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FRATELLI E IN MEMORIA
"Fratelli"
Di che reggimento siete
Fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
Parafrasi
Di che reggimento siete fratelli?
La parola fratelli trema nella notte(perchè priva di senso
per la crudeltà della guerra)
La parola fratelli nella sua fragilità (come foglia appena nata)
esprime un desiderio di pace e di speranza
Nell’aria piena di sofferenza degli uomini
nasce un'istintiva rivolta alla guerra dell’uomo
posto davanti alla sua debolezza
Fratelli
Commento
Nella poesia, Ungaretti esprime la sua sofferenza e amarezza per la sua condizione di soldato; Infatti, la parola fratelli è un augurio di pace ed esprime la speranza che la guerra finisca.
Struttura:
Versi liberi; è presente il solo segno di interpunzione usato da Ungaretti: il punto interrogativo. Rispetto alla prima versione la scansione dei versi nelle strofe viene scardinata, forse per sottolineare la telegraficità, la fugacità e la musicalità del messaggio, pur nella sua pregnanza. Si confrontino le due varianti, che testimoniano la ricerca instancabile della parola "scavata" nel segreto dell’anima. Se i Futuristi propongono le "parole in libertà", Ungaretti va in una direzione opposta: l’aderire alla parola si traduce in una fioritura di varianti per trovare la "parola pura" e per costruire una musicalità; non basta scendere nell’abisso e risalire, bisogna cogliere la musica che è dentro le parole (questa disposizione ungarettiana rimanda al suo amore per la musicalità del verso proprio della tradizione italiana, ma anche alla sua passione per la poesia araba, che è musicale per eccellenza).
Temi e figure retoriche
In questa lirica il fante-poeta esprime il senso della fragilità dell’esistenza dei soldati. E’ notte. L’aria è squarciata dai lampi e dai suoni della battaglia in corso. Due reparti di combattenti si incontrano sulla linea del fronte. Forse si salutano e si scambiano notizie flash. Il termine chiave della poesia è, però, la parola fratelli, che allude ad uno dei temi fondamentali del primo Ungaretti, dal poeta stesso indicato: la "fraternità degli uomini nella sofferenza". La poesia si snoda come una sorta di commento alla domanda iniziale, che tuttavia rimane senza risposta, perché ciò che conta non è la domanda, bensì la definizione…non il reggimento, ma l’appellativo fratelli. Il cosmopolita soldato Ungaretti, che fin da bambino ha avuto contatti con persone di ogni nazionalità, partito volontario per la guerra, riconosce, a contatto con altri commilitoni, che portano sui volti la sua stessa sofferenza e l’angoscia dei disagi della guerra, l’uomo che è nel soldato e sente pulsare nel suo cuore quel senso di fraterna solidarietà, che lega particolarmente gli esseri umani sradicati ed esposti alle bufere della vita. Quando il buio avvolge tutte le cose e soprattutto le persone, la voce del fante-poeta si leva ad ammonire e a ricordare ciò che molti sembrano aver dimenticato: l’amore per l’uomo…la sola legge che renda fratelli.
Bellissima è la metafora in forma di analogia del termine "fratelli" al 5° verso per indicare la delicatezza fragile, ma anche la speranza della crescita.
"In memoria"
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
Di emiri di nomadi
Suicida
Perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
E mutò nome
Fu Marcel
Ma non era Francese
E non sapeva più
Vivere
Nella tenda dei suoi
Dove si ascoltava la cantilena
Del Corano
Gustando un caffè
E non sapeva
Sciogliere
Il canto
Del suo abbandono
L’ho accompagnato
Insieme alla padrona dell’albergo
Dove abitavamo
A Parigi
Dal numero 5 della rue des Carmes
Appassito vicolo in discesa
Riposa
Nel camposanto d’Ivry
Sobborgo che pare
Sempre
In una giornata
Di una
Decomposta fiera
E forse io solo
So ancora
Che visse
Parafrasi
Si chiamava Moammed Sceab
Figlio di emiri arabi
Si suicidò perché non aveva più una patria
Amò la Francia e si cambiò il nome in Marcel
Ma non era francese e non riusciva più a vivere nella tenda dei suoi genitori
E non sapeva parlare della sua sofferenza
Ho accompagnato Marcel al cimitero
Con la padrona dell’albergo dove abitavamo a Parigi
Al numero 5 di rue des Carmes
Un vicolo povero in discesa
Riposa nel cimitero di Ivry
Sobborgo sempre disordinato
Come in un giorno di mercato
E solo io sapevo che visse
Commento
Ungaretti parla di un suo amico arabo di nome Moammed. Egli emigrò in Francia e si cambiò il nome in Marcel. Ma era triste, e non parlandone, si suicidò, per ritrovare se stesso.
Ungaretti scrive questa poesia in ricordo del suo amico Moammed Sceab.
Questa poesia non è dedicata ad un eroe e non è l’esaltazione di pregi e virtù del suo amico ma un omaggio ad una persona cara e alla sua vita. Il poeta inoltre parla del tema dell’esilio, e nel caso specifico di Moammed, del dramma del suo amico che non si riconosce nella sua vecchia cultura originaria ma neanche nella nuova cultura che ha di fronte. Ungaretti è l’unica persona che può ricordarlo e questo si capisce dai suoi versi “ e forse io solo so che ancora visse”. Secondo il poeta, la poesia fa rivivere il passato, il suo passato fatto di persone scomparse. Lui parla di persone care che non verranno mai ricordate dalla storia ma vivranno nel suo cuore, come il suo amico Moammed e la sua storia che ci trasmette il poeta, unico ad aver conosciuto il suo dramma.
Nella poesia vengono utilizzati i verbi al passato per evidenziare il ricordo e il distacco, attraverso cui viene sublimata poeticamente la vicenda tragica dell'amico.I versi si presentano frantumati con forti pause e silenzi che accentuano il tono malinconico della composizione; ogni parola è essenziale ed esprime le immagini dominanti e i motivi principali della poesia.
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