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Lussy60.
diamante ,nè smiraldo,nè zafiro ( sonetto di Giacomo Lentini)
Analisi
Metrica: Il componimento in questione è un sonetto. I versi sono piani, lo schema ritmico abab/abab//cdc/dcd. Nel testo possiamo individuare una rima ricca (inamoranza -- alegranza). Notiamo inoltre che le parole che fanno rima sono spesso forme provenzali (inamoranza -- alegranza; sprendore -- onore) oppure latineggianti (preziosa -- vertudiosa -- amorosa).
Interpretazione: Il poeta indica i nomi di varie pietre preziose e splendenti dicendo che nessuna di queste ha tante bellezze quante ne ha in sé la sua amata. Lei splende come una stella, è piu bella di una rosa in fiore e ha tante virtù, più di qualunque altra donna. E infine, l'innamorato si rivolge a Cristo perché le doni una vita piena di gioie e la faccia vivere in pregio e onore.
Figure retoriche: Il sonetto in questione e costruito sulla base di una serie di iperboli: nelle due quartine il poeta nomina le più belle pietre preziose e reputa la bellezza della donna amata superiore a quella delle gemme. In seguito parla delle virtù della sua donna amorosa affermando che nessun'altra ne ha così tante quanto lei, che è piu bella di una rosa.
La similitudine della donna alla stella splendente sottolinea l'iperbole della bellezza e quindi l'idealizzazione della donna amata:
E di vertute tutte l'autre avanza,
e somigliante [a stella e] di sprendore
Linguaggio: Nel componimento si riflette la conoscenza dei lapidari medievali, cioè dei repertori in cui venivano descritte le pietre preziose e le loro presunte proprietà curative o prerogative magiche; il sonetto contiene, infatti, nove nomi di pietre preziose e alcune loro caratteristiche (vertudiosa, molto risprendente cosa).
Oltre a questi vocaboli specifici, individuiamo nel testo alcune forme provenzali (sprendore, giaia, inamoranza, alegranza) o francesi (conta) e alcune latineggianti (vertudiosa, amorosa, vertute, autre)..