Ognuno ha tanta storia tante facce nella memoria tanto di tutto tanto di niente le parole di tanta gente. Tanto buio tanto colore tanta noia tanto amore tante sciocchezze tante passioni tanto silenzio tante canzoni. Anche tu così presente così solo nella mia mente tu che sempre mi amerai tu che giuri e giuro anch'io anche tu amore mio così certo e così bello. Anche tu diventerai come un vecchio ritornello che nessuno canta più come un vecchio ritornello. Anche tu così presente - sempre così solo nella mia mente - sempre tu che sempre mi amerai - sempre tu che giuri e giuro anch'io - sempre anche tu amore mio - sempre così certo e così bello. Anche tu diventerai come un vecchio ritornello che nessuno canta più come un vecchio ritornello che nessuno canta più. Ognuno ha tanta storia tante facce nella memoria tanto di tutto tanto di niente le parole di tanta gente. Anche tu così presente così solo nella mia mente tu che sempre mi amerai tu che giuri e giuro anch'io anche tu amore mio così certo e così bello Anche tu diventerai come un vecchio ritornello che nessuno canta più come un vecchio ritornello che nessuno canta più.
"Sempre" (Castellacci, Pisano)
Gabriella Ferri (Roma, 18 settembre 1942 – Corchiano, 3 aprile 2004) è stata una cantante italiana di musica leggera, nota per le interpretazioni delle canzoni popolari romanesche e napoletane, oltre che attrice teatrale.
biografia
Gli inizi: Luisa e Gabriella
Nata e cresciuta nel quartiere romano del Testaccio, è figlia di Vittorio, un commerciante ambulante di dolci ammiratore della canzone in dialetto romanesco; smette ben presto di studiare a causa di un incidente. Gabriella ha l'ambizione di diventare una indossatrice e per realizzare questo mestiere svolge tantissimi lavori come l'operaia e la commessa. Conosce Luisa De Santis (figlia del regista Giuseppe, celebre per Riso amaro) e ne diviene molto amica: insieme danno vita ad un duo, con il nome di Luisa e Gabriella, che cerca di riscoprire il repertorio folk romano. Iniziano così i primi spettacoli, basati sul repertorio tradizionale della canzone romanesca (come Barcarolo romano) e su canti da osteria (come La società dei magnaccioni), e una sera, all'Intra's Club di Milano (in quel periodo sono ospitate da Camilla Cederna), vengono notate da Walter Guertler, che le mette sotto contratto e pubblica il loro primo 45 giri con la Jolly, una rielaborazione del brano popolare La società dei magnaccioni. Sempre nel 1963 hanno la prima esperienza in televisione, nella trasmissione La fiera dei sogni presentata da Mike Bongiorno, in cui cantano La società dei magnaccioni che, nei giorni seguenti all'apparizione televisiva, vende un milione e settecentomila copie, diventando uno degli inni dei giovani di quegli anni.
Nel 1965 esce nelle sale cinematografiche italiane ed estere il loro primo e forse unico filmato musicale contenuto nel film 008 Operazione Ritmo del regista produttore Tullio Piacentini. La Jolly immette dunque sul mercato un nuovo singolo delle artiste che attingono questa volta al folk siciliano incidendo una loro personale versione di Sciuri sciuri e Vitti'na crozzà: anche questo secondo singolo riscuote un discreto successo e le artiste incidono un terzo 45 giri composto da La povera Cecilia, una canzone tradizionale spesso cantata dai menestrelli e nel lato B da È tutta robba mia, presa a prestito dallo spettacolo La manfrina e musicata da Ennio Morricone. La carriera solista
Il duo però non dura, a causa della timidezza di Luisa che non ama cantare in pubblico; Gabriella continua quindi da sola, incidendo anche un album nel 1966; dello stesso anno è una tournée in Canada, assieme ad altri esponenti del folk come Caterina Bueno, Otello Profazio e Lino Toffolo in uno spettacolo teatrale che ha la regia di Aldo Trionfo. Dopo gli anni passati a Milano, torna a Roma alla fine del 1966, ed approda al Bagaglino di Roma, di cui diventa la cantante ufficiale; qui conosce Piero Pintucci, che diventerà un suo collaboratore musicale abituale, ed incide un 45 giri nel 1968 per la ARC, È scesa ormai la sera, che in Italia non ha un grosso riscontro commerciale. Il lato b di questo singolo, Ti regalo gli occhi miei, raggiunge i vertici delle classifiche in Sudamerica e Gabriella lo incide in lingua spagnola con il titolo Te regalo mis ojos vendendo svariati milioni di copie: intraprende così un tour nei paesi sudamericani con strepitoso successo per poi tornare ad esibirsi al Bagaglino con Enrico Montesano.
Gabriella Ferri, in quel periodo, non disdegna comunque il beat, si esibisce anche al Piper Club: dopo aver firmato un nuovo contratto discografico con la RCA Italiana, partecipa nel 1969 al Festival di Sanremo ma, nonostante presentasse, in coppia con Stevie Wonder, una bella canzone con sonorità beat e rhythm'n'blues, scritta da Gabriella insieme al padre Vittorio e a Piero Pintucci, intitolata Se tu ragazzo mio, l'artista viene eliminata al primo turno e a Sanremo non tornerà mai più. Il disco comunque è un successo, e la canzone viene reinterpretata da molti altri artisti (come I Camaleonti e Nada: questo spinge la RCA a pubblicare alla fine del 1969 l'album Gabriella Ferri, in cui canzoni più moderne si affiancano a brani della tradizione come Ciccio Formaggio; il disco è importante anche per il tentativo di creare una nuova canzone romanesca che si riallacci alla tradizione, ed emblematiche in questo senso sono Sor fregnone, scritta dalla Ferri su una musica di Vittorio Nocenzi (il tastierista del Banco del Mutuo Soccorso), e Sinnò me moro, canzone scritta nel 1961 dal regista Pietro Germi su musica di Carlo Rustichelli per il film Un maledetto imbroglio e cantata dalla figlia di Rustichelli, Alida Chelli (Gabriella l'aveva già incisa nel 1963 con Luisa De Sanctis).
Nel corso degli anni il suo fisico, da magro e sottile che era, si è andato via via irrobustendo e questo nuovo aspetto fa parlare di lei come di una mamma Roma che tiene testa (in Tv in una trasmissione che è divenuta culto, più volte trasmessa) a Claudio Villa: stornellando, i due si dicono le cose peggiori e Gabriella ne esce come l'erede di un genere romanesco che non è solo voce, ma anche aspetto. È così che si appropria delle canzoni, vecchie o nuove non importa, che le diano la possibilità di costruire dei veri e propri numeri, quasi delle «macchiette», nelle quali però non c'è imitazione dei vecchi artisti napoletani ma il filtro di una personalità esuberante e irrefrenabile: così Dove sta Zazà?, che nel dopoguerra era stata il simbolo dell'Italia dissolta (Dove sta Zazà/Uh Madonna mia) tornava ad essere nella sua interpretazione un brano intriso di perfidia e di amarezza, e così era per Ciccio Formaggio, vecchio brano cantato da Nino Taranto.
Negli anni '70 aumentano le sue apparizioni in televisione: una serata speciale le era stata dedicata nel 1971, Questa sera... Gabriella Ferri, e verso la metà degli anni settanta aveva condotto per la televisione anche i varietà Dove sta Zazà (1973), che prese il titolo dal motivo di successo che aveva contribuito a rilanciare, il Circo delle voci (1974) e Mazzabubù (1975). Dopo l'esperienza televisiva di Giochiamo al varieté (1980) e l'incisione di un disco con alcune canzoni scritte per lei da Paolo Conte (Gabriella, nel 1981, con la celebre Vamp), si trasferì per qualche tempo negli USA, lasciando televisione e cabaret per dedicarsi unicamente alla musica. Rientrata in Italia, incise nel 1987 la sigla del varietà televisivo Biberon.
Ultime apparizioni e scomparsa
La sue due ultime uscite artistiche di rilievo avvennero nel 1996 al Premio Tenco di Sanremo dove si esibì con la Piccola Orchestra Avion Travel e nel luglio del 1997 con un concerto a Parco Celimontana a Roma (inclusa nella manifestazione Voglia Matta Anni 60) davanti 7.000 spettatori (se ne aspettavano un migliaio). Nel 1997 incide un album, Ritorno al futuro, poi il ritiro definitivo dalle scene, anche a causa di ricadute nella grave depressione che la tormentava a fasi alterne da anni; a parte qualche sporadica apparizione in spettacoli televisivi, scelse di condurre vita ritirata.
Il 3 aprile 2004 Gabriella Ferri morì, in seguito alla caduta da una finestra della sua casa di Corchiano (VT). Aveva già tentato di togliersi la vita nel 1975, in seguito alla morte del padre Vittorio. Tuttavia la famiglia smentisce ogni ipotesi di suicidio, ipotizzando che si possa essere trattato di un malore, causato magari dai medicinali antidepressivi di cui la cantante faceva uso. La famiglia, inoltre, sostiene che non è stato lasciato nessun biglietto di addio, e che la cantante avrebbe dovuto partecipare, il lunedì successivo alla morte, ad un programma televisivo, al quale non intendeva assolutamente mancare.
Per volontà del sindaco di Roma, Walter Veltroni, la camera ardente venne allestita in Campidoglio, nella Sala Protomoteca, dove migliaia di romani le resero omaggio.
L'eredità artistica
Il suo testamento spirituale è rintracciabile nella lunga raccolta di Canti Di Versi dove, tra ritmi jazz, tanghi e flamenchi, con un incedere interpretativo e voce struggente che ricorda da vicino Amália Rodrigues (Coimbra), interpreta canzoni sue e di autori celebri come Paolo Conte (nell'autoironica Vamp), Luigi Tenco (Lontano lontano), Ennio Morricone (Stornello dell'estate). Ma ancor più in brani come Una donna sbagliata, Sono partita di sera, È scesa ormai la sera, una commovente Via Rasella ("Via Rasella, Via Rasella t'hanno messo a pecorone ... maledetto sto' dolore ..."), ed un altrettanto struggente O sole mio. Nel 2007 una sua canzone, Remedios, venne usata come colonna sonora del film Saturno contro, e venne inserita nell'album pubblicato a Marzo 2007, Saturno contro soundtrack. Il brano venne suggerito al regista del film Ferzan Ozpetek dal discografico Marco Cestoni. Nella estate dello stesso anno, Remedios venne re-mixata da Dj Brizi e ricantata dalla brasiliana Selma Hernades.
3 Aprile 2004 un altro pezzo di Roma ci lascia.
Gabriella Ferri è morta questo pomeriggio alle ore 18, all'ospedale San Camillo di Roma. Caduta dal balcone della sua abitazione di Corchiano (VT), dopo un volo di sette metri, ricoverata d'urgenza all'ospedale di Civita Castellana da dove, vista la gravità della situazione, trasferita d'urgenza a Roma. A nulla sono valsi gli sforzi per tenerla in vita. Con la scomparsa di Gabriella Ferri, cessa di esistere una delle voci più belle e famose della canzone popolare romana. La cantante nata a Roma 63 anni fa, aveva iniziato negli anni Sessanta, con grande successo, rivisitando le canzoni più famose della tradizione romana. "La società dei magnaccioni", in particolare, vendette 1.700.000 copie. Aveva cominciato, lei che è uno dei simboli di Roma, all'Intras Club di Milano negli anni 60. In seguito al Bagaglino di Roma continuò la sua avventura artistica cantando gli stornelli romani. Con il successo arrivarono anche le apparizioni televisive dove il suo naturale temperamento teatrale la aiutò a divenire grande. Erano gli anni '70 dei grandi varietà televisivi. Partecipò a "Senza rete" e "Dove sta Zazà" dove, con la sigla di chiusura "Sempre", lasciò uno dei ricordi più belli della storia della musica italiana in televisione. Oltre alle più famose canzoni romane, Gabriella Ferri ha saputo interpretare in modo profondo, anche quelle della tradizione popolare napoletana. Nel suo curriculum, oltre alle già citate romane e napoletane c'è anche tanta musica diversa: dalla canzone d'autore anni '70, ai vecchi successi americani, per arrivare a sfiorare atmosfere latine. Insomma, un'artista completa che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano, che pur mancando dalle scene da molti anni, non è mai stata e non sarà mai dimenticata. Con lei se ne va l'ultima grande interprete femminile della canzone romana e non solo. Di lei ricorderemo le innumerevoli interpretazioni graffianti e personali delle canzoni popolari: uno stile inimitabile che l'ha resa di fatto, un'artista unica e straordinaria.
discografia
Gabriella Ferri (1966)
Er carettiere a vino Le mantellate Te possino dà tante coltellate Nina si voi dormite Povera mamma Stornello dell'estate Barcarolo romano Aritornelli antichi M'hai messo le catene Er patto stucco Vola vola l'aritornello L'eco der core
Gabriella Ferri (1970)
Sor Fregnone Se tu ragazzo mio Sinno' me moro La luna è lontana È scesa ormai la sera Scendi notte ...E niente I miei sogni d'amore I close my eyes Ti regalo gli occhi miei Ciccio Formaggio Non serve il mare
..Lassatece passà (1971)
Sora Menica Er cortelluccio Chitarra romana Notte serena Tanto pè cantà Affaccete Nunziata Quanto sei bella Roma Barcarolo romano Giovanottino della malavita La società dei magnaccioni Alla Renella Tu non me piaci più Stornelli (Miscellanea)
E se fumarono a Zazà (1971)
'O sole mio Come facette mammeta? Reginella 'A tazza 'e cafè Maria Marì Marechiare Dove stà Zazà In cerca di te Ciccio Formaggio Tamurriata nera Simmo 'e Napule...paisà
L'amore è facile, non è difficile (1972)
Rosamunda Gita a li castelli 'O surdato 'nnamurato Nù strillà tanto La pansè 'Na sera 'e maggio Eulalia Torricelli La luna Roma forestiera Guapparia
Gabriella, i suoi amici...e tanto folk (1972)
Roma forestiera (G.Ferri) Lamento di carrettiere (O.Profazio) M'hai messo le catene (G.Ferri) Aritornelli antichi (G.Ferri-P.La Licata) Coraggio ben mio (L.De Santis) Il valzer della toppa (L.Betti) Tarantella cantata (O.Profazio) La grazia (O.Profazio) Canto delle lavandaie del Vomero (G.Ferri) Cristo al mandrione (L.Betti) Cade l'uliva (L.De Santis) Canzone del flauto (O.Profazio) Madonna dell'angeli (G.Ferri)
Sempre (1973)
Il valzer della toppa 'A casciaforte Cara madre mia Sette par de scarpe...e vado scarzo Tutti al mare Pè lungotevere Io cerco la Titina Se ci vuoi pensar... Sempre Lacreme napulitane Sono partita di sera
Remedios (1974)
Semo in centoventitrè Nina, si voi dormite Canto dè malavita E dormi pupo dorce Fiori trasteverini La paloma Grazie alla vita Cielito lindo Remedios La malagueña La cucaracha
Mazzabubù (1975)
Vecchia Roma Il tuo bacio è come un rock ...E cammina Tu vuò fà l'americano Eri piccola così! Maruzzella Malafemmena Casetta de Trastevere Luna rossa Vola pensiero mio 'A Luciana
...E adesso andiamo a incominciare (1977)
Give peace a change (inizio) Il terzo uomo Lasciami sola (Leave me alone) Lunedì Oracao da mâe meniniha ...E adesso andiamo a cominciare Ma che ne so Ave Maria Give peace a change (finale) Con i Pandemonium
Gabriella (1981)
Vamp Solo contro un record Non piangere La libertà Fantasia Non ridere La mia vita Canzone
Nostargia (1987)
Per chi suona la campanella Er Zelletta Il cavallo della giostra Nostargia El mejo tango Primavera Canzone La campanella
Ritorno al futuro (1997)
Ricordo Cristo al Mandrione È scesa ormai la sera Uomo camion una luna para ti Sinnò me moro Via Rasella A Capo Cabana Cara madre mia Hesitation Vola pensiero mio 'O sole mio Da ragazzina
Canti diVersi (2000)
Vamp Sono partita di sera Una donna sbagliata È un'ora qualunque Stornello dell'estate Me voi pè te Fiore del primo amore Cambia la vita Lontano lontano Coimbra.
La riscossa dello stornello romano dalla strada al teatro è boom Dai centri anziani, ai centri sociali, fino alle tournée internazionali, sempre un successo. Serenate, canti della mala, stornelli e una gran varietà di rivisitazioni jazz
di Luca Villoresi
Se si parla di canzone romana, non tanto nel senso della scuola romana formato Sanremo, quanto nel senso della canzone romanesca (fior de cicoria, fiume bojaccia e paraponziponzipò), bisogna scegliere da che palco cominciare.
Quello dei Ponentino trio, ad esempio, stando alle delibere comunali sugli artisti di strada, dovrebbe aggirarsi sui tre metri quadri. E si apparecchia alla buona. Costantino, quello con il cilindro in testa e il frac rattoppato, spazza via con la scarpa cicche e cocce di fusaia. Libera il suo proscenio d´asfalto, annuncia lo spettacolo. Mentre Cesario, con la chitarra che scalpita - «Daje, attacca, che sennò ci cacciano pure da qui» - già dà il la a Daniela, reginetta di uno di quegli stornelli a botta e risposta, da amore rugantino, che se ne dice di tutti i colori. Lo show ha sempre un grande successo. A qualcuno scappa pure una lacrimuccia («Questa la cantava mamma mia»), che vale dieci euro nel piattino. Si fermano anche sud americani, cinesi, un indiano entusiasta. Dalle parti di Porta Portese, però, il successo è anche un problema. Il capannello si allarga. Quelli delle bancarelle si lamentano. E alla fine arrivano i vigili: «Vediamo di risolvere... così, senza che ci mettiamo a fare gli effetti speciali».
Porta Portese non sarà l´Ariston. Ma per verificare se davvero la musica romana stia tornando un genere popolare, bisogna scendere dalle luci della ribalta e affacciarsi in strada: la vera patria di una tradizione a lungo sottovalutata perfino dai cultori delle tarante e dei ritmi occitani; e spesso rinnegata dagli stessi romani, ché ascoltare Lando Fiorini o Alvaro Amici era peggio che mettersi i calzini corti. Insomma, sembrava roba da centro anziani. Te la ritrovi nei centri sociali. Un fermento che sobbolle nelle pentole di San Lorenzo, del Pigneto, di Tor Pignattara, proponendo il recupero di serenate, canti della mala, stornelli, ma anche una gran varietà di riciclaggi, in chiave jazz, rap, reggae.
Il bello, peraltro, sembra proprio questo: ognuno se la canta e se la "sona" come gli pare. E ognuno ha il suo palcoscenico da conquistare. I Ponentino ogni tanto rimediano un concertino, un matrimonio, o una di quelle feste di quartiere dove suoni sul cassone di un camion; altrimenti li ritrovi su un marciapiede della Lungaretta; oppure, la domenica, a Porta Portese. Come c´è palco e palco, c´è hit parade e hit parade. Nel suo piccolo il cd del Ponentino trio va forte. Esaurite le prime mille copie, sta per finire le cinquecento ristampe. Registrato negli studi del centro sociale di Forte Prenestino il cd è autoprodotto, anzi, meglio: «Multiprodotto dal nostro pubblico. In tanti ci chiedevano di avere le nostre canzoni. Per fare un cd però servivano duemila euro. Così abbiamo aperto una sottoscrizione: dieci euro in cambio di un buono per ritirare una copia del cd». Sui marciapiedi, quando non bisogna sbrigarsi, lo show dura una ventina di minuti. Versi di Trilussa, scherzi, stornellate. I classici del repertorio tuttavia, a grande richiesta, sono sempre due. «Te la ricordi Lella quella ricca, la moje de Proietti er cravattaro...». E poi l´immancabile Barcarolo. Quando Daniela attacca «Quanta pena stasera c´è sul fiume...», non fa in tempo ad arrivare a «... disgraziato chi sogna e chi spera», che c´è già il coretto: «Er barcarolo va controcorrente!». Bravi. Applausi. La gente viene a complimentarsi. O a proporre canzoni sentite nell´infanzia; delle quali, però, non conosce mai il testo completo. Sembra che i romani, al pari della storia dei loro marmi - Balzani? Chi era costui? - ignorino anche quella delle loro canzoni, ultimi frammenti di una tradizione orale ormai solo vagamente orecchiata.
I ricordi sono incerti. La memoria vaga. Vale per «Lella», che molti credono appartenere a un´epoca lontana («Vecchia quanto? Vecchia assai»), mentre è una canzone degli anni Settanta. Scritta non da Califano e neppure dai Vianella, ma da un duetto, Edoardo De Angelis e Stelio Gicca Palli, che con quel testo aveva trionfato alla sezione giovani del Cantagiro; incappando peraltro nella censura della Rai, per via del fatto che l´assassino di Lella non solo è ancora libero e impunito, ma non mostra alcun segno di pentimento. «Barcarolo romano», invece, è stata presentata nel 1926. L´autore è Romolo Balzani, il prolificissimo compositore che, con Petrolini, rappresenta l´anello di congiunzione tra la tradizione popolare delle villanelle seicentesche («Quando nascesti tu nasceva il sole... «), delle tarantelle improvvisate dai cantastorie sui fatti del giorno, dei sonetti, e, dall´altra, l´era di Claudio Villa e Lando Fiorini, Gabriella Ferri e Gigi Proietti. Il repertorio, si vedrà, è vasto e versatile: gira la rota gira, taradandanrindondella, te possino dà tante coltellate e Maramao perché sei morto? Se si dovesse reperire, nei paraggi, un´immagine, una metafora capace di rappresentare il patrimonio della canzone romana ci si potrebbe orientare verso una di quelle bancarelle stracolme di indumenti usati. Un grande ammasso di tessuti, ora più pregiati, ora più scadenti - lane, cotoni, seta, terital - nel quale tutti frugano e ogni tanto tirano fuori qualcosa. Per poi adattarlo ai rispettivi look: un tocco di civetteria in mezzo a un guardaroba di pregio, o un indumento da riciclare fino all´ultima toppa. Allo stesso modo ognuno può estrarre dalla musica romana vari motivi di ispirazione: riproposizioni colte, commerciali, appassionate, scontate... Dal Ponentino trio. All´antologia curata dall´Oscar Nicola Piovani per le celebrazioni del centenario di Villa Borghese. Dal Piotta. A Elena Bonelli che, dopo aver portato in giro tra gli italiani del mondo la canzone napoletana, ha deciso «di mettere l´abito da sera alla canzone romana». La Bonelli (il 7 maggio sarà al Sistina) ha proposto la sua reinterpretazione accompagnata dai sessanta elementi dell´orchestra sinfonica di Roma e del Lazio. «Sembrava troppo. Mi dicevano: lascia perdere, è musica regionale, da trattoria. Invece, elevata a sinfonia, la canzone romana ha avuto un enorme successo ovunque: Europa, Asia, America. Dovevate sentire, a Tokyo, la standing ovation per il Barcarolo».
Viene quasi il sospetto che in qualche modo la domanda stia precedendo l´offerta. Si veda proprio il caso del Ponentino trio: riuniti, casualmente, proprio dalle richieste del mercato. Costantino, che lavorava come mimo, ha saputo che cercavano qualcuno per fare delle serate di canzoni romane; e che in giro non si trovava nessuno. «Noi abitiamo tutti vicini. Cesario suonava la chitarra, Daniela si arrangiava a cantare. Ci siamo detti: proviamoci. Abbiamo messo assieme un repertorio. E ci siamo lanciati. La cosa non solo funziona, ma ci piace molto. Il primo concerto vero l´abbiamo fatto nel 2005, a Forte Prenestino. Poi... ».Riecco il vigile: «E allora, che dobbiamo fare?». Non c´è niente da fare. Il terzetto prova a tergiversare. Il pubblico solidarizza. Ma alla fine bisogna spostarsi un centinaio di metri più in là. Cesario e Daniela - occhio alle borse - risistemano gli spartiti. Costantino ottempera, ripulisce un altro metro quadro, come previsto dalla delibera sugli artisti di strada. Annuncia una nuova esibizione. «Grazie signori per la vostra generosità. Sostenete la cultura romana!».
Er carettiere a vino Le mantellate Te possino dà tante coltellate Nina si voi dormite Povera mamma Stornello dell'estate Barcarolo romano Aritornelli antichi M'hai messo le catene Er patto stucco Vola vola l'aritornello L'eco der core
A1 Er Carettiere A Vino – Romolo Balzani A2 Le Mantellate – Carpi, Strehler* A3 Te Possino Da Tante Cortellate – G. Ferri, De Santis, Pisu A4 Nina Si Voi Dormite – A. Marino, R. Leonardi A5 Povera Mamma – G. Ferri A6 Stornello Dell'Estate – Morricone, De Chiara B1 Barcarolo Romano – Pizzicaria, Balzani B2 Aritornelli Antichi – G. Ferri B3 M'Hai Messo Le Catene – G. Ferri B4 Er Patto Stucco – G. Ferri* B5 Vola Vola L' Aritornello – G. Ferri B6 L'Eco Der Core – Petrini*, Balzani
Roma canta
Tracce:
LA SOCIETA' DEI MAGNACCIONI BARCAROLO ROMANO LA POVERA CECILIA MAREMMA STORNELLI DI PORTA ROMANA SCIURI SCIURI ARITORNELLI ROMANESCHI LA GENTE DI CAMPAGNA SI NO ME MORO E' TUTTA ROBBA MIA ALLA RENELLA VITTI 'NA CROZZA
Amore amore amore amore mio In braccio a te me scordo ogni dolore Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Nun piagne' amore nun piagne' amore mio Nun piagne' statte zitto su 'sto còre Ma si te fa soffri' dimmelo pure Quello che m'hai da di' dimmelo pure Quello che m'hai da di' dimmelo pure Te penso amore te penso amore mio Tu sei partito e m'hai lassata sola Ma tu non sai che sento ner còre mio Ce sento er bene tuo che me consola Ce sento er bene tuo che me consola
Gabriella Ferri è il secondo album di Gabriella Ferri, il primo pubblicato dalla RCA nel giugno del 1970.
Il disco
Alla sua registrazione hanno partecipato i Cantori moderni di Alessandroni; gli arrangiamenti sono di Piero Pintucci, che dirige anche l'orchestra, tranne per i brani ...E niente (arrangiamento e direzione d'orchestra di Maurizio De Angelis), Scendi notte (arrangiamento e direzione d'orchestra di Luciano Michelini) e Sinno' me moro, Non serve il mare e I close my eyes (arrangiamento e direzione d'orchestra di Paolo Ormi). Dopo aver firmato il nuovo contratto discografico con la RCA Italiana, Gabriella Ferri partecipa nel 1969 al Festival della canzone italiana a Sanremo: ma, nonostante presentasse, in coppia addirittura con Stevie Wonder, una bella canzone con sonorità beat e rhythm'n'blues, scritta da Gabriella insieme al padre Vittorio e a Piero Pintucci, intitolata Se tu ragazzo mio, l'artista viene eliminata al primo turno e a Sanremo non tornerà mai più. Il disco comunque è un successo, e la canzone viene reinterpretata da molti altri artisti (come I Camaleonti e Nada): questo spinge la RCA a pubblicare a giugno del 1970 l'album Gabriella Ferri, in cui canzoni più moderne come il brano sanremese si affiancano a brani della tradizione come Ciccio Formaggio; il disco è importante anche per il tentativo di creare una nuova canzone romanesca che si riallacci alla tradizione, ed emblematiche in questo senso sono Sor fregnone, scritta dalla Ferri su una musica di Vittorio Nocenzi (il tastierista del Banco del Mutuo Soccorso), e Sinnò me moro, canzone scritta nel 1961 dal regista Pietro Germi su musica di Carlo Rustichelli per il film Un maledetto imbroglio e cantata dalla figlia di Rustichelli, Alida Chelli (Gabriella l'aveva già incisa nel 1963 con Luisa De Sanctis). Il disco è stato ristampato in CD nel 2003.
Tracce
...E niente (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 3:32 Se tu ragazzo mio (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Piero Pintucci) - 3:59 La luna è lontana (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 2:56 Sinno' me moro (testo di Alfedo Giannetti e Pietro Germi; musica di Carlo Rustichelli) - 3:47 Scendi notte (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 3:32 È scesa ormai la sera (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Piero Pintucci) - 3:07 Sor Fregnone (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 1:36 Ti regalo gli occhi miei (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Piero Pintucci) - 3:17 I miei sogni d'amore (testo di Vittorio Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 2:33 Ciccio Formaggio (testo di Gigi Pisano; musica di Giuseppe Cioffi) - 3:05 Non serve il mare (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 3:20 I close my eyes (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di Vittorio Nocenzi) - 3:31
da Wikipedia foto: sempregabriella.alteravista.org
Sinno' me moro Amore amore amore amore mio In braccio a te me scordo ogni dolore Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Vojo resta' co' te Sinnò me mòro Nun piagne' amore nun piagne' amore mio Nun piagne' statte zitto su 'sto còre Ma si te fa soffri' dimmelo pure Quello che m'hai da di' dimmelo pure Quello che m'hai da di' dimmelo pure Te penso amore te penso amore mio Tu sei partito e m'hai lassata sola Ma tu non sai che sento ner còre mio Ce sento er bene tuo che me consola Ce sento er bene tuo che me consola
Poco poco è il tuo amore tanto tanto invece è il male il mio mondo era un gran deserto di silenzio senza te quanto ora mi costa non averti amato poco come poco o forse niente mi hai saputo amare tu tu che ora, ora mi insegni come non si ama più! Ti regalo gli occchi miei i capelli, la mia bocca, le mei mani, il mio respiro, la mia vita ti regalo, così spero scoprirai che cos'è, cos'è l'amore perché tu hai solamente... poco poco o forse niente quanto ora mi costa non averti amato poco come poco o forse niente mi hai saputo amare tu tu che ora, ora mi insegni come non si ama più!
...Lassatece passà è il terzo album di Gabriella Ferri, il secondo pubblicato dalla RCA. Gli arrangiamenti sono di Giacomo Simonelli, che dirige anche l'orchestra. Sul retro della copertina vi è una presentazione del disco e della cantante, curata da Leoncarlo Settimelli. Il disco è stato ristampato in cd nel 2004.
Tracce
Sora Menica (tradizionale) - 2:11 Er cortelluccio (testo di Pier Francesco Pingitore; musica di Gabriella Ferri) - 4:41 Chitarra romana (testo di C.Bruno; musica di Eldo Di Lazzaro) - 3:03 Notte serena (testo di Vittorio e Gabriella Ferri; musica di S. Pinna) - 3:23 Tanto pè cantà (testo di Alberto Simeoni; musica di Ettore Petrolini) - 2:47 Affaccete Nunziata (testo di N. Ilari e musica di Antonio Guida) - 2:51 Quanto sei bella Roma (canta se la vuoi cantà) (testo di Ferrante Alvaro De Torres; musica di Cesare Andrea Bixio) - 2:53 Barcarolo romano (testo di Pio Pizzicaria; musica di Romolo Balzani) - 5:08 Giovanottino della malavita (testo di Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore; musica di Dimitri Gribanovski) - 2:58 La società dei magnaccioni (tradizionale) - 2:59 Alla Renella (tradizionale) - 3:54 Tu non me piaci più (testo di Mario Castellacci; musica di Dimitri Gribanovski) - 2:09 Stornelli (Miscellanea) (tradizionale; adattamento di Vittorio e Gabriella Ferri) - 5:06
da Wikipedia foto: discografia.dds.it
Video
Sora Menica
Video
Er cortelluccio
Video
Chitarra romana Sotto un manto di stelle Roma bella mi appare, solitario il mio cuor disilluso d'amor. vuol nell'ombra cantar Una muta fontana e un balcone lassù, o chitarra romana accompagnami tu. Suona suona mia chitarra lascia piangere il mio cuore, senza casa e senza amore mi rimani solo tu. Se la voce è un pò velata accompagnami in sordina, la mia bella fornarina al balcone non c'è più. Lungotevere dorme mentre il fiume cammina, io lo seguo perchè mi trascina con sè e travolge il mio cuor. Vedo un ombra lontana e una stella lassù, o chitarra romana accompagnami tu. Se la voce è un pò velata accompagnami in sordina, la mia bella fornarina al balcone non c'è più. O chitarra romana accompagnami tu!