Marche ... Parte 2^

ANCONA..UNA ROTONDA SUL MARE..JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA

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  1. tomiva57
     
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    camerano


    Camerano

    Camerano (Camburan, in dialetto gallo-marchigiano) è un comune italiano di 7.295 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche.

    Il comune ha un'area di 19.81 km² e contiene le frazioni Aspio Terme, Colle Lauro e San Germano. Nel 2010 la vecchia stazione ferroviaria di Aspio Terme sulla linea Ancona - Pescara, dismessa molti anni fa, è stata ristrutturata per la riapertura, grazie anche ad alcuni investimenti privati.

    L'area del sottosuolo di Camerano è interessata da una fitta serie di gallerie, cave e cunicoli scavati nell'arenaria e spesso con pareti e soffitti decorati con fregi e simboli religiosi. Gli studiosi ne ipotizzano un uso antico abitativo o rituale. Quest'area ipogea è stata utilizzata durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo dalla popolazione locale.

    Storia

    I reperti archeologici hanno riportato notizie di un primo insediamento umano sul colle sin dall’epoca neolitica (III millennio a. C.). In contrada Fontevecchia, alla periferia nord-ovest dell’abitato del paese, gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Ancona hanno riportato in luce nel 1968 uno stanziamento con materiali di tipo subappenninico, mentre in contrada S.Giovanni sono stati rinvenuti successivamente resti di insediamenti del neolitico e dell’età del bronzo.

    Nonostante questo si potrebbe dire che Camerano nacque come villaggio di capanne sulla sommità di una "gradina" nel periodo Piceno. A testimonianza di questo una necropoli portata alla luce dagli scavi compiuti nei secoli successivi, che hanno restituito più di cento tombe Picene databili dall’XI al III sec. a.C., nella forma tipica della sepoltura ad inumazione distesa. Il materiale rinvenuto è conservato nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona; alcuni reperti di origine celtica, greca e picena, invece, sono custoditi in loco presso l’Antiquarium Comunale.

    Durante il periodo romano il centro abitato diminuì la sua importanza e la gente si disperse nelle campagne, mentre, in epoca medioevale, si manifestò una rinascita dello stesso, che portò all’attuale configurazione del centro storico.

    La più antica fonte documentaria medievale che sembra riguardare Camerano è quella del "Codice Bavaro" (Liber Traditionum Ecclesiae Ravennatis), della seconda metà del X secolo, dove si fa riferimento al monastero femminile di Santa Maria e Sant’Agata, all’interno della diocesi di Numana e che sembrava essere situato a Camerano nella zona circostante all’attuale chiesa di S. Francesco. Altre fonti documentarie importanti sono due privilegi pontifici del 1177 e del 1183 dove viene nominato il paese come «Castro Camurani» , da riconoscere quindi come un vero e proprio castrum medievale. Nel 1198 Camerano figurava, per la prima volta, come comune indipendente e appartenente alla lega di comuni creata per contrastare Marcovaldo inviato da Enrico VI. Nel 1212 a Camerano figuravano anche due consoli: Bernardo Ionathe e Stefano Marchi, chiari segnali di un breve periodo in cui il paese fu libero comune, prima di finire nel periodo successivo sotto il controllo della più grande Città di Ancona, diventando uno dei circa venti castelli di Ancona, ed aveva il compito di difendere l'area del Conero, insieme ai castelli di Varano, Poggio, Massignano, Sirolo. Sulla rupe del "Sassone" sorse probabilmente quello che fu il primo castello o borgo fortificato.

    Dal 1797 al 1798 subì l'occupazione dei napoleonici e, in seguito, tra il 1815 e il 1819, il comune affrontò un periodo di grave carestia.

    Camerano venne annesso al Regno d'Italia nel 1860 dopo la battaglia di Castelfidardo. Dopo la seconda guerra mondiale e l'occupazione tedesca del 1943, il comune fu liberato dagli alleati nel 1944; è durante questo periodo che le labirintiche grotte furono adibite a rifugio per la popolazione contro i bombardamenti.

    L'organizzazione urbanistica rimase pressoché invariata fino agli inizi del secolo XIX il paese quando cominciarono ad espandersi nuove zone abitative come la "Piana" (via Garibaldi) e la "Speranza" (via Loretana), oltre al nucleo storico rappresentato dal "Borgo" (via G. Leopardi e via Cavallotti).

    Agli inizi del Novecento incominciò a svilupparsi l'artigianato che caratterizza tutt'ora la vita economica del paese; intorno al 1940 in seguito anche all'incremento demografico l’area urbana si estese lungo via Loretana e nella contrada San Giovanni. Negli anni ‘60, Camerano conobbe un vero e proprio boom economico e si trasformò in centro industriale, con la costituzione di numerose imprese artigiane e industriali soprattutto nel settore degli strumenti musicali e, più tardi, della lavorazione del legno, dei metalli, della plastica, dell'abbigliamento e della produzione di vino, il Rosso Conero, che rendono ancora oggi famoso ovunque il nome di Camerano.

    Curiosità


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    foto:.lifemarche.net

    Nel 2012 la trasmissione televisiva Mistero in onda su Italia 1 si è recata a Camerano per mostrare la cripta murata sotto l'altare della chiesa di San Francesco, nonché il noto "buco del diavolo", un lungo cunicolo con volta a botte percorribile per circa 200 metri, probabilmente utilizzato come acquedotto.


    fonte:wikipedia.org




    camerano
    foto: marchecitta.it



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    foto;.panoramio.com



    Palazzo Comunale di Camerano


    L’attuale Palazzo Comunale, oggi sede del Comune di Camerano, fu ex Convento dei Padri Minori Conventuali. Venne costruito nel 1788, su progetto di fra Domenico Frezzini, in seguito all’ampliamento del preesistente convento annesso alla trecentesca chiesa di S. Francesco dopo il rifacimento della stessa nel 1759.
    Con l’avvento della Rivoluzione Francese, l’edificio fu requisito e divenne proprietà dell’Appannaggio del principe di Beauharnais: quindi, dopo il 1815, fu acquistato dal Comune di Camerano.
    Gravemente danneggiato dal sisma del 1972, l’edificio fu interamente restaurato e dal 1997 il Comune vi riportò la propria sede. Oggi, il Palazzo, visitabile al pubblico, ospita delle piccole raccolte museali di fisarmoniche d’epoca e di reperti archeologici soprattutto della civiltà picena, un consistente materiale formato da riproduzioni fotografiche del pittore Carlo Maratti, nonché alcuni interessanti dipinti sui santi protettori del paese.
    Dalle ampie e luminose vetrate dell’edificio è possibile ammirare un suggestivo panorama che si estende dal Monte Conero fino ai Monti Sibillini.

    Civica raccolta museale

    All’interno del Palazzo Comunale, è costituita la civica raccolta denominata “Maratti”, che riunisce il materiale esistente, di proprietà comunale, riguardante il suo illustre concittadino: il pittore Carlo Maratti (1625-1713). La raccolta comprende: il ritratto dell’artista, di autore ignoto; alcune incisioni originali del Maratti, parte delle quali reperite sul mercato antiquario newyorkese dalla signora Rinaldina Russell Gaudioso e da questa donate al Comune; riproduzioni fotografiche in bianco e nero di opere dell’artista; lo stemma acquerellato del Cav. Maratti; alcune riproduzioni fotografiche a colori in formato naturale delle tele firmate dal maestro e quelle della sua scuola esistenti nelle Marche; un busto in gesso raffigurante l’artista; il bozzetto in gesso del monumento dedicato al Maratti e poi realizzato nel 1913 a Piazza Roma dall’artista Vittorio Morelli; il sipario del teatro Maratti e il suo bozzetto, ad opera di Ettore Ballarini che li realizzò sempre nel 1913.

    Sipario del Teatro Maratti

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    foto:cronacheanconetane.it/

    Il Sipario del teatro “Maratti” è stato realizzato su bozzetto firmato dal pittore Ettore Ballarini (Camerano, 1868 – Roma, 1942) nel 1913 in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Carlo Maratti. Rappresenta l’allegoria dell’Agricoltura e della Pittura. L’Agricoltura, figura femminile ritratta a sinistra, presenta il giovane Maratti alla Pittura, la figura a destra classicamente panneggiata, che gli fa dono di una tavolozza con i colori e di un pennello; strumenti indispensabili allo svolgimento della incipiente attività artistica. Sullo sfondo, visto dalla campagna di San Germano, alto sul colle, è riconoscibile il paese di Camerano, città natale di Maratti.
    Raccolta Fisarmoniche d'epoca
    All’interno del Palazzo Comunale è costituita, altresì, una piccola raccolta di 14 fisarmoniche d’epoca, databili tra il 1850 e il 1934, realizzate da ditte locali. La pregiata fattura e la raffinatezza degli elementi decorativi in celluloide e madreperla denotano l’elevata qualità realizzativa in modo particolare degli strumenti realizzati dalla Ditta “Scandalli” che, durante gli anni ‘50 e ‘60, portarono il nome di Camerano a primeggiare nel mondo, grazie alle felici intuizioni del suo fondatore Silvio Scandalli, come quella del famoso modello Super VI, a tutt’oggi insuperato per livelli tecnici e fonici.

    informazioni tratte da: www.turismocamerano.it/index.php?lingua=it
    Foto di Enrico Matteucci




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    Giardino MANCINFORTE

    L’origine dello spazio sembra assai antica (secolo IX) poiché una loggia inserita fra le strutture perimetrali sembra aver fatto parte di un convento dedicato alle Sante Maria e Agata; si può forse supporre che l´origine dello spazio verde sia nell´orto conventuale che doveva sorgere nel complesso.
    Nel secolo XIX La famiglia Mancinforte Sperelli è venuta in possesso del complesso in seguito alle nozze di Giulio Mancinforte con Teresa Galvani Serafini ultima erede del patrimonio Serafini (famiglia presente nel territorio di Camerano già nel XVI secolo).
    Nel 1884 si ha un restauro del palazzo e del giardino, ad opera dell´ing. Sandro De Bosis, con creazione di un romantico complesso di aiuole dalle forme rotondeggianti e sinuose che si dispiegavano sull´intera superficie.
    L´aspetto attuale del giardino (di proprietà privata e non visitabile nei percorsi turistici), in pieno stile all´italiana, si deve alla marchesa Gabriella Mancinforte Milesi che nel 1935 diede vita alla composizione secondo forme neostoriche: statue neo-classiche in terracotta a rappresentazione delle stagioni, sono situate in una geometria di aiuole, il tutto circondato da logge e portici coperti da edere e rampicanti fioriti. Il giardino era direttamente collegato con il bosco, un tempo proprietà della famiglia Mancinforte.



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    Chiesa
    DELLA MADONNA DELLA SPERANZA



    Secondo le più antiche ed attendibili notizie storiche la chiesetta sarebbe stata costruita dalla Comunità di Camerano in un rendimento di grazie alla Beatissima Vergine Maria per aver liberato il Paese dalla peste nell´anno 1424. Inoltre nella chiesetta sarebbe esistita una campana, oggi scomparsa, con la seguente scritta: «MENTEM SANCTAM. SPONTANEUM HONOREM DEO. 1424. PATRIAE LlBERATIONEM» . Un manoscritto, ora perduto ed un tempo conservato nella Biblioteca dei Padri Conventuali presso la Chiesa di S. Francesco, tra le altre memorie, avrebbe fatto menzione della costruzione di questa chiesa e della peste cessata in Camerano il 2 luglio 1424, dopo alcuni mesi di morbo. A questo evento era collegata la annuale processione che, per pubblico voto, si faceva appunto in quel giorno sino alla chiesa in argomento, ove si cantava un solenne "Te Deum" ed il Comune offriva più libbre di cera. Questa solennità annuale era detta volgarmente "della Visitazione". Da notizie attinte da documenti presso il locale archivio parrocchiale, l’attuale chiesa sarebbe stata ricostruita nel 1872 a destra della strada sulla quale sorgeva, essendo la primitiva molto deteriorata e rimasta sotto il livello della nuova via. La strada, era quella che conduceva da Camerano a Loreto e si chiamava allora via Flaminia. Si tratta di una costruzione ottocentesca in blocchi di arenaria alternati a file di mattoni. La facciata, in mattoni, presenta un portale ed una finestra ottagonale, entrambi in pietra, di fattura più antica ed in stile rinascimentale presumibilmente provenienti dalla primitiva chiesetta del 1424, demolita e ricostruita sul Iato opposto della strada. Sul tetto, spiovente a "capanna" con copertura a coppi, si erge un campanile a vela con una piccola campana. Il locale della sagrestia, ricavato posteriormente all´abside, ha il tetto più basso rispetto a quello della chiesa. L´interno è intonacato a calce ed il soffitto è a botte. Il pavimento è in cotto d´epoca e presenta al centro un ornamento in marmo policromo di forma stella re, contenuto in una figura poligonale. A destra, entrando, è collocata un´acquasantiera in pietra a forma di conchiglia; sulla parete destra una porta cieca dello stesso tipo di quella d´ingresso. L´altare, ottocentesco, è di tipo tradizionale con piedistalli in cotto d´epoca. Sopra l´altare, e addossata al culmine dell´abside semicircolare, sta una riproduzione dell´antico quadro della Madonna della Speranza, ora custodito nella chiesa parrocchiale. E´ racchiuso in una cornice barocca in finto marmo e legno con colonne e capitelli corinzi. Ai lati dell´altare due porticine, chiuse da tende di panno rosso, immettono nel piccolo locale adibito a sagrestia, illuminato da due finestre a forma di mezzaluna. Sulla parete sinistra si apre una porta simmetrica a quella cieca e nello stesso stile. Alle pareti, sopra le tre porte, vi sono altrettanti quadri a stampa, rappresentanti la Madonna del Carmelo con Santi, d´epoca, e una Santa Rita e una Santa Teresa del Bambin Gesù più recenti.




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    Chiesa DI SAN APOLLINARE

    Quest’antichissima chiesa, sorta entro il perimetro del castello originario, esistette intorno al Mille tra i beni della Chiesa ravennate del cosiddetto «fundo Larciniano» , come si evince dai contratti enfiteutici riportati nel Codice Bavaro. Eretta da paolo V ad abbazia laicale agli inizi del XVII secolo, la chiesa, pur rimanendo sotto la giurisdizione del vescovo di Ravenna, fu concessa alla nobile famiglia romana dei principi Borghesi, dai quali passò poi in proprietà dei Marchesi Bruti di Ripatransone. Questi vi tennero per un certo tempo un cappellano di loro nomina e vi fecero celebrare periodicamente delle messe, ma poi l’edificio cominciò a cadere in abbandono.
    Divenuta col tempo cadente e minacciando rovina furono, a cura dell’Arciprete Donzelli, ritirati gli oggetti sacri: pietra sacra, alcuni vecchi reliquari, arredi sacri e campana. Di quest’ultima si sa che è finita a varano mentre degli altri arredi, compresa una lapide, non si è trovata più traccia.
    Passato in proprietà al Comune e divenuto pericolante, l’edificio fu abbattuto e inopportunamente trasformato in mercato pubblico a metà degli anni ’50 del secolo XX. Dell’antica chiesa oggi non restano visibili che alcune tracce del campanile sulla fiancata dell’attuale sede del mercato comunale.
    Secondo una diffusa tradizione orale, S. Apollinare è considerata la chiesa più antica di Camerano. Testimonianze verbali, risalenti all’inizio del secolo scorso, descrivono l’interno di essa decorato da affreschi e con il residuo di antichi abbellimenti di tipo barocco. Molte persone ricordano l’esistenza di una lapide contenente un’epigrafe»



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    foto:comune.camerano.an.it

    Chiesa DI SAN FRANCESCO

    Una antica tradizione vuole che sia stata fondata con l´attiguo convento dei Minori dallo stesso San Francesco presente nel 1215 ad Ancona e Sirolo in occasione del suo viaggio in Oriente. Il Bollario Francescano ed altre fonti storiche indicano esistente questa chiesa nel 1292 e menzionano una lapide, ora irreperibile, un tempo visibile sul muro interno dell´edificio «a cornu epistolae» (cioè a destra) con questa epigrafe: + MCCXXX IIII ID VIII. Probabilmente la data del 1230 si riferisce all´anno in cui furono completati i lavori della chiesa originaria. le fonti storiche affermano che la chiesa ed il convento di San Francesco di Camerano sono sorti sull´area già occupata da un più antico monastero di monache presumibilmente lo stesso che, sotto il titolo di Santa Maria e Sant´Agata Martire, è menzionato dal Codice Bavaro relativo alle concessioni enfiteutiche nella zona tra i secoli VII e X. Attualmente all´interno della chiesa è conservata una lapide gotica con la seguente epigrafe: «In nomine domini amen anno domini MCCCXXXI tempore domini Ioannis Papae XXII» . Originariamente collocata sopra la porta dell´ex convento, questa iscrizione si riferisce molto probabilmente alla riedificazione del convento stesso sui resti del precedente monastero di Santa Agata. Da un’antica pergamena rinvenuta sotto l´altare maggiore si conosce che il 14 luglio 1437 la chiesa fu consacrata dal Vescovo Pietro Giustiniani dell´Ordine dei Predicatori con il premesso di mons. Giovanni Caffarelli Vescovo di Ancona.
    Nel 1759 la chiesa fu completamente ristrutturata su disegno dell´architetto Francesco Ciaraffoni e dell´edificio originario non rimase che il portale in pietra. Tra il 1763 ed il 1769 fu ampliato il convento su disegno di fra Domenico Frezzini dei Minori di Ancona, assistito dai padri Francesco Marchetti e Andrea Ottaviani. Il nuovo convento ebbe breve vita: chiuso durante l´occupazione francese, i suoi beni passarono al cosiddetto Appannaggio del Vicerè d´Italia Eugenio di Beauharnais e poi al Comune che utilizzò l´edificio come sua sede a partire dalla metà del XIX secolo. Dopo la partenza dei frati Minori da Camerano, la chiesa di San Francesco continuò ad essere officiata, prima da due frati detti "Minimi" rimasti nel paese presso abitazioni private (padre Lucesole e padre Anzelotti) e poi dai sacerdoti della chiesa parrocchiale. Danneggiata dagli eventi bellici del 1944, la chiesa fu riaperta al culto, per interessamento dell´allora parroco Don Giulio Giacconi, il 29 agosto 1959. La cuspide che sovrasta il campanile fu aggiunta nel 1957 a cura del comm. Silvio Scandalli. Attualmente l´edificio, di proprietà del Comune, pur essendo saltuariamente officiato, è sede di periodiche manifestazioni culturali quali mostre e concerti.
    La chiesa è a pianta rettangolare con abside ellittica dietro l´altare maggiore, presenta quattro altari laterali, due su ciascuna navata. La volta è a botte e l´interno decorato con stucchi a scagliola, colonne sormontate da capitelli corinzi e motivi ornamentali tipici dello stile settecentesco.

    Quadri contenuti all´interno della Chiesa:
    Adorazione dei Pastori - E. Van Schayck, 1600.
    Sant´Antonio - della scuola del Pomarancio, 1628.
    San Francesco - Marco Vannetti, XVIII sec.
    Traslazione della S. Casa – Francesco Fasolilli, XVIII sec.
    Crocifissione – anonimo, scuola romana del XVIII sec.



    fonte:.turismocamerano.it

     
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