Marche ... Parte 2^

ANCONA..UNA ROTONDA SUL MARE..JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. tomiva57
     
    .

    User deleted



    CORRIDONIA



    image



    Popolosa cittadina in bella posizione geografica, Corridonia si trova sullo spartiacque tra le valli del Chienti e del Cremone. Di tradizione agricola, ha visto di recente lo sviluppo di una fiorente attività industriale nella forma per lo più della piccola e media impresa, ma ha conservato belle tracce del passato nelle chiese in stile romanico-gotico e nella Pinacoteca.


    La storia

    Corridonia vanta legami di continuità con la città romana di “Pausulae” e con “Mons Ulmi”, borgo medievale.
    Dell’antica Pausula, città picena, è cenno nel libro De Coloniis di Frontino.
    Il suo territorio, sito nella valle del Chienti, presumibilmente ove sorge oggi S. Claudio, nell’anno 713 di Roma venne assegnato dai Triunviri Ottaviano, Lepido e Marco Antonio, ai propri veterani reduci dalla guerra contro Bruto e Cassio, divenendo in tal modo una Colonia Romana.
    Dopo i tempi di Teodosio è cenno di Pausula negli atti del concilio Romano tenuto dal Pontefice Ilario nel 465 dell’era volgare e al quale prese parte Claudius Episcopus Pasulanus. Distrutta in seguito all’invasione dei Goti o dei Longobardi (nel V o VI sec.) fu ricostruita dai superstiti e denominata Castrum Pausuli - Castello di Pausula - di cui si trova cenno in pergamene dal 995 al 1229; dopo tale data, non si trova più alcuna notizia del nome di una città, che aveva dominato nella valle del Chienti come colonia romana e come sede di Diocesi.
    Leggeri indizi, tali da far supporre la continuità della vita dell’antica Pausula nel nuovo centro di Montolmo, si trovano nella storia di quest’ultimo. Ad esempio, nel 1256, era sindaco di Montolmo un certo Buonaventura da Pausula, che doveva essere un luogo o castello incorporato nel territorio di Montolmo il cui statuto vietava, nell’epoca, la nomina di persone straniere alle alte cariche cittadine. Fino al 1303 si ha notizie che una delle porte di Montolmo si denominasse “di Possole” che, secondo L. Lanzi, deve intendersi come uno storpiamento di Pausula.
    Mons Ulmi, di cui si trovano i primi accenni nelle pergamene del 1115, dovrebbe il suo nome ad un olmo piantato dai Monaci di S. Croce nei pressi della Chiesa di S. Maria in Castello, da loro costruita intorno al 1000. Attorno a tale Chiesa e Castello vennero raggruppandosi le famiglie sparse nel territorio e si formò un borgo denominatosi Monte dell’Olmo.
    Rapidamente per i numerosi privilegi accordati dai Pontefici, per la fedeltà della popolazione e per il trasferimento di ricche famiglie, quali gli Ugolini ed i Nobili, dai vicini castelli di Mogliano, Petriolo, Colbuccaro, il paese divenne “considerabile” in popolazione, averi e fortificazioni. Fu scelta per decenni come sede della Curia Generale della Marca e per tre volte, nel 1306 - 1307 - 1317, come sede del Parlamento dei Comuni della Marca stessa. Il suggello della Comunitas Montis Ulmi, rappresentava nel suo scudo un olmo sopra sei colli e, in luogo della corana, lo sormontavano le chiavi pontificie.
    All’apice della sua fortuna, nel 1433, schieratosi dalla parte della Chiesa, osò opporsi con tutto il suo vigore a Francesco Sforza, il quale calò verso il Chienti all’espugnazione di Monte dell’Olmo e restò, misero avanzo dell’esercito vincitore, esposta al saccheggio e alla crudeltà dei soldati. Fu l’unico paese della Provincia Pontificia che sostenne con il sangue le ragioni della Santa Sede.
    Francesco Sforza ne fece una piazza d’armi e nelle sue vicinanze sconfisse l’esercito della Chiesa facendo prigioniero il figlio del celebre Niccolò Piccinino. La venuta degli Sforza segnò l’inizio del decadimento del Paese che, afflitto da molti mali, non è mai risorto all’antico splendore.
    Nel 1851, per le sue benemerenze verso la Chiesa, venne da S. Pio IX eretto a Città e gli fu restituito il nome di Pausula. Anche il sigillo della comunità venne modificato: al suo scudo fu aggiunta, sopra l’olmo, una fenice risorgente dalle sue ceneri.
    Nel 1931 venne denominata Corridonia, per aver dato le origini a Filippo Corridoni sindacalista interventista, morto nella trincea delle Frasche il 23 Ottobre 1915.
    Il 18 Ottobre 1973, con decreto del Presidente della Repubblica, si tornò a riconoscere a Corridonia il titolo di Città.


    Chiesa dei SS Pietro, Paolo e Donato

    image



    Data costruzione XIII secolo

    Ricostruita su disegno del Valadier su struttura del secolo XIII (di cui resta la cripta, visitabile a richiesta), mostra un interno singolare a tre navate che, a metà, incurvano per generare la cupola.
    Conserva un "Crocifisso" del Duecento in legno policromo, davanti al quale la tradizione popolare vuole si sia raccolto in preghiera San Francesco d´Assisi. Nella parte sotterranea della chiesa si trova la Cripta dove sono riposte le spoglie dei sacerdoti e dei chierici della parrocchia, nonché dei componenti delle famiglie nobili del tempo. Accanto alla chiesa vi è la pinacoteca parrocchiale che nata per iniziativa di padre Pallotta custodisce pregevoli opere come: la "Madonna con Bambino" di Carlo Crivelli (1470-1473), la "Madonna dell´umiltà", di Andrea da Bologna (1373), una "Madonna con Bambino e Santi" di Lorenzo d´Alessandro (1481), una "Madonna con Bambino, San Pietro e San Francesco" di Vincenzo Pagani (1517).


    Chiesa di San Francesco

    image



    Data costruzione anno 1000

    La chiesa di San Francesco è una delle più antiche del paese. Fu edificata, intorno all´anno 1000, dai benedettini del monastero di Santa Croce al Chienti. Dato che la costruirono nei pressi della roccaforte all´epoca esistente in quella zona, la chiamarono Santa Maria in Castello o Santa Maria di fronte al Castello.
    Dell´architettura originale non è rimasto praticante niente che ci possa dimostrare il suo aspetto. In seguito ad alcune donazioni, nelle vicinanze della chiesa vennero realizzati in cimitero ed un convento. Secondo la tradizione del tempo, accanto a questo nuovo luogo di culto venne piantato un olmo. Nel corso degli anni crebbe a tal punto da divenire il simbolo del Comune, che non a caso in quel periodo era ancora conosciuto come Montolmo. Verso l´inizio del 1200 la piccola chiesa di santa Maria in Castello versava in condizioni pessime. Le intemperie che si abbattevano sul colle dove sorgeva rendevano necessari continui lavori di manutenzione. I monaci, però, non avevano risorse sufficienti. Così, il 5 febbraio del 1233, pochi anni dopo la morte di San Francesco, la chiesa venne venduta all´ordine dei frati Minori. Proprio durante questo periodo, infatti, la presenza dei francescani nella zona era aumentata notevolmente. Ottenute una serie di donazioni, si procedette con la ristrutturazione e l´ampliamento della chiesa e dell´annesso convento. Sotto le maestranze di Giorgio da Como, l´intero complesso acquistò un´architettura di evidente stile gotico, in parte ancora visibile. La chiesa vera e propria, dedicata a San Francesco, venne consacrata solo nel 1399 da Giovanni da Montelupone Vescovo Neopatrense, appartenente allo stesso ordine. Il seguito, il suo pregio crebbe moltissimo, soprattutto grazie alla presenza di pregevoli opere d´arte che vi risiedono tuttora. Per un lungo arco di tempo, praticamente durante tutto il Medioevo fino alle porte dell´Ottocento, allorché venne ingrandita quella dei Santi Pietro, Paolo e Donato, la chiesa di San Francesco fu considerata come quella più capiente ed importante della città. In essa si svolgevano le celebrazioni religiose fondamentali, come l´amministrazione della cresima o la predicazione durante il periodo dell´Avvento e della Quaresima. Nel 1476 venne iniziata la costruzione di un campanile, progetto reso concreto grazie ai contributi del Comune e delle famiglie nobili dei Lepretti e dei Filippini, che si erano trasferiti a Montolmo da Recanati. Il risultato fu una torre alta 40 metri, abbellita sulla sommità con una serie di maioliche, culminante con una punta di mattoni a vista. Nel 1575, due orologiai maceratesi, mastro Lorenzo e mastro Ippolito, vi installarono il primo orologio pubblico. Vista l´eccellente altezza della struttura, essa venne utilizzata anche come punto di osservazione, utile per segnalare eventuali attacca da parte di pirati saraceni, frequenti in quell´epoca. Successivamente, nel 1566, sotto il pavimento della chiesa vennero impiantate delle catacombe, in cui ospitare i defunti della maggiori famiglie aristocratiche della città. Tali catacombe, nonostante i diversi lavori di ristrutturazione, sono tuttora rimaste quasi del tutto intatte. Durante il periodo del dominio napoleonico, le soppressioni degli ordini religiosi che allora vennero emanati dai francesi, si scagliarono anche contro l´ordine dei Minori conventuali. Nel 1813, il marchese Anton Clemente Ugolini acquistò l´intero complesso, chiesa, convento ed orto. Una parte della struttura tornò poi nelle mani dei francescani grazie all´operato del frate Francesco Bartoloni, il quale fu anche responsabile dell´ammodernamento che, intorno agli anni 1830 e 1850, trasformò quasi completamente il sacro edifico di stile gotico e gli diede la sua fisionomia barocca. La pianta ad un´unica navata ha altari addossati alle pareti, inseriti tra quattro colonne con capitelli corinzi. Al suo interno si conserva inoltre un organo del 1859 opera di "G. Bazzani" e numerose opere d´arte su tela e su tavola risalenti al XVII secolo. All´indomani dell´annessione delle Marche al nuovo Regno unitario, i decreti di soppressione delle corporazioni religiose, predisposti dai piemontesi nella figura di Lorenzo Valerio, colpirono anche l´ordine dei Minori conventuali di Pausula. Le conseguenze più immediate, come era prevedibile, si abbatterono immediatamente sulla vita degli stessi monaci. Attualmente, i locali dell´ex convento dei Minori conventuali sono occupati ancora dalle scuole, anche se, nel corso degli anni, le diverse tipologie di pubblica istruzione si sono succedute diverse volte. I locali hanno ospitato dal 1908 il nucleo storico dell´istituto professionale (denominato all´epoca scuola di Arti e Mestieri), fondato con il contributo del Comune, dalla Congregazione di carità, del Ministero e della Provincia. La scuola si è trasferita all´inizio degli anni ´60 nel nuovo complesso costruito dall´E.N.A.O.L.I. Dopo aver ospitato anche la scuola elementare, oggi è sede della scuola media. Ulteriori stanze del complesso architettonico sono state predisposte per istituirvi alcuni uffici pubblici, come l´anagrafe e gli uffici elettorali. Diverso è il discorso per la chiesa di San Francesco. Nel 1928 il Comune affidò questo luogo di culto di altissimo valore artistico alla Congregazione dei contadini. L´incarico era quella di provvedere alla sua manutenzione, cosa che venne eseguita fino all´inizio degli ultimi lavori di restauro, risalenti a i primi anni Novanta. Oggi, la chiesa viene utilizzata come Auditorium dove vengono organizzate di carattere artistico e conferenza. D´altronde, i suoi interni sono molto suggestivi. La chiesa è stata dichiarata Monumento nazionale ai sensi della legge n.1089 dell´1.6.1939.

    image




    Gli Zoccolanti

    image



    Data costruzione anno 1510

    L´ex convento dei Frati minori dell´Osservanza con l´annessa chiesa della Madonna dei Monti sorge su una collina a trecento metri dal centro abitato di Corridonia. Da sempre l´edificio è conosciuto come gli Zoccolanti.
    Il curioso nome venne loro affibbiato nel 1386, quando alcuni frati, stabilitisi nella zona boscosa di Brugliano, in Umbria, avevano ottenuto il permesso di calzare zoccoli di legno, per difendersi in qualche modo dai serpenti che infestavano la zona. Essi a Pausula venivano cosi chiamati anche per il tipico rumore che gli zoccoli facevano sui san pietrini del centro. Il cenobio, composto da un chiostro cinquecentesco e la chiesa nel medesimo stile, è stato edificato nel 1510 e fu scelto dai frati, che prima risiedevano in una casa di fronte a Santa Maria in Castello, perché il nuovo alloggio era vicino alla cittadina ma adatto al riposo. La direzione dei lavori fu affidata ad un monaco-architetto proveniente dalla casa madre di Osimo che trasse sicuro beneficio dalla particolare terra su cui sarebbe sorto il monastero, particolarmente adatta alla costruzione dei mattoni. La costruzione fu finanziata dal comune di Pausula e da alcune famiglie facoltose del luogo. Ben presto il monastero si impose come uno dei più importanti della provincia anche perché i Frati Minori Osservanti vi organizzarono uno Studio (Università) che attraeva nomi facoltosi. Fino alla fine del 1600 il convento godette di un periodo di grande splendore, ma dopo una pestilenza che decimo la popolazione e un disastroso terremoto nel 1703 subì gravi danni. Dopo queste calamità a causa della povertà che seguì il convento perse il suo antico splendore e molti giovani dovettero interrompere i loro studi. Durante il periodo napoleonico il convento fu soppresso. I frati dovettero abbandonare il convento che fu chiuso con la chiesa annessa nonostante il Municipio avesse più volte sottolineato come esso fosse fondamentale per la cittadina. Gli orti e il fabbricati furono venduti dal Demanio al marchese Clemente Ugolini. Nel 1843 i frati riuscirono a ricomprare dal marchese il convento pagando una somma cospicua. Seguirono opere di consolidamento e restauro che portarono i frati a rientrare nel convento solo nel 1846. Nel 1860 in esecuzione del decreto Valerio la proprietà del convento passò alla cassa ecclesiastica. Il comune comunque concesse ai monaci di continuare a far vita comune negli Zoccolanti almeno fino alle leggi di soppressione degli ordini religiosi del 1866-67. All´inizio del 1867, loro malgrado, i francescani furono costretti a lasciare la loro dimora. Nel luglio 1867 il Fondo per il culto cedette il convento al Municipio, che chiese al governo regio di poterlo adibire a Civico Ospedale. Il comune di fatto entro in possesso del monastero il 1 settembre 1867 ma non lo adibì all´uso che aveva richiesto per la sua lontananza dalla cittadina. Il 10 ottobre 1909 il Fondo per il culto dopo un sopraluogo dell´Ufficio Tecnico di Finanza di Ancona, decise di procedere alla chiusura legale della chiesa e di cederne la proprietà al Comune. Il 7 novembre Giuseppe Russo, ricevitore del registro di Macerata, si recò a Pausula, dove alla presenza del sindaco Francesco Velluti chiuse la chiesa e deliberò che il convento sarebbe stato adibito a luogo d´isolamento per gli infermi di malattie infettive. Dal 1909 gli Zoccolanti subirono un interminabile calvario, il comune, infatti, lasciò lo stabile quasi in uno stato di totale abbandono adibendoli agli usi più disparati tra cui la coltivazione del baco da seta. Nel 1917 dopo la sconfitta di Caporetto, l´edificio ospitò centinaia di profughi provenienti dalle province di Udine, Gorizia e Belluno che si sistemarono alla meglio nei locali dove rimasero per quindici mesi. Dopo la seconda guerra mondiale le stanze furono nuovamente rimaneggiate per ospitare molte famiglie provenienti dal litorale. Dopo la guerra continuo ad ospitare le famiglie più bisognose fino a che negli anni ´60 non vennero costruite le prime case popolari. Oggi la struttura e quasi totalmente inagibile.

    image




    San Claudio

    image



    Data costruzione V o VI secolo

    L´Abbazia di San Claudio sorge in una pianura fertile e produttiva. Nel raggiungerla il viaggiatore si imbatte nel maestoso viale di 548 cipressi di rara bellezza e grandiosità. L´Abbazia è uno dei monumenti romanici più interessanti della Marche e ha origini molto antiche, essendo sorta nel V o VII secolo sulle rovine dell´antica città romana di Pausolae.
    Venne restaurata ed in parte rimaneggiata tra la fine dell´IX e l´inizio del XII secolo. L´edificio ha pianta a croce greca, con tre absidi semicircolari posteriori e due laterali. La facciata è stretta da due torri scalari cilindriche, aperte in alto da monofore e bifore, che avevano, oltre alla funzione di collegamento interno delle due chiese sovrapposte, quella di posto di vedetta e di difesa. Lo scalone esterno, per il quale si accede alla chiesa sovrastante, è di epoca successiva così come il portale a strombo di marmo in stile romanico. L´interno dell´abbazia è caratterizzato da numerosi archi a volte e dalle cinque absidi. Nel catino absidale centrale due affreschi gotici di autore anonimo (1486) rappresentano S. Rocco e S. Claudio.

    image

    image



    Le Porte

    image

    image



    image



    Data costruzione XIII secolo

    Nel XIII secolo Montolmo possedeva una cinta difensiva costituita da torri e bastioni collegati tra loro da vere e proprie fortificazioni. Di essa sopravvivono due porte castellane inserite all´interno dell´attuale circuito murario: Porta San Pietro e Porta San Donato Vecchia. La forma della città murata coincide con quella che volle darle, a partire dal 1433, Francesco Sforza. i lavori di costruzione delle nuove mura iniziarono nel 1436 e continuarono fino al 1471. Il percorso era aperto in cinque punti da porte che, nonostante modifiche e demolizioni, sorgono ancora oggi sugli stessi luoghi originari, ad eccezione di Porta Sejano completamente demolita nel secolo scorso, quando fu sistemato l´incrocio della strada di circonvallazione con la strada provinciale.

    image



    Palazzo Persichetti Ugolini

    image


    Data costruzione XVIII secolo

    Il maestoso Palazzo Persichetti-Ugolini, residenza patrizia della famiglia omonima, è compreso nel complesso ex conventuale San Francesco e si erge sul lato sinistro di Piazza del Popolo di fronte all´abside della chiesa.
    Fu costruito nel XVIII secolo per accorparlo al complesso ex-conventuale. Tale accorpamento è dimostrato dalla diversa struttura architettonica delle sue parti principali avvertibile chiaramente nel gigantesco portico prospiciente la piazza e nei piani primo e secondo che presentano una tipologia architettonica coerente e tipica dell´800 mentre invece il piano terra e parte del piano primo sono riconducibili ad epoca più remota, XIII e XIV secolo. Il 7 gennaio del 1813 Anton Clemente Ugolini, per salvarlo dalle leggi di soppressioni napoleoniche, acquista dai Reverendi Padri Conventuali Francescani il preesistente Convento e vi edifica quindi il Palazzo. I Persichetti subentrano nella proprietà del Palazzo a fine ´800 e rimangono suoi proprietari nella veste della Contessa Persichetti Ugolini Elena Fausta fino al 1998. L´anno dopo la morte della Contessa, nel 1999, il Comune acquista l´immobile dalle Sig.re Cardelli Anna e Cardelli Paola, eredi della Contessa Persichetti Ugolini Elena Fausta. All´interno le sale del piano primo e secondo, coperte in parte a volta con mattoni in foglio ed in parte con canne e gesso, sono interessate da decorazioni a tempera di estrema bellezza ed eleganza, espressione tipica della moda dell´epoca. La maggior parte dei dipinti è riconducibile alla prima metà dell´ottocento e lasciano pensare alla mano di un pittore locale. Il settecentesco Palazzo Persichetti-Ugolini è la sede della Pinacoteca Civica è, residenza patrizia della famiglia omonima. La raccolta comprende opere pittoriche, reliquari e crocifissi lignei. All´interno le sale del piano primo e secondo, coperte in parte a volta con mattoni in foglio ed in parte con canne e gesso, sono interessate da decorazioni a tempera di estrema bellezza ed eleganza. Tra gli artisti di maggior rilievo Durante Nobili da Caldarola, i fratelli Morganti, Francesco Trevisani, Giovanni Maria Morandi e Sigismondo Martini. Al secondo piano di Palazzo Persichetti Ugolini è ubicata la Biblioteca Comunale. Il suo patrimonio documentario consta attualmente di circa 2000 monografie, divise fra materiale antico e moderno. Fra le tante opere di pregio (es. dizionari, enciclopedie, mediateca) vanno, senza dubbio, menzionati il ricco fondo di Arte nelle sue molteplici sfaccettature, la vasta scelta di romanzi classici e moderni e la notevole sezione Marche. Peculiari risultano, invece, essere i ricchi fondi tematici relativi ai più importanti personaggi storici locali, quali Filippo Corridoni e Luigi Lanzi, oltre alla sezione Corridonia.


    Piazza Filippo Corridoni e Palazzo Comunale


    image
    monumento ai caduti e municipio



    Data costruzione XV secolo

    La piazza costituisce un importante esempio dell´architettura Razionalista italiana. Costruita sull´antica Piazza Castello, di cui restano la chiesa di San Francesco ed alcune case del XV secolo, la sua caratteristica principale è quella di aver creato un ambiente urbano moderno in un tessuto edilizio antico.

    Tutto ebbe inizio con l´abbattimento di alcune costruzioni situate nell´area interessata dai lavori: una fortificazione di epoca medievale, la chiesa di Santa Maria de Jesu e numerose abitazioni già espropriate. Si procedette quindi con un consistente sbancamento di terreno, per livellare la superficie ottenuta a seguito delle demolizioni. Il livello del vecchio piano di calpestio è ancora visibile sul fianco sinistro della chiesa di San Francesco, per la quale si dovette costruire una scalinata di raccordo fra l´ingresso principale, rimasto in posizione sopraelevata, e la pavimentazione della piazza. L´area fu inaugurata alla presenza di Benito Mussolini nel 1936, al culmine delle celebrazioni organizzate in memoria di Corridoni: in onore di quest´ultimo, nel 1931 la città di Pausula aveva mutato il proprio nome assumendo quello di Corridonia. Nell´occasione, il regime bandì un concorso nazionale per la progettazione della piazza, i cui risultati non furono però giudicati soddisfacenti. Si decise così di scindere il progetto, affidando a Oddo Aliventi l´incarico di eseguire l´imponente statua, mentre l´arch. Giuseppe Marrani e l´ing. Pirro Francalancia avrebbero portato a termine la piazza ed un complesso comprendente il nuovo municipio, l´ufficio postale, una fontana-acquedotto e le relative strutture di collegamento. Il Palazzo Comunale funge, inoltre, da cornice al monumento di Filippo Corridoni, scultura in bronzo alta sette metri, realizzata da Oddo Aliventi. Sul lato settentrionale s´innalza il monumento ai caduti, con alla base una fontana in marmo. La piccola chiesa seicentesca del Suffragio chiude la piazza e testimonia l´originaria conformazione della stessa. La scultura di Oddo Aliventi misura sette metri d´altezza; dodici con l´aggiunta del basamento. Per realizzarla vennero fusi diversi cannoni requisiti agli austriaci durante la prima guerra mondiale. Nella porzione inferiore è posizionata quella che potrebbe sembrare la carena di una nave, si tratta in realtà della torretta di un sommergibile concepita con funzione di pulpito. Nella parte sottostante del monumento un arengario, composto da sei bassorilievi in bronzo, illustra i momenti salienti della vita di Corridoni: il sindacalismo, l´interventismo, il sacrificio. Superando il monumento si incontrano i tre ingressi sotto il portico da cui si accede all´atrio del Palazzo Comunale dove è visibile la bella scala d´onore. L´edificio Comunale funge da cornice al monumento all´eroe comprende un corpo centrale e uno laterale collegati da loro da un bel portico. Il palazzo comprende due piani e un ammezzato. Nel piano terreno, dopo un ampio atrio, a cui si accede dal portico mediante tre ingressi, si trovavano, il salone di onore per le pubbliche cerimonie e la biblioteca, gli uffici per le guardie, l´ufficiale sanitario e il veterinario. La Sala Consiliare, prima chiamata la Sala dell´Impero è costituita da un soffitto e un pavimento decorati in modo da riprodurre quelli del Pantheon a Roma. Sulla parete di fondo si trovava l´affresco denominato "Tireremo Diritto", dell´artista Guglielmo Ciarlantini, raffigurante Mussolini a cavallo come un moderno San Giorgio, con il drago ai suoi piedi e le aquile meccaniche alla maniera futurista che volano in alto a sinistra. Ultimato il 20 ottobre 1936 per l´inaugurazione del Palazzo Comunale, nei giorni seguenti la liberazione di Corridonia, il dipinto venne graffiato e coperto da uno strato d´intonaco. Con una doppia scala si saliva al pianerottolo da cui si accedeva alla pinacoteca, alla logia del salone d´onore e all´archivio. Al primo piano, un grande salone per il pubblico dava accesso a tutti gli uffici. Dal portico si accedeva inoltre agli uffici poste, e telegrafo. Al lato opposto da alcuni gradini si accedeva ad una terrazza scenografica che dà sulla piazza. Fanno da corona alla piazza i vecchi fabbricati restaurati, della monumentale Chiesa di S. Francesco, delle scuole urbane con il grazioso porticato romancio e delle case Bartolazzi, Barconi e Cambogiani. Si segnala, infine, uscendo dalla Piazza, lasciandosi alle spalle il palazzo comunale, alla destra del monumento, la scritta 1936 fatta con mattoncini rossi che si confondono tra i San Pietrini della pavimentazione. Ricordo perenne dell´anno
    d' inaugurazione.


    Pinacoteca Civica e Raccolta d´Arte Sacra.


    Proprieta Comunale
    La raccolta comprende opere pittoriche, reliquari e crocifissi lignei

    image




    Pinacoteca Parrocchiale Chiesa SS. Pietro, Paolo e Donato


    Orario Aperto su richiesta
    Proprieta Ecclesiastica
    Nella Pinacoteca vi sono raccolti quadri e tele dal '400 al '600. Di particolare interesse un polittico di Antonio e Bartolomeo Vivarini e una splendida tavola raffigurante una "Madonna col Bambino" di Carlo Crivelli.
    La Pinacoteca è stata istituita nel 1952 per interessamento di monsignor Clario Pallotta che, per motivi di sicurezza, volle riunire in un' unica sala della canonica della chiesa di Santi Pietro, Paolo e Donato alcuni dipinti provenienti dalle chiese del centro urbano.


    Museo "F. Corridoni"


    image

    Proprieta Comunale
    Inaugurato nel 2010, il Museo conserva cimeli della attività di sindacalista e di combattente di Filippo Corridoni nato a Pausula il 18 agosto 1887 e morto sulla Trincea delle Frasche il 24 ottobre 1915.
    Il materiale fotografico, documentario e bibliografico ivi conservato, insieme ai ritratti donati dalla famiglia Vecchi di Corridonia e ad alcuni ricordi del commilitone Secondo Laghi segnano le tappe salienti della vita di Corridoni, toccando pagine di storia assai importanti per le conquiste sociali di quegli anni ed in particolare per la sua attività di sindacalista. Durante la sua breve vita subì, infatti, oltre trenta condanne e molti mesi di detenzione nelle carceri di Bologna, di Modena e di Milano, sempre per reati d´opinione, mai per atti di violenza. Il 23 ottobre 1915 moriva durante la Prima Guerra Mondiale e il suo corpo scompariva nel nulla. Il Museo permette, non solo di diffondere una migliore conoscenza di un personaggio storico che spesso viene erroneamente giudicato per l´esaltazione che ne fece il Fascismo, ma anche di inserire il sopraccitato Museo all´interno di un programma culturale più ampio, che prevede visite guidate alla Piazza Razionalista "Filippo Corridoni", al monumento all´eroe, alla Sala Consiliare e alla Biblioteca Comunale in cui è costituito il ricco fondo Filippo Corridoni.


    image



    CORRIDONIA - Teatro Gian Battista Velluti


    Nella piccola Montolmo (oggi Corridonia), la passione del teatro ha origini precoci; risale infatti al 1603 l’istanza (come al solito nella ragione avanzata da cittadini giovani ed entusiasti, spesso riuniti in filodrammatiche) per sovvenzioni pubbliche finalizzate all’allestimento di commedie (o meglio “tragicommedie” in questo caso) che verranno allestite nella Chiesa sconsacrata di S. Antonio, ormai fatiscente, appositamente rilevata dalla comune agli inizi dell’Ottocento per adibirla a sala teatrale. Allo questo scopo vengono acquistati il palcoscenico, le scene e le decorazioni del rinnovato Teatro dell’Aquila di Fermo per duecentocinquanta scudi (P.P. Bartolazzi, Memorie di Montolmo, 1887). Questa struttura rimane in uso per alcuni anni, quando nel 1817 Giacomo Nobili, esponente dell’aristocrazia locale, prende l’iniziativa di costruire un condominio teatrale con 28 soci, fra i quali il Comune di Montolmo che sottoscrive tre quote in cambio della proprietà del palco centrale “dedicato alla pubblica Rappresentanza”. Il teatro è stato inaugurato, con ogni probabilità, il 26 dicembre 1819, ma si hanno notizie certe su spettacoli di prosa e musicali a partire dal Carnevale 1820. Sempre dalle Memorie di Montolmo si apprende che nel teatro furono eseguiti alcuni oratori sacri di due autori locali, il compositore Pietro Ciaffoni e lo scrittore Angelo Cola. Nel 1823 viene approvato il regolamento che regola l’attività teatrale e dal quel momento sono presenti diverse compagnie di prosa e di marionette.

    image



    L’opera lirica va in scena per la prima volta nel 184 con la rappresentazione dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Altre opere andate in scena sono la Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti e il Trovatore di Giuseppe Verdi (1872), Il barbiere di Siviglia e Rigoletto (1884), il Faust di Chermes Gounod (1892), Fra Diavolo di Daniel-François-Esprit Auber e la Figlia del Reggimento di Gaetano Donizetti (1896). Nel 1844 si collocarono per la prima volta in platea gli “scranni” a pagamento e nel 1845 si eseguirono lavori di sistemazione con la dotazione di un nuovo sipario, opera dello scenografo conte Giuseppe Pallotta. Nel 1851 la città adotta il nome romano di “Pausola” e nel periodo 1853-1858 si fanno alcuni lavori di ristrutturazione, ma gli interventi più importanti vengono eseguiti nel 1904-1905 (trasformazione del terzo ordine in loggione, costruzione dell’atrio con scala indipendente di accesso al loggione, dotazione dell’impianto elettrico). Nel 1895 il teatro fu dedicato a Giovan Battista Velluti nato a Montolmo (oggi Corridonia) nel 1780; un sopranista evirato stimato da Gioacchino Rossini, Lorenzo da Ponte, Mayerbeer, Haendel e tanti altri compositori dell’epoca, come un grande “virtuoso” del canto non solo per la bellezza della voce e la grande tecnica musicale, ma anche per l’innata eleganza di interprete e di costume destinato a passare di successo in successo nei maggiori teatri italiani ed europei. Nel 1903 i fratelli De Gaetani vi danno una rappresentazione cinematografica muta.

    Nel 1904 si procede ad una nuova decorazione affidata al pittore locale Sigismondo Martini (allievo di Giovanni Douprè e Giacomo Bartolini) che, senza nessun compenso, nel settembre 1909, dopo quattro anni di lavoro come “architetto, pittore, decoratore e scenografo”,riapre al pubblico il teatro, sfolgorante per i freschi restauri e per lo sfarzoso impianto elettrico, che offre per circa dodici serate, la Carmen di Bizet. Durante la prima guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra, il Teatro fu aperto raramente e nel 1922, dopo saltuarie e brevi concessioni per serate cinematografiche, Vincenzo Perugini di Corridonia ne ottenne un lungo affitto, durante il quale organizzò vari spettacoli (anche cinematografici), operette ed altro, valendosi delle compagnie di passaggio nei teatri di Macerata. Dal 1920 al 1955 il Teatro, ridotto a “cinema”, assistette ad un penoso degrado e dal 1957 al 1961 l’Amministrazione Comunale, riparando i guasti precedenti, portò il Teatro a miglior decoro. Alla riapertura, la struttura fu adibita a piccole rappresentazioni di prosa e più frequentemente a proiezioni cinematografiche. Nel 1992 viene affidato l’appalto per i lavori di rifacimento del tetto e successivamente viene redatto un progetto generale dei lavori di completo restauro e recupero funzionale del Teatro. Si Riapre finalmente i battenti nel Luglio 2004 per merito di una convenzione tra il Comune di Corridonia e l’Associazione Culturale “Amici del Teatro”.

    La stessa, facendosi carico gratuitamente della gestione teatrale, grazie alle conoscenze tecniche teatrali acquisite dai singoli soci, è riuscita ad adeguare le strutture di allestimento di scena ottimizzando le tecniche teatrali già adottate nell’800 con l’indispensabile intreccio tecnologico degli anni 2000. Così completo, sia dal punto di vista strutturale sia per quanto riguarda gli apparati decorativi, il restauro restituisce un gioiello da cui l’intera comunità corridoniana può trarre un indiscusso vanto. Il Teatro Storico Comunale “G.B.Velluti” è inserito nel sistema dei teatri storici marchigiani, come risulta dal “Libro bianco - Teatri Storici nelle Marche” - edito dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche - , così definiti in quanto sono caratterizzati da una forma che rimane immutata a partire dal XVII secolo ed aventi, quali linee essenziali, la pianta a ferro di cavallo, il palcoscenico ben separato dalla sala, la struttura cosiddetta “a pozzo”, con le pareti suddivise suddivise da palchi su due ordini ed il loggione. Da notare la singolarità ellissoidale della platea a beneficio dell’acustica di sala, finezza tecnica di difficile riscontro negli altri teatri storici esistenti. Interessante anche il soffitto dove sono raffigurate sei muse secondo lo stile “modernista in senso floreale”: si narra che il Sigismondo Martini durante il restauro del 1904 abbia dipinto i volti delle donne con sembianze di uno suo sfortunato amore pennese.

    Molto importanti i lavori di restauro riguardanti l’apparato decorativo dei parapetti e colonne dei palchi in quanto trattasi di recupero delle originali pitture fine 1600 al di sotto dello strato decorativo più moderno. Il Teatro oggi è stato completamente ristrutturato, riportando alla luce il volto barocco originario che adesso gioca per soave contrasto con l’affresco liberty a soffitto del Martini ed al fine di mettere in risalto lo straordinario spettro dei cromatismi presenti in sala, la scelta del colore blu è sembrata meno banale e più intrigante per quanto riguarda la tappezzeria, il sipario e tutte le varie finiture tessili. L’Amministrazione Comunale e l’Associazione “Amici del Teatro”, intendono riempire tale contenitore con iniziative differenziate e con l’apporto di più volontà espresse da associazioni private ed istituzioni pubbliche, nonché di inserire tale struttura nella rete dei teatri marchigiani e nazionali. E` inoltre intenzione di promuovere gemellaggi con altri teatri storici della Comunità Europea, prendendo opportuni contatti con Zurigo, Parigi, Alicante e Londra, nei quali la figura di Giovan Battista Velluti, ultimo dei cantanti lirici evirati, è conosciuta ed apprezzata unitamente ad altri famosi contemporanei.

    Rievocazioni storiche


    image



    CONTESA DELLA MARGUTTA


    image



    Nel XV sec. si svolgeva nell’allora Montolmo (già Pausola ed oggi Corridonia) una gara equestre all’anello denominata della Margutta, come viene tramandato dagli storici del tempo. Era il nome che si dava ad un rozzo “saracino” dalle sembianze femminili che si issava in piazza in occasione di fiere e mercati. La giostra viene rievocata fra le Contrade cittadine (Porta Molino, Porta Sejano, Portarella, Santa Croce, San Donato, Colbuccaro) la prima domenica di settembre di ogni anno, preceduta da un corteo in costume di circa 500 figuranti.

    L’oggetto della rievocazione storica, conosciuto con il nome di “Margutta” è un feticcio issato su di un palo girevole contro il quale si lanciano i cavalieri appartenenti alle diverse contrade, con lo scopo di riportare il maggior numero di punti possibili per ottenere in cambio un artistico Stendardo, detto comunemente Palio. In passato, invece, era solo il cavaliere vincente che riceveva in premio un prezioso drappo. La giostra è preceduta da una sfilata in costume e da una serie di giochi popolari e di rievocazioni medioevali, che occupano l’arco di un’intera settimana. La Contesa della Margutta di Corridonia nasce con lo scopo di recuperare uno spaccato di vita medioevale-rinascimentale e farlo conoscere ai discendenti degli antichi montolmesi.

    image

    image

    image



    image



    fonte ; comune di corridonia
     
    Top
    .
15 replies since 11/10/2010, 10:40   7663 views
  Share  
.