PARAFRASI

tutte quelle che servono sono qui!!!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lucia3
     
    .

    User deleted


    Potresti mettere la parafrasi di questa poesia?
    ''Ulivo''-giovanni pascoli
    grazie
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Lucia3 @ 5/11/2013, 15:59) 
    Potresti mettere la parafrasi di questa poesia?
    ''Ulivo''-giovanni pascoli
    grazie

    :107rhp2.gif: non ho trovato nessuna poesia di pascoli con questo nome.massimo


    L'ulivo Benedetto di Giovanni Pascoli

    Oh, i bei rami d'ulivo! chi ne vuole?
    Son benedetti, li ha baciati il sole.
    In queste foglioline tenerelle
    vi sono scritte tante cose belle.
    Sull'uscio, alla finestra, accanto al letto
    metteteci l'ulivo benedetto!
    Come la luce e le stelle serene:
    un po' di pace ci fa tanto bene.

    oppure questa????


    l'ulivo

    Non vuole,

    per crescere, ch'aria, che sole

    che tempo l'ulivo!

    Nei massi le barbe, e nel cielo

    le piccole foglie d'argento!

    G. Pascoli
     
    Top
    .
  3. Paolo Vitale
     
    .

    User deleted


    Potresti mettere la parafrasi "Un dolce pomeriggio d'inferno"?
     
    Top
    .
  4. lo sdegno di achille
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Lussy60 @ 31/1/2012, 20:52) 

    parafrasi commento-A Zacinto

    A Zacinto: Io non verrò mai più sulle tue rive sacre dove io vissi da bambino, o Zacinto che ti specchi nel mar Greco da cui è nata secondo la mitologia la dea Venere, e rese quelle isole feconde con il suo primo sorriso.
    Motivo per cui cantò il verso inclito di Omero che cantò le acque fatali e giunse poi a baciarle la sua Itaca piena di pietre.
    Tu, mia Zacinto non avrai altro che il mio canto, a me il destino ha voluto una sepoltura illacrimata.

    __________________________________
    COMMENTO :

    A Zacinto, il nono dei sonetti di Ugo Foscolo, presenta numerose affinità con In morte del fratello Giovanni, che occupa la decima posizione. I due componimenti presentano temi affini, un linguaggio poetico corrispondente, e sono stati entrambi composti in un periodo circoscritto. Il decimo è stato scritto successivamente e completa il nono.
    Se il nono sonetto guarda al passato, il decimo guarda al futuro; se il motivo ispiratore del nono sonetto è la condizione esistenziale di esule del Foscolo e il presagio di avere una tomba senza pianto, il decimo sonetto, ispirato dal suicidio del fratello, constatata la disperazione del tempo presente e conferma i dubbi sul futuro e cioè di morire in terra straniera.
    Foscolo fu buon profeta del proprio destino: morì a Londra e solo grazie alla generosità degli inglesi, le sue ossa nel 1871 sono state rese all'Italia e traslate a Firenze, dove riposano nella chiesa di Santa Croce.
    Il tema del sonetto verte sulla precarietà della condizione di esule e sul sentimento nostalgico nei confronti di una piccola isola del mar Ionio, molto amata, dove il poeta è nato. Il nocciolo della poesia è l'amore per la patria, lontana e irraggiungibile. E la triplice negazione iniziale esprime per l'appunto la convinzione del poeta di non poter farvi più ritorno. Ripensando alla fanciullezza il poeta ricorda le bellezze del clima e della vegetazione dell'isola, creata dalla dea Venere – nata dalle acque del mare – che lei rese fertile con il suo primo sorriso; e il sublime poema di Omero non poté tacerne il limpido cielo e la vegetazione e narrò le acque fatali e il diverso destino di Ulisse il quale, esule anch'egli, ricco di fama e di sventura, riuscì a ritornare ad Itaca. Tu, o materna mia terra, conclude il Foscolo, non avrai che questa poesia da tuo figlio, perché il Fato ha prescritto a me una tomba senza pianto.
    La poesia procede senza soluzione di continuità in un crescendo di tensione che toglie il respiro. L'ultima terzina riprende e chiude il tema iniziale.
    Il motivo della disperazione del poeta è la condizione dell'esule che lancia il suo grido di dolore contro il fato avverso. Ma il Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti tra sé e Omero e tra sé e Ulisse. Il Foscolo canta le proprie sventure, mentre Omero celebrò i viaggi di Ulisse, che potè a ritornare a baciare la «petrosa Itaca», mentre a lui non riuscirà di ritornare nella sua piccola isola. Ma come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo ha una possibilità di perpetuare la fama di Zacinto e il ricordo del poeta che la canta.
    La composizione è perfetta, a rima ABAB ABAB CDE CED, ricca di allitterazioni consonantiche come la c- l - f - e suoni vocalici come la e - i - o.
    Il lessico della poesia è altamente letterario, aulico, pregiato, selezionato e connotativo. La poesia ha un lungo periodo ipotattico che abbraccia le due quartine e la prima terzina. L'ultima terzina ha due periodo paratattici, ma il secondo è in effetti una subordinata causale, introdotta dal punto e virgola. Il primo periodo sintattico ha un andamento sinuoso e veloce, come le acque di un fiume che scorre tra le anse sempre più veloce, fino ad arrivare alla cascata finale, e di nuovo nel letto piatto lentamente il fiume riprende la sua corsa. Così in questo sonetto dopo l'incipit si susseguono sei relative, una dopo l'altra, in un crescendo di immagini nuove e creative fino all'ultima che descrive Ulisse nel suo drammatico viaggio. Il sonetto nella sua ultima terzina riprende il percorso, lentamente, per finire il senso drammatico espresso nei primi due versi.
    Le figure retoriche donano al sonetto purezza formale e una perfezione stilistica e, insieme ai riferimenti alla cultura classica, una forma neoclassica all'interno della quale si materializzano i tumultuosi pensieri dell'autore.
    Due sineddoche, una perifrasi, un iperbato, un'apostrofe, una litote, enjambements, il neologismo «illacrimata»: la composizione è caratterizzata da un altissimo e raffinatissimo linguaggio poetico.
    Scritto dal Foscolo tra il 1802 e il 1803, il sonetto costituisce una perfetta sintesi della dominante tradizione neoclassica e degli innovativi orientamenti romantici dell'autore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm und Drang: l'amor di Patria, l'ossessione della morte, la precarietà del tempo, la Poesia, che celebra eroismo e sventura... La vita è avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica che esclude un possibile rifugio nella religione. Tra le due componenti è l'anima romantica a prevalere.
    Il sonetto A Zacinto è un piccolo gioiello della letteratura italiana, in anticipo su quello che sarà quel grande e raffinato capolavoro che è il carme Dei sepolcri.

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Paolo Vitale @ 19/11/2013, 15:00) 
    Potresti mettere la parafrasi "Un dolce pomeriggio d'inferno"?

    La poesia

    Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce
    perché la luce non era più che una cosa
    immutabile, non alba né tramonto,
    i miei pensieri svanirono come molte
    farfalle, nei giardini pieni di rose
    che vivono di là, fuori del mondo.
    Come povere farfalle, come quelle
    semplici di primavera che sugli orti
    volano innumerevoli gialle e bianche,
    ecco se ne andavan via leggiere e belle,
    ecco inseguivano i miei occhi assorti,
    sempre più in alto volavano mai stanche.
    Tutte le forme diventavan farfalle
    intanto, non c’era più una cosa ferma
    intorno a me, una tremolante luce
    d’un altro mondo invadeva quella valle
    dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
    cantava l’angelo che a Te mi conduce.

    Carlo Betocchi

    parafrasi

    Un dolce pomeriggio d'inverno,dolce perchè la luce cambiava,non alba nè tramonto,i miei pensieri svanirono come molte farfalle,nei giardini pieni di rose che occupano quei spazi,fuori dal mondo. Come fragili farfalle,come quelle semplici di primavera che volano innumerevoli gialle e bianche,ecco se ne andavano via leggere e belle,ecco inseguivano i mei occhi profondamente intenti a guardarle,volavano sempre più in alto mai stanche. Intanto tutte le forme diventavano(prendevano somiglianza) farfalle,tutto era in movimento,una luce oscillante a parte (di un altro mondo) invadeva lo spazio (quella valle) da cui io fuggivo,e con la sua voce incessante cantava l'angelo che mi porta (conduce) da Te
     
    Top
    .
  6. caccaa
     
    .

    User deleted


    ciao, mi servirebbe la parafrasi 'c'è nel giovane autunno una stagione' di fedor tjutcev. E' urgente, grazie.
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (caccaa @ 3/12/2013, 16:23) 
    ciao, mi servirebbe la parafrasi 'c'è nel giovane autunno una stagione' di fedor tjutcev. E' urgente, grazie.

    Poesia di Fedor Tjutcev - Sere d'autunno


    Nella chiarezza v'è delle autunnali
    sere un tenero, un misterioso incanto:
    lo splendore degli alberi sinistro,
    il languido frusciare delle foglie
    porporine, il velato e calmo cielo
    sopra la terra triste e desolata,
    e, annunzio delle prossime bufere,
    un brusco, freddo vento qualche volta,
    un mancare e sfinirsi - e quel sorriso
    mite di sfioritura, su ogni cosa,
    che in essere senziente noi chiamiamo
    sacro pudore della sofferenza.


    Contrasti profondi di vita e di morte, di bellezza e di squallore, che si ripercuotono nell'animo dell'osservatore come sentimenti altrettanto contrastanti, sono la caratteristica più propria dell'autunno, che il poeta ha saputo cogliere nella descrizione di questa stagione dolce e desolata, e che ha reso con forti contrasti di aggettivi e di sostantivi.
    Alcuni di questi infatti (come « chiarezza », «tenero incanto», « languido frusciare », « velato e calmo cielo ») esprimono un senso di languore e di tenera malinconia nella visione del disfacimento dolce e lento dell'agonìa, mentre altri (come « sinistro splendore », « terra triste e desolata », e soprattutto il « brusco, freddo vento ») dicono il dramma, la tragedia, la paura.
    C'è, in questa originalissima descrizione dell'autunno, il senso del crollo lento e inesorabile di una natura ormai moribonda, crollo che nessuna forza potrebbe mai fermare, e insieme la mite dolcezza dell'aria che ancora perdura. nella limpida trasparenza dei cieli.
    Ma su tutte le impressioni visive prevale quella del « sorriso mite» delle cose, che vediamo lentamtnte « sfiorare », « mancare », « sfinirsi ». E, dice il poeta, un mite, pietoso sorriso,
    simile a quello che a volte notiamo nell'uomo che soffre (l'essere « senziente », consapevole), col quale egli cerca di nascondere la sua pena o la sua infermità agli occhi di chi lo guarda, per un intimo senso di pudore della sua sofferenza e della sua inferiorità di fronte agli altri.
    La natura malata e morente ha in questa poesia volto e sentimenti umani, perché il dolore ha una voce che non varia fra uomini, animali e cose, e perché sempre uguale è il sentimento di accorata pietà in chi vede a poco a poco disfarsi ciò che poco prima era ancor bello e pieno di vigore, si
    tratti di uomini o di cose, di esseri "senzienti" o di foglie e fiori.
    Ma più del disfacimento della grazia e della bellezza trascorse, ciò che ci accora è quella loro ombra remota che vagamente ancora persiste, e vagamente, ancora, le ricorda.

    www.poesie.reportonline.it/


    questo e' tutto quello che ho trovato.non conosco la poesia ..
     
    Top
    .
  8. Boo1
     
    .

    User deleted


    Allora mi potresti fare la parafrasi le ciaramelle
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Boo1 @ 10/12/2013, 16:40) 
    Allora mi potresti fare la parafrasi le ciaramelle

    LE CIARAMELLE


    Udii tra il sonno le ciaramelle,
    ho udito un suono di ninne nanne,
    ci sono in cielo tutte le stelle,
    ci sono i lumi nelle capanne.

    Sono venute dai monti oscuri
    le ciaramelle senza dir niente;
    hanno destata ne' suoi tuguri
    tutta la buona povera gente.

    Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
    accende il lume sotto la trave:
    sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
    di cauti passi, di voce grave.

    Le pie lucerne brillano intorno,
    là nella casa, qua su la siepe:
    sembra la terra, prima di giorno,
    un piccoletto grande presepe.

    Nel cielo azzurro tutte le stelle
    paion restare come in attesa;
    ed ecco alzare le ciaramelle
    il loro dolce suono di chiesa;




    suono di chiesa, suono di chiostro,
    suono di casa, suono di culla,
    suono di mamma, suono del nostro
    dolce e passato pianger di nulla.

    O ciaramelle degli anni primi,
    d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
    or che le stelle son là sublimi,
    conscie del nostro breve mistero;

    che non ancora si pensa al pane,
    che non ancora s'accende il fuoco;
    prima del grido delle campane
    fateci dunque piangere un poco.

    Non più di nulla, sì di qualcosa,
    di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
    quel pianto grande che poi riposa,
    quel gran dolore che poi non duole:

    sopra le nuove pene sue vere
    vuol quei singulti senza ragione:
    sul suo martòro, sul suo piacere,
    vuol quelle antiche lagrime buone!



    parafrasi


    In una sera stellata si sente in lontananza una canzone di ninne nanne prodotta tante ciaramelle. I lumi si accendono nelle capanne.
    Da monti cupi sono giunti, queste ciaramelle mute. tutte le persone gentili e sfortunate.
    Tutti si ritirano dal proprio capanno e sotto i bastoni una luce accendono. Le luci son d’oscurità e malavoglia, di leggeri passi e di voce pesante.
    Canti luminosi si compiono attorno, nei giacigli e vicino alle piante, assomiglia al paese, precedentemente il dì, un minuscolo gigante presepe.
    Nel cielo cristallino ogni stella sembra aspettar; eccole le ciaramelle in rilievo, il soffice canto di preghiera;
    suono di chiesa, suono di piccolo cortile, suono di abitazione, suono di lettino, suono di madre, suono del nostro gentile e scorso pianto di niente.
    O ciaramelle degli anni iniziali, avanti al dì, avanti alla verità, adesso che le stelle sono lassù bellissime, del piccolo mistero che ci appartiene;
    che appena si pensa al pane, quando il fuoco accendiamo, prima dell’urlo delle campane, fateci quindi lacrimare un po’.
    Non più di niente, sì di una cosa, tante cose! Ma il nostro cuore lo desidera, il pianto enorme che infine dorme, quell’immensa sofferenza che alla fine non duole;
    sulle nuove pene sue vere vuole quei singulti senza motivo: sopra il suo martòro, sul suo piacimento, vuole quelle vecchie lacrime dolci.
     
    Top
    .
  10. vito2
     
    .

    User deleted


    umberto saba a gesù bambino...cerco la parafrasi pleaseeee
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (vito2 @ 10/12/2013, 23:54) 
    umberto saba a gesù bambino...cerco la parafrasi pleaseeee

    A Gesù Bambino - U. Saba

    La notte è scesa
    e brilla la cometa
    che ha segnato il cammino.
    Sono davanti a Te, Santo Bambino!

    Tu, Re dell’universo,
    ci hai insegnato
    che tutte le creature sono uguali,
    che le distingue solo la bontà,
    tesoro immenso,
    dato al povero e al ricco.

    Gesù, fa’ ch’io sia buono,
    che in cuore non abbia che dolcezza.

    Fa’ che il tuo dono
    s’accresca in me ogni giorno
    e intorno lo diffonda,
    nel Tuo nome.

    parafrasi


    La poesia dell'Ermetico Umberto Saba sembra essere quasi una preghiera a Gesù Bambino nella quale gli chiede di farlo essere sempre di buon animo

    :1285603081.gif: mi sa che non c'e nulla da parafrasare,..e' scritta in perfetto italiano... :4kkncxl.gif: :nottea.gif:
     
    Top
    .
  12. daniela5
     
    .

    User deleted


    mi potresti fare la parafrasi di questo racconto : il riscatto del corpo di Ettore..... il libro è liberi nei libri

    me la faresti ??
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (daniela5 @ 3/1/2014, 15:21) 
    mi potresti fare la parafrasi di questo racconto : il riscatto del corpo di Ettore..... il libro è liberi nei libri

    me la faresti ??

    Parafrasi "Il riscatto del corpo di Ettore"

    Il grande Priamo entrò (nell'accampamento) senza farsi vedere, e, standogli accanto, prese fra le mani le ginocchia di Achille e gli baciò la mano, quella terribile mano omicida che molti figli aveva ucciso. Achille si stupì, vedendo Priamo simile ai mendicanti, come si stupiscono i presenti che assistono alla confessione di un'uomo che ha ucciso e se ne è andato in un'altro paese. E così si stupirono tutti gli astanti e si guardarono in viso. Priamo, pregando Achille, gli disse queste parole:
    " Achille, tu che sei pari agli dei, pensa a tuo padre che come me è sulla soglia della triste vecchiaia e viene tormentato dai vicini che gli stanno attorno perché non c'è nessuno che il dolore e il male gli allonai. Ma io sono completamente distrutto, poiché generai molti figli e di quelli non me ne resta nessuno.
    Ma Ares, arrabbiato, ha fatto cedere a molti le ginocchia, e l'unico figlio che ieri mi restava e che proteggeva la mia rocca e la mia gente ieri tu l'hai ucciso mentre lottava per la sua patria...Ettore. E' per lui che ora io vengo alle navi di Danai (ossia alle navi di Achille) e per poter riavere il suo corpo io ti porto doni infiniti."
    Così disse Priamo e ad Achille fece venir voglia di piangere quel povero padre. Allora gli prese la mano, e lentamente scostò Priamo. Entrambi stavano pensando: uno pianse a lungo Ettore il massacratore rannicchiandosi ai piedi di Achille, e quest'ultimo piangeva il padre ed anche Patroclo. E in tutta la dimora risuonava quel pianto.
     
    Top
    .
  14. benedetta1998
     
    .

    User deleted


    Ciao :) puoi farmi la parafrasi di "ritorno per un dolce natale"
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    CITAZIONE (benedetta1998 @ 10/1/2014, 19:01) 
    Ciao :) puoi farmi la parafrasi di "ritorno per un dolce natale"

    Ada Negri fu la prima scrittrice italiana generata dalla classe operaia, Ada Negri nacque in una famiglia molto povera a Lodi il 3 febbraio del 1870. Il padre Giuseppe era manovale e la madre, Vittoria Cornalba, tessitrice.

    Ada passò l'infanzia solitaria nella loggia da portiera dove lavorava la nonna, osservando il costante passaggio delle persone, come descriverà in seguito nel suo autobiografico Stella mattutina del 1912. Ada Negri morì a Milano l’11 gennaio del 1945.

    Ritorno per un dolce Natale

    Disse la madre: Lasciate socchiusa la porta, ch'egli verrà.
    Fu lasciata socchiusa la porta: egli entra, disceso dall'eternità.
    Per strade di neve e di fango gli fu guida la stella in cammino
    nei cieli sol quando rinasce, dentro una stalla, Gesù Bambino.
    Riaccosta l'uscio in silenzio, appende in silenzio il gancio al mantello
    (fiori e bruciacchi di schrapnell nella divisa ridotta un brandello:
    ma ben calca sugli occhi l'elmetto, che la fronte non sia veduta,
    e siede, al suo posto, nel cerchio della famiglia pallida e muta.
    -Mamma, perché non ti vedo la veste di raso dal gaio colore?
    - E' in fondo all'armadio, è in fondo all'armadio:
    domani la metto, mio dolce amore.
    - Babbo, perché così curvo, perché tante rughe intorno ai tuoi occhi?
    - Son vecchio, ormai: vecchio e stanco; ma tutto passa, se tu mi tocchi:
    - Sorellina dal piede leggero, perché un nastro nero fra i riccioli biondi?
    - T'inganni, ha il colore del cielo, ha il colore dei mari profondi.
    Intanto, dalle campane della Messa di Mezzanotte
    gigli e gigli di pace e d'amore fioriranno nella santa notte.
    Ed ecco al "Gloria" drizzarsi nell'alta e sottile persona il soldato,
    togliendo dal capo l'elmetto, piamente, con gesto pacato.
    Scoperta arderà in mezzo alla fronte l'ampia stimmate sanguinosa:
    corona di re consacrato, fiamma eterna, divina rosa.
    Ma sotto il diadema del sangue egli il capo reclinerà
    come chi nulla ha dato, come chi nulla avrà.

    e' tutto quello che ho trovato...mi spiace...ciao..
     
    Top
    .
181 replies since 11/11/2010, 13:34   260131 views
  Share  
.