CHIARA DELLO IACOVO

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  1. tomiva57
     
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    foto:lagazzettadellospettacolo.it


    Chiara Dello Iacovo, un’affidabile sorpresa.



    Sanremo è finito da poco meno di dieci giorni. Ti volti, e sembra che non abbia lasciato traccia. Se non nelle occhiaie che continui a portare a spasso per Milano, frutto di poche ore passate a dormire, in quel della riviera dei fiori. Per il resto poco o niente. Guardi la classifica, e vedi saldo in testa Salmo, che non solo da Sanremo non è ovviamente passato, ma che è quanto di più lontano si possa pensare dal Festival della Canzone Italiana.

    Come se il pubblico, quello che compra ancora musica, avesse voluto mandare un messaggio bello chiaro a Carlo Conti e a tutti quelli che ruotano intorno alla kermesse sanremese: con noi non avete nulla a che fare. Chiaramente non è del tutto vero. Non è vero che chi ascolta Salmo non ha necessariamente a che fare con Conti e quel mondo lì, così come non è vero che Sanremo non ha lasciato alcuna traccia dietro di sé. Qualcosa è rimasto. Nelle classifiche, basta scendere un po’ con lo sguardo, ma soprattutto nel nostro panorama musicale, che si è arricchito di nuove pagine. Una di queste, di pagine, le ha scritte una nuova cantautrice, appena ventenne. Chi segue queste pagine già saprà di chi stiamo parlando. E chi non le segue ma è munito di orecchie e di un briciolo di curiosità pure. Chiara Dello Iacovo.

    La ventenne di Asti che ha presentato a Sanremo Introverso, piazzandosi al secondo posto è, a nostro insindacabile parere, quanto di meglio il nuovo che avanza abbia fatto sentire in quel del Festival. Una cantautrice cantautrice, innanzitutto. Cioè una ragazza che si scrive le canzoni, seguendo una tradizione che, sembrerebbe, si è fermata con la generazione di chi oggi ha tra i quaranta e i cinquant'anni, e che quelle canzoni se le canta pure. Per intendersi, tanto per giocarci subito gli assi, Chiara è quanto di più vicino, oggi, abbiamo a gente come Niccolò Fabi, Daniele Silvestri o, per staccarci da quel gruppo fortunato cresciuto intorno a Il Locale, Simone Cristicchi. Gente che, insomma, ha a sua volta scritto pagine assai importanti della nostra cultura popolare in musica. Le pagine che superano il passare degli anni, mica sciocchezze.

    Chiara, nonostante la giovanissima età, ha tirato fuori proprio durante il Festival il suo album d’esordio, Appena sveglia, edito da Rusty Records, che ci riconcilia con l’idea stessa di album. Dieci canzoni. Neanche una che risulti un riempitivo. Messe lì incastrate, se ne togli una cadono le altre, e nessuno vuol farle cadere. Una poetica, nonostante la giovanissima età, assai definita, riconoscibile già al secondo ascolto. Una poetica difficile da raccontare in due parole, con uno sguardo sul mondo che si poggia lieve ma che, come certe spine, ti si ficca sotto pelle e non se ne va se non lasciando graffi sanguinanti, di quelli che ci macchiano le camicie.

    Sguardo lieve che, però, proprio forte della sua levità, ti fa sorridere, riflettere, in qualche modo ti disturba. Sì, ti disturba, o meglio, ti turba, senza dis. Ti turba. Come certi pensieri, che non vorresti farli, ma ti ritrovi a farli, e dopo un po’ non puoi neanche farne a meno. Perché Chiara, che a vent’anni è già passata per un talent, The Voice of Italy, che oggi cerca di farne vanto, portandola sul piedistallo ben più di chi poi ha vinto, e per una finale di Musicultura, oltre che il già citato Sanremo, che l’ha vista seconda dietro Francesco Gabbani, ha una sua personalità decisamente definita e la sua personalità è di quelle che non lascia indifferenti. Non ha paura, per dire, di affrontare canoni importanti, come cantare Genova, che per una astigiana è roba tosta, quasi da suicidio, o anche solo l’amore (seppur per se stessa).
    Cantare l’amore a vent’anni non è cosa per tutti, ditelo a Fragola, per esempio. Chiara Dello Iacovo ama giocare con le parole, e lo sa anche fare (non necessariamente le due cose vanno a braccetto), così come ama giocare con la voce e con le melodie. A vent’anni. Oggi.

    Ecco, in un’epoca di approssimazione, Chiara è una vecchia. Ma non una vecchia e basta. Una vecchia saggia. Una sulla quale fare affidamento, come la nonna che, stai sicuro, non ti fa andar via senza averti passato venti euro di nascosto, come un pusher che ti infila la stagnola in mano. Una nonna di vent’anni, e mi rendo conto che a dare della nonna a una ventenne si corre anche il rischio di essere fraintesi.

    Insomma, ci siamo capiti. Affidabilità e sorpresa, insieme, nella stessa frase. Provateci, se ci riuscite. Metti su il suo cd e non hai paura che ti parta un suono sbagliato, buttato lì per fare i moderni o per fare gli alternativi. Il suono giusto, quello che dovrebbe uscire su una determinata canzone. Lo stesso con le parole. Non quelle che ti riconciliano col tuo essere giovane o adulto, ma quelle che una determinata canzone evocano. Le parole giuste sulla musica giusta. Proprio come quei nomi che ho fatto prima. I nomi giusti da mettere nella stessa frase con lei.

    Ora speriamo solo che, dietro questa sua aria fragile, leggera appunto, si nascondano, come sembra, un paio di spalle belle larghe, perché il mondo dello spettacolo è molto meno leggero di quel che a prima vista si potrebbe pensare. Noi, ovviamente, si continua a fare il tifo per lei.

    di Michele Monina
    foto:ilfattoquotidiano.it



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    foto:repstatic.it




    Video

    Introverso


    Video

    Vento



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    foto:radioitalia.it


    CHIARA DELLO IACOVO PRESENTA IL SUO ALBUM 'APPENA SVEGLIA', E CONQUISTA TUTTI


    Intervista alla giovane cantautrice astigiana, seconda tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo e talento in ascesa.

    Un talento puro e una semplicità coinvolgente. La vitalità di una ragazza spensierata ma la testa e la voce di un artista maturo. Chiara Dello Iacovo ha conquistato tutti. Da Musicultura 2015 al talent “The Voice Of Italy” fino al palco più prestigioso, quello dell’Ariston di Sanremo, arrivando seconda tra le Nuove Proposte. Martedì 16 alla Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, Chiara ha presentato il suo album “Appena Sveglia”. Cantautrice tradizionalista, perfetta nel binomio voce-strumento (piano o chitarra), ma anche innovativa con interpretazioni dense di teatralità, Chiara stupisce per la facilità con cui, a soli 20 anni, scrive testi profondi. E incanta con i suoi occhi, magnetici ed espressivi. Noi l'abbiamo intervistata in esclusiva.

    Come è iniziata la tua carriera?

    «Ho iniziato pianoforte a 8 anni e poi ho scoperto il canto. Quando sono stata in America ho riscoperto la musica classica, ho fatto teatro e a 13 anni ho cominciato a scrivere. Dopo il liceo mi sono chiesta: ora che strada prendo? Ho provato quella della cantautrice e si è rivelata la migliore, mi permette di fondere tutte le mie esigenze espressive».

    Sei una cantante molto “teatrale” ma hai abbandonato il teatro: perché?

    «Volevo fare i provini per l’accademia d’Arte Drammatica ma ho rinunciato: mi faceva paura una scelta così categorica, in quel momento sentivo di voler partire e rinchiudermi 3 anni in un’accademia mi ha spaventato. Da piccola mi prendevo molto sul serio ma il teatro mi ha insegnato che prendersi in giro fino ad umiliarsi non è negativo. Questo ha creato un certo equilibrio nella mia presenza sul palco».

    Che cosa ti ha lasciato Sanremo?

    «Persone. Un esempio è Andy (cofondatore dei Bluvertigo e mediatore della serata, ndr). Avevo paura che il Festival fosse una cosa “chiusa” ma poi ho ricevuto tanto affetto da tante persone».

    Il ricordo più bello del Festival?

    «Sono un miliardo! Come Pif sia riuscito a farmi passare il malumore dopo la “sconfitta” per esempio. Non mi importava di vincere ma quando sei a tanto così è difficile non volerlo. Però non ho vinto e, vittima dello “scazzo” del momento, ero nel gabbiotto di Radio Due e subito Pif mi ha fatto passare tutto».


    Da dove viene il titolo "Appena Sveglia"?

    «Ho passato tempo a cercare un titolo adatto. Un giorno ero con la mia coinquilina, mi ero appena alzata e d’un tratto mi è venuto… così! È emblematico perché quando ci svegliamo siamo “veri”, siamo noi stessi ma indica anche che sono da poco “sveglia” in un mondo nuovo e che non conosco».

    Nel brano “La mia città” il tuo rapporto con Asti è definito clandestino: perché?

    «Ho una famiglia di radici non piemontesi e sono cresciuta senza un forte senso di appartenenza. I miei coetanei lo avevano, io no e non capivo perché mi sentissi inappropriata. Stare bene nel luogo dove nasci non vuol dire per forza accontentarsi, ma per me sarebbe stato così».

    Hai iniziato a scrivere in inglese ma dopo gli USA sei tornata all’italiano: non è un paradosso?

    «La mia esperienza americana è stata l’antitesi della tipica esperienza statunitense. Ero molto esterofila ma poi ho sfatato questo mito. Sono partita con una condizione esistenziale equilibrata ma l’ho interrotta nel culmine e ho cominciato a scrivere in italiano perché temevo di perdere quella me stessa lasciata in Italia. Mi sono aggrappata ad una nostalgia verso di me e verso quell’equilibrio».

    Progetti futuri?

    «Vorrei fare un miliardo di cose. Dare il settimo anno di pianoforte, studiare basso, prendere la triennale in cultura e letteratura del mondo moderno. È inutile però fare programmi, tutto cambia continuamente».

    Una volta hai detto che vorresti cambiare il mondo…

    «È vero, ma non lo si può fare da soli. Voglio continuare a fare musica perché è uno degli strumenti più efficaci per cambiarlo insieme».


    Kevin Ben Ali Zinati
    fonte:it.blastingnews.com
     
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  2. tomiva57
     
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