Abruzzo ... Parte 1^

TERAMO..MARTINSICURO..GIULIANOVA..PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Mercoledì ... continua il volo della nostra mongolfiera sui cieli dell’Italia ... voliamo verso sud, verso un’altra bellissima regione ... L’Abruzzo ... ogni luogo visitato, ogni immagine, ogni emozione sono energia vitale per le nostre ali ... attraverso di esse acquisiamo certezze e consapevolezza di poter volare ... librarsi nell’aria e permeare i colori dell’universo, quello esterno e quello dell’anima che è ancora più bello ... volare e sentire il vento che attraversa i capelli così come le carezze che doniamo e riceviamo attraversano il nostro cuore ... volare e sentirsi parte del tutto, volare e ridere alla vita ... Buon risveglio amici miei, anche oggi siamo pronti a volare ;non solo verso le terre abruzzesi, ma oltre la razionalità verso i sogni e la realizzazione di essi..."

    (Claudio)



    TERAMO..MARTINSICURO..GIULIANOVA..PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO..ECCOCI ABBRUZZO!


    “Teramo è situata alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino .. antichissima colonia fenicia Petrut o Pretut fenicia, nata come emporio commerciale, capitale dei Pretuzi, fu annessa alla regione picena da Augusto come Interamnia Praetutianorum (III secolo a.C.), acquisì splendore architettonico e raffinatezza culturale sotto l'imperatore Adriano… deve il nome proprio ai due corsi d'acqua che la delimitano e riunendosi poco dopo l'abitato la collegano al vicino mare…Incorniciata nello scenario del Gran Sasso e dei Monti della Laga, che snoda sullo sfondo della città una formidabile corona di cime e pareti… ma anche protesa verso lo splendido mare della sua costa, a poche decine di chilometri….Nel cuore del centro storico, tra i resti del teatro e dell’anfiteatro romano, vi è la Cattedrale, intitolata a San Berardo del 1158…tre navate.. stupende monofore… portale di Diodato Romano, con bellissime statuine sulle colonnine laterali di Nicola da Guardiagrele..il celebre Paliotto d’argento.. Polittico di Sant'Agostino, del veneziano Jacobello del Fiore e affreschi quattrocenteschi..”

    “E’ un nome curioso, Martinsicuro: in realtà, in origine in questa zona vi si trovava la città di Trentum-Castrum Trentinum, citata da Plinio il Vecchio, della quale si possono ancora vedere i resti.
    Ma nella nostra visita noi ci siamo concentrate su altre cose: per esempio, la Torre di Carlo V. Questa venne costruita nel 1547 come sistema di avvistamento per eventuali incursioni saracene. Successivamente venne adibita a dogana”

    “Giulianova…la città non è solo il Lido, con le sue case basse e gli alberghi, ma si arrampica su un’altura, dove c’è il quartiere Colleranesco…Dalle colline lo sguardo vaga alle spiagge e, nelle giornate serene, fino al Gran Sasso, il massiccio montuoso dell’Abruzzo…Il nome attuale della cittadina è l’ultimo in ordine di tempo e deriva dal fondatore e feudatario Giulio Antonio Acquaviva, Duca di Atri e Conte di Conversano, che nel 1470 costruì una rocca a nord sulla collina per sfuggire alla malaria che infestava i terreni acquitrinosi vicino al mare…La città, a forma di quadrilatero, era circondata da mura con torri, ancora in piedi nel 1860; tre le porte di accesso al centro fortificato, Porta da Piedi o Marina a sud, Porta Napoli o degli antichi Cappuccini e Porta da Capo a nord….Il primo insediamento nella zona risale al 290 a.C.; una colonia romana, Castrum Novus, si stabilì sulla costa in prossimità del mare e sulla riva sinistra del fiume Batinus….La città era potente, fortificata e nota tanto da essere citata negli scritti di Plinio, Strabone, Vellejo e Tolomeo. Il centro di Castrum Novus era strategico perché posizionato sulla via Salaria, che giungeva fino a Roma….Ha una storia antica in cui il mare, la pesca e il commercio hanno avuto un ruolo importante. Di porti la città, attorno al 1400, ne aveva addirittura tre; il principale era quello di San Flaiano. Ancora oggi sul tratto di Adriatico davanti all’abitato ci sono i trabucchi, macchine da pesca di legno”

    “Civitella del Tronto è un paese della provincia di Teramo, la fondazione si fa risalire all’altomedioevo, tuttavia questo borgo è divenuto importante a partire dal 1269, quando fu fortificato e divenne un luogo strategico, una delle roccaforti più settentrionali del regno di Napoli…la Roccaforte Borbonica, posta a guardia della Valle del Selinellio e del borgo sottostante, da qui si gode una vista meravigliosa…. La costruzione è in pietra calcarea giallognola, è cinta da imponenti mura, è stata eretta su una preesistente fortificazione aragonese e ampliata intorno al 1500 ad opera degli spagnoli.. In questo luogo si sente vibrare l’ardore delle antiche battaglie, l’impeto dell’attacco…una Piazza quella delle Armi, dotata di un sistema di raccoglimento dell’acqua piovana che fa confluire tutto nel pozzo…La Ruetta è la via più stretta d’Italia e si trova proprio in questo piccolo borgo, ci si passa a mala pena uno alla volta…la chiesa di San Lorenzo Martire, punto fondante della storia del paese. Convertito in bastione di difesa sorgeva inizialmente fuori dalle mura della città, nel 1557 dopo l’ennesimo assedio alla roccaforte, venne distrutta e ricostruita in prossimità di Porta Napoli. La ricostruzione fu fatta in maniera eclatante, senza badare a spese, la pianta a croce latina è poi stata ampliata con altre due navate laterali.”

    “Nel Parco Nazionale del Gran Sasso, ai piedi del Monte Camicia, si trova il paese di Castelli. Un borgo immerso in una natura incontaminata, circondato da boschi e prati fantastici, nello splendido scenario della regione Abruzzo. Sullo sfondo, ma non così lontane, le bellissime montagne degli Appennini…Un paesaggio pulito, con un’aria che profuma di aghi di pino e di pigne….Una sorta di castello difeso da profondi burroni su tre lati e dalla montagna dal quarto; una terrazza sulla valle che permette di vedere un panorama mozzafiato…Re della scena il Gran Sasso, reso ancora più accessibile allo sguardo dal Belvedere, costruito nel 1926 dopo la distruzione portata dal terremoto del 1915…Tra le vecchie stradine, che si snodano verso il centro, un po’ in salita, sono tantissime le botteghe di artigiani che si occupano di maioliche… un suggestivo gioco di immagini e di colori”

    “Pescara…adagiata tra i colli e il mare, a meno di un’ora di distanza dalle vette più alte dell'Appennino, che delineano all’orizzonte della città il suggestivo profilo di una fanciulla, denominata "la bella addormentata"…. racchiusa tra due pinete.. a nord, la Riserva Naturale di S. Filomena… a sud, la pineta d’Avalos, di dannunziana memoria…Dell'antica Piscaria rimane il cuore dell’abitato, costruito entro le mura della fortezza spagnola, in cui si trova anche la casa natale di d'Annunzio, restaurata negli anni Trenta, dall'architetto del "Vittoriale"..Maroni, ora adibita a museo…al Palazzo del Governo è custodita la famosa tela di Francesco Paolo Michetti "La Figlia di lorio"….le chiese moderne dello Spirito Santo, dalla singolare facciata e di Sant'Andrea Apostolo,in cui si può ammirare un grande affresco di Aligi Sassu…Villa Urania, non lontano dal lungomare centrale, in cui campeggia "la Nave" scolpita da Pietro Cascella.. Lungo il molo sud .. i tradizionali trabocchi, piccole palafitte attrezzate per la pesca del pesce verde.”

    “Serramonacesca è un piccolo comune dell’Abruzzo, noto come la Perla della Majella...Il nome deriva dalla tradizione monastica: il borgo, infatti, era considerato nel medioevo un luogo di rifugio e meditazione per i monaci benedettini…. camminando per le strade, potrete notare qualche anziano seduto a fumare sulla soglia della porta e dei bambini che giocano correndo dietro a una palla, segni che rimandano bonariamente agli antichi valori, alla tradizione folkloristica tipica dei paesi montani e agli usi e ai costumi di un tempo….L’atmosfera che si respira è sorprendente e presenta un non so che di strano.. la parlata dialettale, difficile da comprendere anche se si appartiene alla stessa regione e si conserva una comune identità ancestrale...Serramonacesca incarna in sé tutta la tipicità della tradizione abruzzese, unita da un unico filo conduttore con il resto dei comuni dell’entroterra di questa regione. E’ un luogo ricco di storia che, al di là delle origini antiche, porta ancora i segni dell’età medievale… l’Abbazia di San Liberatore…eretta durante il periodo benedettino dagli stessi monaci … la struttura sorge sui ruderi di un complesso che risale all’epoca di Carlo Magno, costruito e distrutto numerose volte. Raggiunse il suo massimo splendore attorno all’anno mille quando l’abate Teobaldo e in seguito l’abate Desiderio la resero un monumento di inestimabile valore…Ciò che colpisce subito scrutandone le linee e gli esterni è l’insieme dei particolari scultorei accostabili alle altre abbazie abruzzesi: gli archetti rampanti della facciata; i tre portali collegati ognuno in maniera perfettamente proporzionale alla navata; il portale centrale in legno sormontato da una semilunetta decorata con basso rilievi scultorei riconducibili a un codice di disegni cassinesi.”

    “Chiunque abbia visto l’abbazia di San Clemente a Casauria sarà d’accordo con le parole di Gabriele D’Annunzio che descriveva questo luogo come un luogo solitario pieno di memorie antichissime. Tanta è l’emozione che trapela dalla sua monumentalità…L’abbazia è dell’ 871 d. C, ad edificarla fu Ludovico II, pronipote di Carlo Magno. La posizione che occupa ha un significato fortemente simbolico, nei tempi più antichi infatti, attraverso l’insula casauriense, passavano i pastori che migravano nelle terre pugliesi, ed in questo clima così rustico e pastorale, sembrano riecheggiare ancora i versi della poesia d’annunziana: “Settembre… Le vestigia degli antichi padri, il fiume silente, i pastori, la greggia.”…”

    “Se passeggiando per i verdi prati di Roccamorice vi trovaste di fronte una scalinata e qualche finestrella, che sembrano precipitare dalla roccia nella quale sono state costruite, non stupitevi! Non state sognando, né tanto meno siete ubriachi di quell’aria frizzante che vi solletica il naso. Siete semplicemente di fronte all’Eremo di San Bartolomeo di Legio….L’edificio è nato, si pensa, attorno all’anno mille d. C e fa parte di quella costellazione di eremi che fa capolino tra le meravigliose montagne abruzzesi, famose, non solo per i numerosi parchi nazionali, ma anche per la loro tradizione pastorale e per l’asilo che hanno fornito per diversi anni a Fra Pietro da Morrone, meglio noto come Celestino V…Talvolta interrotto dal belato delle greggi e dal cinguettio degli uccelli, l’immenso silenzio in cui è immerso l’eremo, crea un’atmosfera soffusa in bilico tra il sacro e il profano….Visto dall’esterno l’edificio sembra essere un piccolo rifugio o un nascondiglio camuffato dalla nebbia o dalla coltre bianca di neve…L’accesso all’eremo avviene scendendo lungo un percorso battuto tra alberi e sterpaglie: si è fuori dal mondo, non c’è nel raggio di chilometri niente di umano e tecnologico..Dopo 20 minuti, si giunge finalmente a quella scala che si osservava da lontano, vi renderete conto di quanto distanza e prospettiva ingannino, la Scala Santa, così come viene chiamata, non è affatto piccola!...Ventitré scalini da percorrere salendo in ginocchio e pregando, due rampe continue di cui una nascosta da un muretto di pietra bianca, logorato ed eroso dal tempo e dalle intemperie…. al ritorno, scendendo queste scale vi sembrerà di precipitare giù, vi troverete aggrappati a quella parete benedetta cercando protezione e appiglio, è una sensazione strana, particolare, indimenticabile.. L’ingresso all’eremo.. una porticina in legno, che dà su un locale cieco, con pareti e pavimenti spogli, che esaltano un piccolo altare con la statua di San Bartolomeo…Al lato dell’altare scorre un rigagnolo d’acqua santa e miracolosa che defluisce in una vasca esterna a disposizione dei credenti…Questa , oltre alla cappella duecentesca affrescata, costituisce il corpo essenziale”

    di Valeria Gatopoulos



    Il vento scrive
    Su la docile sabbia il vento scrive
    con le penne dell'ala; e in sua favella
    parlano i segni per le bianche rive.
    Ma, quando il sol declina, d'ogni nota
    ombra lene si crea, d'ogni ondicella,
    quasi di ciglia su soave gota.
    E par che nell'immenso arido viso
    della pioggia s'immilli il tuo sorriso.

    Gabriele D’annunzio








    Teramo, panorama



    Civitella del Tronto (Teramo)



    Gransasso



    Gransasso visto dal paese di Sant'Omero

    La città, popolata da tempi antichissimi, era il centro principale della popolazione dei Pretuzi. In seguito venne conquistata dal console romano Manio Curio Dentato nel 290 a.C. (cinque anni dopo la battaglia di Sentino), divenendo municipio.

    Prese parte attiva alla Guerra sociale (91-88 a.C.) e Silla la privò dunque dello statuto di municipio, che le fu in seguito restituito da Cesare.
    La Cattedrale di Teramo

    Come capitale del Petrutium venne inserita nella V regio da Augusto. Sotto il dominio imperiale conobbe un periodo di grande prosperità, testimoniato dalla costruzione, sotto Adriano, di templi, terme e teatri.

    Saccheggiata e rasa al suolo dai Visigoti nel 410 venne rifondata nel 568, in seguito fu conquistata dai Longobardi entrando a far parte prima del marchesato di Fermo e poi del ducato di Spoleto. Contesa fra i Normanni e i duchi di Puglia, Teramo fu quasi distrutta nel 1155 ma si risollevò nuovamente e, sotto la dominazione vescovile, godette di un periodo di relativo benessere testimoniato dall'edificazione della nuova cattedrale di Santa Maria Assunta e San Berardo.

    A partire dal 1395 subì il dominio del Ducato di Atri, da quando il Conte di S. Flaviano Antonio Acquaviva, si nominò Duca d'Atri e Signore di Teramo.

    Tuttavia, una serie di eventi negativi, culminati nel terremoto del 1380, le lotte intestine fra la famiglia dei Melatini e quella dei De Valle e il brigantaggio condussero la città a un profondo declino, dal quale non si risollevò né sotto la dominazione dei signori d'Altavilla, né sotto quelle successive di francesi e spagnoli.

    Entrò nel 1140 a far parte del Regno di Sicilia sotto Ruggero, e quindi successivamente divenne la Porta Regni del Regno di Napoli (poi diventato nel 1815 Regno delle Due Sicilie) e ne seguì le sorti fino all'Unità d'Italia.



    Teramo, veduta notturna





    IL GRAN SASSO

    Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

    Il parco si estende per 160.00 ettari di cui 135.000 in Abruzzo.
    Al suo interno ricadono completamente le catene montuose del Gran Sasso e dei Monti dela Laga.

    .Corno Grande

    Il Corno Grande, con i suoi 2912 metri d'altezza è la montagna più alta degli appennini.
    Sempre sul Corno Grande troviamo "Il Calderone", l'unico ghiacciaio dell' appennino ed il più meridionale in Europa.
    A meridione del massiccio si estende la sconfinata Piana di Campo Imperatore, posta a 2100 metri di altitudine.
    La catena della Laga, particolarmente importante sia dal punto di vista geologico che naturalistico, comprende tra le altre, la vetta del monte Gorzano (2548 metri).



    Natura


    Flora
    Sono peculiari i grandi boschi di faggio, ciliegio, ciliegio selvatico, agrifoglio, acero di monte, tasso e castagno con un ricco sottobosco di lamponi, mirtillo nero, belladonna, orchidee selvatiche e varie specie di funghi.

    Un cenno a parte meritano i piccoli boschi di abete bianco (Selva di Cortino, Bosco Martese, Selva degli Abeti) residuo della antica tipologia mista di abeti e faggi dell'appennino.
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    Fauna
    Molto varia e rappresentata da specie rare, quali il lupo appenninico. Il gatto selvatico ed il camoscio, reintrodotto da poco sul Gran Sasso, oltre che da cinghiali, scoiattoli neri, ghiri e volpi tutti piuttosto diffusi.

    Tra gli uccelli rapaci si segnalano l' aquila reale, il falco pellegrino, il gufo reale, il barbagianni e l'astore.
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    Riserve Naturali
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    Riserva naturale Corno Grande di Pietracamela
    Nel cuore del Gran Sasso, il comune di Pietracamela ha istituito nel 1991 una riserva di 2.200 ettari, gestita dal CAI, che comprende le aree più suggestive della catena:
    Il corno Grande, il ghiacciaio del Calderone, Campo Pericoli, la Val Mavone e la valle di Rio Arno. Nel 1992 è stato reintrodotto il camoscio d'Abruzzo che è possibile ammirare anche nell'area faunistica.
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    Riserva naturale di Lago di Penne
    E' un lago artificiale formatosi con la costruzione di una diga sul fiume Tavo, si estende per 150 ettari nel territorio comunale di Penne (PE) ed è uno dei pochi in Abruzzo ad offrire un ambiente ideale per ospitare uccelli acquatici. La riserva, oasi del WWF, ha numerose strutture: un entro di educazione ambientale nel quale si organizzano campi studio per ragazzi, un Sentiero Naturale con capanni di osservazione dell'avifauna, un centro per il recupero degli animali fariti, un laboratorio artigianalem un orto botanico, un museo naturalistico che illustra la natura e l'ambiente del lago, due acquari che ricostruiscono l'ambiente faunistico del fiume e del lago, un Centro di riproduzione della lontra.
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    3

    Parco Territoriale Fiume Fumetto
    Situato nel comune di Colledura lungo l'omonimo torrente, il quale forma piccole e suggestive cascate.
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    4

    Riserva naturale Castel Cerreto
    Situata nel comune di Penna S. Andrea, presenta la fauna tipica dell'ambiente collinare.
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    5

    Riserva naturale Gole del Salinello
    Estesa per 800 ettari è caratterizzata da una stretta e profonda gola scavata nel fiume Salinello.
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    6

    Riserva naturale Lago di Campotosto
    Comprende l'omonimo lago artificiale, il più grande d'Abruzzo e d'europa.
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    image Monlaga...
    image Gransasso...
    image veduta del parco...

    <p align="center">PESCARA...

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    NAVE DI CASCELLA

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    VIA DELLE CASERME...D'ESTATE E' PIENA DI LOCALI ALL'APERTO..VIENE
    PARAGONATA AD UNA PICCOLA IBIZA

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    Lungo il Tronto

    Arquata del Tronto è un'affascinante borgo medievale dominato dal Castello della Rocca. Meritano una visita le vicine Trisungo e Spelonga. Le tipiche carbonaie dell'Appennino, che qui funzionano ancora - il villaggio d Colle è per questo famoso - rappresentano la straordinaria occasione per scoprire gli antichi mestieri del Parco. Sulla Salaria, Acquasanta Terme è un attrezzato Centro termale, e base d partenza per escursioni a Umito, da dove inizia il sentiero immerso nella faggeta che, costeggiando il torrente, raggiunge le imponenti Cascate della Volpara, da ammirare in uno scenario suggestivo.

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    Intorno alle Gole del Salinello

    Campli conserva importanti edifici di epoca medievale. E' molto interessante il Museo archeologico che mostra reperti della vicina Necropoli di Campovalano. de VII-V sec. a.C.. A Civitella del Tronto, conosciuta per la notevole Fortezza del X sec., che sovrasta l'intero borgo medievale, è possibile visitare il Museo storico. Dalla vicina Ripe, all'imbocco delle affascinanti Gole del Salinello, parte il sentiero che attraversa le gole ed offre scenari di notevole bellezza naturalistica e testimonianze storiche, arricchite da molti eremi e dai ruderi di Castel Manfrino, nei pressi di Macchia da Sole.



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    Il lago di Campotosto è un "piccolo mare" situato ad una altitudine di 1.313 m., nel Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, tra le alte vette delle omonime catene montuose. L'enorme estensione - ben 1.400 ettari - dell'invaso artificiale creato nella prima metà del secolo scorso con lo scopo di utilizzarne le acque per il funzionamento delle centrali idroelettriche costruite nella sottostante vallata del Vomano, rende il lago di Campotosto il bacino più vasto della regione. E' Riserva Naturale dello Stato dal 1984 e l'area protetta comprende anche 200 ettari di sponde.

    Il lago è meta di molti appassionati di canoa e windsurf, mentre la comodissima strada circumlacuale è particolarmente indicata per panoramiche passeggiate in bicicletta (nei mesi invernali c'è anche chi la utilizza come pista per lo sci da fondo).

    L'area che oggi accoglie il bacino era occupato, fino agli anni '30, da acquitrini e torbirere.

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    Giulianova

    è un comune italiano di 23.461 abitanti della provincia di Teramo in Abruzzo. Città storica, possiede una forte vocazione commerciale e turistica e si colloca fra le più frequentate stazioni balneari del medio Adriatico.

    Storia

    Età romana


    Pur se la presenza umana nel territorio di Giulianova è documentata fin da epoca neolitica, le origini della città risalgono al III secolo a.C., allorché i romani crearono presso le foci del Tordino, a meno di due chilometri dall'attuale centro storico, una nuova colonia denominata Castrum Novum (o Castrum Novum Piceni'). Tale colonia si trasformò, col tempo, in un attivo centro commerciale e in nodo di comunicazioni di una certa importanza. Citata da Velleio Patercolo e da Strabone[4], forse raggiunse in età imperiale un perimetro di due chilometri e si dotò di bagni termali.


    Età medievale Castel San Flaviano


    La città, spopolatasi a seguito delle invasioni barbariche, assunse in età altomedievale il nome di Castrum Sancti Flaviani (o Castrum in Sancto Flaviano) in ricordo di San Flaviano, Patriarca di Costantinopoli e Martire, le cui spoglie, secondo una leggenda, sarebbero state portate in Italia nel V secolo. Originariamente dirette a Ravenna, avrebbero raggiunto miracolosamente le coste giuliesi a seguito di una tempesta che costrinse l'imbarcazione che le trasportava a trovare rifugio nel litorale abruzzese. Successivamente, a partire dal XII o XIII secolo, il centro iniziò ad essere conosciuto come Castel San Flaviano. Il borgo fece parte, in età medievale, del Regno Ostrogoto, del Ducato di Spoleto, del Regno di Sicilia e infine del Regno di Napoli. Nella seconda metà del XIV secolo entrò in possesso della ricca e potente famiglia degli Acquaviva che ne fece una delle sue residenze principali fino alla distruzione avvenuta nel luglio del 1460 a seguito della sanguinosa battaglia di San Fabiano d'Ascoli o San Flaviano d'Ascoli (da taluni definita anche battaglia del Tordino), combattuta nei pressi della città fra aragonesi e angioini capitanati rispettivamente da Alessandro Sforza (coadiuvato da Federico da Montefeltro) e da Jacopo Piccinino


    Da Castel San Flaviano a Giulianova


    Circa dieci anni più tardi (1470), Giulio Antonio Acquaviva (dal 1479 Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona), duca d'Atri e signore del luogo, preferì ricostruire Castel San Flaviano non sulle sulle sue rovine, bensì su un'altura situata a circa settanta metri sul livello del mare, a breve distanza dall'anteriore centro abitato. Il nuovo nucleo prese da lui il nome di Giulia (o Julia), cui venne aggiunto, già in età contemporanea, il qualificativo di Nova. Era nata l'attuale denominazione della città: Giulianova. L'edificazione di Giulia si protrasse per alcuni decenni e si ispirò a quei criteri di razionalità tipici dell'età rinascimentale. Fu un'impresa di ampio respiro voluta da Giulio Antonio Acquaviva, noto condottiero e uomo di cultura, con una conoscenza personale delle più prestigiose corti dell'Italia del tempo e delle nuove tendenze architettoniche che ebbero in Leon Battista Alberti e in Francesco di Giorgio Martini due fra i massimi interpreti. Per l'impianto urbanistico di Giulianova ci si ispirò a questi e ad altri architetti sia di epoca rinascimentale che classica, come Vitruvio. Il centro abitato originario, in parte conservatosi fino ai giorni nostri, era interamante racchiuso entro una poderosa cinta muraria di forma quadrangolare, difesa da quattro torrioni cilindrici. L'accesso alla città era possibile attraverso tre porte cui se ne aggiunsero altre due nell'Ottocento. Nel cuore del nucleo urbano venne posto l'ampio Duomo ottagonale che dominava l'Adriatico e che organizzava lo spazio urbano circostante. La città, progettata per accogliere alcune migliaia di abitanti, possedeva una pianta regolare, con vie ampie su cui si affacciavano edifici di medie proporzioni. Il borgo, pur presentando un carattere eminentemente castrense offriva ai suoi residenti strutture urbane e abitative che per l'epoca erano salubri, funzionali e spaziose.



    Giulianova paese







    PASCASSEROLI.................image

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    LUNGO FIUME DEL SANGRO image

    VAL..FODILLO....image

    VAL..FONDILLO...image

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    Facciamoci una sciata

    Ovindoli


    Là dove un tempo viveva l'antica comunità dei Marsi, oggi ci sono piste di sci. Ovindoli, centro della Marsica dall' interessante passato storico, è diventata negli ultimi anni, una stazione turistica invernale piuttosto frequentata e fa parte del comprensorio Tre Nevi, insieme a Campo Felice e Campo Imperatore. Nato come roccaforte dei Marsi a difesa dei confinanti Vestini, Ovindoli venne distrutto dai romani nella cosidetta "Guerra Sociale e poi ricostruita dai Longobardi. Qui soggiornò nel 1268 Carlo d'Angiò prima della vittoria definitiva su Corradino di Svevia. Alle bellezze della montagna, dunque, Ovindoli abbina un passato di tutto rispetto, con la possibilità di visitare testimonianze storiche.



    Le piste, servite da impianti moderni, con un'eccellente esposizione, si snodano tra quota 1400 e 2200 per uno sviluppo complessivo di 22 Km. La neve è sempre abbondante Quest'inverno entrano in funzione due modernissimi impianti seggioviari triposto e il pubblico potrà disporre di due nuove piste lunghe, complessivamente, 4 chilometri. Ulteriore novità: lo Stadio del Fondo con anelli di 5 + 3 chilometri. Il paese è attrezzato per qualsiasi tipo di sport come l'equitazione, lo sci, l'alpinismo, il trekking, il parapendio, tiro con l'arco, il freeclimbing, ecc. Ovindoli fa parte del parco Sirente-Velino, con possibilità di interessanti escursioni alla scoperta di una fauna caratteristica: l'orso marsicano, il lupo e il gatto selvatico, numerosi rapaci come l'aquila reale, della poiana e il gufo reale, oltre ai reintrodotti cervi e caprioli.


    Parco nazionale del Gran Sasso





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    Il nostro territorio, la Marsica in provincia di l'Aquila, e' caratterizzato da piccoli borghi medioevali poco abitati e da una natura ancora intatta. I monti sono ricoperti di boschi, che dapprima misti (roveri, castagni, aceri), salendo di quota diventano immense faggete. In queste foreste vive la fauna originaria italiana, che in Abruzzo grazie ad estese aree protette si e' mantenuta piu' integra che altrove.A giro di pochi chilometri potrete visitare:



    Parco nazionale d'Abruzzo.

    Parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga.

    Parco regionale del monte Sirente e Velino.

    Zompo lo Schippo (la cascata naturale piu' alta d'Europa).

    I laghi di Scanno, Salto, Turano e Campotosto.

    Borghi medioevali come quello di Tagliacozzo.

    Resti dell'antica civilta' romana ad Alba Fucense

    ...e moltissimi altri luoghi suggestivi.



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    Campo Imperatore è un altopiano situato a circa quota 2000 m nel mezzo del massiccio del Gran Sasso d'Italia.
    Si estende per oltre 15 Km di lunghezza e 5 di larghezza ed è parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Campo Imperatore si può raggiungere tramite una funivia da 100 posti che parte da Fonte Cerreto (1150 m s.l.m.) ed impiega soli 7 minuti per compiere il tragitto.

    E' anche sede di un giardino botanico nonchè di uno dei più importanti osservatori astronomici d'Italia

    Nel 1943, nell'albergo di Campo Imperatore, fu tenuto prigioniero Benito Mussolini fino alla sua liberazione avvenuta da parte dei soldati tedeschi.

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    Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga



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    <p align="center"><p align="center"><p align="center"><p align="center">La più grande ippovia d'Italia: 320 km attorno alla vetta più alta degli Appennini

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    L'Ippovia del Gran Sasso d'Italia

    Un percorso lungo circa 300 km. per scoprire e conoscere il patrimonio ambientale e culturale del Parco Gran Sasso-Monti della Laga. L'ippovia ruota attorno al massiccio del Gran Sasso e viaggia attraverso sentieri, strade bianche e mulattiere, tra ambienti collinari, altipiani e paesaggi d'alta quota, boschi e borghi medievali.

    L'intera traversata, articolata in diversi sentieri ed arricchita da una maglia di diramazioni e circuiti più brevi, richiede alcuni giorni ed una buona preparazione.

    Lungo il percorso sono stati ristrutturati punti d’acqua, abbeveratoi e fonti ed è stata anche realizzata un’innovativa segnaletica che evidenzia le emergenze naturalistiche, storico-architettoniche ed archeologiche, oltre ai ricoveri, agli ostelli e alle specialità gastronomiche del territorio. Sono state inoltre allestite aree di sosta o di tappa attrezzate con ricoveri per i cavalli, come ad esempio il complesso di Paladini (comune di Crognaleto), dotato di una foresteria di 50 posti letto, un ristorante, un punto informativo ed una stalla che può ospitare fino a 10 cavalli.

    L’ippovia mette infine in rete le aziende agrituristiche ed i centri ippici, favorendo così lo sviluppo dei servizi privati per una migliore accoglienza del cavaliere e del cavallo. Naturalmente le vie ed i sentieri dell’Ippovia, ristrutturati ed attrezzati, possono essere percorsi non solo a cavallo ma anche a piedi o con bici da montagna.

    * Il percorso

    Nel versante teramano il tratto più significativo è quello che favorisce il percorso delle pendici settentrionali del Gran Sasso d’Italia in direzione di Rigopiano, verso est, e di Nerito e Cortino, fin sui Monti della Laga, dal lato opposto, ricongiungendosi agli estremi con il percorso sul versante aquilano c he attraversa le vallate e i piani di media quota tra il lago di Campotosto, l’altopiano del Voltigno e Capestrano.
    Il tracciato del versante aquilano, a differenza di quello teramano, è molto più orientato sull’esaltazione dell’ambiente e del paesaggio, valorizzando in particolare il grande patrimonio storico-artistico costituito da borghi, castelli, abbazie e centri fortificati. È il caso dell’antica Baronia di Carapelle, con i famosi borghi di Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Calascio, Barisciano, nonché centri possenti come Capestrano, famoso per il suo guerriero italico. Su questo versante, tuttavia, non mancano bellezze di grande interesse naturalistico come il lago di Campotosto o la Valle del Vasto, non lontano dalla straordinaria vallata del Chiarino, a cavallo tra le province di L’Aquila e Teramo.

    Il percorso di collegamento con l’area pescarese attraversa la vallata di Rigopiano, sotto l’imponente parete nord del Monte Camicia, straordinaria cornice al pittoresco borgo di Castelli. Si riallaccia al percorso aquilano toccando luoghi di incomparabile bellezza come la Val d’Angri, famosa per la presenza dei camosci, l’area faunistica del Parco, e di Farindola, ancor più nota per il suo mitico formaggio pecorino.



    Fringuello



    Campo Imperatore



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    Il parco del Gran Sasso e dei monti della Laga è una delle aree protette più grandi e più importanti d'Europa.

    Il Massiccio del Gran Sasso domina il paesaggio, il re degli Appennini si staglia verticale sui pascoli sterminati di Campo Imperatore, verso nord mentre migliaia di uccelli migratori sostano sulle rive del Lago di Campotosto, ai confini settentrionali del Parco, tra Abbruzzo, Lazio e Marche, si possono ammirare i profili più dolci della catena dei Monti della Laga, interamente ricoperti di boschi di faggio, abete bianco cerro e castagno. Oltre 2300 specie vegetali sono presenti in questa zona, una delle zone europee con la più elevata densità biologica.

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    PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA
    Lazio
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    SUPERFICIE: la superficie totale è di 150.000 ettari.
    TERRITORIO: comune di Amatrice (RI)
    CARATTERISTICHE: il massiccio del Gran Sasso, di natura calcarea e dolomitica, presenta caratteri aspri con pareti rocciose altissime, strapiombi e profonde valli; il massiccio della Laga è invece di natura marnoso-arenacea, dalle linee più dolci ed arrotondate. Il monte Gorzano, con i suoi 2458 metri, è la vetta più alta della Laga e di tutto il Lazio.
    FLORA E FAUNA: le entità floristiche sono circa 2000, 250 le specie di animali vertebrati
    ARTE E ARCHITETTURA: centri di origine medievale, chiese, antichi monasteri e castelli posti lungo gli antichi percorsi della transumanza





    A PESCARA C'E' LA CASA NATALE DI GABRIELE D'ANNUNZIO

    Museo “Casa Natale di Gabriele d’Annunzio” si svolge al primo piano dell’edificio che fu proprietà della famiglia d’Annunzio a partire dall’800. L’immobile, passato al demanio dello Stato nel ’57, fu affidato dal 1969 alla Soprintendenza ai BAAAS dell’Aquila. Un primo allestimento museografico, con esposizione di documenti d’archivio, fotografie e cimeli provenienti dal Vittoriale di Gardone Riviera, fu realizzato dalla “Fondazione d’Annunzio”, in occasione della mostra “L’Abruzzo nella vita e nell’opera di Gabriele d’Annunzio”, inaugurata nel 1963 e curata da M. Masci e D. Tiboni. Tale esposizione fu conservata fino al 1993 quando, in occasione dei restauri interni del Museo, fu possibile organizzare un nuovo percorso museale, con sistemazione di pannelli didattici nei quali si possono trovare notizie sulla famiglia del Poeta, arricchite da riferimenti letterari e fotografici, e sulla ricostruzione degli avvenimenti che lo videro protagonista di episodi clamorosi durante la prima Guerra Mondiale e dell’impresa di Fiume. Sono illustrati anche i paesi e i luoghi d’Abruzzo che d’Annunzio ha trattato nelle sue opere letterarie e gli artisti ai quali è stato legato da sentimenti di profonda amicizia, come il pittore Francesco Paolo Michetti e i componenti del Cenacolo di Francavilla al Mare. Altri pannelli sono dedicati alla ricostruzione storico-architettonica dell'antica Fortezza di Pescara e al suo successivo sviluppo urbanistico fino all’unificazione avvenuta nel 1927 con la vicina Castellammare Adriatico, grazie all’intervento del Poeta. Il percorso prevede la visita delle singole stanze della “casa-museo”, che conservano arredi e mobili d’epoca e decorazioni parietali di particolare pregio artistico. Ogni stanza è illustrata con una didascalia che ripropone quei brani del “Notturno” in cui il Poeta ricorda con parole ricche di sentimento sia gli ambienti e gli oggetti sia le persone a lui care.


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    Lago di Filetto





    image......ABRUZZO....



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    Torano Nuovo: Un pò della sua storia a cura di Anilo Nepa




    A metà strada tra il mare e i monti, adagiato su uno dei colli che si elevano sulla sponda sinistra del Vibrata, il piccolo Centro coronato di mille vigneti, lontano dai rumori della civiltà industriale, ignaro della nevrosi e dell’ansia della vita moderna, prospera respirando ancora l’aria della sua antica civiltà contadina. Di origini etrusche (lo stesso nome gli deriverebbe dalla dea Turan ), fu sempre centro agricolo importante, dedito soprattutto alla coltivazione di quell’antico vitigno tuttora oggetto di contesa tra Abruzzo e Toscana, dal quale l’avito vignaiuolo, spremeva (ce ne informa Plinio ) quel vino dalle virtù curative che servì ad Annibale, reduce dalla battaglia del Trasimeno, per curare i suoi rognosi cavalli e che l’imperatore Diocleziano, con apposito editto, onorò di un prezzo altissimo per l’epoca: trenta denari di bronzo al “sestario”. Lo chiamarono vino dei colli Palmesi, ma non poteva trattarsi che dei nostri vini, perchè, a distanza di tanti secoli, quel che oggi chiamiamo Montepulciano d’Abruzzo, continua ad avere la sua zona cru negli opulenti vigneti toranesi. Assorto ad importanza di posto fortificato (Oppidum Turani) il paese, dopo aver conosciuto tutte le ignominie e le umiliazioni delle tante invasioni,fu raso al suolo nel 1494, durante la cosiddetta “guerra del gesso” di Carlo VIII. Ma il rigoglio della campagna e la fama dei vini incoraggiarono una sollecita ricostruzione e gli abitanti scampati all’eccidio, quasi ad auspicio di fortune migliori, aggiunsero all’antica denominazione l’aggettivo “Nuovo” e lo chiamarono Torano Nuovo. La storia, la semplice storia, di questo antichissimo borgo s’identifica quasi nella storia millenaria del suo vino generoso, poichè dal commercio prosperoso di questo prodotto, i toranesi trassero, nel passato, fama di ineguagliabili vignaiuoli. I secoli hanno di poco mutato il volto pacioso dell’antico villaggio che continua a vivere, anche in questi momenti di furia selvaggia, lasua calma, tranquilla cita di sempre. Però, quasi inaspettatamente, ogni anno, ad agosto, esso esplode come impazzito in un’orgia di vino, salsicce e cacio pecorino. E’ la Sagra. Le vie e le chiuse piazzette pregne di effluvi, quasi incredule di tanta animazione, guardano ammirate e stupite i tanti sconosciuti, occasionali avventori. E la gente locale buona e ospitale, che ha messo in mostra, con orgoglio, il frutto della sua diuturna fatica, ma anche della sua antica bravura, sorride compiaciuta di tanto risultato, ma così… di sfuggita, frettolosamente. Ha già nostalgia delle placide notti silenti, interrotte soltanto dal canto dolcissimo degli usignoli. Vincenzo COMI Vanto e lustro del nostro paese, nacque a Torano Nuovo li 3 novembre 1765. I Comi erano originari di Nocera, ma Saverio Cuomo, il nonno di Vincenzo, venne a Torano come soldato di campagna e quì sposò Elena Dauri, che ebbe in eredità la casa in cui abitava la famiglia, possedeva terreni siti vicino case nell’attuale Via V. Comi, altri in C/da Fonte D’Orno, Pretella e Crognaletto (come risulta dal catasto onciario del Comune di Torano del 1700): ebbe tre figli: Annunziante, anch’esso soldato di campagna, Alessio, sarto e Nicolase. Vincenzo, foglio di Alessio, fu mandato dal padre a Napoli a studiare medicina, ma egli, più che a questa disciplina si dedicò alla chimica e nel 1790 pubblicava una memoria sulle acque minerali di Salerno, dedicata al protomedico Vivenzio. Laureatosi in Medicina e Chimica, si stabilì a Torano dove ebbe fama come medico e come chimico. Fù amico di Melchiorre Delfico e di famoso naturalisti quali Spallanzani, Fortis, Zimmermann e Thovvenel, che lo vollero come compagno dei loro viaggi nel Regno di Napoli. Fù il primo a intraprendere la pubblicazione di una rivista periodica ( uno dei primissimi esempi di editoria scientifica) con titolo: “Il commercio scientifico d’Europa col Regno delle Due Sicilie, per i professori ed amatori di chimica, fisica, storia naturale”. Il giornale, composto di sei volumi, uscì per tutto il 1792. Alla fine del sesto volume la rivista cessò molto probabilmente, a causa delle rivoluzioni che imperversavano in quegli anni. Dopo tale periodo, egli si dedicò ad applicare la chimica all’industria e nel 1794 aprì in Teramo una fabbrica di cremore di tartaro (seguita da altre due a Giulianova e Grottammare), nel 1802 un’altra per la concia delle pelli e nel 1809 una terza per la lavorazione della liquirizia. Fu uomo di singolare talento nel parlare e nello scrivere, come affermavano i suoi contemporanei. Nel 1798 si trasferì a Roma perchè sospettato di idee liberali e nel 1820 lo ritroviamo deputato al Parlamento del Regno di Napoli dove, il 21 dicembre 1820, presentò una legge sulle Casse Ipotecarie Nazionali che riunissero il vantaggio di sconto-pegno e sovvenzioni. La sua grande fama è comunque legata alla grande conoscenza degli elementi chimici che egli applicò nei campi più disparati. Proprio a questa passione per le scienze si deve infatti la sua morte immatura: aveva contratto una malattia ai polmoni mentre osservava l’attività del Vesuvio nel 1830, per la lunga permanenza in siti umidi , mentre era dedito alla preparazione di pregiati vini.


    vi parlo di questo piccolo paesino perchè qui nacque mio nonno Ugo, aveva 2 fratelli e una sorella...Il mio bisnonno Emidio era medico condotto....il suo mezzo di trasporto era una carrozza (o forse un calesse)...andava a curare i malati..di tutta la zona....era molto amato ed aiutava tutti...pensate che anche adesso ... è ricordato nella memoria...della gente del posto forse per episodi raccontati dai nonni Mio nonno anche se si era trasferito per motivi di lavoro.....amava la sua terra...e ogni natale ordinava dei piatti del luogo e se li faceva spedire....con una torta che si chiamava la "torta di San Marino"..ho un ricordo bellissimo di lui...comprava tutte le novità "tecnologiche" ...mi ricordo che andavamo sempre a casa sua per vedere la tv....mi ricordo immagini di SanRemo....era buono come il pane..riservato...e mi faceva tanto ridere..tutte le volte che andavamo a trovarlo diceva "Zia Pierinetta (una mia zia) prepara le patatine per i Bambini!!!...mi ricordo ancora il sapore di quelle patatine fritte....







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12 replies since 21/10/2010, 11:45   4990 views
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