PARAFRASI

tutte quelle che servono sono qui!!!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lussy60
     
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    La vergine cuccia

    Parafrasi


    Così il vegetariano parla, o signore; e intanto sorge, a causa delle sue parole piene di sentimento, una dolce lacrima dagli occhi della tua dama, simile alle goccioline tremolanti e luccicanti che in primavera stillano dai tralci della vite eccitati al loro interno dal tepido soffio dei venti primaverili, portatori di fecondità. Ora le viene in mente quel giorno, ah terribile giorno! Quando la sua bella cagnolina allevata dalle Grazie, giocando come fanno i cuccioli, morse con il dente bianco il piede del servo: ed egli, impertinente, con un calcio la lanciò: e quella rotolò per tre volte; tre volte scosse gli scompigliati peli e da le deboli narici soffiò la polvere irritante. Poi lamentandosi: sembrava dicesse “aiuto, aiuto”; e da le volte dorate l’ Eco rispose all’invocazione d’aiuto rimandando di stanza in stanza il grido della cagnetta: dai locali posti a livello più basso tutti i servi tristi salirono e dalle stanze padronali dei piani nobili le damigelle pallide e tremanti si precipitarono. Accorsero tutti; il volto della tua dama fu spruzzato di profumi e alla fine rinvenne: l’ira e il dolore l’agitavano ancora; lanciò sguardi fulminanti al servo, e con voce dolce chiamò per tre volte la sua cagnetta: e questa le corse al suo seno; a modo suo le sembrava chiedere vendetta: e tu vendetta avesti vergine cagnolina allevata dalle grazie. L’empio servo tremò; con lo sguardo basso ascoltò la sua condanna. A lui non servirono i meriti accumulati in vent’anni di onorato servizio, a lui non servì la scrupolosità dimostrata nell’eseguire incarichi riservati: in vano lui supplico e promise; lui se ne andò spogliato della livrea che un tempo lo rendeva rispettabile agli occhi del popolino. In vano sperò di poter lavorare per un altro padrone, perché le dame, impietosite per la cagnetta, non nascosero il loro odio per il responsabile di così crudele delitto. Il poveraccio rimase per la strada, con i figli pallidi e affamati e con a fianco la moglie, tentando inutilmente di impietosire i passanti: e tu vergine cagnolina, placato, come gli antichi idoli, dal sacrificio di vittime umane, ti potesti gloriare della compiuta vendetta.


    parafrasi della poesia I PASTORI di gabriele d'annunzio


    Parafrasi

    E' settembre, è il tempo di migrare da un luogo ad un altro, il tempo nel quale i pastori abruzzesi lasciano gli alti pascoli e scendono verso il mare verde come i pascoli lassù sulla monta-gna.

    Hanno molto bevuto alle sorgenti native, affinchè il sapore di quell'acqua duri nei loro cuori e li conforti nel forzato esilio; hanno con sè il bastone di nocciolo su cui si appoggiano durante il cammino e con cui guidano le greggi .

    Scendono per la via larga come fiume verdeggiante, calcando le orme dei padri e degli avi che hanno sempre percorso le stesse vie. Oh, esultanza di colui che per primo scorge il mare e ne grida l'annuncio ai compagni !

    Ora il gregge costeggia il mare. Nulla turba l’aria.
    Sotto il sole la lana bionda delle pecore non si differenzia dal biondo colore della sabbia.
    Sciacquio d'onde, echi di passi e di canti si fondono in una sola armonia:

    ed io (il poeta), lontano dalla mia terra, mi rammarico perchè non sono in compagnia dei pastori.

    Spiegazione in prosa della poesia.
    Era settembre ed era il tempo di andare via.
    Ora nella terra degli Abruzzi i suoi pastori lasciavano i recinti e si dirigevano verso il mare: scendevano nel mare Adriatico che era tempestoso e che era di color verde come i pascoli che si trovavano nei monti.
    Avevano bevuto nelle sorgenti dei monti; perchè il sapor dell'acqua natale rimanga nei cuori deboli a confronto, e anche per non fare venire sete ai pastori lungo il cammino.
    Rinnovato avevano il bastone di nocciolo.
    Camminavano lungo il sentiero antico, che assomigliava ad un silenzioso fiume di erba, sopra le orme dei padri antichi.
    In seguito Gabriele D'Annunzio si immagina di sentire la voce di quella persona che per primo vede il mare con la superficie increspata.
    Ora nella spiaggia camminava la greggia.
    Non tirava vento e il sole illuminava la lana delle pecore che non si distingueva neanche dalla sabbia.
    Poi il poeta si immaginava il rumore provocato dal mare e il calpestìo che in questo momento il poeta li considera dei rumori dolci.
    Alla fine il poeta esprime la sua tristezza domandandosi perchè non si trovava nel suo paese con i suoi pastori.
    Con questa poesia Gabriele D'Annunzio vuole esprimere la sua tristezza e solitudine perchè desiderava (come narra l'ultima strofa della poesia) stare nel suo paese ma che purtroppo era stato costretto ad andare via.
    Questo mi fa capire quanto può essere importante per una persona il suo luogo natale per i bellissimi ricordi che una volta andato via, ti lasci dietro le spalle.
     
    Top
    .
181 replies since 11/11/2010, 13:34   260131 views
  Share  
.