Marche ... Parte 3^

FIRMUN PICENUM…LA ROCCA TIEPOLO...LA VIA SALARIA … ASCOLI PICENO…E I MONTI SIBELLINI

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  1. tomiva57
     
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    borgo di Grottammare.






    Luogo natale di Papa Sisto V, Grottammare conserva una struttura tipicamente medievale, come testimoniano le abitazioni, i palazzi signorili e le chiese che si mostrano pudiche allo sguardo ammirato del visitatore. Nella piazza principale, Piazza Peretti,

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    troneggia la Chiesa di San Giovanni Battista al cui lato sorge il Teatro dell’Arancio. La base presenta una loggia dalla quale è possibile contemplare il panorama sul mare.


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    Teatro dell'Arancio (XVIII sec.)


    La diffusione dei teatri

    Il Teatro dell’Arancio è uno dei settantatré teatri storici presenti nelle Marche, sedici dei quali si trovano nella provincia di Ascoli Piceno. Infatti dalla fine del XVIII secolo le Marche sono state interessate da una diffusione capillare dei teatri, che ha interessato non solo i grandi, ma anche i piccoli centri.
    Le motivazioni risiedono soprattutto nel benessere economico, dovuto per lo più alle rendite agricole e all’apertura del porto franco di Ancona, raggiunto nel corso del XVIII secolo dalle classi dominanti, che vedevano nella realizzazione dei teatri l’ostentazione del ruolo economico e sociale raggiunto e la possibilità di imitare la vita di relazione dei grandi centri urbani. Anche la filosofia illuminista, penetrando nelle classi più colte, favoriva il gusto per lo spettacolo e la creazione di strutture stabili per il teatro.
    La costruzione dei teatri era realizzata secondo una formula che può essere considerata tipicamente marchigiana, anche se non mancano esempi in Emilia e in Romagna: era affidata a Società Condominiali, nelle quali si riunivano le famiglie dei ceti abbienti del paese, che sostenevano le spese per la costruzione e acquistavano dei palchi per assistere agli spettacoli, e in molti casi erano partecipate anche dal comune che contribuiva in modo significativo alla realizzazione.

    Piazza Peretti

    La piazza trasmette una particolare atmosfera e suggestione, sia per i suoi colori, definiti dalla prevalenza del laterizio e del selciato, sia per il suo impianto. È il centro dell’antico borgo e accentra intorno al suo spazio i principali edifici pubblici del vecchio comune: la chiesa di San Giovanni Battista, il palazzo comunale, il teatro dell’Arancio, la torre civica.
    Nel lato settentrionale della piazza, di fronte all’antico palazzo comunale, si trova la struttura che ospitava il convento. Questi edifici, con le logge, le porte, le vie che si aprono tra le case, determinano la struttura e la molteplicità di prospettive della piazza, delimitandone e dilatandone lo spazio come in una scena del teatro classico.

    Descrizione

    Il teatro dell’Arancio deriva il suo nome dalla rigogliosa pianta che era collocata al centro della piazza antistante ed era custodita da un incaricato del comune, scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso l’esenzione dalla tassa comunale sui fuochi domestici.

    È stato realizzato nell’ultimo decennio del Settecento dall’architetto ticinese Pietro Maggi (1756-1817), come la vicina chiesa di San Giovanni Battista, e documenta il benessere economico e la vivace vita di relazione dei ceti dominanti della Grottammare di quel momento storico.
    teatro occupa quasi interamente il lato orientale della piazza: la facciata è in mattoni a vista e si sviluppa su tre ordini di diversa altezza, sottolineati da cornici marcapiano e coronati da un alto cornicione.
    Al centro del secondo ordine, una profonda nicchia con una mostra sormontata da un piccolo timpano contiene la statua di Papa Sisto V, modellata dall’artista Stefano Interlenghi, al di sotto della quale si legge l’iscrizione dedicatoria «SISTO V P.O.M. CIVI MUNIFCENTISSIMO», che sottolinea il legame tra il papa e la sua terra natale.
    Il prospetto dell’edificio è concluso dalla torre civica, caratterizzata dal sovrapporsi della nicchia con la Madonna con Bambino, l’orologio, donato nel 1857 da Pio IX, e dal campanile, leggermente rastremato verso l’alto e concluso da un piccolo frontone.
    La struttura insiste su una profonda loggia ad archi e volte a crociera poggianti su pilastri quadrangolari: l’edificio venne certamente costruito sui resti di un edificio preesistente di epoca non accertata, come si ricava dalle fondazioni di un loggiato che si vedono sul pavimento del belvedere. Dalle logge è possibile godere il suggestivo scorcio sull’insediamento costiero del paese e sul litorale delle località limitrofe.
    Il recente restauro ha ripristinato l’originario ingresso, attraverso la scala esterna dell’adiacente palazzo comunale. Il teatro poteva accogliere circa 250 persone e ogni anno si procedeva all’estrazione per l’assegnazione dei palchi tra il comune e gli altri proprietari, mentre il popolo poteva accedere solo alla platea. Secondo la formula del teatro condominiale, la manutenzione della struttura spettava al comune e alle famiglie proprietarie dei palchi, mente la gestione era affidata a una società filodrammatica.
    Il teatro presenta un tetto a capanna con capriate a vista. All’interno della sala, la parete meridionale mostra dei lacerti di una decorazione a tempera.
    L’interno del teatro era costruito in legno ed era arredato molto accuratamente: presentava un palcoscenico, una platea e tre ordini di palchi lignei decorati. Purtroppo oggi non rimane più alcun resto degli arredi originari, in quanto, durante l’epidemia di spagnola, tra il 1916 e il 1918, mancando il legname per le bare, fu necessario prelevarlo dal teatro. Ciò fu possibile in quanto nel 1899 era stato imposto, tramite apposito decreto, la chiusura del teatro, perché non garantiva alcuna sicurezza per gli spettatori. Venne riaperto nel 1908 e vi si svolse l’ultima stagione teatrale.
    Nel 2003, dopo quasi un secolo e un accurato restauro, l’edificio è tornato a essere agibile e la struttura è stata attrezzata come spazio espositivo.

    Agostino

    Interessante la Chiesa di Sant'Agostino, collocata sulla ripida strada che dalla marina porta al borgo antico, ha origine cinquecentesca e conserva un affresco degno di nota di Vincenzo Pagani, la "Madonna della Misericordia" . La visita a questi splendidi borghi consente di soddisfare in un’unica esperienza il desiderio di arte, di storia, di mare e, perché no, anche di buona cucina.

    PALAZZO RAVENNA (sede Municipale)
    (fine XVIII sec.)


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    Palazzo Ravenna fu uno dei primi edifici realizzati nel nuovo impianto urbano costiero, progettato dall’architetto Pietro Augustoni (1741-1815) nel 1779, per volere del papa Pio VI, dopo la disastrosa frana. La realizzazione del nuovo incasato doveva garantire un luogo sicuro dalle numerose frane che interessavano il paese alto e contemporaneamente dovevano far fronte all’aumento della popolazione.
    Il nuovo incasato presenta ancora oggi i criteri disposti dal progetto dell’Augustoni: infatti seguendo i principi urbanistici neoclassici, improntati ad una estrema regolarità e funzionalità, l’architetto dispose gli edifici su isolati quadrangolari determinati da tre assi paralleli alla Via Lauretana (l’attuale Strada Statale), arteria principale del nuovo incasato, con andamento da nord a sud, e da vie che si intersecano con queste ad angolo retto. Inoltre stabilì che i palazzi che si affacciavano su Via Lauretana dovessero essere a tre piani, mentre gli altri a due piani. I palazzi mostrano delle facciate che si allargano sulla strada e una modesta profondità, mentre molti presentano sul retro bellissimi giardini.
    Venivano inoltre individuate tre aree funzionali della città, secondo un concetto urbanistico di impostazione ippodamea: la zona residenziale e dedicata agli edifici pubblici lungo la Via Lauretana; l’area dedicata alle attività industriali e commerciali a ridosso della spiaggia; una zona “popolare” intorno alla chiesa di San Pio V. Il nuovo insediamento doveva essere organizzato intorno alla piazza centrale, aperta sulla Via Lauretana, che doveva accogliere la nuova chiesa.
    Palazzo Ravenna corrisponde esattamente alle prescrizioni dell’Augustoni e venne edificato nella zona residenziale, ai confini meridionali dell’area prescelta dall’architetto per il nuovo incasato, che aveva appunto come limite l’attuale Via Garibaldi.





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    Grottammare: cenni storici.


    Grottammare è famosa in tutta Italia per l'evento storico che il 12 ottobre 1860 vede protagonista il re Vittorio Emanuele II e un gruppo di notabili partenopi, evento durante il quale al Re viene offerto il regno delle Due Sicilie. Ma Grottammare ha origini molto antiche, basti pensare che si sono trovate tracce di presenze sulle colline della cittadina risalenti al periodo neolitico. Solo con l'avvento dello sviluppo industriale e con l'arrivo della ferrovia il paese comincia a crescere verso il mare, dopo un periodo di lotte e passaggi di territorio in mano a diverse famiglie, e permette una crescita anche demografica ed economica.

    Grottammare: arte e cultura.

    Il borgo di Grottammare, nella parte collinare della città, offre delle suggestive archiettute risalenti all'epoca medievale. Passeggiando per le vie del centro storico potrete ammirare il palazzo Priorale e l'Altana dell'Orologio, ma potrete anche fare una stupenda passeggiata lungo le mura fortificate che circondano il borgo e vedere il Torrione Della Battaglia. Seguendo invece la strada che porta verso la parte bassa della città potrete vedere uno stupendo esempio di chiesa romanico-gotica: la Chiesa di San Martino, che fu costruita sulle rovine di un antichissimo tempio.

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    Storia

    La chiesa di San Martino
    è tra le più antiche abbazie della provincia di Ascoli Piceno. Venne fondata dai monaci benedettini dell’abbazia di Farfa probabilmente tra l’VIII e il IX secolo.
    La notizia più antica relativa alla chiesa, che rivela che a quel tempo esisteva già un complesso ben organizzato, è tratta dal Cronicon farfense e risale al X secolo, quando l’abate Ildebrando di Santa Vittoria in Matenano dona illegalmente al figlio Alberto i possedimenti di San Martino, definendoli «curtem Santi Martini».
    Un documento dell’anno 1030 testimonia che il castaldo Trasmondo vende al vescovo di Fermo Uberto il complesso di San Martino, definendolo «Monasterium», e i diritti a esso pertinenti.
    Al momento della sua fondazione l’abbazia di San Martino godeva di ampi territori, che gli furono riconfermati nel 1193 dall’imperatore Enrico VI: ciò dimostra che l’abbazia era il centro giurisdizionale e religioso di tutta l’area.
    La chiesa venne edificata probabilmente sui resti di un antico tempio pagano, come lascia ipotizzare la porzione di muro in opus caementicium antistante la facciata principale. Anche il santo titolare della chiesa, particolarmente venerato nel Medioevo in particolare dai benedettini e simbolo della vittoria del cristianesimo, sembrerebbe confermare questa ipotesi.
    Secondo alcune teorie l’abbazia fu costruita sui resti del tempio della dea Cupra, costruito dalle popolazioni picene e restaurato dall’imperatore Adriano nel 127 d.C. Ma il problema relativo alla collocazione di questo tempio non è ancora risolto, in quanto molti preferiscono collocarlo nell’attuale territorio di Cupra Marittima.
    Del complesso medievale di San Martino si è conservata la chiesa in un restauro del XVI secolo.

    Descrizione

    La facciata della chiesa è molto lineare e rivela la partizione interna in tre navate: il corpo centrale è più alto ed è delimitato da due semipilastri che si interrompono all’altezza degli spioventi delle navate laterali più basse.
    La facciata è compatta e presenta la sola apertura del rosone centrale e un frammento di piede di una statua romana murato al di sopra del portale d’ingresso.
    La chiesa è a pianta basilicale, con abside semicilindrica e copertura a capriate lignee. La navata centrale è separata da quelle laterali da pilastri che sorreggono cinque archi per lato.
    L’altare maggiore, rialzato di due gradini rispetto al pavimento della chiesa, presenta un affresco staccato raffigurante una Crocifissione con Madonna, Papa e Santo Vescovo. È difficile risalire a una datazione dell’opera a causa di innumerevoli ridipinture, ma è possibile ipotizzare una datazione al XV-XVI sec.
    Molto interessante è l’affresco della Madonna del latte: l’opera originaria, probabilmente risalente al XII-XIII secolo, è stata recentemente sottoposta a un accurato restauro che ne ha permesso la leggibilità e ha fatto riaffiorare una bellissima cromia.
    Il soggetto rivela la continuità del culto in quest’area: infatti la devozione alla Madonna Nutrice era particolarmente sentita nelle campagne e si lega al culto pagano della dea della fecondità che in passato veniva celebrato nei pressi di una sorgente d’acqua, per il valore di vita intrinseco a questo elemento. In questa zona vi era infatti una sorgente, come documenta la cisterna di epoca romana, il cosiddetto Bagno della regina, trovata non distante dalla chiesa.
    La chiesa conserva all’interno molti reperti classici e medievali. Interessanti sono le due epigrafi murate sulle pareti: una, collocata sopra la porta maggiore, ricorda l’intervento di restauro voluto dall’arcivescovo Alessandro Borgia nel 1743; l’altra, sul pilastro di fronte alla porta laterale, ricorda il restauro del tempio dedicato alla Dea Cupra, decretato dall’imperatore Adriano, nel 127 d.C.
    L’importanza di questa epigrafe è attestata dal fatto che la rimozione dall’edificio di tutte le lapidi profane, voluta dal vescovo Poggi nel 1614, non comprese la lapide adrianea.
    Le due acquasantiere rappresentano un ottimo esempio di riuso di materiali precedenti: una è ricavata da un cippo quadrato sul quale è scolpito un elmo con corna di montone, l’altra è sorretta da una colonnina e presenta su un lato due colombe che bevono in un calice, sull’altro un animale beccato da un uccello.

    La Sacra Giubilare

    Secondo la tradizione, verso la fine di giugno del 1175, papa Alessandro III, mentre si recava con una flottiglia di navi a Venezia, fu costretto a sbarcare nel porto di Grottammare, per ripararsi da un violento temporale.
    Qui venne accolto dai monaci di San Martino e da una folla festosa. Il Pontefice colpito da così grande dimostrazione di affetto decretò un’indulgenza plenaria che si poteva ottenere, visitando l’abbazia, ogniqualvolta il primo luglio fosse caduto di domenica.
    Da questa tradizione trae origine la Sagra Giubilare, che tuttora si celebra nella chiesa. L’indulgenza è stata riconfermata da Pio VII, nel 1803, e ancora nel 1973, quindi Grottammare è una delle poche città ad avere questo privilegio.



    PALAZZO LAUREATI


    Palazzo_Laureati


    Lo sviluppo dell’edificio

    L’odierno edificio è frutto di un ampliamento di un originario casino di villeggiatura, fatto costruire intorno al 1786 dal vescovo di Ripatransone Bartolomeo Bacher, appassionato agronomo che incrementò a Grottammare la coltivazione degli aranci.
    In seguito a dei contrasti con il clero di Ripatransone, il vescovo decise di stabilirsi nella sua residenza di Grottammare, dove poteva incontrare con più libertà i conoscenti che andavano a trovarlo. Il vescovo, diventato ormai molto anziano, decise di vendere alcuni dei suoi beni, tra i quali la villa di Grottammare, che venne acquistata nel 1807 dalla famiglia Laureati, che provvide ad ampliarla.
    La villa presenta oggi una suggestione diversa da quella originaria, in quanto è stata circondata da edifici più recenti che hanno modificato il contesto nel quale era stata costruita.

    Gli ospiti di Villa Laureati

    Nel 1860 il marchese Mario Laureati vi ospitò il re Vittorio Emanuele II, che ricevette nel salone di rappresentanza la delegazione partenopea che gli offriva il regno borbonico.
    Una lapide posta nel 1882 sul lato meridionale della villa ricorda questo avvenimento.
    Nel 1868, Caterina Stracchi Laureati ospitò più volte il compositore Franz Liszt durante il soggiorno a Grottammare. Nel 1925 la villa ospitò inoltre Umberto II, allora principe di Napoli.

    I Laureati

    Originari di Loreto Aprutino, nel XV secolo si trasferiscono nelle Marche, prima a Montecosaro, poi nel Piceno. Gioacchino acquista la villa e amministra la tenuta di Selva Giurata (Porto d’Ascoli), concessagli in enfiteusi dal Papa.
    Nel XIX secolo furono occupati in attività imprenditoriali e di bonifica del territorio paludoso tra il torrente Ragnola e il fiume Tronto.
    Tra i membri della famiglia Laureati si ricordano Pietro Laureati (1802-1876), famoso violoncellista e il capitano Giulio Laureati (1877-1943) che, nel 1917, fu il primo aviatore a percorrere il tragitto da Torino a Londra senza scalo, per portare un messaggio di Vittorio Emanuele III al re d’Inghilterra.



    TORRIONE DELLA BATTAGLIA


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    Il sistema murario

    Il Torrione della Battaglia risale alla metà del XVI secolo ed è inserito nella cinta muraria costruita quando, dopo l’invasione e il saccheggio dei pirati di Dulcigno, nel 1525, le vecchie mura furono rafforzate da una nuova cinta fortificata. Secondo la tradizione anche il padre di papa Sisto V Peretti collaborò alla costruzione del torrione.
    Le nuove mura erano accessibili da tre porte: Porta Marina a est e Porta Castello a ovest, ancora visibili, e Porta Maggiore a sud, andata distrutta. Dei resti di questa porta si possono ancora vedere nei pressi del lavatoio pubblico.
    Le mura si conservano per alcuni tratti a est e a sud-est. Più a nord è situata una torre a pianta quadrata impostata su un basamento a scarpa, priva di strutture di collegamento con le mura urbiche e realizzata probabilmente tra XV e XVI secolo, secondo quanto suggerisce la tipologia del paramento murario. All’interno presenta due vasche comunicanti con acqua sorgiva.
    Il Torrione della Battaglia era collocato in corrispondenza dell’antico porto, oggi insabbiato, per rispondere meglio alle aggressioni e a difesa di Porta Marina.
    La sommità del colle presenta ancora i resti della fortificazione precedente a quella cui è annesso il torrione.
    Il sistema murario più antico può essere datato al IX-X secolo, con strutture murarie del XII-XIII secolo probabilmente dovute al restauro concesso dal Cardinale Ranieri nel 1248.

    Museo Torrione della Battaglia

    La struttura è stata recentemente sottoposta a un restauro che ne ha permesso la riapertura. All’interno, in una struttura molto suggestiva che permette di godere attraverso alcune feritoie di un bellissimo paesaggio, è stato allestito, nel 2004, il museo dedicato allo scultore Pericle Fazzini, (Grottammare, 1913-Roma,1987), autore della celebre Resurrezione nella Sala delle Udienze in Vaticano.
    Le opere esposte appartengono alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e sono state affidate al Comune di Grottammare. Il museo proporrà, attraverso mostre tematiche periodiche, l’intera collezione, composta da disegni, stampe, piccole sculture in vari materiali che documentano la poliedrica attività dello scultore.



    IL CASTELLO

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    Origine dell’insediamento di Grottammare

    Le fonti riportano notizie relative all’insediamento sul colle a partire dall’XI secolo, ma la sua origine deve essere collocata a un periodo precedente, forse tra l’VIII e il IX secolo, in seguito alla costruzione della curtes di San Martino da parte dei monaci farfensi.
    Infatti l’abbazia farfense costituiva il centro sociale e economico di un ampio territorio, che i monaci avevano fortificato con mura e torri per difenderlo dalle incursioni saracene e che, da un documento dell’ XI secolo, sappiamo che comprendeva ampi territori a destra e a sinistra del fiume Tesino.

    Storia


    Le fortificazioni del paese alto presentano due diversi momenti edilizi: la zona più in alto, che corrisponde al più antico insediamento e, adiacente a questa, sulle pendici del colle, lo stanziamento più recente.
    Il sistema murario più antico è di incerta datazione: secondo fonti archivistiche potrebbe risalire al IX-X secolo, con elementi murari del XII-XIII secolo, forse ascrivibili a un restauro concesso dal Cardinale Ranieri nel 1248, come è riportato in un documento citato in una guida del XIX secolo.
    Al XV-XVI secolo risale la seconda fase costruttiva, con il Torrione della Battaglia, quando le mura erano accessibili attraverso tre porte, Porta Marina a est, Porta Castello a ovest e Porta Maggiore a sud.
    Le fortificazioni avevano una funzione difensiva dell’abitato e dell’antico porto, molto attivo tra il XIII e il XIV secolo, come mostra anche la sua riedificazione nel 1299 per volere della città di Fermo, alla quale in questo periodo il paese era soggetto.
    Nel 1640-43, in occasione della guerra tra Urbano VIII e il duca di Parma Odoardo Farnese per il Ducato di Castro, Grottammare fu scelta come presidio per tutto il litorale da Ancona fino ai confini con il regno borbonico e il castello venne rafforzato e munito di cannoni.
    Il castello era completato da una torre che fungeva da faro che si trovava nel punto più alto della rocca. La torre-faro, probabilmente arricchita da un orologio, aveva forma cilindrica e si sviluppava su tre piani; nel 1766 fu in parte demolita perché pericolante e nei primissimi anni del XIX secolo venne abbattuta anche la porzione restante.

    LA CHIESA DI SANTA LUCIA



    La Chiesa di Santa Lucia


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    Papa Sisto V Peretti

    Felice Peretti nacque a Grottammare il 13 dicembre 1521 da una famiglia di modeste origini. Giovanissimo entrò nell’ordine dei frati minori conventuali e fu ordinato sacerdote nel 1547. La sua carriera ecclesiastica fu notevole e rapida e venne eletto Pontefice nel 1585, col nome di Sisto V.
    Fu un papa molto energico e nei cinque anni di pontificato, dal 1585 al 1590, fu attivissimo nella lotta contro il banditismo, attuò un’efficace riforma economica e finanziaria della chiesa e, con la consulenza di Domenico Fontana, si occupò del riassetto urbanistico di Roma.


    Storia

    La chiesa di Santa Lucia fu voluta dal Papa Sisto V nel luogo in cui si trovava la modesta casa della famiglia Peretti, dove il futuro papa era nato, e fu dedicata alla patrona del suo giorno natale. È una delle più evidenti testimonianze del rapporto che legava il papa e la sua famiglia a Grottammare. Per la costruzione della chiesa erano state abbattute numerose casupole che si trovavano in questa zona.
    Il progetto iniziale venne affidato a Domenico Fontana (1543-1607), che era stato il progettista delle imponenti realizzazioni romane di Sisto V, e la costruzione venne avviata nell’aprile del 1590, ma dopo la morte del papa, nell’agosto dello stesso anno, il Fontana venne esonerato dall’incarico e i lavori si interruppero.
    La costruzione fu ripresa per volontà di Camilla Peretti, sorella del defunto pontefice, come ricorda la scritta posta sull’architrave del portale d’ingresso, “DIVE LUCIE CAMILLA PIRIEETA DICAVIT” e la legenda della medaglia conservata al Museo Sistino di Grottammare, recante sul recto l’effigie della donna, con l’iscrizione: “CAMILLA PERETTA SYXTI V. P. M. SOROR” e sul verso la facciata della chiesa con la didascalia: “SANTA LUCIA AN. D. M. D. LXXXX”. Il confronto tra l’immagine dell’edificio sulla medaglia e quello effettivamente realizzato fa supporre che la chiesa venne costruita seguendo un progetto diverso da quello originario.
    La chiesa fu ultimata presumibilmente nel 1595, come lascia supporre la realizzazione in quella data di due campane destinate alla chiesa, la maggiore delle quali reca incisa una scritta di dedica alla chiesa e l’anno 1595. Nel 1597 la chiesa era certamente terminata perché venne elevata a collegiata dal Papa Clemente VIII.

    Divertimento e svago ad Grottammare.

    Durante tutto l'anno il comune di Grottammare organizza una serie di manifestazioni, offrendo cosi a chi visita questa città di immergersi in qualunque momento in una atmosfera magica. Interessante da vedere la rievocazione storica del 1 luglio, solo quando però questo capita di domenica. E' la famosa Sagra Giubilare, in onore di una indilgenza concessa da Papa Alessandro III. Ma numerose sono anhce le manifestazioni di carattere artistico, come il Festival Liszt, in onore del grande pianista e compositore ungherese che qui soggiornò nell'estate del 1868.


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    Gastronomia di Grottammare.

    La gastronomia di questo piccolo paese è basata sui frutti del mare e della terra locale. I piatti sono semplici, e rispecchiano le tradizioni di questo piccolo paese basato sull'agricoltura. Pane e pecorino per esempio, o le bruschette con pomodoro fresco e basilico. Ma potrete anche assaggiare alcuni piatti particolari come Lu ciavarre: una zuppa di legumi fatta a base di grano, orzo, ceci, fagioli, lenticchie, piselli, cipolla, e pomodoro, che viene considerata come un "portafortuna".

    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 22:07
     
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