GIORGIO GABER

biografia, discografia, foto, news..ecc...

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    Giorgio Gaber


    Giorgio Gaber, cantautore, attore e commediografo italiano


    Giorgio Gaber al secolo Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003) è stato un cantautore, attore e commediografo italiano.

    In realtà, qualsiasi definizione risulta inadeguata a un personaggio così eclettico, affettuosamente chiamato "il Signor G" dai suoi estimatori. È stato anche un chitarrista di vaglia, tra i primi interpreti del rock and roll in italiano (tra il 1958 e il 1960).

    Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore, assieme a Sandro Luporini, del 'genere' del teatro canzone.

    A Giorgio Gaber è dedicato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli, a Milano.

    Biografia


    Gli esordi

    Nasce a Milano da una famiglia veneta borghese, ma non agiata; i genitori si sono conosciuti e sposati in Veneto (madre veneta e padre istriano di origini slovene), successivamente si sono trasferiti in Lombardia in cerca di fortuna, dove è nato il piccolo Giorgio.

    Inizia a suonare a causa di un infortunio al braccio sinistro (con rischio paralisi) che impone un'attività costante ai fini della rieducazione motoria: considerato che lo stato generale di salute del ragazzo non era tra i migliori e che il fratello maggiore Marcello suona la chitarra, si pensa di avviarlo allo stesso strumento.

    L'idea dà buoni risultati, sia sotto il profilo medico che sotto quello artistico, e a 15 anni Gaber viene scritturato per un veglione di capodanno, riscuotendo il primo cachet di 1.000 lire.

    La sua carriera artistica inizia come chitarrista nel gruppo Ghigo e gli arrabbiati, band che nasce all'Hot Club di Milano; l'esordio del gruppo arriva al festival jazz di Milano nel 1954. Dopo due anni di serate entra nei Rock Boys, il gruppo di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci.

    Comincia nel 1958 la carriera solista, incidendo il brano Ciao ti dirò (scritto da Giorgio Calabrese e Gianfranco Reverberi) per la neonata Dischi Ricordi; si tratta di uno dei primi brani rock in italiano e gli frutterà la prima apparizione televisiva alla trasmissione Il Musichiere.

    Conosce in questo periodo Luigi Tenco, trasferitosi a Milano da Genova per incidere anche lui alla Dischi Ricordi, con cui compone alcuni brani sviluppando parallelamente anche un'intensa amicizia.

    Nel 1958 Gaber e Tenco partecipano, insieme ad Enzo Jannacci, Paolo Tomelleri e Gianfranco Reverberi, ad una tournée di Adriano Celentano in Germania.

    Forma poi con Enzo Jannacci un duo, I Due Corsari, debuttando nel 1959 con il 45 giri 24 ore/Ehi! Stella ed incidendo alcuni 45 giri; tutte queste canzoni sono state raccolte in un album pubblicato dalla Family, sottoetichetta della Ricordi, ed intitolato Giorgio Gaber - Enzo Jannacci (in nessuno dei 45 giri era invece riportato il loro nome), album pubblicato nel 1972.


    Il successo


    Dopo i primi 45 giri, raggiunge il successo nel 1960 con Non arrossire; sempre nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, La ballata del Cerutti, con il testo di Umberto Simonetta.

    Altri successi del periodo Ricordi sono Trani a gogò, Goganga, Porta Romana, che gli fruttano molte apparizioni televisive.

    Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti, nel 1965 Gaber sposa Ombretta Colli, allora studentessa di lingue orientali (cinese e russo) all'Università Statale di Milano.


    Nel 1966 nasce la loro unica figlia, Dalia.

    Partecipa a quattro edizioni di Sanremo: nel 1961 con il brano "Benzina e cerini" (scritto tra gli altri da Enzo Jannacci), nel 1964 presenta Così felice; nel 1966 con uno dei suoi successi più grandi, Mai, mai, mai (Valentina), e infine nel 1967 con ...E allora dai!; questi ultimi due brani sono incisi per la Ri-Fi, etichetta a cui è passato dopo aver abbandonato la Ricordi e per cui pubblica nel 1965 un album insieme a Mina (con cui nel 1969 effettuerà anche un tour), Mina & Gaber: un'ora con loro.

    Inoltre si classifica al secondo posto al 14° Festival della Canzone Napoletana nel 1966 con il brano di Alberto Testa e Giordano Bruno Martelli 'A Pizza, eseguito in abbinamento con Aurelio Fierro; sempre in questo periodo contribuisce al lancio di Franco Battiato.


    Nel 1967 partecipa alla quarta edizione del Festival delle Rose con il brano Suona chitarra, presentato in abbinamento con Pippo Franco.

    L'anno successivo partecipa alla commedia musicale western per la televisione: Non cantare, spara, nei panni di un "cantastorie meticcio" che canta la "Ballata di Abilene" e riassume le puntate precedenti, all'inizio di ognuna delle 8 puntate.

    Sempre nel 1968 passa alla Vedette, con cui incide altri successi come Torpedo blu (nello stesso anno), Come è bella la città, esempio di inserimento di tematiche sociali nella canzone e Il Riccardo (entrambe nel 1969) e Barbera e champagne (nel 1970).

    Nei primi spettacoli teatrali riprenderà alcune di queste canzoni.

    La svolta teatrale: il Signor G


    « La libertà non è star sopra un albero, / non è neanche il volo di un moscone... / la libertà non è uno spazio libero,/ libertà... è partecipazione. »

    (Giorgio Gaber, La libertà, 1972)

    Sul finire degli anni '60, Gaber comincia a maturare uno stile più aggressivo, impegnato politicamente, testimoniato dagli album L'asse di equilibrio del 1968 e Sexus et politica.

    Nel 1970, al Piccolo teatro di Milano, si presenta con la prima felice edizione de "Il Signor G", un recital che avrebbe portato in molte piazze italiane nelle numerose ripetute edizioni.

    Questo è il momento di svolta nella sua carriera: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta la "canzone a teatro" (creando il genere del teatro canzone); passato alla Carosello, pubblica da questo momento in poi dischi con le registrazioni degli spettacoli teatrali alternati spesso con album registrati in studio..

    In teatro, Gaber si sente più libero: i testi (quasi interamente scritti con il suo amico pittore Sandro Luporini) si caratterizzano per l'intelligenza dello sviluppo di molte tematiche sociali e politiche, spesso controcorrente; Gaber si fa più aggressivo e arrabbiato e, in nome di un personalissimo spessore artistico, si scaglia contro le ipocrisie della destra e della sinistra italiana.

    Nel 1974 gli viene consegnato il Premio Tenco nella prima edizione della rassegna musicale; ha ricevuto anche la Targa Tenco nel 2001 per il brano La razza in estinzione e nel 2003 per l'album Io non mi sento italiano.

    Gli spettacoli del periodo 1970-1974


    Il primo periodo del Teatro-canzone vede un Gaber in linea di massima entusiasta dei movimenti e delle istanze di rivoluzione che caratterizzano quegli anni.

    Il primissimo approccio al palcoscenico, lo spettacolo Il signor G (da cui viene tratto disco omonimo), sebbene non abbia contenuti esplicitamente politici, già annuncia i temi fondamentali che caratterizzeranno l'intero lavoro del cantautore: il bisogno di individuare una coscienza collettiva che soddisfi in pieno le istanze individuali, la critica ai luoghi comuni e agli aspetti più vergognosi e censurati di quegli anni.

    Dopo I borghesi, album in studio da ricordare per l'omonimo brano, per una cover da Jacques Brel, Che bella gente, per una reincisione di La chiesa si rinnova con un nuovo testo e per il brano originale L'amico, con Dialogo tra un impegnato e un non so, Gaber prosegue il proprio discorso, affrontando in maniera originale ed emozionante argomenti quali la disumanizzazione dell'individuo nel mondo capitalizzato (L'ingranaggio, Il pelo) e la presa di distanza da moralisti e intellettuali.

    In Far finta di essere sani (di cui non viene pubblicata la registrazione dello spettacolo, ma un doppio disco contenente solo le canzoni senza monologhi), infine, nonostante si sottolinei una certa incapacità di far collimare i propri ideali con il vivere quotidiano, è il forte slancio utopistico, che ha il suo culmine nel brano Chiedo scusa se parlo di Maria a dominare la scena.

    È questo lo spettacolo che conclude il periodo più "ottimista" della discografia teatrale di Gaber: da qui in avanti, infatti, il cantattore prenderà gradualmente le distanze da un movimento ormai incapace di aggregare gli individui se non cedendo al processo di massificazione.


    Gli spettacoli del periodo 1974-1980


    È questo forse il periodo più critico e di rottura dell'intera produzione gaberiana: da qui in avanti sarà difficile, per i movimenti di sinistra, quelli cioè che si erano fatti portavoce delle istanze rivoluzionarie di quegli anni, monopolizzare il personaggio Giorgio Gaber.

    Anche per oggi non si vola è il primo spettacolo ad insinuare il dubbio che il bisogno di cambiamento avvertito in quegli anni si stia dissolvendo in una sorta di moda o di atteggiamento di comodo: pezzi come Il coniglio, Angeleri Giuseppe, L'Analisi, La realtà è un uccello, smascherano con pungente ironia l'incapacità di proporre nel quotidiano dei veri e propri cambiamenti.

    Libertà obbligatoria mette invece in maggiore rilievo il progressivo spegnersi ed allontanarsi del movimento nato dal 1968, attraverso canzoni come I reduci, Il delirio, Le elezioni e Si può; è questo l'ultimo spettacolo con gli arrangiamenti di Giorgio Casellato.

    Polli d'allevamento è il recital della vera e propria svolta: in un vortice di critiche crescenti che hanno il loro culmine in La festa e Quando è moda è moda, le mezze misure vengono abbandonate per lasciare posto all'assoluto distacco da tutto ciò che è stato, come se si sentisse il bisogno di isolarsi da una società in caduta libera per recuperare frammenti di individualità, di vera rivoluzione: tale spettacolo scatenerà una grande ondata di sdegno da parte di quelle aree del mondo politico che avevano sempre tentato di tenere sotto controllo l'uragano mediatico scatenato dal Teatro-canzone.

    Musicalmente gli arrangiamenti sono curati da Franco Battiato e Giusto Pio, e si staccano notevolmente da quelli precedenti.

    Da questo spettacolo in poi Gaber pubblica tre dischi in studio, allontanandosi dalle scene teatrali: il primo è l'album Pressione bassa del 1980, il secondo è Io se fossi Dio, pubblicato nello stesso anno dalla F1 Team come disco mix inciso solo da un lato, per il rifiuto della Carosello, ed infine, nel 1981, Anni affollati.

    Da ricordare in particolare Io se fossi Dio, con cui Gaber si consacra definitivamente come libero pensatore, in lotta con qualsiasi parte politica: la canzone è uno sfogo che incarna i disagi di molti italiani, disillusi ma arrabbiati, ed esplica la sfiducia nei confronti dell'uomo che Gaber, sui modelli letterari di Louis-Ferdinand Céline e Giacomo Leopardi, applica al teatro canzone.

    Questo gusto per le invettive intelligenti e dissacranti non lo abbandonerà più, consegnando al pubblico canzoni come "Io non mi sento italiano" o "Il potere dei più buoni".

    Gli spettacoli degli anni '80

    Lo spettacolo Anni affollati, del 1982 (pubblicato però su disco con il titolo Il teatro di Giorgio Gaber) è un recital più conciso e colto, ma non per questo meno tagliente.

    Già dal pezzo di apertura, Anni affollati, appunto, si riesce a percepire il distacco che ormai si è creato fra il fervore degli anni Settanta e l'attuale condizione sociale; quasi tutti i monologhi prendono spunto da particolari estremamente divertenti ed irriverenti (La masturbazione, L'anarchico) per giungere a conclusioni terribili e disperate (Il porcellino).

    Ed infine, quando l'insostenibile peso dell'ipocrisia pare aver fatto traboccare il vaso, tutto l'astio verso le idiozie e le bassezze del mondo viene riversato nella spietata ed apocalittica invettiva della già citata Io se fossi Dio.

    Nella stagione teatrale 1982-1983 Gaber per la prima volta abbandona il teatro-canzone, e scrive ed allestisce una commedia in due atti, Il caso di Alessandro e Maria, che verrà messo in scena insieme a Mariangela Melato: il tema è quello del rapporto di coppia, anche se non mancano accenni alla realtà sociale degli anni '80.

    Nel 2009 la commedia verrà ripresentata da Luca Barbareschi insieme a Chiara Noschese.

    Lo stesso tema, il rapporto di coppia, verrà affrontato anche in Parlami d'amore Mariù, lo spettacolo del 1987; prima, però, Gaber trova il tempo per un'estemporanea reunion con Enzo Jannacci in cui, rievocando I Due Corsari con un look rivisto e corretto in stile Blues Brothers, realizzano un Q Disc intitolato Ja-Ga Brothers.

    Riprende quindi l'alternanza tra dischi in studio e dischi tratti dagli spettacoli: a Gaber del 1984, album da ricordare almeno per Benvenuto il luogo dove, segue lo spettacolo Io se fossi Gaber con il relativo doppio album nel 1985, con caratteristiche antologiche (alle canzoni nuove e ai nuovi monologhi si alterna materiale degli spettacoli precedenti come le elezioni, Il dilemma o La pistola); viene pubblicato poi l'anno successivo Piccoli spostamenti del cuore e, nel 1987, il già citato Parlami d'amore Mariù.

    Durante il suo fertile periodo di attività teatrale, rare sono state le volte in cui il signor G si è presentato sul piccolo schermo: ricomparirà in televisione solo negli anni ottanta e novanta, con molte partecipazioni a spettacoli di intrattenimento di massa.

    Ricordiamo le tre puntate di Blitz, condotto da Gianni Minà, due nel 1983, in cui esegue Le elezioni e Quello che perde i pezzi) ed una nel 1984, in cui presenta Benvenuto il luogo dove; Fantastico 5, presentato da Pippo Baudo ed Heather Parisi, in cui esegue Oh mamma e Pressione bassa; Taormina Arte nel 1987, in cui canta I soli.

    Il decennio si conclude con il ritorno di Gaber ad uno spettacolo in prosa, il secondo dopo Il caso di Alessandro e Maria: si tratta di Il Grigio, lungo monologo pubblicato anche su disco.

    Gli anni '90

    Il nuovo decennio si apre con uno spettacolo antologico, intitolato Il teatro canzone, che ripercorre tutta la storia dei vent'anni precedenti di Gaber, non disdegnando anche di ripescare nei bis alcune canzoni degli anni '60 come Barbera e champagne (accompagnata nel ritornello dai cori del pubblico) e Non arrossire.



    L'unico inedito è il monologo Qualcuno era comunista, lucida analisi di quello che il PCI aveva significato per tanti, in termini di speranze ma anche di illusioni, e di quello che la fine di quell'esperienza ha voluto dire per molti:

    « E ora? Anche ora ci si sente come in due, da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si era rattrappito. Due miserie in un corpo solo. »

    (Giorgio Gaber e Sandro Luporini, Qualcuno era comunista)

    Il monologo verrà ripreso negli spettacoli successivi, 'Io come persona' del 1994 e 'E pensare che c'era il pensiero' (in scena per due stagioni): in essi Gaber riprende ad analizzare la realtà sociale con nuove canzoni come Destra-Sinistra, Quando sarò capace d'amare e Mi fa male il mondo e nuovi monologhi come La sedia da spostare, L'equazione e Sogno in due tempi, ma anche riprendendo ed attualizzando vecchi brani come La realtà è un uccello e La Chiesa si rinnova, adattata all'epoca di Papa Wojtyla.

    'Un'idiozia conquistata a fatica', anch'esso riproposto per due stagioni, vede la cessazione del rapporto del cantautore con la Carosello, l'etichetta che ha prodotto per più di vent'anni i suoi dischi; per qualche tempo Gaber si autoproduce i cd (in vendita solo dopo gli spettacoli) con la Giom, creata ad hoc, per poi passare nel 2000 alla Cgd eastwest.

    Artisticamente lo spettacolo continua con la critica alla società degli anni '90, evidente in canzoni come Il potere dei più buoni e in Il conformista, canzone di cui Adriano Celentano effettuerà una cover.

    Gli ultimi anni

    Il 13 aprile del 2001 Gaber pubblica un nuovo disco realizzato in studio, a 14 anni dal precedente, Piccoli spostamenti del cuore: La mia generazione ha perso da un lato presenta alcune canzoni degli spettacoli precedenti riregistrate (Destra-Sinistra e Quando sarò capace d'amare), dall'altro contiene alcuni inediti, di cui il più significativo è La razza in estinzione, il brano che contiene il verso che dà il titolo al disco.

    Già segnato dalla malattia, compare nello stesso anno nel programma 125 milioni di caz..te di e con il vecchio amico Adriano Celentano, insieme ad Antonio Albanese, Dario Fo, Enzo Jannacci e lo stesso Celentano in una surreale partita a carte: i cinque cantano insieme Ho visto un re.

    Inizia la lavorazione del nuovo disco, Io non mi sento italiano, che però viene pubblicato postumo: da tempo malato di cancro, si spegne nel giorno di Capodanno del 2003 nella sua casa di campagna a Montemagno, località in provincia di Lucca. Il corpo riposa nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, come voluto dalla moglie Ombretta Colli.

    Acuto osservatore del costume, autore mai banale e sempre originale, con una visione particolarmente orientata verso temi sociali, Gaber è stato capace di combinare l'ironia con la melodia: ha sempre subito reiterati (ma vani) tentativi di etichettatura politica, ma lo sguardo di Gaber sulla società, sul costume e sulla politica, ha sempre mostrato un profondo spirito critico, capace di colpire amaramente ogni ideologia.

    La sua opera deve molto alla collaborazione con Sandro Luporini.


    discografia

    L'intero canzoniere di Giorgio Gaber è diviso in sei periodi, a seconda della casa discografica per la quale lavorava. Il primo è quello con la Ricordi (1958-1964), segue quello Ri-Fi (1965-1967), quindi quello Vedette Records (1968-1969), quello Carosello (1970-1995) e, infine, quello Giom (1996-2000) e Cgd (2001-2003).

    Il periodo 1958-1969 è quello del Gaber più o meno leggero e comprende circa 160 incisioni. Quello successivo fu riorganizzato da Gaber stesso nel 2003 in 11 doppi cd, a cui vanno aggiunti gli ultimi due in studio.


    11 luglio 1961 Giorgio Gaber
    31 gennaio 1964 Le canzoni di Giorgio Gaber
    1964 Questo & Quello
    ottobre 1965 Mina & Gaber un'ora con loro
    gennaio 1967 Tutti i successi di Giorgio Gaber Voll. 1 - 2
    febbraio 1968 L'asse d'equilibrio
    18 novembre 1968 Sai com'è
    13 aprile 1970 Sexus et politica
    1970 Il signor G
    6 dicembre 1971 I borghesi
    1972 Giorgio Gaber e Enzo Jannacci
    1972 Barbera e champagne
    13 novembre 1972 Dialogo tra un impegnato e un non so
    12 novembre 1973 Far finta di essere sani
    1974 Anche per oggi non si vola
    25 ottobre 1976 Libertà obbligatoria
    27 ottobre 1978 Polli di allevamento
    1980 Pressione bassa
    1981 Anni affollati
    1982 Il teatro di Giorgio Gaber
    1983 Ja-Ga Brothers
    14 giugno 1984 Gaber
    1985 Io se fossi Gaber
    1987 Piccoli spostamenti del cuore
    1987 Parlami d'amore Mariù
    1989 Il Grigio
    1992 Il teatro canzone di Giorgio Gaber
    1994 Io come persona
    1994 E pensare che c'era il pensiero
    1995 E pensare che c'era il pensiero
    1997 Gaber 96/97
    1998 Un'idiozia conquistata a fatica. Gaber 97/98
    1999 Un'idiozia conquistata a fatica. Gaber 98/99
    2000 Gaber 1999/2000
    24 maggio 2002 Far finta di essere sani
    24 gennaio 2003 Io non mi sento italiano
    20 ottobre 2004 Rock'n'roll, amore e storie metropolitane



    da wikipedia





    La libertà



    Edited by tomiva57 - 14/9/2013, 15:15
     
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    gaber61


    Giorgio Gaber (1961)




    Giorgio Gaber è il primo album di Giorgio Gaber, pubblicato nel 1961.


    Il disco

    Il disco racchiude cinque canzoni già pubblicate su 45 giri nel biennio precedente (salvo Le strade di notte, uscita quasi in contemporanea all'album), quattro inediti (Una lettera, Il girasole rosso, Il borsellino e la valigia e La cartolina colorata) e nuove versioni di Una fetta di limone (già incisa da Gaber insieme ad Enzo Jannacci nel duo i Due Corsari), Buonanotte tesoro e Benzina e cerini.

    La copertina raffigura un primo piano dell'artista, ed è curata da Daniele Usellini; all'interno, impaginato come un libro, vi sono una presentazione del disco curata da Franco Belli e un breve scritto di Gaber stesso, oltre a diverse fotografie. Trattandosi del primo long playing in assoluto, esso doveva costituire, secondo i criteri della Casa discografica, una sorta di panoramica generale dell'artista, anche con registrazioni in diretta appositamente effettuate. Sulla copertina è riportata la dicitura "Special", caratteristica comune ad altri LP della Ricordi di quel periodo (come ad esempio il primo album di Gino Paoli, anch'esso diviso tra recenti successi da singolo e brani rifatti).

    Il titolo è stato ristampato nel 1965 nella serie economica della Ricordi, con numero di catalogo MRP 9016, e con copertina diversa, non più apribile. Nel 2004 è uscita la prima (e a tutt'oggi unica) ristampa su CD, che riprende fronte e retro della prima edizione.

    Tracce

    LATO A

    * Non arrossire (testo di Mogol e Maria Monti; musica di Giorgio Gaber e Davide Pennati)
    * Una fetta di limone (testo di Umberto Simonetta; musica di Giorgio Gaber)
    * Una lettera (testo di Maria Monti; musica di Giorgio Gaber)
    * Buonanotte tesoro (testo e musica di Giorgio Gaber)
    * Il girasole rosso (testo di Maria Monti; musica di Giorgio Gaber)
    * Genevieve (testo e musica di Giorgio Gaber)

    LATO B

    * Le strade di notte (testo di Calibi; musica di Giorgio Gaber e Renato Angiolini)
    * La ballata del Cerutti (testo di Umberto Simonetta; musica di Giorgio Gaber e Renato Angiolini)
    * Il borsellino e la valigia (testo di Franco Belli; musica di Giorgio Gaber)
    * Benzina e cerini (testo di Calibi; musica di Giorgio Gaber e Enzo Jannacci)
    * La cartolina colorata (Il coscritto) (testo di Maria Monti; musica di Giorgio Gaber e Renato Angiolini)
    * La conchiglia (testo di Giorgio Calabrese; musica di Giorgio Gaber)

    da Wikipedia
    foto:courtesy of vitodallatorre.blogspot.com







    Ipotesi per una Maria

    E io che ancora mi innamoro come uno scemo
    perché l’innamorarsi è uno specifico dell’uomo
    spudorato mi accosto all’incerto dei tuoi richiami
    sono io che deliro e tu che ami.
    Non so dove ora tu sia giunta
    cara indimenticabile Maria
    che all’inizio degli anni Settanta
    conoscesti la rabbia e l’ironia.
    Avevi il dono assai inconsueto
    di ridere persino del tuo mito
    e l’intuizione di una strana fede
    per cui una cosa è vera soltanto
    quando non ci si crede.
    Perché per credere davvero
    bisogna spesso andarsene lontano
    e ridere di noi come da un aeroplano.
    Se tu fossi davvero esistita
    cara indimenticabile Maria
    fin da allora potevo imparare
    a congiungere il vero e la bugia.
    E nelle notti massacranti
    riempite di parole intelligenti
    e nell’angoscia della vita
    ho in mente ancore l’eco
    della tua risata.
    Perché per vivere davvero
    bisogna spesso andarsene lontano
    e ridere di noi come da un aeroplano.
    Forse sei solo un’ipotesi di donna
    forse sono esagerati i sentimenti
    e i mille spunti che mi dài
    se è vero che si tratta
    di una Maria che non conobbi mai.
    Ma so che a me piace pensarti
    cara indimenticabile Maria
    come fossi davvero esistita
    col tuo gusto di amare e andare via.
    Perché persino nell’amore
    nell’eccellenza del soffrire
    nella violenza di una litigata
    eri così coinvolta
    e così distaccata.
    Perché per credere all’amore davvero
    bisogna spesso andarsene lontano
    e ridere di noi come da un aeroplano.
    E che la logica assurda del tempo
    questo tempo che tutto porta via
    riesca almeno a salvare il tuo nome
    Maria.







    Chiedo scusa se parlo di Maria

    Chiedo scusa se parlo di Maria
    non del senso di un discorso, quello che mi viene
    non vorrei si trattasse di una cosa mia
    e nemmeno di un amore, non conviene.
    Quando dico "parlare di Maria"
    voglio dire di una cosa che conosco bene
    certamente non è un tema appassionante
    in un mondo così pieno di tensione
    certamente siam vicini alla pazzia
    ma è più giusto che io parli di
    Maria la libertà
    Maria la rivoluzione
    Maria il Vietnam, la Cambogia
    Maria la realtà.
    Non è facile parlare di Maria
    ci son troppe cose che sembrano più importanti
    mi interesso di politica e sociologia
    per trovare gli strumenti e andare avanti
    mi interesso di qualsiasi ideologia
    ma mi è difficile parlare di
    Maria la libertà
    Maria la rivoluzione
    Maria il Vietnam, la Cambogia
    Maria la realtà.
    Se sapessi parlare di Maria
    se sapessi davvero capire la sua esistenza
    avrei capito esattamente la realtà
    la paura, la tensione, la violenza
    avrei capito il capitale, la borghesia
    ma la mia rabbia è che non so parlare di
    Maria la libertà
    Maria la rivoluzione
    Maria il Vietnam, la Cambogia
    Maria la realtà.
    Maria la libertà
    Maria la rivoluzione
    Maria il Vietnam, la Cambogia
    Maria la realtà
    Maria la realtà
    Maria la realtà.



    Edited by tomiva57 - 14/9/2013, 15:00
     
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  3. tomiva57
     
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    La balilla








    Il ragazzo della via Gluck

    Questa è la storia
    di uno di noi
    anche lui nato per caso in via Gluck
    in una casa fuori città
    gente tranquilla che lavorava.
    Là dove c'era l'erba ora c'è
    una città
    e quella casa in mezzo al verde ormai
    dove sarà
    Questo ragazzo della via Gluck
    si divertiva a giocare con me
    ma un giorno disse: "vado in città"
    e lo diceva mentre piangeva
    io gli domando: "amico non sei contento?
    vai finalmente a stare in città
    là troverai le cose che non hai avuto qui.
    Potrai lavarti in casa senza andar
    giù nel cortil".
    "Mio caro amico" disse "qui sono nato
    e in questa strada ora lascio il mio cuore
    ma come fai a non capire
    che è una fortuna per voi che restate
    a piedi nudi a giocare nei prati
    mentre là in centro io respiro il cemento
    ma verrà un giorno che ritornerò
    ancora qui
    e sentirò l'amico treno che
    fischia così....".
    Passano gli anni ma otto son lunghi
    però quel ragazzo ne ha fatta di strada
    ma non si scorda la sua prima casa
    ora coi soldi lui può comperarla
    torna e non trova gli amici che aveva
    solo case su case catrame e cemento
    Là dove c'era l'erba ora c'è
    una città
    e quella casa in mezzo al verde ormai
    dove sarà
    Là dove c'era l'erba ora c'è
    una città
    e quella casa in mezzo al verde ormai
    dove sarà



     
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    GRAZIE IVANA






    E pensare che c'era il pensiero

    Il secolo che sta morendo
    è un secolo piuttosto avaro
    nel senso della produzione di pensiero.
    Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
    affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
    un mare di parole
    un mare di parole
    ma parlan più che altro i deficienti.
    Il secolo che sta morendo
    diventa sempre più allarmante
    a causa della gran pigrizia della mente.
    E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
    per il vero, che non ha coscienza del suo stato
    un mare di parole
    un mare di parole
    è, come un animale ben pasciuto.
    E pensare che c'era il pensiero
    che riempiva anche nostro malgrado le teste un po' vuote.
    Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
    con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
    Va' pensiero su l'ali dorate
    va' pensiero su l'ali dorate.
    Nel secolo che sta morendo
    si inventano demagogie
    e questa confusione è il mondo delle idee.
    A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
    o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
    un mare di parole
    un mare di parole
    io penso dunque sono un imbecille.
    Il secolo che sta morendo
    che sembra a chi non guarda bene
    il secolo del gran trionfo dell'azione
    nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
    proprio niente, dove si rimanda ogni problema
    un mare di parole
    un mare di parole
    e anch'io sono più stupido di prima.
    E pensare che c'era il pensiero
    era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
    In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
    e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.
    Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.









    Sogno in due tempi



    Edited by tomiva57 - 14/9/2013, 15:02
     
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    La risposta al ragazzo della via Gluck







    C'era una volta un clan

     
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    La maglietta




    O bella ciao

    Questa mattina mi sono alzato,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    Questa mattina mi sono alzato
    ed ho trovato l'invasor.
    O partigiano, portami via,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    Bel partigiano, portami via,
    che mi sento di morir.
    E se io muoio da partigiano,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E se io muoio da partigiano,
    tu mi devi seppellir.
    E seppellire lassù in montagna,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E seppellire lassù in montagna
    sotto l'ombra di un bel fior.
    E le genti che passeranno
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E le genti che passeranno
    Mi diranno «Che bel fior!»
    «È questo il fiore del partigiano»,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    «È questo il fiore del partigiano
    morto per la libertà!»






    Edited by tomiva57 - 14/9/2013, 15:29
     
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    Le canzoni di Giorgio Gaber - 1964


    Disco rimasterizzato in CD da BMG Ricordi nel 2004. Raccolta dei singoli 1961/64.

    Tracce:

    1. Così felice
    2. Un bacio a metà
    3. Amore mio
    4. Una stazione in riva al mare
    5. Noi due stupidi
    6. Quei capelli spettinati
    7. Porta Romana
    8. Le nostre serate
    9. Trani a gogo
    10. Ferma gli occhi nel vuoto
    11. Gli amici
    12. E la città non lo sa