Marche ... Parte 2^

ANCONA..UNA ROTONDA SUL MARE..JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA

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  1. tomiva57
     
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    RISERVA NATURALE ABBADIA DI FIASTRA



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    La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra è un territorio dove rivive lo straordinario spirito che ha animato le cose del passato e dove la natura conserva ancora un inequivocabile segno della sua splendente bellezza.

    Essa si estende per circa 1.800 ha nel territorio dei comuni di Tolentino e Urbisaglia, nella fascia medio-collinare della provincia di Macerata, fra i 130 ed i 306 m.

    L'ambiente naturale è caratterizzato da tre zone aventi valenze naturalistiche crescenti quali:

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    • il paesaggio agrario che rappresenta, in riferimento all’attuale qualità della vita urbana, un patrimonio di primaria importanza;

    • i corsi d’acqua (torrente Entogge e fiume Fiastra) con la loro caratteristica fauna e vegetazione ripariale, nonchè il lago “le Vene”, piccolo bacino lacustre, di origine artificiale, che è stato oggetto di un interessante progetto di riqualificazione naturalistica;

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    • La Selva, che è un bosco di oltre 100 ettari giunto quasi intatto fino ai giorni nostri, grazie alla cura che ne ebbero prima i monaci cistercensi e successivamente la famiglia Bandini ed infine la Regione Marche che lo ha dichiarato "Area Floristica Protetta".

    STORIA

    Il valore della Riserva è direttamente legato alla sua storia. Qui sorse l’abbazia cistercense di S.Maria di Chiaravalle di Fiastra, uno degli insediamenti monastici più importanti dell’Italia centrale. I religiosi, che arrivarono dall'Abbazia di Chiaravalle di Milano il 29 novembre del 1142, appena giunti, iniziarono a costruire il monastero utilizzando il materiale proveniente dalle rovine della vicina città romana di Urbs Salvia, distrutta da Alarico tra il 408 ed il 410 e contemporaneamente avviarono la bonifica dell'area, caratterizzata da estesi boschi e paludi e dalla presenza di numerosi lupi, orsi e cervi.

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    L’abbazia, che conobbe una rigogliosa floridezza per oltre tre secoli, fu centro di ferventi attività economiche, sociali e culturali.

    Nel 1422 fu saccheggiata da Braccio da Montone, signore di Perugia, che abbatté la copertura della chiesa, il tiburio (alta torre campanara) ed uccise numerosi religiosi. In seguito a questi eventi la chiesa fu affidata dal Papato, in commenda, a otto Cardinali; nel 1581 passò alla Compagnia di Gesù ed infine nel 1773 l'intera proprietà fu ceduta alla nobile famiglia Bandini e quindi, per volontà dell'ultimo erede di questa, ad una Fondazione agraria intestata a suo nome che tuttora gestisce l'intera area.

    La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra, istituita ufficialmente il 18 giugno 1984 con una convenzione stipulata fra la Regione Marche e la Fondazione Giustiniani Bandini, è stata successivamente riconosciuta, con Decreto del Ministero dell’Agricoltura e Foreste del 10 dicembre 1985, pubblicato sulla G.U. del 7 gennaio 1986, quale "Riserva Naturale dello Stato".

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    NATURA

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    Il cuore della Riserva Naturale è costituito dalla "Selva" che è un bosco giunto quasi miracolosamente intatto fino ai giorni nostri, inizialmente grazie ai monaci cistercensi, che avendo bisogno di un luogo solitario e boscoso (il romitorio) dove ritirarsi a pregare per lunghi periodi, salvarono dal taglio questa meravigliosa foresta, quindi alla famiglia Bandini, che qui realizzò una riserva di caccia, ed infine alla Regione Marche che riconoscendo l'elevato valore di questo biotopo lo ha protetto dichiarandolo, ai sensi della legge regionale n. 52/74, "Area Floristica Protetta" inserendolo nell'elenco dei Siti d'Interesse Comunitario (S.I.C.) individuati ai sensi della Direttiva "Habitat".

    Sotto il profilo scientifico la Selva assume particolare rilievo in quanto costituisce l'ultimo esempio, avente ancora una superficie considerevole, del tipo di foresta che ricopriva, fino al 1700, l'intera fascia collinare delle Marche. Qui la specie prevalente è il cerro (Quercus cerris); sono inoltre presenti la roverella (Quercus pubescens), l'orniello (Fraxinus ornus), l'acero campestre (Acer campestre), ecc...

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    Floristicamente interessanti sono il carpino orientale (Carpinus orientalis), un elemento pontico la cui distribuzione interessa esclusivamente la parte meridionale della regione Marche, l'elleboro di Bocconi (Helleborus bocconei ssp. bocconei) e l'arisaro (Arisarum proboscideum). Altre presenze di notevole rilievo sono il bosso (Buxus sempervirens) ed il capo-chino (Carpesium cernuum), specie rara in Italia settentrionale, ancor meno frequente in quella centrale e completamente assente nel meridione.

    Dal punto di vista faunistico è da ricordare la presenza del capriolo (Capreolus capreolus), specie estinta nelle Marche sin dagli inizi del 1900, successivamente reintrodotta in diverse località della regione tra cui nel 1957, anche all'Abbadia di Fiastra.

    Tra i carnivori ricordiamo la volpe, il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina), la puzzola (Mustela putorius) e la donnola (Mustela nivalis). Gli uccelli rappresentano certamente l'elemento più evidente all'interno della riserva; tra i nidificanti più comuni nella selva si ricordano: l'allocco (Strix aluco), il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso minore (Picoides minor), il rigogolo (Oriolus oriolus), l'usignolo (Luscinia megarhyncos) e il rampichino (Certhia brachydactyla), oltre al colombaccio che durante la stagione invernale si rifugia nella zona formando folti stormi composti anche da alcune migliaia di esemplari.

    Nell'ambiente dei campi coltivati circostanti la selva ed i boschetti della zona, oltre a specie più diffuse come la cornacchia grigia (Corvus corone cornix) e la gazza (Pica pica), sono presenti la tortora (Streptotelia turtur), l'upupa (Upupa epos), l'assiolo (Otus scops) e l'allodola (Alauda arvensis).

    ABBAZZIA

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    il chiostro



    L'abbazia, intitolata a S. Maria di Chiaravalle di Fiastra è una monumentale costruzione regolata dalle severe forme cistercensi, tipica del periodo di transizione dal romanico al gotico. Essa costituisce uno dei monumenti più pregevoli e meglio conservati in Italia dell'architettura cistercense. La sua struttura, che la accomuna alle altre abbazie dello stesso ordine monastico, è caratterizzata da spazi che sono distribuiti, secondo una pianta tipo, in conformità ai diversi momenti della vita quotidiana dei monaci che a sua volta era scandita dalla "Regola" benedettina.

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    La facciata della chiesa, molto sobria ed austera, è completamente in cotto. Unici ornamenti sono il grande rosone centrale in pietra e una serie di archetti ciechi intrecciati, motivo che continua anche sui fianchi dell'edificio.

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    interno







    PATRIMONIO STORICO CULTURALE

    Gli elementi d'interesse storico e culturale presenti nella Riserva non sono rappresentati unicamente dal complesso abbaziale ma anche da un ricco e diffuso patrimonio abitativo costituito da ben 79 colonie che si è conservato nella sua primigenia bellezza grazie sia alla continuità della proprietà, che è rimasta praticamente ininterrotta dal 1142, che alla cura determinata da un antico rapporto di tipo mezzadrile.

    Tali abitazioni presentano elementi ed ambienti caratteristici dell'edilizia premoderna marchigiana con murature a faccia vista, scale esterne che terminano in un piccolo loggiato, solai in legno, volte in laterizio; più rari ma di estremo interesse anche i tetti con i coppi impianellati su travetti e sorretti da grosse travature ammassate nelle spesse murature.

    Ciò che forse di più stupisce di tali architetture è la loro capacità di trasformazione nel tempo: quella capacità di adattarsi continuamente alle differenti condizioni di vita e quindi alle tecniche agricole. La casa rurale elemento fondamentale, insieme al terreno del rapporto mezzadrile, doveva infatti essere in grado di svolgere una serie articolata di funzioni: oltre a dimora stabile della famiglia doveva disporre di un pozzo per l'acqua potabile e di un forno per cuocere il pane, doveva avere un luogo per l'allevamento ed il ricovero del bestiame, nonché spazi idonei alla prima lavorazione e trasformazione dei prodotti.

    Altro elemento di peculiare interesse è rappresentato dalla capacità di dialogare con il territorio circostante sia per il modo con cui le singole case si pongono in mezzo al podere, ovvero in posizione di dominio, ma anche di continuità con esso, sia per tanti piccoli altri elementi che riprendono le forme dell'ambiente circostante quali ad esempio la pendenza delle falde di copertura che, istintivamente, riprendono l'inclinazione delle colline. Ad esempio la casa colonica della colonia Vaccareccia crea un rapporto con l'ambiente a dir poco sorprendente: essa segue perpendicolarmente la pendenza del terreno e vi si addentra con un piano (la cantina) come se volesse farne parte.






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15 replies since 11/10/2010, 10:40   7655 views
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