GABRIELLA FERRI

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    Gabriella Ferri



    Ognuno ha tanta storia
    tante facce nella memoria
    tanto di tutto tanto di niente
    le parole di tanta gente.
    Tanto buio tanto colore
    tanta noia tanto amore
    tante sciocchezze tante passioni
    tanto silenzio tante canzoni.
    Anche tu così presente
    così solo nella mia mente
    tu che sempre mi amerai
    tu che giuri e giuro anch'io
    anche tu amore mio
    così certo e così bello.
    Anche tu diventerai
    come un vecchio ritornello
    che nessuno canta più
    come un vecchio ritornello.
    Anche tu così presente - sempre
    così solo nella mia mente - sempre
    tu che sempre mi amerai - sempre
    tu che giuri e giuro anch'io - sempre
    anche tu amore mio - sempre
    così certo e così bello.
    Anche tu diventerai
    come un vecchio ritornello
    che nessuno canta più
    come un vecchio ritornello
    che nessuno canta più.
    Ognuno ha tanta storia
    tante facce nella memoria
    tanto di tutto tanto di niente
    le parole di tanta gente.
    Anche tu così presente
    così solo nella mia mente
    tu che sempre mi amerai
    tu che giuri e giuro anch'io
    anche tu amore mio
    così certo e così bello
    Anche tu diventerai
    come un vecchio ritornello
    che nessuno canta più
    come un vecchio ritornello
    che nessuno canta più.


    "Sempre"
    (Castellacci, Pisano)


    Gabriella Ferri (Roma, 18 settembre 1942 – Corchiano, 3 aprile 2004) è stata una cantante italiana di musica leggera, nota per le interpretazioni delle canzoni popolari romanesche e napoletane, oltre che attrice teatrale.


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    biografia

    Gli inizi: Luisa e Gabriella

    Nata e cresciuta nel quartiere romano del Testaccio, è figlia di Vittorio, un commerciante ambulante di dolci ammiratore della canzone in dialetto romanesco; smette ben presto di studiare a causa di un incidente.
    Gabriella ha l'ambizione di diventare una indossatrice e per realizzare questo mestiere svolge tantissimi lavori come l'operaia e la commessa.
    Conosce Luisa De Santis (figlia del regista Giuseppe, celebre per Riso amaro) e ne diviene molto amica: insieme danno vita ad un duo, con il nome di Luisa e Gabriella, che cerca di riscoprire il repertorio folk romano.
    Iniziano così i primi spettacoli, basati sul repertorio tradizionale della canzone romanesca (come Barcarolo romano) e su canti da osteria (come La società dei magnaccioni), e una sera, all'Intra's Club di Milano (in quel periodo sono ospitate da Camilla Cederna), vengono notate da Walter Guertler, che le mette sotto contratto e pubblica il loro primo 45 giri con la Jolly, una rielaborazione del brano popolare La società dei magnaccioni.
    Sempre nel 1963 hanno la prima esperienza in televisione, nella trasmissione La fiera dei sogni presentata da Mike Bongiorno, in cui cantano La società dei magnaccioni che, nei giorni seguenti all'apparizione televisiva, vende un milione e settecentomila copie, diventando uno degli inni dei giovani di quegli anni.

    Nel 1965 esce nelle sale cinematografiche italiane ed estere il loro primo e forse unico filmato musicale contenuto nel film 008 Operazione Ritmo del regista produttore Tullio Piacentini.
    La Jolly immette dunque sul mercato un nuovo singolo delle artiste che attingono questa volta al folk siciliano incidendo una loro personale versione di Sciuri sciuri e Vitti'na crozzà: anche questo secondo singolo riscuote un discreto successo e le artiste incidono un terzo 45 giri composto da La povera Cecilia, una canzone tradizionale spesso cantata dai menestrelli e nel lato B da È tutta robba mia, presa a prestito dallo spettacolo La manfrina e musicata da Ennio Morricone.

    La carriera solista


    Il duo però non dura, a causa della timidezza di Luisa che non ama cantare in pubblico; Gabriella continua quindi da sola, incidendo anche un album nel 1966; dello stesso anno è una tournée in Canada, assieme ad altri esponenti del folk come Caterina Bueno, Otello Profazio e Lino Toffolo in uno spettacolo teatrale che ha la regia di Aldo Trionfo.
    Dopo gli anni passati a Milano, torna a Roma alla fine del 1966, ed approda al Bagaglino di Roma, di cui diventa la cantante ufficiale; qui conosce Piero Pintucci, che diventerà un suo collaboratore musicale abituale, ed incide un 45 giri nel 1968 per la ARC, È scesa ormai la sera, che in Italia non ha un grosso riscontro commerciale.
    Il lato b di questo singolo, Ti regalo gli occhi miei, raggiunge i vertici delle classifiche in Sudamerica e Gabriella lo incide in lingua spagnola con il titolo Te regalo mis ojos vendendo svariati milioni di copie: intraprende così un tour nei paesi sudamericani con strepitoso successo per poi tornare ad esibirsi al Bagaglino con Enrico Montesano.

    Gabriella Ferri, in quel periodo, non disdegna comunque il beat, si esibisce anche al Piper Club: dopo aver firmato un nuovo contratto discografico con la RCA Italiana, partecipa nel 1969 al Festival di Sanremo ma, nonostante presentasse, in coppia con Stevie Wonder, una bella canzone con sonorità beat e rhythm'n'blues, scritta da Gabriella insieme al padre Vittorio e a Piero Pintucci, intitolata Se tu ragazzo mio, l'artista viene eliminata al primo turno e a Sanremo non tornerà mai più.
    Il disco comunque è un successo, e la canzone viene reinterpretata da molti altri artisti (come I Camaleonti e Nada: questo spinge la RCA a pubblicare alla fine del 1969 l'album Gabriella Ferri, in cui canzoni più moderne si affiancano a brani della tradizione come Ciccio Formaggio; il disco è importante anche per il tentativo di creare una nuova canzone romanesca che si riallacci alla tradizione, ed emblematiche in questo senso sono Sor fregnone, scritta dalla Ferri su una musica di Vittorio Nocenzi (il tastierista del Banco del Mutuo Soccorso), e Sinnò me moro, canzone scritta nel 1961 dal regista Pietro Germi su musica di Carlo Rustichelli per il film Un maledetto imbroglio e cantata dalla figlia di Rustichelli, Alida Chelli (Gabriella l'aveva già incisa nel 1963 con Luisa De Sanctis).

    Nel corso degli anni il suo fisico, da magro e sottile che era, si è andato via via irrobustendo e questo nuovo aspetto fa parlare di lei come di una mamma Roma che tiene testa (in Tv in una trasmissione che è divenuta culto, più volte trasmessa) a Claudio Villa: stornellando, i due si dicono le cose peggiori e Gabriella ne esce come l'erede di un genere romanesco che non è solo voce, ma anche aspetto.
    È così che si appropria delle canzoni, vecchie o nuove non importa, che le diano la possibilità di costruire dei veri e propri numeri, quasi delle «macchiette», nelle quali però non c'è imitazione dei vecchi artisti napoletani ma il filtro di una personalità esuberante e irrefrenabile: così Dove sta Zazà?, che nel dopoguerra era stata il simbolo dell'Italia dissolta (Dove sta Zazà/Uh Madonna mia) tornava ad essere nella sua interpretazione un brano intriso di perfidia e di amarezza, e così era per Ciccio Formaggio, vecchio brano cantato da Nino Taranto.

    Negli anni '70 aumentano le sue apparizioni in televisione: una serata speciale le era stata dedicata nel 1971, Questa sera... Gabriella Ferri, e verso la metà degli anni settanta aveva condotto per la televisione anche i varietà Dove sta Zazà (1973), che prese il titolo dal motivo di successo che aveva contribuito a rilanciare, il Circo delle voci (1974) e Mazzabubù (1975).
    Dopo l'esperienza televisiva di Giochiamo al varieté (1980) e l'incisione di un disco con alcune canzoni scritte per lei da Paolo Conte (Gabriella, nel 1981, con la celebre Vamp), si trasferì per qualche tempo negli USA, lasciando televisione e cabaret per dedicarsi unicamente alla musica.
    Rientrata in Italia, incise nel 1987 la sigla del varietà televisivo Biberon.

    Ultime apparizioni e scomparsa

    La sue due ultime uscite artistiche di rilievo avvennero nel 1996 al Premio Tenco di Sanremo dove si esibì con la Piccola Orchestra Avion Travel e nel luglio del 1997 con un concerto a Parco Celimontana a Roma (inclusa nella manifestazione Voglia Matta Anni 60) davanti 7.000 spettatori (se ne aspettavano un migliaio).
    Nel 1997 incide un album, Ritorno al futuro, poi il ritiro definitivo dalle scene, anche a causa di ricadute nella grave depressione che la tormentava a fasi alterne da anni; a parte qualche sporadica apparizione in spettacoli televisivi, scelse di condurre vita ritirata.

    Il 3 aprile 2004 Gabriella Ferri morì, in seguito alla caduta da una finestra della sua casa di Corchiano (VT). Aveva già tentato di togliersi la vita nel 1975, in seguito alla morte del padre Vittorio. Tuttavia la famiglia smentisce ogni ipotesi di suicidio, ipotizzando che si possa essere trattato di un malore, causato magari dai medicinali antidepressivi di cui la cantante faceva uso. La famiglia, inoltre, sostiene che non è stato lasciato nessun biglietto di addio, e che la cantante avrebbe dovuto partecipare, il lunedì successivo alla morte, ad un programma televisivo, al quale non intendeva assolutamente mancare.

    Per volontà del sindaco di Roma, Walter Veltroni, la camera ardente venne allestita in Campidoglio, nella Sala Protomoteca, dove migliaia di romani le resero omaggio.

    L'eredità artistica

    Il suo testamento spirituale è rintracciabile nella lunga raccolta di Canti Di Versi dove, tra ritmi jazz, tanghi e flamenchi, con un incedere interpretativo e voce struggente che ricorda da vicino Amália Rodrigues (Coimbra), interpreta canzoni sue e di autori celebri come Paolo Conte (nell'autoironica Vamp), Luigi Tenco (Lontano lontano), Ennio Morricone (Stornello dell'estate). Ma ancor più in brani come Una donna sbagliata, Sono partita di sera, È scesa ormai la sera, una commovente Via Rasella ("Via Rasella, Via Rasella t'hanno messo a pecorone ... maledetto sto' dolore ..."), ed un altrettanto struggente O sole mio.
    Nel 2007 una sua canzone, Remedios, venne usata come colonna sonora del film Saturno contro, e venne inserita nell'album pubblicato a Marzo 2007, Saturno contro soundtrack. Il brano venne suggerito al regista del film Ferzan Ozpetek dal discografico Marco Cestoni. Nella estate dello stesso anno, Remedios venne re-mixata da Dj Brizi e ricantata dalla brasiliana Selma Hernades.

    3 Aprile 2004 un altro pezzo di Roma ci lascia.

    Gabriella Ferri è morta questo pomeriggio alle ore 18, all'ospedale San Camillo di Roma.
    Caduta dal balcone della sua abitazione di Corchiano (VT), dopo un volo di sette metri, ricoverata d'urgenza all'ospedale di Civita Castellana da dove, vista la gravità della situazione, trasferita d'urgenza a Roma. A nulla sono valsi gli sforzi per tenerla in vita.
    Con la scomparsa di Gabriella Ferri, cessa di esistere una delle voci più belle e famose della canzone popolare romana. La cantante nata a Roma 63 anni fa, aveva iniziato negli anni Sessanta, con grande successo, rivisitando le canzoni più famose della tradizione romana. "La società dei magnaccioni", in particolare, vendette 1.700.000 copie.
    Aveva cominciato, lei che è uno dei simboli di Roma, all'Intras Club di Milano negli anni 60. In seguito al Bagaglino di Roma continuò la sua avventura artistica cantando gli stornelli romani. Con il successo arrivarono anche le apparizioni televisive dove il suo naturale temperamento teatrale la aiutò a divenire grande.
    Erano gli anni '70 dei grandi varietà televisivi. Partecipò a "Senza rete" e "Dove sta Zazà" dove, con la sigla di chiusura "Sempre", lasciò uno dei ricordi più belli della storia della musica italiana in televisione.
    Oltre alle più famose canzoni romane, Gabriella Ferri ha saputo interpretare in modo profondo, anche quelle della tradizione popolare napoletana.
    Nel suo curriculum, oltre alle già citate romane e napoletane c'è anche tanta musica diversa: dalla canzone d'autore anni '70, ai vecchi successi americani, per arrivare a sfiorare atmosfere latine.
    Insomma, un'artista completa che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano, che pur mancando dalle scene da molti anni, non è mai stata e non sarà mai dimenticata.
    Con lei se ne va l'ultima grande interprete femminile della canzone romana e non solo. Di lei ricorderemo le innumerevoli interpretazioni graffianti e personali delle canzoni popolari: uno stile inimitabile che l'ha resa di fatto, un'artista unica e straordinaria.

    discografia

    gabriellaferri
    Gabriella Ferri (1966)

    Er carettiere a vino
    Le mantellate
    Te possino dà tante coltellate
    Nina si voi dormite
    Povera mamma
    Stornello dell'estate
    Barcarolo romano
    Aritornelli antichi
    M'hai messo le catene
    Er patto stucco
    Vola vola l'aritornello
    L'eco der core

    gabriellaferri2
    Gabriella Ferri (1970)

    Sor Fregnone
    Se tu ragazzo mio
    Sinno' me moro
    La luna è lontana
    È scesa ormai la sera
    Scendi notte
    ...E niente
    I miei sogni d'amore
    I close my eyes
    Ti regalo gli occhi miei
    Ciccio Formaggio
    Non serve il mare


    lassatecepassa

    ..Lassatece passà (1971)

    Sora Menica
    Er cortelluccio
    Chitarra romana
    Notte serena
    Tanto pè cantà
    Affaccete Nunziata
    Quanto sei bella Roma
    Barcarolo romano
    Giovanottino della malavita
    La società dei magnaccioni
    Alla Renella
    Tu non me piaci più
    Stornelli (Miscellanea)


    zaza

    E se fumarono a Zazà (1971)

    'O sole mio
    Come facette mammeta?
    Reginella
    'A tazza 'e cafè
    Maria Marì
    Marechiare
    Dove stà Zazà
    In cerca di te
    Ciccio Formaggio
    Tamurriata nera
    Simmo 'e Napule...paisà


    lamorefacile

    L'amore è facile, non è difficile (1972)

    Rosamunda
    Gita a li castelli
    'O surdato 'nnamurato
    Nù strillà tanto
    La pansè
    'Na sera 'e maggio
    Eulalia Torricelli
    La luna
    Roma forestiera
    Guapparia


    tantofolk

    Gabriella, i suoi amici...e tanto folk (1972)

    Roma forestiera (G.Ferri)
    Lamento di carrettiere (O.Profazio)
    M'hai messo le catene (G.Ferri)
    Aritornelli antichi (G.Ferri-P.La Licata)
    Coraggio ben mio (L.De Santis)
    Il valzer della toppa (L.Betti)
    Tarantella cantata (O.Profazio)
    La grazia (O.Profazio)
    Canto delle lavandaie del Vomero (G.Ferri)
    Cristo al mandrione (L.Betti)
    Cade l'uliva (L.De Santis)
    Canzone del flauto (O.Profazio)
    Madonna dell'angeli (G.Ferri)


    sempre

    Sempre (1973)

    Il valzer della toppa
    'A casciaforte
    Cara madre mia
    Sette par de scarpe...e vado scarzo
    Tutti al mare
    Pè lungotevere
    Io cerco la Titina
    Se ci vuoi pensar...
    Sempre
    Lacreme napulitane
    Sono partita di sera


    remedios

    Remedios (1974)

    Semo in centoventitrè
    Nina, si voi dormite
    Canto dè malavita
    E dormi pupo dorce
    Fiori trasteverini
    La paloma
    Grazie alla vita
    Cielito lindo
    Remedios
    La malagueña
    La cucaracha


    mazzabubu

    Mazzabubù (1975)

    Vecchia Roma
    Il tuo bacio è come un rock
    ...E cammina
    Tu vuò fà l'americano
    Eri piccola così!
    Maruzzella
    Malafemmena
    Casetta de Trastevere
    Luna rossa
    Vola pensiero mio
    'A Luciana


    eadessoandiamoa

    ...E adesso andiamo a incominciare (1977)

    Give peace a change (inizio)
    Il terzo uomo
    Lasciami sola (Leave me alone)
    Lunedì
    Oracao da mâe meniniha
    ...E adesso andiamo a cominciare
    Ma che ne so
    Ave Maria
    Give peace a change (finale) Con i Pandemonium


    gabriella

    Gabriella (1981)

    Vamp
    Solo contro un record
    Non piangere
    La libertà
    Fantasia
    Non ridere
    La mia vita
    Canzone


    nostargia

    Nostargia (1987)

    Per chi suona la campanella
    Er Zelletta
    Il cavallo della giostra
    Nostargia
    El mejo tango
    Primavera
    Canzone
    La campanella


    ritornoalfuturo

    Ritorno al futuro
    (1997)

    Ricordo
    Cristo al Mandrione
    È scesa ormai la sera
    Uomo camion
    una luna para ti
    Sinnò me moro
    Via Rasella
    A Capo Cabana
    Cara madre mia
    Hesitation
    Vola pensiero mio
    'O sole mio
    Da ragazzina


    cantidiversi

    Canti diVersi (2000)

    Vamp
    Sono partita di sera
    Una donna sbagliata
    È un'ora qualunque
    Stornello dell'estate
    Me voi pè te
    Fiore del primo amore
    Cambia la vita
    Lontano lontano
    Coimbra.



    Edited by tomiva57 - 4/2/2014, 09:21
     
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    Chitarra Romana





    Stornelli di Porta Romana







    La riscossa dello stornello romano
    dalla strada al teatro è boom
    Dai centri anziani, ai centri sociali, fino alle tournée internazionali, sempre un successo. Serenate, canti della mala, stornelli e una gran varietà di rivisitazioni jazz



    di Luca Villoresi

    Se si parla di canzone romana, non tanto nel senso della scuola romana formato Sanremo, quanto nel senso della canzone romanesca (fior de cicoria, fiume bojaccia e paraponziponzipò), bisogna scegliere da che palco cominciare.

    Quello dei Ponentino trio, ad esempio, stando alle delibere comunali sugli artisti di strada, dovrebbe aggirarsi sui tre metri quadri. E si apparecchia alla buona. Costantino, quello con il cilindro in testa e il frac rattoppato, spazza via con la scarpa cicche e cocce di fusaia. Libera il suo proscenio d´asfalto, annuncia lo spettacolo. Mentre Cesario, con la chitarra che scalpita - «Daje, attacca, che sennò ci cacciano pure da qui» - già dà il la a Daniela, reginetta di uno di quegli stornelli a botta e risposta, da amore rugantino, che se ne dice di tutti i colori. Lo show ha sempre un grande successo. A qualcuno scappa pure una lacrimuccia («Questa la cantava mamma mia»), che vale dieci euro nel piattino. Si fermano anche sud americani, cinesi, un indiano entusiasta. Dalle parti di Porta Portese, però, il successo è anche un problema. Il capannello si allarga. Quelli delle bancarelle si lamentano. E alla fine arrivano i vigili: «Vediamo di risolvere... così, senza che ci mettiamo a fare gli effetti speciali».

    Porta Portese non sarà l´Ariston. Ma per verificare se davvero la musica romana stia tornando un genere popolare, bisogna scendere dalle luci della ribalta e affacciarsi in strada: la vera patria di una tradizione a lungo sottovalutata perfino dai cultori delle tarante e dei ritmi occitani; e spesso rinnegata dagli stessi romani, ché ascoltare Lando Fiorini o Alvaro Amici era peggio che mettersi i calzini corti. Insomma, sembrava roba da centro anziani. Te la ritrovi nei centri sociali. Un fermento che sobbolle nelle pentole di San Lorenzo, del Pigneto, di Tor Pignattara, proponendo il recupero di serenate, canti della mala, stornelli, ma anche una gran varietà di riciclaggi, in chiave jazz, rap, reggae.

    Il bello, peraltro, sembra proprio questo: ognuno se la canta e se la "sona" come gli pare. E ognuno ha il suo palcoscenico da conquistare. I Ponentino ogni tanto rimediano un concertino, un matrimonio, o una di quelle feste di quartiere dove suoni sul cassone di un camion; altrimenti li ritrovi su un marciapiede della Lungaretta; oppure, la domenica, a Porta Portese.
    Come c´è palco e palco, c´è hit parade e hit parade. Nel suo piccolo il cd del Ponentino trio va forte. Esaurite le prime mille copie, sta per finire le cinquecento ristampe. Registrato negli studi del centro sociale di Forte Prenestino il cd è autoprodotto, anzi, meglio: «Multiprodotto dal nostro pubblico. In tanti ci chiedevano di avere le nostre canzoni. Per fare un cd però servivano duemila euro. Così abbiamo aperto una sottoscrizione: dieci euro in cambio di un buono per ritirare una copia del cd». Sui marciapiedi, quando non bisogna sbrigarsi, lo show dura una ventina di minuti. Versi di Trilussa, scherzi, stornellate. I classici del repertorio tuttavia, a grande richiesta, sono sempre due. «Te la ricordi Lella quella ricca, la moje de Proietti er cravattaro...». E poi l´immancabile Barcarolo. Quando Daniela attacca «Quanta pena stasera c´è sul fiume...», non fa in tempo ad arrivare a «... disgraziato chi sogna e chi spera», che c´è già il coretto: «Er barcarolo va controcorrente!». Bravi. Applausi. La gente viene a complimentarsi. O a proporre canzoni sentite nell´infanzia; delle quali, però, non conosce mai il testo completo. Sembra che i romani, al pari della storia dei loro marmi - Balzani? Chi era costui? - ignorino anche quella delle loro canzoni, ultimi frammenti di una tradizione orale ormai solo vagamente orecchiata.

    I ricordi sono incerti. La memoria vaga. Vale per «Lella», che molti credono appartenere a un´epoca lontana («Vecchia quanto? Vecchia assai»), mentre è una canzone degli anni Settanta. Scritta non da Califano e neppure dai Vianella, ma da un duetto, Edoardo De Angelis e Stelio Gicca Palli, che con quel testo aveva trionfato alla sezione giovani del Cantagiro; incappando peraltro nella censura della Rai, per via del fatto che l´assassino di Lella non solo è ancora libero e impunito, ma non mostra alcun segno di pentimento. «Barcarolo romano», invece, è stata presentata nel 1926. L´autore è Romolo Balzani, il prolificissimo compositore che, con Petrolini, rappresenta l´anello di congiunzione tra la tradizione popolare delle villanelle seicentesche («Quando nascesti tu nasceva il sole... «), delle tarantelle improvvisate dai cantastorie sui fatti del giorno, dei sonetti, e, dall´altra, l´era di Claudio Villa e Lando Fiorini, Gabriella Ferri e Gigi Proietti. Il repertorio, si vedrà, è vasto e versatile: gira la rota gira, taradandanrindondella, te possino dà tante coltellate e Maramao perché sei morto?
    Se si dovesse reperire, nei paraggi, un´immagine, una metafora capace di rappresentare il patrimonio della canzone romana ci si potrebbe orientare verso una di quelle bancarelle stracolme di indumenti usati. Un grande ammasso di tessuti, ora più pregiati, ora più scadenti - lane, cotoni, seta, terital - nel quale tutti frugano e ogni tanto tirano fuori qualcosa. Per poi adattarlo ai rispettivi look: un tocco di civetteria in mezzo a un guardaroba di pregio, o un indumento da riciclare fino all´ultima toppa. Allo stesso modo ognuno può estrarre dalla musica romana vari motivi di ispirazione: riproposizioni colte, commerciali, appassionate, scontate... Dal Ponentino trio. All´antologia curata dall´Oscar Nicola Piovani per le celebrazioni del centenario di Villa Borghese. Dal Piotta. A Elena Bonelli che, dopo aver portato in giro tra gli italiani del mondo la canzone napoletana, ha deciso «di mettere l´abito da sera alla canzone romana». La Bonelli (il 7 maggio sarà al Sistina) ha proposto la sua reinterpretazione accompagnata dai sessanta elementi dell´orchestra sinfonica di Roma e del Lazio. «Sembrava troppo. Mi dicevano: lascia perdere, è musica regionale, da trattoria. Invece, elevata a sinfonia, la canzone romana ha avuto un enorme successo ovunque: Europa, Asia, America. Dovevate sentire, a Tokyo, la standing ovation per il Barcarolo».

    Viene quasi il sospetto che in qualche modo la domanda stia precedendo l´offerta. Si veda proprio il caso del Ponentino trio: riuniti, casualmente, proprio dalle richieste del mercato. Costantino, che lavorava come mimo, ha saputo che cercavano qualcuno per fare delle serate di canzoni romane; e che in giro non si trovava nessuno. «Noi abitiamo tutti vicini. Cesario suonava la chitarra, Daniela si arrangiava a cantare. Ci siamo detti: proviamoci. Abbiamo messo assieme un repertorio. E ci siamo lanciati. La cosa non solo funziona, ma ci piace molto. Il primo concerto vero l´abbiamo fatto nel 2005, a Forte Prenestino. Poi... ».Riecco il vigile: «E allora, che dobbiamo fare?». Non c´è niente da fare. Il terzetto prova a tergiversare. Il pubblico solidarizza. Ma alla fine bisogna spostarsi un centinaio di metri più in là. Cesario e Daniela - occhio alle borse - risistemano gli spartiti. Costantino ottempera, ripulisce un altro metro quadro, come previsto dalla delibera sugli artisti di strada. Annuncia una nuova esibizione. «Grazie signori per la vostra generosità. Sostenete la cultura romana!».

    Edited by tomiva57 - 4/2/2014, 09:24
     
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    jolly-lpj5072

    Gabriella Ferri (1966)


    Tracce:

    Er carettiere a vino
    Le mantellate
    Te possino dà tante coltellate
    Nina si voi dormite
    Povera mamma
    Stornello dell'estate
    Barcarolo romano
    Aritornelli antichi
    M'hai messo le catene
    Er patto stucco
    Vola vola l'aritornello
    L'eco der core