Marche ... Parte 2^

ANCONA..UNA ROTONDA SUL MARE..JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. loveoverall
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline

    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Domenica ... le settimane scorrono serene a bordo della nostra mongolfiera ... i cieli tersi dell’Italia si aprono ai colori ai noi dell’Isola Felice ... lasciamo alle nostre spalle Urbino e proseguiamo il nostro volo verso sud ... le terre delle Marche si distendono sotto di noi ... ci dirigiamo verso Ancona…il Mar Adriatico ... Buon risveglio amici miei, un altro giorno inizia sulla nostra isola felice, i raggi del sole di un nuovo giorno si alzano sulla colorata tela della nostra mongolfiera ... illuminando i vostri volti amici di questa isola felice…Buon risveglio amici miei ... oggi le Marche sono pronte a farsi conosceree noi siamo pronti ad emozionarci ..ancora una volta.."


    (Claudio)



    ANCONA…UNA ROTONDA SUL MARE…JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA


    “Caldi e intensi sono i colori del tramonto che abbracciano ogni giorno la città di Ancona. Un angolo disegnato perfettamente da una mano sconosciuta..…..una penisola a forma di gomito sempre pronta ad accogliere…il suo distendersi sui tre colli per infine trasformarsi a sud nel promontorio del Conero, unico massiccio del medio Adriatico (oggi parte del Parco regionale del Conero), lascia di stucco…Un itinerario cronologico che parte dalla Cattedrale di San Ciriaco ..ex tempio dorico dedicato a Venere Euplea, tra i migliori esempi di romanico italiano… posto in cima al colle Guasco che si affaccia sul porto e domina tutto l’abitato, per poi proseguire nel tempo e nello spazio fino all’Ancona novecentesca del Viale della Vittoria ..che con la sua cornice alberata a platani taglia da ovest a est la città..e al mare del Passetto…”

    ““Una rotonda sul mare..il nostro disco che suona..vedo gli amici ballare..ma tu non sei qui con me”..Non tutti sanno che, in verità, questa non era sola una frase banale di una canzone di Fred Bongusto, ma che la Rotonda sul Mare esiste per davvero e si trova nel comune di Senigallia…Progettata da Vincenzo Ghellini e costruita il 18 luglio 1933, dopo essere stata inaugurata come “Albergo Bagni”, divenne luogo di incontro e di intrattenimento, ospitò grandi orchestre, sfilate di moda, set cinematografici e fu teatro di follie d’amore. Simbolo d’eccellenza del “periodo dell’oro” della città - quello tra gli anni ‘50 e ’60 - fu palcoscenico ambito dai più grandi della musica italiana del periodo. Addirittura il Principe di Savoia volle visitarla incuriosito dalla sua notorietà….Una semplice piattaforma di forma rotondeggiante costituita principalmente da un lungo corridoio destinato alla “passeggiata sul mare” e caratterizzata da molte vetrate…La struttura e la sua posizione, da cui è possibile ammirare quasi tutto lo splendido lungomare e le sue spiagge bianche di Senigallia, danno l’idea di una vera e propria piattaforma emersa dal mare.”

    “Castelbellino è il più piccolo comune della Provincia di Ancona …. E’ il primo dei Castelli di Jesi che si incontra risalendo la Valle dell’Esino, sulla quale si affaccia maestoso. Le sue pendici sono ricche di vigneti e querce che caratterizzano il paesaggio agricolo.. Il nome più antico, risalente all’anno mille, è Morro Panicale che letteralmente sta ad indicare un’altura (Morro) e una pianta graminacea alimento per i contadini (Panicale)…Il nome attuale deriva, invece, dalla cacciata dei ghibellini da Jesi i quali si rifugiarono nel castello di Morro Panicale, mutando così agli inizi del 1300 in nome in Castel Ghibellino, poi Castelbellino…”

    “Jesi…la piccola cittadina della provincia anconetana fu prima colonia romana e poi libero comune nel medioevo…Ciò significa che le sue strade furono, per secoli, teatro di eventi tra i più importanti della nostra storia, come le battaglie contro i popoli barbari o la nascita di Federico II di Svevia nel 1194….Passeggiare per le piccole stradine medioevali, strette e curate da sembrar finte. Viste nell’insieme appaiono come un grande labirinto in cui perdersi…. un’esperienza incredibile dove i confini tra passato e presente si dissolvono in un’atmosfera surreale…l’antica cerchia muraria…un’incredibile e suggestivo percorso intervallato da torri, rimaste ancora intatte nei secoli….il Duomo risalente ai secoli XIII e XV..”

    “Monte Roberto è un paesetto medievale a trecento metri sopra il livello del mare quasi disabitato.. Il paese prende il nome dal suo dominus loci, un tale Roberto il Guiscardo di origine longobarda.Ma su una delle porte del suo castello è possibile scoprire, grazie a un’incisione ancora ben visibile, che in questo paesetto di collina ha trascorso la sua infanzia anche Federico II, nato nella valle poco distante, a Jesi…Il borgo antico viene abbracciato dalle mura del castello, di forma ovale, che oggi contengono abitazioni civili. Sul torrione che guarda ad occidente è ospitata la cosiddetta Sala del Trono.. la pietà popolare e la sua devozione si sono espresse lungo i secoli, anche, attraverso la costruzione di piccole edicole votive, chiamate Figurette. Se ne trovano ai lati delle strade, in luoghi che ricordano episodi particolari o semplicemente incastonate nelle mura delle case…”

    “Risalendo la statale che collega la Vallesina ai colli di Jesi, dopo aver superato Castelbellino e Monte Roberto, eccola insinuarsi anche nella piccola città di Maiolati Spontini….questo nucleo .. a 400 mt dal livello del mare, nasconde in sé un animo dolce e sereno, soprattutto nel centro storico che ha mantenuto l’aspetto originale con le sue viuzze, le stradine e affacci sulla vallata. Un piccolissimo borgo, quindi, ma che per la sua graziosità ha attirato nel tempo personaggi noti….Anche il suo cittadino più illustre, Gaspare Spontini, dopo aver abbandonato la città natale per compiere gli studi prima e per la sua carriera di musicista, non poté fare a meno di tornare in questo borgo…Un angolo meraviglioso di questo borgo si lega sempre alla figura di Spontini, quasi a volerne rimarcare l’animo dolce e altruista. Una delle sue proprietà terriere è stata dedicata alla funzionalità di parco pubblico, con la denominazione di Colle Celeste, un omaggio che il compositore ha voluto dedicare alla sua sposa Celeste Erard….Ancora oggi, passeggiare per il parco è una meta di tanti fidanzati della zona .. un mausoleo dell’amore”

    “Sono tornata dopo tanti anni a visitare le Grotte di Frasassi…Ricordo che quando entrai in queste grotte la prima volta rimasi incantata. Ero piccola e restai con il naso in su per minuti, cercando di capire cosa stessi realmente vedendo. La sensazione non è cambiata. Entrare nelle Grotte di Frasassi mi fa sentire ancora oggi come un extraterrestre in visita o forse, meglio, un essere umano su un pianeta alieno….Spazi immensi e giochi di colori che sembrano non appartenere al nostro mondo, gelosamente custoditi in queste grotte, nel ventre del monte Vallemontagna.. nella prima sala mi faccio sopraffarre da una sensazione di infinito, di immensa grandezza. Non capisco se a togliermi il fiato è la visione di tanta bellezza o la forte umidità, che qui raggiunge anche il 98%, l’Abisso Ancona, questo il nome della prima sala visitabile, è talmente grande che potrebbe contenere l’intero Duomo di Milano.. Da qui, e per tutto il percorso, il mio sguardo incontra creazioni che sono al limite della concezione umana, che mi lasciano stupita e ammirata di quanto la natura sia in grado di creare se l’uomo non le desse tanta noia. Un susseguirsi di colonne grandi come colossi a cui sono stati dati nomi fantasiosi. Ci sono i Giganti, che raggiungono i 20 metri, e la sala delle Candeline e proseguendo, prima di uscire la Sala dell’Orso. Nomi che rievocano in me un mondo fantastico, come deve essere sembrato a chi lo ha visto per la prima volta, quando ancora nessuno sapeva di questo enorme splendore qui nascosto…E qui sotto mi sento proprio come in una favola, un mondo fantastico fatto di gallerie, passaggi che collegano le varie sale, pozzi d’acqua e rocce dalle forme stupende e bizzarre. E ritrovo anche, come in ogni favola, il castello delle Streghe, un gruppo di colonne che non ti permettono di capire se salgano dal basso, scendono dall’alto o escono dalla parete. Ho quasi l’impressione che qui sotto tutte le regole della fisica e dello spazio siano state dimenticate…Rimango un’altra volta, l’ennesima qua sotto, incantata e mi ritrovo a chiedermi se, oltre i 30 chilometri fino ad ora scoperti che fanno di questo complesso uno tra i più grandi d’Europa, ce ne siano ancora di cunicoli inesplorati e grotte nascoste. Dove magari vivono elfi e fate, gnomi e fantastiche creature. Magari in questo momento, in cui io guardo con occhi ancora da bambina stupita questo mondo e non lo riconosco come nostro, ci stanno osservando, chiedendosi a quale strano mondo apparteniamo noi.”

    Riccaboni


    "Storicamente parlando, dire Monte San Giusto vuol dire Niccolò Bonafede, col Palazzo omonimo e la Pala d’altare de “La Crocifissione” di Lorenzo Lotto del 1531 (sita nella Chiesa di Santa Maria della Pietà in Telusiano….<il tema della Crocifissione, obbligato dal Bonafede, era quello di una Pietà, perché a Santa Maria della Pietà era intitolata la chiesa che avrebbe alloggiato l’opera. L’artista preferì sviluppare il tema con molte figure in movimento dinamico ed interconnesse fra di loro. Intensissima la figura delle Madonna che viene meno alla vista del Figlio morto. Lo sfondo è popolato di lance, bandiere e croci. La tavolozza cromatica è molto ampia e sgargiante. I rossi, i gialli, gli azzurri, i neri spiccano come zone diversamente luminose e tuttavia si fondono. San Giovanni Evangelista, la Maddalena, i soldati ed i cavalieri, il Centurione, (San) Longino, gli Uomini Giusti, le Pie Donne popolano con sapienza la scena: anche Niccolò (lo sponsor) inginocchiato sulla sinistra osserva la scena con un Angelo che lo guida.>"

    “…uno scrigno inaspettato di arte e tesori millenari, dall’antico impero romano al medioevo al barocco. …Il Parco Archeologico di Urbisaglia è il più grande delle Marche: gli scavi (che continuano ancora oggi) hanno portato alla luce grandissime testimonianze dell’antica Urbs Salvia. Il serbatoio, il teatro, la cinta muraria, il tempio criptoportico dedicato alla dea Salus Augusta, monumenti funerari, e soprattutto l’anfiteatro, uno dei meglio conservati d’Italia. Non basta? No, perché oltre ai monumenti romani, c’è anche l’affascinante borgo medievale, con la Chiesa dell’Addolorata (sec. XV), il Palazzo Comunale (sec. XIII), la Collegiata di San Lorenzo (XVIII-XIX sec.) e la maestosa Rocca, uno dei castelli meglio conservati della regione. Nei dintorni da ammirare anche l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, famosissima, e la poco conosciuta ma preziosissima Chiesa della Maestà...Insomma, una destinazione perfetta per scoprire arte, cultura, natura di una città conosciuta anche da Dante Alighieri (che parla di Urbisaglia nel sedicesimo canto del Paradiso).”

    “Morrovalle, in provincia di Macerata, a circa quindici chilometri dal Mare Adriatico…Qui il famoso poeta dialettale Giuseppe Gioacchino Belli venne più volte, fra gli anni Venti e Trenta del XIX secolo, nel Palazzo Roberti ospite della sua “musa”, la marchesa Vincenza Roberti Perozzi, detta Sora Cencia: tanto delicate e affettuose sono spesso le lettere a Cencia, quanto grevi e triviali a volte sono dei sonetti composti in romanesco proprio a Morrovalle nel 1831…Ma la città è famosa anche per un celebre Miracolo Eucaristico che tanto impressionò i cittadini. Dalle macerie del Convento francescano degli Zoccolanti, completamente distrutto dalle fiamme fra il 16 ed 17 Aprile 1560, solo una particola, ovvero un’ostia consacrata, fu trovata inaspettatamente intatta! Per questo dal 1960 Morrovalle è detta Civitas Eucaristica, Città Eucaristica.”

    “ Macerata è capoluogo di una provincia soprannominata “la terra delle Armonie”. Un paesaggio variegato che dalla montagna degrada dolcemente verso il mare attraverso colline dolci e armoniose i cui antichi poderi coltivati in modo diverso disegnano una vera e propria opera di patchwork…”

    “Alte e armoniose viaggiano le melodie provenienti dalle sue campagne e dai suoi palazzi. Poesie sempre diverse e sempre intense. Versi che hanno il sapore di una maestosità naturale. Che compongono una musica unica, le cui note avvolgono … in lungo e in largo tra le colline verdi e le casette accoglienti…Perdersi, dunque, nella maestosa Macerata, bella signora che dimora nel cuore delle Marche….Nelle mura dei palazzi di piazza della Libertà, cuore della città.. Le epigrafi di origine etrusca, romana ed ebraica, compongono i tasselli di un passato illustre e di un presente importante. Questo passato è custodito in ogni angolo della città… nella Pinacoteca comunale ...nel Museo di Palazzo Ricci.. a Macerata l’arte la troviamo anche nelle cose più comuni. Percorrendo i corridoi del Museo delle Carrozze, inaugurato nel 1962, intraprendiamo un viaggio insolito a bordo di ventidue esemplari di vetture tra le più in voga dei secoli passati. A spasso per la storia, dunque, su una Spider Phaeton, una Gran Break de Chasse o sull’utilitaria Skeleton Break. Qui ritroviamo anche pregiate carrozze di nobili signori, alcune fra queste disposte anche con piccoli sediolini per bimbi d’alto borgo. E per gli aristocratici più sportivi, antesignani degli attuali Lampo Elkann e Matteo Marzotto, si predisponevano le fiammanti Louisiana Rockaway e le Tonneau…..Ma se si vuole godere della pace che la città trasmette basta fare una passeggiata per il centro di notte. Al buio, dove qualsiasi dettaglio acquista la dimensione dell’incanto e si ha la percezione che tutto ciò che si desidera possa avverarsi. Magari proprio seduti al grande Caffè del centro, ordinando uno shakerato… aspettando che la bella signora ci regali la grande sorpresa.”

    “Recanati è famosa per il suo passato poetico, dato che questo paese ha dato i natali al grande poeta Giacomo Leopardi…passeggiare per le vie di questo paese delle Marche pare quasi di sentirla questa malinconia.. Possiamo, cosi, provare a immaginarci, per un attimo, di essere lui, il grande Poeta Leopardi, e possiamo farlo mentre passeggiando arriviamo di fronte la chiesa di Santa Maria in Montemorello, del XIII secolo, che dà sulla piccola piazzetta, tanto celebrata nel famoso poema “Il sabato del villaggio”…Quasi si ha l’impressione di vederlo ancora lì, dove, per un attimo, ha quasi dimenticato il suo proverbiale pessimismo; eccolo, mentre ci descrive l’arrivo della donzella e il racconto della signora seduta sull’uscio di una delle case che circondano la piazza…Probabilmente, in questa piazza, Leopardi usava stare a lungo, magari seduto a riposare sui gradoni della chiesa che, essendo posta un pochino più in alto rispetto al resto, permetteva, e permette tutt’ora, di dominarne un pochino ogni angolo…Forse, ma questo non ci è dato saperlo, lui amava qui ritemprasi anche perché affacciata a questa piazza troviamo la casa della tanto amata Silvia, in realtà Teresa, figlia del cocchiere di famiglia…Quasi possiamo provare tenerezza per quest’uomo, forse troppo sensibile per i tempi che furono, tanto da precludersi la possibilità di dichiarare un amore tanto sofferto e vissuto…E’ emozionante entrare nella fantastica ed immensa biblioteca che un tempo ha ospitato la fertile mente del Giacomo scrittore…Odore di muffa e vecchi libri che pervade l’aria e la sensazione che il tempo si sia fermato rendono suggestiva la visione degli oltre 20 mila volumi qui raccolti…Per tutto il tempo si passeggia con la strana sensazione che all’arrivo Giacomo Leopardi, sia li, ci aspetti, ci saluti; che ci accompagni lungo il cammino, ci illustri il suo paese e che alla fine del giro, si sieda accanto a noi, a riposare; poi infine, alla partenza pare di vederlo salutare, non con un addio, ma con un arrivederci, come quello a lui dolcemente dedicato: 14 giugno 1837 - Arrivederci..Me ne sono “andato” da qualche ora…La casa di Vico Pero ora è vuota…Sto bene nel mio Infinito…- …”


    «Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude…Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quïete..io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare»

    Giacomo Leopardi












    LE GROTTE DI FRASASSI





    Le grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano all'interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi nel comune di Genga nella provincia di Ancona.
    La scoperta delle grotte di Frasassi risale al 25 settembre 1971 ad opera del gruppo speleologico del CAI di Ancona guidato da Giancarlo Cappanera. Altre scoperte si susseguono negli anni 1950 e 1960 ad opere dei gruppi del CAI (Club Alpino Italiano) di Jesi e Fabriano tra cui nel 1966 una diramazione lunga più di 1 km che parte dalla Grotta del Fiume.





    All'interno delle cavità carsiche si possono ammirare delle sculture naturali formatesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all'opera dell'acqua e della roccia. L'acqua scorrendo sul calcare discioglie piccole quantità di calcare e cadendo a terra, nel corso di uno stillicidio che dura dei millenni, le deposita e forma delle concrezioni di notevoli dimensioni e di forme a volte anche curiose. Queste si dividono in stalagmiti (colonne che crescono progredendo dal basso verso l'alto) e stalattiti (che invece scendono dal soffitto delle cavità).


    Grotta blu



    Cascate del Niagara



    Le canne d'organo


    Le forme e le dimensioni di queste opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le hanno "battezzate" denominandole in maniera curiosa, tra le stalattiti e le stalagmiti più famose ricordiamo: i "Giganti", il "Cammello" e il "Dromedario", l'"Orsa", la "Madonnina", la "Spada di Damocle" (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), "Cascate del Niagara", la "Fetta di pancetta" e la "Fetta di lardo", l'"Obelisco" (stalagmite alta 15m) al centro della Sala 200), le "Canne d'Organo" (concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano), il "Castello delle Streghe".


    Un pozzo naturale profondo 25 metri


    All'interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l'acqua dello stillicidio e dei "pozzi", cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l'acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori.

    Ancona StoricaAncona nasce dal mare e dal mare inizia il nostro itinerario, un viaggio attraverso il tempo.
    Con il porto alle spalle siamo in piazza della Repubblica, dove il Teatro delle Muse troneggia imponente risorto a nuova vita. Salendo per via Gramsci, alla sinistra del Teatro, si apre d'improvviso piazza del Plebiscito, cara agli anconetani col nome di Piazza del Papa, per via della grande statua di Clemente XII che sorveglia il "salotto" della città.

    Piazza del Papa
    Difficile non notare la fontana a lato della statua, le cui decorazioni secondo la leggenda stanno ad indicare le teste degli anconetani che lì sarebbero stati decapitati.

    Teatro delle Muse

    Sempre laterale, a delimitare la piazza è il Palazzo del Governo, attualmente ospitante la Prefettura, da cui pare venissero defenestrati giudici, gabellieri ed altri personaggi. Risalendo la piazza incontriamo Palazzo Mengoni Ferretti, il Museo della Città, negli spazi dell'ex ospedale di San Tommaso di Canterbury, la Torre Civica e nel punto più alto la Chiesa di San Domenico, che custodisce una Crocifissione del Tiziano e un'Annunciazione del Guercino.


    Palazzo Bosdari

    Salendo ancora per via Pizzecolli incontriamo Palazzo Bosdari, sede della Pinacoteca Civica, la cui origine si deve ad una ingente donazione di opere da parte del Podesti. Dopo aver ammirato le varie sale della Pinacoteca, proseguiamo ancora fino alla ex Chiesa del Gesù, a cui mise mano anche il Vanvitelli nel 1743, e al Palazzo degli Anziani, ad essa antistante, eretto nel 1270 e ricostruito nel 1647. Andando ancora oltre incontriamo l'anfiteatro romano, del primo secolo, pare potesse contenere fino a 8.000 persone. Il nostro giro continua in via Ferretti, per ammirare l'omonimo Palazzo Ferretti, esempio di architettura del '500,


    Palazzo Ferretti

    che ospita il Museo Archeologico Nazionale, ricco di reperti provenienti esclusivamente dal territorio marchigiano. Da notare la facciata di Palazzo Ferretti, anch'essa attribuita al Vanvitelli. Proseguendo giungiamo a piazza del Senato con lo stupendo palazzo del '200 ospitante appunto il Senato, la chiesa dei SS. Pellegrino e Teresa e l'annesso palazzo arcivescovile tuttora sede della Curia Arcivescovile di Ancona.


    Chiesa dei SS. Pellegrino e Teresa

    Una lieve salita ancora per arrivare alla cattedrale di S. Ciriaco sul colle Guasco, punto cardine da cui poter dominare tutta la città. Ci accorgeremo ben presto che adiacente al Duomo c'è l'ex Episcopio, ora ospitante il Museo Diocesano. Una visita è quasi d'obbligo per poter osservare pregevoli opere di arte sacra tra cui gli arazzi derivati dai disegni del Rubens. Da qui possiamo ora solo scendere, magari proprio attraverso via Giovanni XXIII, da cui godere di una suggestiva panoramica della città e del suo porto. Arrivati in fondo, in piazza S. Maria, un altro gioiello quasi nascosto di Ancona: S. Maria della Piazza, esempio mirabile di architettura romanica, rimasta esattamente come la troveremo fin dal XIII secolo.

    S. Maria della Piazza

    Tornando quindi verso il porto, salta all'occhio la cinta muraria di origine medievale, seguendola ci ritroveremo davanti l'arco di Traiano, risalente al 115 d.C., fatto erigere dallo stesso Imperatore Traiano per opera di Apollodoro da Damasco. Ancora oltre un'altra testimonianza del passaggio del Vanvitelli, l'arco Clementino, opera in onore di Papa Clemente XII. Sempre all'interno del porto e sempre rimanendo in tema di opere vanvitelliane, troviamo la Mole, una importante fortezza a base pentagonale nota agli anconetani come "lazzaretto", suggestiva per posizione e storia. Nel tempo infatti il suo utilizzo è variato enormemente, da caserma a zona di quarantena per merci e passeggeri provenienti da località a rischio (da qui il nome "Lazzaretto"), passando per magazzino di tabacchi e oggi sede di importanti mostre ed eventi culturali della città.





    Monte Conero



    Il monte Conero o monte d'Ancona con i suoi 572 m di altezza è il promontorio più importante del medio Adriatico e quello che ha le rupi marittime più alte di tutto l'Adriatico italiano (più di 500 metri). Nonostante la sua limitata altitudine, merita appieno il nome di monte per l'aspetto maestoso che mostra a chi lo osserva dal mare, per i suoi sentieri alpestri, per gli strapiombi altissimi con panorami mozzafiato e per le attività che vi si svolgono tipiche della montagna, come l'arrampicata libera.



    Forma un promontorio il cui territorio costituisce il Parco regionale del Conero. Il nome viene dal greco κόμαρος (pron. kòmaros) che vuol dire corbezzolo (detto a volte Ciliegio di mare), un albero mediterraneo molto diffuso nei boschi del Conero e che produce dei frutti localemnte molto apprezzati. Sulle sue pendici settentrionali sorge la città di Ancona, e su quelle meridionali i paesi di Sirolo e di Numana.



    La parte centrale del promontorio è la più elevata ed è ricoperta di boschi, per la maggior parte costituiti da macchia mediterranea. Il promontorio del Conero, unico tratto di costa rocciosa calcarea da Trieste al Gargano, spezza la lineare e sabbiosa costa adriatica in due tratti con orientamento diverso, meritando per questo motivo l'appellativo di "gomito d'Italia", condiviso anche dalla città di Ancona, che sorge su di esso.



    Il nome di "Monte d'Ancona" è storicamente il più usato: solo dall'ultimo dopoguerra l'antico nome "Conero", fino a quel momento usato solo a livello colto, si è diffuso anche popolarmente. Da tutta la montagna marchigiana il Monte spicca nel panorama come una cupola color verde scuro che si spinge nel mare.

    Dal punto di vista geologico il Monte d'Ancona è una piega dell'Appennino Umbro-Marchigiano, e precisamente quella che si spinge di più verso oriente, fino, appunto, a toccare il mare. La sua forma a cupola è data dall'essere una anticlinale a vergenza appenninica, ossia con la pendenza dei suoi strati rocciosi più dolce verso l'interno e più aspra verso il mare, in cui, anzi, gli strati sono quasi verticali, in alcuni tratti. Da Ancona a Portonovo la roccia è marna calcarea o argillosa, da Portonovo a Sirolo è costituita da calcare puro, per poi tornare a eserre marna da Sirolo a Numana.



    Le spiagge del promontorio del Conero sono quelle tipiche della costa alta: raggiungibili da ripidi e panoramici sentieri (detti "stradelli"), sono separate le une dalle altre da tratti di costa in cui le rocce si immergono direttamnte nel mare; inoltre è caratteristica la presenza di file di scogli bianchi in corrispondenza di ogni spogenza rocciosa.

    Mezzavalle dal Monte ConeroIl corbezzolo ha dato nome al Conero, ma l'albero più diffuso è il leccio, un tipo di quercia sempreverde con le foglie piccole e ovali. La fauna del Monte Conero comprende molti animali. Tra i mammiferi il tasso, la faina, la donnola, tra gli anfibi l'ululone dal ventre giallo, tra gli uccelli il falco pellegrino (ce ne sono due coppie), il martin pescatore, il rondone pallido, tra gli insetti la farfalla del corbezzolo (Charaxes jasius). Per ciò che riguarda la vegetazione si deve ricordare che al Monte Conero vivono più di 1500 tipi di piante diverse e che è l'habitat adatto soprattutto per le piante della macchia mediterranea: alaterno, fillirea, stracciabrache, rosa sempreverde, laurotino, lentisco, terebinto. Nel versante orinetale, affacciato sul mare vivono la violaciocca, il cavolo marittimo, il finocchio marino, l'euforbia arborescente e il ginepro coccolone (queste ultime due molto rare lungo Adriatico) ed infine l'Euforbia characias (rarissima in tutto il Mediterraneo). Tra gli arbusti diffusa è la ginestra.. Il versante sud-occidentale è stato oggetto di rimboschimento negli anni '30, principalemnte usando pini d'Aleppo, ma sono stati usati anche pini marittimi, cedro dell'Atlante e cedro dell'Himalaya, cipresso dell'Arizona, il cipresso mediterraneo e le roverelle.



    Questa punta rocciosa rompe l'omogeneità della linea costiera adriatica ed assume un alto valore naturalistico. È una piega appenninica che si protende nel mare e si lega all'entroterra. Già dal miocene segnala la sua presenza come avamposto dell'Appennino. È una forma calcarea, composta di stratificazioni successive inclinate verso il mare, le cui onde hanno libero sfogo nel compiere il proprio operato erosivo: infatti, sono frequenti le frane e i crolli che originano spiagge come quella di Portonovo.


    Spiaggio Portonovo

    Il monte riveste inoltre un importante punto strategico per il controllo dell'Adriatico, infatti sulla sommità è presente un'imponente stazione radio, sia civile (ripetori televisivi, radiofonici, ecc) che militare (centro operativo della marina militare italiana). Esistono pertanto alcune limitazioni per la sua esplorazione, per il fatto che alcune aree (fortunatamente abbastanza ristrette) sono sottoposte alla legislazione di zona militare (divieto di eseguire fotografie o riprese video), o sono di proprietà del demanio militare (quindi inaccessibili da civili se non scortati) con tanto di vigilanza armata. Il Monte si può esplorare a piedi o in bicicletta o anche a cavallo; molte aree sono chiuse al transito di veicoli, per proteggerne il prezioso ambiente mediterraneo. Secondo la Lipu il monte Conero rientra fra i migliori 10 luoghi in Italia per il birdwatching


    JESI





    La città è posizionata all’imbocco della Valle Esina da cui ha l’avvio la Strada Flaminia secondaria che collega l’Umbria a Roma, detta la “Via Flambenga”. Anticamente si chiamava Aesis, fu fondata dagli Umbri e popolata poi dai Galli per poi diventare colonia romana. Ebbe sempre una sua importanza essendo luogo di confine tra Longobardi e Bizantini, e negli anni non mancò di notevole prosperità ed espansione demografica. Purtroppo anche questo centro venne colpito dalla peste nel 1328 anno in cui fu anche saccheggiato e di conseguenza annientato dai Ghibellini. Rinacque sotto il potente aiuto ecclesiastico nel 1447 e rimase possesso della Chiesa vaticana avanti nei secoli.




    Re Esio, il capostipite degli Etruschi
    La leggenda di Jesi dice che fu fondata da Re Esio, re dei Pelagi, che qui giunse direttamente dalla Grecia nel 1500 a.C., questo mitologico sovrano fu considerato il capostipite degli Etruschi, dei Sabini e dei Piceni. Ecco che tutto ciò rende la città regale, lo stesso Federico non poteva nascere in una città qualsiasi...
    La nascita di Federico II di Svevia, grande imperatore alchimista
    E l’episodio che rese Jesi di grande importanza fu infatti la nascita fortuita, nella sua piazza principale, di Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa. Costanza d’Altavilla, sua madre, il 26 dicembre 1194 ebbe improvvisamente le doglie mentre passeggiava nella piazza durante il mercato.





    Era in viaggio per raggiungere suo marito Enrico IV di Svevia in Sicilia.
    Era una donna ormai vecchia per concepire un figlio, oltre al fatto che ormai soggiornava da tempo in un monastero.


    Situazioni che sollecitarono molte perplessità e pettegolezzi, come il fatto che la gravidanza fosse finta e che il bimbo nato provenisse da chissà quale casta che desiderò inserirsi nell’albero genealogico imperiale.
    Dopotutto Costanza partorì nascosta da un tendone che fu subito alzato per pudore e riservatezza.
    Federico invece portò queste dicerie a suo completo vantaggio, esaltando la sua divina persona, innanzitutto per essere nato il giorno dopo di Gesù, il 26 dicembre, identificandosi come secondo Messia, in secondo luogo per essere stato concepito in modo “misterioso”, dato che la madre aveva ormai oltrepassato il periodo fertile. Ecco che, in questo modo, appariva al mondo come un essere ultraterreno, voluto da Dio in terra, una sorta di riscatto dello stesso Gesù.



    Si rivelò un personaggio importante unificando l’Italia, fondendo tra di loro il Sacro Romano Impero e il regno di Sicilia. Ma ciò che incuriosisce della sua vita è un profondo e ossessivo interesse nei confronti delle scienze occulte, filosofia, alchimia, architettura, magia, a tal punto da circondarsi perennemente dai migliori scienziati, alchimisti ed architetti.
    La costruzione più enigmatica d’Italia, Castel del Monte, ancora oggi non del tutto compresa, è stata commissionata proprio da lui. Ha voluto lasciare ai posteri una costruzione assurda, colma di simboli e significati, ancora non capiti nel complesso... ci ha lasciato un Castel del Monte senza “libretto delle istruzioni” come fosse architettura divina, quale rappresentante di Dio lui stesso si considerava.

    Il misterioso obelisco
    Oggi in quella stessa piazza viene tenuto ogni sabato il mercato, proprio come mille anni prima e vi è, oltre ad una lapide che ricorda l’evento e il punto dove Federico sarebbe nato, al suo centro un obelisco, simbolo di appartenenza alle scienze occulte da parte dello stesso imperatore. Dove c’è un obelisco c’è magia, così è e così sarà sempre.


    Giordano Bruno, l'astronomo eretico che fu processato per aver creduto all'esistenza di mondi abitati
    Nella piazza del mercato si ricorda con una lapide il grande scienziato Giordano Bruno, frate domenicano, da sempre affascianto dall'astronomia affermava un Universo infinito, con una presenza infinita di stelle identiche al nostro Sole, attorno al quale ruoterebbero altrettanto inifiniti pianeti abitati come la nostra Terra. Per questo fu considerato eretico, condotto a Roma e processato di fronte alla Santa Inquisizione che lo bruciò sul rogo in Campo dei Fiori, colpevole solo di aver pensato il giusto...

    Lo ricordiamo così: «…gli astri innumerabili, che son tanti mondi…».

    ["La Cena delle Ceneri" (1584) ]





    Per Federico la città di Jesi fu sempre particolarmente cara, perché lì venne alla luce, lì, in quella piazza che un tempo era il foro romano, nacque sulla terra.
    Questo luogo conserva in sé qualcosa di assolutamente magico che lo stesso Federico lo identificò come punto di contatto con l’aldilà, venuto al mondo, come spesso afferma, senza un vero e proprio concepimento. Una porta che si è aperta dal cielo per far passare un’anima eletta, predestinata.












    RECANATI






    L'antica cittadina, ricca di suggestioni leopardiane, ha raccolto anche l'eredità del tenore Beniamino Gigli e del pittore Lorenzo Lotto.
    Si consiglia di scoprire Recanati partendo dal settecentesco Palazzo Leopardi, casa natale del poeta, ancor oggi abitata dai suoi discendenti e ubicata in piazza "Sabato del villaggio". L'esposizione di oggetti e manoscritti dello scrittore consente di ripercorrerne la vita; la ricca biblioteca del padre, di comprenderne la formazione. Di qui un percorso segnalato conduce fino al Monte Tabor, il celebre "colle dell'infinito" da cui si può ammirare un incantevole panorama.




    Ritornati a Palazzo Leopardi si raggiunge via Roma, al termine della quale si scende per via Calcagni e via Cavour; lungo questa strada si può ammirare la chiesa di Sant'Agostino: il suo campanile è la torre antica cantata nel Passero solitario. Proseguendo si arriva in centro, Piazza Leopardi, dove alle spalle del monumento dedicato al sommo poeta, sorge il Palazzo Comunale. L'edificio ospita il Museo Beniamino Gigli, altra sosta obbligata: vi sono conservati costumi di scena, fotografie e cimeli del grande tenore recanatese.



    Da piazza Leopardi, su cui prospetta l'antica Torre del Borgo, si attraversa corso Persiani, al fondo del quale si stacca la via che conduce alla Cattedrale. Vicino al duomo, dove è allestito il Museo diocesano, si trova Villa Colloredo Mels, sede della Pinacoteca civica, che vanta una prestigiosa raccolta di dipinti di Lorenzo Lotto, tra cui la celebre Annunciazione.







    Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, dal conte Monaldo e Adelaide Antici. Nel 1803 l’amministrazione dei beni familiari è tolta al padre, che si ritira quindi in una velleitaria attività di letterato dilettante, e passa nelle mani della madre. L’atmosfera di casa Leopardi non è felice ed è caratterizzata dall’indole della madre, severa, bigotta e povera d’affetti. Il giovane Giacomo inizia nel 1807 gli studi con i fratelli Carlo e Paolina, inizia a comporre piccoli componimenti poetici e cerca un proprio spazio autonomo all’interno di un’educazione di chiaro stampo controriformistico. Tra il 1813 e il 1816 inizia da solo lo studio del greco; si dedica a ricerche erudite e a varie indagini filologiche sorprendentemente rigorose e precise..
    Nel 1819 le cagionevoli condizioni di salute lo obbligano a sospendere gli studi; tutto ciò è una spinta a chiarire la propria condizione di solitudine, di noia, e a maturare il suo pessimismo ancora indeterminato. È in questo periodo che scrive L’infinito e Alla luna. ..


    APPUNTI E CURIOSITA'

    ANCONA
    La città fu fondata sul colle Guasco nel 390 a.C. dai greci esuli di Siracusa, dove imperversava il tiranno Dionisio. Fu chiamata Ankon, gomito, per la forma del promontorio che occupava.

    Cosa non si fa per amore! La bella prigione vanvitelliana del Lazzaretto ha avuto come ospite Giacomo Casanova, che si intrufolò nella fortezza, richiamato dall'avvenenza di una seducente prigioniera!

    Il Duomo è un'imponente fabbrica dove si commistionano elementi romanici, gotici e bizantini. La chiesa custodisce una Madonna miracolosa, intervenuta varie volte a sollievo della peste. Questa Vergine è oggetto di una forte devozione popolare.

    In Piazza del Plebiscito, affianco alla statua di papa Clemente XII, c'è la fontana le cui decorazioni richiamano le teste mozzate di coloro i quali venivano giustiziati anticamente nel luogo.

    Presso l'ex Episcopio c'è il Museo Diocesano che, fra interessanti oggetti di arte sacra, custodisce preziosissimi arazzi su disegni del genio dell'arte fiamminga del seicento, Rubens. Gli arazzi sono nati nelle Fiandre (i primi su disegni di Van Orley) e sono tessuti da importanti manifatture che trasportano sul telaio i cartoni preparatori realizzati appositamente dai pittori. Tantissimi assi del pennello si sono cimentati con questa nobile arte!

    Augusto Elia è l'eroico anconetano che a Calatafimi, durante la spedizione dei Mille, si gettò su Garibaldi per proteggerlo da un colpo di pistola a lui diretto, pronto a sacrificarsi per l'eroe dei due mondi!
    La fortuna lo ripagò per il coraggio mostrato: il colonnello Elia sopravisse e divenne, in seguito, comandante della flottiglia del Garda.

    Il Parco Regionale del Cònero, istituito nel 1987, è un'oasi ambientale di grande pregio, volta a proteggere le ricchezze ambientali di questo solitario promontorio che si affaccia sull'Adriatico (solitario perché la costa adriatica è generalmente pianeggiante): 572 metri di macchia mediterranea a picco sul mare. Nelle verzure del parco si dice si sentano ancora i lamenti di Giana, mitica immortale che piange il figlio ucciso dai pirati. I corsari, infatti, facevano molte scorribande da queste parti e c'è chi giura che qui abbiano nascosto vari tesori.

    Grande pittore marchigiano del Rinascimento: Nicola d'Ancona. Fu seguace di Carlo Crivelli, genio originario del Veneto che lavorò nelle Marche creando una sorta di scuola autoctona crivellesca. Il discepolo Nicola è uno degli interpreti più fini e sensibili di questa particolare poetica crivellesca.




    LORETO


    La città sorge sulla sommità d'una dolce collina, con un'ampia campagna attorno caratterizzata dalla coltivazione dell'ulivo. Svetta per altezza e maestosità la sagoma della cupola e del campanile della Basilica sulla cui cima si trova la figura della Madonna. Il panorama sterminato può arrivare dalla montagna al mare.
    Storia [modifica]

    La città si è sviluppata intorno alla nota Basilica che ospita la celebre Santa Casa, la casa dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù.

    Secondo la tradizione cattolica, quando Nazaret, dove la Santa Casa di Nazareth si trovava, stava per essere conquistata nuovamente dai musulmani, che nel 1291 cacciarono via definitivamente i cristiani da Gerusalemme, un gruppo di angeli prese la Casa e la portò in volo fino a Loreto, transitando dapprima a Tersatto in Croazia e poi, essendo preda molto spesso di ladri oltre che di pellegrini, giunse nelle Marche arrivando a Loreto in più tappe. Per questo motivo la Madonna di Loreto è venerata come patrona degli aviatori.




    image









    LORETO





     
    Top
    .
15 replies since 11/10/2010, 10:40   7655 views
  Share  
.