Marche ... Parte 3^

FIRMUN PICENUM…LA ROCCA TIEPOLO...LA VIA SALARIA … ASCOLI PICENO…E I MONTI SIBELLINI

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    BUONGIORNO...FELICE RISVEGLIO A TUTTI


    “... Lunedì ... le Marche sotto la nostra mongolfiera… immense, variegate con i suoi colori... voliamo verso sud, attraverso questa meravigliosa regione, per raggiungere le sue province più meridionali ... è meraviglioso questo viaggio, l’Italia si mostra in tutta la sua bellezza .....osservo ogni giorno questo naturale donare carezze e condividere emozioni e ne sono felice ed emozionato ... un fiume che condivide le sue acque con altri e corre fino al mare a fondersi in una immensità di acque ... pensieri liberi nelle nostre menti, vola libera la mogolfiera verso la meta del nostro viaggio di oggi ... eccole Fermo ed Ascoli Piceno.. Buon risveglio amici miei ... il viaggio riprende anche oggi ..Buon inizio settimana."


    (Claudio)



    FIRMUN PICENUM…LA ROCCA TIEPOLO...LA VIA SALARIA … ASCOLI PICENO…E I MONTI SIBELLINI


    “Fermo….è ben visibile con il suo profilo inconfondibile da qualsiasi parte si arrivi…il Duomo, costruito nel punto più alto della città (320 metri), svetta con la sua mole e i pini marittimi secolari che lo attorniano…..Il più antico insediamento si fa risalire all’Età del Ferro (X-III secolo a.C.)…Nel 264 a.C. si ha la prima colonizzazione romana, con la costruzione di Firmum Picenum….La città risulta forte ed indipendente, tanto che in epoca repubblicana ha potere di coniare moneta…La sua fedeltà a Roma era notevole, tanto da meritare in dono una menzione che ancora oggi campeggia nello stemma di Fermo: “Firmum firma fides Romanorum colonia”…Era il capoluogo di un vasto e ricco territorio, che arrivava fino a quella che oggi è la città di Amandola. Aveva un porto fluviale alla foce dell’Ete e intratteneva rapporti commerciali con le altre città del versante adriatico e tirrenico, grazie alla fitta rete stradale….Nell’825 d.C. l’imperatore Lotario vi fondò uno studium generale, promosso ad Università nel XIV° secolo da Bonifacio VIII° e che continuò a esistere fino al 1826…Per tutto il medioevo conobbe un notevole benessere economico grazie ai rapporti commerciali instaurati con Venezia e la Dalmazia, per mezzo dei quali giunsero nella città numerosi artisti di fama internazionale come Carlo e Vittore Crivelli….Durante la signoria di Francesco ed Alessandro Sforza, furono realizzati numerosi e notevoli interventi urbanistici, fra i quali quello della Piazza del Popolo…Legata fortemente allo Stato Pontificio ha anche una forte presenza di ordini religiosi che, segnano una fitta rete di chiese, conventi ed oratori…Palazzo dei Priori, risalente, nelle sue strutture architettoniche, alla fine del 1200, ingloba in sé i locali di una più antica casa privata, una torre gentilizia e la struttura dell’antica chiesa di San Martino, che diede, per lungo tempo, nome alla piazza stessa. Ospita al suo interno: la Pinacoteca, che custodisce, fra le altre opere, la Natività del Rubens, le “Storie di Santa Lucia” di Jacobello dal Fiore, un polittico di Andrea da Bologna e due opere di Vincenzo Pagani; la cosiddetta “Sala del Mappamondo”, in cui sono conservati un pregevole mappamondo del 1713 e il fondo antico della biblioteca comunale della città, originato dalla donazione di Romolo Spezioli (medico personale della Regina Cristina di Svezia)”

    “Porto San Giorgio si era guadagnata il nome di “perla dell’Adriatico”, per l’ambiente accogliente e gradevole e le bellezze del paesaggio. E’ stata per decenni un fiore all’occhiello.. con una storia antica, testimoniata dalla sua meravigliosa Rocca Tiepolo…nel 1200, il nostro secolo d’oro! In quel tempo fu eretta Rocca Tiepolo e il podestà di Fermo fu chiamato a diventare Doge di Venezia…. Il Fermano è una zona bellissima, che spazia dal nostro mare ai monti Sibillini. E’ fatta di piccole città che sono scrigni tutti da scoprire, borghi medievali di rara bellezza, un ambiente ancora in larga parte incontaminato e opere d’arte importanti…”

    “Un vecchio poeta, un giorno, mi disse: “Ogni città è una persona. Le vie sono arterie, la piazza è il cuore.”.. Situata nelle Marche, là dove il fiume Tronto confluisce nel torrente Castellano, Ascoli Piceno si presenta come una conca attorniata da colline, tra cui la montagna dell’Ascensione, il Colle San Marco e la Montagna dei Fiori, e da due parchi naturali: a nordovest il parco dei Monti Sibillini, a sud quello dei Monti della Laga……ha un fascino particolare per il colore bianco-avorio del travertino con cui è costruito tutto il suo centro storico; travertino che abili artigiani hanno scalpellato finemente nel corso dei secoli per ottenere i preziosi portali, i rosoni, le bifore, le decorazioni sulle facciate delle case, le caratteristiche iscrizioni sulle architravi…E’ bello girovagare per le sue vie, affacciarsi alle botteghe artigiane, scoprire gli angoli nascosti ma ricchi di fascino e di suggestione…Piazza del Popolo, che è una delle più belle piazze d’Italia…Piazza Arringo è l’altro luogo rappresentativo della città con il Palazzo dell’Arrengo che ospita la ricca Pinacoteca Comunale, la Cattedrale di Sant’Emidio, il Battistero romanico, il Palazzo dell’Episcopio e il Museo Archeologico. Pieno di fascino.. il percorso fino al fiume Tronto, attraverso le “rue” del quartiere medioevale, con le torri gentilizie e le chiese romaniche, dove il tempo sembra essersi fermato secoli fa.”

    “Ascoli Piceno, fu in origine città dei Piceni, popolazione che nel IX a.C. controllava una vasta area del Medio Adriatico tra Marche e Abruzzo. Il controllo sulla importantissima via che collegava il versante tirrenico con quello adriatico, che diventerà poi la via consolare Salaria, spinse i Romani a stringere rapporti con i Piceni, fino alla conquista romana della città nel 89 a.C. Da questo momento Ascoli rinasce, sotto la guida dell’imperatore Augusto e si arricchisce di ville, templi, teatri, terme, ponti e fortificazioni…La civiltà Picena è testimoniata da i numerosi reperti archeologici….vasellame, armi, monili e una importante stele funeraria di Castignano sono oggi esposti al Museo Archeologico Statale di Ascoli. Il museo conserva inoltre bellissime pavimentazioni a mosaico appartenenti a domus romane….Porta Gemina, la più antica della città, il ponte augusteo (1° secolo a.C.), uno dei più grandi ponti romani rimasti intatti, tuttora percorribile all’interno…Anche il passaggio delle popolazioni Longobarde ha lasciato ad Ascoli una rarissima testimonianza con il ritrovamento della Necropoli di Castel Trosino risalente al VI secolo…Di epoca medioevale, oltre alle fortezze e alle porte di ingresso alla città, una delle più rappresentative caratteristiche di Ascoli sono le torri gentilizie con cui le signorie testimoniavano il loro potere. In origine se ne censivano almeno 200, oggi se ne possono ancora individuare circa 50, alcune inglobate nelle abitazioni, alcune perfettamente integre, come la Torre degli Ercolani, alta 35m…o le Torri gemelle in travertino, originarie del XII e oggi insediate davanti alla chiesa di S.Agostino….Una passeggiata fra le viuzze antiche..da Porta di Borgo Solestà si snoda la via chiamata “rrete li mierghie”, cioè dietro i merli, che in epoca medioevale sormontavano le mura di cinta della città dal lato del fiume Tronto. L’aspetto armonico e compatto, di colore ambrato che caratterizza gran parte delle costruzioni di Ascoli Piceno è dovuto all’uso del Travertino, materiale lavorato nelle botteghe ascolane da almeno duemila anni….curiosa per chi visita il centro storico di Ascoli Piceno, sono le iscrizioni incise sugli architravi delle porte di molti palazzi della città. L’usanza ha origine nel rinascimento, periodo in cui Ascoli visse una ricchissima fase culturale. Fra Corso Mazzini e via Solderini si concentrano un centinaio di motti e proverbi, citazioni colte o detti popolari, in latino e in volgare.”
    “Ascoli celebra nel nome l'antico popolo di stirpe sabina, che durante l'età del ferro, abitava le Marche: i Piceni. Furono così chiamati perché veneravano il picchio, loro animale sacro.”

    “Ascoli, città ribelle ed anticonformista! Qui nacque Cecco d'Ascoli, astrologo bruciato nel duecento come eretico dall'Inquisizione. Il ponte di Cecco, di origine romana, che attraversa il torrente Castellano, si vuole sia stato costruito in una buia notte dall'alchimista, con l'aiuto di diavoli! Da Ascoli partì, inoltre, nel 91 a.C., la guerra sociale, sommossa popolare che richiedeva a Roma di riconoscere per gli ascolani i diritti di cittadinanza propri della civitas latina.”
    “Un modo non efficiente di gestire l'ordine pubblico? Il bel Palazzo dei Capitani esibisce una particolare foggia gotica con interessanti elementi tardo-rinascimentali: l'originale struttura medievale subì infatti gravissimi danni quando il Capitano Giambattista Quieti, per stanare dei sovversivi che lì si erano rifugiati, appiccò volontariamente un incendio nel palazzo. I sovversivi furono stanati, ma il palazzo ebbe bisogno... ehm, di qualche ritocco!”
    “Piazza dell'Arringo è così detta perché qui si tenevano le arringhe degli oratori che, durante le pubbliche discettazioni, all'ombra di un grande olmo, "arringavano" la cittadinanza.”

    “Visso elegante borgo medievale, Comune di cui Ussita fu per secoli una delle cinque Guaite…. La Piazza dei Martiri Vissani circondata da palazzetti quattrocenteschi, la Collegiata di Santa Maria (la “lunetta” è opera di Paolo da Visso), nel cui interno si trova l’interessante cappella romanica del Battistero, dalla trecentesca Chiesa di Sant’Agostino ..ora Museo, ove sono conservati importanti manoscritti leopardiani…..Fiastra sulle rive dell’omonimo lago, un bacino artificiale alimentato dalle torrentizie acque del Fiastrone.. la Grotta dei Frati, un eremo abitato fino al ‘600 dai frati minori, posto all’interno di una grotta situata in prossimità delle Gole del Fiastrone… stupende pareti di roccia ..nella parte più interessante delle Gole si cammina nell’acqua.”

    “I Monti Sibillini fanno parte degli Appennini centrali e si sviluppano tra Marche e Umbria. A comporre il massiccio sono il Monte Vettore, la cima più elevata della catena, il Monte Priora, il Monte Bove e il Monte Sibilla, che da il nome all’intera catena montuosa. Secondo la leggenda, la famosa veggente Sibilla si rifugiava in una grotta ai piedi del monte che porta il suo nome, cavalieri erranti, stregoni e pellegrini avrebbero attraversato i sentieri ancor oggi visibili per decifrare l’oracolo della profetessa…Visitare il parco dei Monti Sibillini è molto più che percorrere i sentieri della natura, è un ritorno al passato, un riavvicinamento ad uno stile di vita che si sta allontanando sempre più ad un ritmo incontrollabile…..Si ritrovano profumi e colori di piante dimenticate, e visitando gli innumerevoli centri storici e musei situati all’interno di questa area si viene a contatto con la cultura dei popoli che ci hanno preceduto, creando ancora una volta quell’importante legame fra presente e passato. Fra i comuni della provincia di Ascoli Piceno alle pendici dei monti Sibillini va ricordato Arquata del Tronto. Il piccolo borgo si distingue in quanto è l’unico comune d’Europa racchiuso fra due Parchi Nazionali, il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga a Sud e il Parco dei Monti Sibillini a nord.”


    "Sono convinto che anche all'ultimo istante della nostra vita ognuno di noi può cambiare il proprio destino."


    Giacomo Leopardi










    Fermo

    è una città di 37.859 abitanti dell'Italia centrale, capoluogo della provincia omonima, nelle Marche centro-meridionali. È sede arcivescovile. Comune fra i più estesi del Piceno, dista circa 6 km dal mare Adriatico, in una zona ad alta concentrazione demografica che include anche i centri litoranei di Porto San Giorgio e Porto Sant'Elpidio e la cosiddetta area calzaturiera (Montegranaro, Monte Urano, Sant'Elpidio a Mare). E' comune capofila e sede della Zona Territoriale n. 11 di Fermo dell'Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche (in sigla Z.T. n. 11 - A.S.U.R. Marche).





    Storia

    Scavi archeologici condotti a Fermo, in tre distinte aree, hanno restituito materiale funerario risalente sino ai secoli IX-VIII avanti Cristo, appartenente alla tipologia proto-etrusca, tanto che gli studiosi hanno definito l'area di Fermo una isola culturale villanoviana. Colonia romana nel 264 a. C., Fermo partecipa a varie campagne di guerra, ed i suoi abitanti ottengono la cittadinanza romana nel 90 a.C. Annessa al regno longobardo, e poi Libero comune nel 1199, conobbe successivamente l'avvicendamento di diverse signorie. Divenne il centro ed il capoluogo della "Marca fermana", un'ampia area che si estendeva dal Musone ad oltre Vasto (Chieti) e dagli Appennini al mare.
    « ...come un tempo veniva chiamato Fermo Piceno, così in altri tempi la Marca fu detta Fermana, essendo Fermo la prima Città che in questa provincia esistesse »
    (Bolla di Sisto V del 24 maggio 1584 per l’elevazione della Cattedrale a Sede Metropolitana )
    Nel periodo napoleonico, fu capoluogo del Dipartimento del Tronto, uno dei tre Dipartimenti in cui erano divise le Marche - gli altri Dipartimenti erano quelli del Metauro con capoluogo Ancona e del Musone con capoluogo Macerata - a cui erano soggette Ascoli ed inizialmente anche Camerino. Nel 2004 è stata istituita la Provincia di Fermo.

    Le origini del nome

    Il suo nome sembra derivante dall'aggettivo latino firmus, con il senso di “fedele” oppure “dai certi confini”. Altre ipotesi indicano una provenienza dal sabino Perwom ovvero dall'etrusco Permu, con il significato di storto, da porre in relazione con la pianta iniziale della città.





    Palio dell'Assunta - Fermo -

    è una antica manifestazione che si svolge annualmente nella città di Fermo. Si incentra sull'omonima Cavalcata dell'Assunta.

    Il Palio o Cavalcata dell'Assunta rievoca un atto del 998 con il quale il vescovo della sede fermana, Uberto, concede un appezzamento di terra sulla strada per Cossignano, in cambio di 400 soldi annui da pagarsi in occasione della festa dell’Assunta.La Cavalcata dell'Assunta consite di una corsa al galoppo tra le dieci contrade di Fermo per aggiudicarsi il Palio.
    La festa del Palio dell'Assunta è composta dal corteo in costumi sforzeschi, dallo spettacolo degli sbandieratori ed infine dalla cavalcata.
    La cavalcata dell'Assunta è una prova di più gare tra cui il gioco dell'anello e la Quintana e viene fatta ogni anno a ferragosto.
    Le 10 Contrade che si sfideranno:
    Contrada San Martino,Contrada San Bartolomeo,Contrada Pila,Contrada Castello,Contrada Campiglione,Contrada Fiorenza,Contrada Campolege
    Contrada Capodarco,Contrada Molini Girola,Contrada Torre di Palme..








    Visitare Fermo significa anche ammirare questo panorama....



    (ENTROTERRA Marchigiano visto da FERMO in serata tarda)



    Porto San Giorgio

    è un comune italiano di 16.243 abitanti della provincia di Fermo, nelle Marche.



    Il lato est di Fermo



    Fermo - panorama


    Vista di Porto San giorgio (AP)......il mattino prima di una partenza ...




    FERMO.....



    Per compiere un viaggio nella storia della splendida città di Fermo, potete visitare le sue bellezze storico-artistiche quali: le Cisterne Romane, il Palazzo dei Priori, la Cattedrale con il Museo diocesano, il Teatro dell'Aquila e Villa Vitali



    Fermo, città intrisa di storia e dalla stupefacente bellezza, offre la possibilità ai visitatori di entrare nel vivo delle peculiarità del suo territorio attraverso la visita delle sue strutture museali per compiere un viaggio nella storia: partendo dalle testimonianze delle civiltà picene e villanoviane si entrerà nel vivo dell’architettura romana attraverso le Cisterne Romane, per poi apprezzare le mirabili imprese artistiche di Andrea da Bologna, Jacobello del Fiore, Peter Paul Rubens, Giovanni Lanfranco e moltissimi altri artisti di cui è ricca la Pinacoteca Civica.



    Porto San Giorgio: Castello


    Monti Sibillini - Da Forca di Presta panorama verso il Gran Sasso [/size] [/color]



    Porto Sant'Elpidio

    E' il più giovane dei comuni della provincia di Ascoli Piceno ed uno dei centri più importanti del "distretto calzaturiero". La sua autonomia risale al 1952. Un documento in pergamena, datato 886 e attribuito all'imperatore Carlo il Grosso, cita il "porto". Il rinvenimento di una necropoli protovillanoviana, nei pressi della frazione Corva, rivela insediamenti urbani già nel IX sec. a.C.. Nel 1035 il porto fu donato dai privati al vescovo di Fermo e rimase proprietà fermana fino al 1247, anno in cui S.Elpidio a Mare ne ottenne, dai rappresentanti del Papa, il controllo. Nel 1616 il porto diventa scalo marittimo, con propria dogana e contingente militare atto a respingere eventuali attacchi di pirati.



    Porto San Giorgio -

    Porto San Giorgio - in spiaggia


    Ascoli Piceno

    (Asculum in latino ed Ascule in dialetto ascolano) è una città delle Marche con 51.264 abitanti, quarta nella regione per popolazione dopo Ancona, Pesaro e Fano; capoluogo dell'omonima provincia e sede vescovile. La città si trova nella parte meridionale delle Marche e dista 28 km dal mare Adriatico. Il suo centro urbano sorge ad un'altitudine di 154 m s.l.m., nella zona di confluenza tra il fiume Tronto ed il torrente Castellano, circondato per tre lati da colline, tra cui vi sono la montagna dell'Ascensione, il colle San Marco e la montagna dei Fiori. Il suo territorio è contornato da due aree naturali protette: il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a sud ed il Parco Nazionale dei Monti Sibillini a nord-ovest.



    Le campagne intorno ad Ascoli Piceno ...



    Il Palazzo del Popolo




    PORTO SAN GIORGIO..IN FESTA..BELLO VERO....





    Ascoli Piceno ... i monumenti ....



    ... i colori ....


    ...
    in bianco e nero ...



    ... i vicoli ...

    Chiostro Maggiore



    ASCOLI PICENO Piazza del Popolo



    La Campana



    Ascoli Piceno

    Garden Show - Allestimenti vivaistici in Piazza del Popolo




    Visso

    è un comune italiano di 1.238 abitanti della provincia di Macerata nelle Marche. Già 907 anni prima di Roma si hanno notizie di un villaggio chiamato Vicus Elacensis alla confluenza dei fiumi Ussita e Nera. Nel 576 Visso passò sotto il ducato di Spoleto per via dei Longobardi che intorno al 575 avevano occupato quelle zone. Nella prima decade del 1200 le popolazioni che abitavano sulle montagna vissane scesero a valle probabilmente per comodità di commercio, dando vita ad un centro indicato con il nome di Visse. In seguito Visso venne affidata ai Da Varano, duchi di Camerino, che la tennero ad intermittenza fin quando i papi non la affidarono definitivamente a dei cardinali. La mancanza di spazi coltivabili in un terreno così montuoso spinse da sempre i vissani a spostarsi su territori distanti dal centro, fu così che nacquero delle dispute con Camerino, Norcia, Montefortino, Montemonaco e Acquacanina (celebre la battaglia del 1522 - Battaglia del Pian Perduto - contro Norcia per accaparrarsi i terreni di Gualdo e del Pian Perduto).Fin dall'inizio della sua costituzione, e finché non venne invaso dall'esercito napoleonico, il comune di Visso fu diviso in "guaite": Pieve: Guaita Plebis (il centro), Guaita Uxitae (Ussita), Guaita Montana (Castelsantangelo sul Nera), Guaita Villae (Villa Sant'Antonio), Guaita Pagese (Cupi, Macereto, Aschio). A presiedere il governo centrale di Visso vi erano i Priori, rappresentanti ognuno di una guaita. Nel 1799 Napoleone Bonaparte assoggetto Visso prima al dipartimento del Clitunno e poi a quello del Trasimeno, accorpando al comune le frazioni di Saccovescio,Castelvecchio, Sant'Eutizio, Campi, Ancarano, Croce, Orvano, Fematre, Riofreddo, Chiusita, Mevale e Rasenna. Nel 1822, dopo il congresso di Vienna (1815), Visso che era tornato sotto lo stato pontificio, ottene la nomina a "Città", per via dell'importanza che rivestiva nel territorio Umbro. Dopo la proclamazione del Regno d'Italia Visso venne staccata dall'Umbria e accorpata alla provincia di Macerata e nel 1985 passò dalla diocesi di Spoleto a quella di Camerino. Nel 1922 le frazioni di Castelsantangelo sul Nera e Ussita vennero elevate a sede comunale distaccate da Visso.



    Castello di Visso

    Natale



    Monti Sibillini

    sono un massiccio situato a cavallo tra Marche e Umbria, nell'Appennino umbro-marchigiano lungo l'Appennino centrale centrale. Si trova tra le province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Perugia. I Monti Sibillini sono fondamentalmente costituiti di rocce calcaree, formatesi sui fondali di mari caldi. Le cime superano in molti casi i 2.000 m di quota, come la maggiore del gruppo, il monte Vettore (2.476 m s.l.m.), il Pizzo della Regina o monte Priora, il monte Bove e il Monte Sibilla.

    « ...E che pensieri immensi,
    che dolci sogni mi ispirò la vista
    di quel lontano mar, quei monti azzurri,
    che di qua scopro, e che varcare un giorno
    io mi pensava, arcani mondi, arcana
    felicità fingendo al viver mio! »


    (Giacomo Leopardi Le ricordanze)





    ANCONA...

    Monti Sibillini



    Ecco da dove scatto le foto ...

    tramonto monti sibillini



    Il cielo sopra i Monti Sibillini



    Ancora notturna sui Sibillini



    E ora due passi ... sui Monti Sibillini ...




    Il Lago di Pilato - Monte Sibillini -



    MARCHE...............jpg

    <b>

    Castellucio - Monti Sibillini -



    Castelluccio - Monti Sibillini -






    Questa la trovo stupenda ... sempre Monti Sibillini






    I colori della natura ... sono stato molte volte per lavoro sui monti sibillini ... queste foto ne raccontano solo in parte la meraviglia di questi luoghi ...





    Anche questa immagine è stupenda ...



    Passeggiando per Foce.......



    Il Lago di Pilato


    Cavalli in libertà ....



    Piano Grande



    Montefortino



    Camoscio dell'appennino

    Castelluccio casa forestale



    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 22:03
     
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  2. tappi
     
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    GRAZIE
     
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  3. tomiva57
     
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    immagini bellissime...ma come è bella la nostra italia....tutta da scoprire
     
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  4. tomiva57
     
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    I BORGHI DELLE MARCHE



    RIPATRANSONE





    Il fascino autentico dei piccoli borghi delle Marche consente di effettuare un viaggio nel tempo alla scoperta di gioielli artistici e nuclei urbani che conservano intatta la struttura originaria. Ripatransone è uno splendido borgo che vanta un singolare primato: il vicolo più stretto d’Italia, di soli 43 centimetri. La posizione del borgo, arroccato su un colle panoramico, gli è valso il titolo di “Belvedere del Piceno”.


    A soli 12 chilometri dal mare Adriatico, Ripatransone offre diversi spunti al visitatore; tanto per cominciare ha ben sei musei, da quello archeologico alla pinacoteca-gipspteca, dal museo della civiltà contadina a quello di arte sacra, da quello etnografico a qullo del vasaio e del fischietto.
    Ce n’è davvero per tutti gusti in questo piccolo comune il cui cuore pulsante è rappresentato dal Piazza XX Settembre, dove sorge lo splendido Palazzo del Podestà.



    Edificato nel 1302, è una delle strutture più interessanti delle Marche, in stile romanico-gotico, la torre civica conserva nella cella campanaria il campanone civico fuso nel 1702 da Laureti di Spoltore.

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    Merita una visita la bella Cattedrale, costruita su disegno del modenese G. Guerra, tra il 1597 e il 1623, il cui campanile, innalzato tra 1884 e 1902, su progetto dell'architetto pontificio F. Vespignani, presenta sulla vetta la statua in rame del Redentore, del 1901. Belle le decorazioni pittoriche degli interni ed il pulpito nero. Da vedere anche la Chiesa di S. Agostino (sec. XV-XVIII), oggi sconsacrata e trasformata prima in Sala per Conferenze e poi in Sala Cinematografica.
    Di grande suggestione è, infine, il Complesso delle Fonti (sec. XV-XVI), del quale sono visibili la corte e le due porte: Porta S. Domenico e Porta Cuprense. Lo spazio è stato adibito a teatro all'aperto per spettacoli e concerti.



    Enogastronomia e tradizione


    Le sue tipicità enogastronomiche, oltre a poter essere gustate tutto l'anno negli ottimi ristoranti del centro storico e del circondario, e nell'enoteca comunale "La Bottega del Vino" (centro informativo e di accoglienza turistica per visite guidate e degustazioni presso le aziende del territorio comunale) sotto i portici dell'antico Palazzo degli Anziani, sono protagoniste di manifestazioni, ormai appuntamenti classici e irrinunciabili.

    In primo piano il vino a "Rosso di Sera" (domeniche di luglio e agosto) e a "Le vie di Bacco", appuntamento a novembre con il vino novello; le castagne sono invece le protagoniste della castagnata di fine ottobre, con caldarroste e ogni specialità dolce a base di farina e crema di castagne; immancabili le sagre estive con tipicità enogastronomiche di tutti i tipi.

    Da non perdere anche gli eventi di grande tradizione, come il celebre "Cavallo di Fuoco", l'ottava di Pasqua.

    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 22:05
     
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  5. tomiva57
     
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    borgo di Grottammare.






    Luogo natale di Papa Sisto V, Grottammare conserva una struttura tipicamente medievale, come testimoniano le abitazioni, i palazzi signorili e le chiese che si mostrano pudiche allo sguardo ammirato del visitatore. Nella piazza principale, Piazza Peretti,

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    troneggia la Chiesa di San Giovanni Battista al cui lato sorge il Teatro dell’Arancio. La base presenta una loggia dalla quale è possibile contemplare il panorama sul mare.


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    Teatro dell'Arancio (XVIII sec.)


    La diffusione dei teatri

    Il Teatro dell’Arancio è uno dei settantatré teatri storici presenti nelle Marche, sedici dei quali si trovano nella provincia di Ascoli Piceno. Infatti dalla fine del XVIII secolo le Marche sono state interessate da una diffusione capillare dei teatri, che ha interessato non solo i grandi, ma anche i piccoli centri.
    Le motivazioni risiedono soprattutto nel benessere economico, dovuto per lo più alle rendite agricole e all’apertura del porto franco di Ancona, raggiunto nel corso del XVIII secolo dalle classi dominanti, che vedevano nella realizzazione dei teatri l’ostentazione del ruolo economico e sociale raggiunto e la possibilità di imitare la vita di relazione dei grandi centri urbani. Anche la filosofia illuminista, penetrando nelle classi più colte, favoriva il gusto per lo spettacolo e la creazione di strutture stabili per il teatro.
    La costruzione dei teatri era realizzata secondo una formula che può essere considerata tipicamente marchigiana, anche se non mancano esempi in Emilia e in Romagna: era affidata a Società Condominiali, nelle quali si riunivano le famiglie dei ceti abbienti del paese, che sostenevano le spese per la costruzione e acquistavano dei palchi per assistere agli spettacoli, e in molti casi erano partecipate anche dal comune che contribuiva in modo significativo alla realizzazione.

    Piazza Peretti

    La piazza trasmette una particolare atmosfera e suggestione, sia per i suoi colori, definiti dalla prevalenza del laterizio e del selciato, sia per il suo impianto. È il centro dell’antico borgo e accentra intorno al suo spazio i principali edifici pubblici del vecchio comune: la chiesa di San Giovanni Battista, il palazzo comunale, il teatro dell’Arancio, la torre civica.
    Nel lato settentrionale della piazza, di fronte all’antico palazzo comunale, si trova la struttura che ospitava il convento. Questi edifici, con le logge, le porte, le vie che si aprono tra le case, determinano la struttura e la molteplicità di prospettive della piazza, delimitandone e dilatandone lo spazio come in una scena del teatro classico.

    Descrizione

    Il teatro dell’Arancio deriva il suo nome dalla rigogliosa pianta che era collocata al centro della piazza antistante ed era custodita da un incaricato del comune, scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso l’esenzione dalla tassa comunale sui fuochi domestici.

    È stato realizzato nell’ultimo decennio del Settecento dall’architetto ticinese Pietro Maggi (1756-1817), come la vicina chiesa di San Giovanni Battista, e documenta il benessere economico e la vivace vita di relazione dei ceti dominanti della Grottammare di quel momento storico.
    teatro occupa quasi interamente il lato orientale della piazza: la facciata è in mattoni a vista e si sviluppa su tre ordini di diversa altezza, sottolineati da cornici marcapiano e coronati da un alto cornicione.
    Al centro del secondo ordine, una profonda nicchia con una mostra sormontata da un piccolo timpano contiene la statua di Papa Sisto V, modellata dall’artista Stefano Interlenghi, al di sotto della quale si legge l’iscrizione dedicatoria «SISTO V P.O.M. CIVI MUNIFCENTISSIMO», che sottolinea il legame tra il papa e la sua terra natale.
    Il prospetto dell’edificio è concluso dalla torre civica, caratterizzata dal sovrapporsi della nicchia con la Madonna con Bambino, l’orologio, donato nel 1857 da Pio IX, e dal campanile, leggermente rastremato verso l’alto e concluso da un piccolo frontone.
    La struttura insiste su una profonda loggia ad archi e volte a crociera poggianti su pilastri quadrangolari: l’edificio venne certamente costruito sui resti di un edificio preesistente di epoca non accertata, come si ricava dalle fondazioni di un loggiato che si vedono sul pavimento del belvedere. Dalle logge è possibile godere il suggestivo scorcio sull’insediamento costiero del paese e sul litorale delle località limitrofe.
    Il recente restauro ha ripristinato l’originario ingresso, attraverso la scala esterna dell’adiacente palazzo comunale. Il teatro poteva accogliere circa 250 persone e ogni anno si procedeva all’estrazione per l’assegnazione dei palchi tra il comune e gli altri proprietari, mentre il popolo poteva accedere solo alla platea. Secondo la formula del teatro condominiale, la manutenzione della struttura spettava al comune e alle famiglie proprietarie dei palchi, mente la gestione era affidata a una società filodrammatica.
    Il teatro presenta un tetto a capanna con capriate a vista. All’interno della sala, la parete meridionale mostra dei lacerti di una decorazione a tempera.
    L’interno del teatro era costruito in legno ed era arredato molto accuratamente: presentava un palcoscenico, una platea e tre ordini di palchi lignei decorati. Purtroppo oggi non rimane più alcun resto degli arredi originari, in quanto, durante l’epidemia di spagnola, tra il 1916 e il 1918, mancando il legname per le bare, fu necessario prelevarlo dal teatro. Ciò fu possibile in quanto nel 1899 era stato imposto, tramite apposito decreto, la chiusura del teatro, perché non garantiva alcuna sicurezza per gli spettatori. Venne riaperto nel 1908 e vi si svolse l’ultima stagione teatrale.
    Nel 2003, dopo quasi un secolo e un accurato restauro, l’edificio è tornato a essere agibile e la struttura è stata attrezzata come spazio espositivo.

    Agostino

    Interessante la Chiesa di Sant'Agostino, collocata sulla ripida strada che dalla marina porta al borgo antico, ha origine cinquecentesca e conserva un affresco degno di nota di Vincenzo Pagani, la "Madonna della Misericordia" . La visita a questi splendidi borghi consente di soddisfare in un’unica esperienza il desiderio di arte, di storia, di mare e, perché no, anche di buona cucina.

    PALAZZO RAVENNA (sede Municipale)
    (fine XVIII sec.)


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    Palazzo Ravenna fu uno dei primi edifici realizzati nel nuovo impianto urbano costiero, progettato dall’architetto Pietro Augustoni (1741-1815) nel 1779, per volere del papa Pio VI, dopo la disastrosa frana. La realizzazione del nuovo incasato doveva garantire un luogo sicuro dalle numerose frane che interessavano il paese alto e contemporaneamente dovevano far fronte all’aumento della popolazione.
    Il nuovo incasato presenta ancora oggi i criteri disposti dal progetto dell’Augustoni: infatti seguendo i principi urbanistici neoclassici, improntati ad una estrema regolarità e funzionalità, l’architetto dispose gli edifici su isolati quadrangolari determinati da tre assi paralleli alla Via Lauretana (l’attuale Strada Statale), arteria principale del nuovo incasato, con andamento da nord a sud, e da vie che si intersecano con queste ad angolo retto. Inoltre stabilì che i palazzi che si affacciavano su Via Lauretana dovessero essere a tre piani, mentre gli altri a due piani. I palazzi mostrano delle facciate che si allargano sulla strada e una modesta profondità, mentre molti presentano sul retro bellissimi giardini.
    Venivano inoltre individuate tre aree funzionali della città, secondo un concetto urbanistico di impostazione ippodamea: la zona residenziale e dedicata agli edifici pubblici lungo la Via Lauretana; l’area dedicata alle attività industriali e commerciali a ridosso della spiaggia; una zona “popolare” intorno alla chiesa di San Pio V. Il nuovo insediamento doveva essere organizzato intorno alla piazza centrale, aperta sulla Via Lauretana, che doveva accogliere la nuova chiesa.
    Palazzo Ravenna corrisponde esattamente alle prescrizioni dell’Augustoni e venne edificato nella zona residenziale, ai confini meridionali dell’area prescelta dall’architetto per il nuovo incasato, che aveva appunto come limite l’attuale Via Garibaldi.





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    Grottammare: cenni storici.


    Grottammare è famosa in tutta Italia per l'evento storico che il 12 ottobre 1860 vede protagonista il re Vittorio Emanuele II e un gruppo di notabili partenopi, evento durante il quale al Re viene offerto il regno delle Due Sicilie. Ma Grottammare ha origini molto antiche, basti pensare che si sono trovate tracce di presenze sulle colline della cittadina risalenti al periodo neolitico. Solo con l'avvento dello sviluppo industriale e con l'arrivo della ferrovia il paese comincia a crescere verso il mare, dopo un periodo di lotte e passaggi di territorio in mano a diverse famiglie, e permette una crescita anche demografica ed economica.

    Grottammare: arte e cultura.

    Il borgo di Grottammare, nella parte collinare della città, offre delle suggestive archiettute risalenti all'epoca medievale. Passeggiando per le vie del centro storico potrete ammirare il palazzo Priorale e l'Altana dell'Orologio, ma potrete anche fare una stupenda passeggiata lungo le mura fortificate che circondano il borgo e vedere il Torrione Della Battaglia. Seguendo invece la strada che porta verso la parte bassa della città potrete vedere uno stupendo esempio di chiesa romanico-gotica: la Chiesa di San Martino, che fu costruita sulle rovine di un antichissimo tempio.

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    Storia

    La chiesa di San Martino
    è tra le più antiche abbazie della provincia di Ascoli Piceno. Venne fondata dai monaci benedettini dell’abbazia di Farfa probabilmente tra l’VIII e il IX secolo.
    La notizia più antica relativa alla chiesa, che rivela che a quel tempo esisteva già un complesso ben organizzato, è tratta dal Cronicon farfense e risale al X secolo, quando l’abate Ildebrando di Santa Vittoria in Matenano dona illegalmente al figlio Alberto i possedimenti di San Martino, definendoli «curtem Santi Martini».
    Un documento dell’anno 1030 testimonia che il castaldo Trasmondo vende al vescovo di Fermo Uberto il complesso di San Martino, definendolo «Monasterium», e i diritti a esso pertinenti.
    Al momento della sua fondazione l’abbazia di San Martino godeva di ampi territori, che gli furono riconfermati nel 1193 dall’imperatore Enrico VI: ciò dimostra che l’abbazia era il centro giurisdizionale e religioso di tutta l’area.
    La chiesa venne edificata probabilmente sui resti di un antico tempio pagano, come lascia ipotizzare la porzione di muro in opus caementicium antistante la facciata principale. Anche il santo titolare della chiesa, particolarmente venerato nel Medioevo in particolare dai benedettini e simbolo della vittoria del cristianesimo, sembrerebbe confermare questa ipotesi.
    Secondo alcune teorie l’abbazia fu costruita sui resti del tempio della dea Cupra, costruito dalle popolazioni picene e restaurato dall’imperatore Adriano nel 127 d.C. Ma il problema relativo alla collocazione di questo tempio non è ancora risolto, in quanto molti preferiscono collocarlo nell’attuale territorio di Cupra Marittima.
    Del complesso medievale di San Martino si è conservata la chiesa in un restauro del XVI secolo.

    Descrizione

    La facciata della chiesa è molto lineare e rivela la partizione interna in tre navate: il corpo centrale è più alto ed è delimitato da due semipilastri che si interrompono all’altezza degli spioventi delle navate laterali più basse.
    La facciata è compatta e presenta la sola apertura del rosone centrale e un frammento di piede di una statua romana murato al di sopra del portale d’ingresso.
    La chiesa è a pianta basilicale, con abside semicilindrica e copertura a capriate lignee. La navata centrale è separata da quelle laterali da pilastri che sorreggono cinque archi per lato.
    L’altare maggiore, rialzato di due gradini rispetto al pavimento della chiesa, presenta un affresco staccato raffigurante una Crocifissione con Madonna, Papa e Santo Vescovo. È difficile risalire a una datazione dell’opera a causa di innumerevoli ridipinture, ma è possibile ipotizzare una datazione al XV-XVI sec.
    Molto interessante è l’affresco della Madonna del latte: l’opera originaria, probabilmente risalente al XII-XIII secolo, è stata recentemente sottoposta a un accurato restauro che ne ha permesso la leggibilità e ha fatto riaffiorare una bellissima cromia.
    Il soggetto rivela la continuità del culto in quest’area: infatti la devozione alla Madonna Nutrice era particolarmente sentita nelle campagne e si lega al culto pagano della dea della fecondità che in passato veniva celebrato nei pressi di una sorgente d’acqua, per il valore di vita intrinseco a questo elemento. In questa zona vi era infatti una sorgente, come documenta la cisterna di epoca romana, il cosiddetto Bagno della regina, trovata non distante dalla chiesa.
    La chiesa conserva all’interno molti reperti classici e medievali. Interessanti sono le due epigrafi murate sulle pareti: una, collocata sopra la porta maggiore, ricorda l’intervento di restauro voluto dall’arcivescovo Alessandro Borgia nel 1743; l’altra, sul pilastro di fronte alla porta laterale, ricorda il restauro del tempio dedicato alla Dea Cupra, decretato dall’imperatore Adriano, nel 127 d.C.
    L’importanza di questa epigrafe è attestata dal fatto che la rimozione dall’edificio di tutte le lapidi profane, voluta dal vescovo Poggi nel 1614, non comprese la lapide adrianea.
    Le due acquasantiere rappresentano un ottimo esempio di riuso di materiali precedenti: una è ricavata da un cippo quadrato sul quale è scolpito un elmo con corna di montone, l’altra è sorretta da una colonnina e presenta su un lato due colombe che bevono in un calice, sull’altro un animale beccato da un uccello.

    La Sacra Giubilare

    Secondo la tradizione, verso la fine di giugno del 1175, papa Alessandro III, mentre si recava con una flottiglia di navi a Venezia, fu costretto a sbarcare nel porto di Grottammare, per ripararsi da un violento temporale.
    Qui venne accolto dai monaci di San Martino e da una folla festosa. Il Pontefice colpito da così grande dimostrazione di affetto decretò un’indulgenza plenaria che si poteva ottenere, visitando l’abbazia, ogniqualvolta il primo luglio fosse caduto di domenica.
    Da questa tradizione trae origine la Sagra Giubilare, che tuttora si celebra nella chiesa. L’indulgenza è stata riconfermata da Pio VII, nel 1803, e ancora nel 1973, quindi Grottammare è una delle poche città ad avere questo privilegio.



    PALAZZO LAUREATI


    Palazzo_Laureati


    Lo sviluppo dell’edificio

    L’odierno edificio è frutto di un ampliamento di un originario casino di villeggiatura, fatto costruire intorno al 1786 dal vescovo di Ripatransone Bartolomeo Bacher, appassionato agronomo che incrementò a Grottammare la coltivazione degli aranci.
    In seguito a dei contrasti con il clero di Ripatransone, il vescovo decise di stabilirsi nella sua residenza di Grottammare, dove poteva incontrare con più libertà i conoscenti che andavano a trovarlo. Il vescovo, diventato ormai molto anziano, decise di vendere alcuni dei suoi beni, tra i quali la villa di Grottammare, che venne acquistata nel 1807 dalla famiglia Laureati, che provvide ad ampliarla.
    La villa presenta oggi una suggestione diversa da quella originaria, in quanto è stata circondata da edifici più recenti che hanno modificato il contesto nel quale era stata costruita.

    Gli ospiti di Villa Laureati

    Nel 1860 il marchese Mario Laureati vi ospitò il re Vittorio Emanuele II, che ricevette nel salone di rappresentanza la delegazione partenopea che gli offriva il regno borbonico.
    Una lapide posta nel 1882 sul lato meridionale della villa ricorda questo avvenimento.
    Nel 1868, Caterina Stracchi Laureati ospitò più volte il compositore Franz Liszt durante il soggiorno a Grottammare. Nel 1925 la villa ospitò inoltre Umberto II, allora principe di Napoli.

    I Laureati

    Originari di Loreto Aprutino, nel XV secolo si trasferiscono nelle Marche, prima a Montecosaro, poi nel Piceno. Gioacchino acquista la villa e amministra la tenuta di Selva Giurata (Porto d’Ascoli), concessagli in enfiteusi dal Papa.
    Nel XIX secolo furono occupati in attività imprenditoriali e di bonifica del territorio paludoso tra il torrente Ragnola e il fiume Tronto.
    Tra i membri della famiglia Laureati si ricordano Pietro Laureati (1802-1876), famoso violoncellista e il capitano Giulio Laureati (1877-1943) che, nel 1917, fu il primo aviatore a percorrere il tragitto da Torino a Londra senza scalo, per portare un messaggio di Vittorio Emanuele III al re d’Inghilterra.



    TORRIONE DELLA BATTAGLIA


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    Il sistema murario

    Il Torrione della Battaglia risale alla metà del XVI secolo ed è inserito nella cinta muraria costruita quando, dopo l’invasione e il saccheggio dei pirati di Dulcigno, nel 1525, le vecchie mura furono rafforzate da una nuova cinta fortificata. Secondo la tradizione anche il padre di papa Sisto V Peretti collaborò alla costruzione del torrione.
    Le nuove mura erano accessibili da tre porte: Porta Marina a est e Porta Castello a ovest, ancora visibili, e Porta Maggiore a sud, andata distrutta. Dei resti di questa porta si possono ancora vedere nei pressi del lavatoio pubblico.
    Le mura si conservano per alcuni tratti a est e a sud-est. Più a nord è situata una torre a pianta quadrata impostata su un basamento a scarpa, priva di strutture di collegamento con le mura urbiche e realizzata probabilmente tra XV e XVI secolo, secondo quanto suggerisce la tipologia del paramento murario. All’interno presenta due vasche comunicanti con acqua sorgiva.
    Il Torrione della Battaglia era collocato in corrispondenza dell’antico porto, oggi insabbiato, per rispondere meglio alle aggressioni e a difesa di Porta Marina.
    La sommità del colle presenta ancora i resti della fortificazione precedente a quella cui è annesso il torrione.
    Il sistema murario più antico può essere datato al IX-X secolo, con strutture murarie del XII-XIII secolo probabilmente dovute al restauro concesso dal Cardinale Ranieri nel 1248.

    Museo Torrione della Battaglia

    La struttura è stata recentemente sottoposta a un restauro che ne ha permesso la riapertura. All’interno, in una struttura molto suggestiva che permette di godere attraverso alcune feritoie di un bellissimo paesaggio, è stato allestito, nel 2004, il museo dedicato allo scultore Pericle Fazzini, (Grottammare, 1913-Roma,1987), autore della celebre Resurrezione nella Sala delle Udienze in Vaticano.
    Le opere esposte appartengono alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e sono state affidate al Comune di Grottammare. Il museo proporrà, attraverso mostre tematiche periodiche, l’intera collezione, composta da disegni, stampe, piccole sculture in vari materiali che documentano la poliedrica attività dello scultore.



    IL CASTELLO

    castello

    Origine dell’insediamento di Grottammare

    Le fonti riportano notizie relative all’insediamento sul colle a partire dall’XI secolo, ma la sua origine deve essere collocata a un periodo precedente, forse tra l’VIII e il IX secolo, in seguito alla costruzione della curtes di San Martino da parte dei monaci farfensi.
    Infatti l’abbazia farfense costituiva il centro sociale e economico di un ampio territorio, che i monaci avevano fortificato con mura e torri per difenderlo dalle incursioni saracene e che, da un documento dell’ XI secolo, sappiamo che comprendeva ampi territori a destra e a sinistra del fiume Tesino.

    Storia


    Le fortificazioni del paese alto presentano due diversi momenti edilizi: la zona più in alto, che corrisponde al più antico insediamento e, adiacente a questa, sulle pendici del colle, lo stanziamento più recente.
    Il sistema murario più antico è di incerta datazione: secondo fonti archivistiche potrebbe risalire al IX-X secolo, con elementi murari del XII-XIII secolo, forse ascrivibili a un restauro concesso dal Cardinale Ranieri nel 1248, come è riportato in un documento citato in una guida del XIX secolo.
    Al XV-XVI secolo risale la seconda fase costruttiva, con il Torrione della Battaglia, quando le mura erano accessibili attraverso tre porte, Porta Marina a est, Porta Castello a ovest e Porta Maggiore a sud.
    Le fortificazioni avevano una funzione difensiva dell’abitato e dell’antico porto, molto attivo tra il XIII e il XIV secolo, come mostra anche la sua riedificazione nel 1299 per volere della città di Fermo, alla quale in questo periodo il paese era soggetto.
    Nel 1640-43, in occasione della guerra tra Urbano VIII e il duca di Parma Odoardo Farnese per il Ducato di Castro, Grottammare fu scelta come presidio per tutto il litorale da Ancona fino ai confini con il regno borbonico e il castello venne rafforzato e munito di cannoni.
    Il castello era completato da una torre che fungeva da faro che si trovava nel punto più alto della rocca. La torre-faro, probabilmente arricchita da un orologio, aveva forma cilindrica e si sviluppava su tre piani; nel 1766 fu in parte demolita perché pericolante e nei primissimi anni del XIX secolo venne abbattuta anche la porzione restante.

    LA CHIESA DI SANTA LUCIA



    La Chiesa di Santa Lucia


    Lucia

    Papa Sisto V Peretti

    Felice Peretti nacque a Grottammare il 13 dicembre 1521 da una famiglia di modeste origini. Giovanissimo entrò nell’ordine dei frati minori conventuali e fu ordinato sacerdote nel 1547. La sua carriera ecclesiastica fu notevole e rapida e venne eletto Pontefice nel 1585, col nome di Sisto V.
    Fu un papa molto energico e nei cinque anni di pontificato, dal 1585 al 1590, fu attivissimo nella lotta contro il banditismo, attuò un’efficace riforma economica e finanziaria della chiesa e, con la consulenza di Domenico Fontana, si occupò del riassetto urbanistico di Roma.


    Storia

    La chiesa di Santa Lucia fu voluta dal Papa Sisto V nel luogo in cui si trovava la modesta casa della famiglia Peretti, dove il futuro papa era nato, e fu dedicata alla patrona del suo giorno natale. È una delle più evidenti testimonianze del rapporto che legava il papa e la sua famiglia a Grottammare. Per la costruzione della chiesa erano state abbattute numerose casupole che si trovavano in questa zona.
    Il progetto iniziale venne affidato a Domenico Fontana (1543-1607), che era stato il progettista delle imponenti realizzazioni romane di Sisto V, e la costruzione venne avviata nell’aprile del 1590, ma dopo la morte del papa, nell’agosto dello stesso anno, il Fontana venne esonerato dall’incarico e i lavori si interruppero.
    La costruzione fu ripresa per volontà di Camilla Peretti, sorella del defunto pontefice, come ricorda la scritta posta sull’architrave del portale d’ingresso, “DIVE LUCIE CAMILLA PIRIEETA DICAVIT” e la legenda della medaglia conservata al Museo Sistino di Grottammare, recante sul recto l’effigie della donna, con l’iscrizione: “CAMILLA PERETTA SYXTI V. P. M. SOROR” e sul verso la facciata della chiesa con la didascalia: “SANTA LUCIA AN. D. M. D. LXXXX”. Il confronto tra l’immagine dell’edificio sulla medaglia e quello effettivamente realizzato fa supporre che la chiesa venne costruita seguendo un progetto diverso da quello originario.
    La chiesa fu ultimata presumibilmente nel 1595, come lascia supporre la realizzazione in quella data di due campane destinate alla chiesa, la maggiore delle quali reca incisa una scritta di dedica alla chiesa e l’anno 1595. Nel 1597 la chiesa era certamente terminata perché venne elevata a collegiata dal Papa Clemente VIII.

    Divertimento e svago ad Grottammare.

    Durante tutto l'anno il comune di Grottammare organizza una serie di manifestazioni, offrendo cosi a chi visita questa città di immergersi in qualunque momento in una atmosfera magica. Interessante da vedere la rievocazione storica del 1 luglio, solo quando però questo capita di domenica. E' la famosa Sagra Giubilare, in onore di una indilgenza concessa da Papa Alessandro III. Ma numerose sono anhce le manifestazioni di carattere artistico, come il Festival Liszt, in onore del grande pianista e compositore ungherese che qui soggiornò nell'estate del 1868.


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    grottammare

    Gastronomia di Grottammare.

    La gastronomia di questo piccolo paese è basata sui frutti del mare e della terra locale. I piatti sono semplici, e rispecchiano le tradizioni di questo piccolo paese basato sull'agricoltura. Pane e pecorino per esempio, o le bruschette con pomodoro fresco e basilico. Ma potrete anche assaggiare alcuni piatti particolari come Lu ciavarre: una zuppa di legumi fatta a base di grano, orzo, ceci, fagioli, lenticchie, piselli, cipolla, e pomodoro, che viene considerata come un "portafortuna".

    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 22:07
     
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  6. tomiva57
     
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    ....altro di Visso...

    Visso




    Il nome

    Vicus, cioè “luogo”, “villaggio”, accompagnato dall’aggettivo Elacensis, “rispettabile”, fu secondo tradizione il nome del primo insediamento.

    Il toponimo Vicanum indicava la terra comunale (o vicana) del pascolo e del legnatico attorno a un vicus.

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    La Storia

    • XV-IX sec. a.C.: secondo alcune fonti il luogo sarebbe stato abitato già intorno al 1500 a.C. da popolazioni pelasgiche attestate sui monti Sibillini; sono in ogni caso probabili origini pre-romane.

    • 295 a. C.: situato presso gli antichi confini degli Umbri e dei Sabini, il vicus è conquistato dai Romani.

    • 494-526, Teodorico vi pone un presidio gotico per consolidare i suoi domini sui pagi (villaggi) della Valnerina.

    • 579, il borgo è assoggettato al Ducato longobardo di Spoleto, che governa i paesi di montagna per mezzo di feudatari minori mandati sul posto dai Gastaldi per mantenere l’ordine e amministrare la giustizia. Col succedersi dei secoli, i vissani si organizzano in libero Comune, fiero e bellicoso, sempre in lotta, sino alla fine del Cinquecento, con i Comuni confinanti.

    • 1455, la Chiesa, sempre bendisposta nei confronti di Visso, le concede diversi privilegi, come la giurisdizione civile e criminale e, nel 1472, l’esenzione perpetua da tasse e gabelle sui viveri importati.

    • XV-XVI sec.: questo periodo, a causa di pestilenze, inondazioni e saccheggi delle compagnie di ventura, è talmente nefasto da essere ricordato come “la ruina di Visso”. La ripresa economica che ne seguì - dovuta alla posizione strategica di Visso nei traffici commerciali tra Roma, Spoleto e le Marche - consentì la costruzione dei bellissimi edifici rinascimentali che ancora oggi vediamo. Poi a portare prosperità furono l’artigianato e la pastorizia.

    • 1583, papa Gregorio XIII eleva Visso a sede permanente del Governatorato, alle dipendenze del Legato Pontificio.

    • 1828, Visso è insignita dalla Chiesa del nome e delle prerogative di città.

    • 1860, la cittadina viene staccata dall’Umbria e assegnata alle Marche.


    Una magnifica piazza e le decorazioni dei “petraioli” locali

    Visso è un incantevole centro montano delle Marche al confine con l’Umbria. La “perla” dei monti Sibillini (è sede del Parco Nazionale) vanta un passato ricco di storia: le imponenti mura, i balconcini medievali, le case, le torri, i palazzi gentilizi rinascimentali, i portali in pietra arricchiti da motti latini e stemmi di famiglia, costituiscono un insieme armonioso e grandioso, se messo in relazione alla limitata estensione del centro storico.

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    Le meraviglie in così poco spazio sono tali, che è impossibile non concordare con il grande storico dell’arte André Chastel, quando dice che “nella costruzione scenografica delle piazze e delle città il genio italico non ha avuto rivali”. Basti vedere, a Visso, la piazza dei Martiri Vissani, dove tutto è compostezza, luminosità, armonia di linee: pura bellezza.

    La piazza è delimitata da eleganti palazzetti quattro-cinquecenteschi e caratterizzata da due emergenze architettoniche: la Collegiata di S. Maria e la Chiesa di Sant’Agostino. La Collegiata in stile romanico-gotico risale, nel suo impianto originario, al XII secolo. E’ sovrastata da un elegante campanile a bifore e trifore e abbellita da una facciata con un portale trecentesco finemente lavorato, recante ai lati due fieri leoni. La lunetta racchiude un pregevole affresco quattrocentesco raffigurante l’Annunciazione e attribuito a Paolo da Visso. La Chiesa di Sant’Agostino (sec. XIV) ha una facciata a tre cuspidi con portale e rosone; oggi sconsacrata, è sede del Museo che raccoglie opere di proprietà comunale ed ecclesiastica provenienti in gran parte dalle chiese del territorio vissano. Vi sono anche custoditi sei idilli manoscritti di Giacomo Leopardi, tra cui “L’Infinito”.

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    porta ponte lato

    Tutto il centro storico è di grande suggestione, con il profilo dei monti Sibillini a fargli da corona e, all’interno, le antiche torri, le quattro porte che chiudono le mura castellane, i palazzetti rinascimentali ricchi di portali e finestre in pietra chiara lavorata dagli artigiani locali: i celebri “Petraioli Vissani”, alla cui Scuola appartiene il Battistero trecentesco dell’antica pieve attigua alla Collegiata.

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    Tra gli edifici di pregio, il palazzo dei Priori, quello dei Governatori e il palazzo del Divino Amore (trasformazione - quest’ultimo - di un convento francescano del XIII sec. e oggi sede del Parco Nazionale dei monti Sibillini) aggiungono ricchezza a questo borgo che sembra ricamato nella pietra.

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    Fuori del paese, merita una visita il Santuario di Macereto, è un complesso religioso che si trova nel territorio comunale di Visso, nei Monti Sibillini, ad un'altezza di circa 1000 metri s.l.m. È situato nell'omonimo altopiano, nei cui pressi sorgeva un tempo il castello dei conti di Fiastra. Si tratta della maggiore espressione dell'architettura rinascimentale del '500 nelle Marche.
    Vuole la tradizione che il 12 agosto 1359, nel trasportare una statua lignea della Madonna con Bambino da Loreto al Regno di Napoli, i muli facenti parte della carovana si fermarono in ginocchio sul sito attualmente occupato dal santuario, e da lì non vollero più ripartire, nonostante i calci e le frustate. I popolani accorsi in aiuto videro nell'accaduto un segno divino, e pretesero che la statua rimanesse lì, così nel giro di pochi anni venne costruita sul luogo una primitiva chiesetta dedicata alla Madonna.
    Nel secondo '400 la statua originale venne sostituita da un'altra, attualmente conservata nel Museo pinacoteca di Visso.

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    Nel 1529 cominciarono invece i lavori per la costruzione del santuario (che ingloberà la primitiva edicola), con l'architetto Giovan Battista da Lugano, il quale riprese un precedente progetto del Bramante. Dopo la morte del Lugano, avvenuta probabilmente durante i lavori di edificazione, questi terminarono nel 1556 sotto la direzione di Filippo Salvi da Bissone.
    Il santuario fa parte di un più ampio complesso architettonico comprendente la chiesa, la Casa dei Pellegrini, la Casa del Corpo di Guardia ed il Palazzo delle Guaite. La basilica è a pianta ottagonale con tre ingressi e al suo centro si trova un tempietto in cui è incisa in latino la storia del miracolo di Macereto. La conca absidale attorno all'altare maggiore è decorata con affreschi di Simone De Magistris.

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    La tradizione narra che il 12 agosto 1359 i muli che trasportavano la statua, giunti nel luogo dove sorge ora il santuario, si bloccarono e non vollero più proseguire. La mirabile costruzione in pietra fu portata a termine nel 1558 da maestri anch’essi provenienti da Lugano.

    A fianco sorge il Palazzo delle Guaite edificato tra 1571 e 1583 e racchiuso, insieme al Santuario, in un recinto di mura con un portico interno che serviva come rifugio per i pellegrini e gli animali.


    Il prodotto del borgo

    Ai primi del Novecento, si contavano sul territorio circa 150 mila ovini (la conta si faceva con una stanga di legno che sbarrava la strada di accesso delle greggi).

    A rappresentare Visso è perciò la “sopravvissana”, una razza ovina di corporatura tozza e appesantita, molto resistente e produttiva, da cui si ricava un eccezionale formaggio pecorino.


    Il piatto del borgo

    Al ciauscolo, un insaccato preparato con una speciale lavorazione del maiale, la cui carne viene macinata e infarcita di aromi, è dedicata una sagra.

    Ma tra i sapori robusti e genuini di questa terra ci sono anche i formaggi, da gustare nelle diverse stagionature, la lenticchia e il farro dei Monti Sibillini, il castrato di montagna.

    E, a completare il menu, i piatti preparati con la trota del fiume Nera e soprattutto con il pregiato tartufo nero.

    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 22:08
     
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    Sirolo

    Splendido paesino medioevale fra il verde del monte e il blu del mare, è considerato "la perla dell'adriatico": un prezioso scrigno d'arte incastonato in una paesaggio mozzafiato.



    Sul territorio di Sirolo, abitato fin dalla preistoria, si sviluppa dal IX al III secolo a.C. la civiltà picena (interessanti i resti presso l'area archeologica "I Pini"), cui succede la dominazione romana. Al 560 d.C. risale probabilmente l'etimologia del nome della città, proveniente da Sirio, condottiero al seguito di Belisario, cui viene attribuito questo teritorio dopo la vittoria sui Goti. Nel Medioevo, per difendersi dalle scorrerie di barbari e pirati, Sirolo acquista la propria identità di rocca fortificata, con impianto viario a graticcio, vicoli e torri. Feudo dei conti Cortesi (XI sec.), nobili di origine franco-germanica, è ceduto nel 1225 ad Ancona; gli stessi Cortesi già nel 1038 donarono ai benedettini la badia in cima al monte, oggi chiesa di San Pietro e il terreno circostante. Castello inespugnabile diviene in seguito proprietà dello Stato pontificio, sotto la dominazione del quale sono fondate le chiese di San Nicolò e del Rosario. Notevoli le tre ville, tutte private e visitabili solo dall'esterno. Gli abitanti (3.200 circa), rispettosi custodi delle tradizioni e dei valori storico-naturali del loro territorio, da tempo accolgono i turisti con una serie di valide iniziative, fra cui le stagioni dei due teatri: lo storico Cortesi e il suggestivo teatro all'aperto "Alle Cave". Simbolo del paese è il branzino: un pesce che popola le limpide acque.


    Spiagge selvagge, rupi scoscese, grotte, bianche rocce ricoperte di pinete che s'affacciano su acque trasparenti e profonde, rendono Sirolo la meta ideale per chi è alla ricerca di una natura ancora incontaminata.

    Il paese, soleggiato e ventoso, disposto fra un mare pescoso e ondulate colline coltivate a grano, vite e ulivo, è protetto a nord dal verde promontorio del Cònero. Dalla terrazza della piazzetta si apprezza il carattere forte di un paesaggio fatto di pietra e aperture improvvise, bilanciato dalle dolci marine del litorale sud, inquadrabile fino a Porto Recanati. Da anni Bandiera blu si vanta delle sue famose Due sorelle.


    fonte: conero.it
    foto:rete.comuni-italiani.it





    Le spiagge di Sirolo





    Grotta Urbani

    Descrizione
    E’ una incantevole spiaggia a forma di mezzaluna, ricompresa fra una grotta e un'alta rupe, ricoperta da una verdissima macchia mediterranea e protetta da una barriera semicircolare di scogli.
    L'odore balsamico dei pini, l'arenile raccolto e attrezzato con 2 stabilimenti balneari, le acque pulite, fanno di questa baia un angolo unico.

    Tipo spiaggia: ghiaia fine.

    Come ci si arriva: in bus o auto; una strada di 1 km scende in spiaggia dal centro di Sirolo.





    San Michele

    Descrizione:
    Una spiaggia ampia e lunga ideale per rilassarsi o passeggiare. Di fronte il mare, alle spalle il verde della macchia mediterranea.

    Tipo di spiaggia: ghiaia.

    Come si raggiunge: raggiungibile a piedi con sentiero dal Parco della Repubblica di Sirolo o con bus dal Municipio di Sirolo. In auto raggiungibile solamente fuori stagione.



    Sassi Neri


    Descrizione
    Spiaggia lunga, libera e selvaggia adatta a chi vuole un contatto totale con la natura.
    E’ formata da grandi ciottoli bianchi su cui si ergono dei grandi massi scuri.
    Nessun tipo di servizio è presente.

    Tipo spiaggia: sassi e ghiaia scura.

    Come ci si arriva:dal 15 giugno al 15 settembre, a piedi dal Parco della Repubblica di Sirolo oppure con il bus dal Municipio di Sirolo
    Giunti alla adiacente Spiaggia San Michele, si prosegue a piedi.




    Due Sorelle

    Descrizione
    Così denominata per i due faraglioni gemelli che emergono dal mare, è una spiaggia bianca, raggiungibile solo via mare.
    L'acqua trasparente, la montagna incombente alle spalle, l'ambiente selvaggio ed incontaminato la rendono meta tra le più ambite.
    Nessun tipo di servizio è presente.

    Tipo spiaggia: ghiaia, sassi e scoglio.

    Come ci si arriva:raggiungibile via mare tramite il servizio di barconi navetta, che fanno la spola dal porticciolo di Numana e dalle spiagge di Marcelli.






    Dei Gabbiani

    Descrizione
    Adiacente la spiaggia delle Due Sorelle, si trova un'altra spiaggia caratterizzata dalla presenza di massi: lì un tempo c'era la grotta degli schiavi, chiusa da una frana agli inizi del secolo.
    Molti testimoniano la bellezza di questa grotta a cui si poteva accedere con la barca direttamente dal mare.
    Il nome deriverebbe dall'uso che ne avrebbe fatto tale Sabba, ammiraglio dei Saraceni, che sembra la utilizzasse come deposito di smistamento degli schiavi che riusciva a raccogliere dopo le incursioni sulle due sponde dell'Adriatico in attesa dei riscatti per la loro liberazione o della loro vendita.
    Fu proprio lui, nell'839 d.C. che distrusse Ancona con tutte le vestigia romane e greche mettendola a ferro e fuoco e facendo anche in quella occasione molti schiavi; depredò perfino l'arco di Traiano dalle sue statue di metallo.
    Si narra che le paure terminarono poco tempo dopo quando una tempesta lo fece naufragare con tutte le sue navi.


    Come ci si arriva: solo via mare con barche private.


    La Vela

    Descrizione
    Chiamata così per lo scoglio a forma di vela che fronteggia la parte terminale della spiaggia, questo arco di costa è l'ultimo balneabile ai piedi del versante nord del Conero.
    Alle sue spalle è collocata Santa Maria di Portonovo, una splendida abbazia romanica edificata dai benedettini a partire dal 1034.

    Tipo spiaggia: sassi e ghiaia.

    Come ci si arriva: in auto, Strada Provinciale del Conero, direzione Portonovo; si imbocca una strada che scende lungo il fianco del monte. Posti parcheggio auto limitati. In caso di chiusura al traffico è previsto un bus navetta dal parcheggio in alto.

    fonte;turismonumana.it
    foto: conero.it
    conerohotels.it





    Sita sul versante meridionale del Monte Conero, a picco su un mare limpido e a due passi da incantevoli spiagge, Sirolo presenta una struttura a graticcio d'impianto medievale. I ritrovamenti effettuati in località Monte Colombo (ora nell'Antiquarium di Numana) e riconducibili in gran parte al Neolitico, inducono a pensare che il territorio fosse abitato già in epoca preistorica. Importante centro piceno, come attestano le tombe rinvenute nel 1949 presso il Municipio, fu in epoca romana una dipendenza del municipio di Umana. Al 560 risale l'origine del nome, quando Sirio, un condottiero al servizio di Belisario, dopo la vittoriosa guerra contro i Goti nel 550, ebbe in dono il feudo del Conero.



    Antica terra di guerrieri, Sirolo ha fama di essere stata una fortezza inespugnabile, capace di resistere agli attacchi grazie alle possenti torri, alle mura e alla posizione strategica. Nell'XI secolo fu feudo dei conti Cortesi, nobili di origine franco-germanica, che qui eressero un castello fortificato e che, nel 1038, donarono ai monaci benedettini la Badia che sorge in cima al monte Conero, oggi Chiesa di San Pietro. Nel 1225 il paese passò sotto il dominio di Ancona per poi essere annesso, fino all'Unità d'Italia, ai territori dello Stato Pontificio.

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    Immerso nella natura incontaminata del Parco Regionale del Monte Conero, l'antico borgo di Sirolo, soleggiato e ventoso, è disposto tra un mare pescoso (nello stemma del paese compare una spigola) e le ondulate colline della campagna circostante, ricche di grano, viti (da cui l'ottimo Rosso Conero) e olivi. Nei numerosi e animati vicoli vivevano un tempo artigiani e commercianti, come testimoniano i nomi delle vie, tra cui il vicolo dei ciabattini, quello degli armaioli e quello del cerusico.

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    Si può iniziare la visita del paese da via Italia che conduce alla Piazza Vittorio Veneto, incantevole balcone dove la vista si apre sulle bianche falesie del promontorio del Conero fino alle dolci marine del litorale meridionale. Qui sorge la Chiesa di San Nicolo (1765), con portale quattrocentesco e alto campanile; poco distante si trova l'ex Chiesa del SS. Sacramento, oggi adibita a taverna, nel cui portale è un rilievo quattrocentesco raffigurante la Madonna con Bambino. Proseguendo si raggiunge la Chiesa del Santo Rosario (edificata con materiale di reimpiego tra cui un Arcangelo Gabriele), nel cui interno è custodita una tavola del fanese Pompeo Morganti. Tra le mura dell'antica cinta, comprendenti un possente torrione e due archi medievali, si trova lo storico Teatro Cortesi, dedicato alla famiglia degli antichi feudatari. Merita una visita la Villa Vetta Marina che sorge al posto di un convento francescano di cui rimane solo il campanile e nei cui pressi si possono vedere due grandi olmi piantati, secondo la tradizione, da San Francesco di Assisi nel 1215 (nel corso del viaggio il Santo predisse la venuta, avvenuta 79 anni dopo, della Santa Casa di Loreto, profezia ricordata in forma di acrostico nella parola Picenum: Portatur luxta Conerum Edicula Nazarenae Virginis Mariae). Da non perdere il suggestivo Teatro alle Cave, ricavato da una cava abbandonata, che d'estate offre spettacoli indimenticabili sotto un cielo stellato. Sulla sommità del monte Conero sorge la romanica Badia di San Pietro, con facciata settecentesca, il cui interno a tre navate presenta pilastri e colonne dai bei capitelli.



    Di notevole importanza la recente scoperta dell 'Area Archeologica "I Pini ", un sepolcreto piceno contraddistinto da numerose sepolture a circolo, tra cui la "Tomba della Regina di Sirolo" tumulata con due carri (VI sec. a. C.), i cui resti sono conservati nell'Arc-tiquarium di Numana. Dal centro storico, attraverso una serie di sentieri, si possono raggiungere le splendide spiagge ricche di baie, scogli e insenature, la cui bellezza è stata unanimemente riconosciuta con il conferimento della prestigiosa Bandiera Blu d'Europa. Tra le varie si ricordano quelle dei Sassi Neri, di San Michele e la spiaggia Urbani che prende il nome dall'omonima grotta. Da segnalare, in particolare, la pittoresca spiaggia delle Due Sorelle, il cui nome rimanda ai due caratteristici scogli che s'innalzano maestosi di fronte alla costa.


    Sirolo_2

    fonte:fitelmarche.it
    foto:immobiliareneumann.it



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    Moresco


    Moresco è un comune italiano di 630 abitanti della provincia di Fermo nelle Marche.

    Il castello di Moresco sorge in posizione strategica sulla sommità di un colle che controlla la sottostante valle dell'Aso, nel punto dove la via che risale dal mare si incrocia con quelle che giungono da Fermo e Monterubbiano sulla pendice settentrionale e quella che sale a Montefiore dell'Aso sulla pendice meridionale.


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    Cenni storici

    Delle origini di Moresco si sa poco. Quel che è certo è che sul suo territorio in età romana sorgevano importanti insediamenti e successivamente, in età longobarda, curtes e castra (centri fortificati) monastici e feudali, uno dei quali poi affermatosi su tutti diventando unico luogo di residenza della popolazione sparsa.
    L'origine del nome non è certo se derivi da un signore, di nome Morico o della famiglia dei Mori, oppure dal toponimo morro, morrecine, che sta per luogo sassoso. Vi sono poi altre due teorie, in netta contrapposizione l'una all'altra: la prima vuole che un gruppo di mori, nelle loro scorrerie lungo la costa adriatica, si sia spinto un po' più all'interno per edificarvi una roccaforte; la seconda afferma invece che il Castrum Morisci sia stato costruito vicino al mare proprio per respingere gli assalti dei Saraceni.

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    foto:http://gallery.italy-travelguide.eu

    Le prime notizie del castello risalgono al 1083 e documenti risalenti al XII secolo testimoniano la reggenza di Tebaldo, conte di Moresco.
    Nel XIII secolo il castello passa in proprietà alla città di Fermo. Una prima volta per mano di Federico II, poi per volere di re Manfredi e definitivamente, nel 1266, quando i signori di Moresco vendono la fortezza del castello al doge di Venezia, e podestà di Fermo, Lorenzo Tiepolo. Da allora resterà castello di Fermo fino all'unità d'Italia.
    Liberati gli abitanti dai vincoli feudali, Moresco diventa comune ed è retto da un consiglio di Massari e da un Vicario nominato da Fermo. Nel 1869 perde l'autonomia comunale e diventa frazione di Monterubbiano. Ritorna ad essere comune autonomo, con regio decreto, il 26 giugno 1910.

    Patrimonio artistico e culturale della città:


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    foto: advolandum.blogspot.com

    - La Torre eptagonale
    (XII secolo) a merlatura ghibellina alta 25 metri domina dall'alto la valle dell'Aso. Costruita originariamente come torre di avvistamento e di difesa, ha subito nel corso dei secoli numerose e profonde modifiche strutturali.


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    foto:.viaggiareincamper.org

    - La Torre dell'orologio (XIV secolo) sovrasta la porta d'accesso al paese.


    - Chiese:

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    foto:geosearch.it

    la chiesa parrocchiale di San Lorenzo che conserva tele dei secoli XVII e XVIII,

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    la chiesa della Madonna dell'Olmo, con un grande affresco di Vincenzo Pagani;


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    foto:viaggiareincamper.org

    la chiesa della Madonna della Salute

    la ex chiesetta di S. Sofia;
    e la Chiesa di S. Maria di Castro demolita agli inizi del XIX secolo.


    fonte: turismomarche.com




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    La cinquecentesca Torre dell’orologio, che sovrasta la porta d’accesso al castello ed al paese, scandisce ancora i rintocchi delle ore, alternandosi con la grande campana cinquecentesca della chiesa.


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    Il centro storico è a struttura ellissoidale, con viottoli stretti e la piazza triangolare porticata; tra gli edifici civili sono di notevole interesse il palazzo di Patrizio Gennari e quello del cardinale Capotosti, mentre fuori le mura c’è il Santuario della Madonna della Salute e, soprattutto, la Chiesa di S. Maria dell'Olmo, ampliata nel ‘500 inglobando un’antica edicola gotica, che la divide in due parti con due differenti altari.

    All’interno del Palazzo Comunale è stata ricavata una piccola pinacoteca nella quale sono conservate varie opere provenienti da chiese e collezioni private, tra le quali una grande pala d’altare.

    Moresco fa parte del club dei più bei borghi d’Italia, di cui è uno dei soci fondatori; l’atmosfera che circonda questo piccolo borgo medioevale di poco più di seicento abitanti rimanda ai tempi delle dame e dei cavalieri, delle storie e dei tornei cavallereschi dell’epoca medioevale.

    Diverse le iniziative che vengono organizzate nel borgo, sia di natura religiosa, sia folkloristica; tra queste la Cena nel Medioevo, la Sagra della polenta con le vongole, quella dell’Asado, quella del Ciauscol e la Festa del Braciere.

    Ogni occasione è buona anche a Moresco per mettere in mostra le proprie eccellenze; infatti, oltre alle sue vestigia storiche ed artistiche, Moresco oggi è nota per la produzione ortofrutticola, tra cui la pesca della Val d'Aso che, dopo decenni di eccellenza e dopo la crisi dovuta all'invadenza dei mercati esteri, sta tornando in auge grazie alla coltivazione biologica.


    Tra i piatti tipici locali, la “pizza ficata” è il dolce natalizio per eccellenza delle massaie di Moresco, fatta con fichi secchi, mandorle, noci, farina, zucchero e cacao.


    fonte:mondodelgusto.it

     
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