E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure, e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni, i miei alibi e le tue ragioni. Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente ma lo zingaro è un trucco. Ma un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane, l'avrei distrutto con la fantasia, l'avrei stracciato con la fantasia.
Francesco De Gregori
Francesco De Gregori nasce a Roma il 4 aprile 1951.
Biografia
Trascorre gran parte della sua adolescenza a Pescara per tornare poi a Roma alla fine degli anni sessanta. Frequenta il liceo classico "Virgilio", uno dei storici licei romani, dove vive in prima persona gli eventi e i fermenti politici del movimento studentesco del '68. Fu il grande artista statunitense Bob Dylan ad ispirare il genio artistico del giovane De Gregori che comincia diciottenne, con l'aiuto del fratello maggiore Luigi ad esibirsi con alcune traduzioni dei brani di Dylan al Folkstudio. A quel tempo (fine anni sessanta, primi anni settanta) al Folkstudio si esibivano altri giovani cantautori come Antonello Venditti (con cui dividerà l'esordio discografico), Mimmo Locasciulli, Riccardo Cocciante, Mario Sciano, Giorgio Lo Cascio e molto altri. In quel tempo il giovane De Gregori gira l'Italia accompagnando con la chitarra la folk-singer fiorentina Caterina Bueno, alla quale dedicherà, nell'album "Titanic", la canzone Caterina.
Nel 1972 realizza il suo primo album "Theorius Campus", diviso equamente con l'amico Venditti. L'anno successivo realizza il disco "Alice non lo sa" e tenta la strada delle kermesse musicali, partecipando senza fortuna a "Un disco per l'estate" con la canzone Alice. Nel 1974 esce forse il suo album più intimo "Francesco De Gregori", in cui troviamo canzoni che parlano del De Gregori uomo. Nello stesso anno collabora con Fabrizio De Andrè a cui scrive cinque canzoni per l'album del cantautore genovese "Volume VIII" .
Nel 1975 esce forse il suo album più bello, "Rimmel", album che contiene canzoni che rimarranno pietre miliari nella storia della musica italiana come Rimmel, Pablo (con l'arrangiamento di Lucio Dalla), Buonanotte fiorellino (ispirata da una ballata di Bob Dylan "Winterlude) e Pezzi di vetro. L'anno dopo esce "Bufalo Bill", definito da lui stesso il suo disco più riuscito, in cui troviamo canzoni di eccezionale bellezza come Atlantide e Santa Lucia.
Il 1977 è forse l'anno più buio della carriera artistica di De Gregori, il quale viene duramente contestato durante un concerto al Palalido di Milano da un gruppo di spettatori appartenenti ad un gruppo extraparlamentare della sinistra, i quali accusavano il cantautore romano di servirsi delle sue canzoni di temi politici per arricchirsi. Fu sottoposto ad un durissimo attacco ideologico, attacco che colpì la sua sensibilità a tal punto da sospendere da la tournee e ritirarsi dalle scene per un lungo periodo di tempo senza lasciare alcuna traccia di sé (c'è chi dice che ha lavorato in una libreria romana). Finalmente nel 1978 pubblica un nuovo album, "De Gregori", in cui sono contenute canzoni come Natale, Raggio di sole, Due zingari e la famosissima Generale.
Solo nel 1979 torna ad esibirsi in pubblico e lo fa con Lucio Dalla, in quella che sarà una delle più grandi tourneè nella storia della musica italiana: "Banana Republic" (insieme anche a l'allora giovanissimo Ron) da cui venne tratto un disco e un film. Sempre nel 1979 registra in studio l'album "Viva l'Italia" in cui gioca a mescolare ritmi sudamericani insieme a grandi musicisti statunitensi. Il 1982 è l'anno del bellissimo Titanic, in cui oltre all'omonima canzone troviamo piccole perle come Caterina, I muscoli del capitano, La leva calcistica della classe '68 e la delicatissima San Lorenzo.
DISCOGRAFIA..
Per Brevità Chiamato Artista (2008) Tra Un Manifesto E Lo Specchio (2006) Calypsos (2006) Pezzi (2005) Mix - Disc 2 (2003) Mix - Disc 1 (2003) Il Fischio Del Vapore (2003) Fuoco Amico (2002) Amore Nel Pomeriggio (2001) Curve Nella Memoria (1998) Prendere E Lasciare (1996) Canzoni D'amore (1992) Miramare 19.4.89 (1989) Terra Di Nessuno (1987) Scacchi E Tarocchi (1985) La Donna Cannone (1983) Titanic (1982) Viva L'italia (1979) Banana Republic (1979) De Gregori (1978) Bufalo Bill (1976) Rimmel (1975) Francesco De Gregori (1974) Alice Non Lo Sa (1973) Theorius Campus (1972)
Altre Canzoni
4/3/43 Bella Ciao Diamante Gigolò Giovanna D'Arco Non Dirle Che Non E' Così Sfiorisci Bel Fiore Tutti Cercano Qualcosa
È grazie al fratello che iniziò ad esibirsi in pubblico: Luigi infatti, con il nome d'arte di Ludwig, si esibiva ogni settimana al Folkstudio, presentando canzoni tradizionali statunitensi e propri brani. Un giorno, agli inizi del 1970, Francesco fece ascoltare al fratello una canzone che aveva appena scritto, intitolata Buonanotte Nina, i cui accordi erano presi da una canzone di Fabrizio De André ma eseguiti nella sequenza inversa. Luigi la imparò e la cantò al Folkstudio con successo, per cui propose al fratello di cantarla la domenica successiva, cosa che Francesco fece.
Al Folkstudio De Gregori conobbe molti musicisti, tra cui Caterina Bueno (che lo ingaggiò come chitarrista per un tour nel 1971, insieme al chitarrista Antonio De Rose, ed alla quale anni dopo dedicò la canzone Caterina, contenuta nell'LP Titanic), Antonello Venditti, Mimmo Locasciulli, Giovanna Marinuzzi (con la quale ebbe un breve flirt citato anni dopo nella canzone Niente da capire), Ernesto Bassignano e Giorgio Lo Cascio.
Per un breve periodo diede vita, insieme a quest'ultimo, ad un duo - Francesco e Giorgio - che per molti versi si rifaceva al duo statunitense Simon and Garfunkel; il loro repertorio comprendeva canzoni di Bob Dylan e Leonard Cohen
Sempre con Lo Cascio e la collaborazione di Antonello Venditti ed Ernesto Bassignano, Francesco si esibiva al Folkstudio in uno spazio del programma denominato "I giovani del folk", divenuta poi la denominazione usata dai quattro per le esibizioni nel resto d'Italia. Il quartetto è ricordato anche da Antonello Venditti nel celebre verso "Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra, e un pianoforte sulla spalla" che apre la canzone Notte prima degli esami.
Alla fine del 1971 De Gregori e Lo Cascio ottengono un'audizione con la It di Vincenzo Micocci: sono indirizzati a questa etichetta da Giovanna Marini, alla quale avevano chiesto di metterli in contatto con I dischi del sole (cosa non possibile per il repertorio della casa discografica, molto politicizzato rispetto a quello dei due cantautori).
Durante il provino realizzano una lacca con quattro canzoni: Il partigiano (cover in italiano di The partisan di Leonard Cohen) e Dolce signora che bruci cantate insieme, Ho cercato di dirti cantata da Lo Cascio e Signora Aquilone cantata da De Gregori, e Micocci, colpito dai brani, propone loro un contratto discografico.
Da ricordare che la versione incisa in quest'occasione di Signora Aquilone presenta il testo originale, così come veniva cantato da De Gregori dal vivo, e cioè con il verso
« ...lui mi disse "fratello, è cattivo come Dio...." »
che verrà cambiato in:
« ...è antico come Dio »
Ma, ancora prima di iniziare, il sodalizio artistico si scioglie: come racconta lo stesso Lo Cascio nel suo volume su De Gregori, i due avevano alcune divergenze sulla realizzazione degli arrangiamenti, però il pretesto per la separazione fu un viaggio premio in Ungheria (ottenuto come retribuzione per la registrazione di uno special televisivo magiaro realizzato a casa di Nanni Loy), a cui Lo Cascio rinuncia (perché in quel periodo sta organizzando il matrimonio); De Gregori propone il viaggio a Venditti (che ha anche lui firmato con la It all'insaputa dei due amici) che accetta, e durante il viaggio i due decidono di costituire un duo (scrivendo insieme la canzone In mezzo alla città), e realizzano l'album Theorius Campus, pubblicato nel giugno del 1972, in cui De Gregori include una canzone, La casa del pazzo, con la musica scritta da Lo Cascio.
Il titolo del disco è in realtà anche il nome del duo (non essendo presenti sulla copertina i nomi dei due cantautori): esso raccoglie alcuni brani già presentati al Folkstudio, tra i quali Signora aquilone e Dolce signora che bruci di De Gregori, La casa del pazzo di De Gregori/Lo Cascio, Roma capoccia, Sora Rosa e Ciao uomo di Venditti.
L'album è stato ristampato negli anni successivi anche con il nome di Roma capoccia.
L'esordio solista e gli anni settanta
Spinto dai meccanismi della promozione musicale (perché l'idea fu, in effetti, del cantautore), partecipa al Un disco per l'estate 1973 con la canzone Alice, classificandosi all'ultimo posto: l'operazione dà i suoi frutti e permette al suo disco d'esordio di avere una minima visibilità. Alice non lo sa è invece il titolo del primo album da solista di De Gregori, che esce nel 1973.
È un disco molto discusso dalla critica per la sua vena ermetica . Il De Gregori di questo esordio appare come una presenza fragile (rappresentata da una voce delicata e sognante) e al contempo partecipe delle emozioni che lo coinvolgono.
La voce flebile e insieme penetrante intona parole sfuggenti ma al contempo evocative: la storia del XX secolo sembra far da sfondo tanto alle canzoni che più espressamente fanno ad essa riferimento (1940 e più ancora Saigon), quanto alle canzoni di carattere più esistenziale (La casa di Hilde). De Gregori inizia, poi, ad utilizzare uno dei suoi cliché più riusciti, il ritratto femminile (Alice, Irene). Un album molto particolare, musicalmente leggero e insieme complesso, che però non trova consenso tra il pubblico.
Dalla IT, De Gregori passò alla RCA Italiana (con un contratto da 300.000 lire al mese), che pubblicò l'album Francesco De Gregori. All'assenza di un titolo specifico, si è spesso sopperito riferendosi ad esso come all'album della pecora. La copertina (opera di Gordon Fagetter, batterista dei Cyan Three e primo marito di Patty Pravo) ritrae un tipico agnello pasquale con le gambe raccolte a reggere un lungo bastone, che reca in cima, ben visibili, le iniziali di Francesco De Gregori.
Il disco continua a presentare, sulla linea del precedente, testi estremamente complessi e introspettivi, essendo nel contempo ancora più sperimentale. D'altra parte, gli arrangiamenti sono decisamente più curati e anche l'esecuzione risulta più riuscita. Spiccano le canzoni Bene, Souvenir, Dolce amore del Bahia, Chissà dove sei, la più intimista Giorno di pioggia e due classici: Cercando un altro Egitto (forse il bozzetto più ermetico dell'ermetismo degregoriano) e, soprattutto, Niente da capire.
De Gregori considerava all'epoca questo il suo disco peggiore: « Dopo aver firmato il contratto con la RCA, siamo nel '74, feci il disco con la Pecora, che secondo me è il disco più brutto che ho fatto »
Il successo
Il grande successo arrivò con Rimmel del 1975, uno dei dischi più venduti del decennio, contenente uno dei suoi ritratti più riusciti, l'omonima Rimmel, storia di un addio freddo e distaccato, Pablo (scritta insieme a Lucio Dalla), Quattro cani e Pezzi di vetro.
Al disco collaborò Renzo Zenobi, che suona tutte le chitarre acustiche dell'album; così raccontò De Gregori la collaborazione: « Il mio primo "vero" chitarrista è stato Renzo Zenobi, che suonava tutto pulitino e mi diceva sempre che dovevo imparare a suonare meglio la chitarra. Lui eseguiva dei fingerpicking impeccabili, con tutte le note che suonavano allo stesso livello, mentre io arrancavo dietro di lui dimenticando pezzi di arpeggi. Mi ha dato una grossa mano negli album Alice non lo sa e Rimmel, dove suona tutte le chitarre acustiche »
Nello stesso anno, De Gregori produsse l'album di debutto di Zenobi, A Silvia. Sempre nel 1975 collaborò con Fabrizio De André per la realizzazione di Volume 8, passando un periodo nella sua villa in Gallura. Con il cantautore genovese pubblicò la sua canzone Le storie di ieri e collaborò per le canzoni Oceano (che sarebbe l'enigmatica risposta di De Gregori al perché Alice guarda i gatti, domanda che gli era stata fatta dal figlio di De André, Cristiano), La cattiva strada, Dolce Luna e Canzone per l'estate.
Nelle note riportate in occasione dell'uscita dell'album Amore nel pomeriggio, De Gregori ha dichiarato che la collaborazione con Fabrizio De André fu abbastanza singolare: i due non si incontravano quasi mai perché mentre De Gregori lavorava all'album di giorno, Fabrizio - alzandosi molto tardi - lo faceva di notte. Francesco De Gregori con Ivan Graziani e Mario Scotti (al basso) negli studi della RCA durante le registrazioni di "Bufalo Bill"
Alla fine del 1975, De Gregori si rende protagonista, assieme a Claudio Baglioni, di un concertino improvvisato nella piazza romana del Pantheon.
Dopo un lauto pranzo, e forse complice anche il vino, i due cantautori si mettono a suonare pezzi di repertorio vario (dai Beatles a Bob Dylan, a Simon e Garfunkel), con le custodie delle chitarre aperte nella piazza, gremita di turisti.
Vistisi quasi del tutto ignorati dai passanti, provano ad eseguire pezzi del proprio repertorio, ma il risultato non cambia.
Commentando l'episodio, e sottolineando la delusione provata, Baglioni dichiarerà più tardi: «A me ci vollero un paio di giorni per riprendermi, a Francesco, che è più vanitoso, almeno un paio di settimane».
A Rimmel seguì l'anno seguente Bufalo Bill, album in cui continua la collaborazione con Dalla (coautore della musica di Giovane esploratore Tobia) ed in cui partecipa Ivan Graziani (alla chitarra nella title track), non accreditato in copertina.
Il "processo" al Palalido di Milano
Durante la tournée del 1976, il 2 aprile , durante la seconda tappa al Palalido di Milano (il debutto era avvenuto a Pavia), alcuni ragazzi, appartenenti ai collettivi politici studenteschi (tra cui Gianni Muciaccia, leader e bassista del gruppo musicale Kaos Rock e Nicoletta Bocca, figlia del giornalista Giorgio Bocca, salirono sul palco ripetutamente, interrompendo il concerto, per leggere al pubblico un comunicato contro l'arresto, avvenuto a Padova, di un militante della sinistra extraparlamentare e per contestare il cantante colpevole, a loro dire, di frequentare alberghi lussuosi e soprattutto di strumentalizzare i temi cari alla sinistra per arricchirsi. De Gregori, dopo aver cantato qualche canzone di malavoglia e sottotono, abbandonò il palco.
Ma i ragazzi dei collettivi lo costrinsero a risalire. Circondatolo, inscenarono un vero e proprio "interrogatorio" (Quanto hai preso stasera? - Se sei un compagno, non a parole ma a fatti, lascia qui l'incasso. - Vai a fare l'operaio e suona la sera a casa tua) . Dopo venti minuti di "interrogatorio" De Gregori riuscì a raggiungere il camerino. Dichiarò ai giornali: Non canterò mai più in pubblico. Stasera mancava solo l'olio di ricino, poi la scena sarebbe stata completa . De Gregori concluse il tour, poi interruppe la sua carriera per due anni, progettando tra le altre cose di aprire una libreria.
Ispirate a questo episodio sono le canzoni "Vaudeville (Ultimo Mondo Cannibale)" di Roberto Vecchioni, contenuta nell'album Samarcanda, pubblicato nel 1977
« E spararono al cantautore / in una notte di gioventù / gli spararono per amore /per non farlo cantare più / gli spararono perché era bello / ricordarselo com'era prima / alternativo / autoridotto / fuori dall'ottica del sistema »
(Roberto Vecchioni, Vaudeville (ultimo mondo cannibale))
ed "Era una festa" di Edoardo Bennato, inserita nell'album "OK Italia" pubblicato nel 1987
« Francesco forse non se lo aspettava / vedeva intorno a se solo ragazzi come lui / gli dicono "Compagno sei in errore / la tua avventura adesso si conclude / noi invece andiamo avanti e non ci fermeremo mai »
(Edoardo Bennato, Era una festa)
Nel 2010 l'episodio è stato citato da Luciano Ligabue nella canzone "Nel tempo", inserita nell'album Arrivederci, mostro! « C'ero nel settantasette / a mio modo e col mio passo, / il processo a De Gregori... »
Anni dopo, il cantautore ha dichiarato in merito: «Per come si erano messe le cose avrebbero anche potuto spararmi: è stato un piccolo momento della strategia della tensione»
La collaborazione con Lucio Dalla
Nel 1977 si sposa con Alessandra Gobbi, una sua compagna di liceo, e l'anno successivo nascono i due gemelli Marco e Federico.
Torna sulla scena musicale nel 1978 con il riuscito De Gregori, album contenente la famosa canzone "Generale": l'8 luglio 1978, in occasione della promozione del disco, De Gregori tiene un concerto con Lucio Dalla, organizzato da Walter Veltroni (all'epoca responsabile della F.G.C.I.), concerto che fa da preludio ad una tournée insieme che si terrà l'anno successivo.
A dicembre del 1978 De Gregori e Lucio Dalla pubblicano il 45 giri Ma come fanno i marinai, scritto dai due cantautori e nato in modo abbastanza casuale, come racconta il cantautore romano: «La canzone, forse la gente non ci crede, è nata a pranzo, quando, dopo il caffè, ci siamo messi a suonare insieme».
Ad esso fa seguito qualche mese dopo Banana Republic, tour dei due cantautori (realizzato con Ron e i futuri Stadio, e poi seguito da disco e film) che riempie nel 1979 gli stadi di tutta Italia, e che è lanciato da un concerto nel luglio dell'anno precedente allo stadio Flaminio di Roma, con ben quarantamila spettatori..
Dalla collabora anche all'album Viva l'Italia, che De Gregori pubblica in autunno, e che contiene tra le altre l'omonima canzone, una delle più celebri del cantautore romano, pubblicata su 45 giri.
Nel 1980 la collaborazione tra i due cantautori ha un'appendice: collaborano infatti all'album Una città per cantare di Ron, sia scrivendo con il cantautore pavese alcune canzoni (De Gregori scrive il testo di Nel deserto e testo e musica di Mannaggia alla musica) sia cantando insieme nell'ultima strofa della title-track.
Gli anni ottanta
Dopo una pausa De Gregori ritornò nel 1982 con il fortunato album Titanic, a cui seguì il successo de La donna cannone, Q Disc dell'anno successivo.
Ormai annoverato da critica e pubblico tra i maggiori cantautori italiani e soprannominato "Il Principe", proseguì la sua carriera negli anni successivi pubblicando altri lavori di ottimo livello, come Scacchi e tarocchi (1985) - che comprende il noto brano La storia - e, passato alla CBS, Terra di nessuno (1987), contenente, fra le altre, Mimì sarà.
Pubblica nel 1989 Mira Mare 19.4.89 (la data di uscita dell'album), un lavoro che tiene insieme l'impegno civile e la poesia, la cronaca e la letteratura. Questi ultimi due album ottengono la Targa Tenco come migliori dischi nei rispettivi anni.
Gli anni novanta
Nel 1990, scompaginando le logiche commerciali, De Gregori pubblicò contemporaneamente tre album dal vivo, a cui ne seguì tre anni dopo un altro, Il bandito e il campione, comprendente l'omonimo brano, ennesimo successo di pubblico scritto dal fratello Luigi Grechi.
Prima di questo, nel 1992 pubblicò Canzoni d'amore. Nel 1996 uscì Prendere e lasciare; nel 1997 La valigia dell'attore, da cui è tratta la traccia omonima, uno dei due inediti del disco (l'altro è "Dammi da mangiare"), che nel 1998 si aggiudicò la Targa Tenco come miglior canzone dell'anno. Il nuovo millennio
Nel 2001 De Gregori pubblica Amore nel pomeriggio, in cui collaborano agli arrangiamenti artisti quali Franco Battiato e Nicola Piovani. Il disco ottiene la Targa Tenco come miglior opera dell'anno a pari merito con Canzoni a manovella di Vinicio Capossela. Nel 2002 pubblica insieme a Giovanna Marini un disco di canti popolari e sociali italiani, Il fischio del vapore, ottenendo una inaspettata affermazione di vendite e la Targa Tenco nella categoria interpreti. Sempre nel 2002 è in tour con Fiorella Mannoia, Pino Daniele e Ron. I quattro si esibiscono nei più bei luoghi italiani, e da questa collaborazione nasce il CD live In tour.
Nel 2003 viene pubblicata la biografia "Quello che non so, lo so cantare", edita da Giunti e curata da Enrico Deregibus. Sempre nel 2003, De Gregori partecipa al film di Bob Dylan Masked and anonymous, in cui canta Non dirle che non è così, versione italiana (ad opera dello stesso De Gregori) di If you see her, say hello (da Blood on the tracks del 1975). Nelle note illustrative della colonna sonora di Masked and anonymous, Dylan lo definisce "la leggenda della musica leggera italiana". Sempre nel 2003 scrive il testo di Io e mio fratello, musica di Antonello Venditti, i due amici/nemici la cantano insieme. La canzone finisce nel disco di Venditti del 2003: Che fantastica storia è la vita.
Il cantautore romano ritorna nel marzo 2005 con un album di inediti, Pezzi, che si aggiudica nuovamente la Targa Tenco come miglior album dell'anno, mentre Gambadilegno a Parigi viene votata come miglior canzone dell'anno dai lettori del quotidiano La Stampa. La promozione dell'album riporta De Gregori sulla scena: parteciperà infatti per la prima volta al Festivalbar e a Top Of The Pops, esibendosi anche al Concerto del Primo Maggio a Roma. Il 2 luglio 2005 ha l'onore di essere il primo musicista di tutto il mondo ad iniziare il Live8. Infatti, per il fusorario italiano, l'inizio della manifestazione avrebbe dovuto essere alle 15, ma a De Gregori viene concesso di iniziare un quarto d'ora prima.
Nel febbraio 2006, a soli undici mesi dall'uscita del suo ultimo disco, De Gregori pubblica un nuovo album, Calypsos, con nove brani inediti. Tra questi Cardiologia - brano in cui, a più di 30 anni di distanza da Pezzi di vetro, il cantautore torna ad usare le parole "Ti amo" - e Per le strade di Roma, un ritratto impietoso della Roma del terzo millennio, archetipo dell'Italia dei nostri tempi, che molti vedono come ispirato a Streets of Philadelphia, pubblicato nel 1994 da Bruce Springsteen.
Nel novembre del 2006 la Sony pubblica una tripla antologia che raccoglie i suoi brani più rappresentativi e che contiene, oltre alla celebre Diamante (pezzo scritto per Zucchero e incluso nel suo album Oro, incenso e birra), un demo del 1979 di Mannaggia alla musica, scritta originariamente per Ron e già presente in versione live nell'album Bootleg, e il b-side del singolo Viva l'Italia, la celebre Banana Republic, cantata senza Lucio Dalla.
A fine 2007 esce un nuovo CD-DVD live dal titolo Left & Right - Documenti dal vivo che racconta per suoni e immagini il tour invernale portato in giro per gli stadi italiani. Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008, De Gregori è in tour teatrale. Nel corso dello spettacolo sono proposte due nuove canzoni: Finestre rotte, un rock-blues molto vibrato, e Per brevità chiamato artista - titolo ripreso dalla definizione legale presente sul suo primo contratto firmato con la RCA - che sono contenute nel nuovo album, Per brevità chiamato artista, pubblicato il 23 maggio e presentato il giorno successivo nella trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio su Rai 3. Sempre nel 2008 il cantautore Mango incide una cover de La Donna Cannone nel suo album Acchiappanuvole, album di sole cover.
Il 30 settembre 2010 a Lampedusa sul palco della manifestazione O' Scià, si esibisce con alcuni dei più celebri brani tra cui Rimmel, cantata insieme a Claudio Baglioni. I due cantautori, coetanei ed entrambi romani, un tempo amici e compagni di viaggio, non avevano mai duettato sullo stesso palco in quarant'anni di carriera. La nuova collaborazione con Dalla
Il 2010 si apre con la notizia, che viene data il 2 gennaio, di un concerto insieme di De Gregori con Lucio Dalla, a trent'anni da Banana Republic, al Vox club di Nonantola, con la denominazione work in progress.
Il concerto, che in breve tempo diventa "tutto esaurito" in prevendita fa da preludio ad una serie di concerti insieme che vengono annunciati proprio in occasione della data di Nonantola e che si svolgeranno nel mese di maggio a Milano e Roma; nel corso della serata i due presentano, oltre alle canzoni note, un inedito intitolato Non basta saper cantare ed annunciano l'uscita, in occasione del tour, di un album realizzato insieme.
Il 22 marzo 2010 conduce insieme a Lucio Dalla la nuova trasmissione televisiva di Rai 2, intitolata Due - Raddoppia l'emozione, durante la quale i cantanti si esibiscono singolarmente ed in duetto in cover e brani del loro repertorio.
Theorius Campus
Da Wikipedia
Theorius Campus è un album pubblicato nel 1972 dalla It, attribuito ai Theorius Campus. Non si tratta di un gruppo, come potrebbe sembrare ad un primo approccio, ma di un duo formato da Francesco De Gregori e Antonello Venditti.
Il disco
Registrato allo Studio 38 dell'Apollo di Roma (casa discografica di proprietà di Edoardo Vianello) e pubblicato dalla It di Vincenzo Micocci.
Le canzoni sono cantate dai due cantautori separatamente, tranne Dolce signora che bruci e In mezzo alla città, cantate dai due insieme. L'unico brano già noto del disco è Sora Rosa, registrata qualche mese prima da Edoardo De Angelis nel suo disco Il paese dove nascono i limoni, inciso insieme a Stelio Gicca Palli.
All'album, prodotto da Paolo Dossena e Italo Greco (che suonano anche le tastiere), hanno collaborato come musicisti Giorgio Lo Cascio (chitarra), Maurizio Giammarco (flauto) ed alcuni musicisti inglesi, di cui tre (Dave Sumner e Douglas Meakin alle chitarre e Mick Brill al basso) sono ex componenti del gruppo beat dei Motowns, mentre Derek Wilson (alla batteria) è un session man del giro della RCA Italiana; i quattro inglesi, oltre a suonare, accompagnano con le voci De Gregori in Vocazione 1 e 1/2 e Little Snoring Willy.
Suonano anche i due cantautori, Venditti al pianoforte, De Gregori alla chitarra.
In copertina è presente il famoso dipinto del pittore inglese John Everett Millais, che raffigura Ofelia, personaggio dell'Amleto di William Shakespeare. Nella prima edizione, sulle due etichette, vi sono due fotografie dei cantautori. Come ha spiegato De Gregori, il titolo dell'album non ha nessun senso, è un nome inventato. Da questo album la It trasse un 45 giri contenente due brani di Venditti, Ciao uomo e Roma capoccia (sul lato B); Ciao uomo viene anche proposta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, vincendo la Gondola d'argento, ed il testo racconta la storia di un viaggio spaziale attraverso il dialogo tra il capitano dell'astronave e un astronauta ("Signor capitano qual è la rotta, qual è il destino del nostro viaggio?), su un accompagnamento di pianoforte basato sulla ripetizione di tre note.
Sarà però Roma capoccia la canzone che diverrà più nota negli anni seguenti, tanto che l'Album sarà ristampato alcuni anni dopo proprio con il titolo della canzone.
Tracce
LATO A
1. Ciao uomo (testo di Antonello Venditti; musica di Roberto Giuliani e Antonello Venditti) 2. Signora Aquilone (testo e musica di Francesco De Gregori) 3. La cantina (testo e musica di Antonello Venditti) 4. È caduto l'inverno (testo e musica di Antonello Venditti) 5. Dolce signora che bruci (testo e musica di Francesco De Gregori) 6. La casa del pazzo (testo Francesco De Gregori; musica di Giorgio Lo Cascio )
LATO B
1. Vocazione 1 e 1/2 (testo e musica di Antonello Venditti e Francesco De Gregori) 2. L'amore è come il tempo (testo e musica di Antonello Venditti) 3. In mezzo alla città (testo e musica di Antonello Venditti e Francesco De Gregori) 4. Roma Capoccia (testo e musica di Antonello Venditti) 5. Little Snoring Willy (testo e musica di Francesco De Gregori) 6. Sora Rosa (testo di Antonello Venditti; musica di Roberto Giuliani e Antonello Venditti)
Note sulle canzoni dell'album
Signora aquilone.
* Il verso "...Lui mi disse: Fratello, è antico come Dio" era, in origine, "...Lui mi disse: Fratello, è cattivo come Dio", ma venne modificato da Francesco De Gregori per prevenire eventuali censure.
Dolce Signora che bruci.
* È cantata da Francesco De Gregori e da Antonello Venditti; la melodia è la stessa per entrambe le voci.
In mezzo alla città.
* È cantata da Antonello Venditti e da Francesco De Gregori, che eseguono due melodie e due testi diversi, un po' come aveva fatto l'anno prima Lucio Battisti in Pensieri e parole.
Sora Rosa
* Come ricordato, questa canzone venne registrata qualche mese prima da Edoardo De Angelis nel suo disco Il paese dove nascono i limoni, inciso insieme a Stelio Gicca Palli; le due versioni, però, hanno alcune differenze nel testo: * chi nun vo vive se nun ci ha soldi in mano (De Angelis - Gicca Palli) - che nun ha mai preso na farce 'n mano (Venditti) * c'avemo forza e voja più che mai (De Angelis - Gicca Palli) - c'avemo forza e voja più de tutti (Venditti) * pure se a noi nun ce pensa più nessuno (De Angelis - Gicca Palli) - anche se semo du' ossa de prosciutti (Venditti) * che forse un giorno chi magna troppo adesso possa paga' la rabbia che ci ho dentro (De Angelis - Gicca Palli) - che forse un giorno chi magna troppo adesso possa sputà le ossa che so' sante (Venditti)
Dolce signora che bruci, per che cosa stai bruciando? i gerani al tuo balcone si stanno consumando... dolce signora che bruci, qual'è il tuo peccato originale quanta acqua è passata sul tuo corpo di sale... il tuo album di foto sta andando alla deriva e il tuo amante prezioso se ne è andato un'ora f, ...ma io posso capire la tua età... dolce signora che bruci, i soldati che aspettavi sono tutti alla tua porta che chiedono le chiavi... stanotte puoi trovare sul mio letto di velluto gli specchi che hai spezzato, i figli che hai perduto... il tuo album di foto sta andando alla deriva e il tuo amante prezioso se ne è andato un'ora fa ...ma io posso capire la tua età... dolce signora che bruci, per che cosa stai bruciando? i gerani al tuo balcone si stanno consumando...
Alice non lo sa è il secondo album del cantautore italiano Francesco De Gregori, pubblicato nel 1973 dalla casa discografica It.
Il disco
L'album contiene dodici brani scritti da Francesco De Gregori, eccetto La casa di Hilde scritta insieme al cantautore Edoardo De Angelis.
Pubblicato sulla scia della partecipazione di De Gregori a Un disco per l'estate 1973 con Alice, l'album vendette, al momento dell'uscita, circa seimila copie, non entrando in classifica, mentre il 45 giri Alice/I musicanti ne vendette la metà, secondo quanto dichiarato dallo stesso De Gregori[1].
La foto in copertina in bianco e nero del giovane Francesco De Gregori è di Giorgio Lo Cascio, mentre la realizzazione grafica e il disegno della "busta" interna dell'album è di Alvise Sacchi, e rappresenta la Signora Aquilone della canzone omonima contenuta nel disco precedente e citata anche in Le strade di lei.
Tra i musicisti che suonano nel disco sono da ricordare i cinque componenti del gruppo di rock progressivo dei Blue Morning: Alfredo Minotti, Sandro Ponzoni, Roberto Ciotti, Alvise Sacchi e Maurizio Giammarco (tra l'altro il gruppo, nello stesso periodo, registra il suo album omonimo, prodotto da Antonello Venditti).
La voce del soprano presente nella canzone Le strade di lei è di Edda Dell'Orso, vocalist preferita da Ennio Morricone.
Sul retro di copertina il nome del chitarrista Luciano Ciccaglioni è riportato con un errore, Ciccaglione: errore che non è mai stato corretto, né nelle successive ristampe in vinile né su quelle su Compact Disc.
Le canzoni
1940
Racconta l'entrata in guerra dell'Italia dal punto di vista della madre di De Gregori («Mia madre aspetta l'autobus / nell'estate iniziata da poco...»).
Le strade di lei
Canzone molto ermetica, parla di una ragazza che è presumibilmente la stessa di Signora Aquilone, contenuta in Theorius Campus, come si deduce dai versi «...e tu stringi intorno ai fianchi/ il tuo filo d'aquilone...».
Suonatori di flauto
La canzone è stata scritta da De Gregori come regalo per l'amico Giorgio Lo Cascio che era diventato padre di un bambino («...nasceranno bambini vestiti di cielo, suonatori di flauto...»).
I musicanti
La casa di Hilde
È stata scritta, per quel che riguarda il testo, con Edoardo De Angelis: la storia narrata, infatti, era accaduta ad Edoardo bambino, quando viveva in Trentino.
Cover
* Incisa dal coautore Edoardo De Angelis da solo. Pubblicata sull'album Il tuo cuore è casa mia (RCA Italiana PL 31243), nel 1977. * Incisa da Edoardo De Angelis e Lucilla Galeazzi. Pubblicata sugli album Antologia d'autore (Tring S.r.l.) nel 1997; ANTOLOGIA D'AUTORE 2 (D'Autore / Azzurra Music DA1915) nel 2003, riedizione rimasterizzata di Antologia d'autore con l'aggiunta di due brani inediti. * Incisa da Luca Carboni. Pubblicata sull'album Musiche ribelli nel 2009.
Il ragazzo
Un ritratto di un adolescente.
Irene
La canzone parla di una ragazza che sta per suicidarsi buttandosi da una finestra al tramonto.
Marianna al bivio
La canzone è piena di riferimenti e citazioni.
* «...la luna che sembrava una patata...» si riferisce alla canzone La casa del pazzo (dall'album Theorius Campus). * Il verso «...il poeta che suonava il pianoforte...» è riferito al cantautore Antonello Venditti. * Il verso «...Lilly Greco...» è riferito a Italo Greco, produttore dell'album precedente. * Il verso «...Suzanne mi dà la mano come prima...» si riferisce alla celebre canzone di Leonard Cohen.
Saigon
Racconta del Vietnam durante la guerra, ma senza espliciti riferimenti alle violenze del conflitto.
Cover
* Incisa da Paola Turci. Pubblicata sull'album Paola Turci (IT) nel 1989. * Incisa da Ramsàzizz' & Lorenzo Monguzzi. Pubblicata sull'album tributo Con quali occhi... (Un omaggio a Francesco De Gregori) nel 2007, allegato alla rivista musicale "Il Mucchio Extra" N. 24 - Inverno 2007. Tracce
LATO A
1. Alice (Testo e musica di Francesco De Gregori) 2. 1940 (Testo e musica di Francesco De Gregori) 3. Le strade di lei (Testo e musica di Francesco De Gregori) 4. Suonatori di flauto (Testo e musica di Francesco De Gregori) 5. Buonanotte fratello (Testo e musica di Francesco De Gregori) 6. Sono tuo (Testo e musica di Francesco De Gregori)
LATO B
1. I musicanti (Testo e musica di Francesco De Gregori) 2. La casa di Hilde (Testo di Edoardo De Angelis e Francesco De Gregori; musica di Francesco De Gregori) 3. Il ragazzo (Testo e musica di Francesco De Gregori) 4. Irene (Testo e musica di Francesco De Gregori) 5. Marianna al bivio (Testo e musica di Francesco De Gregori) 6. Saigon (Testo e musica di Francesco De Gregori)
Video
Alice
Da: macondo57
Canzone sull' incoscienza e sulla non consapevolezza( non lo sa). Cinque piccole storie: Irene che pensa al suicidio, Lili Marlene, lo sposo ribelle che non vuole più sposarsi, Cesare Pavese che aspetta invano il suo amore ballerino sotto la pioggia rimediando una pleurite e il mendicante arabo che ha una grave malattia e non ha un posto dove andare a dormire. Alice è una ragazza che guarda quello che succede a questi personaggi ma non sa realmente come stanno le cose che osserva perché vive dentro un mondo di fantasia come la protagonista di "Alice nel paese delle meraviglie"...
Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta. Irene al quarto piano è lì tranquilla che si guarda nello specchio e accende un'altra sigaretta. E Lillì Marlen, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età, ma tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà. Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole mentre il sole a poco a poco si avvicina, e Cesare perduto nella pioggia sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina. E rimane lì, a bagnarsi ancora un pò, e il tram di mezzanotte se ne va e tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà. Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sol mentre il sole fa l'amore con la luna. Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello ma è convinto che sia un portafortuna. Non ti chiede mai pane o carità e un posto per dormire non ce l'ha, ma tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà.
Video 1940
Mia madre aspetta l'autobus, nell'estate cominciata da poco e il mattino la veste di bianco. E la gente che legge i giornali sta parlando dell'uomo coi baffi, l'altro ieri è arrivato a Parigi. E la gente cammina eccitata, sta ridendo e pensando al domani, partiranno con gioia anche loro. I soldati bevono birra e corteggiano donne francesi. Non è vero che siano diverse. Cosa importa se sono lontani dai cortili che li hanno cresciuti, oramai questa terra è loro. E cantando, attraversano il ponte che fra un poco faranno saltare ed il...
In fondo non importa che i tuoi santi siano molti e che molti con un soffio spegneranno la candela in fondo tu già sai che domani è un giorno lungo e che un altro verrà a dirti di amare i tuoi pensieri. E tu lo seguirai come fosse uno sparviero, pauroso nell'orgoglio della sua fragilità. E tu stringi intorno ai fianchi il tuo Filo di aquilone, la tua strada è molto lunga, forse non la seguirò. Ed io vedo sulla porta i tuoi capelli troppo fini, la tua strada è molto vecchia, forse non la seguirò. Tu cammini accanto all'onda, so che andrai così lontano e un bambino senza volto si innamorerà di te. E ci sono molte pietre sul cammino di Maria e sei tu che le raccogli e le porti oltre la sponda e tu dici a chi ti incontra che la notte è molto fredda e se lui ti sfiora il braccio tu sorridi e te ne vai. E lui chiama per sapere il tuo nome, la tua storia, e tu dici non importa ma se vuoi ti sposerò. E lui è solo un disertore, lui è solo un fuggitivo, il suo corpo è una bandiera, il suo corpo è una canzone. E tu stringi intorno ai fianchi il tuo Filo di aquilone e lui fuma il tuo ricordo e non seguirà il tuo treno e gli dai una vecchia copia di un romanzo di Delly e richiudi la sua porta, il suo oroscopo è scaduto...
L'ombra di mio padre due volte la mia, lui camminava e io correvo, sopra il sentiero di aghi di pino, la montagna era verde. Oltre quel monte il confine, oltre il confine chissà, oltre quel monte la casa di Hilde. Io mi ricordo che avevo paura, quando bussammo alla porta, ma lei sorrise e ci disse di entrare, era vestita di bianco. E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto, Hilde nel buio suonava la cetra. E nella notte mio padre dormiva, ma io guardavo la luna, dalla finestra potevo toccarla, non era più alta di me. E il cielo sembrava più grande ed io mi sentivo già uomo. Quando la neve scese a coprire la casa di Hilde. Il doganiere aveva un fucile quando ci venne a svegliare, disse a mio padre di alzare le mani e gli frugò nelle tasche. Ma non trovò proprio niente, solo una foto ricordo. Hilde nel buio suonava la cetra. Il doganiere ci strinse la mano e se ne andò desolato, e allora Hilde aprì la sua cetra e tirò fuori i diamanti. E insieme bevemmo del vino ma io solo mezzo bicchiere. Quando fù l'alba lasciammo la casa di Hilde. Oltre il confine,con molto dolore, non trovai fiori diversi, ma sulla strada incontrammo una capra che era curiosa di noi. Mio padre le andò più vicino e lei si lasciò catturare, così la legammo alla corda e venne con noi.
De Gregori: 60 anni tra impegno e poesia. Camminando sui pezzi vetro, Francesco De Gregori e' giunto al traguardo dei sessant'anni - li compira' il 4 aprile - forte del suo istinto di cantastorie, e di una rinnovata voglia di divertirsi sul palco, come dimostra il tour Work in Progress insieme a Lucio Dalla. E in quarant'anni di canzoni, quella del Principe e' stata certamente ''un'evoluzione nella continuita' '', scrive Claudio Fabretti in 'Fra le pagine chiare e le pagine scure' (Arcana, Collana Songbook, 300 pp. - 18,50 euro), volume che ne analizza biografia e opera, in libreria dal 30 marzo. Canzoni che fanno ancora presa sul pubblico, anche quello piu' giovane, e che l'autore classifica in due filoni: quello lirico-letterario-fiabesco e quello narrativo-storico-politico, che pero' spesso si intersecano tra loro. Dalle prime ballate folk agli album storici e alla dimensione concertistica dell'ultimo periodo, e' un viaggio nel songbook degregoriano che si snoda attorno ai suoi principali nuclei tematici, in bilico tra personale e sociale, realta' e fantasia. Tenendosi sempre a rigorosa distanza di sicurezza dalle mode e dai rituali dello show business. Si parte dall'inizio: il diciassettenne Francesco De Gregori, infreddolito e preoccupatissimo, si infila nei vicoli di Roma , giu' dalle pendici del Gianicolo. Sta per esibirsi per la prima volta con la sua chitarra. Ad accompagnarlo e' il fratello Luigi, alias Ludwig, cantautore country-folk. Destinazione, una cantina di via Garibaldi, il Folkstudio, ai tempi crocevia obbligato per ogni folksinger o aspirante tale. Scuola di musica ma anche di vita, officina di amicizie vere (Venditti, Lo Cascio e Bassignano). ''Avevo le dita congelate e non presi un accordo giusto sulla chitarra'', raccontera', ''e a meta' di Buonanotte Nina per l'emozione mi venne un groppo in gola e mi dovetti fermare e ricominciare da capo. Qualcuno in mezzo al pubblico comincio' a tossicchiare, io diventai rosso e in qualche modo arrivai fino alla fine e scesi dal palco convinto che mai piu' avrei accettato di salirci''. Quello di De Gregori, ''dylaniano fino al midolllo'', e' un percorso che, lungo le curve della memoria, attraversa le fasi piu' oscure e controverse della storia italiana: dal fascismo agli anni di piombo, da Piazza Fontana a Tangentopoli. Non solo. Perche' nei suoi versi si e' compiuta anche una rivoluzione lessicale decisiva per la canzone italiana. Dalle sue prime canzoni d'amore, ''virate a tinte fosche'', secondo la lezione di De Andre', altro suo grande modello, come 'Rosso Corallo'. Passando per 'Pezzi di vetro' e 'Alice non lo sa', che fara' decollare la sua carriera, liberandolo dall'abbraccio protettivo del Folkstudio. Nelle sue canzoni d'amore, forse si e' ''consumata la sua piu' importante rivoluzione semantica e concettuale''. 'Rimmel' e' l'archetipo di questo nuovo approccio basato sulla rottura degli argini angusti del rapporto di coppia, in cui l'amore e' l'unica prospettiva di salvezza, ma anche una possibile dannazione permanente. Mai un addio era stato raccontato in modo cosi' tagliente (''ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a a quella di chissa' chi altro''). Esattamente l'opposto di quel che andranno vaneggiando quei critici che imputeranno all'intero Rimmel un eccesso di svenevolezza e romanticismo'', scrive Fabretti. Ma all'epoca mescolare politica e sdolcinatezze ''non rientrava nello schema del cantautore impegnato'', spieghera' De Gregori . Seconda, per fraintendimenti, alla sola Viva l'Italia, un'altra ballata sentimentale dell'album, Buonanotte Fiorellino, che restera' una delle canzoni piu' amate/odiate di De Gregori. ''Inchiodato per chissa' quanto tempo ancora allo stereotipo del cantautore con la k, del vate dell'impegno e del rigore, attaccato altrettanto spesso, da sinistra, per la presunta leziosita' di alcuni suoi testi'', De Gregori, sottolinea l'autore, e' sempre andato avanti a testa bassa, incurante dei fraintendimenti e dei significati a perdere. Il cantautore romano ''insospettisce subito i pasdaran della sinistra. E' comunista, ma non abbastanza. Del resto, quel suo sussiego altezzoso e aristocratico e' gia' un indizio di eterodossia. Poi e' borghese, piace alle ragazze. In piu', fatto ancor piu' imperdonabile, comincia a vendere molti dischi''. Dopo 40 anni sul palco, ora il Principe sembra piu' affabile con il pubblico, meno serioso e ingessato. In un'intervista di qualche anno fa ha confessato: ''Ora mi da' meno fastidio incontrare la gente, ho imparato l'autoironia. O forse da domani tornero' ad essere la solita testa di cazzo''.
Il ragazzo ha capelli rossi ed occhi blu. Pantaloni corti e uno strappo proprio lì. Amici nel quartiere non ne ha e quando va a giocare dove va? Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero. Che fa? Sceglie un ramo e cerca il punto esatto dove muore la città. E' quasi ora di cena, quando viene giù, suo padre ormai non lo capisce più. E con gli occhi dentro al piatto lui, mangia molto ma non parla mai. Ha una luce strana dentro agli occhi e qualcuno l'ha chiamata cattiveria. Ma poi, chissà la gente che ne sa, chissà la gente che ne sa, dei suoi pensieri sul cuscino che ne sa, della sua luna in fondo al pozzo che ne sa, dei suoi pensieri e del suo mondo. Il ragazzo cresce sempre solo e non si sente solo mai. Ha una voglia strana in fondo al cuore che nemmeno lui lo sa. Se sia paura o libertà, se sia paura oppure libertà. Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che sa. Tutto solo sopra un ramo guarda il cielo e forse anche più in là. È quasi ora di cena, quando viene giù, suo padre ormai non lo capisce più. E con gli occhi dentro al piatto lui, mangia molto ma non parla mai. Ha una luce strana dentro agli occhi e qualcuno l'ha chiamata cattiveria. Ma poi....
Video
Irene
Irene alla finestra e tanta gente per la strada, Irene alla finestra e tanta gente per la strada, il mondo passa accanto a lei e non la sfiora mai. Con le mani aperte, il cuore aperto Irene guarda giù. Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio, Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio, con il telefono staccato, l'anima in libertà. Com'è grande il cielo e com'è piccola una donna, com'è grande il cielo. Ed il traffico sta crescendo mentre il sole se ne va ed Irene sta sognando cose che non sa. Irene alla finestra e tanta gente per la strada, Irene alla finestra e tanta gente per la strada, il mondo passa accanto a lei e non la sfiora mai. Con le mani aperte, il cuore aperto Irene guarda giù.
Una delle canzoni in cui De Gregori parla del momento che stava vivendo attraverso delle splendide metafore con le quali descrive un ragazzo,un artista, un uomo, in un momento della sua vita in cui non sa bene che strada prendere. Una canzone difficile, da ascoltare più volte ma che esprime bene il periodo che più o meno tutti abbiamo attraversato, quello in cui la vita ti viene addosso come un autotreno e tu non sai bene da che parte scansarti. Ho cercato di interpretarla a modo mi, tenedo conto delle cose che si intuiscono analizzando le metafore...
Cade pioggia, cade neve, non ho più la mia virtù, cosa importa quel bambino alla finestra. Il dolore della gente non riguarda la mia età, chiude gli occhi e per un giorno è sempre festa. Anna è morta, Mario non c'è più, non hanno più parole. Le canzoni che scrivevo non le riconosco più, sono l'ombra di un fantasma che cammina, ma Susanna mi dà la mano come prima. Ho dormito troppo a lungo, la montagna era stregata da un poeta che suonava il pianoforte, ho sognato le mie mani che sparivano nel buio mentre Dio me le stringeva un pò più forte. Quattro porte, quattro verità e ognuno sorrideva, e il palazzo di granito con un uomo che gridava e la luna che sembrava una patata. Ma Susanna non l'ho dimenticata. E Marianna camminava con il sole nei capelli, aggrappata a un Paradiso di stagnola. Ogni uomo che passava ne toccava la sorgente e lasciava la sua anima da sola, e la strada divideva due esistenze parallele, l'orizzonte ne copriva la realtà. E Marianna non sapeva cosa fosse veramente quel diamante che stringeva nella mano, mentre il sole la seguiva da lontano. Cade piogga cade neve, chi ha guardato le mie carte sa che forse la mia vita è già decisa. Lilly Greco non capisce ma che Dio lo benedica, ho un bicchiere e una bistecca e mi diverto. Quattro porte, quattro verità e ognuno sorrideva, e il palazzo di granito con un uomo che gridava e la luna che sembrava una patata. Ma Susanna non l'ho dimenticata.
Video Saigon Donna giovane del Vietnam com'è strano coltivare il mare, quanti fiori ti ha dato già quanti libri te ne potrà dare. Da qui a Saigon la strada è buona. Terra libera, terra nera, quest'autunno cambierai colore, sarà il vento e sarà la pioggia che cadrà senza bagnarti il cuore. Da qui a Saigon la strada è buona. C'è mio figlio che ha occhi grandi quando guarda verso Sud, c'è il tramonto che lo accarezza quando guarda verso Sud. Da qui a Saigon la strada è buona. Cerca il cielo attraverso i rami, cerca il cielo e lo troverai, sole nasce e sole muore ed il cielo non cambia mai. Da qui a Saigon non cambia mai.
Francesco De Gregori è un album del cantautore italiano Francesco De Gregori, pubblicato nel 1974 dalla casa discografica RCA Italiana.
Il disco
L'album, contenente dodici canzoni scritte da Francesco De Gregori, è conosciuto in genere come "Album della pecora", o, semplicemente, "La pecora", a causa dell'immagine di copertina, disegnata da Gordon Fagetter (ex-batterista dei Cyan Three, nonché fidanzato di Patty Pravo).
È generalmente considerato, per quel che riguarda i testi, l'album più ermetico di Francesco De Gregori; il cantautore considera questo il suo disco peggiore: «Dopo aver firmato il contratto con la RCA, siamo nel '74, feci il disco con la Pecora, che secondo me è il disco più brutto che ho fatto».
La copertina del disco è apribile, e all'interno vi è una foto in bianco e nero di un giovanissimo De Gregori con barba e capelli lunghi.
Alla prima edizione è allegata una traduzione in italiano dattiloscritta di Paperback writer, celebre canzone dei Beatles, effettuata dallo stesso De Gregori.
Nella prima stampa del 33 giri è presente un errore di grammatica vistoso legato ad uno dei brani inclusi, "Cercando un altro Egitto", riportato a grandi caratteri nel retro copertina. Errore poi rimosso nelle edizioni successive.
Da notare la partecipazione del gruppo vocale fondato da Edoardo De Angelis, la Schola Cantorum, che nella canzone Niente da capire esegue dei vocalizzi di sottofondo.
Nel corso delle registrazioni del disco, De Gregori incide altre tre canzoni, che non verranno però inserite: una prima versione di Le storie di ieri (inserita l'anno dopo in Rimmel), Mercato dei fiori e Preso un treno (queste ultime due verranno incise da Patty Pravo).
Per la promozione del disco De Gregori apparve durante la trasmissione televisiva del primo canale Adesso musica! (che andava in onda tutti i venerdì sera), presentata da Nino Fuscagni e Vanna Brosio: in quest'occasione canta dal vivo, accompagnandosi con la chitarra acustica, Bene e Niente da capire, cioè i due brani pubblicati sul 45 giri Niente da capire/Bene.
Quest'ultima canzone fu scritta come risposta a coloro che tacciavano Francesco De Gregori di eccessivo ermetismo; i versi iniziali, Le stelle sono tante, milioni di milioni, sono una citazione dello slogan pubblicitario creato da Pier Emilio Bassi per i Salami Negroni.
Informazioni di Vincent fa riferimento invece al brano Vincent del cantautore americano Don McLean che De Gregori aveva tradotto per la versione italiana di Little Tony dal titolo Come Un Anno Fa (nell'etichetta il nome è scritto, erroneamente, De Gregorio) pubblicata sul 45 giri "Come Un Anno Fa/Maggy Mai" (Little Records LR2025).
Tracce
LATO A
1. Niente da capire (Testo e musica di Francesco De Gregori) 2. Cercando un altro Egitto (Testo e musica di Francesco De Gregori) 3. Dolce amore del Bahia (Testo e musica di Francesco De Gregori) 4. Informazioni di Vincent (Testo e musica di Francesco De Gregori) 5. Giorno di pioggia (Testo e musica di Francesco De Gregori)
LATO B
1. Bene (Testo e musica di Francesco De Gregori) 2. Chissà dove sei (Testo e musica di Francesco De Gregori) 3. A Lupo (Testo e musica di Francesco De Gregori) 4. Arlecchino (Testo e musica di Francesco De Gregori) 5. Finestre di dolore (Testo e musica di Francesco De Gregori) 6. Souvenir (Testo e musica di Francesco De Gregori)
Pubblicato da Ariberto Terragni
Mi ripropongo spesso di scrivere qualche cosa di compiuto in merito all'opera di un grande come Francesco De Gregori, un uomo, un artista (per brevità chiamato...) al quale devo molto. Quello dell'approccio critico nei confronti della sua opera è un progetto che ancora non riesco a realizzare. Non ci riesco forse per troppo pudore. Al massimo, come in questo momento, posso abbozzare qualche nota, ma ancora niente di più. Il fatto è che ieri era ho riascoltato, dopo un po' di tempo, una carrellata dei suoi brani e ogni singolo passaggio riesce sempre a farmi pensare. Ho cominciato ad ascoltare la sua musica a dodici anni, forse anche prima, visto che ha cominciato mia madre a cantarmi le sue canzoni, ma è stato a dodici anni che ho cominciato a realizzare il potere immaginifico della sua parola. La parte della sua parabola a cui sono maggiormente legato è quella anni Settanta, e non sono il solo, ma non sarebbe giusto relegare il resto della sua produzione ad un esercizio commerciale. Il famigerato disco della pecora, che in realtà si intitola Francesco De Gregori, è forse quello a cui più sono legato. Ci sono canzoni come Bene, Dolce amore del bahia, Informazioni di Vincent. Lo stesso Principe dice di ritenerlo il suo album peggio riuscito, e va bene così, fa parte del gioco e del diritto ad avere delle preferenze. Ma mi permetto di non credere fino in fondo alle sue parole. Forse è stato solo uno dei più sofferti, chi lo sa. La canzone d'autore è o no poesia? Non lo è: è canzone d'autore, il che non significa sminuirla o relegarla ad un sottogenere: semplicemente parliamo di due codici espressivi diversi. Diffidare dai commenti estasiati alla youtube: questa è vera poesia, meraviglioso, magico e tre milioni di puntini di sospensione. Non è così, con buona pace del popolo ecumenico. Il testo di una canzone non è autosufficiente, ma queste sono cose già dette milioni di volte. In assenza di una cultura poetica su vasta scala, la musica autoriale si è trovata, al di là delle sue stesse intenzioni, a supplire ad una carenza, a colmare un vuoto emotivo. Questa è un'altra storia ad ogni modo. Del resto gli stessi cantautori da De André a Guccini fino allo stesso De Gregori hanno sempre rifiutato l'etichetta facile e un po' scontata di poeta. La lunga parentesi cantautoriale ha comunque rappresentato uno dei vertici della canzone italiana, l'ha nobilitata, l'ha evoluta da un punto di vista culturale. Cultura, una parolaccia. Va di moda dire di parlare "come la gggente", di scarnificare il vocabolario per farsi capire. Uno sfascio dal mio punto di vista: la semplificazione che coincide con la banalizzazione. "Sono una ragazza semplice" male accidenti, molto male. La canzone d'autore si è sforzata di rompere il cortocircuito, e ci è anche riuscita per un certo periodo (Sanremo nei profondi settanta era una manifestazione fallita) salvo poi arrendersi all'evidenza di un'estesa mediocrità. Amen.
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Video
Niente da capire
Le stelle sono tante, milioni di milioni, la luce dei lampioni si confonde con la strada lucida. Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte, con l'anima in riserva e il cuore che non parte. Però Giovanna io me la ricordo ma è un ricordo che vale dieci lire. E non c'è niente da capire. Mia moglie ha molti uomini, ognuno è una scommessa perduta ogni mattina nello specchio del caffè. Io amo le sue rughe ma lei non lo capisce, ha un cuore da fornaio e forse mi tradisce, però Giovanna è stata la migliore, faceva dei giochetti da impazzire. E non c'è niente da capire. Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve, che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore. È giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male, io non ti invidio niente, non ho niente di speciale. Ma se i tuoi occhi fossero ciliege io non ci troverei niente da dire. E non c'è niente da capire. È troppo tempo amore che noi giochiamo a scacchi, mi dicono che stai vincendo e ridono da matti, ma io non lo sapevo che era una partita, posso dartela vinta e tenermi la mia vita. Però se un giorno tornerai da queste parti, riportami i miei occhi e il tuo fucile. E non c'è niente da capire.
"Cercando un altro Egitto", ovvero una società più giusta, portandosi dietro tutto ciò che c'è di buono( "mia madre è qui vicino"). E' una canzone sulla violenza che ci sta intorno. Vengono descritte vari tipi di violenza: quella evidente e chiara, quella nascosta che è quella attraverso cui ci impongono delle informazioni sbagliate( televisioni, certi giornali) e la violenza storica legata agli anni del fascismo e del nazismo("le grandi gelaterie di lampone che fumano lente" sono i campi di sterminio!).
Era mattino presto, e mi chiamano alla finestra mi dicono "Francesco ti vogliono ammazzare". Io domando "Chi?", loro fanno "Cosa?". Insomma prendo tutto, e come San Giuseppe mi trovo a rotolare per le scale, cercando un altro Egitto. Di fuori tutto calmo, la strada era deserta mi dico 'meno male, è tutto uno scherzetto' sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra un tetto mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino, la strada adesso è piena di persone. Mia madre è qui vicino. Un uomo proprio all'angolo, vestito da poeta vende fotografie virate seppia, ricordo della terra prima della caduta e al posto del posto dove va il francobollo, c'è un buco per appenderlo; "Dove?", dico io "Intorno al collo", e adesso per la strada la gente come un fiume, il terzo reparto celere controlla; "Non c'è nessun motivo di essere nervosi" ti dicono agitando i loro sfollagente, e io dico "Non può essere vero" e loro dicono "Non è più vero niente". Lontano più lontano degli occhi del tramonto mi domando come mai non ci sono bambini e l'ufficiale uncinato che mi segue da tempo mi indica col dito qualcosa da guardare le grandi gelaterie di lampone che fumano lente i bambini, i bambini sono tutti a volare Un amico d'infanzia, dopo questa canzone mi ha detto che "È bellissima, un incubo riuscito ma dimmi, sogni spesso le cose che hai scritto oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi", amore amore, naviga via devo ancora svegliarmi.
Video Dolce amore del Bahia
Ieri ho incontrato la mia formica, mi ha detto che sono pazzo. Io, con occhiaie profonde e un principio di intossicazione. Io non ricordo che occhi avevi, io non ricordo che occhi avevi l'ultima volta che ti ho insultato, l'ultima volta che ti ho lasciato, ma io sono stato, io sono stato, io sono stato dove tu mai. Dolce amore del Bahia, dolce amore del Bahia. Io, con le mani di giunco e la mia verginità. Io non ricordo che occhi avevi, io non ricordo che occhi avevi l'ultima volta che ti ho insultato, l'ultima volta che ti ho bloccato. Ma io sono stato, io sono stato dove tu mai. Ieri ho incontrato la mia formica, diceva che ero pazzo. Io, pazzo solo per gioco, o per niente e per nessuno. Io non ricordo che occhi avevi. Io non ricordo che occhi avevi l'ultima volta che ti ho insultato, l'ultima volta che ti ho incastrato, ma io sono stato, io sono stato dove tu mai.
Video
Informazioni di Vincent
E una sera che il fiore mi pesa e le stelle mantengono i loro segreti. Più freddamente che mai, guardo le mie povere cose. Una foto di Angela Davis muore lentamente sul muro e a me di lei non me ne è fregato niente, mai. E tutte queste informazioni di Vincent mi vanno intorno e non mi dicono perché. E tutte queste informazioni di Vincent girano in tondo e non mi spiegano cos'è che muore. E stasera ho tradito gli affetti, ho affittato i miei occhi a una banda di ladri, vedo quel che vedono loro. Tu conosci mica qualcuno che è disposto a chiamarmi fratello senza avermi letto la mano. Amore mio, voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non t'avrebbe detto mai, quello che Vinc non t'insegnerebbe mai, quello che Vinc non regolerebbe mai, quello che Vinc non permetterebbe mai, stasera. E a Parigi mi aspettano ancora, c'è una stanza con bagno prenotata a mio nome, la moquette sarà piena di topi. Ieri alla televisione mi hanno detto di stare tranquillo, non c'è nessuna ragione di aver paura. Non c'è proprio niente che non va.
Oggi giorno di pioggia, ma la gente è tranquilla, io sono figlio della gente. Prendimi la mano dammela, cerchiamo di venire insieme, la tua tessera è scaduta. Grazie per l'invito sì, stasera non ho voglia di vedere gli incidenti stradali lungo il fiume. Oggi giorno di pioggia ma la gente si muove, io sono figlio della pioggia. La festa è stata magica, le ragazze han ballato, mi han coperto di lodi e di sorrisi. La prossima vigilia di Natale avremo tutti partorito, potremo farne un'altra per allora. A volte potrai avermi con un fiore, a volte un fiore non ti basterà, a volte penserai di avermi chiuso in una stanza. Dammi le tue chiavi dolci, voglio farne una copia, voglio scrivere una lunga poesia per le tue braccia.
Video
Bene
Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi ma è inutile cercarmi sotto il tavolo, ormai non ci sto più ho preso qualche treno, qualche nave, qualche sogno, qualche tempo fa Ricordi che giocavo coi tuoi occhi nella stanza, e ti chiamavo mia, e inoltre la coperta all'uncinetto, c'era il soffio della tua pazzia e allora la tua faccia vietnamita ricordava tutto quel che ho. E adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie però stai attenta a tendermi la mano, perché il braccio non lo voglio più mia madre è sempre lì che si nasconde dietro i muri e non si trova mai e i fiori nella vasca sono tutto quel che resta e quel che manca, tutto quel che hai e puoi chiamarmi ancora amore mio E qualche volta aspettami sul ponte, i miei amici sono tutti là con lunghe sciarpe nere ed occhi chiari, hanno scelto la semplicità se Luigi si sporge verso l'acqua sono solo fatti suoi E ancora mille volte, mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai per quel sorriso ladro e per i giochi, i mille giochi che sapevi già e ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata, che ti piaci come sei Però non mi confondere con nienete e con nessuno, e vedrai... niente e nessuno ti confonderà soltanto l'innocenza nei miei occhi, c'è nè già meno di ieri, ma che male c'è le navi di Pierino erano carta di giornale, eppure vedi, sono andate via magari dove tu volevi andare ed io non ti ho portato mai e puoi chiamarmi ancora amore mio
Da: macondo57
Dedicata da De Gregori ad una ragazza vista da lui, in quel periodo, come una persona distaccata dal suo modo di vedere il mondo e dalle sue canzoni( "adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie"). Bellissimo il verso in cui saluta la fine delladolescenza ("le navi di Pierino erano carta di giornale, eppure guarda sono andate via"). C'è poi la difesa del' linnocenza e della fantasia adolescenziale: "Mia madre è sempre lì che si nasconde dietro i muri e non si trova mai" e "attenta a tendermi la mano perché il braccio non lo voglio più"
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Chissà dove sei
Chissà dove sei, perduta nella notte, col tuo trucco infame e la tua giacca da bandito. Io ti ho aspettata all'ombra dei 'tuoi per come', col mio viso angelico percosso dai fatti. Chissà dove sei, perduta nei segni, con la tua sigaretta come una matita, e le tue speranze di vittoria. Io ti ho accettata come una bella calligrafia, un biglietto da visita e due occhi diversi. Può accadere di tutto, puoi anche conquistare vari uomini bruni e misurarne l'aspetto, ma il mio indirizzo è "Via del sopracciglio destro" con rispetto parlando, e altre parti, altre parti di me.
A lupo Lei aveva tasche troppo strette e otto, nove, dieci modi di vivere, forse aveva un cuore troppo grande e una strana maniera di sorridere. Lui aveva un grosso cervello e dei gerani proprio dove al strada si divide, lontano i campanili suonavano ma lui non se ne preoccupava. Ma questa non è casa mia, i ricordi si affollano in fretta e un libro cominciato la sera è già dimenticato la mattina. "A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina". Il poeta in affari veniva da molto lontano con dei nastri colorati legati alla vita, la vide che vendeva giocattoli, le chiese "Cosa vuoi per una notte?". Lei non rispose, le parole erano neve, la piccola fiammiferaia presa dal gioco, si è rotta una mano sopra il filo spinato, rispose la signora, "Non ho niente da chiedere, se non le tue lacrime e tutto quel che hai". Ma questa non è casa mia, i ricordi si affollano in fretta e un libro cominciato la sera è già dimenticato la mattina. "A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina". E si presero per mano nella notte stellata e piovosa e capirono che in fondo bastava non chiedersi né l'anima né il cuore né niente di simile, soltanto quattro salti dove più ti conviene. E vennero accerchiati da quaranta ladroni usciti dalla favola senza permesso, riuscirono a fuggire proprio a mezzanotte, senza colpo ferire, senza fare rumore, l'orologio batteva i suoi colpi, la Renault diventava una zucca. Ma questa non è casa mia, i ricordi si affollano in fretta e un libro cominciato la sera è già dimenticato la mattina. "A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina".
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Arlecchino
Fiori falsi e sogni veri, tra gli eroi della friggitoria Schantan. Grazie, ho già mangiato ieri, un sorriso stasera basterà. Arlecchino è già sul filo, la gente vuol vedere cosa fa. E il filo corre sopra la città, e tutto il mondo è tutto qua. Dove vai? Quanti soldi ti hanno dato, quanti sogni e quanti anni? Dove vai? La tua cella è un pò più stretta ma ti pagano di più. Notte chiara, notte bella, sopra i libri non ti avevo letto mai. Mi hanno detto 'fermati', non mi hanno chiesto mica 'dove vai?'. Arlecchino è lì sospeso ma il filo sotto i piedi non ce l'ha. E anche questo in fondo è libertà, e tutto il mondo è tutto qua. Dove vai? Quanti soldi ti hanno dato, quanti sogni e quanti anni. Dove vai? La tua cella è un pò più stretta ma ti pagano di più.
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Finestre di dolore La luce della luna ci trovò sopra il tetto e Pietro non parlava, e niente che rompeva la noia dell'attesa, solo il suono della pioggia che cadeva. E lui, con la mano alla bottiglia, faceva i suoi discorsi da pazzo e un gallo si mise a suonare la sveglia, per quanto la notte fosse ancora ubriaca e Giuda fosse ancora un ragazzo. E credo che fu in quel preciso momento che venne da molto lontano un ricordo, qualcosa di simile a un pianto di madri. E due angeli vestiti di bianco scesero con aria stupita e il vuoto nel cuore. E aprimmo al pianto le finestre del dolore. Seduti nella stanza con la bocca socchiusa, aggrappati alle nostre sigarette, aspettavamo l'alba senza troppo interesse, soltanto per avere una scusa. E Anna, perduta sul divano, sembrava un bambino sconfitto e la sua amica giovane le dava la mano ma Anna era troppo occupata a contare ricordi sul soffitto. E credo che fu in quel preciso momento che venne da molto lontano un ricordo, qualcosa di simile a un pianto di madri. E due angeli vestiti di bianco scesero con aria stupita e il vuoto nel cuore. E aprimmo al pianto le finestre del dolore. In fondo alla pianura una linea più buia, l'esercito degli uomini diversi, con gli occhi e la bocca pieni di sonno, aspettava in una buca di due metri. E noi, dall'altra parte del concetto, con l'anima in fondo alle gavette, cacciavamo i pensieri come mosche mortali e il nostro cervello era bianco. L'attacco era fissato per le sette. E credo che fu in quel preciso momento che venne da molto lontano un ricordo, qualcosa di simile a un pianto di madri. E due angeli vestiti di bianco scesero con aria stupita e il vuoto nel cuore. E aprimmo al pianto le finestre del dolore.
Rimmel, pubblicato nel 1975, è il terzo album di Francesco De Gregori.
Il disco
La prima foto del poster interno
La seconda foto del poster interno
Si tratta di uno dei dischi più noti del cantautore, con canzoni tra le più famose del suo repertorio, come Rimmel, Pezzi di vetro, Pablo (musicata insieme a Lucio Dalla), Piano bar e la celeberrima Buonanotte fiorellino.
Il titolo, tratto dalla canzone omonima, fa riferimento al cosmetico impiegato nel maquillage degli occhi: « Rimmel come il trucco che usano le ragazze, quello per gli occhi. Rimmel nel senso di trucco, di qualcosa di artefatto, ma questo disco è fatto per smascherarli, per metterli in evidenza. Almeno queste sono le intenzioni»
Nell'album tutte le chitarre acustiche sono suonate da Renzo Zenobi; così racconta De Gregori la collaborazione con il cantautore: « Il mio primo "vero" chitarrista è stato Renzo Zenobi, che suonava tutto pulitino e mi diceva sempre che dovevo imparare a suonare meglio la chitarra. Lui eseguiva dei fingerpicking impeccabili, con tutte le note che suonavano allo stesso livello, mentre io arrancavo dietro di lui dimenticando pezzi di arpeggi. Mi ha dato una grossa mano negli album Alice non lo sa e Rimmel, dove suona tutte le chitarre acustiche»
Gli altri strumenti presenti nel disco sono suonati dai Cyan.
L'album è stato registrato e mixato da Ubaldo Consoli negli studi RCA di Roma.
Nella prima edizione del disco è presente all'interno un poster con due foto d'epoca del cantautore, mai più inserito nelle ristampe successive; l'autore di entrambe le fotografie è Giorgio Lo Cascio, amico di De Gregori ed anch'egli cantautore.
L'album rimase in classifica per 60 settimane, arrivando fino al primo posto, e vendette più di 500.000 copie; alla fine del 1975 risultò essere l'album più venduto dell'anno.
Le polemiche
Non appena pubblicato, il disco venne attaccato da una parte della critica: Giaime Pintor, su Muzak, scrisse un articolo intitolato "De Gregori non è nobel, è rimmel", in cui il cantautore veniva attaccato in particolare per i suoi testi: « E' evidente, peraltro, che l'evocazione (e la presunzione di far poesia) faccia scivolare il canto degregoriano kitsch in cui non tanto Gozzano è presente, quanto i baci Perugina. Chi osasse citare il decadentismo italiano, peggio quello francese, l'ermetismo o Lorca o persino Dylan nel caso di Buonanotte fiorellino o di Piccola mela, commetterebbe un flagrante reato di lesa cultura. E nemmeno Prévert, sebbene sia il più vicino a queste melensaggini, può essere un riferimento citato senza ridere. Né, per altro, frasi del tipo "buonanotte fra il telefono e il cielo" possono indurre a pensare di essere al di là della peggiore canzonetta all'italiana. » « Questo è nelle canzoni di De Gregori (che poi potrebbe essere la persona più colta del mondo, ma questa è l'operazione delle sue canzoni), questo egli trasmette, questo sono abituati da anni a considerare poesia gli studenti: poche evocazioni senza né capo né coda, qualche ammiccamento qua e là a un riferimento universale. »
A Pintor replicò, sempre sulle pagine di Muzak, Simone Dessì, in un articolo intitolato "Variazioni (in do di petto) sul canto De Gregoriano", tentando in esso una difesa di De Gregori.
Le polemiche e gli attacchi, comunque, furono il preludio al noto processo al Palalido nell'aprile del 1976.[senza fonte]
Brani
Rimmel
Come ha raccontato lo stesso cantautore, Rimmel è una canzone d'amore nata dalla fine di un storia con una ragazza, la stessa a cui aveva dedicato il brano Bene.
Giorgio Lo Cascio, nel suo volume De Gregori (Franco Muzzio Editore, Padova, 1990) fornisce qualche informazione in più: la ragazza si chiamava Patrizia, ed il verso "...ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona" si riferisce ad un tentativo di furto fatto da due balordi che avevano strappato alla ragazza appunto il suo collo di pelliccia, in una giornata di vento (la stessa in cui i due si erano conosciuti), ma il furto venne sventato proprio da De Gregori e dal suo intervento.
Lo stesso Lo Cascio scrive che Patrizia lasciò De Gregori perché innamorata di Nini Salerno dei Gatti di Vicolo Miracoli.
Analizzando il testo, vari autori tra cui Enrico Deregibus hanno messo in evidenza i riferimenti alle carte: quelle dello zingaro, i quattro assi di un colore solo, il verso "come quando fuori pioveva", cioè cuori, quadri, fiori, picche, quindi l'amore è visto come gioco e come destino.
L'episodio dello zingaro è anch'esso autobiografico: « *Michelangelo Romano: Lo zingaro che è un trucco, un futuro invadente, è un episodio reale?
Francesco De Gregori: Sì, un giorno mi hanno fatto le carte e mi hanno detto cose molto belle, mi hanno detto che sarei stato molto felice, mi hanno detto "Sarai un vincente". Però tutto sommato non è bello che uno ti dica quello che diventerai, credere allo zingaro forse è mancanza di fantasia, mancanza di giovinezza, del coraggio di dire "vaffanculo, adesso io esco e chissà cosa succede »
Pezzi di vetro
Canzone d'amore in cui De Gregori canta accompagnato dal solo Zenobi; la metafora del testo verrà ripresa anni dopo nella canzone Povero me, inclusa nell'album Canzoni d'amore (nei versi cammino da sempre sopra i pezzi di vetro/e non ho mai capito come).
Il signor Hood
La canzone è dedicata a Marco Pannella (infatti sul retrocopertina del disco c'è un sottotitolo fra parentesi: "a M., con autonomia"), come ha spiegato lo stesso cantautore: « Questo personaggio così alla Robin Hood, in quel momento del referendum sul divorzio, mi sembrava incarnare bene la figura di Pannella, una sorta di eroe solitario»
Tuttavia il cantautore ha spiegato anche che il Signor Hood si riferisce a tutte le vere «voci discordanti», ai «personaggi rompicoglioni», onesti ma polemici.
Pablo
Si tratta dell'unica canzone dell'album in cui De Gregori compone la musica insieme a Lucio Dalla.
Il testo, come ha spiegato lo stesso De Gregori, racconta la vicenda della morte di un lavoratore spagnolo emigrato in Svizzera.
Buonanotte fiorellino
Buonanotte fiorellino è uno dei brani più celebri del disco.[senza fonte] Lo stesso De Gregori ha dichiarato di essersi ispirato ad un brano di Bob Dylan (Winterlude, dal disco New Morning) per scrivere Buonanotte Fiorellino. Vi è una diffusa leggenda metropolitana che vuole la canzone dedicata ad una compagna di De Gregori morta in un incidente, ma il cantautore ha ufficialmente smentito.
Cover
Nel 1980 Miguel Bosé ne incide in Spagna una propria versione nell'album Miguel; in Italia il brano arriverà due anni dopo (1982) all'interno dell'album Bravi ragazzi.
Nel 1986 Gianni Morandi eseguirà una cover della canzone nel disco dal vivo Morandi in teatro, eseguendone però solo due strofe: De Gregori, ritenendo non rispettato il suo lavoro artistico, cita il cantante in tribunale, vincendo la relativa causa. Anni dopo, quando i rapporti tra i due saranno ricomposti, De Gregori si esprimerà sulla vicenda giudicando assurdo il proprio comportamento.
Un'altra cover di Buonanotte fiorellino è stata realizzata nel 1988 dai Ricchi e Poveri, nell'omonimo album di cover realizzato dal trio in quell'anno; infine nel 2003 la canzone è stata incisa dagli Inti Illimani, nell'album Viva Italia.
Le storie di ieri
Le storie di ieri, scartata dall'album con in copertina una Pecora, trova posto con lievi modifiche nel testo anche nell'album Volume VIII scritto insieme a Fabrizio De André.
Quattro cani
Secondo una diffusa leggenda metropolitana, i Quattro cani dell'omonima canzone "potrebbero essere" Venditti, il cane bastardo "che conosce la fame e la tranquillità", il produttore Italo "Lilli" Greco che "va dietro i fratelli e si fida", Patty Pravo la "cagna, quasi sempre si nega qualche volta si dà", e ovviamente De Gregori stesso, il "cane di guerra che ossi non ha".
Lo stesso De Gregori ha smentito duramente questa voce: « Maurizio Becker: I tuoi fan hanno creduto di leggere un riferimento a Lilli Greco: sarebbe proprio lui uno dei quattro cani, insieme a Patty Pravo, Venditti e te stesso. Francesco De Gregori: Questa è una bufala: non vedo perché uno debba andare a cercare dei personaggi nel testo di una canzone in cui, evidentemente, si parla proprio di quattro cani: chi mi conosce sa che io ho sempre avuto un grande amore per i cani, in particolare i randagi, e quella è una canzone che parla di loro. Ecco, non si può fare peggior servizio ad una canzone che inventare un nome e un cognome a cose che non lo hanno. Queste ed altre cose si sono diffuse in internet in blog gestiti da persone che dicono di essere miei fan, ma che in realtà sono dei talebani perché inventano storie assurde e complicatissime dietro la semplicità delle canzoni » [modifica] Piccola mela Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Piccola mela.
Piano bar
Il brano conclusivo del disco descrive la vita di un pianista di piano bar, identificato da alcuni con Antonello Venditti: De Gregori ha però sempre smentito questa interpretazione
Musicisti
I Cyan; la formazione che suona nell'album è:
Franco Di Stefano: batteria George Sims: chitarra Roger Smith: basso, chitarre Alberto Visentin: pianoforte, tastiere
inoltre:
Renzo Zenobi - chitarra classica Mario Schiano - sax in Le storie di ieri Roberto Della Grotta - contrabbasso in Le storie di ieri
Tracce
LATO A
Rimmel (Testo e musica di Francesco De Gregori) Pezzi di vetro (Testo e musica di Francesco De Gregori) Il signor Hood (Testo e musica di Francesco De Gregori) Pablo (Testo di Francesco De Gregori; Musica di Lucio Dalla e Francesco De Gregori) Buonanotte fiorellino (Testo e musica di Francesco De Gregori)
LATO B
Le storie di ieri (Testo e musica di Francesco De Gregori) Quattro cani (Testo e musica di Francesco De Gregori) Piccola mela (Testo e musica di Francesco De Gregori) Piano bar (Testo e musica di Francesco De Gregori)
Video
Rimmel
E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure, e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni, i miei alibi e le tue ragioni. Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente ma lo zingaro è un trucco. Ma un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane, l'avrei distrutto con la fantasia, l'avrei stracciato con la fantasia. Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi. Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel. Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevi ancora quella foto in cui tu sorridevi e non guardavi. Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona e quando io, senza capire, ho detto sì. Hai detto "E' tutto quel che hai di me". È tutto quel che ho di te. Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi.
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Pezzi di vetro
L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore e una luna e dei fuochi alle spalle mentre balla e balla, sotto l'angolo retto di una stella. Niente a che vedere col circo, nè acrobati nè mangiatori di fuoco, piuttosto un santo a piedi nudi, quando vedi che non si taglia, già lo sai. Ti potresti innamorare di lui, forse sei già innamorata di lui, cosa importa se ha vent'anni e n elle pieghe della mano, una linea che gira e lui risponde serio "è mia"; sottintende la vita. E la fine del discorso la conosci già, era acqua corrente un pò di tempo fà che ora si è fermata qua. Non conosce paura l'uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride, perchè ferirsi non è impossibile, morire meno che mai e poi mai. Insieme visitata è la notte che dicono ha due anime e un letto e un tetto di capanna utile e dolce come ombrello teso tra la terra e il cielo. Lui ti offre la sua ultima carta, il suo ultimo prezioso tentativo di stupire, quando dice "È quattro giorni che ti amo, ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito". E non hai capito ancora come mai, mi hai lasciato in un minuto tutto quel che hai. Però stai bene dove stai. Però stai bene dove stai.
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Il signor Hood
Il signor Hood era un galantuomo, sempre ispirato dal sole, con due pistole caricate a salve e un canestro di parole, con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole. E che fosse un bandito negare non si può, però non era il solo, e che fosse un bandito negare non si può. E sulla strada di Pescara venne assalito dai parenti ingordi e scaricò le sue pistole in aria e regalò le sue parole ai sordi e scaricò le sue pistole in aria e regalò le sue parole ai sordi. E qualcuno ha pensato che forse è morto lì però non era vero, e qualcuno ha pensato che forse è morto lì. E adesso anche quando piove, lo vedi sempre con le spalle al sole, con un canestro di parole nuove calpestare nuove aiuole, con un canestro di parole nuove calpestare nuove aiuole. E tutti lo chiamavano Signor Hood ma il suo vero nome era spina di pesce, e tutti lo chiamavano Signor Hood.
Mio padre seppellito un anno fà, nessuno più coltivare la vite. Verde rame sulle sue poche unghie e troppi figli da cullare. E il treno io l'ho preso e ho fatto bene. Spago sulla mia valigia non ce n'era, solo un pò d'amore la teneva insieme, solo un pò di rancore la teneva insieme. Il collega spagnolo non sente, non vede, ma parla del suo gallo da battaglia e della latteria. Diventa terra. Prima parlava strano ed io non lo capivo, però il pane con lui lo dividevo e il padrone non sembrava poi cattivo. Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo. Con le mani posso fare castelli, costruire autostrade, parlare con Pablo, lui conosce le donne e tradisce la moglie. Con le donne e il vino e la Svizzera verde. E se un giorno è caduto, è caduto per caso pensando al suo gallo o alla moglie ingrassata come da foto. Prima parlava strano ma io non lo capivo, però il fumo con lui lo dividevo e il padrone non sembrava poi cattivo. Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo.
Video Buonanotte fiorellino
Buonanotte, buonanotte amore mio, buonanotte tra il telefono e il cielo. Ti ringrazio per avermi stupito, per avermi giurato che è vero. Il granturco nei campi è maturo ed ho tanto bisogno di te, la coperta è gelata, l'estate è finita. Buonanotte questa notte è per te. Buonanotte, buonanotte fiorellino, buonanotte fra le stelle e la stanza, per sognarti, devo averti vicino, e vicino non è ancora abbastanza. Ora un raggio di sole si è fermato proprio sopra il mio biglietto scaduto. Tra i tuoi fiocchi di neve, le tue foglie di tè. Buonanotte, questa notte è per te. Buonanotte, buonanotte monetina, buonanotte tra il mare e la pioggia, la tristezza passerà domattina e l'anello resterà sulla spiaggia, gli uccellini nel vento non si fanno mai male, hanno ali più grandi di me e dall'alba al tramonto sono soli nel sole. Buonanotte questa notte è per te
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Le storie di ieri
Mio padre ha una storia comune, condivisa dalle sue generazioni, la mascella nel cortile parlava, troppi morti lo hanno tradito, tutta gente che aveva capito. E il bambino nel cortile sta giocando, tira sassi nel cielo e nel mare, ogni volta che colpisce una stella chiude gli occhi e si mette a volare, chiude gli occhi e si mette a volare. E i cavalli a Salò sono morti di noia, a giocare col nero perdi sempre, Mussolini ha scritto anche poesie, i poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa. Ma mio padre è un ragazzo tranquillo, la mattina legge molti giornali, è convinto di avere delle idee. E suo figlio è una nave pirata, e suo figlio è una nave pirata. E anche adesso è rimasta una scritta nera, sopra il muro davanti a casa mia. Dice che il movimento vincerà; il gran capo ha la faccia serena, la cravatta intonata alla camicia. Ma il bambino nel cortile si è fermato, si è stancato di seguire aquiloni, si è seduto tra i ricordi vicini, rumori lontani, guarda il muro e si guarda le mani, guarda il muro la e si guarda le mani.