avrebbe dato spunto a molti dei quadri di Magritte, in cui gli uomini e le donne hanno il volto coperto (a volte proprio da un lembo di stoffa, come in Gli amanti). Nuove indagini sembrano però suggerire che sia una leggenda, e che Magritte non fosse lì quando il corpo della madre fu tirato fuori dal fiume.
    Magritte si iscrisse poi all’Accademia delle Belle Arti di Bruxelles, fu per un po’ soldato, e lavorò prima come disegnatore in una fabbrica di carta da parati e poi come designer per delle agenzie di moda. In questo periodo realizzò anche una pubblicità per Alfa Romeo, di chiara ispirazione cubista. A differenza di altri artisti surrealisti, uno su tutti Salvador Dalí, Magritte non amava vestirsi in maniera eccentrica. La sua proverbiale bombetta era infatti tipica degli impiegati e funzionari belgi di quell’epoca.




    Il primo dipinto surrealista. Lo dipinse nel 1925-1926 e si chiama Il fantino perduto. Il sipario dipende probabilmente dal fatto che Magritte aveva disegnato per un po’ le scenografie del Theatre du Groupe Libre di Bruxelles. Sulla destra c’è un cosiddetto “oggetto impossibile”: il pilastro che sta sia dietro che davanti alla tenda. Magritte disse di avere avuto l’ispirazione vedendo Canto d’amore di Giorgio De Chirico, anche se spiegò che si trattò di un’influenza emotiva, e non sui contenuti vero e propri. Iniziò comunque a esplorare le possibilità che venivano fuori mettendo vicini oggetti reali che non c’entravano niente tra loro, provocando spaesamento nello spettatore.


    Fu un abile falsario. Magritte cominciò a fare il pittore a tempo pieno dalla fine degli anni Venti, ma per ovviare alle ristrettezze economiche degli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale si mise a realizzare copie di dipinti di artisti famosi, come Tiziano, Pablo Picasso, Georges Braques e Giorgio De Chirico. Si crede anche che abbia contraffatto banconote, in questo periodo. Qualcuno ha interpretato la sua attività di falsario, di quadri e di banconote, come parte del suo atteggiamento sovversivo e della sua dichiarata battaglia contro l’ideologia borghese: fu infatti per molti anni legato al Partito comunista belga.

    La sua prima esposizione andò male. Si tenne a Bruxelles nel 1927, ma ai critici non piacquero i quadri di Magritte e ne scrissero male. Lui cadde in un periodo di depressione che lo convinse a trasferirsi a Parigi, dove entrò in contatto con i surrealisti e diventò amico di André Breton. Magritte rimase a Parigi per tre anni, diventando uno dei principali esponenti del movimento surrealista; poi tornò a Bruxelles, perché quello parigino non era lo stile di vita che amava. Si crede che ci fu un episodio in particolare a convincerlo a tornare in Belgio: una sera, nel 1929, era con degli amici surrealisti e con Breton, quando quest’ultimo criticò davanti a tutti Georgette Berger, moglie di Magritte, perché portava al collo un crocifisso dorato. Lei spiegò – inutilmente – di non essere cattolica praticante, e che la collana apparteneva a sua nonna. Georgette si arrabbiò molto, con lei il marito, ed entrambi decisero di andarsene.




    Conobbe sua moglie a 15 anni, la tradì e venne tradito a sua volta. Magritte conobbe la ragazza che sarebbe diventata sua moglie a quindici anni, nel 1913. I due si sposarono nel 1922, e rimasero insieme per tutta la vita: lei morì vent’anni dopo di lui, nel 1986. Ma per un certo periodo, in mezzo, si erano separati. Magritte nel 1936 aveva infatti iniziato una relazione con Sheila Legge, una giovane artista inglese che ebbe anche relazioni con i poeti David Gascoyne e Dylan Thomas. Per distrarre sua moglie, Magritte chiese a un suo amico, Paul Colinet, di passare del tempo con lei. Ma Colinet e Berger finirono per iniziare a loro volta una relazione. Litigarono molto, e si riconciliarono soltanto nel 1940.



    Un tratto comune dei dipinti di Magritte sono i volti coperti, perché gli piaceva giocare su quello che vediamo e su quello che non vediamo, sulle cose nascoste dagli e negli oggetti, letteralmente e metaforicamente. In quello che probabilmente è il suo quadro più famoso, Il figlio dell’uomo, è lui l’uomo con la faccia coperta dalla mela, così come in Uomo con bombetta, in cui a nascondergli la faccia è un uccello. Ma il suo autoritratto più famoso è probabilmente è Chiaroveggenza, nella quale lo si vede intento a dipingere un uovo, che sulla tela diventa un uccello.

    166Tldb

    Nel 2009 dei ladri rubarono l’Olympia di Magritte – un ritratto di Berger – dal museo a lui dedicato a Bruxelles: entrarono poco dopo l’apertura e minacciarono gli inservienti con le pistole, facendosi consegnare il quadro, che secondo le stime valeva più di un milione di euro. Tre anni dopo, i ladri lo restituirono al museo, perché non erano riusciti a venderlo sul mercato nero: era troppo famoso e riconoscibile perché un collezionista accettasse di comprarlo.




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  10. gheagabry
     
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    Grandi mostre imperdibili, affascinanti spettacoli tecnologici, perfino una gigantesca bombetta di 5000 metri quadrati da visitare e una gustosa birra dalle caratteristiche 'surrealiste': sono alcune delle speciali iniziative pensate per l'"Anno di Magritte", l'insieme di celebrazioni che il Belgio ha organizzato per rendere omaggio a René Magritte, il maggior esponente del surrealismo belga, a 50 anni dalla sua scomparsa avvenuta il 15 agosto 1967. "Ceci n'est pas une pipe" recita una delle sue opere più famose, il cui soggetto Magritte dipinse più e più volte nel corso della vita: ed è in questo invito a guardare il mondo con altri occhi, sfidando le convenzioni, partendo dal verosimile per poi approdare al mistero e a un nuovo rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione, che si esprime già tutto il fulcro della ricerca espressiva dell'artista. Sarà la graziosa Knokke-Heist, piccola località di villeggiatura affacciata sul Mare del Nord, a dare il via ai festeggiamenti: qui nel 1952 il collezionista Gustave Nellens commissionò al "saboteur tranquille" (così Magritte veniva soprannominato per la sua capacità sovversiva di disorientare instillando dubbi sulla realtà e il suo significato più apparente) l'opera Le Domaine enchanté, una parete di 70 metri di lunghezza e 4 di altezza all'interno del suo Casinò, che rese l'artista celebre e diede inizio al suo successo.


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    Sempre nella cittadina, ma direttamente sulla spiaggia, fino al 3 settembre verrà ospitata la Magritte Experience, un tour virtuale organizzato all'interno di una enorme "bombetta", in cui i visitatori potranno fluttuare nell'universo immaginifico del pittore, planando sulle sue opere principali. Infine a partire dall'autunno, dal 20 ottobre al 14 gennaio, verrà allestita al Centro Culturale Scharpoord l'emozionante mostra intitolata "Magritte e il mare", che racconterà la storia dell'uomo René accanto a quella dell'artista. Nella capitale belga, per un anno intero, a partire dal 21 settembre, sarà organizzato il percorso "L'Atomium incontra il surrealismo", un imponente spettacolo che tra scenografie e tecnologie innovative permetterà al pubblico di immergersi nell'universo concettuale del pittore, dal punto di vista visivo, tattile e uditivo. Bruxelles inoltre ospiterà due mostre allestite al Musée Magritte dal 13 ottobre al 18 febbraio: si tratta di "Magritte e l'arte contemporanea", nella quale si esplorerà il rapporto con alcuni artisti come George Condo, Gavin Turk, Sean Landers e David Altmedj, e "Magritte e Marcel Lecomte", che indaga la relazione di stima e amicizia tra il pittore e il poeta surrealista. Parte integrante dell'esperienza magrittiana a Bruxelles è anche l'affresco per il soffitto a cupola del Théâtre Royal des Galeries, nelle Galeries Royales Saint-Hubert, opera realizzata nel 1951. Infine, gli appassionati più assetati non potranno perdersi la birra 100% surrealista ideata dal Musée Magritte in collaborazione con la Brasserie de la Senne: la "birra Magritte", disponibile a partire dal prossimo settembre nel Caffè del museo, farà emergere nel colore, nella luminosità, nella schiuma e nel "naso" tutto lo spirito della pittura dell'artista.



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39 replies since 21/11/2010, 02:58   31280 views
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