CURIOSITA' dal MONDO

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  1. gheagabry
     
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    INIZIA LA PRIMAVERA
    E' IL.........??????


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    Come penso tutti voi, alle elementari ci hanno insegnato il giorno di inizio delle stagioni: il 21 marzo per la primavera, il 21 giugno per l’estate, il 23 settembre per l’autunno, il 22 dicembre per l’inverno. A dire il vero ci sono i semplificatori che ripetono a pappagallo “ventuno! ventuno! ventuno! ventuno!”, ma quelli lì hanno sempre sbagliato. Le date di inizio delle stagioni corrispondono infatti a solstizi ed equinozi, che dividono circa in quattro parti uguali l’orbita terrestre: il “circa”, a parte piccole fluttuazioni, deriva dalle prime due leggi di Keplero. La Terra compie un’orbita ellittica intorno al Sole, che è uno dei due fuochi dell’ellisse: quando è più vicina (cioè d’inverno…) gira più velocemente. Non è quindi così strano che l’inverno duri (negli anni non bisestili) 89 giorni, la primavera 92, l’estate 94 e l’autunno 90.



    Ma come sappiamo tutti, un anno non dura esattamente 365 giorni ma quasi sei ore in più, e quindi, anche ammettendo che i giorni di solstizi ed equinozi non cambino, le ore in cui avvengono invece sì. Facciamo un po’ di conti facili, e immaginiamo che l’equinozio di primavera quest’anno caschi alle 5 del mattino del 21 marzo, giusto per fare felici gli amanti della tradizione. Nel 2013 allora cascherebbe intorno alle 10:50, nel 2014 intorno alle 16:40, nel 2015 intorno alle 22:30… e nel 2016 tornerebbe indietro alle 4:20, perché abbiamo inserito – non proprio surrettiziamente – un giorno al calendario per far tornare i conti quasi a posto. Il quasi naturalmente è dovuto al fatto che non sono proprio sei le ore in più rispetto ai 365 giorni, come si vede: dopo quattro anni insomma l’equinozio avviene tra quaranta minuti e un’ora prima a seconda delle piccole oscillazioni nel moto planetario terrestre. Il tutto si traduce in una regola pratica: negli anni non bisestili l’ora dell’equinozio avanza, in quelli bisestili si torna al giorno prima (prima di avanzarla)
    Arriva Gregorio XIII. Per mantenere il calendario più in linea con solstizi e soprattutto equinozi (e non spostare quindi la Pasqua verso l’estate…), nella riforma gregoriana del calendario fa togliere tre giorni bisestili a fine secolo ogni quattrocento anni. Per tre volte dal 1582 non siamo così tornati indietro di un giorno nel calcolo degli equinozi; pertanto nel 1700 1800 1900, rispetto a quattro anni prima, l’equinozio non è tornato indietro di un’oretta scarsa, ma avanzato di più di 23 ore. Come risultato, all’inizio del XX secolo le date si erano spostate un po’ in avanti e la primavera astronomica iniziava effettivamente il giorno di san Benedetto, cioè il 21 marzo: l’arretramento quadriennale è poi proeseguito, e la bisestilità del 2000 ci ha fregato cancellando l’avanzata di quasi un giorno, e quindi per questo secolo è molto più probabile che l’equinozio di primavera si abbia il 20 marzo e non il 21. Peggio ancora: alla fine del XXI secolo, prima del mancato anno bisestile 2100 che riporterà avanti di un giorno le date, ci capiterà persino di avere l’equinozio di primavera il giorno di san Giuseppe! Il caso più eclatante sarà il 2096, quando – come potete calcolare voi stessi andando a questo sito, l’equinozio di primavera avverrà alle 14:02 UTC del 19 marzo. Continuando nei secoli, la data si risposterà sempre più verso il 21 marzo, arrivando a raggiungerlo regolarmente subito prima del 2400. Una bella giostra, insomma.
    E allora perché non si cambiano le date ufficiali di inizio delle stagioni astronomiche? (per quelle meteorologiche tanto si sa che non ci sono più le mezze stagioni, e comunque credo che già il buonanima del colonnello Bernacca spiegasse che per loro la primavera inizia il primo marzo) Beh, ho almeno due risposte possibili. La prima è la banale constatazione che la gente è pigra e nessuno è davvero interessato a modificare uno stato delle cose che è sedimentato nell’immaginario collettivo. La seconda è che è vero che gli astrologi non hanno avuto soverchi problemi a glissare sul fatto che le costellazioni che vediamo adesso non sono quelle di 3000 anni fa.


    (MAURIZIO CODOGNO, ilpost)

     
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  2. gheagabry
     
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    IL CAVALLINO RAMPATE

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    Il 27 gennaio del 1932 il simbolo del “cavallino rampante”, appartenente all’aviatore Francesco Baracca, ceduto nel 1923 come portafortuna al pilota automobilistico Enzo Ferrari, viene utilizzato per la prima volta dal futuro fondatore della Ferrari SpA.

    Il simbolo era presente su un fianco dell’aereo del maggiore Baracca, quel cavallino rampante che la madre donò poi a Enzo Ferrari come stemma delle sue vetture. Successivamente anche l’ingegner Fabio Taglioni, come Baracca nato nei pressi di Lugo a Santa Maria in Fabriago, lo pose sulle sue moto Ducati per alcuni anni.

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    ...precisazioni...

    Pare assodato che il cavallino del Maggiore Baracca fosse in realtà rosso, ottenuto per inversione dei colori del cavallino del suo Reggimento di origine, il Piemonte Reale Cavalleria (di rosso al cavallo inalberato d'argento). L'inversione fu necessaria perchè i primi Nieuport e SPAD del Servizio Aereo erano appunto verniciati in argento, ed il cavallino argento non sarebbe stato visibile come tale sulla fiancata.

    Alla morte dell'asso *sembra* che i piloti della 91a Squadriglia dipinsero tutti il cavallino sulle fusoliere dei propri velivoli, a ricordo del commilitone caduto, abbrunandoli in segno di lutto. Lo stemma rimase in questi colori anche nel dopoguerra sui velivoli del 4° Stormo (e più recentemente del 9° Stormo, oltre ad apparire su quelli del 10° e 12° Gruppo Caccia), e da lì nascerebbe il fraintendimento.

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    Oltre a descrizioni giornalistiche d'epoca, farebbe fede del cavallino rosso il celebre quadro di Baracca attualmente esposto (se non sbaglio!) nella mensa ufficiali dello Stato Maggiore Aeronautica, in cui spicca appunto il cavallino rosso, e che si trova lì dall'epoca in cui i Piccio, Ruffo di Calabria, Baracchini etc. (tutti compagni d'arme di Baracca) vi si sedevano di fronte per pranzare ... ed un errore così marchiano non gli sarebbe certo sfuggito.

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    Altra significativa differenza è la posizione della coda, che sul cavallino di Baracca è rivolta in basso, mentre sul cavallino Ferrari è volta in alto.

    Aggiungiamo anche che il cavallino "Ferrari" fu usato per alcuni anni anche dalla Squadra Corse Ducati (motociclette). Il padre dell'allora capo progettista era di Lugo di Romagna (come Baracca) e mi sembra avesse anche servito in Aviazione durante la 1a Guerra Mondiale ... e pensando che il cavallino Ferrari fosse quello di Baracca la Ducati lo copiò tal quale!
    (Arturo Filippo Lorioli)


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    iagiforum.info

    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 17:39
     
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  3. gheagabry
     
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    La Fede Nuziale o Vera

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    La fede (o vera) è un anello, generalmente in oro giallo, che viene scambiato nel rito del matrimonio dagli sposi per giurarsi fedeltà per tutta la vita. La forma circolare simboleggia l’unione. La fede si indossa generalmente sulla mano sinistra al dito anulare, mentre nel nord Europa si usa metterla a destra. Viene messa all’anulare perché vi è la credenza che di lì passi una piccola arteria che risalendo il braccio arriva direttamente al cuore.


    Sempre più spesso il tradizionale oro giallo viene integrato con o sostituito da oro bianco, rosso o dal platino.

    Nel matrimonio secondo il rito religioso è usanza che le fedi vengano portate all’altare dal testimone o da un bambino detto paggetto, legate ad un cuscino di pizzo dove il celebrante le benedice prima dello scambio.

    Secondo diversi costumi, l’anello nuziale è l’ultimo di una serie di regali che si scambiano gli sposi in segno di giuramento prima di unirsi nel matrimonio; tra questi doni è compreso l’anello di fidanzamento.



    La fede pesa dai 3 gr. ai 16 gr., viene chiamata in vari modi:

    -la Classica, è tonda e smussata.
    -la Francesina, è sottile e leggermente bombata.
    -la Mantovana, è più alta e più piatta e di solito pesa di più.
    -la Etrusca, è piatta e decorata da scritte beneauguranti.
    -la Sarda, è decorata come un pizzo chiacchierino.
    -in Platino, è molto rara e costosa e poco usata.
    -la Bicolore, due cerchi intrecciati di oro giallo e bianco.
    -la Tricolore, tre cerchi intrecciati di oro giallo e bianco.
    -la Unica, ha incastonato un diamente.
    -la Ossolana, proviene dalla Valle Ossola, è l’espressione più significativa dell’antica tradizione orafa della zona. Essa riporta 4 significativi simboli: La stella alpina che raffigura la purezza, il grano saraceno la prosperità, i nastri intrecciati la perpetuità dell’unione ed infine le mezze sfere augurio di prolificità.
    -la Ebraica, è in filigrana smaltata con decorazione di perline.
    -la Umbra, ha l’incisione del volto di una donna o di una coppia divisi da un bouquet di fiori.
     
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  4. gheagabry
     
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    Quando è nato l’applauso?

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    Foto: © Chat Roberts/Corbis



    I Romani avevano una persona che imponeva il silenzio, in tv oggi, c’è chi “chiama” l’applauso. Le più antiche testimonianze sull’applauso risalgono al periodo del teatro greco. Per esprimere approvazione il pubblico gridava, batteva le mani e pestava i piedi. L’uso passò poi ai Romani, il cui entusiasmo era così scomposto da arrivare alla violenza: Augusto fu costretto a regolare gli applausi, imponendo un disciplinatore che dava il segnale di inizio. Anche fischi. Col passare dei secoli l’applauso si è esteso a tutto il mondo ma si è anche modificato: non si pestano più i piedi e, in Usa, si sono aggiunti i fischi.

    Qual’è origine dei codici Sos e Mayday?

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    Il codice Sos si usa per chiedere soccorso nelle comunicazioni radiotelegrafiche. Le tre lettere, che secondo alcuni sono le iniziali della frase inglese “save our souls” (salvate le nostre anime), furono scelte perchè combinate insieme danno un codice facile da trasmettere e inconfondibile, essendo costituito dalla successione di tre punti, tre linee e tre punti (…—… ). Il codice Mayday è stato adottato con la diffusione delle comunicazioni radiofoniche (detto a voce, “esseoesse” diventa un sibilo). L’espressione deriva dalla pronuncia dell’ultima parola della frase francese “venez m’aider” (venite ad aiutarmi).


    dal web
     
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  5. gheagabry
     
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    LA PAROLA PIU' LUNGA



    Secondo il Guinness dei primati, il toponimo più lungo al mondo è

    "Taumatawhakatangihangakoauauotamateaturipukakapikimaungahoronukupokaiwhenuakitanatahu"

    (85 lettere): è il nome di una collina neozelandese, alta circa 300 metri, che in lingua maori significa:

    “La cima della collina dove Tamatea,
    l’uomo dalle grandi ginocchia che scivolò, scalò e inghiottì montagne
    ed è conosciuto come il mangiatore di terre,
    suonò il proprio flauto nasale per la sua amata”
    .


    Naturalmente gli abitanti del posto hanno elaborato una forma abbreviata, ma la loro capacità sintetica non si è dimostrata così eccelsa: la versione breve (Taumatawhakatangihangakoauauotamateapokaiwhenuakitanatahu)
    ha a sua volta 57 lettere, pari cioè a circa due terzi del nome intero.

    Paolo Gangemi

     
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  6. gheagabry
     
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    Le leggi e i divieti piu' assurdi da ogni parte del pianeta



    Abitiamo in un mondo governato, si spera in minima parte, anche da gente oggettivamente squilibrata. La prova inconfutabile di ciò sono delle bizzarre leggi, vigenti ancora oggi, che raccogliamo in un gustoso elenco e che provengono da ogni parte della Terra. Tanto per fare un esempio, a Carrizozo nel New Messico, è severamente vietato alle donne mostrarsi non depilate in pubblico ...

    ... mentre ad Eureka, in California, agli uomini che portano i baffi è vietato baciare le donne e in Canada e' vietato salire sugli alberi. A Singapore e' vietata la vendita di gomme da masticare, in Inghilterra, tutti i terreni devono essere lasciati al figlio maggiore mentre In Arizona, e' vietato rifiutare un bicchiere d'acqua a chi lo chiede. Alle Hawaii, i residenti che non possiedono una barca possono essere multati e in Illinois, si puo' essere arrestati per accattonaggio se non si ha addosso almeno un biglietto da un dollaro. Nell'Indiana, chiunque si esibisca a pagamento in uno spettacolo di marionette puo' essere multato di 3 dollari e i negozi che vendono liquori non possono vendere latte. Nello stato di Washington sono vietati i lecca-lecca ed è illegale fingere di avere i genitori ricchi. Nel Wisconsin è vietato servire in un ristorante una torta di mele senza formaggio mentre In Wyoming è vietato fotografare conigli da gennaio ad aprile, senza un apposito permesso. A Mohave County, Arizona, se qualcuno ruba del sapone, la legge prevede che per punizione si lavi continuamente finché il sapone che ha rubato non è finito mentre, per un simpatico errore grammaticale, a Belvedere, California, la legge dice che nessun cane puo' andare in luoghi pubblici senza il suo padrone al guinzaglio! Nel Maine, si puo' essere multati se dopo il 14 gennaio non si sono tolte le decorazioni natalizie mentre in Lousiana, mordere una persona è specificatamente un reato, aggravato se si portano dei denti finti. In Florida è vietato rompere piu' di tre piatti o scheggiare piu' di quattro bicchieri al giorno ed è anche vietato cantare in pubblico indossando un costume da bagno. In Australia, è vietato indossare pantaloni rosa dopo il mezzogiorno di domenica mentre A St. Croix, Wisconsin, le donne hanno il divieto di indossare capi rossi in pubblico. A Denver, Colorado, è vietato guidare auto nere la domenica e a Guilford, Connecticut, sono legali solo le luci di Natale bianche e, giustamente, a Minneapolis, Minnesota, le auto rosse non possono percorrere Lake Street. In Idaho utilizzare una giostra di domenica è considerato un reato mentre nel South Carolina le discoteche non possono essere aperte la domenica. Sempre nel South Carolina la domenica possono essere vendute pochissime cose ''urgenti'', come ad esempio le lampadine. Nel New Hampshire di domenica è vietato urinare guardando in alto e nel Rhode Island effettuare qualunque tipo di lavoro o di affare la domenica puo' essere punito con una multa da 5 a 10 dollari.




    In un mondo così assurdo..
    ..tutto può essere vero...meravigliarsi?
    No, una sonora risata basta!


    boorp.com
     
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  7. gheagabry
     
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    Il centesimo speciale




    Mentre la Commissione Europea sta di nuovo pensandd di ritirare dalla circolazione le monete da 1 e 2 centesimi di euro, giovedì 23 maggio Bolaffi, storica azienda torinese filatelica e numismatica, metterà all’asta una moneta da 1 centesimo con una base di partenza di 2.500 euro. È uno dei sei esemplari del “centesimo Mole” di cui Bolaffi è in possesso, una moneta che è già stata soprannominata dai collezionisti il “Gronchi rosa dell’euro”: è considerata una delle coniazioni più rare realizzate da quando, nel 2002, è entrata in vigore la moneta unica.
    L’eccezionalità di queste monete è dovuta a un errore in fase di realizzazione. Il montaggio del conio di rovescio delle monete da 1 centesimo venne posizionato sulla macchina destinata alla coniazione delle monete da 2 centesimi. Furono così realizzate delle monete con le caratteristiche tecniche e l’immagine del 2 centesimi (l’incisione della Mole Antonelliana anziché del Castel del Monte di Andria) ma che presentavano al rovescio l’aspetto di quelle da 1 centesimo.

    Ci si accorse dell’errore poco prima dell’entrata in vigore dell’euro, quando nelle province di Bergamo e Brescia vennero ritrovate queste monete all’interno di alcuni minikit che venivano distribuiti nelle banche e negli uffici postali nel periodo di transizione tra la lira e l’euro. La Zecca dello Stato ne ordinò l’immediato ritiro dalla circolazione, ma pochi giorni dopo l’entrata in vigore dell’euro Bolaffi dichiarò di essere entrata in possesso di sei esemplari. Sempre nel gennaio 2002, l’allora sostituto procuratore di Roma Pietro Giordano mise sotto inchiesta sette operai e altrettanti dirigenti della Zecca dello Stato, indagando sulla possibilità che le monete fossero state realizzate apposta per poi guadagnare sul mercato numismatico.
    La Guardia di Finanza sequestrò una trentina di esemplari e fece dei controlli sull’efficienza dei macchinari delle Zecche romane dell’Esquilino e dell’Alberone, le uniche allora abilitate alla coniazione delle monete in euro. Le sei monete in possesso di Bolaffi furono poste immediatamente sotto sequestro e iniziò un lungo contenzioso giudiziario tra la Zecca dello Stato e l’azienda, che si è risolto solo il 23 gennaio 2013 a favore di quest’ultima. Una sentenza del tribunale di Roma, infatti, ha sancito che i sei esemplari non solo appartengono legittimamente a Bolaffi e che possono essere liberamente commercializzati, ma che, su stessa ammissione della Zecca dello Stato, non possono essere considerati dei “falsi” bensì degli “errori di conio”.
    Alla luce di quanto stabilito dalla sentenza del 23 gennaio, e dopo l’asta di giovedì che sancirà il valore commerciale delle monete, è plausibile aspettarsi che compaiano altri esemplari. Si stima infatti che i “centesimi Mole” ancora in circolazione siano un centinaio circa.





    di JACOPO SUPPO, ilpost.it
     
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  8. gheagabry
     
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    Perché Broadway è "storta"?



    Rispetto alle “avenue” distese per il lungo e le “street” perpendicolari alle avenue, Broadway ha un persorso sinuoso. Il motivo è che questa via esisteva già prima della fondazione della città. Era il principale sentiero di caccia delle tribù pellerossa Irochesi e Algonchini, la via maestra che attraversava da nord a sud quelli che oggi sono il Bronx e Manhattan, collegando vari villagi separati da macchie, paludi e foreste. Da allora Broadway ha subito qualche modifica, ma è rimasta l’unica grande arteria non rettilinea.

    La strada larga
    Gli olandesi, che la usavano per collegare il proprio insediamento sulla punta sud dell’isola con l’interno, la chiamarono prima Heere Straat (Strada Alta) e più tardi Breetweg (Strada Larga), significato mantenuto nella traduzione inglese Broadway. La maggiore strada di New York (è lunga 34 km, 27 a Manhattan e 7 nel Bronx) un tempo correva anche nell’attuale Central Park: dopo l’istituzione di questo fu spostata a ovest del parco; per il resto segue ancora fedelmente l’antico sentiero di caccia.




    www.focus.it
     
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  9. gheagabry
     
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    L'uovo più grande del mondo

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    dal web

    Un rarissimo uovo fossile di uccello elefante (Aepyornis) del Madagascar.
    Alto 30 cm e con un diametro di 21, rappresenta l'uovo in assoluto più grande del mondo, ben 100 volte più grande di quello di gallina. A deporlo è stato un esemplare di uccello elefante, un parente dello struzzo alto oltre 3 metri e del peso di 400 chili che viveva nell’isola africana tra il XIV e XVI secolo, quando la specie si è estinta per mano dell’uomo. Per ovvie ragioni, non era in grado di volare.
    Anche se in realtà i fossili di queste uova gigantesche sono abbastanza comuni nel Madagascar meridionale, integri come questo sono una vera rarità tanto che il reperto è stato battuto all'asta per la stratosferica cifra di 101.813 dollari.

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    www.focus.it

    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 17:48
     
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  10. gheagabry
     
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    Casteldelmonteaerea-2

    ................."8"..................

    In Castel del Monte nulla è stato lasciato al caso.. anche il più piccolo pezzo di roccia è stato inserito in uno schema logico e razionale, in un secolo XIII dove attraverso l’architettura si trasmettevano messaggi in codice racchiusi nel castello ancor oggi irrisolti.Rimane al primo acchito il numero pietrificato reso immortale trasformato in forma, il numero “otto”. La costruzione di Castel del Monte nasconde numerosi segreti ma l’unico messaggio visibile a tutti è quello tramandato con la geometria delle sue forme. Infatti Castel del Monte antico maniero dalle varie e numerose interpretazioni è caratterizzato da una pianta ottagonale circondata da otto torri ottagonali,con otto sale al piano inferiore ed otto sale al piano superiore e con un cortile interno ottagonale al centro del quale vi era una vasca ottagonale.
    La forma ottagonale è il simbolo della resurrezione, la forma ottagonale è usata in edifici dal significato cosmico. Molti sono i templi religiosi dove è presente una forma quadrata sormontata da una forma sferica, la terra e il cielo, la terra data dal quadrato e il cielo dato dalla forma circolare. Spesso tra queste 2 figure si pone la forma dell’ ottagono, infatti la cupola non poggia direttamente sulla base quadrata ma bensì sulla forma ottagonale ,infatti il quadrato simboleggia la terra, l’ottagono l’uomo, il cerchio il cielo.
    La figura geometrica dell’ottagono ma anche il numero otto ha carattere di mediazione tra la terra e il cielo ,tra il quadrato e il cielo. Il numero otto, segno di pace quaterna bis, segno di resurrezione ,Noè è l’ottava persona dell’arca prefigurante il battesimo, perciò il motivo della forma ottagonale dei battisteri dal IV sec. Il vescovo di Milano Ambrogio introdusse la forma dell’ottagono per i battisteri per sottolineare il significato della cerimonia del battesimo l’unione dell’infinito DIO, con il finito l’uomo.
    Battisteri ,basiliche dalla forma ottagonale, la moschea di Omar o cupola della roccia visitata da Federico II durante il suo viaggio a Gerusalemme, la cappella di Aquisgrana dalla forma ottagonale dove Federico II fu incoronato imperatore, la chiesa del tempio di Londra costruita nel 1160, chiesa templare, anch’essa ottagonale.Il numero otto, il numero cardine dell’autorità universale , il numero sempre in rapporto con l’infinito e la morte, il numero che compare innumerevoli volte nella costruzione di Castel del Monte.
    In Castel del Monte: 8 fiori quadrifogli sulla cornice destra del timpano sul portale, 8 fiori quadrifogli sulla cornice sinistra del timpano sul portale, 8 fiori quadrifogli sulla cornice inferiore sullo spazio di ingresso, 8 foglie sui capitelli per tutte le colonne del piano terra e del primo piano,8 foglie sulla chiave di volta, 8 petali al fiore della chiave di volta, 8 foglie di vite sulla chiave di volta della prima sala piano terra, 8 foglie di girasole sulla chiave di volta della quarta sala, 8 foglie e 8 petali sulla chiave di volta della quinta sala, 8 foglie di acanto sulla chiave di volta dell’ottava sala, 8 foglie di fico sulla chiave di volta della sala ottava del primo piano , il numero 8 ripetuto in ogni particolare della sua architettura è presente in infiniti particolari all’interno di Castel del Monte.



    dal web

    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 17:55
     
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  11. gheagabry
     
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    Il castello di carte più grande del mondo è in realtà una riproduzione di tre alberghi di Macao (Cina):
    il Venetian, il Sands e il Plaza.
    Lo ha costruito nel 2010 l'americano Brian Berg, in 44 giorni, con 218.792 carte.



    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 18:01
     
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  12. gheagabry
     
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    La "Macchina del Tempo" ...riusciremo un giorno a costruirla davvero?

    Ronald L.Mallett,è un professore di fisica (P.hD) ed insegna all’Università del Connecticut,negli Stati Uniti. La sua notorietà, è dovuta quasi esclusivamente ad un progetto (da lui stesso voluto e portato avanti da lungo tempo), per la realizzazione di una“Macchina del Tempo”.

    João Magueijo, è anch’egli un fisico teorico nonché assistente (l’equivalente di un professore di ruolo negli Stati Uniti) all’Imperial College di Londra. La sua notorietà è dovuta essenzialmente all’ipotesi (da egli stesso sostenuta) che la velocità della luce non sia costante nell’ Universo; da questa premessa ha elaborato una serie di teorie legate ai concetti di Relatività Speciale e Generale,che assieme prendono il nome di VSL (l’acronimo si traduce in: Varying Speed of Light).

    Con queste parole, R.Mallett, da forma all’introduzione dell’articolo pubblicato su “Physics Letters” l’otto maggio del 2000, ed intitolato: “ Il Campo Elettromagnetico debole, della Radiazione Elettromagnetica in un anello laser”: “Il Campo Gravitazionale dovuto al flusso circolare di una radiazione elettromagnetica, che emerge da un anello laser unidirezionale, è definito risolvendo le equazioni lineari di campo di Einstein, ad ogni punto interno dell’anello laser. Le equazioni di spin della teoria Generale della Relatività, vengono in seguito usate per studiare il comportamento di un neutrone al centro dell’anello laser. Si rileva quindi che tale particella, manifesta il fenomeno conosciuto con il nome di trascinamento dei sistemi di riferimento (frame-dragging) inerziale”. Detto in parole povere quindi, la radiazione elettromagnetica di un raggio laser circolare, dovrebbe deformare lo spazio-tempo all’interno dell’anello stesso di luce , e di conseguenza provocare il frame-dragging (spostamento laterale) del neutrone. Nello stesso articolo, Mallett ci fa osservare anche che nella meccanica classica Newtoniana, è soltanto la materia a generare il campo gravitazionale; ed una delle conseguenze quindi più interessanti della teoria della Relatività Generale, è la predizione che anche la luce è da ritenersi una “fonte di gravità”.

    Il campo gravitazionale di un raggio di luce non circolare, fu studiato molti anni fa da Tolman (e ciò fu fatto usando un’approssimazione del campo debole, per le equazioni di Einstein del campo gravitazionale).Tolman poi determinò l’accelerazione di una particella stazionaria, nelle vicinanze del raggio di luce. Ciò che egli scoprì, fu che l’accelerazione di tale particella era due volte più grande di quella ipotizzata sulla base della teoria di Newton per il campo gravitazionale di un’ asta (barra) compatta di simile lunghezza e densità. Questo sembrò implicare che,in qualche modo, la luce forse è molto più “efficace” della materia, nel generare un campo gravitazionale. Tutto il lavoro di Mallett sulla possibilità di manipolare lo spazio-tempo, è da intendersi quindi come un epilogo (una generalizzazione) di vecchie teorie ed esperimenti inerenti al campo gravitazionale, con l’introduzione del concetto di “flusso circolare di radiazione elettromagnetica”. L’apparato sperimentale di Mallett, grazie agli ultimi ritrovati nel campo della tecnologia laser, è in grado di generare un intenso,coerente e continuo flusso circolare di luce. Facendo i dovuti calcoli relativistici, nell’ipotesi di un neutrone rotante stazionario, posto esattamente al centro dell’anello laser, Mallett scopre che una delle sue equazioni, ha esattamente la “forma” richiesta per definire il “frame-dragging” nella teoria generale relativistica della gravitazione.

    È risaputo ormai da parecchio tempo che la soluzione di Stockum per la metrica esterna di un cilindro di polvere rotante infinitamente lungo, contiene linee temporali chiuse. Il lavoro di Mallett, dimostra che anche le curve temporali chiuse, intervengono in un cilindro di luce rotante infinitamente lungo. Tali curve,potrebbero condurre un’ ipotetica particella nucleare, nel passato. Una delle obiezioni più “importanti” che Mallett ricevette in relazione ai suoi postulati, pubblicati su “Physics Letters”, fu quella del matematico e studente di cosmologia, Ken Olum .Quest’ultimo dichiarò che in ogni caso, anche se tutte le equazioni relativistiche di Mallett (inerenti allo spazio-tempo all’interno dell’anello di luce laser) risultavano corrette, l’ energia necessaria per distorcere lo spazio-tempo dovrebbe essere sproporzionatamente ed infinitamente grande; e considerando la tipologia dei laser che vengono usati oggigiorno, tale anello dovrebbe avere un diametro addirittura maggiore di quello dell’ Universo osservabile. A questo punto Mallett, a sua difesa, fece osservare questo: l’ energia richiesta per la distorsione dello spazio-tempo diminuisce, quand’ anche (contemporaneamente) la velocità del fascio di luce laser diminuisce.

    Egli propose quindi,come soluzione al problema, di far passare il raggio di luce laser attraverso una “sostanza” che ne diminuisse la velocità; ma anche in questo caso, ricevette delle dure critiche da parte del fisico J. Richard Gott, che a tal proposito gli fece osservare quanto segue: “La luce viaggia molto più lentamente attraverso l’ acqua che non attraverso lo spazio vuoto, ma ciò non significa che tu invecchi molto più lentamente mentre fai del nuoto subacqueo o che è più facile distorcere lo spazio-tempo sott’ acqua”. Ed ecco che a questo punto, cominciano ad apparire assai interessanti, le ipotesi-teorie di Magueijo, sulla variabilità della velocità della luce. In sintesi,il fisico portoghese propose una modificazione della Relatività Speciale,nella quale un’ energia fisica, come ad esempio l’ energia di Planck, unisce la velocità della luce come invariante, a dispetto di una completa Relatività di strutture inerziali, in accordo con la teoria di Einstein per le basse energie. Questa nuova teoria, dovrebbe,in linea di principio, trovarsi in accordo con la Relatività Speciale, quando il campo gravitazionale è debole,se non addirittura assente ;e in esperimenti che proverebbero la natura dello spazio-tempo su scale di energia molto più piccole dell’ Energia di Planck.

    Tali considerazioni portano immediatamente alla seguente domanda: “In quali strutture di riferimento, la lunghezza e l’ energia di Planck, rappresentano delle “soglie” per il nuovo fenomeno?” Supponiamo che vi sia una scala di lunghezza fisica che misuri la dimensione delle strutture spaziali negli spazi-tempi quantistici, quali la zona ed il volume discreti previsti vicino alla gravità quantistica. Se questa scala è la Lunghezza di Planck, in una struttura inerziale di riferimento, la relatività speciale suggerisce che può essere differente nella struttura di un altro osservatore: un’implicazione diretta della Contrazione di Lorentz-Fitzgerald. Senza addentrarmi ulteriormente in altri dettagli tecnici, che alla fine non farebbero altro che rendere ancora più difficile la comprensione del “nocciolo della questione”; cercherò ora di presentare in parole povere ciò che si evince da tutte le ipotesi e le considerazioni di Magueijo; affinché sia possibile intuire, anche per i meno esperti in materia, le varie analogie e interconnessioni con le teorie di R.Mallett. Riducendo il tutto veramente all’osso, possiamo affermare che (sulla base delle ipotesi di Magueijo): Variando la velocità della luce, nemmeno l’ energia “immagazzinata” nel vuoto rimane immutata (costante). Detta così,in tutta la sua semplicità, sembrerebbe una cosa da nulla; ma a livello teorico, da un punto di vista quantistico-relativistico, le implicazioni che tale considerazione comporta nella questione sollevata da Ronald Mallett, sulla possibilità (secondo lui quasi scontata) di manipolare lo spazio-tempo attraverso dei fasci circolari di luce laser, sono davvero enormi.

    In base ai miei parametri di giudizio, in un discorso di questo tipo, entra sicuramente in causa quella parte della fisica ancora ignota, le cui basi sarebbero da ricercare nell'ormai famosa Teoria di gauge di Weyl (...da tempo a mio avviso,ingiustamente lasciata in "disparte") che si prefiggeva di trovare una sorta di unificazione tra campo magnetico e gravitazionale, al fine di poter farli apparire, come delle semplici "proprietà geometriche" dello spazio-tempo. Non dimentichiamoci che sulla base della teoria quantistica dei campi, quando le energie delle eccitazioni dei campi raggiungono energie cofrontabili con la massa di Planck [Massa di Planck = (hc/G)^1/2 ~ 10^19 massa protone] non è più possibile trascurare gli effetti della gravità. A questo punto subentra quindi una limitazione teorica, poiché, in base alla teoria di Einstein, dovremmo tener conto della deformazione dello spazio-tempo, ma questo porterebbe ad un’inconsistenza matematica nel calcolo delle ampiezze di probabilità. Le varie estensioni della teoria dei campi che sono state proposte per risolvere tale problema (teoria delle stringhe, extra-dimensioni spaziali,discretizzazione dello spazio tempo),da un punto di vista fenomenologico, non hanno finora fornito alcun risultato “incoraggiante”. L'ipotesi di Everett (o "interpretazione a molti mondi"),impone numerose restrizioni al procedimento di quantizzazione.

    Tale ipotesi,suggerisce anche di imporre particolari restrizioni alle condizioni inerenti alla funzione d'onda dell' Universo; restrizioni che non appaiono naturali nelle altre interpretazioni.Secondo queste ultime,l' Universo odierno è costituito da un unico "ramo" generato nel lontano passato dalle forze a cui è dovuta la riduzione della funzione d'onda. Di conseguenza,nelle interpretazioni diverse dall'ipotesi di Everett, gli effetti quantistici della gravità consistono,almeno attualmente, nel generare piccole fluttuazioni attorno a un Universo essenzialmente classico. Questo punto di vista della cosmologia quantistica (sviluppato in profondità da J.V.Narlikar), porta a modelli cosmologici distinti da quelli suggeriti dall'ipotesi di Everett. Un'analisi dettagliata di ciò che un osservatore vedrebbe,mostra che vi sono delle differenze tra i modelli basati sull'ipotesi originale di Everett e quelli di Narlikar, anche se al giorno d'oggi l'evoluzione sarebbe descritta con ottima approssimazione da un Universo di Friedmann classico in entrambi i casi. I due tipi di modelli differiscono enormemente in prossimità della singolarità iniziale, e ciò può portare a differenze osservabili tra quelli basati sull'ipotesi di Everett e quelli basati sulla riduzione della funzione d'onda. L'esistenza di queste differenze permette di ovviare alla critica principale mossa all'ipotesi di Everett dai suoi oppositori; critica esposta in modo molto conciso da Shimony:"Dal punto di vista di qualunque osservatore - o più esattamente, dal punto di vista di ogni "diramazione" di un osservatore - la diramazione del mondo da lui osservata si evolve in modo stocastico.

    Poichè tutte le altre diramazioni sono inaccessibili alle sue osservazioni, l'interpretazione di Everett ha esattamente lo stesso contenuto empirico - nel senso più ampio possibile - di una teoria quantistica modificata in cui sistemi isolati di tipo opportuno subiscono occasionalmente "salti quantici" che violano l'equazione di Schrödinger. Pertanto Everett ottiene l'evoluzione continua dello stato quantistico globale al prezzo di una violazione estrema del principio di Occam (...)"L'ipotesi di Everett però non viola il principio di Occam. Quando il sistema osservato è piccolo,l' Universo,inteso nel senso corrente di tutto ciò che esiste,non si scinde. Solo l'apparato di misura si scinde. Se decidiamo che è l' Universo a scindersi, esso consiste di tutti gli Universi classici permessi dal dominio, in cui la funzione d'onda dell' Universo non è nulla. Solo in apparenza quindi, questa è una violazione del principio di Occam;poichè uno dei problemi presenti a livello classico consiste nel considerare il fatto evidente che tra tutti i punti dello spazio dei dati iniziali delle equazioni di Einstein, uno solo è stato "realizzato". È un problema comune a tutte le teorie classiche. A livello classico,per risolvere questo problema si devono porre le condizioni iniziali sullo stesso piano delle leggi fisiche. Si devono inoltre introdurre ulteriori leggi fisiche per implicare la riduzione della funzione d'onda.

    Adottando l'ipotesi di Everett non si deve invece ricorrere a nessuna legge nuova, perchè in questo caso tutti i punti nello spazio dei dati iniziali corrispondono a Universi classici realmente esistenti.In definitiva quindi,la cosmologia fondata sull'ipotesi di Everett, amplia l'orizzonte ontologico per "risparmiare" sulle leggi fisiche. Applicare l'interpretazione di Copenhagen, alla cosmologia quantistica (e dal punto di vista dinamico,il collasso della funzione d'onda da essa postulato), appare quindi addirittura ridicolo. È assai probabile che in un futuro, a mio avviso non troppo lontano,l'ipotesi di Everett (interpretazione a molti mondi) sostituirà sia quella statistica che quella di Copenhagen.

     
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  13. gheagabry
     
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    L'acquario congelato

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    In Giappone ha aperto da alcuni anni un acquario interamente congelato. Il Kori no Suizokukan, questo il nome dell’insolito zoo marino, si trova a Kesennuma 500 chilometri a nord di Tokio e al suo interno è possibile osservare più di 450 specie di pesci rigorosamente congelati, oltre che 80 specie tra vegetali, crostacei, molluschi e altri animali. I visitatori potranno godere anche di fiori, bottiglie di Sake, personaggi d’azione, tutti rigorosamente intrappolati in grossi blocchi di ghiaccio. L’acquario gelato è stato inaugurato nel 2002 e utilizza un sistema di congelamento istantaneo che permette di mantenere in perfetto stato tutti gli animali e i vegetali presenti all’interno della struttura. I visitatori a causa delle bassissime temperature (-20° circa) possono rimanere all’interno dell’acquario solo pochi minuti, per evitare l’ipotermia. Non a caso ogni ospite viene equipaggiato con grossi cappotti argentati senza i quali basterebbero 5 minuti per iniziare a soffrire dei sintomi dell’assideramento.

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    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 18:08
     
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    I luoghi veri dei film Disney e Pixar

    I film d’animazione Disney e Pixar sono ricchi di ambientazioni e paesaggi molto particolari, a volte incredibili. Difficilmente si può pensare che siano ispirati a dei luoghi veri, ma in alcuni casi è capitato che fosse così.


    disney-luoghi-3

    Il castello de "La bella addormentata" è molto simile al castello di Neuschwanstein, in Germania:
    lo costruì Ludovigo II di Baviera nel 1892.
    Il castello è ri-creato in alcuni parchi divertimenti Disney:
    il riferimento in questo caso è quindi molto diretto
    ( Flickr -alice-)


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    Il palazzo del Sultano che si vede in "Aladdin" ha una struttura
    e un'aspetto molto simili a quelli del Taj Mahal, in India


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    Molte delle ambientazioni di fantasia del Regno di Ghiaccio in "Frozen"
    sono ispirate a edifici scandinavi:
    il particolare tetto della chiesa di Arendal, in Norvegia,
    è per esempio simile a quelli visibili nel film.


    disney-luoghi

    Sono in molti a vedere delle somiglianze tra lo Chateau de Chillon,
    in Svizzera e il castello che compare in "La Sirenetta"


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    Ci sono alcune somiglianze tra il castello scozzese di Eilean Donan
    e il castello di "Ribelle - The Brave"


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    La cattedrale parigina di Notre Dame è stata perfettamente ricreata in "Il Gobbo di Notre Dame".


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    Il paese in cui abita Belle in "La Bella e la Bestia" è molto simile a Eigusheim,
    che si trova in Alsazia, Francia. (Flickr - Tambako The Jaguar)


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    Ci sono evidenti somiglianze tra Regno di Corinna di "Rapunzel - L'intreccio della torre"
    e Mont Saint-Michel, in Francia


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    Le Cascate Paradiso di "Up" sono chiaramente ispirate al Salto Angel,
    la più alta cascata al mondo – 979 metri – che si trova in Venezuela.
    (Flickr Erik Cleves Kristensen)


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    Grand Central Terminal – la stazione ferroviaria di New York – è molto simile a uno dei luoghi di "Ralph Spaccatutto"


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    Il villaggio di Pacha ne "Le follie dell'imperatore" è chiaramente ispirato al Machu Picchu, in Perù.



    www.ilpost.it (Immagini: Wikimedia, Flickr e Disney)

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    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 17:05
     
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    "Essere senza parole è dire niente e dire tutto."

    Il "Codex Seraphinianus"

    scritto e illustrato da Luigi Serafini

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    Il Codex Seraphinianus è un libro scritto e illustrato con oltre mille disegni dall'artista italiano Luigi Serafini tra il 1976 e il 1978. La prima edizione fu pubblicata nel 1981 da Franco Maria Ricci. Negli anni è diventato famoso in tutto il mondo per una nicchia di appassionati, affascinati sia dall’oggetto in sé sia dal mistero che lo circondava. Il Codex, ha circa 360 pagine ed è l’enciclopedia di un mondo fantastico, scritto in una lingua inventata e senza significato, in un alfabeto indecifrabile. Tra i suoi estimatori vi furono Roland Barthes, che lo lesse in anteprima, quando non era ancora stato pubblicato, e Italo Calvino. Dal 1981 il Codex ha venduto circa 70mila copie in tutto il mondo. E’ stato ripubblicato dalla Rizzoli nel 2006 e nel 2013. La fama del Codex si è in qualche modo diffusa attraverso Internet; in rete vi era una versione del Codex digitalizzata in modo amatoriale, una scannerizzazione dall’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press. Grazie a internet, il Codex è stato conosciuto in tutto il mondo, anche grazie al fatto che, essendo scritto in una lingua non decifrabile, può essere letto e interpretato nei vari idiomi.
    Caratterizzato da una lunga serie di curiose metamorfosi grafiche, si presenta come un'enciclopedia surreale. L'autore, in una conferenza alla Oxford University Society of Bibliophiles tenutasi l'8 maggio 2009, dichiarò che l'alfabeto usato è interamente asemico, e non trascrive alcuna lingua esistente o immaginaria. Il Codex, che Serafini scrisse e disegnò in due anni e mezzo a partire dal 1976, è diviso in più parti che trattano diversi argomenti, come una normale enciclopedia: ci sono la botanica, la zoologia e la mineralogia, la moda, la gastronomia e la tecnologia. Del finale del Codex Seraphinianus Italo Calvino, nel 1982, scrisse:
    «Alla fine (è l’ultima tavola del “Codex”) il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo».


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    “Oggi è di nuovo importante perché questo è un libro che parla della crisi, della comunicazione soprattutto che è un po' l'esperienza che stiamo vivendo ora. Inoltre c'è un senso di apocalisse, un sentimento che credo sia fortemente percepito da chi vive in questo momento. Il Codex come la Rete è un luogo dove può succedere di tutto. Il nostro futuro è sicuramente iconico, per un fatto di velocità e risparmio. L'immagine permette di fare a meno della parola. C'è un testo come Nadja di Breton che in questo è stato profetico, un viaggio attraverso Parigi in cui invece di perdere tempo a descrivere alcune situazioni le disegna direttamente. Quando la scrittura è vicina ad un immagine si pensa subito che le due cose siano in correlazione, questo cercare il nesso può diventare una trappola mentale. Provare a toccare zone non conosciute è da sempre l'obiettivo di scrittori e artisti”


    ... la storia del Codex ...

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    Luigi Serafini racconta che a un certo punto nel ’76 si mise a disegnare le illustrazioni del Codex senza sapere bene cosa stesse facendo. Aveva studiato architettura e si manteneva lavorando per vari studi di Roma. Le creature del Codex si «muovevano sui fogli come se fossero tavole di un’enciclopedia» e così gli venne spontaneo «aggiungere una scrittura inventata» ai disegni, per spiegarli senza farlo davvero. Poi una sera un amico gli chiese di andare al cinema e senza pensarci Serafini gli rispose che non poteva perché era impegnato a “scrivere un’enciclopedia”: prima di questo momento non si era reso conto che stava di fatto lavorando a un libro. Decise allora che non avrebbe proposto il Codex a una galleria d’arte per una mostra, ma a una casa editrice. Dopo qualche tentativo, Serafini decise di proporlo a Franco Maria Ricci, perché si era reso conto che si trattava di una casa editrice particolare. Incontrò Ricci e gli mostrò alcune tavole del Codex. Ricci si convinse a pubblicarlo in due volumi e il Codex Seraphinianus, fu presentato nel novembre del 1981. Per volere di Serafini, non vi era il nome dell’autore sulla copertina; solo leggendo il colophon si scopriva l’identità dell’illustratore, scritta in latino. Italo Calvino scrisse un saggio sul Codex sulla rivista della casa editrice FMR; Vittorio Sgarbi collaborò alla mostra di presentazione realizzata a Palazzo Grassi a Venezia. La prima libreria ad esporre il Codex fu Parigi: lì il libro fu acquistato da un giornalista olandese, Maarten Assceher, che ne scrisse su un quotidiano olandese. L’articolo di Assceher ebbe grande risonanza nei Paesi Bassi: il giornalista ha poi raccontato a Serafini che molte persone lo contattarono per chiedergli dove trovare il libro.
    Le prime edizioni internazionali furono quella americana (per Abbeville Press), quella tedesca (per Prestel Verlag) e quella olandese (per Meulenhoff/Landshoff), furono pubblicate nel 1983. Nel 1993, Franco Maria Ricci pubblicò una nuova edizione, con il saggio di Calvino come prefazione. Le due edizioni Rizzoli hanno venduto 12mila copie. La copertina delle nuove edizioni è avorio e oro, come richiesto da Serafini; quella del 2013 si distingue da quella del 2006 perché le coccinelle che ci sono raffigurate arrivano molto più lontano sulla pagina. Esistono anche nuove edizioni internazionali: una americana, pubblicata da Rizzoli, una ucraina e una cinese.
    (fonte:ilpost.it)

    ...la scrittura asemica...

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    La scrittura asemica è una forma di scrittura semantica aperta senza parole. La parola asemica significa "senza nessuno specifico contenuto semantico". Con la non specificità del significato, la scrittura asemica lascia un vuoto che permette al lettore di riempire e interpretare. Questo processo è simile al modo in cui si dedurrebbe il significato da un'opera d'arte astratta. Un testo asemico può essere "letto" in maniera simile indipendentemente dalla lingua madre del lettore. Può comprendere pittogrammi o ideogrammi, i cui significati sono talvolta, ma non sempre, suggeriti dalle loro forme. La scrittura asemica cerca di far fluttuare il lettore in uno stato tra la lettura e la visualizzazione.
    Può essere vista anche come una percezione relativa, che fa risorgere lingue sconosciute e alfabeti dimenticati fornendo modelli e piattaforme per nuove modalità di espressione. Vi possono essere influenze nelle pitture rupestri, negli scarabocchi, nei disegni di bambini; usa tutte le possibili forme della creatività.
    Nella letteratura e nell'arte di avanguardia ha forti radici nelle più antiche forme di scrittura. Un esempio moderno di scrittura asemica è il Codex Seraphinianus di Luigi Serafini. Scrittori e artisti la creano in molti paesi in tutto il globo. Un artista, che stava praticando la scrittura asemica fin dai primi anni 1970, è la defunta Mirtha Dermisache (1940-2012) dell'Argentina. Dermisache ripeteva intensamente che i suoi grafismi non avevano alcun significato, ma che anche senza significato mantenevano pienamente i diritti di un'opera autonoma. In Cina, durante gli anni 1990, ebbe origine un movimento di calligrafia astratta conosciuto come "calligrafismo", uno dei cui principali aderenti fu Luo Qi. Il calligrafismo è un movimento estetico che mira a sviluppare la calligrafia come un'arte astratta. I caratteri non hanno bisogno di mantenere le loro forme tradizionali o di essere leggibili come parole. In Vietnam, durante il 2000, apparve un gruppo calligrafico chiamato la Banda dei Cinque Zenei. Per questo gruppo di giovani artisti, “senza parole” significa ciò che non può essere detto, ciò che appare prima la denominazione. Essere senza parole è dire niente e dire tutto.
    La scrittura asemica è apparsa in libri, opere d'arte, film e in televisione, ma è stata distribuita specialmente via internet. Recentemente ci sono stati modelli di architettura che utilizzano la scrittura asemica nel processo di progettazione.

    codex



    Un brano citato di un recente messaggio di posta elettronica del poeta visivo Jim Leftwich (stava spiegando sé stesso a un artista di nome Billy Bob Beamer):
    « 30 anni fa stavo scrivendo sillabe come modo di creare modelli ritmici diversi dal verso metrico tradizionale, e tentare di perdere l'influenza di eliot, breton e berryman. Un giorno a metà degli anni 90, probabilmente il 97, un poeta visivo di nome john byrum mi spedì una cartolina in risposta a una serie di poesie che gli avevo mandato. le poesie erano variazioni letterali di poesie di John M. Bennett. in un p.s. in fondo alla cartolina, byrum scrisse qualcosa come "se continui in questa vena presto scriverai poesie asemiche". questa era la prima volta che vedevo la parola "asemico".
    tim gaze mi contattò intorno allo stesso periodo. stavo pensando all'asemia puramente testuale. tim stava pensando a una forma di scrittura più calligrafica. il mio lavoro testuale era più letterale, e il mio lavoro visivo stava scomponendo le forme delle lettere e diventando una poesia di segni quasi- o sub-letterali. cominciai a fare lavori quasi-calligrafici e mandarli in giro a riviste di poesia - e a chiamarli asemici. tim stava facendo qualcosa di molto simile. questo fu l'inizio di quello che ora è chiamato “il movimento asemico”. promossi la pratica (e la parola stessa) molto energicamente per parecchi anni (8 - 10 anni o giù di lì). tim è stato perfino più energico e ambizioso, e sta ancora andando forte. c'è una storia lunga e complessa che precede tutto questo, naturalmente, ma questo è il modo in cui l'attuale "movimento" mi mise in moto. »

    Satu Kaikkonen, un artista/scrittore asemico contemporaneo, ebbe da dire questo sulla scrittura asemica:
    « Come creatore di asemica, mi considero un esploratore e un cantastorie globale. L'arte asemica, dopo tutto, rappresenta un tipo di lingua che è universale e riposta in profondità nelle nostre menti inconsce. Indipendentemente dall'identità della lingua, i tentativi iniziali di ogni essere umano di creare una lingua scritta sembrano molto simili e, spesso, alquanto asemici. In questo modo, l'arte asemica può servire come una sorta di lingua comune — anche se una astratta, post-erudita — che possiamo usare per capirci l'un l'altro indipendentemente dal retroterra o dalla nazionalità. Con tutta la sua zoppicante funzionalità, la lingua semantica fin troppo spesso divide e conferisce potere in modo asimmetrico, mentre i testi asimmetrici non possono non fare altro che mettere le persone di tutti i livelli di erudizione e le identità su un piano di parità. »


    Codex-Seraphinianus



    Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 16:52
     
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