COCA-COLA ...pubblicità!!

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  1. gheagabry
     
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    COCA-COLA
    la storia






    Tutto cominciò in un giorno di maggio del 1886 dietro la casa di John S. Pemberton ad Atlanta in Georgia. Pemberton era un farmacista che, come tanti allora, si faceva chiamare "dottore", anche se non si è mai trovata traccia di una sua laurea in medicina. Alla fine della guerra dell'Indipendenza del Sud Pemberton, come altri georgiani, lavorò duro per ricostruire la sua vita dopo la sconfitta della Confederazione. Per quattro anni Pemberton rimase nella città natale di Columbus, ma nel 1869, il fervore della ricostruzione lo attrasse ad Atlanta.



    Qui formò varie società, tra cui la più importante fu la Compagnia Pemberton, Iverson e Dennison. In seguito fondò la Compagnia Pemberton Chemical. Fra le sue molte medicine vi erano l'estratto di Styllinger (una medicina per il sangue), "Gingerine", "Globo di fiore di sciroppo per la tosse", tintura per capelli e "Triplex pillole" per il fegato. Era quello il periodo d'oro per le medicine artigianali, tutto era lecito sul mercato libero se si riusciva a convincere la gente che il prodotto curava l'insonnia, faceva crescere i capelli oppure guariva la stitichezza.

    L'8 maggio 1886, nel giardino dietro casa al n.107 di Marietta Street, Pemberton preparò lo sciroppo per un nuovo tonico in una caldaia di ottone. Dopo quel sabato portò la sua brocca di sciroppo alla farmacia Jacob, uno dei più grandi drugstore di Atlanta. Il bar dove si servivano bevande e gelati era gestito da Willis E. Venable.



    Pemberton convinse Venable a mescolare un po' dello sciroppo con acqua e a provarlo. Al gestore piacque e decise immediatamente di venderlo. Così quel giorno di maggio per la prima volta qualcuno pagò un "nichel" (5 centesimi) per un bicchiere della preparazione di Pemberton. In un paio di giorni fu scelto il nome di Elisir e sciroppo di Coca Cola. Vari soci della Compagnia Pemberton presero parte alla scelta del nome: Pemberton stesso, il suo socio Edward W. Holland, David D. Doe e il segretario contabile della Compagnia, Frank M. Robinson. Proprio a quest'ultimo venne l'idea di mettere insieme le parole "Coca" e "Cola", due degli ingredienti del tonico. Egli suggerì anche di scrivere il nome in corsivo in caratteri "Spencer" che era la forma di scrittura allora più diffusa.



    Il 29 maggio 1886 il quotidiano "Atlanta Daily Journal" ebbe l'onore di pubblicare la prima inserzione per la Coca-Cola. In meno di un mese dalla sua introduzione sul mercato più di una ditta già vendeva la Coca-Cola. Certo non era come la conosciamo oggi, era piatta, liscia e non era frizzante. Il cambiamento era avvenuto accidentalmente la mattina del 15 novembre 1886. Un gentiluomo chiamato John G. Wilkes aveva alzato un po' il gomito la sera prima. Si era svegliato con un terribile mal di testa e aveva cercato solievo in una farmacia vicina. Piochè la Coca-Cola era stata creata e pubblicizzata da Pemberton come cura per il mal di testa, Wilkes si era seduto al banco e aveva richiesto a voce bassa un bicchiere di Coca-Cola. Il cameriere per sbaglio mescolò lo sciroppo con acqua frizzante. La bevanda piacque a Wilkes e diede sollievo alle sue tempie martellanti. Da allora divenne consuetudine mescolare lo sciroppo di Coca- Cola con acqua frizzante.

    La Coca-Cola non ebbe un gran successo commerciale sotto la direzione di Pemberton. Nel primo anno furono venduti solo 100 litri di sciroppo, sufficiente per 3200 bicchieri. Le vendite fruttarono $50, ma ne erano stati spesi $73,96 per la pubblicità.




    L'anno seguente le vendite aumentarono enormemente e raggiunsero più di quattromila litri. Nonostante Pemberton fosse giustamente convinto di avere una carta vincente, stava male in salute e non aveva il capitale necessario per promuovere il suo prodotto.

    Nel luglio 1887 Pemberton offrì al suo amico, George S. Lowndes, due terzi dei diritti di proprietà sulla formula per la Coca-Cola. Lowndes trovò l'offerta attraente, ma non era interessato personalmente alla vendita dello sciroppo. Si rivolse ad un esperto di vendite, Willis Venable, per vedere se volesse entrare nell'affare. Venable accettò ma c'era un problema: egli non aveva i soldi per la sua parte dell'acquisto; Lowndes si offrì di prestarglieli.



    Venable cominciò a produrre la Coca-Cola nel tempo libero; George Lowndes non era contento del risultato. Gli ordini si accumulavano perchè Venable era troppo occupato per evaderli. Lowndes comprò la parte di Venable il 14 dicembre 1887 e presto cedette due terzi della compagnia a Woolfolk Walker e alla sorella, Mrs. M.C. Dozier. Walker chiese, in seguito, l'aiuto di due uomini.


    Uno era Joseph Jacob, proprietario della farmacia Jacob dove si trovava ancora l'attrezzatura per produrre lo sciroppo di Coca-Cola e l'altro era un farmacista di grande successo, Asa Griggs Candler.



    I tre divennero soci di una nuova compagnia chiamata Walker, Candler e Company. Il 14 aprile 1888 comprarono la terza parte rimasta a Pemberton per la somma di $550. A questo punto Walker e sua sorella avevano due terzi della proprietà della Coca-Cola e Candler un terzo. Il 17 aprile Candler comprò dai fratelli Walker un alto terzo divenendo il maggiore proprietario. Pemberton morì quattro mesi dopo, il 16 agosto 1888.




    Il 30 agosto 1888 Asa Candler comprò la proprietà di Woolfolk Walker e sua sorella per mille dollari. Non c'è dubbio che la Coca-Cola non esisterebbe oggi se Asa Candler non vi fosse stato coinvolto. Il vero genio di Candler era nel marketing, una capacità che ha cambiato questa medicina artigianale da un semplice tonico in una bevanda che si mette automaticamente nella lista della spesa. Ci si può chiedere cosa avesse visto Candler in questo tonico poco conosciuto che aveva venduto appena 4000 litri in quasi due anni. La risposta non risiede in cosa avesse visto o previsto nel prodotto ma in quello che sentiva, cioè emicranie fortissime e costanti. Asa aveva dovuto convivere con questi mal di testa da quando era stato coinvolto, da bambino, in un terribile incidente. Sua madre ha descritto la disgrazia in una lettera alla figlia, Florence Candler Harris, l'11 dicembre 1862:

    "Mia cara figlia, so che sei preoccupata quando non hai nostre notizie; ho aspettato un po' di tempo per avere tue lettere ma la posta non è arrivata. Il Governo confederale ha rilevato il contratto e ora riceviamo la posta quando gli conviene mandarcela. Stiamo tutti bene eccetto Asa. E' caduto da un vagone carico e la ruota gli è passata sulla testa appena sopra le orecchie schiacciandogli la testa e l'ha lasciato molto mal ridotto. Ora sta meglio, credo che sia fuori pericolo. Nel suo stato febbrile vorrebbe vederti. Le prime parole che ha detto erano:"Quando viene la mia sorellina? Non vedrò più la mia cara sorella Harris". Jessie l'ha curato giorno e notte senza sosta. Sebbene possa mangiare e stare seduto non sente. I nervi del suo occhio sinistro sono stati schiacciati e dunque non può né vedere né sentire da quel lato ma può ancora fischiare. E' un miracolo che sia sfuggito alla morte ed è salvo solo per grazia di Dio, a cui do tutti i miei ringraziamenti, lodi e onori sinceramente e umilmente".




    Uno degli scopi di Pemberton nel creare la Coca-Cola era quello di trovare una cura per il mal di testa. Durante il primo decennio della sua esistenza la Coca-Cola era considerata una medicina. Candler stesso l'ha pubblicizzata nel 1890 come "Il meraviglioso tonico per il cervello e per i nervi. Notevole agente terapeutico". Quella che Asa aveva in testa era una tattica promozionale classica. Regalava 8 litri di sciroppo sufficiente per 256 dosi quando era mischiato con acqua frizzante, se il negoziante gli forniva i nomi di 128 persone. Asa allora mandava un biglietto valido per un bicchiere di Coca-Cola gratis a tutte queste persone. Egli era sicuro che chiunque avesse provato la bevanda l'avrebbe voluta ancora. Il negoziante avrebbe allora avuto altre 128 dosi da vendere. Il fatto che Asa abbia convinto suo fratello, un pastore metodista, a vendere il suo nuovo prodotto mostra un aspetto divertente della sua personalità. Più tardi avrebbe fatto bere la Coca-Cola all'altro fratello, un giudice, facendogli dare in questo modo la sua approvazione al prodotto, almeno implicitamente.




    Candler iniziò ad occuparsi della Coca-Cola soprattutto perchè vedeva la possibilità di guadagno. Ci era rimasto perchè l'affare era diventato così vantaggioso che poteva pian piano lasciare tutto il resto dei suoi affari farmaceutici. Comunque era stato inizialmente attratto dalla Coca-Cola perchè curava i suoi mal di testa. Candler continuò a credere fortemente nelle proprietà medicinali della sua bevanda per tutta la vita, anche se per varie ragioni, che includevano il Governo federale, ne avrebbe cambiato la formula originale.



    Frank M. Robinson, nel 1886, inventò il nome Coca-Cola perchè il tonico di Pemberton conteneva estratti tanto della foglia di coca quanto della noce cola. La foglia di coca non ha nessuna relazione e non dovrebbe essere confusa con i semi di cacao dai quali si derivano le bevande al cioccolato. Le noci di kola, che sono in realtà semi di un albero africano invece che noci, contengono la sostanza stimolante caffeina. Non c'è nessun dubbio che la caffeina fosse nella formula originale della Coca-Cola e che c'è ancora, con l'eccezione delle versioni senza caffeina, naturalmente. La domanda numero uno è:"Erano de-cocainizzate le foglie di coca?" La risposta è sì ed è così de molti decenni.




    Che cos'altro c'è nella Coca-Cola? Ebbene questo è un segreto, nascosto con più cura di alcuni segreti del Pentagono. Un mistero è nato nell'ultimo secolo circa la formula della coca-Cola. Solo relativamente alcune persone hanno avuto il permesso di partecipare alla preparazione della formula della Coca-Cola e, di queste, quasi tutte conoscono gli ingredienti solo numericamente; tanto di numero 4, tanto di numero 5 ecc. Non sanno cosa siano veramente queste sostanze, specialmente l'ingrediente più segreto, il 7X.

    La formula magica, gelosamente custodita com'è, ha aggiunto un'aura di mistero alla Coca-Cola per molti anni. C'è stata molta speculazione circa i vari componenti, e i concorrenti hanno speso molto tempo e denaro per cercare di riprodurla. L' originale, e ancora segreta, formula dovrebbe riposare nel fondo di una cassetta di sicurezza nella Trust Company di Georgia ad Atlanta. Come oggetto da collezione vale forse duemila dollari.



    Mark Pendergast durante la lavorazione del suo libro "For God,Country and Coca-Cola. The Unauthorized History of the Great American Soft Drink and the Company that Makes it" si inbattè in quella che sembrava essere una ricetta della Coca-Cola, che non riportava alcun titolo tranne una X in cima alla pagina. La sezione denominata "aroma" corrisponde ovviamente alla parte di formula "7X", anche se gli ingredienti sono soltanto sei (a meno che non si tenga conto anche dell'alcool).


    Forse più avanti fu aggiunta la vaniglia come settimo componente. "E.f. di coco" significa estratto fluido di coca, ma le noci di cola non vengono nominate; appare soltanto il citrato di caffeina.



    Pendergast chiese a un portavoce della compagnia cosa sarebbe accaduto se se avesse pubblicato nel suo libro la formula originale con precise indicazioni. Egli fece un largo sorriso. "Mark," disse "diciamo che questo è il tuo giorno fortunato. Ho una copia di quella formula proprio qui nella mia scrivania". Aprì il cassetto e gli porse il documento. "Ecco qua. Cosa hai intenzione di farne?". "Beh, la metterei nel mio libro". "E poi?". "Qualcuno potrebbe decidere di mettersi in affari in concorrenza con la The Coca-Cola Company". "E come chiamerebbero il loro prodotto?" "Non potrebbero chiamarlo Coca-Cola, perchè li citereste in giudizio diciamo che lo potrebbero chiamare Yum-Yum e potrebbero insinuare, senza correre il pericolo di un processo, che la Yum-Yum è la vera formula originale della Coca-Cola". "Bene. E allora? Quanto la farebbero pagare? Come la distribuirebbero? Come la pubblicizzerebbero? Capisci cosa intendo dire? Abbiamo impiegato più di cento anni e speso quantità di denaro per costruire il capitale di questo marchio. Senza le nostre economie di scala e il nostro fantastico sistema di marketing chiunque cercasse di riprodurre il nostro prodotto non avrebbe possibilità e dovrebbe stabilire prezzi troppo alti. Perchè qualcuno dovrebbe cambiare e comperare la Yum-Yum che è proprio uguale alla Coca-Cola, ma costa di più, quando è possibile procurarsela in ogni parte del mondo?". Pendergast non riuscì a pensare ad alcuna risposta.



    dal web cokeworld




    La storia della più famosa bevanda del mondo e della compagnia che la produce e commercializza. Un racconto effervescente e curioso, tra il gusto e il business.
    Oggi la Coca-Cola è la bevanda per eccellenza dei fast-food e delle pizzerie, la più bevuta al mondo con un consumo, a livello mondiale, di oltre 40.000 bottiglie al secondo.

    Come è potuto accadere che una bevanda, contenente più del 99% di acqua zuccherata, sia diventata «l’essenza sublimata» dell’America e della sua cultura? Mark Pendergrast cerca di rispondere a tale domanda, ripercorrendo gli anni che vanno dalla sua nascita nel 1886 nella bottega di un ingegnoso farmacista di nome John Pemberton, fino alla conquista del mercato mondiale.



    Come è nato il sapore vincente della Coca-Cola, oggetto di spionaggio industriale negli ultimi cento anni? Cosa si nasconde dietro al famoso ingrediente segreto?


    Oggi, le famose bottigliette che i soldati statunitensi si portavano al seguito durante la Seconda Guerra mondiale, sono diventate il simbolo stesso del mito americano esportato in ogni angolo del pianeta.


    Un miliardo di ore fa la vita appariva sulla Terra.
    Un miliardo di minuti fa iniziava il Cristianesimo.
    Un miliardo di Coca Cole fa era ieri.
    - dall’annual report 1996 di The Coca-Cola Company -



    Una Coca-Cola è una Coca-Cola
    e non c’è denaro che ti consenta di berne una più buona
    di quella che sta bevendo un barbone all’angolo.
    - Andy Warhol -







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    COCA-COLA – Storia Carosello e Spot – (Dal 1886)

    Coca-Cola-Logo

    La Coca-Cola (anche nota come Coke soprattutto negli Stati Uniti) è una bevanda industriale analcolica di tipo soft drink, alla quale il caramello che vi è contenuto conferisce un colore scuro.

    La bibita deve il suo nome al fatto che nella sua ricetta sono impiegati, tra le altre sostanze, estratti provenienti dalle noci di cola ed estratti dalle foglie della pianta di coca, questi ultimi privati delle sostanze (alcaloidi) psicotrope.

    Con lo stesso nome viene spesso indicata anche la casa produttrice della bevanda, The Coca-Cola Company.

    La “Coca-Cola” fu inventata dal farmacista statunitense John Stith Pemberton l’8 maggio 1886 ad Atlanta, inizialmente come rimedio per il mal di testa. Il primo nome che venne dato alla bevanda fu “Pemberton’s French Wine Coca”. Quella di Pemberton era una variazione del cosiddetto “vino di coca” (o Vin Mariani), una miscela di vino e foglie di coca che aveva avuto largo successo in Europa quando era stata creata dal farmacista còrsoAngelo Mariani. All’alcol venne in seguito sostituito un estratto delle noci di cola, una pianta tropicale reputata non dannosa per la salute. Dall’uso combinato dei due ingredienti principali, la coca e la cola, la bibita acquisì il nome attuale. Quando anche la coca venne bandita (dalla pianta si estrae infatti la cocaina), venne scartato l’alcaloide dagli estratti dalle foglie di coca, mentre la cola (in noci) continuò a essere utilizzata come fonte di caffeina.

    Nonostante la scoperta, Pemberton accumulò forti debiti e per 2.300 dollari vendette formula e diritti della Coca-Cola ad Asa Candler, uomo d’affari che aveva intuito il potenziale della bevanda e compreso l’importanza della pubblicità per diffonderla e per sbaragliare la concorrenza.

    Dopo la quotazione in borsa dell’azienda nel 1919, la Coca-Cola iniziò la sua diffusione mondiale negli anni venti, trasformandosi in un ‘business’ di grandi dimensioni, gestito dalla The Coca-Cola Company con sede a New York, e che comprende ulteriori bibite (meglio note col nome di bevande gassate) quali la Fanta, la Sprite e altre.

    Nel 1927 la Coca-Cola viene importata anche in Italia. Nel 1960 comparve la prima Coca-Cola in lattina, mentre nel 1980 anche quella in bottiglia PET.
    cocacola-bottiglie

    La bibita è disponibile nella maggioranza dei luoghi di ristorazione del mondo, ed è la bevanda per eccellenza nei fast-food.

    Il marchio è stato più volte indicato da numerose ricerche come il più conosciuto al mondo. La maggior rivale della Coca-Cola è la Pepsi, ma ne esistono moltissime imitazioni.

    La Coca-Cola vanta diversi luoghi legati interamente al marchio, tra i quali un museo ad Atlanta, sede della compagnia, e alcuni negozi di merchandising, iWorld of Coca-Cola di New York e Las Vegas.

    Design del contenitore

    Cocacola_prototipo-bottilglia

    Prototipo di bottiglia

    La Coca-Cola è famosa per i particolari contenitori che la rendono facilmente distinguibile rispetto alle altre confezioni di bevande analcoliche; in particolare, le frequenti variazioni promozionali nella decorazione delle lattine in presenza di eventi, quali il Natale o eventi sponsorizzati dalla bevanda, hanno reso queste ultime oggetto di collezionismo. Le bottiglie contour, comparse nel 1916, hanno una forma particolare con marchio registrato, probabilmente ispirata alle curve anatomiche dell’attrice Mae West che indossava il particolare abito aderente detto hobble skirt.

    Il design del prototipo è stato ideato nel 1915 da Earl R. Dean, della Root Glass Company di Terre Haute, Indiana, che potrebbero essersi ispirati alla forma di un baccello di cacao. Il prototipo venne scartato perché inadatto alle macchine imbottigliatrici; tuttavia ispirò le forme della bottiglia definitiva che entrò in produzione nel 1916. Bottiglie similari, prima in vetro e poi in PET, sono state utilizzate anche dalla concorrente Pepsi, ma dalla forma significativamente diversa per non violare il copyright della The Coca-Cola Corporation.

    La forma della famosa bottiglia di Coca Cola viene frequentemente utilizzata per descrivere la parte posteriore della carrozzeria di una vettura di Formula 1 che, vista dall’alto, assomiglia appunto alla famosa bottiglia.

    Campagne pubblicitarie


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    Agenzia pubblicitaria storica della Coca Cola è stata la D’Arcy, che ne curò la pubblicità dal 1906 al 1954 e che ebbe l’idea di impiegare Babbo Natale come testimonial natalizio a partire dal 1931.

    Coca Cola ha sempre utilizzato massicce campagne pubblicitarie per reclamizzare i suoi prodotti e questo è successo anche in Italia con moltissimi spot come da filmati sopra inseriti.
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    Produzione

    Le foglie della qualità Eritroxylum novogranatense, coltivate legalmente in Perù, sono poi esportate in New Jersey, dove la Stephan Chemical Company, sotto l’egida della DEA, l’ente antinarcotici statunitense, provvede a ottenere l’estratto aromatico privo della componente allucinogena, la cui produzione è interamente acquistata dalla The Coca-Cola Company; si tratterebbe dell’aroma denominato “7X” (o anche merchandise #7, ossia “aroma numero 7″), su cui l’azienda ha sempre mantenuto il più stretto riserbo. Comunque sia, la ricetta completa (e neanche la ricetta in parte) della Coca-Cola non è mai stata rivelata in modo ufficiale. È sicuramente cambiata più volte nel tempo, per allinearsi alle legislazioni nazionali dei vari paesi in cui viene prodotta e/o commercializzata; la formula viene quindi modificata in base al progresso di società e cultura, non esente da operazioni di cost saving, a partire dagli anni novanta.

    La formula originale e segreta 7x della Coca-Cola, suppostamente selezionata dai libri di formule del suo inventore, John S. Pemberton, contiene i seguenti ingredienti fondamentali per ogni gallone (4,546 litri): 2.400 gr di zucchero in sufficiente acqua per scioglierlo, 37 gr di caramello, 3,1 gr caffeina, 11 gr di acido fosforico, 1,1 gr di foglie di coca descocainizzate e 0,37 gr di noci di cola. Le istruzioni dicevano di mettere in ammollo le foglie di coca e le noci di cola in 22 gr di alcol al 20%, dopo di che filtrare e aggregare il liquido allo sciroppo. Dopo aggiungere: 30 gr di succo di lime, 19 gr di glicerina, 1,5 gr di estratto di vaniglia, 0,47 gr di essenza di arancia, 0,88 gr di essenza di limone, 0,07 gr di essenza di noce moscata, 0,20 gr di essenza di casi (cannella della Cina), una pizzico di essenza di coriandolo, un pizzico di essenza ricavata dai fiori d’arancio e 0,27 gr di essenza di lime. Per fabbricarla mescolare 4,9 gr. di alcol 95%, aggiungere 2,7 gr d’acqua e lasciar riposare 24 ore a 60 gradi Fahrenheit perché si separi lo strato torbido. Successivamente si filtra la parte chiara del liquido e si aggrega allo sciroppo. Aggiungere sufficiente acqua per preparare un gallone di sciroppo. Infine si mescola un’oncia di sciroppo con acqua carbonata per preparare 6,5 once di bibita.

    Coca-cola-camion-pubblicita

    Coca-cola-pubblicita-3



     
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  6. gheagabry
     
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    Questo marchio lo conosciamo davvero in tanti e il gusto dei suoi prodotti ci mette, salvo qualche eccezione tutti d’accordo. Questo più o meno dal dopo guerra, quando la Coca Cola è diventata un simbolo, di libertà principalmente, di progresso e d’innovazione.

    Non è stato difficile innamorarsi di quel rosso frizzante e di quel gusto dissetante e oggi i manifesti, i frigoriferi, i camion e le insegne Coca Cola fanno parte integrante del paesaggio cittadino italiano e di tutto il mondo. Dal 1886 in effetti la bevanda ne ha fatta un bel po’ di strada.


    alcune pubblicità















    un quadro di Schifano

     
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  7. susacrie
     
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    questa per me è la pubblicità natalizia più bella della coca cola

     
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    Addio al Babbo Natale della Coca Cola: muore l'attore John Moore








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    E' morto a 85 anni, a Burgess Hill in Gran Bretagna, l’attore John Moore, il volto di Babbo Natale degli spot della Coca Cola. Ogni Natale interpretava Santa Claus e per il resto dell'anno faceva il tassista e il barista. Coca Cola lo ha ricordato dicendo: "Ha saputo dare vita allo spirito natalizio del nostro Babbo Natale". E nel pub di Burgess Hill a Woolpack è stata tenuta una veglia in sua memoria

    Fonte:
    © www.repubblica.it/esteri/2014/11/01...e-99499482/1/#1,
    © http://video.corriere.it/addio-john-moore-...46-549e7515ac85
     
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  9. gheagabry
     
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    coca-cola_bottle_inspection10

    L'iconica bottiglia della Coca Cola compie 100 anni. Somigliante ad una silhouette femminile e non a caso chiamata 'Contour', forse ispirata proprio dalle curve dell'attrice sex symbol Mae West, fece la sua prima comparsa nel 1916. Il prototipo tuttavia risale al 1915, una trentina di anni dopo la commercializzazione della bibita, e fu ideato da Earl R. Dean, della Root Glass Company di Terre Haute, in Indiana. Paradossalmente, quel prototipo fu scartato perche' ritenuto inadatto alle macchine imbottigliatrici, ma ispiro' lo stesso le forme della bottiglia definitiva che entro' in commercio l'anno successivo.

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    Nonostante siano tempi di crisi per il gigante delle bollicine, con i profitti in calo, la Coca Cola ha deciso di fare le cose in grande per le celebrazioni della bottiglia, tra cui il lancio di una campagna pubblicitaria che interessa cento paesi e che ha come testimonial Elvis Presley, Marilyn Monroe e Ray Charles. Ad Atlanta, in Georgia, la patria della Coca Cola, sara' inaugurata la mostra 'The Coca-Cola Bottle: An American Icon at 100', la quale presenta oltre cento oggetti, compreso una quindicina di opere a tema di Andy Warhol.




    www.ansa.it

    Edited by gheagabry1 - 18/3/2020, 17:57
     
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    La prima bottiglia pubblicamente venduta di coca-Cola.

     
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    La maggior parte dei cartelloni pubblicitari di New York vengono prima stampati e poi incollati sui muri, come ormai succede un po’ dappertutto. Quelli di Colossal Media li definiscono con disprezzo “vinili”: perché loro i cartelloni li dipingono a mano uno a uno. Per vederli basta farsi un giro a Williamsburg o nel Lower East Side, e dare un’occhiata alle facciate dei palazzi più vecchi. Il Wall Street Journal racconta la storia di Colossal Media, l’azienda che dipinge per Stella Artois, H&M, Virgin Airlines (e anche il MOMA) per le strade di New York.

    Si dice spesso che l’arte di dipingere i cartelloni pubblicitari a mano sta morendo, ma non è vero: “stiamo dipingendo cinque muri alla settimana a New York”, ha detto il vicepresidente e cofondatore della Colossal Paul Lindahl “questo mese stiamo lavorando contemporaneamente in dieci città”.

    Il presidente della Colossal ammette che l’effetto finale è indistinguibile da quello di un normale cartellone stampato e che il vero motivo per cui le aziende lo pagano dai cinque ai diecimila dollari a progetto è lo spettacolo: vuoi mettere tutta quella gente appesa a dipingere lassù.


    New York, ritorna la pubblicità murales: "E' utile e migliora i quartieri"

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    Efficace, artistica, di grande impatto, produttiva dal punto di vista commerciale. Nell’era digitale, la pubblicità sui murales dipinti a mano rappresenta una sorta di ritorno al passato. Ed è soprattutto negli Stati Uniti che sta riscuotendo molto consenso, oltre che accompagnando la nuova identità post gentrificazione di alcuni quartieri.

    Correva l’anno 1830 quando oltreoceano si affacciavano nelle grandi città i primi cartelloni pubblicitari che hanno trasformato in tele qualsiasi spazio: dalla stalla di un contadino, ai silos di grano, fino ai grattacieli. Fino agli anni cinquanta, questa era la forma più popolare di pubblicità che campeggiava negli spazi esterni americani. Poi arrivarono le insegne al neon, la stampa di grande formato su vinile, le installazioni veloci. Nell’ultimo decennio la cultura della street art, insieme all’esigenza di cambiare il linguaggio e i codici della pubblicità, hanno portato alla riscoperta dell’utilizzo della pittura a mano nelle inserzioni commerciali.

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    A questa si affidano i grandi marchi per il lancio di campagne che abbiano un impatto e messaggio diverso sui consumatori, perchè veicolati dallo strumento artistico. Pionieri di questa rinascita sono i fondatori di Colossal Media, nata quindici anni fa a Brooklyn dove ancora oggi ha il suo quartiere generale. Oltre tre mila muri dipinti in tutto il mondo, clienti che vanno da Delta alla Coca Cola e Netflix, una squadra di giovani artisti che mescola il linguaggio della street art a quello dello storytelling.


    “La pittura a mano aggiunge una qualità umana, artigianale a un mezzo altrimenti impersonale come la pubblicità”, commenta Liam McWilliams, responsabile della produzione per Colossal Media. Tra i nostri pittori, ci sono diversi artisti che vanno dall'autodidatta all’ ex studente di prestigiose scuole d'arte”.

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    A New York, i murales pubblicitari aggiungono vivacità agli spazi, attirano l’attenzione mescolando linguaggi urbani, intuizioni vintage e forme artistiche che rimandano ai graffiti. “Colossal si è impegnata a riportare in vita la pittura a mano, un aspetto della pubblicità che era stato sottorappresentato per decenni”, commenta Kelly Peppers, amministratore delegato di Colossal. “A beneficiare di questa forma creativa non solo solo i marchi ma anche i quartieri delle città”.

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